cap. 7 – risultati attesi ed interventi previsti

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Testo del
PIANO DELLA DOMICILIARITA’
Area Anziani
Triennio 2007 2009
SPAZIO RIFERITO ALLA COPERTINA
Indice
CAP 1 – Introduzione
pag.
3
CAP 2 – Interventi a domicilio e di supporto alla famiglia
pag.
7
CAP 3 – Interventi economici
pag.
33
CAP 4 – Interventi di sollievo
pag.
44
CAP 5 – La valutazione dei bisogni
pag.
58
pag.
66
CAP 7 – Risultati attesi ed interventi previsti
pag.
72
Tabella riassuntiva del riparto del Fondo regionale della Domiciliarità
pag.
79
CAP 6 – Attivazione dello sportello integrato
– Azioni previste per lo sviluppo del sistema informativo
-2-
CAP. 1 – INTRODUZIONE
“Responsabilità
sociali:
servizi
per tutelare diritti; azioni solidali
per gestire la propria vita”
L’idea portante del Piano della Domiciliarità
redatto da questa Azienda Ulss e dalla
Conferenza dei Sindaci dei 17 Comuni di questo territorio, che qui viene presentato, è
quella di attivare un welfare
municipale e comunitario che, al di la della definizione,
consenta di confermare contestualmente la centralità dei Comuni a cui fanno capo le
competenze in materia, e la centralità della comunità, intesa come rete di soggetti pubblici
e privati, di risorse formali ed informali, di relazioni di reciprocità e di fiducia, di nuove
energie, di nuove responsabilità.
La discussione avviata, nell’ambito di questa Azienda, dai lavori propedeutici alla stesura
del Piano ha fatto scaturire una molteplicità di riflessioni che, in estrema sintesi ineriscono
con il significato dei servizi alla persona non autosufficiente e precisamente:

La crescente consapevolezza che di fronte ai bisogni dei cittadini sempre più
articolati raffinati e ma in alcuni casi anche piuttosto complessi,
moltiplicati e parcellizzati
i servizi si sono
con il rischio di non incidere significativamente sulla
risoluzione del bisogno; da qui la necessità di ritrovare una unitarietà di significato
ancor prima che di intervento, rispetto al ruolo dei servizi “classici”
rivolti alla
persona

Una analoga consapevolezza, della evoluzione dei servizi stessi e della molteplicità
e ricchezza di interventi, anche non ordinari, messi a punto in questi anni nelle varie
realtà locali in cui si sono intrecciati
condivisione di obietti, collaborazioni tra
servizi, cooperazione tra operatori e confronto tra approcci disciplinari diversi;

La convinzione condivisa di garantire equità di risposte ai cittadini, uniformi in tutto il
territorio aziendale, secondo un principio di solidarietà condivisa che permette di
declinare la sussidiarietà in termini di responsabilità diffuse e agite sul territorio.
-3-
La riflessione tuttavia, ha ricevuto un input determinante dall’analisi della realtà attuale
rispetto alle persone non autosufficienti residenti nel territorio di questa Azienda da cui è
emersa la raccolta dati che verrà riproposta all’interno del Piano stesso.
Il territorio di questa Azienda Ulss è costituito da n° 17 Comuni che vengono di seguito
elencati unitamente al numero degli abitanti per ciascuno di essi per una popolazione
totale pari a n° 252.667 al 31.12.2005.
I 17 Comuni dell’Azienda Ulss n° 13 sono:
Nome
Popolaz. al 31/12/2005
NOALE
SCORZE’
MARTELLAGO
SPINEA
SALZANO
S.MARIA di SALA
MIRANO
15.256
18.689
20.014
24.798
11.828
15.779
26.236
Tot.popolaz. Distretto 1
132.600
MIRA
DOLO
PIANIGA
FIESSO d’ARTICO
STRA
CAMPONOGARA
CAMPAGNALUPIA
CAMPOLONGO MAGG.
FOSSO’
VIGONOVO
37.723
14.671
10.199
6.655
7.332
11.938
6.703
9.628
6.247
8.971
Tot.popolaz. Distretto 2
120.067
Totale residenti
252.667
La popolazione anziana complessiva con età superiore ai 65 anni è pari a 44.245, di cui n°
25.176 di età compresa tra i 65 e i 74 anni (10% della popolazione anziana); n° 19.069 di
età superiore ai 75 (7,5% della popolazione anziana).
L’indice di invecchiamento della popolazione è del 17,5 % .
Prendendo in considerazione l’indice di vecchiaia che è dato dalla misura di quanti
ultrasessantacinquenni vi sono per ciascun ragazzo di età compresa tra 0 e 14 anni,
a
livello nazionale tale indice è pari al 130,3 e per il territorio di questa Azienda esso è pari
a 129 ( nel Veneto che si colloca al 12° livello nella graduatoria delle Regioni, l’indice è
pari al 135,7.).
-4-
Le trasformazioni socio demografiche di questi ultimi anni e la presenza considerevole di
persone con età superiore ai 75 anni, vanno ad incidere significativamente sulle relazioni
di cura e sulla capacità della rete familiare anche allargata alla rete dei servizi, di
sostenere ed assistere le persone che si trovano in condizione di non autosufficienza
anche per molti anni; un dato interessante, ad esempio, che sarà anche commentato
all’interno del Piano è la durata della presa in carico in S.A.D. ( misurato in numero di anni)
da parte del Servizio Sociale Comunale.
I 17 Comuni del territorio Ulss n° 13 sono titolari delle competenze relative all’area anziani
non essendo stata mai conferita delega all’Azienda Ulss..
E’ il Comune quindi, il principale interlocutore dei cittadini per quanto concerne i servizi
sociali: il Comune rappresenta l’Istituzione più vicina al cittadino capace di comprendere i
bisogni e di programmare risposte ad essi corrispondenti
L’intervento del Servizio Sociale professionale è assicurato in tutti i 17 Comuni.
In questa ottica di centralità comunale, il processo di aiuto messo in atto da un
professionista Assistente Sociale, collocato in un sistema organizzato di servizi rivolto a
singoli, gruppi o soggetti collettivi, consente di attivare un cambiamento laddove venga
rilevata una situazione problematica.
Questo processo ha come obiettivo quello di aiutare la persona ad utilizzare in modo
appropriato le risorse necessarie per risolvere il proprio stato di bisogno: risorse che sono
personali, ambientali - familiari, sociali.
I lavori di preparazione e stesura del Piano della Domiciliarità hanno interessato in
maniera sinergica: i 17 Comuni, attraverso il coinvolgimento degli Assessori ai Servizi
Sociali e le Assistenti Sociali; i Servizi territoriali aziendali attraverso i Direttori di Distretto
e gli Operatori dei Distretti; la Direzione dei Servizi Sociali che ha avuto il compito di
coordinare i lavori unitamente al Presidente della Conferenza dei Sindaci.
Sono stati costituiti diversi gruppi di lavoro misti Comuni /Azienda Ulss ciascuno con il
compito di approfondire un argomento specifico e di produrne, accanto ad una analisi
della situazione attuale, una proposta operativa declinabile in termini di obiettivi per il
triennio di durata del Piano.
Nel corso di alcune riunioni collegiali del gruppo di Lavoro allargato Ulss/Comuni, sono
state approfondite le linee guida regionali allo scopo di declinarle nel lavoro dei singoli
gruppi.
-5-
Durante la stesura del Piano è stato necessario ed importante l’interfaccia della Direzione
dei Servizi Sociali con la Conferenza degli Assessori ai Servizi Sociali dei Comuni al fine di
sciogliere alcuni nodi di criticità e fornire orientamenti per la stesura del presente Piano.
L’attività di preparazione al Piano è iniziata nel mese di Luglio 2006 per concludersi con
l’approvazione del documento da parte della Conferenza dei Sindaci il 13 Ottobre 2006.
In conclusione, appare quanto mai interessante, la sfida lanciata da alcuni obiettivi di
questo Piano della Domiciliarità che vedrà coinvolti per i prossimi tre anni i Comuni e
l’Azienda Ulss di questo territorio soprattutto nei termini più sopra auspicati dal principio
della solidarietà condivisa.
-6-
CAP. 2 - INTERVENTI A DOMICILIO E DI SUPPORTO
ALLA FAMIGLIA
2.1
Assistenza Domiciliare Comunale (S.A.D.)
Il servizio di assistenza domiciliare viene garantito e offerto dai Comuni.
I Comuni dell’AUlss 13 hanno disciplinato ed uniformato con apposito regolamento i criteri
e le modalità di erogazione del servizio domiciliare, nonché le modalità di partecipazione
alla spesa da parte del cittadino fruitore del servizio.
Il regolamento del SAD è stato approvato nella seduta della Conferenza dei Sindaci il
07/12/2005 e successivamente doveva essere recepito e approvato da parte del Consiglio
Comunale di ciascuna Amministrazione dei Comuni che costituiscono l’AUlss 13.
Attualmente si evidenzia che la maggior parte dei Comuni ( n°12 su 17) ha provveduto ad
approvare il nuovo il Regolamento del servizio e n°2 Comuni hanno dichiarato di
provvedervi entro il 2006. Tuttavia, al di là dell’approvazione del Regolamento, in 14
Comuni su 17 vengono applicati criteri ISEE per definire la compartecipazione al costo del
servizio da parte dell’utenza.
Si evidenzia, inoltre, che vengono individuate soglie di
reddito diversificate da Comune a Comune per determinare la fruizione gratuita del
servizio (soglia minima) o il pagamento totale dello stesso (soglia massima).
Solamente in n° 3 Comuni su 17 vengono considerati nel computo dei redditi anche altre
forme reddittuali
oltre a quelle considerate dall’ISEE ( ad esempio
indennità di
accompagnamento).
 DESTINATARI
Il servizio è rivolto a tutte le persone di qualsiasi età o nuclei familiari residenti che
presentano una situazione problematica, più o meno temporanea, di natura fisica, psichica
o relazionale, tale da impedire la gestione autonoma delle fondamentali esigenze di vita,
sia dal punto di vista relazionale che domestico, igienico- sanitario e/o altro, con
particolare attenzione ai minori in situazione di disagio.
-7-
Il servizio è esteso anche a persone/nuclei familiari domiciliati o temporaneamente
presenti nel territorio comunale qualora si verifichi un'indifferibile necessità socioassistenziale.
 REQUISITI DI ACCESSO E DI PRIORITA’ D’ACCESSO AL SERVIZIO
Il servizio viene attivato:
a) attraverso la presentazione di apposita domanda al Servizio Sociale da parte
dell'interessato o di un familiare, su modulo predisposto dal competente ufficio;
b) su iniziativa del Servizio Sociale del Comune, dei medici di medicina generale, dei
servizi dell'Azienda ULSS e di altri enti che hanno facoltà di segnalare o proporre
singole situazioni per l'attivazione delle procedure d'accesso;
c) su segnalazione di altri soggetti che per qualunque ragione siano a conoscenza del
bisogno o del disagio della persona.
L’accesso al servizio, può avvenire anche attraverso l’Unità Valutativa
Multidimensionale Distrettuale che predispone il progetto d'intervento per l'attuazione del
servizio di assistenza domiciliare integrata.
L'erogazione del servizio presuppone comunque il consenso della persona
interessata o di chi ne cura gli interessi.
Qualora il numero delle richieste superi la disponibilità del servizio, l'Assistente
Sociale redige una lista d'attesa per l'accesso allo stesso nel rispetto dei criteri
predeterminati dalla scheda SVAMA e utilizzando il punteggio in essa definito come
“Supporto della rete sociale”.
I casi di minori a rischio, in carico al servizio sociale professionale, hanno la
precedenza assoluta. In seconda istanza le famiglie che vedono al loro interno minori con
grave disabilità segnalate dai servizi specialistici dell'Azienda ULSS.
A parità di punteggio, la minore capacità economica, determinata sulla base
della Dichiarazione Sostitutiva Unica e Attestazione ISEE, determina la precedenza
nell'ordine di graduatoria per l'accesso al servizio.
Il richiedente è tenuto a segnalare le eventuali modificazioni di stati e situazioni
che possono incidere sul punteggio e conseguentemente sulla posizione in graduatoria.
La lista d'attesa è consultabile nei modi e nelle forme consentite dalla normativa
in materia di accesso agli atti della pubblica amministrazione da parte dei cittadini.
-8-
L'Assistente Sociale può, su valutazione del singolo caso, derogare
dall'applicazione dei suindicati criteri, motivando la propria decisione con relazione che
rimane agli atti.
 SCHEDA DI VALUTAZIONE (SVAMA)
Al fine di raccogliere i dati utili alla conoscenza della singola situazione viene adottata la
Scheda di Valutazione dei bisogni socio-assistenziali regionale (SVAMA) integrata da altra
documentazione specifica relativa alla situazione.
La compilazione della scheda di valutazione viene effettuata, per la parte socioassistenziale, dall'Assistente Sociale. In caso di particolari patologie o problematiche
sanitarie, l'Assistente Sociale potrà avvalersi della collaborazione di altri operatori sociosanitari nell’ottica di un lavoro di rete.

