ComunicareilVangelo

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“Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia.
Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il primo
decennio del 2000”
INTRODUZIONE (NN. 1-9)
Gli Orientamenti si aprono con una lunga e ben articolata
Introduzione (nn. 1-9). Essa enuncia la finalità della comunicazione
della fede nella società di oggi in profondo cambiamento. Come in
ogni tempo, si tratta di annunciare la gioia e la speranza del vangelo a
ogni uomo nella concretezza della sua vita e nel contesto delle culture
in cui vive.
Il progetto è ispirato da una rilettura sapienziale dell’incipit
della Prima Lettera di Giovanni:
“Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi
abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e
ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita (poiché
la vita si è fatta visibile, noi l’abbiamo veduta e di ciò rendiamo
testimonianza e vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre
e si è resa visibile a noi), quello che abbiamo veduto e udito, noi lo
annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con
noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo.
Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia perfetta” (1 Gv
1,1-4).
Il testo giovanneo evidenzia come l’itinerario della vita di fede
si svolge secondo un tracciato ben definito: dall’ascolto all’esperienza
nella fede, dalla contemplazione alla testimonianza, dalla comunione
ala gioia piena. E’ questo il paradigma sostanziale e ineludibile che
sostiene e accompagna l’esistenza redenta di ogni cristiano e della
Chiesa stessa.
Continuando il cammino di rinnovamento post conciliare e
accogliendo le indicazioni del Papa espresse nella Lett. ap. Novo
millennio ineunte, la Chiesa italiana si pone di nuovo in missione,
consapevole che la sua efficacia è legata a scelte di vera purificazione-
conversione e di santità. Con lo sguardo costantemente fisso su Gesù,
si vuole scoprire come egli ha vissuto la sua missione in modo da
poter annunciare ad ogni uomo la speranza.
1A
PARTE:
“LO
SGUARDO FISSO SU
GESÙ, L’INVIATO
DEL
PADRE”
(NN. 10-31)
Nella prima parte il documento sviluppa la contemplazionecatechesi circa la figura di Gesù Cristo. Si articola in quattro tempi, e
si tratta di una “presentazione” del mistero di Gesù Cristo, Figlio di
Dio e Figlio dell’uomo, nel suo Essere-Trinità che si fa storia per la
salvezza dell’uomo. E’ un itinerario cristologico che ci aiuta a “fissare
lo sguardo su Gesù” nell’orizzonte complessivo della “storia della
salvezza”, del disegno di Dio nascosto nei secoli e finalmente rivelato
in pienezza nella persona di Gesù.
1.
Cristo è anzitutto l’inviato del Padre (nn. 11-15). Egli viene a
noi in una storia che inizia fin dalla Creazione e si compie
nell’Incarnazione, attraversando il mistero del rifiuto del peccato e
della volontà divina di salvezza.
2.
Inviato dal Padre, Cristo è colui che è stato in mezzo a noi (nn.
16-23). Egli vive con noi una vita di assoluta condivisione della nostra
situazione umana, da Nazaret fino alla Croce, dove svela il volto
d’amore di Dio.
3.
Gesù è il Risorto (nn. 24-28). Egli è colui che è ritornato al Padre
e, da lui esaltato, è reso Signore della storia, principio di vita per
ciascuno di noi, opera nella storia per mezzo dello Spirito che
continua a inviarci e che fonda l’esperienza comunionale della Chiesa.
4.
Cristo è colui che è venuto, che viene e che verrà (nn. 29-31).
Egli è venuto nell’Incarnazione; viene nella Parola, nei Sacramenti,
nei doni dello Spirito; verrà alla fine della vita e della storia, come
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giudizio che svela il senso della vita, chiede purificazione, apre
all’accoglienza di tutti, al perdono.
La logica che presiede questo invio di Cristo è quella della
umiliazione e dell’innalzamento ed è la stessa logica che deve
assumere la missione della Chiesa. Il “processo” missionario si
manifesta a partire dalla condivisione alla speranza.
IIA
PARTE:
“LA CHIESA
A SERVIZIO DELLA MISSIONE DI
CRISTO”
(NN. 32-62)
La seconda parte, richiamando la scelta degli Orientamenti
circa la comunicazione del Vangelo nel mondo di oggi con lo stile di
Gesù, propone due attenzioni previe per meglio “discernere l’oggi di
Dio”: - l’ascolto della cultura del mondo; - l’affermazione della
trascendenza del Vangelo.
