Subordinate finali Si esprimono in latino con ut (affinché, perché) / ne (affinché non, perché non) + congiuntivo presente (se nella reggente c’è un tempo presente o futuro) o imperfetto (se nella reggente c’è un tempo passato) Rex mittit / mittet legatos ut obsides reducant =Il re manda / manderà ambasciatori perché / affinché riportino indietro gli ostaggi. Rex mittebat / misit / miserat legatos ut obsides reducerent =Il re mandò / aveva mandato / ambasciatori perché / affinché riportassero indietro gli ostaggi. Attenzione a non confondere il perché causale, che vuole l’indicativo, con quello finale, che vuole il congiuntivo. Ti dico questo perché tu sia comprensivo (finale). Ti dico questo perché sei comprensivo (causale) Se c’è identità di soggetto fra reggente e subordinata, è meglio in italiano usare la forma implicita, per + infinito Rex mittit / mittet legatos ut pacem petat =Il re manda / manderà ambasciatori per chiedere la pace. Rex mittebat / misit / miserat legatos ut pacem peteret =Il re mandò / aveva mandato / ambasciatori per chiedere la pace. Subordinate consecutive Si esprimono in latino con ut (che) / ut non (che non) + congiuntivo. La subordinata è spesso preceduta da avverbi come ita, sic, tam, tantum (così, tanto) oppure da aggettivi come talis, is (=tale). In italiano si traduce usando il modo indicativo, nel tempo corripondente a quello del congiuntivo latino, oppure, se il soggetto della subordinata è uguale a quello della reggente con da + infinito. Milites ita pugnaverunt ut ante horam nonam Galli victi sint =I soldati combatterono in modo tale che prima dell’ora nona i Galli furono vinti (indicativo passato remoto attivo corrispondente al perfetto congiuntivo latino). Philosophi ita diligunt sapientiam ut cetera contemnent =I filosofi amano la sapienza così che disprezzano (da disprezzare) tutte le altre cose.. Cum narrativo Il cum + congiuntivo serve per esprimere subordinate avverbiali (cioè circostanziali o complementari indirette), come temporali e causali (soprattutto), ma anche concessive, avversative. In italiano queste subordinate si possono esprimere in forma esplicita (quando, dopo che, poiché, perché, benchè, mentre ecc + indicativo o congiuntivo) oppure in forma implicita, con il gerundio, Per indicare contemporaneità si utilizza congiuntivo presente in dipendenza da tempo principale (presente o futuro) congiuntivo imperfetto in dipendenza da tempo storico: in italiano in questo caso possiamo usare nella forma implicita il gerundio presente. Cum laetus sim, diis gratias ago: Essendo lieto (quando sono lieto, poiché sono lieto), ringrazio gli dei. Cum laetus essem, diis gratias agebam: Essendo lieto (quando ero lieto, poiché ero lieto), ringraziavo gli dei. Per indicare anteriorità si utilizza congiuntivo perfetto in dipendenza da tempo principale (presente o futuro) congiuntivo piuccheperfetto in dipendenza da tempo storico: in italiano in questo caso possiamo usare il gerundio passato. Cum hostes pervenerint, contra eos pugnabimus: Essendo giunti i nemici (poiché sono giunti), combatteremo contro di loro Cum hostes pervenissent, contra eos pugnavimus: Essendo giunti i nemici (dopo che, poiché erano giunti), combattemmo contro di loro. Da notare che se il soggetto della subordinata non corrisponde con quello della reggente, in italiano il soggetto della prima deve essere collocato dopo il gerundio (“essendo giunti i nemici, combatteremo” e non “I nemici essendo giunti, combatteremo”) Infiniti L’infinito perfetto passivo si rende con il participio passato in caso accusativo (concordato in genere e numero con il soggetto dell’infinitiva) + esse L’infinito futuro attivo si rende con il participio futuro (=supino – um + -urus, a, um) in caso accusativo (concordato in genere e numero con il soggetto dell’infinitiva) + esse L’infinito futuro passivo (rarissimo) si rende con il supino (invariabile) + iri (infinito passivo impersonale di eo) Subordinate infinitive Sono proposizioni implicite con funzione di completive soggettive e oggettive caratterizzate dal verbo all’infinito e dal soggetto (come anche eventualmente il predicativo del soggetto e la parte nominale) in caso accusativo. In italiano si rendono ordinariamente in forma esplicita con che + indicativo (o in alcuni casi congiuntivo) Dico te esse beatum=Dico che tu sei felice. Possiamo così trovare nelle infinitive due tipi diversi di accusativo, uno come soggetto, l’altro come complemento oggetto. Es.. Dicunt Romanos patriam amare.