COMPARTECIPAZIONE DELL’UTENZA AL COSTO DEL SERVIZIO
Il beneficiario concorre al costo del servizio in base alla propria capacità
economica, che corrisponde al valore dell’Indicatore della Situazione Economica
Equivalente del nucleo familiare a cui appartiene. Possono inoltre essere valutati altri
elementi per la definizione della compartecipazione al costo del servizio, in presenza di
redditi di natura assistenziale o previdenziale non imponibili IRPEF.
Per mettere in relazione la compartecipazione con la capacità economica del nucleo del
richiedente viene utilizzato quale criterio di concorso un criterio proporzionale, che
permette una maggiore attenzione ad ogni singolo caso definendo una quota
personalizzata.
La quota proporzionale di compartecipazione alla spesa (X) risulta dalla seguente
formula:
X = costo del servizio x ISEE
soglia massima
-9-
Dove per
 Costo del servizio si intende la percentuale sul costo complessivo orario del
servizio.
 Soglia massima si intende un valore ISEE oltre il quale la prestazione è resa col
pagamento del costo orario massimo di compartecipazione.
 ISEE: corrisponde al valore ISEE dell’interessato.
Tale modalità di compartecipazione permette alle persone di usufruire di un
servizio qualificato e professionale con costi proporzionati alla propria capacità economica.
L’Assistente Sociale referente, in accordo col Responsabile di Settore, in
particolari situazioni e a seguito di istruttoria ha facoltà di valutare eventuali riduzioni o
esenzioni dalla compartecipazione al costo del servizio. Di questo ne dà informazione
all’Assessore competente.
2.2. Rilevazione attività S.A.D.
Con l’occasione della stesura del Piano della Domiciliarità, questa Azienda unitamente ai
Comuni afferenti al proprio territorio ha ritenuto di approfondire la conoscenza dei Servizi
SAD Comunali attraverso una raccolta di dati allo scopo di poter individuare gli obiettivi
relativi alla qualità e quantità di erogazione delle prestazioni del SAD in previsione dei
prossimi tre anni.
L’Analisi dei dati raccolti ha permesso di enunciare una serie di osservazioni che
costituiscono parte integrante del Piano della Domiciliarità e che sono state condivise con
la Conferenza degli Assessori ai Servizi Sociali dei 17 Comuni dell’AULSS 13.
In appendice viene allegata copia della scheda realizzata ed utilizzata per la raccolta dei
dati.
La raccolta dati elaborata ha avuto come obiettivo principale quello di dare una
dimensione d’insieme alla organizzazione del Servizio di Assistenza Domiciliare e delle
prestazioni di natura economica erogate a sostegno della domiciliarità nei 17 Comuni del
territorio dell’Azienda ULSS 13.
- 10 -
L’elaborazione del Piano della Domiciliarità ha imposto una analisi e una successiva
messa a punto dei punti di forza del Servizio S.A.D. ma anche delle criticità dando la
possibilità di intravedere, e successivamente definire, la programmazione di un servizio
maggiormente aderente ai bisogni della popolazione attraverso interventi da proporre per
la durata dei prossimi tre anni.
Alcuni elementi salienti possono essere individuati aprioristicamente alla lettura analitica
dei dati e precisamente:
1. la diffusione capillare del servizio di assistenza domiciliare su tutto il territorio come
risposta a bisogni
diversi
e
diversamente correlati con la situazione di non-
autosufficienza;
2. la “stabilità culturale“ del servizio S.A.D. come ambito riconosciuto dalla
popolazione e utilizzato in prima battuta per i bisogni emergenti;
3. la stabilità temporale del servizio S.A.D. che diviene risorsa in grado di contenere
aspetti degenerativi delle
situazioni familiari
dove
è presente
la non
autosufficienza;
4. la diffusione del servizio a favore di anziani che vivono soli e in condizione di
autosufficienza con l’obiettivo di migliorare la loro permanenza a domicilio;
5. la necessità di integrare il servizio S.A.D. con altre risorse qualora la situazione
individuale e familiare delle persone diventi critica.
Dati anagrafici
La maggiore presenza di donne in SAD rispetto ai maschi conferma il trend anagrafico
della maggiore aspettativa di vita e trova corrispondenza con altri servizi rivolti a favore
della popolazione anziana. (Graduatoria unica per accesso presso strutture residenziali).
Va segnalato che la maggior parte degli utenti interessati ( 59%) sono rappresentati da
anziani con età superiore a 75 anni (grandi anziani). Complessivamente gli anziani con età
superiore ai 65 anni rappresentano il 75% degli utenti presi in considerazione.
Tipologie di prestazioni prevalenti in SAD.
Dai dati rilevati appare considerevole (34%) la prevalenza di prestazioni legate alla cura
ed igiene della persona. Per le persone non autosufficienti si tratta di garantire il
- 11 -
soddisfacimento dei bisogni primari, mentre per le persone che mantengono un certo
livello di autonomia il servizio è di supporto per l’espletamento di attività complesse (es.
bagno assistito). Le aggregazioni prevalenti tra la prestazione di cura ed igiene e quelle
attinenti alla sfera relazionale e della socializzazione confermano che la qualità
dell’intervento di assistenza si misura anche attraverso la capacità dell’operatore di
innescare reti e
relazioni attorno all’utente declinando una progettualità che tiene in
considerazione la globalità della persona.
A seguire, le prestazioni maggiormente rilevanti numericamente sono legate alle attività
di accompagnamento presso presidi sanitari pubblici o privati, enti pubblici per disbrigo di
pratiche o altre necessità (27%) e le attività inerenti al sostegno relazionale e alla
promozione di momenti di socializzazione (22%). Queste due categorie di prestazioni
sembrano essere prioritariamente rivolte ad anziani autosufficienti o parzialmente
autosufficienti a garanzia del mantenimento di livelli soddisfacenti di qualità di vita. A
conferma di questo si segnala che sono le tipologie di prestazioni che si associano con
maggiore frequenza .
Le prestazioni relative alla cura ed igiene ambientale (solo 8%) suggeriscono che le
famiglie o gli anziani stessi sono in grado di garantirle attraverso risorse interne alla
famiglia o comunque vengono reperite in autonomia.
L’area
delle prestazioni relative alla consegna dei pasti e all’aiuto nell’assunzione o
somministrazione degli stessi raggiunge complessivamente il 9% di tutte le prestazioni
erogate, con una prevalenza della consegna dei pasti già confezionati presso il domicilio
dell’utente in grado di assumere il pasto in autonomia.
Composizione del nucleo e ore settimanali assegnate.
Gli utenti considerati vivono prevalentemente in famiglia (57%) rispetto che da soli (43%).
Si presume che le persone che vivono sole siano in condizione di autosufficienza o al
limite della stessa; per queste persone viene garantito un servizio di assistenza domiciliare
mediamente pari a n° 2,31 ore settimanali.
Per le persone che usufruiscono del servizio di assistenza domiciliare e che vivono in
famiglia vengono garantite mediamente n° 3,10 ore settimanali. Questo dato potrebbe
suggerire che tali utenti si trovino in condizione di non autosufficienza e pertanto
troverebbe giustificazione il maggior tempo dedicato ( circa 40 minuti).
Si ipotizza che le persone che vivono sole difficilmente siano in condizione di non
autosufficienza grave; se così fosse il SAD non riuscirebbe a garantire la risposta a tutti i
- 12 -
bisogni assistenziali dell’interessato. E’ possibile ritenere che la condizione di non
autosufficienza gestita a domicilio per gli utenti che vivono soli, sia supportata dall’aiuto di
un’assistenza privata per la copertura dell’intera giornata determinando in questo modo un
conseguente minore ricorso al servizio SAD.
Durata della presa in carico
La prevalenza degli utenti risulta essere in carico al servizio da meno di due anni.
Questo dato può essere letto come la capacità del servizio di prendere in carico nuovi
utenti garantendo il turn-over in relazione al raggiungimento degli obiettivi previsti dal
progetto di intervento. Tuttavia il 13% degli utenti risulta essere in carico da 5 a 10 anni e
il 6% oltre i 10 anni. Questo dato da una parte può alimentare una riflessione circa il
mancato raggiungimento degli obiettivi del progetto individualizzato; tuttavia una lettura più
approfondita suggerisce che queste situazioni sono relative ad utenti con malattie croniche
stabilizzate per le quali l’erogazione del servizio rappresenta uno degli elementi che
garantiscono la stabilità stessa.
2.3 Servizio S.A.D. e contributi economici.
Il 45% degli utenti in carico al SAD usufruisce anche di contributi economici o altri servizi.
La maggior parte degli utenti interessati (30%) accede ai contributi economici previsti dalla
L.R. 28/91 (persone non autosufficienti assistite a domicilio). Va segnalato che
tutte le
persone che oltre al SAD ricevono contributi economici quali: L.R.28/91, Contributo
Badanti, contributo Alzheimer, assegni di sollievo sono sicuramente in condizione di non
autosufficienza essendo un requisito di accesso ai contributi stessi.
Si evidenzia un numero elevato di persone (33%) che integrano il servizio SAD con il
servizio di trasporto garantito attraverso operatori non Addetti all’Assistenza, reti informali,
associazionismo.
Contributi economici sostitutivi al S.A.D.
In 7 Comuni su 17 viene attivata l’erogazione di un contributo economico sostitutivo del
SAD per quei casi per i quali non è possibile attivare il Servizio di assistenza domiciliare in
tempi compatibili con le esigenze del cittadino o nel caso in cui
- 13 -
sia necessaria
l’attivazione di un servizio con caratteristiche particolari tali da richiedere un certo grado di
flessibilità organizzativa. In questo modo viene garantita al cittadino la possibilità di
“acquistare” un servizio di tipo privato.
In 6 Comuni sui 7 precedentemente indicati l’erogazione del contributo economico
sostitutivo di SAD è regolato da un Regolamento di Assistenza economica.
Lista d’attesa.
Esiste una lista d’attesa per l’attivazione del SAD in 9 Comuni su 17. Durante il 2005 le
liste d’attesa dei Comuni dove queste ultime esistono, hanno visto la presenza di un
minimo di 2 ad un massimo di 7 persone.
Operatori Coinvolti nel S.A.D. e numero di ore settimanali dedicate.
Assistenti sociali
Vengono dedicate
all’area anziani n° 318 ore settimanali complessive
per n°23
Assistenti Sociali in tutti i 17 Comuni. La media delle ore settimanali dedicate da ogni
singola Assistente Sociale è pari a 13,8 ore. Va tenuto in considerazione che alcuni
Comuni (6 su 17) hanno a disposizione n° 2 Assistenti Sociali per quest’area (per cui le
ore settimanali disponibili per quest’area si raddoppiano diventando 27,6).
Si evince una distribuzione assolutamente variegata di presenza di professionisti
Assistenti Sociali e di conseguenza del n° di ore settimanali dedicate all’area anziani. Il
numero di operatori è naturalmente
proporzionale alla dimensioni demografiche del
Comune.
Si riportano nelle pagine successive n° 2 Tabelle:
1 – Organigramma del Servizio S.A.D. attivo in ogni Comune
2 – Tabella standard del personale S.A.D. riferito ai parametri regionali
- 14 -
Tabella 1
Comuni
Personale presente
AS dedicati all’area
anziani
Operatori Addetti
all’Assistenza
Orario di apertura al
pubblico
Altro personale
n.
operatori
Tot.Ore
sett.
n.
operatori
Tot.Ore
sett.
n.
operatori
Tot.Ore
sett.
Campagna Lupia
1
4
1
20
-
-
Campol. Magg.re
1
25
3
78
1 amm.
10
Camponogara
1
20
3
80
1 amm.
5
Dolo
1
18
4
121
-
-
Fiesso d’Artico
2
22
1
30
Fossò
2
15
2
36
1 amm.
volontari
-
2
20
-
Martellago
2
1 x 18
1x9
11
378
2 amm.
Mira
2
2 x 18
14
498
1 psicol.
2
educat.
Mirano
2
1 X 25
1 X 36
TOT 61
8
201
3
austisti
Noale
2
21
4/5
102/124
-
1 x 20
1 x 15
10
1x 18 /
1x 6
1 X 36
1 X 18
1 X 30
TOT 84
-
Pianiga
1
15
4
92
-
-
Salzano
1
23
4
124,5
-
-
S. Maria di Sala
1
18
5
100
1 altro
6
Scorzè
1
30
6
216
1 coord.
2 altro
12,5
5
Spinea
1
36
6
201
3 altro
75
Stra
1
20
3
74
-
-
Vigonovo
1
25
2
66
1 amm.
10
- 15 -
Martedì 9.30 – 11.30
Giovedì 9.30 – 11.30
Martedì 10.00 – 13.00
Giovedì 10.00 – 13.00
Sabato 10.00 – 12.30
Martedì 9.00 – 12.00
Giovedì 15.00 – 18.00
Venerdì 9.00 – 12.00
Martedì 10.30 – 13.00
Venerdì10.30 – 13.00
Lunedì 9.00 – 12.00
Giovedì 15.00 – 16.30
Venerdì 9.00 – 12.00
Martedì 9.30 – 13.00
Giovedì 15.00 – 17.30
Lunedì 10.00 – 12.30
Giovedì 10.00 – 12.30
Martedì 9.00 – 12.00
Giovedì 9.00 – 12.00
Lunedì 9.00 – 12.00
Giovedì 15.00 – 17.00
Martedì 10.30 – 12.30
Giovedì 10.30 – 12.30
Martedì 9.00 – 13.00
Mercoledì 9.00 –
13.00
Giovedì 15.00 – 18.00
Martedì 9.00 – 12.30 /
15.30 – 18.00
Giovedì 9.00 – 12.30 /
15.30 – 18.00
Martedì 10.00 – 13.00
Giovedì 17.00 – 18.15
Martedì 10.00 – 12.00
Giovedì 10.00 – 12.00
Giovedì 16.00 – 17.30
Martedì 9.30 – 12.30
Venerdì 9.30 – 12.30
Martedì 9.00 – 12.00
Giovedì 9.00 – 12.00
Lunedì 10.30 – 13.00
Giovedì 15.00 – 18.00
TabellaTABELLA
2
STANDARD DI PERSONALE
Conferenza dei Sindaci
PIANO LOCALE della DOMICILIARITA’
Area Anziani triennio 2007 - 2009
Comune
Abitanti al
31.12.2005
Assistenti
Sociali
Standard
regionale
Differenza
Addetti
all’Assistenza
Standard
regionale
Differenza
Campagna Lupia
6.703
1
1
--
1
2
-1
Campolongo M.re
9.628
2
2
--
3
4
-1
Camponogara
11.938
2
2
--
3
3
--
Dolo
14.671
2
3
-1
4
5
-1
Fiesso d’Artico
6.655
2
2
--
1
2
-1
Fossò
6.247
2
2
--
2
2
--
Martellago
20.014
3
4
-1
11
7
+4
Mira
37.723
3
6
-3
14
12
+2
Mirano
26.236
3
4
-1
8
9
-1
Noale
15.256
2
3
-1
4
5
-1
Pianiga
10.199
2
2
--
4
3
+1
Salzano
11.828
2
2
--
4
4
--
S. Maria di Sala
15.779
1
3
-2
5
5
--
Scorzè
18.689
2
3
-1
6
6
--
Spinea
24.798
4
4
--
6
8
-2
Stra
7.332
1
1
--
3
2
+1
Vigonovo
8.971
2
2
--
2
3
-1
TOTALE
252.667
36
46
- 10
81
82
-1
Assistenti Sociali 1: 6.000 abitanti
Addetti all’Assistenza 1: 3.000 abitant
a cura della Direzione Servizi Sociali e dei Comuni Ulss n° 13
Obiettivi di Piano rispetto al S.A.D.
- 16 -
Si è ritenuto di distinguere gli obiettivi relativi alla implementazione e adeguamento
delle modalità di gestione del servizio SAD dagli obiettivi più strettamente collegati ad
aspetti economici .
Rispetto ai criteri e modalità di erogazione del SAD:
1. approvazione e applicazione Regolamento S.A.D. da parte di tutti i Comuni
dell’Azienda ULSS n°13, entro l’anno 2007 che comporta:

introduzione della compartecipazione dell’utenza al costo del servizio;

applicazione dell’I.S.E.E. in tutti Comuni;

applicare la formula individuata così da ottenere quote personalizzate;
2. Allineamento delle modalità di compartecipazione economica entro il triennio di
durata del Piano e precisamente:

considerare nel computo dei redditi l’indennità di accompagnamento;

tendere a ridurre, per quanto possibile e una volta considerate le diversità in
termini di gestione e di costi del servizio, le differenze nella determinazione di
soglia minima, soglia massima e percentuale a carico dell’utenza;