Viene messo a fuoco lo scenario delle tendenze culturali
emergenti nel nostro tempo, che vengono colte sia nelle loro
potenzialità che nel loro porsi come rischi e problemi (es. lo sviluppo
della scienza e della tecnica, la comunicazione sociale, il relativismo
morale, la perdita della memoria storica, la globalizzazione).
In questo contesto è posto il compito primario di innalzare la
qualità formativa e di incrementare la connotazione missionaria per
dare efficacia alla comunicazione del Vangelo.
Questo vale su due livelli:
- quello della comunità dei praticanti che si riunisce ogni domenica
intorno all’Eucaristia e vive le dinamiche della comunità ecclesiale;
- quello dei battezzati non praticanti, che attendono un risveglio
della fede e a cui si aggiunge la presenza anche tra noi di sempre più
numerose persone non battezzate da introdurre alla fede.
Per la comunità dei praticanti, quella che si raccoglie intorno
all’Eucaristia, si chiede un più pieno recupero del “Giorno del
Signore”, della parrocchia, della liturgia, della pratica della lectio
divina, di una formazione a una fede “pensata” nell’ottica del
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progetto culturale, del ruolo dei presbiteri come guide della comunità
e delle aggregazioni laicali come luoghi formativi, avendo due
priorità: giovani e famiglia.
Per i battezzati non praticanti, ma soprattutto per i cosiddetti
“cristiani della soglia”, a quanti si accostano alla Chiesa solo in
particolari occasioni della vita, si chiede un’attenzione speciale in
quanto appaiono bisognosi di ascolto e accoglienza, di un
“ricominciamento”, di itinerari di iniziazione. Lo sguardo non esclude
l’esplicita proposta di fede ai non credenti, un cammino di
catecumenato per loro, e l’impegno ecumenico.
L’accoglienza si apre a forme di dialogo culturale e di
collaborazione con tutti gli uomini di buona volontà, si fa animazione
della vita sociale per la costruzione di un mondo più pienamente
umano (cfr. n. 50.61 per il tempo libero, il turismo e lo sport), si fa
esperienza di prossimità a ogni persona nella povertà e nella
marginalità.
CONCLUSIONE: “UNA VITA DI COMUNIONE” (NN. 63-68)
La conclusione riprende il tema della comunione, cioè la
convinzione che la Chiesa solo se si fa “Casa e scuola di comunione”
può diventare missionaria come Gesù.
C’è anche un invito a non scoraggiarsi, a non esaltarsi.
Lo sguardo ritorna al Concilio, dove si trovano i temi
fondamentali dell’impegno della Chiesa: pastorale della santità,
comunicazione del Vangelo, rinnovamento della vita delle comunità
attorno all'assemblea eucaristica e al primato della Parola, vie di
comunione, testimonianza evangelica dei laici nella società.
Oggi la Chiesa deve avanzare in acque profonde e guardare
lontano secondo la parola lucana: “Duc in altum”. Deve ffrontare lo
“spessore” della vita personale e sociale alla luce del vangelo.
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Comunicare il vangelo nelle culture del tempo libero,
turismo e sport
Lo spirito che pervade gli “Orientamenti pastorali” della CEI
valorizza e incrementa i processi di umanizzazione nel quadro di
riferimento della verità della persona di Cristo e della salvezza da lui
offerta all’uomo di ogni tempo.
In questo orizzonte di senso dal documento è possibile trarre
qualche considerazione utile ad illuminare non solo il rapporto
“Chiesa-tempo libero-turismo-sport” in genere, ma altresì la
rispondenza di tali fenomeni all’acquisizione dei valori umani e al
raggiungimento dei fini cristiani come patrimonio indispensabile della
persona.
1.
Tempo di gioia e di speranza
L’uomo ha un irrefrenabile bisogno di felicità. Va alla ricerca
di tempi e luoghi dove diventa possibile sperimentarla. La Chiesa nel
tempo libero e nelle attività connesse – appunto perché è esperta di
umanità ed è a servizio dell’uomo – svolge un compito teso a favorire
il piacere di vivere e l’incontro gioioso tra le persone, come segno
indotto dalla fede e dalla novità dell’annuncio cristiano.
Scrivono i Vescovi: “Compito primario della Chiesa è
testimoniare la gioia e la speranza originate dalla fede nel Signore
Gesù Cristo, vivendo in compagnia degli uomini” (Orientamenti
pastorali, 1).
