Epifania 2014 Omelia La festa di oggi, l’Epifania, è il prolungamento del Natale, il coronamento del Natale. Epifania vuol dire manifestazione del Signore e il Natale non è che l’inizio di questa manifestazione Sul piano della rievocazione storica , noi oggi celebriamo il ricordo di quella manifestazione del Signore che fu la venuta dei Magi a Betlemme.Essi rappresentavano i popoli pagani, cioè tutto il resto dell’umanità che viveva fuori del mondo giudaico . Celebriamo dunque l’importante evento della vocazione dei pagani alla fede, l’apertura dell’orizzonte della salvezza a tutti. Il Bambino di Betlemme , adorato dai pastori, è l’atteso non solo di Israele ma di tutte le genti, rappresentate in particolare dai Magi che vengono dall’oriente. S. Paolo nella II lettura afferma che tutti, senza distinzione, siamo chiamati in Cristo Gesù a partecipare della stessa eredità, a formare lo stesso corpo, a partecipare delle stesse promesse divine. E’ l’universalismo della fede e della salvezza che oggi celebriamo. Dio, nel suo Figlio Gesù, opera perché l’umanità diventi una grande famiglia di famiglie di popoli, dove tutti sono fratelli e sorelle perché tutti amati, tutti salvati, tutti redenti dal sangue del suo Figlio Gesù. Nel cammino che ci porta a riconoscere Gesù come Salvatore possiamo riconoscerci nei Magi.: essi hanno molto da dire al nostro travaglio interiore, ai nostri percorsi non lineari, spesso interrotti. I Magi sono gente dal cuore inquieto .Senza strada eppure tenacemente in cammino. I Magi li sentiamo nostri perché il loro cammino è pieno di errori, come il nostro: giungono nella città sbagliata, smarriscono la stella, cercano il Bambino presso l’uccisore di bambini, cercano un re e trovano Dio. Ma il loro cammino è pieno anche dell’infinita pazienza di ricominciare. Altre volte ci siamo soffermati a leggere nella ricerca dei Magi, nel loro itinerario di ricerca della verità , il nostro itinerario di ricerca della verità, il nostro itinerario di fede . Quest’anno vorrei soffermarmi brevemente sul tema della luce, portando avanti idealmente le riflessioni espresse nella S. Messa del giorno di Natale. L’Epifania è una festa della luce. La I lettura è caratterizzata dalla simbologia della luce e delle tenebre e dal tema dell’universalismo. Le tenebre ricoprono la terra e nebbia fitta avvolge le nazioni. Sono le tenebre, a cui abbiamo accennato a Natale, tenebre morali, sociali, esistenziali, sono le tenebre della paura di credere, della paura di affidarsi all’amore di Dio Padre; è la nebbia che impedisce di vedere con chiarezza il percorso da compiere. In mezzo a queste tenebre , il profeta vede con commozione che a Gerusalemme sta per spuntare la luce e grida: “ Alzati, rivestiti di luce, perché viene la luce, la gloria del Signore brilla su di te”. Attratti da questa misteriosa luce i popoli si incamminano verso Gerusalemme e la città santa contempla con gioia il pellegrinaggio universale dei suoi figli dispersi che convergono da ogni parte della terra per proclamare la gloria del Signore, per servirlo e adorarlo. Una frase del profeta sembra indicare la venuta dei Magi: “ Uno stuolo di cammelli t’invaderà, dromedari di Madian e di Efa, tutti verranno da Saba, portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore”. La Chiesa legge insieme la visione di Isaia con il racconto del Vangelo di Matteo; in questo modo ci aiuta ad applicare la prima lettura al pellegrinaggio di tutti i popoli attratti da quella Luce che si irradia da Gerusalemme. “ Il Vangelo di Giovanni che è stato proclamato a Natale ci dice . “ Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo”. E’ Gesù la luce che orienta il cammino di ricerca della verità ; il Figlio di Dio nato a Betlemme è la vera Luce; Colui che rende gli uomini luce. Attratti da questa misteriosa luce che è Cristo, i popoli si incamminano verso Gerusalemme. La nostra fede ci fa vedere in Gerusalemme il simbolo della Chiesa. La festa di oggi allora ci dice che per arrivare a Gesù–Luce è necessario passare per la Chiesa. E’ necessario anzitutto lasciare emergere dal nostro cuore quel desiderio della verità che è innato nell’uomo, di una verità che non riguarda semplicemente le cose, il mondo in cui viviamo ( la verità scientifica), ma la verità circa “ il re dei giudei che è nato”, una domanda su Dio, sulla sua presenza dentro alla nostra vicenda umana. La domanda su Dio è sempre una domanda sul senso della vita, sul suo inizio e soprattutto sul termine del cammino che l’uomo percorre sulla terra . “ Abbiamo visto la sua stella”, dicono i Magi. Il desiderio dell’uomo di incontrare il Signore ha il carattere di risposta ad un invito di ricerca che il Signore stesso gli rivolge. Questo desiderio è importante che si incontri con quello che ci offre la Chiesa. Fissiamo la nostra attenzione sul momento in cui i Magi, giunti a Gerusalemme, chiedono dove si può trovare il Messia. I sacerdoti rispondono: “ a Betlemme”; così era infatti scritto nella Sacra Scrittura ed essi obbedirono alla Parola di Dio e, andati a Betlemme, trovarono “ il Bambino con Maria sua Madre e, prostratisi, lo adorarono”. Anche per oggi per trovare Gesù occorre passare per Gerusalemme: per quella Gerusalemme che è la Chiesa, luogo e segno di salvezza sul quale splende la luce del Signore. La Chiesa non è lei la luce, o meglio è chiamata ad essere luce riflessa, come la luna che riflette la luce del sole. La Chiesa guida alla luce che è Cristo con la Parola di Dio, i Sacramenti , la Testimonianza dell’amore di Dio. Il primo messaggio che vorrei trasmettere allora è: non lasciamoci bloccare dall’oscurità o dalla nebbia che tante volte sembra avvolgere la Chiesa; cogliamo la comunità cristiana per quello che ci offre non per sua bravura ma perché lo riceve dal Signore per offrirlo a tutti. Ognuno si senta impegnato per farla risplendere della luce e della gloria del Signore, come la Gerusalemme che vede il profeta Isaia. Ricordiamo le prime parole con cui viene citata la Costituzione dogmatica sulla Chiesa del Concilio Vaticano II:” Lumen Gentium”, luce delle genti. Queste parole non indicano la Chiesa primariamente , indicano Gesù. Ricordiamo l’inizio del documento:“ Essendo Cristo la luce delle genti, questo Santo Concilio, adunato nello Spirito Santo, ardentemente desidera con luce di Lui , splendente sul volto della Chiesa, illuminare tutti gli uomini annunziando il vangelo ad ogni creatura( cfr Mc16,15). Lo splendore della Chiesa che attira tutti i popoli dipende dalla luce di Cristo che si irradia da ognuno di noi. Vorrei allora accennare ad un secondo aspetto, che è quello di essere noi “ epifania” cioè manifestazione di Cristo. Accogliere la Luce che è Cristo deve significare diventare figli della luce, creature luminose evangelicamente capaci di illuminare quel lembo di terra in cui è dato da vivere. La vita luminosa del credente e della comunità credente diventano il libro aperto dell’epifania di Gesù. Siamo chiamati a leggerci come frammenti di luce che illuminano l’uomo e manifestano il Signore e Dio suo Padre attraverso l’esemplarità della vita evangelica. + Antonio Lanfranchi