ipotizzare un percorso possibile per la gestione associata tra Comuni;
3. Valutazione semplice del caso assicurata dal Comune;
4. Uniformare modalità di valutazione ( utilizzo della scheda S.V.A.M.A.) e tempi di
valutazione ( massimo 15 giorni) e attivazione ( massimo 15 giorni);
5. Coniugare la durata prolungata del servizio con verifica del progetto.
Per l’anno 2007 il 20% del fondo regionale della domiciliarità è destinato al S.A.D.
La Regione provvede a trasferire la quota direttamente all’Azienda Ulss n°13.
La Conferenza dei Sindaci, nel corso del 2007, stabilirà i criteri di riparto per la
determinazione del contributo da trasferire a ciascun Comune da parte dell’Azienda
Ulss.
Per il biennio 2008 – 2009 la Conferenza dei Sindaci - compatibilmente con gli
adempimenti imposti dalle Leggi finanziarie dello Stato - si riserva di valutare la
possibilità di incrementare fino al 40% le risorse finanziarie della domiciliarità da
destinare al S.A.D. al fine di potenziare i servizi strutturati comunali ( Assistente
Sociale e S.A.D.) e rafforzare il governo del sistema “complesso” della stessa.
- 17 -
2.4
Assistenza Domiciliare Integrata D.G.R.V. 5273/98
Le procedure oggi
L’assistenza domiciliare integrata nelle diverse fattispecie previste dalla D.G.R.V. 5273/98,
è oggi attivata dal MMG o dal reparto ospedaliero per la dimissione programmata,
utilizzando un modello unitario ADI.
La valutazione per la presa in carico è fatta dal coordinatore dell’ADI per ogni distretto ed
individua l’infermiere o il fisioterapista che opera nel territorio di residenza.
La valutazione sul bisogno d’intervento e la durata viene fatta dall’operatore assegnato e
viene discussa con il coordinatore. Per ogni utente viene compilata la scheda S.V.A.M.A.
Ogni utente in ADI ha una cartella domiciliare su cui vengono annotate le prestazioni sia
infermieristiche che mediche se il paziente è anche in ADIMED.
A conclusione dell’intervento la cartella domiciliare viene custodita in Distretto.
Le procedure dal 2007.
L’assistenza domiciliare sanitaria verrà attivata dal MMG o dal reparto ospedaliero per la
dimissione programmata, utilizzando un modello unitario ADI.
La valutazione per la presa in carico verrà fatta in Unità Valutativa Multidimensionale
Distrettuale per le situazioni di rilevanza sanitaria e/o
socio-sanitaria e sociale che
richiedano una valutazione multidisciplinare e intervento complesso così come previsto
dalla D.G.R.V. 1722/04; alla U.V.M.D. saranno presenti: il direttore di distretto o suo
delegato, il coordinatore dell’ADI, il MMG curante, l’assistente sociale del comune di
residenza ed eventuali altre figure già coinvolte nel caso..
La valutazione sul bisogno d’intervento e la durata nonché la lettura della scheda
SVAMA sarà fatta nell’UVDM ed in essa saranno previsti anche strumenti di verifica e
successivi incontri di valutazione dell’intervento.
Ogni utente in ADI avrà una cartella domiciliare su cui verranno annotate le prestazioni sia
infermieristiche che mediche se il paziente è anche in ADIMED e le eventuali annotazioni
del Comune che ha incarico l’anziano.
A conclusione dell’intervento la cartella domiciliare viene custodita in Distretto.
- 18 -
L’avvio della nuova procedura di informatizzazione Comuni/Distretti, di cui al successivo
Cap. 6., consentirà uno scambio continuo di informazioni. Per l’anno 2007 l’Azienda Ulss
si impegna comunque a trasferire ai Comuni le informazioni necessarie.
Le procedure per ADI C (ADIP) e ADIMED
A - Richiesta A.D.P.
La richiesta viene compilata da parte del MMG su apposito modulo, che deve essere
inviato tramite fax, via posta ordinaria o consegnato agli sportelli sanitari nelle sedi dei due
Distretti
La richiesta viene autorizzata dal Direttore del Distretto.
Dopo l’autorizzazione, la richiesta viene spedita al domicilio del MMG prescrittore.
La validità delle richieste varia a secondo del tipo di accesso:
Se mensile
la validità è annuale;
se quindicinale
la validità è semestrale;
se settimanale
la validità è trimestrale.
Per le variazioni del bisogno dell’assistito o variazione degli accessi, la nuova richiesta
compilata dal MMG, segue l’iter come fosse una prima richiesta.
Mensilmente i MMG fanno pervenire al Distretto gli accessi, dove viene verificato la
congruità degli stessi e successivamente validati dal Direttore di Distretto.
Il riepilogo dell’attività mensile deve essere spedita all’ufficio Convenzioni entro il 10 di
ogni mese.
Si procede al caricamento dei dati sul programma informatico ADI.
B) Richiesta ADIMED
La richiesta viene compilata da parte del MMG, o Medico Ospedaliero su apposito modulo,
che deve essere inviato tramite fax, via posta ordinaria agli sportelli sanitari nelle sedi dei
due Distretti.
La richiesta di “segnalazione dimissione programmata protetta ADI”, viene compilata da
parte del Medico Ospedaliero su apposito modulo, che deve essere inviato tramite fax, via
posta ordinaria agli sportelli sanitari nelle sedi dei due Distretti.
- 19 -
La richiesta viene visionata dal Direttore Distretto, il quale convoca l’UVDM entro 5 giorni
lavorativi dal ricevimento della stessa, alla quale partecipano gli operatori concordati ad
ogni singolo caso;
viene effettuata la valutazione dei bisogni dell’assistito da parte degli operatori (MMG, I.P.
Caposala, Assistente Sociale Comune ed eventualmente Medico Specialista.
Durante l’UVDM vengono definiti i bisogni assistenziali ed evaso le pratiche burocratiche:
compilazione cartella ADI integrata consegnata all’operatore interessato, foglio fornitura
farmaci, indicazioni per l’utente dei numeri di reperibilità, stampato raccolta accessi MMG
in ADIMED.
A conclusione dell’UVDM, viene effettuato il colloquio con il familiare di riferimento per la
presentazione del piano di intervento assistenziale.
2.5
Modalità organizzativo gestionali
dei Distretti
per l’assistenza
socio-sanitaria agli anziani
La richiesta di attivazione di U.V.M.D.
viene compilata da parte del MMG, Geriatra
Distrettuale, Medico Ospedaliero o Assistente Sociale, su apposito modulo, che deve
essere inviato tramite fax, via posta ordinaria o consegnato alla segreteria U.V.D.M.
presso la Direzione del Distretto.
Tutti i componenti per propria competenza prima
dell’UVMD eseguono la valutazione
dell’anziano a domicilio o in reparto di degenza se ricoverato in struttura ospedaliera.
Lo strumento di sintesi di valutazione e la SVAMA. dovranno contenere: la parte cognitivo
funzionale compilata dal Geriatra, la parte sanitaria compilata dal M.M.G. e la parte sociale
compilata dall’Assistente Sociale.
Parte integrante della visita è il colloquio con i famigliari per l'analisi delle problematiche
del nucleo famigliare nel suo complesso e la raccolta del consenso dell’anziano ad
un'eventuale istituzionalizzazione.
Il Geriatra coordina le UVMD raccogliendo le valutazioni dei singoli professionisti che
intervengono alla riunione; le sintetizza nella scheda SVAMA riassuntiva in particolare
nelle parti che riguardano la assistenza sanitaria, con la definizione anche del potenziale
residuo, e il supporto della rete sociale; definisce il profilo di autonomia, descrive in sintesi
il quadro assistenziale dell’anziano, con gli altri partecipanti definisce il progetto
assistenziale che viene verbalizzato nella parte finale della SVAMA;
- 20 -
Il Geriatra provvede a compilare la scheda per il punteggio di inserimento nella graduatoria
per case di riposo o per RSA, la scheda aggiuntiva per RSA, la scheda per il livello di
assistenza.
Il Geriatra coordina anche l'UVMD per L.R. 05/2001, verificando la completezza della
documentazione richiesta; esegue preventivamente la valutazione finalizzata alla
conferma della diagnosi di demenza e alla compilazione della scala di valutazione del
disturbo comportamentale, oltre alla valutazione dello stato cognitivo-funzionale tramite la
scheda cognitivo funzionale della SVAMA.
Attività di Geriatria territoriale
1 - Il geriatra svolge la propria attività sia al distretto con un orario di ricevimento aperto al
pubblico che permette il libero accesso o su appuntamento, sia al domicilio per i pazienti
non deambulanti.
Su richiesta del MMG con specifica della necessità di “visita geriatrica domiciliare
per…”:
-
il geriatra raccoglie la richiesta in corso di orario di ambulatorio o dal personale
amministrativo cui è stata consegnata nell’arco della settimana;
-
organizza le visite previo contatto telefonico o tramite collaboratore del distretto;
-
esegue la visita a domicilio;
-
riporta la visita su scheda cognitiva funzionale SVAMA o sulla cartella di
valutazione multidimensionale e compila la relazione conclusiva;
-
compila il referto per il medico;
-
riporta la visita sulla eventuale cartella ADI;
-
raccoglie il consenso al trattamento dei dati;
-
registra la prestazione eseguita.
2 – Colloqui:
colloqui si intendono contatti generalmente di counseling con i pazienti o i famigliari
degli stessi o con altre figure professionali interessate, finalizzati alla gestione di casi o
problematiche inerenti l’anziano.
Non comprende atti clinici.
- 21 -
Ai Geriatri territoriali, viene riconosciuta la possibilità di prescrivere ausili, al pari degli
specialisti ospedalieri, anche in assenza del riconoscimento di invalidità purché
contestualmente venga avviata la pratica di riconoscimento di invalidità civile.
3 - Ausili per Assorbenza:
Generalmente in orario di attività ambulatoriale, su richiesta del MMG che sulla
impegnativa attesta la incontinenza sfinteriale; verificata la condizione di bisogno:
- il geriatra compila il modulo di prescrizione ausili precisando il numero di pezzi
concessi, nei limiti di legge;
- informa il famigliare/l’interessato sulla procedura relativa alla eventuale domanda
di invalidità e eventuale preventivo in farmacia;
- raccoglie il consenso al trattamento dei dati;
- conserva l’ultimo foglio del modulo in più fogli in carta autocopiante;
- registra la prestazione eseguita.
4 - Altri ausili:
Su richiesta del MMG di “visita geriatrica domiciliare per ausili”:
-
il geriatra raccoglie la richiesta in corso di orario di ambulatorio o dal personale
amministrativo cui è stata consegnata nell’arco della settimana;
-
organizza le visite previo contatto telefonico o tramite collaboratore del distretto;
-
esegue la visita a domicilio;
-
prescrive l’ausilio individuato sul modulo di prescrizione degli ausili, di cui conserva
l’ultimo foglio, e lo consegna all’interessato o ai famigliari;
-
informa il famigliare/l’interessato sulla procedura relativa alla eventuale domanda di
invalidità e eventuale preventivo;
-
riporta la visita su scheda cognitiva funzionale SVAMA;
-
segnala la visita sulla eventuale cartella ADI;
-
raccoglie il consenso al trattamento dei dati;
-
comunica al medico la eventuale diversa prescrizione;
-
registra la prestazione eseguita.
- 22 -
5 - Collaudo:
Avviene senza impegnativa, anche a domicilio se necessario, su
segnalazione dell’interessato, con verifica della adeguatezza e della corrispondenza
dell’ausilio consegnato a quanto prescritto, . secondo quanto indicato da Nomenclatore
Tariffario.
ORGANIGRAMMA
GERIATRI ASL 13 MIRANO Distretto 1 e 2
ore
nr.
Geriatra
DSS.1 1
sett.
Part-time 50% 18
2
Tempo pieno
72
ore
DSS.2
nr.
Geriatra
sett.
2
Tempo pieno
72
ORGANIGRAMMA A.D.I. anno 2005 - Distretti 1 e 2
servizio al pubblico :
orario
per n° 5 gg
Tot. 30 ore settimanali
8,00 14,00
utenza :
utenti S.A.D. che fruiscono di A.D.I.
minori
adulti
anziani
Totali
Distretto 1
0
28
205
233
Distretto 2
2
25
188
215
- 23 -
Distretto 1 Area Nord
personale :
1
Coordinat.
1
Fkt
1
oss
15
infermieri
a tempo
pieno
a tempo
pieno
a tempo
pieno
6a
tempo
pieno
2 part
time
90%
2 part
time
50%
5 part
time
70%
36 ore
36 ore
36 ore
36 ore
36 ore
36 ore
36 ore
216 ore
32,40
ore
65,20
ore
18 ore
36 ore
25 ore
125 ore
Distretto 2 Area Sud
Totale ore settimanali
1
Coordinat.
1
Fkt
1
oss
13
infermieri
550,20
a tempo
pieno
a tempo
pieno
a tempo
pieno
10 a t.po
pieno
1 part
time
90%
1 part
time
50%
1 part
time
85%
Totale ore settimanali
36 ore
36 ore
36 ore
36 ore
36 ore
36 ore
36 ore
360 ore
32,40
ore
32,40
ore
18 ore
18 ore
30,60
ore
31 ore
549,40
- 24 -
ORGANIGRAMMA A.D.P. anno 2005 - Distretti 1 e 2
Legenda :
MMG
PLS
Distretto
1
Distretto
2
MMG
che fanno
A.D.P.
Autorizzazioni
A.D.P.
Casi trattati
> 65 anni
Casi trattati
< 65 anni
Totale
Casi trattati
Medici di Medicina Generale
Pediatri di Libera Scelta
(84 MMG + 2 PLS) su
118MMG+PLS
(94 MMG) su 107MMG+PLS
Distretto 1
Area Nord
Distretto 2
Area Sud
n°
86
94
n°
1.440
n°
1.849
1.249
n°
1.046
139
n°
2.942
1.385
- 25 -
ORGANIGRAMMA ALTRI SERVIZI SOCIO SANITARI
RIVOLTI AGLI ANZIANI
Sportelli Amministrativi 2005 - Distretti 1 e 2
ex Distr. 2
ex Distr. 1
DISTRETTO 1 AREA NORD
n°ore settim.
n°
24,30
Martellago
1
2
1
tempo pieno
part-time 18h
part-time 25h
11
Noale
1
part-time 18h
20
Mirano
2
1
part-time 30h
tempo pieno
dal 06/05
20
Spinea
1
1
part-time 30h
tempo pieno
DISTRETTO 2 AREA SUD
n°ore settim.
n°
ex Distr. 4
ex.
3
amm.vi
amm.vi
22
Mira
3
tempo pieno
22
Camponogara
3
1 educ.
tempo pieno
tempo pieno
6
Campol.Magg.
0
- 26 -
Obiettivi di Piano per l’A.D.I. per il triennio 2007 - 2009
1. L’obiettivo che viene prefisso per il triennio 2007 – 2009 è quello di aumentare il n°
degli Infermieri Professionali dedicati all’ADI nella misura di n°4 unità per il Distretto
1 e n° 4 unità per il Distretto 2 del Territorio aziendale in modo da garantire n° 12
ore giornaliere di disponibilità di servizio per n° 7 giorni alla settimana.
2. Attivazione dell’U.V.M.D. in
ragione della complessità e tipologia delle possibili
risposte sanitarie, socio-sanitarie e sociali entro il 2007;
3. Utilizzo della modalità di compilazione della cartella A.D.I. con modalità condivisa
Comuni/Distretti nei due Distretti entro il 2007.
4. Tempi di attivazione: si prevede che il primo accesso dell’Operatore sanitario o
socio-sanitario, avvenga entro 48 ore dal momento della domanda.
5. Per situazioni complesse che richiedano una valutazione multiprofessionale,
l’U.V.M.D. viene convocata entro 15 giorni dalla richiesta del professionista che ha
in carico il caso.
- 27 -
2.6
Telesoccorso e telecontrollo
Oggetto
1. Il servizio di Telecontrollo-Telesoccorso ha l'obiettivo principale di consentire a soggetti
a rischio socio-sanitario, con particolare riferimento alle persone anziane, di rimanere il
più a lungo possibile presso il proprio domicilio, ritardando la loro eventuale
istituzionalizzazione e svolgendo pertanto una funzione di prevenzione in quanto
garantisce un pronto intervento in caso di emergenza ed inoltre offre un contatto
telefonico periodico con degli operatori.
2. Il servizio si svolge attraverso un apparecchio centrale collegato a terminali da istallare
presso l'abitazione dell'utente tramite presa telefonica. Esso è attivo 24 ore su 24.
Destinatari
1. Possono richiedere il servizio di Telecontrollo - Telesoccorso tutti i cittadini
ultrasessantacinquenni residenti o domiciliati nei Comuni dell’ULSS 13, soli o in coppia.
2. Possono altresì richiedere il servizio coloro che, pur non avendo compiuto i
sessantacinque anni, si trovino in situazione di rischio sociale e/o sanitario,
debitamente documentato.
Modalità di richiesta del servizio.
1. Gli interessati o un familiare di questi, per accedere al servizio, devono presenta-re
domanda, su apposito modulo, indicando tutti gli elementi utili per beneficiare dello
stesso ed allegando eventualmente certificato medico attestante la situazione di rischio
sanitario
ed
eventuali
altri
documenti
comprovanti
particolari
situazioni
o
problematiche.
2. All'istanza deve essere allegata la dichiarazione ISEE, in corso di validità, ai fini della
determinazione del concorso alla spesa da parte dell'utente interessato.
Regolamentazione.
A seguito della emanazione da parte della Regione del Veneto della DGR n
2359/2004 avente ad oggetto “il sistema della domiciliarità” nonché dei successivi
provvedimenti, sono state date disposizioni ai Comuni affinchè procedano alla
- 28 -
Regolamentazione del servizio di telecontrollo- telesoccorso, già istituito con legge
regionale n 26/87.
Agli Enti Locali è riconosciuta la facoltà di richiedere una eventuale quota di
partecipazione agli utenti del servizio, che resta vincolata a contribuire ai costi sostenuti
dall’Ente per la gestione dei servizi e degli interventi previsti nel PLD.
Fino all’adozione del PLD, ogni Comune, con proprio provvedimento doveva
regolamentare l’eventuale applicazione di quote di compartecipazione da parte dell’utente
e l’entità delle stesse, individuando quale criterio di compartecipazione al costo del
servizio, la Dichiarazione Sostitutiva unica e Attestazione ISEE.
Con D.G.R.V. n 39/2006, la Regione stabilisce che, ad avvenuta approvazione
del PLD, per l’accesso agli interventi a completo carico delle risorse regionali, dei quali il
telesoccorso fa parte, viene determinato in € 14.100,00 il valore dell’ISEE familiare, al di
sotto del quale il servizio è gratuito.
Il valore dell’ISEE individuato in € 14.100,00 è calcolato sui redditi 2004, e
dovrà essere incrementato per gli anni successivi dell’indice ISTAT della variazione annua
del costo della vita per le famiglie di operai e impiegati.
Compartecipazione al costo del servizio
Attualmente
i Comuni dell’Azienda ULSS applicano modalità difformi di contribuzione
rispetto alle fasce ISEE che vanno dalla completa gratuità del servizio fino all’applicazione
di quanto disposto dai singoli regolamenti Comunali.
Il PLD intende valorizzare il regolamento con l’obiettivo di uniformare per l’intero territorio
dell’ULSS, le quote a carico degli utenti, espresse in termini percentuali sul costo del
servizio, fatto salvo il criterio che in presenza di ISEE, al di sotto della soglia sopracitata,
gli utenti saranno esentati dal pagamento dello stesso.
- 29 -
Obiettivi di Piano per il Telesoccorso – Telecontrollo
L’obiettivo del Piano della Domiciliarità è quello di rendere omogeneo il comportamento
in tutti i 17 Comuni entro il 2007, attraverso l’adozione di apposito regolamento e secondo
le seguenti modalità di compartecipazione:

servizio gratuito per ISEE da €. 0 a €.14.100,00;

75% del costo del servizio per ISEE da €. 14.100,00 a €. 18.022,70

100% del costo del servizio per ISEE superiore a €. 18.022,70
oppure se il
richiedente non presenta attestazione ISEE.
Entrambi i valori saranno incrementati per gli anni successivi dell’indice ISTAT della
variazione annua del costo della vita per le famiglie di operai e impiegati.
- 30 -
2.7 – Reti solidaristiche della Comunità locale
Si tratta di Associazioni, formazioni sociali e altre forme di partecipazione sociale, che
collaborano
direttamente
nell’assistenza
domiciliare,
effettuando
trasporti
ed
accompagnamenti, piccoli aiuti e commissioni, compagnia ecc..
Nel territorio dell’Azienda Ulss 13 si è proceduto ad una ricognizione delle associazioni e
formazioni sociali presenti nel territorio presenti e attive.
Il Piano Locale deve stabilire le modalità di raccordo e collaborazione a livello territoriale,
le collaborazioni che si intendono attivare con appositi protocolli o accordi al fine di
sostenere e migliorare il sistema di offerta dei servizi domiciliari, e le modalità di
attivazione della rete territoriale, esplicitando le forme di comunicazione e di informazione
all’utenza.
A tal fine è stato inviato a tutti i diciassette Comuni l’elenco delle Associazioni, ricavato dal
Piano di Zona 2003 – 2005 con l’obiettivo di conoscere se:
 Le Associazioni di cui all’allegato elenco siano ancora attive;
 Di integrare l’elenco con eventuali nuove associazioni presenti nel territorio;
 Di segnalare eventuali variazioni o correzioni nei dati riportati ;
 Di specificare se vi siano tra il Comune e le Associazioni delle Convenzioni in essere,
e nel caso precisare per quali servizi;
 Di specificare le attività di ogni Associazione.
Il lavoro di aggiornamento effettuato, ha evidenziato che nel territorio dei 17 Comuni, le
Associazioni
impegnate
a
favore
della
popolazione
anziana
sono
cresciute
numericamente, rispetto a quelle, a suo tempo rilevate ed inserite nel Piano di Zona, Area
Anziani, Triennio 2003 – 2005.
Le attività che queste svolgono, sono di tipo culturale, sociale, ricreativo e di
socializzazione, di trasporto/accompagnamento, ed è interessante rilevare come, nel
corso degli ultimi anni, abbiano impegnato al loro interno anziani in attività di utilità sociale
rivolte ai coetanei, e che attraverso la stipula di Convenzioni con i Comuni, ricevono
risorse e sostegno, sia economico che di mezzi, per la realizzazione delle attività che
gravitano negli ambiti sopra citati e al fine di assicurare, d’intesa con i Comuni medesimi,
interventi a sostegno della domiciliarità.
- 31 -
Nella consapevolezza della trasversalità dell’attività di supporto delle reti solidaristiche
anche in altre aree di intervento e che ciascuna realtà locale ha declinato in ragione delle
proprie caratteristiche territoriali e storiche, si ritiene di rinviare la programmazione degli
interventi da coordinare con le reti solidaristiche alla programmazione del Piano di Zona:
documento che rappresenta il sistema di comunicazione più appropriato tra livelli
istituzionali diversi.
- 32 -
CAP. 3 – INTERVENTI ECONOMICI
3.1
Assegni di cura
Gli interventi economici finalizzati a supportare le famiglie nelle necessità di
assistenza della persona non autosufficiente, nel territorio afferente all’Azienda Ulss n° 13,
paiono ruotare attorno a due importanti questioni: da un lato, intorno al S.A.D.,
considerato, oltre che dal punto di vista degli obiettivi e delle prestazioni, anche da quello
della compartecipazione economica al servizio da parte della cittadinanza; dall’altro,
intorno alla riorganizzazione sottoforma di “assegno di cura” dei contributi economici
regionali (LR 28/91, contributo badanti, LR 5/2001, assegni di sollievo), finora garantiti ad
una parte cospicua della popolazione che, a seconda di determinati requisiti, ha potuto
usufruire di una prestazione ad hoc.
Di seguito vengono riportati i dati relativamente all’utenza residente in questa Azienda
che attualmente usufruisce degli assegni di cura . La raccolta dei dati è scaturita dalla
necessità di quantificare il fenomeno degli assegni di cura sia in rapporto alla
popolazione che già è titolare di servizi di assistenza domiciliare che rispetto agli utenti
che invece ricevono solamente contributi economici.
L’analisi si riferisce all’anno 2005.
Gli utenti destinatari di assegni di cura nell’anno 2005 sono stati n° 1392 di cui 1242 per
contributi economici e n° 150 per assegni di sollievo. L’ammontare della spesa destinata a
quest’area di intervento
è pari al 75% del fondo complessivo per la domiciliarità
regionale.
- 33 -
ANALISI UTENTI CHE USUSFRUISCONO DEI CONTRIBUTI ECONOMICI
Dati anagrafici.
L’utenza che non usufruisce di servizio SAD ma di altri contributi o servizi è composta in
prevalenza da donne ( 65%) rispetto ai maschi ( 35%). Viene pertanto ribadito il trend
presente per i dati relativi agli utenti SAD.
Per quanto riguarda l’età
vi è una alta percentuale (61%) di utenti over 75 anni.
Prendendo in considerazione anche gli utenti con età superiore ai 65 anni la percentuale
sale al 73% rappresentando una netta prevalenza rispetto al resto dell’utenza che
usufruisce di questi servizi.
Rispetto ai n° 1133 utenti interessati il numero delle prestazioni erogate è pari a n°1392. Il
dato si riferisce al fatto che un utente può usufruire, come avviene, di più prestazioni
contemporaneamente.
La prestazione maggiormente erogata è il contributo regionale di cui alla L.R. 28/91
(contributi a favore di persone non autosufficienti assistite a domicilio) ( 50%); seguono per
prevalenza i contributi denominati “Buoni sollievo” (15%) e con la stessa percentuale il
servizio di trasporto non garantito da operatori Addetti all’Assistenza ma da risorse
alternative messe a disposizione da ogni singola Amministrazione Comunale (
Associazionismo, L.S.U., altri dipendenti Comunali).
La percentuale di contributi Alzheimer è pari all’8%: va considerato che questo tipo di
contributo non può essere associato ad altre forme di finanziamento regionale (L.R. 28/91
e contributo Badanti).
La percentuale dei contributi Badanti si attesta sull’8%;
Una percentuale marginale
pari al 3% si riferisce invece alla consegna dei pasti a
domicilio riconfermando una tendenza presente anche nei dati SAD.
Circa la composizione del nucleo familiare delle persone che beneficiano di contributi
economici si rivela più alta la percentuale di coloro che vivono in famiglia e usufruiscono di
questi contributi (66%) .
- 34 -
Si conferma il fatto che i contributi presi in considerazione sono maggiormente rivolti a
persone non autosufficienti e pertanto non in grado di vivere da soli ma solamente con il
supporto dato da un ambiente familiare.
L.R.28/91: la maggior parte degli utenti che usufruiscono di questo contributo vivono in
famiglia a conferma di quanto ipotizzato circa la situazione di non autosufficienza ( n°485
su 705);
Buoni sollievo: anche in questo caso il contributo viene erogato maggiormente a persone
che vivono in famiglia ( si consideri che
questo tipo di contributo viene utilizzato
soprattutto da utenti disabili al di sotto dei 65 anni che
con maggiore facilità vivono
all’interno di un nucleo familiare) n° 174 su 218.
Contributo badanti: In questo caso la proporzione viene capovolta nel senso che sono in
numero maggiore gli utenti che usufruiscono di questo contributo e che vivono soli la cui
possibilità di rimanere nel proprio domicilio viene garantita proprio dalla presenza della
badante. (73 su 112).
Trasporto: Gli utenti che usufruiscono di servizio di trasporto vivono per lo più in famiglia.
( 140 su 207).
Consegna pasti: E’ maggiore il numero degli utenti che vivono da soli e ricevono il pasto
a domicilio ( 23 su 36) Circa le persone che vivono in famiglia si può ipotizzare che si tratti
o di una coppia di anziani oppure di nuclei familiari i cui componenti sono assenti per la
gran parte della giornata..
Sul versante dell’assegno di cura, finalizzato ad integrare le risorse economiche
necessarie ad assicurare la continuità dell’assistenza alla persona non autosufficiente,
fermo restando i pre-requisiti indicati dalla Regione Veneto, diventa fondamentale il ruolo
dell’UVDM, sia in termini di valutazione del bisogno sostanziale (“oltre i requisiti”), sia in
termini di elaborazione di un progetto assistenziale e di stipula di un “contratto
relazionale” con la famiglia, finalizzato non tanto ad imporre una soluzione
“preconfezionata” dai servizi, quanto a porre le premesse per un dialogo costruttivo con le
famiglie che, direttamente o mediante assistenza privata, si prendono cura di persone non
autosufficienti.
In questa direzione l’assegno di cura avrà, nell’ordine, la funzione di:
a1) premiare prioritariamente la responsabilità generazionale;
a2) accompagnare l’anziano solo e lucido nella scelta del percorso socio –
assistenziale ritenuto più idoneo, rispettando le sue aspirazioni e le sue volontà;
- 35 -
b) orientare, sostenere, indurre le responsabilità familiari più smarrite;
c) educare quelle famiglie che considerano l’assegno di cura esclusivamente quale
diritto indiscutibile e rinnovabile spettante a chi possiede determinati requisiti, e che
non si assumono alcuna responsabilità o impegno familiare.
A tal proposito, pare funzionale al raggiungimento di tale obiettivo specifico, introdurre
altri criteri oltre a quelli stabiliti dalla Regione, di cui l’UVDM dovrà tenere conto in sede di
valutazione e di ammissibilità alla graduatoria quali:
a) presenza di indennità di accompagnamento o altri redditi imponibili IRPEF, il cui
importo risulta essere superiore all’indennità di accompagnamento;
b) presenza di stress care giver (misurabile mediante apposita scheda di valutazione)
In questo modo si avrà la garanzia che le domande, una volta raccolte dal Comune o
dal Distretto Socio Sanitario e vagliate dall’UVDM attraverso criteri comuni ed omogenei in
tutto il territorio, accederanno alla graduatoria unica gestita dall’Azienda ULSS. I Comuni
procederanno inoltre all’inserimento delle domande in procedura informatica, alla stipula
del contratto con i cittadini in fase iniziale oltrechè monitorare costantemente l’andamento
del progetto assistenziale che giustifica l’attribuzione dell’assegno di cura.
- 36 -
Obiettivi di Piano per gli assegni di cura
Per l’anno 2007 si prevede di:

utilizzare il 70% delle risorse finanziarie, assegnate al fondo della domiciliarità
che la Regione assegnerà direttamente all’Azienda ULSS la quale provvederà
a gestire la graduatoria e liquidare i contributi ai cittadini;

valutazione in U.V.M.D. di tutte le richieste di assegno di cura;

stipula del Contratto relazionale tra cittadino e Comune circa le modalità di
utilizzo dell’assegno di cura stesso;

per gli anni successivi ( 2008 – 2009) la Conferenza dei Sindaci si riserva di
valutare di portare a diminuzione fino al 50% le risorse finanziarie destinate agli
assegni di cura per implementare il budget destinato al potenziamento di SAD (
dal 20% al 40% del fondo per la domiciliarità). La Conferenza si riserva,
comunque di monitorare
annualmente le possibili liste d’attesa e l’efficacia
degli interventi allo scopo di valutare l’adeguatezza dell’orientamento stesso.
- 37 -
3.2 Interventi temporanei o straordinari
Fatta salva la progettazione garantita dall’assegno di cura nei termini sovraillustrati, nelle
situazioni di emergenza saranno garantiti dei contributi straordinari o temporanei ( cioè
gli assegni di sollievo) finalizzati a supportare economicamente quelle famiglie che, per
vari motivi, non sono in grado di assicurare la continuità nell’assistenza. In questo caso,
pur salvaguardando la necessità
del contratto con la famiglia, l’assegno assolverà
prioritariamente alla sua funzione di immediatezza e, pertanto, per la sua erogazione non
sarà, di norma, necessaria l’UVDM.
Le domande verranno raccolte e gestite dai Comuni, che ne cureranno anche la
liquidazione. Nell’anno 2005 gli utenti che hanno beneficiato degli assegni di sollievo sono
stati n° 150.
Dal 2004 è in vigore un apposito Accordo di programma ULSS/Comuni per la disciplina
omogenea in tutto il territorio del contributo economico in oggetto. I contenuti dell’accordo
vengono di seguito riportati:
l’Esecutivo della Conferenza dei Sindaci e l’Azienda ULSS n°13, riconoscendo che
l’assegno di sollievo ed il buono servizio servono per allargare la rete di offerta dei servizi
domiciliari adattabile con certa flessibilità nelle situazioni di emergenza, hanno convenuto
che le risorse assegnate possono essere utilizzate per il fine e secondo le modalità di
seguito riportate:
1. sostenere ed accompagnare situazioni temporanee di fragilità della famiglia
nell’ambito della quale è presente il minore, l’adulto, l’anziano e il disabile in
condizioni di non autonomia;
2. le richieste avanzate dalle famiglie sono valutate dal Comune utilizzando una
apposita scheda di valutazione della situazione socio-assistenziale predisposta
dall’ULSS d’intesa con i Comuni, già utilizzata per il periodo di sperimentazione;
3. Le domande valutate saranno ordinate in apposita graduatoria comunale tenendo
conto dell’accertamento del reddito della famiglia secondo i criteri I.S.E.E. badanti e
del punteggio di valutazione della situazione socio-assistenziale di cui alla scheda
sopra indicata;
4. i criteri di priorità riconosciuti devono essere:
-
accertamento del valore I.S.E.E. più basso;
-
valutazione di compatibilità con altri servizi sociali e socio-sanitari e/o di
trasferimenti monetari;
- 38 -
5. la gradutoria viene aggiornata ogni tre mesi;
6. il contributo viene erogato al cittadino, previa elaborazione di apposito progetto
concordato tra la famiglia e l’Ufficio Servizi Sociali del Comune, secondo le seguenti
modalità:
a) “assegno di sollievo” quale contributo economico dell’importo di €. 200,00
non variabili nel minimo o nel massimo valore, per acquisto di servizi;
b) “buono servizio” quale contributo economico dell’importo massimo di €.
600,00 variabile a seconda della fascia reddituale di cui alla L.8/86 – D.G.R.
385/05 - per il ricovero temporaneo in struttura per la durata massima di un
mese;
7. durata dell’assegno di sollievo: massimo sei mesi ( tre mesi rinnovabili di altri
tre a seguito di valutazione aggiornata).
- 39 -
Obiettivi di Piano per gli interventi temporanei straordinari