Il desiderio di felicità e di autenticità, perenne anelito
dell’uomo, emerge con forza e a volte con accenti esaltanti. Questo è
in sé bello e positivo, ma non può essere totalizzante o escludente altre
dimensioni dell’umano. Il puro desiderio di gioia e di emozioni nuove
non basta. E’ necessario integrarlo con il riconoscimento degli altri,
della propria storia, del trascendente (cfr. ivi, 37). Questo porta ad un
impegno che faccia crescere oltre che i valori corporei, emotivi,
estetici, quelli radicati nella dimensione spirituale della persona
umana (ivi, 38).
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Sappiamo d’altra parte che è solo dalla comunione profonda e
personale con “il mistero del Dio vivente e vero, fonte di gioia e di
speranza” (ivi, 44) che si esaudisce il desiderio umano e trovano
compimento le attese dello spirito. Gioia e speranza sono virtù che
richiedono partecipazione attiva della persona, consapevolezza e
costanza di poterla acquisire, contesti strutturali e caldamente
esistenziali che promuovono la loro attuazione.
Nella vacanza, nel turismo e nella pratica sportiva questo
diventa possibile se il vissuto personale e comunitario viene arricchito
da autentici valori umani e cristiani, acquisiti in un cammino di
formazione permanente.
2.
Tempo per un uomo più vero
Nell’attuale
crisi
antropologica
caratterizzata
da
uno
smarrimento dei valori portanti della vita, si avverte l’urgenza di
fermarsi, di guardare dentro di sé e di sentirsi in compagnia. Silenzio e
solitudine, parola e compagnia devono coniugarsi in modo armonico
nel sentire profondo della persona per non creare lacerazioni e
divisioni interiori.
Scrivono i Vescovi: “La vita umana acquista senso quando vi
sono tempi e spazi di riposo e di gratuità, destinati alla relazione tra
gli esseri umani” (ivi, 48).
Nel tempo libero è la soggettività dell’uomo ad essere
protagonista nel suo tendere al benessere totale, valorizzando il tempo
in funzione di un ordinato riconoscimento e potenziamento di tutta la
persona sia in se stessa e sia nelle sue necessarie relazioni con il
prossimo. Per questo è importante riscoprire e rivalorizzare i rapporti
interni della famiglia, della forma relazionale dell’amicizia e della
cittadinanza per consolidare i vincoli parentali e comunitari attraverso
solidarietà. mutualità, gratuità.
Le concrete condizioni del vivere quotidiano stabiliscono la
qualità e gli effetti del vissuto del tempo e vanno minutamente
verificate perché corrispondano ad un progetto educativo e culturale
centrato sui valori della persona. Infatti tempo libero, turismo e sport
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diventano incisivi nel cammino perfettivo dell’uomo se inseriti nella
costruzione di un umanesimo aperto e solidale.
3.
Tempo e cultura per l’uomo
Non si vive del solo presente e del solo sentire. L’uomo ha
bisogno di solide basi tradizionali, culturali e disponibili a prospettive
future; ha bisogno di segni e di simboli. Il vivere umano si alimenta di
tutto ciò che è umano, ovunque si trovi.
Scrivono i Vescovi che è necessario “prestare attenzione a
questa conversione culturale in modo che il vangelo sia incarnato nel
nostro tempo per ispirare la cultura e aprirla all’accoglienza
integrale di tutto ciò che è autenticamente umano” (ivi, 50).
Nel tempo libero la persona acquista una nuova dimensione di
conoscenza, di approfondimento delle proprie istanze interiori, del
proprio essenziale radicamento nella tradizione, nella memoria storica.
Ciò avviene attraverso il linguaggio, le tradizioni, il paesaggio, i beni
culturali segni di un passato eloquente, ricco di risonanze e di
insegnamenti.
Nella condizione dell’uomo post-moderno il tempo libero può
dunque diventare un tempo e uno spazio nuovo di vita. Si tratta di
avere un po’ di coraggio in modo da privilegiare l’uomo nella sua
triplice dimensione vocazionale di identità, di appartenenza e di
finalità trascendente. Il tempo libero non va abbandonato a se stesso e
lasciato in preda agli interessi commerciali, come semplice fattore
economico di sviluppo, ma deve essere orientato verso mete più
umanizzanti e più complessive capaci di incrementare le forme vitali
della cultura, delle relazioni umane, della famiglia e delle generazioni
giovanili.
Mons. Carlo Mazza
Direttore Ufficio Nazionale CEI per la
Pastorale del tempo libero, turismo e sport
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