=Dicono che i Romani amano la patria Solo quando il soggetto della reggente corrisponde a quello dell’infinitiva (ripetuto con un pronome riflessivo in caso accusativo) si può usare in italiano la forma implicita, con di + infinito Puto me esse beatum=Credo di essere felice Putabat se esse beatum=Credeva di essere felice Possiamo a grandi linee distinguere due gruppi di infinitive a) completive oggettive in dipendenza da verbi transitivi attivi che indicano dire, credere, pensare, sentire, tramandare… (dico, puto, credo, existimo, sentio, trado) Dicunt Vergilium nihil maius scripsisse quam Aeneidem=Dicono che Virgilio non abbia scritto niente di più grande dell’Eneide. Se questi verbi sono in forma passiva le infinitive avranno funzione soggettiva Traditum est Poenos a Romanis victos esse=E’ stato tramandato che i Cartaginesi furono vinti dai Romani. b) completive soggettive in dipendenza da verbi intransitivi o predicati nominali come patet, constat (è evidente che), bonum, iustum, notum est (è bene, è giusto, è noto che) Constat a Bruto Cesarem necatum esse =Si sa che Cesare fu ucciso da Bruto. L’infinito presente indica una contemporaneità, quello futuro una posteriorità, quello passato una anteriorità, che si devono rendere ordinariamente in forma esplicita con i tempi richiesti dall’italiano, che vuole il modo indicativo in dipendenza da verbi che esprimono oggettività (sapere, dire, vedere), congiuntivo in dipendenza da verbi che esprimono soggettività (pensare, credere). Scio te venire / venisse / venturum esse= So che tu vieni (cont) / sei venuto o venivi o venisti (ant) / verrai (post) Puto te venire / venisse / venturum esse= Credo che tu venga (cont) / sia venuto o venissi (ant)/ verrai (post) Sciebam te venire / venisse / venturum esse= Sapevo che tu venivi (cont) / eri venuto (ant) / saresti venuto (post) Putabam te venire / venisse / venturum esse= Credevo che tu venissi (cont) / fossi venuto (ant) / saresti venuto (post) Da notare come in italiano la posteriorità è espressa dall’indicativo futuro in dipendenza da tempo principale, dal condizionale passato in dipendenza da tempo storico. Participio Il participio passato (aggettivo della I classe uguale alla forma del supino ma con desinenza -us, a, -um) ha valore passivo per tutti i verbi transitivi attivi, mentre non si usa con quelli intransitivi (se non nel caso di quelli deponenti). Si traduce con un participio passato italiano o con una relativa al passato o trapassato prossimo, ma anche con un gerundio passato passivo, quando il participio è concordato con il soggetto ed ha funzione di participio congiunto, cioè di una subordinata avverbale implicita (causale, temporale, concessiva) , che può essere comunque tradotta in altra forma esplicita o implicita. Cicero scripsit orationes laudatas ab omnibus doctis=Cicerone scrisse delle orazioni lodate (che sono state lodate) da tutti i sapienti. Legati, ducti ad consulem, litteras praebuerunt. I legati, essendo stati (dopo essere stati=participio congiunto) condotti dal console, consegnarono la lettera Il participio presente (aggettivo ad 1 uscita della II classe corrispondente all’imperfetto –bam + ns, -ntis) ha valore attivo. Si traduce solo di rado con un participio presente italiano, ma più spesso con una relativa al presente o all’imperfetto (a seconda del tempo della reggente), ma anche con un gerundio presente, quando il participio è concordato con il soggetto ed ha funzione di participio congiunto, cioè di una subordinata avverbiale implicita (causale, temporale, concessiva, ecc.), che può essere comunque tradotta in altra forma esplicita o implicita Equitatus hostes fugientes circumdavit=la cavalleria circondò i nemici fuggenti (che fuggivano) Caesar, hostium adventum timens, castra posuit=Cesare, temendo (poiché temeva=participio congiunto) l’arrivo dei nemici, pose l’accampamento I participi si utilizzano frequentemente in forma sostantivata Dicta tua grata virtutem colentibus sunt=le tue parole (lett. le tue cose dette) sono gradite a coloro che coltivano la virtù. Una costruzione particolare è quella dell’ablativo assoluto. Si tratta di un participio concordato con un soggetto in caso ablativo (che non corrisponde a quello della reggente), con funzione di una subordinata avverbiale implicita (causale, temporale, concessiva, ecc.): la traduzione è simile a quella del participio congiunto, ma, se si vuole usare la forma implicita con il participio o il gerundio, bisogna collocare il soggetto dopo e non prima. Victis hostibus, imperator triumphum egit=(essendo stati) vinti (dopo aver vinto) i nemici, il generale riportò il trionfo. Caesare in Gallos bellum agente, auctoritas Pompei Romae vigebat= Facendo Cesare guerra ai Galli (o meglio “mentre Cesare faceva guerra ai Galli), l’autorità di Pompeo a Roma era forte.