Destinare, per il 2007, il 7% delle risorse finanziarie regionali del fondo per la
domiciliarità agli interventi temporanei o straordinari, prevedendo un incremento
delle assegnazioni per circa il doppio della popolazione attualmente interessata;
la parte del fondo della domiciliarità destinata sarà assegnata dalla Regione
all’Azienda ULSS, la quale provvederà a ripartire le quote ai Comuni in base alla
percentuale di popolazione anziane con età superiore ai 65 anni.

Revisione dei termini dell’Accordo di programma così da armonizzarne i
contenuti con quanto previsto dal presente Piano entro il 2007.

Per il biennio 2008 – 2009 la Conferenza dei Sindaci si riserva di valutare
l’utilizzo dell’intervento al fine di confermare la percentuale individuata del 7%.
- 40 -
Conferenza dei Sindaci
PIANO LOCALE della DOMICILIARITA’
Area Anziani triennio 2007 - 2009
Assegnazioni regionali
per la domiciliarità
all’Azienda Ulss n° 13
anno 2006
S.A.D.
580.265,79
Sollievo
111.628,00
interv.economici
ASSEGNAZIONI REGIONALI
per DOMICILIARITA'
di persone non autosufficienti
20%
2.183.049,10
2.874.942,89
4%
S.A.D.
Sollievo
interv.economici
76%
a cura della Direzione Servizi Sociali e dei Comuni Ulss n° 13
- 41 -
PIANO LOCALE della DOMICILIARITA’
Area Anziani triennio 2007 - 2009
Conferenza dei Sindaci
A proposito di risorse umane e finanziarie a carico dell’Azienda Ulss e dei Comuni …
- Azienda
Ulss
costi A.D.I. anno 2005
€. 2.885.827,66
- Comuni
costi S.A.D. anno 2005
indicati in scheda regionale
contributi ad Associazioni anno 2005
contributi economici ad anziani anno 2005
TOTALE
€. 2.613.686,71
€. 274.524,41
€. 280.999,57
€. 3.169.210,69
- Regione
Fondo per la domiciliarità anno 2006
€. 2.874.942,89
a cura della Direzione Servizi Sociali e dei Comuni Ulss n° 13
- 42 -
PIANO LOCALE della DOMICILIARITA’
Area Anziani triennio 2007 - 2009
• L.R. 28 /91
• Contributo per badanti
• Contributo per Alzheimer
• Assegni di sollievo
di esclusivo
finanziamento
fondo domiciliarità
Conferenza dei Sindaci
• S.A.D. finanziamento dei Comuni
e finanziam. reg.le per domicilairità
P.L.D.
A.D.I. finanziamenti
da Ulss ( F.S.R.)
Centri diurni per anziani non sutosuff.
Ricoveri temporanei in C.R.
Quota sanitaria finanziata da F.S.R.;
Quota sociale finanziata dal cittadino
e subordinatamente dal Comune
Contributi economici al cittadino
di esclusivo finanziamento
Contributi economici alle Associazioni dei Comuni
a cura della Direzione Servizi Sociali e dei Comuni Ulss n° 13
CAP 4 – INTERVENTI DI SOLLIEVO
- 43 -
Nell’ambito degli interventi per il sollievo a sostegno della domiciliarità le indicazioni per la
predisposizioni del Piano comprendono i servizi Centri Diurni e i Servizi di accoglienza
temporanea oltrechè l’ideazione di eventuali progettualità sperimentali.
Da una prima analisi effettuata in collaborazione con le Case di Riposo interessate circa
una raccolta dati relativa agli effettivi accoglimenti per ricoveri temporanei e centri diurni
relativamente al periodo 1.1.2005 – 30.6.2006 è emerso che:
1. gli accoglimenti presso le strutture residenziali per ricovero temporaneo e Centro
Diurno avvengono in misura significativamente minore rispetto al numero di
valutazioni effettuate in U.V.M.D. che prevedono questa fattispecie di progettualità;
2. presso le strutture interessate tuttavia, non esistono liste d’attesa particolarmente
lunghe rispetto ai numeri che invece ci si dovrebbe aspettare;
3. esiste una discreta dispersione di utenti tra il momento della valutazione e
l’effettivo ingresso in Centro Diurno o Ricovero temporaneo.
Si è poi proceduto ad una analisi delle singole tipologie di accoglimento per sollievo (
Ricovero temporaneo e Centro Diurno) che vengono di seguito esplicitate sulla base delle
caratteristiche e delle criticità rilevate; per ciascuna di esse viene poi esplicitata una
proposta che si traduce in obiettivo di Piano.
4.1 Ricovero temporaneo
Attualmente nel territorio di questa Azienda ULSS, nell’ambito dei posti letto accreditati
con quota sanitaria sono presenti circa una decina di posti riservati al ricovero temporaneo
suddivisi in due strutture così distribuiti:

n° 6 postipresso la Casa di Riposo di Strà

n°4 posti presso la casa di Riposo di Dolo.
In collaborazione con i Geriatri territoriali e con i referenti delle Case di Riposo sono state
considerate le diverse tipologie di situazioni per le quali viene previsto come progetto il
ricovero temporaneo suddivise per elementi di criticità e livello di motivazione.
Situazioni di maggiore criticità:
- 44 -
Anziani che vivono soli, o anziani con una rete familiare scarsamente disponibile non
conosciuti dal Servizio Sociale Comunale che presentano , per diverse ragioni, un rapido
decadimento delle condizioni cliniche o per emergenza di tipo sociale come ad esempio il
decesso del coniuge caregiver.
Per tali situazioni il progetto solitamente proposto dalla U.V.M.D. è l’accoglimento presso
una struttura residenziale ma poiché questo non è sempre realizzabile in tempi brevi,
viene proposto il ricovero temporaneo per cercare di dare una risposta in tempi compatibili
con l’emergenza del bisogno.
Situazioni di potenziale precoce rilevabilità :
Pazienti ricoverati in ospedale con rete familiare fragile, il cui bisogno viene segnalato
solo il giorno della dimissione o poco prima costituendo quindi una emergenza per il
peggioramento del quadro clinico-funzionale rispetto alle condizioni precedenti il ricovero.
In questo caso il
progetto può prevedere soltanto il ricovero temporaneo se si rilevano
buone capacità residue, auspicando un recupero dell’autonomia tale da permettere il
rientro a domicilio.
Situazioni intermedie:
Ci si riferisce ai casi di anziani che vivono
in situazione
in cui la rete familiare è
discretamente presente, che riesce a fare fronte ad una attesa lunga in prospettiva
dell’accoglimento definitivo presso una strutture residenziale, sapendo di poter contare su
ricovero temporaneo.
Situazioni programmabili:
Si tratta di persone anziane assistite adeguatamente da caregiver che devono assentarsi
per un periodo definito di tempo e pertanto richiedono il ricovero temporaneo per il loro
congiunto.
Ovviamente gli elementi di criticità riguardano maggiormente le prime due situazioni
segnalate per le quali viene esplicitata la proposta di provvedere ad una mappatura dei
casi potenziali di emergenza mediante la collaborazione tra Geriatri territoriali e Medici di
Medicina generale
che potrebbero monitorare con cadenza mensile le situazioni
potenzialmente a rischio con l’obiettivo di poterne segnalare la presenza e la conseguente
valutazione al Servizio Sociale del Comune.
Obiettivi di piano per i ricoveri temporanei
- 45 -

Come previsto dalla D.G.R.V. n°38/2006 anche gli ingressi in strutture residenziali
per anziani non autosufficienti per
ricoveri temporanei saranno
regolamentati
mediante una sezione del registro unico con apposita graduatoria; la Regione
stabilisce che il ricovero temporaneo
deve avere durata non superiore a tre
mesi. Agli accoglimenti temporanei dovrà essere assicurata la precedenza rispetto
alle domande di inserimento di maggior durata.
Questa nuova modalità diventa obiettivo di Piano da realizzare a partire dal
01.01.2007.

Unitamente, viene definita per il triennio di durata del Piano l’incremento di posti
riservati ad accoglimento temporaneo fino ad un massimo complessivo di n° 20
distribuiti nei due Distretti rendendo in tal modo omogenea l’offerta nel territorio.
4.2 – Centro Diurno
- 46 -
Nel territorio di questa Azienda ULSS sono presenti attualmente n° 33 posti accreditati
dalla Regione di Centro Diurno per anziani non autosufficienti, distribuiti in tre strutture
residenziali per anziani e precisamente:

n° 18 posti presso la Casa di Riposo di Salzano;

n° 5 posti presso la Casa di Riposo di Dolo;

n°10 posti presso la Casa di Riposo di Strà.
Da una analisi condotta in collaborazione con le strutture che gestiscono anche centro
Diurno si è rilevato che gli aspetti inizialmente rilevati, che spingono le famiglie a
richiedere il supporto sottoforma di servizio diurno, riguardano:

difficoltà nella gestione assistenziale a domicilio (igiene quotidiana, bagno settimanale
rifiuto da parte dell’anziano nell’accettare l’aiuto dei familiari…)

l’incapacità di affrontare situazioni comportamentali disforiche, di isolamento e/o apatia,
dell’anziano, (per condizioni patologiche di deterioramento cognitivo e/o sindromi
ansioso-depressive, o manifestazioni psichiatriche)

l’impossibilità, per impegni di vario ordine della famiglia, di garantire un supporto
adeguato ed una pronta risposta alle esigenze dell’anziano stesso.

Assenza di una rete familiare di riferimento e quindi attivazione di un piano
assistenziale – riabilitativo con progetto di mantenimento a domicilio e supporto
semiresidenziale diurno finalizzato la cura e l’ igiene personale, di una alimentazione
corretta, del monitoraggio dei parametri principali di salute;

Accoglienza in emergenza territoriale di situazioni a rischio con assistenza
semiresidenziale diurna e supervisione dello stato di salute fisico-psichico e sociale
della persona anziana e con supporto di accoglienza notturna o temporanea stabilita
dal Distretto competente.
La richiesta iniziale generalmente espressa, dalla famiglia, riguarda la residenzialità, in
quanto vissuta come unica soluzione senza alternative.
Oggi l’accesso al Centro diurno per anziani non autosufficienti, è stabilito dalle UVMD
attraverso valutazione multidimensionale-scheda SVAMA. L’analisi della situazione e
l’accompagnamento della famiglia nella scelta del servizio si compie a livello territoriale. La
famiglia (dopo l’autorizzazione al CD da parte delle UVMD) si rivolge direttamente al
servizio. Nel contatto tra servizio e famiglie si riscontrano le seguenti situazioni:

Situazioni in cui vi è fluidità nel processo di implementazione e avvio al CD;
- 47 -

Situazioni in cui i familiari hanno poca chiarezza sul significato del CD e spesso non
accettano il progetto;

Situazioni in cui le aspettative, le richieste della famiglia sono inconciliabili con
l’organizzazione del servizio e/o con il significato della semiresidenzialità (es.
frequenza un giorno settimanale che non si concilia con il significato del CD, oppure
frequenza quando la famiglia riscontra la necessità senza giorni stabiliti, etc.

Situazioni in cui non è più possibile la frequenza per mutato quadro psico-fisico
dell’anziano in quanto intercorrono tempi lunghi tra autorizzazione UVMD e contatto da
parte della famiglia con il servizio.
 Mancata presentazione della domanda di frequenza al centro diurno da parte della
famiglia, anche se autorizzata dalle UVMD spesso con convocazione dei responsabilità
del CD in sede di UVMD.
Alcune criticità rilevate e possibili innovazioni del sistema
1 - Per configurazione specifica dei singoli Centri Diurni attualmente non in tutti i casi è
possibile prevedere un progetto di intervento a termine quindi con dimissione
programmata. Salvo casi di particolare inconciliabilità con il servizio nei termini di
inserimento o inadeguatezza nella risposta assistenziale l’UOI
della struttura rinvia
all’UVMD una nuova valutazione e nuovo progetto assistenziale.
Ipotizzare una dimissione dopo periodo di frequenza al CD,
significa stabilire il
percorso di sostegno a livello territoriale mediante la messa a punto di supporti alternativi
per non rendere la risposta limitata nel tempo e non vanificare gli esiti del progetto.
Tale considerazione trova fondamento analizzando la tipologia di ospiti che oggi accede al
CD composta prevalentemente da persone con importanti patologie cronico-degenerative,
talvolta con instabilità clinica, con limitata autonomia funzionale, affette da deterioramento
cognitivo in fase avanzata, molte delle quali presentano manifestazioni comportamentali
che richiedono intervento complesso e costante nel tempo da parte dello staff sociosanitario e assistenziale.
- 48 -
2 - Il Centro diurno, accompagna l’anziano nell’evoluzione dei bisogni e delle necessità. La
gestione di tale complessità non deve essere un “fatto esclusivo” del CD ma deve
coinvolgere anche gli altri attori della rete dei servizi proprio perché si tratta di un servizio
semiresidenziale. Si evidenziano di seguito quali sono gli aspetti di intervento del CD con i
punti critici legati al contatto con la rete dei servizi, che ostacolano la fluidità del processo
di erogazione del servizio.

Il livello di intervento assistenziale, di competenza del CD, che va dalla supervisione
nelle ADL in quanto l’anziano è ancora in grado di compiere autonomamente semplici
attività quotidiane, all’intervento diretto dell’OSS, dove sia presente una autonomia
deficitaria. Le modalità di intervento sono comunque stabilite congiuntamente alla
famiglia. Le criticità rilevabili sono legate alla difficoltà di intervento assistenziale a
domicilio laddove la tenuta familiare sia scarsa o assente. Spesso il Centro diurno si fa
carico in questi casi, anche della gestione e della integrazione di capi nel guardaroba
personale dell’ospite per assicuragli adeguatezza. Si riscontra a tal proposito una netta
eterogeneità nelle modalità di intervento e concertazione tra i vari comuni di
provenienza degli ospiti.
 Per affrontare tali criticità, il Centro Diurno assicura un impegno costante che vede il
coinvolgimento anche
della famiglia attraverso, colloqui ed incontri individuali e
convocazioni plenarie al fine di affrontare punti deboli e individuare strategie di
miglioramento. E’ di competenza dei Medici di struttura, contattare i MMG al fine di
comunicare eventuali alterazioni del quadro generale dell’ospite. Si evince come tale
procedere, richieda impegno costante da parte dello staff del centro diurno e
comunque la gestione di tale criticità parte sempre “dall’interno del CD”.
- 49 -
Obiettivi di piano per il Centro Diurno per anziani non autosufficienti
1- Viene ipotizzato l’incremento di posti di Centro Diurno dell’Azienda ULSS
n°13 dagli attuali n° 33 ad un massimo di n°60 distribuiti su tutto il territorio
previa autorizzazione regionale, entro il 31.12.2009;
2- Introduzione del progetto di accoglimento presso il centro Diurno a termine
allo scopo di creare ulteriori opportunità di accesso e quindi l’introduzione
della modalità di dimissione programmata ; l’obiettivo da raggiungere entro
il 31.12.2007;
3- Istituzione del contratto di accoglimento sottoscritto tra struttura e famiglie
della persona anziana con esplicitazione degli obiettivi e durata prevista
dell’accoglimento; l’obiettivo può essere raggiunto entro il 31.12.2007;
4- Valutazione in U.V.M.D. per tutti i potenziali ingressi in posti di centro Diurno
con partecipazione anche del referente della struttura interessata allo scopo
di modulare e concertare nei tempi e nelle modalità
la peculiarità dell’
accoglimento diurno anche in considerazione dei carichi organizzativi delle
strutture accoglienti. Anche per questo obiettivo si prevede come termine il
31.12.2007.
5- Prevedere l’utilizzo dell’assegno di cura e/o intervento straordinario per la
compartecipazione del cittadino al pagamento della quota sociale del
ricovero;
6- Provvedere alla stesura di precisi protocolli d’intesa che prevedano
maggiore coinvolgimento
tra M.M.G. di riferimento dei singoli ospiti e
medici dei Centri Diurni
che garantiscono le situazioni di emergenza;
l’obiettivo sarà raggiunto entro il triennio di durata del Piano;
7- Predisposizione di appositi accordi tra i servizi sociali Comunali e i Centri
diurni
per
aspetti
inerenti
il
servizio
di
aiuto/
supporto
nell’accompagnamento al Centro Diurno stesso allo scopo di omologare le
modalità operative di collaborazione e presa in carico da parte di tutti i
Comuni entro il triennio di durata del Piano.
- 50 -
4.3 – Progettualità sperimentali
In risposta ai bisogni della fascia di popolazione anziana nel tempo si è rafforzato un
ventaglio di offerta di Servizi sia di tipo residenziale che semi-residenziale offerti dagli Enti
Pubblici e dal Privato Sociale (terzo settore e volontariato). A fianco dell’offerta di
residenzialità è importante consolidare le proposte a supporto della domiciliarità
permettendo a coloro che non usufruiscono dei servizi residenziali (per scelta o perché
non vi è gravità) di mantenere una qualità della vita adeguata favorendone la permanenza
a domicilio.
Stante l’obiettivo, che si pone il Piano Locale per la Domiciliarità di effettuare una
ricognizione dell’esperienza esistente nel territorio dell’ULSS di proposte a favore della
popolazione anziana, è importante specificare che, in diversi Comuni, da anni sono attive
delle importanti e significative collaborazioni tra Ente Locale, ULSS e associazioni di
volontariato per l’attivazione di iniziative che rispondano a bisogni espressi dalla
popolazione anziana. Ad esempio, in molte realtà comunali, il concreto ed efficace lavoro
di rete multiprofessionale ha permesso la sperimentazione di attività convenzionata per
gestione di centri diurni e attività ricreative nei centri di volontariato, gruppi di sostegno
rivolto ad anziani, gruppi di formazione a chi presta assistenza a domicilio, iniziative
all’interno delle Case di Riposo. Tali esperienze possono essere definite come dei progetti
pilota da consolidare ed estendere come esperienze a tutto il territorio.
Dall’analisi effettuata relativamente al bacino della popolazione residente nell’ambito
territoriale dell’Azienda ULSS , emerge inoltre l’indicazione che non siano i servizi
sociosanitari, a mancare sul territorio, bensì si rilevi la necessità di orientare il cittadino
alla lettura dei propri bisogni, orientando correttamente la domanda alla specifica risorsa
accessibile. In altri termini significa provare a leggere i bisogni in termini di “intreccio”
assumendo il fatto che dentro al bisogno c’è in potenza una risorsa.
In particolare è emersa, la necessità di fornire una corretta informazione e formazione al
cittadino. L’intenzione delle Istituzioni non è solo quella di costituire un servizio, ma
piuttosto di approntare e gestire un contesto e delle condizioni concrete che permettano
far emergere le potenzialità trasformative in termini di auto-aiuto e di sostegno reciproco
insite nei rapporti tra le persone di una comunità.
Sarà su questo ambito che possono essere sviluppati progetti innovativi.
- 51 -
I progetti sono suddivisi in:
1. gruppi di sostegno
2. coordinamento dei gruppi
3. informazione
4. incontri con la popolazione
5. formazione
1. GRUPPI DI SOSTEGNO
A tal fine un obiettivo che il piano locale si pone, al fine di implementare le progettualità già
avviate è quello di potenziare la presenza di gruppi in parte già presenti in alcuni territori
comunali, favorendone la replicabilità in altri, e costruendo un tavolo di confronto che
permetta il potenziamento delle risorse esistenti e l’implementazione di nuovi interventi.
Tali gruppi sono essenzialmente di due tipologie:
A) Gruppo rivolto ai familiari caregivers
Considerando l’emergente necessità di sostegno emotivo al lavoro di cura, richiesta dai
familiari che assistono anziani in condizione di scarsa autosufficienza, all’interno della
progettualità per il nuovo Piano Locale della Domiciliarietà si propone l’attivazione ed il
supporto nel territorio di ogni Distretto di gruppi di sostegno rivolti ai familiari di anziani,
allo scopo di creare una rete di confronto e sostegno in grado di favorire la condivisione di
risorse individuali e collettive promuovendo un benessere legato al lavoro di cura.
B) Gruppo rivolto agli anziani in condizione di fragilità
Analogamente esiste un emergente bisogno, portato dalla popolazione anziana ancora
autosufficiente, di condivisione degli aspetti legati alla elaborazione della propria
condizione di fragilità derivante anche da particolari eventi critici (difficoltà relazionali con i
figli, perdita del coniuge, sopraggiunto peggioramento delle condizioni di salute)
In tal senso, l’obiettivo di ciascun gruppo
è di trasformare la difficoltà legata alla
condizione di fragilità della propria condizione o nell’assistere un familiare in precarie
condizione fisiche o psichiche, in risorsa per il gruppo favorendo la partecipazione attiva
nel processo di auto-promozione della salute.
Le finalità di ciascun gruppo di sostegno sono:
Supporto emotivo
Sostegno informativo
Supporto concreto della quotidianità
- 52 -
Una delle funzioni dei gruppi di sostegno è "insegnare" ai membri strategie di gestione
dello stress e della fatica, per affrontarne nel miglior modo possibile le cause e le emozioni
correlate.
Il gruppo permette l’acquisizione di competenze per avere il maggior controllo possibile sul
problema, invece che esserne controllati.
In particolare nei gruppi di sostegno formati da persone che condividono una condizione
sanitaria difficile, i partecipanti riescono ad abbassare le difese emotive e ad esprimere
non solo sentimenti di rabbia, di tristezza, ma anche orgoglio per essere riusciti a dare un
senso alla propria vita nonostante la difficoltà che la loro condizione comporta.
Analogamente, per il familiare, la condivisione della consapevolezza di essere necessario
e fondamentale per il proprio caro in difficoltà accresce la propria autostima, aumenta il
livello di competenza interpersonale e favorisce l’empatia nei confronti del proprio caro in
difficoltà limitando i rischi di una compromissione della qualità affettiva della relazione. In
tal senso sarà utile favorire l’assegnazione di assegni di cura ai familiari che i vari percorsi
di formazione.
Inoltre, il gruppo, se costruito adeguatamente, può giungere ad offrire vari tipi di sostegno,
che aiutano ad alleviare la fatica, o a chiarire dubbi e paure. Si possono scambiare
informazioni, dare ascolto e supporto emotivo nei momenti di stanchezza e depressione,
ma anche aiuto concreto nella quotidianità
Al fine di permettere la sperimentazione di tali gruppi all’interno del territorio dei 17 Comuni
afferenti all’Azienda, il piano locale per la domiciliarità propone un piano formativo rivolto
alle persone ( operatori dell’Azienda, Comuni, Volontari) che si renderanno disponibili a
mediare tali gruppi di sostegno.
Tale percorso sarà organizzato dall’Azienda e condiviso con i Comuni e la Casa di Riposo
del territorio e sarà orientato a:
-
formare operatori in grado di condurre tali gruppi;
-
individuare e sperimentare le tecniche più adeguate per la sensibilizzazione e la
pubblicizzazione nel territorio dei gruppi di sostegno e delle loro finalità all’interno
degli interventi di domiciliarità
-
creare un gruppo tecnico multiprofessionale permanente che possa effettuare una
supervisione nel percorso di creazione dei gruppi, orientando poi il proprio
- 53 -
intervento verso l’indipendenza e l’autodeterminazione dei gruppi, tenendo conto
delle varie peculiarità ed esperienze territoriali;
-
favorire la formazione di un coordinamento sovracomunale tra i vari gruppi che in
ogni realtà si sono andati a costituire.
La creazione e la crescita dei gruppi deve quindi essere condotta e supervisionata da
personale specializzato e debitamente formato. La durata e le modalità specifiche di
realizzazione di tale percorso vengono rinviate ad un gruppo di lavoro misto composto da
Azienda, Comuni e Case di Riposo da attivare entro il 2007.
Il piano locale valorizza i progetti sperimentali già avviati in alcune realtà comunali poiché
da anni risultano attente ai bisogni della popolazione anziana e alle necessità che i
caregivers esprimono.
In un secondo momento, il gruppo tecnico formatosi valuterà quanti gruppi avviare
sperimentalmente nelle varie realtà tenendo conto di variabili quali la disponibilità dei
formatori, i risultati della ricognizione territoriale accurata, le esperienze già avviate e la
necessità
di integrarsi con le stesse e le disponibilità degli enti locali e dell’azienda.
2. COORDINAMENTO DEI GRUPPI
L’offerta di gruppi nel territorio dell’Azienda Ulss n°13 è promossa da Comuni, Case di
Riposo, Centri Aggregativi, Associazioni. Ciascun proponente
è inserito nel proprio
territorio e risponde ai bisogni emersi dalla variegata popolazione presente. Questo
aspetto aggiunge valore a ciascuna proposta organizzata in modo autonomo, che tiene
conto delle peculiarità di ciascun bacino di popolazione. Per questo motivo non è
auspicabile che venga centralizzata la gestione dei gruppi da parte di un unico Ente o
Associazione per migliorare l’offerta.
La proposta di uniformare gli interventi danneggerebbe l’originalità di ogni gruppo già
presente non rispondendo più ai bisogni in maniera specializzata e venendo meno al
principio di sussidiarietà che favorisce la gestione autonoma nel territorio delle risorse.
D’altro canto
è utile per garantire un confronto delle realtà presenti, per fare una
ricognizione dell’esistente ma soprattutto favorire un lavoro di rete integrato tra i vari
soggetti per coinvolgere il maggior numero di beneficiari possibili, garantendo uno
scambio professionale ed un accrescimento di conoscenze e competenze.
- 54 -
Il Coordinamento permetterebbe la creazione di una progettualità condivisa per la
creazione di interventi comuni da attivare in tutto il territorio afferente all’ULSS 13
(formazione caregivers), fermo restando il progetto individuale di ciascun gruppo.
Inoltre, il lavoro di rete permetterebbe la promozione in ogni territorio comunale delle
proposte di ciascun gruppo, nell’ottica del lavoro integrato e porterebbe a conoscenza
delle iniziative rivolte a tutto il territorio della ULSS 13.
4.4 Nuove proposte per il territorio
In riferimento a quanto convenuto all’interno del Piano della Domiciliarità,
sono state
individuate alcune aree di intervento, nell’ottica di indirizzare il cittadino fragile e la relativa
rete assistenziale domiciliare circostante (familiari, assistenti, …), nell’orientamento alle
risorse attualmente disponibili a livello territoriale in ambito distrettuale.
Perciò si ritiene nodo indispensabile, prima di ipotizzare la creazione di nuovi servizi o il
potenziamento dell’esistente, l’utilizzo delle attuali
risorse umane e organizzative per
garantire lo sviluppo di una rete di informazione e formazione che permetta la
concretizzazione di una domiciliarità in maniera diversa rispetto a come viene attualmente
vissuta.
INFORMAZIONE E FORMAZIONE
A) Divulgazione rete servizi assistenziali domiciliari.
Target: Popolazione residente non autosufficiente.
(si ritiene la limitazione alla sola popolazione anziana non sufficiente in quanto esiste la
necessità di raggiungere la rete familiare di supporto all’utente fragile)
Modalità di realizzazione:
-
A. opuscolo pieghevole illustrativo dei servizi presenti nel territorio da distribuire nei
luoghi di maggior frequentazione
- 55 -
B) Incontri con la popolazione
Modalità di realizzazione: Incontri con la popolazione con le medesime finalità, in luoghi e
momenti selezionati (centri anziani, comuni)
Personale coinvolto:
- Compartecipazione del personale di distretto e comune in orario di servizio
Divulgazione: a cura del Distretto e dei Comuni
Argomenti trattabili:
-
Assistenza Domiciliare Integrata (A.D.I.) sec. Quanto previsto dalla D.G.R.V. vigente
-
appropriatezza prescrizione Presidi/Ausili e successive modalità di erogazione
-
informazioni relativamente alla domanda di riconoscimento di Invalidità Civile
-
informazioni relative alla domanda di Residenzialità/Semiresidenzialità
-
informazioni relativamente alle modalità di accesso in R.S.A.
-
informazioni relativamente alle domande per Contributi Economici diversi (in
integrazione con gli assistenti sociali comunali)
C) Incontri di formazione con la popolazione selezionata
Obiettivo: Sensibilizzazione e formazione specifica su vari livelli di assistenza alla persona
non autosufficiente.
Target:
Caregivers utenti non autosufficientiI
(familiari, badanti, volontari, reti di solidarietà)
Modalità di realizzazione: Incontri con la popolazione con le medesime finalità, in luoghi e
momenti selezionati (centri anziani, comuni)
a) - corsi base teorico-pratici di 2-3 gg, ripetibili ogni 6 mesi, alternativamente in area Nord
e area Sud dell’azienda Ulss, per la gestione del soggetto dipendente:
-
igiene
-
mobilizzazione
-
pulizia alvo/clisteri
- 56 -
-
iniezioni/piccole medicazioni
-
igiene alimentare/idratazione
-
disfagia
-
gestione disturbi comportamentali
-
terapia sedativa
-
ipertensione arteriosa e gestione terapia
-
broncoaspirazione/ossigeno-terapia (UTENTI SELEZIONATI)
b) Corsi per badanti in raccordo con quelli già in essere organizzati dall’Azienda ULSS e
rivolti a cittadini regolari immigrati o italiani che intendono avviarsi alla professione delle
Assistenti Familiari o che già sono impegnate in tale ruolo.
Personale coinvolto: Compartecipazione del personale di distretto e del comune in orario
di servizio.
Obiettivi di Piano per le Progettualità sperimentali

destinare alle iniziative di formazione ed informazione proposte il 3% delle risorse
destinate al piano della domiciliarità unitamente alla formazione degli operatori;

realizzare entro il triennio le iniziative informative e formative illustrate secondo la
programmazione che sarà concordata entro il primo semestre del 2007 tra gli enti
interessati;

l’attività di sensibilizzazione sarà a carico degli Enti promotori: Azienda, Comuni,
Case di Riposo.
- 57 -
CAP. 5 LA VALUTAZIONE DEI BISOGNI
La valutazione del bisogno è fondamentale punto di partenza per dare sostanza e corpo
ad un progetto con le caratteristiche e le strategie d’intervento conseguenti è parte
integrante della presa in carico e diventa anche strumento per le successive verifiche.
Essa può essere distinta in due modalità:
 Monoprofessionale: quando al momento del primo contatto della persona con il
professionista di un servizio territoriale emerge un “bisogno semplice” che necessita di
una “risposta semplice”; il professionista, titolare del caso nel fare la propria
valutazione può avvalersi dell’apporto di altri professionisti;
 Multidimensionale: quando si rileva una situazione più complessa, che richiede una
presa in carico globale e unitaria nella quale viene effettuata una valutazione
multiprofessionale e multidisciplinare,; all’interno di questa i
diversi professionisti
coinvolti contribuiscono, con le proprie competenze e strumenti di valutazione, alla
definizione di un progetto di intervento globale. Il progetto individuale sulla persona può
essere condiviso e formalizzato in sede di Unità Valutativa Multi Dimensionale.
Il contesto dell’UVMD non solo è momento cardine di elevata integrazione tra professioni,
risorse e servizi ma deve anche essere garanzia di una presa in carico globale, che non
deve essere separata dalla fase di valutazione.
Per alcune situazioni, invece, al fine di snellire le procedure e dare risposte più celeri è
sufficiente utilizzare modalità “semplificate”.
5.1 Strumenti di Valutazione
Diversi sono gli strumenti di valutazione che variano a seconda dei professionisti coinvolti
e dei Servizi richiesti.
Di seguito si riportano i diversi strumenti di valutazione attualmente utilizzati in base al tipo
di intervento individuato, utilizzando la classificazione degli interventi così come
individuata dalla Regione Veneto.
- 58 -
A) Interventi a domicilio e di supporto alla famiglia
Tipo intervento
Operatore
Strumento
Valutazione
di
in UVMD
valutazione
S.A.D.
Ass.Soc
Scheda
S.VA.MA sociale
Scheda S.VA.MA. Infermiere
ADI
ADIMED
cognitivo-
+ MMG (dal
funzionale
1/07/2006)
Scheda S.VA.MA
Ass.Soc.
+ X
Medico
+
geriatra + Inf.
- 59 -
B) Interventi economici
Tipo
Strumento
intervento
valutazione
L.R. 28/91
Scheda di rilevazione
(predisposta
di
Operatore
Valutazione
in UVMD
dalla
M.M.G.
+
Ass.Soc
Regione Veneto)
Badanti
Alzheimer
-----
Scheda
-----
SVAMA
+ Ass.Soc.
+
MMG
+
NPIA
Geriatra
territorio
Assegni
Sollievo
Scheda
Socio
–
Assistenziale
(condivisa a livello
AULSS)
- 60 -
Ass.Soc
del
X
C) Interventi di sollievo
Tipo
intervento
Centro Diurno
Strumento
di
Valutazione
Operatore
valutazione
in UVMD
Scheda S.VA.MA Ass.Soc. + MMG
+
Geriatra
del
X
territorio
Accoglienza
Scheda S.VA.MA Ass.Soc. + MMG X
Temporanea
+
Geriatra
del
territorio
La Scheda SVAMA è lo strumento riconosciuto e utilizzato per l’attivazione della maggior
parte degli interventi sopra citati. Inoltre essa viene utilizzata anche per le situazioni
complesse che vengono valutate in sede di Unità di Valutazione Multi Dimensionale.
Tuttavia si segnala quanto segue:
- per gli interventi economici vi sono attualmente strumenti di valutazione diversificati;
per quanto concerne il Servizio SAD lo strumento di valutazione condiviso e riconosciuto
dai Comuni afferenti all’Az.Ulss n°13 è la SVAMA sociale, secondo quanto previsto dal
regolamento comunale che è stato recentemente uniformato per tutti i 17 comuni.
5.2 Tempi di valutazione previsti dal Piano della Domiciliarità
a) Servizio Assistenza Domiciliare S.A.D.
Attualmente i tempi per la valutazione della domanda
di assistenza domiciliare e di
attivazione del servizio sono piuttosto differenziati da Comune a Comune.
Appare realistico prospettare che tra gli obiettivi di Piano della Domiciliarità relativamente
a questo punto possa essere considerata la possibilità di uniformare i tempi per tutti i
- 61 -
Comuni del territorio attestando su massimo 15 giorni per la valutazione della domanda
e massimo altri 15 giorni per l’attivazione del servizio.
Per situazioni complesse che richiedano una valutazione multiprofessionale, l’U.V.M.D.
viene convocata entro 15 giorni dalla richiesta del professionista che ha
in carico il caso.
b) Assegni di Cura
Si prevede di applicare la regola dell’attivazione della U.V.M.D. entro 30 giorni dalla
data della domanda
c) Assistenza Domiciliare Integrata A.D.I.
Per l’attivazione dell’ADI è previsto che il primo accesso dell’Operatore sanitario o socio
sanitario, avvenga entro 48 ore dal momento della domanda.
Per situazioni complesse che richiedano una valutazione multiprofessionale, l’U.V.M.D.
viene convocata entro 15 giorni dalla richiesta del professionista che ha
in carico il caso.
d) ADIMED
La valutazione viene eseguita in sede di UVMD entro 5 giorni dalla segnalazione del
richiedente con attivazione immediata del Protocollo ADIMED dal giorno della UVMD
(Delibera 259 del 23/02/2001).
E) Interventi di Sollievo
Si prevede di applicare la regola dell’attivazione dell’U.V.D.M. entro 30 gg dalla data della
domanda.
- 62 -
5.3
Utilizzo della U.V.M.D.
Attualmente nella
Azienda ULSS
13 la composizione delle equipe che effettuano
U.V.M.D. per l’area della non autosufficienza è così composta:
1 - Direttore Distretto o altro Dirigente delegato;
2 - Geriatra territoriale: la figura del geriatra territoriale è una peculiarità di questa Azienda
che viene particolarmente valorizzata nella fase di valutazione e presa in carico della
persona anziana a domicilio;
3 – Medico di Medicina Generale dell’utente interessato;
4 – Assistente Sociale del Comune di residenza dell’utente;
5 – Infermiere o Capo Sala dell’attività territoriali distrettuali;
6 – altri professionisti che a vario titolo possono essere coinvolti nella discussione dello
specifico caso.
La composizione della equipe che effettua U.V.M.D. appare coerente con quanto indicato
nelle linee guida del Piano della Domiciliarità.
Lo strumento della U.V.M.D. favorisce la presa in carico globale che deve garantire
assistenza e informazione continua al soggetto o al nucleo familiare, che esprime fragilità,
sia all’interno della rete dei servizi che tra gli stessi attori della rete. La presa in carico
globale si deve basare su una valutazione multidimensionale dei bisogni, essa infatti
richiede unitarietà nei momenti della valutazione, della definizione del progetto
individualizzato d’intervento, della verifica e dell’aggiornamento del progetto medesimo.
I contenuti della concezione comune di presa in carico globale sono il punto di partenza
per stabilire le basi di un intervento adeguato:

sviluppo di una cultura comune

coesione etica tra operatori

inserimento e orientamento degli operatori nel lavoro d’èquipe

inserimento e orientamento degli operatori nel lavoro multisettoriale (di rete)

elaborazione di programmi di formazione
Queste modalità di lavoro, dove la comunicazione e le decisioni prese in gruppo, gli
scambi delle diverse conoscenze e competenze portano i diversi attori della rete dei
servizi a definire un cultura comune genera un risultato complessivo superiore al prodotto
individuale.
- 63 -
Le riunioni dell’équipe polivalente sono momenti essenziali e possono essere di natura
diversa: contatti telefonici, incontri informali di coordinamento e gestione del progetto
individuale d’interventi accompagnate da relativo verbalino, contatti via e-mail,
suggerimenti, scambi comunicativi (utilizzando supporto informatico) oppure “formali”:
attivazione UVMD (per gestione del processo di ammissione e valutazione del progetto
individuale d’intervento).
L’esistenza di èquipe pluriprofessionalii, in cui ogni professionista conosce la propria
identità professionale, conosce e riconosce le specificità delle diverse altre professionalità,
e che opera secondo il principio di presa in carico globale rappresenta la base su cui
poggia anche lo strumento complesso di valutazione multidimensionale (UVDM).
All’interno dell’èquipe pluriprofessionali (Valutazione multidimensionale multidisciplinare
semplificata o UVMD) deve essere sempre individuato un responsabile dell’intervento
(case manager) che valuta, raccorda e coordina gli interventi pensati nelle equipe
polivalenti. Organizza i servizi e ha la responsabilità di gestire i contatti e le risorse.
Questa importante premessa mette le basi per la metodologia della presa in carico globale
cioè il lavorare per progetti d’aiuto individualizzati.
Lavorare per progetti obbliga a riflettere prima dell’azione, sugli obiettivi perseguibili, sulle
risorse per ottenerli, sugli ostacoli che si possono interporre. è importante che il piano di
lavoro sia pensato e concretizzato avendo attenzione alla valutazione per compiere
riflessioni e verifiche.
Tutti gli operatori e più in generale tutti coloro che hanno responsabilità rispetto all’utente,
indipendentemente dalle specifiche competenze e funzioni, devono essere messi in
condizione di portare elementi sia in termini descrittivi che interpretativi nelle tre fasi sopra
descritte (fasi in cui si snoda il processo di presa in carico globale).
La valutazione in particolare non è da intendersi come un’operazione ascrivibile solo a gli
operatori con funzioni direttive (case maneger), anzi anche gli altri operatori dell’equipe
polivalente hanno dati importanti e necessari da condividere, oltre al fatto che la diversità
di punti di vista deve essere letta come arricchimento.
Qui si sottolinea l’importanza dell’accesso alle informazioni che deve essere ampio e per
tutti gli operatori che sono impegnati nel progetto individuale d’aiuto.
- 64 -
Lavorare in equipe (sia formalmente che informalmente) si concretizza attraverso una
situazione di confronto collettivo costante, che riduce l’incertezza del procedere nella
risoluzione dei problemi.
Conferenza dei Sindaci
PIANO LOCALE della DOMICILIARITA’
Area Anziani triennio 2007 - 2009
MMG/DISTRETTO
PRESA IN CARICO
SEMPLICE PER
BISOGNI SANITARI
PRESTAZIONI E
SERVIZI SANITARI
(A)
ASSEGNI DI
CURA
ADI per situaz.
complesse
VALUTAZIONE
PRESIDIO
OSPEDALIERO
PRESA IN CARICO
COMPLESSA PER
PERSONE A RISCHIO
CENTRO
DIURNO
U.V.M.D.
COMPLESSA O
SEMPLIFICATA
S.A.D. per
situaz. complesse
RICOVERI
TEMPORANEI
SERVIZIO
SOCIALE COMUNE
PRESA IN CARICO
SEMPLICE PER
BISOGNI SOCIALI
PRESTAZIONI E
SERVIZI SOCIALI
(B)
B – PRESTAZIONI SOCIALI :
A - PRESTAZIONI SANITARIE :
A.D.I.
Assistenza programmata
Protesica / Ausili
S.A.D.
Attivazione reti solidaristiche
Telesoccorso / Telecontrollo
Contributi economici comunali
a cura della Direzione Servizi Sociali e dei Comuni Ulss n° 13
- 65 -
RICOVERI
DEFINITIVI
CAP. 6 –
ATTIVAZIONE DELLO SPORTELLO INTEGRATO AZIONI PREVISTE PER LO SVILUPPO DEL SISTEMA
INFORMATIVO
6.1 Progetto Servizio “Sistema informativo socio-sanitario sportello
integrato Comuni e Azienda ULSS”
Il tema dell’accesso, dell’informazione e dell’orientamento, è considerato centrale nella L.
328/2000 come strumento finalizzato alla razionalizzazione del percorso ed alla possibilità
di garantire pari opportunità ed omogeneità di valutazione per ogni cittadino che manifesta
un bisogno di carattere sociale, socio-sanitario e/o sanitario.
Il mondo dell’anziano, del disabile, richiede una tipologia di assistenza di natura differente
da quella tradizionale, caratterizzata da una forte integrazione dei servizi sanitari con quelli
sociali, ed un approccio multidisciplinare reso nella pratica molto complesso dalla
necessità di coinvolgere diversi soggetti (Comuni, Azienda ULSS, Ospedale, ecc.) che
spesso utilizzano sistemi disomogenei e scarsamente integrati fra loro.
Si rende pertanto necessario l’utilizzo di uno strumento in grado di eliminare i ritardi dovuti
allo scambio di dati tra i sistemi e soggetti differenti e tale da garantire l’integrazione e la
condivisione delle informazioni tra tutti gli attori del processo.
La soluzione organizzativa che ha inteso adottare la Conferenza dei Sindaci – d’intesa con
l’ULSS n. 13 – approvando il progetto/servizio “Sistema informativo socio-sanitario
sportello sociale Comuni e Azienda ULSS 13”, consente la creazione di uno Sportello
Sociale autonomo a livello comunale integrabile in una “Rete di Sportelli Sociali” realizzata
su un ambito territoriale più vasto – n. 17 Comuni Azienda ULSS 13 –all’interno della
quale ogni singolo sportello diventa una porta di accesso alla Rete dei Servizi e
rappresenta per il Cittadino un punto di riferimento certo, facilmente raggiungibile da cui
ottenere in modo rapido tutte le informazioni necessarie. In questo modo si rende
totalmente trasparente la complessità della Rete dei Servizi socio-sanitari integrati e
dell’iter che spesso coinvolge Comune, Azienda ULSS ed altre strutture sia pubbliche sia
private, delegando al sistema la comunicazione tra tutti i soggetti.
- 66 -
La caratteristica principale dello Sportello è la separazione della domanda dall’offerta.
Il confronto tra il bisogno espresso e l’offerta reale di servizi potrà costituire la base per
una gestione ottimale delle risorse, una migliore programmazione in grado di modulare
l’offerta in sintonia con la domanda da parte dei Cittadino.
Lo Sportello Sociale svolge funzioni di informazione ed orientamento, si rivolge a tutti i
Cittadini che esprimono un bisogno del proprio nucleo familiare (area Anziani, Minori,
Disabili, Immigrazione. Lavoro, ecc.) nell’ambito dei servizi abitativi, educativi e sociosanitari, funziona come “antenna” in grado di captare i primi segnali di bisogno attivando
immediatamente i servizi in grado di fornire una risposta adeguata.
Livello di contatto
Il livello di contatto ha come obiettivo principale l’informazione dell’utente e la rilevazione
del bisogno anche se questo non si concretizza in una domanda di accesso.
Al momento del colloquio il sistema attraverso l’Osservatorio del Bisogno rende visibili,
integrandosi anche con il back-office, tutte le informazioni disponibili sul nucleo familiare
dell’utente (contatti precedenti, servizi a cui è già in carico), consentendo all’operatore di
sportello di agire con maggiore consapevolezza ed incisività.
Livello di accesso
Il contatto con l’utente a questo livello prevede la presentazione di una domanda per
l’accesso ad un servizio sia comunale sia socio-sanitario integrato: ogni domanda di
accesso verrà inoltrata in modo automatico al servizio competente, sia esso interno o
esterno all’Ente di presentazione e genererà in modo totalmente trasparente un contatto
all’interno all’Osservatorio in modo da costruire una banca dati unica sia a livello locale
che centrale.
6.2 Obiettivi generali del Progetto
L’utilizzo di un sistema informativo integrato permette di:
1. Dare pari opportunità e omogeneità di trattamento ai cittadini attraverso un
accesso unico alla rete dei servizi alla persona;
2. Fornire uno strumento evoluto agli amministratori e agli operatori per la
programmazione e la gestione dei servizi;
3. Creare un sistema integrato tra Comuni e tra Comuni-Azienda ULSS
- 67 -
Obiettivi specifici
L’integrazione e lo scambio continuo di dati e delle informazioni tramite il sistema
garantirà:

garantire maggiore trasparenza, omogeneità dei fini ed uguaglianza di opportunità nei
confronti del cittadino utente;

migliorare la comunicazione ed omogeneizzare gli strumenti di valutazione tra i
differenti attori coinvolti nel processo di erogazione del servizio;

eliminare i ritardi dovuti allo scambio dei dati tra sistemi e soggetti differenti;

avvicinare al rete dei servizi all’utente attraverso una distribuzione capillare dei punti di
accesso e di ascolto sul territorio;

garantire, in modo semplice e immediato, il trasferimento delle informazioni da un nodo
all’altro, per assicurare all’utente la necessaria continuità assistenziale;

semplificare il processo di “deospedalizzazione” attivando direttamente i servizi
territoriali e garantendo la continuità assistenziale nel passaggio da un nodo all’altro
del sistema a rete;

individuare “il responsabile del caso” per fornire all’utente e alla famiglia punti di
riferimento certi;

separare la gestione della domanda dalla gestione dei servizi;

integrare e condividere le informazioni con gli erogatori dei servizi, creando una cartella
unica socio-sanitaria;

rendere disponibili strumenti di “governo della rete” e di supporto alla programmazione.
Azioni previste:
1. CREAZIONE DELLA RETE DEGLI SPORTELLI SOCIALI (tema centrale della L.
328/2000 e delle Linee guida sulla domiciliarietà regionali) tramite:
 l’acquisto
del
programma
informatico
(parziale
finanziamento
regionale
con
partecipazione Comuni e Azienda ULSS 13) entro il 2006;
 l’installazione del sistema con l’apertura di circa 90 postazioni presso tutte le
Amministrazioni Comunali e i Distretti dell’Azienda ULSS 13 entro il 2007;
2. CREAZIONE DI UN OSSERVATORIO SUL BISOGNO (dati disponibili in tempo reale),
come previsto nel Piano di Zona dei servizi alla persona. La procedura prevede
- 68 -
l’informatizzazione delle schede di contatto consentendo un’analisi del bisogno sul
singolo individuo, sul nucleo familiare.
L’osservatorio è in grado di alimentare in tempo reale un Osservatorio di Zona che
consente il monitoraggio del bisogno, fornisce la possibilità di comparare i dati tra Enti
differenti e costituisce uno strumento fondamentale per la programmazione ed il
monitoraggio dei Piani di Zona;
6.3
Assolvere al debito informativo verso la Regione
Il sistema è in grado di fornire i dati necessari per la conoscenza e la valutazione di
bisogni, delle risorse impegnate a livello locale e delle attività, ai fini della ripartizione
dei contributi e della programmazione Regionale.
Organizzazione operativa:
Livello di accesso
 Il Programma è installato presso il server dell’AULSS 13 e tutti gli sportelli (presso i
Comuni e i distretti) sono collegati al server;
 Lo sportello utilizza i dati anagrafici presenti in ogni Comune mediante un modulo di
sincronizzazione;
 Il sistema è in grado di interfacciarsi con altri sistemi informatici esistenti presso gli Enti
stessi;
 Il sistema può essere compatibile con i sistemi informatici regionali (Clesius, Terregov,
altri).
Livello gestionale
 Organizza la gestione economica/amministrativa (gestione del budget, dei contributi,
della rendicontazione dei servizi, delle entrate….)
 Organizza l’attività dei servizi (appuntamenti, piani di lavoro, orari, accessi….)
 Organizza l’elaborazione dei dati (produzione di grafici, statistiche…)
 Garantisce la conoscenza di tutti gli accessi/prestazioni degli utenti.
- 69 -
Risultati attesi/Processo di miglioramento
Attraverso il processo di miglioramento che si instaurerà, potranno essere superati alcuni
aspetti dell’attuale organizzazione che rileva i seguenti elementi di criticità:

sportelli disomogenei per competenze;

difformità nella dislocazione e nelle modalità di accesso;

assenza di osservatorio complessivo e di un ufficio di programmazione integrata
per il territorio;

possesso e divulgazione di informazioni parziali e frammentate.
L’applicazione della nuovo sistema permetterà di ottenere:

Sportelli informatizzati con dati immediatamente consultabili e in condivisione

Osservatorio territoriale condiviso

Ufficio Programmazione Integrata

Omogeneizzazione dell’accesso ai servizi da parte dei cittadini

Riduzione dei tempi di attesa

Maggiori informazioni agli operatori

Visione complessiva della rete delle risorse

Minori tempi di gestione amministrativa

Ridotto uso del cartaceo

Monitoraggio della spesa
Cronoprogramma
Azioni
Lug ago set
Costituzione dell'Associazione tra Comuni, deliberando
la Convenzione nei rispettivi Consigli Comunali.
Inoltro della richiesta di contributo alla Regione Veneto,
in base alla D.G.R. n. 1384 del 10.05.2006.
Accordo di Programma con l'Azienda Ulss n°13.
Acquisto del programma informativo.
Inizio attività per l’attivazione degli sportelli informativi
- 70 -
ott
nov dic
Costi
I costi della funzione del servizio associato sono ripartiti tra i 17 Comuni in base al
numero della popolazione ammontano a complessivi € 200.760,00 al lordo del contributo
regionale.
Ogni Amministrazione Comunale inoltre sostiene le spese relative al proprio personale, ai
costi di postazione e a eventuali spese per far dialogare il programma con altri programmi
informatici interni all'Ente.
L’Azienda ULSS 13 si impegna alla gestione del progetto sotto il profilo tecnico e
amministrativo dell’intero sistema informativo previa apposita delega da parte delle n. 17
Amministrazioni Comunali.
L’Azienda ULSS
inoltre sostiene le spese relative al proprio personale, ai costi della
postazioni presso le sedi distrettuali.
- 71 -
CAP. 7 – RISULTATI ATTESI ED INTERVENTI PREVISTI
Viene di seguito elencato quanto segue:
7.1. ASSISTENZA DOMICILIARE COMUNALE S.A.D.
Rispetto ai criteri e modalità di erogazione del SAD:

approvazione e applicazione Regolamento S.A.D. da parte di tutti i Comuni
dell’Azienda ULSS n°13, entro l’anno 2007 che comporta:

introduzione della compartecipazione dell’utenza al costo del servizio;

applicazione dell’I.S.E.E. in tutti Comuni;

applicare la formula individuata così da ottenere quote personalizzate;
allineamento delle modalità di compartecipazione economica entro il triennio di durata
del Piano e precisamente:

considerare nel computo dei redditi l’indennità di accompagnamento;

tendere a ridurre, per quanto possibile e una volta considerate le diversità in
termini di gestione e di costi del servizio, le differenze nella determinazione di
soglia minima, soglia massima e percentuale a carico dell’utenza;

ipotizzare un percorso possibile per la gestione associata tra Comuni;

Valutazione semplice del caso assicurata dal Comune;

Uniformare modalità di valutazione ( utilizzo della scheda S.V.A.M.A.) e tempi di
valutazione ( massimo 15 giorni) e attivazione ( massimo 15 giorni);

Coniugare la durata prolungata del servizio con verifica del progetto.
Per l’anno 2007 il 20% del fondo regionale della domiciliarità è destinato al S.A.D.
La Regione provvede a trasferire la quota direttamente all’Azienda Ulss n°13.
La Conferenza dei Sindaci, nel corso del 2007, stabilirà i criteri di riparto per la
determinazione del contributo da trasferire a ciascun Comune da parte dell’Azienda
Ulss.
Per il biennio 2008 – 2009 la Conferenza dei Sindaci - compatibilmente con gli
adempimenti imposti dalle Leggi finanziarie dello Stato - si riserva di valutare la
possibilità di incrementare fino al 40% le risorse finanziarie della domiciliarità da
destinare al S.A.D. al fine di potenziare i servizi strutturati comunali ( Assistente
Sociale e S.A.D.) e rafforzare il governo del sistema “complesso” della stessa.
- 72 -
7.2 ASSISTENZA DOMICILIARE INTEGRATA

L’obiettivo che viene prefisso per il triennio 2007 – 2009 è quello di aumentare il
n° degli Infermieri Professionali dedicati all’ADI nella misura di n°4 unità per il
Distretto 1 e n° 4 unità per il Distretto 2 del Territorio aziendale in modo da
garantire n° 12 ore giornaliere di disponibilità di servizio per n° 7 giorni alla
settimana.

Attivazione dell’U.V.M.D. in
ragione della complessità e tipologia delle possibili
risposte sanitarie, socio-sanitarie e sociali entro il 2007;

Utilizzo della modalità di compilazione della cartella A.D.I. con modalità condivisa
Comuni/Distretti nei due Distretti entro il 2007.

Tempi di attivazione: si prevede che il primo accesso dell’Operatore sanitario o
socio-sanitario, avvenga entro 48 ore dal momento della domanda.

Per situazioni complesse che richiedano una valutazione multiprofessionale,
l’U.V.M.D. viene convocata entro 15 giorni dalla richiesta del professionista che ha
in carico il caso.
7.3 TELESOCCORSO - TELECONTROLLO
Adozione di apposito regolamento e secondo le seguenti modalità di compartecipazione:

servizio gratuito per ISEE da €. 0 a €.14.100,00;

75% del costo del servizio per ISEE da €. 14.100,00 a €. 18.022,70

100% del costo del servizio per ISEE superiore a €. 18.022,70
oppure se il
richiedente non presenta attestazione ISEE.
Entrambi i valori saranno incrementati per gli anni successivi dell’indice ISTAT della
variazione annua del costo della vita per le famiglie di operai e impiegati.
- 73 -
7.4
ASSEGNI DI CURA
Per l’anno 2007 si prevede di:

utilizzare il 70% delle risorse finanziarie, assegnate al fondo della domiciliarità
che la Regione assegnerà direttamente all’Azienda ULSS la quale provvederà
a gestire la graduatoria e liquidare i contributi ai cittadini;

valutazione in U.V.M.D. di tutte le richieste di assegno di cura;

stipula del Contratto relazionale tra cittadino e Comune circa le modalità di
utilizzo dell’assegno di cura stesso;

per gli anni successivi ( 2008 – 2009) la Conferenza dei Sindaci si riserva di
valutare di portare a diminuzione fino al 50% le risorse finanziarie destinate agli
assegni di cura per implementare il budget destinato al potenziamento di SAD.
La Conferenza si riserva, comunque di monitorare
annualmente le possibili
liste d’attesa e l’efficacia degli interventi allo scopo di valutare l’adeguatezza
dell’orientamento stesso.
7.5 INTERVENTI STRAORDINARI e TEMPORANEI

Destinare, per il 2007, il 7% delle risorse finanziarie regionali del fondo per la
domiciliarità agli interventi temporanei o straordinari, prevedendo un incremento
delle assegnazioni per circa il doppio della popolazione attualmente interessata;
la parte del fondo della domiciliarità destinata sarà assegnata dalla Regione
all’Azienda ULSS, la quale provvederà a ripartire le quote ai Comuni in base alla
percentuale di popolazione anziane con età superiore ai 65 anni.

Revisione dei termini dell’Accordo di programma così da armonizzarne i
contenuti con quanto previsto dal presente Piano.
- 74 -
7.5
INTERVENTI DI SOLLIEVO
Ricoveri temporanei:

Come previsto dalla D.G.R. n°38/2006
per anziani non autosufficienti per
anche gli ingressi in strutture residenziali
ricoveri temporanei saranno
regolamentati
mediante una sezione del registro unico con apposita graduatoria; la Regione
stabilisce che il ricovero temporaneo
deve avere durata non superiore a tre
mesi. Agli accoglimenti temporanei dovrà essere assicurata la precedenza rispetto
alle domande di inserimento di maggior durata.
Questa nuova modalità diviene per questa Azienda obiettivo di Piano da realizzare a
partire dall’1.1.2007.

Unitamente, viene definita per il triennio di durata del Piano l’incremento di posti
riservati ad accoglimento temporaneo fino ad un massimo complessivo di n° 20
distribuiti nei due Distretti rendendo in tal modo omogenea l’offerta nel territorio.
Centro Diurno:

Viene previsto l’incremento di posti di Centro Diurno dell’Azienda ULSS n°13 dagli
attuali n° 33 ad un massimo di n°60 distribuiti su tutto il territorio previa
autorizzazione regionale, entro il 31.12.2009;

Introduzione del progetto di accoglimento presso il centro Diurno a termine allo
scopo di creare ulteriori opportunità di accesso e
quindi l’introduzione della
modalità di dimissione programmata ; l’obiettivo da raggiungere
entro il
31.12.2007;

Istituzione del contratto di accoglimento sottoscritto tra struttura e famiglie della
persona
anziana
con
esplicitazione
degli
obiettivi
e
durata
prevista
dell’accoglimento; l’obiettivo può essere raggiunto entro il 31.12.2007;

Valutazione in U.V.M.D. per tutti i potenziali ingressi in posti di centro Diurno con
partecipazione anche del referente della struttura interessata allo scopo di
modulare e concertare nei tempi e nelle modalità la peculiarità dell’ accoglimento
diurno anche in considerazione dei carichi organizzativi delle strutture accoglienti.
Anche per questo obiettivo si prevede come termine il 31.12.2007.

Prevedere l’utilizzo
dell’assegno di cura
e/o
intervento straordinario per la
compartecipazione del cittadino al pagamento della quota sociale del ricovero;
- 75 -

Provvedere alla stesura di precisi protocolli d’intesa che prevedano maggiore
coinvolgimento
tra M.M.G. di riferimento dei singoli ospiti e medici dei Centri
Diurni che garantiscono le situazioni di emergenza; l’obiettivo sarà raggiunto entro
il triennio di durata del Piano;

Predisposizione di appositi accordi tra i servizi sociali Comunali e i Centri diurni per
aspetti inerenti il servizio di aiuto/ supporto
nell’accompagnamento al Centro
Diurno stesso allo scopo di omologare le modalità operative di collaborazione e
presa in carico.
7.6 PROGETTUALITA’ SPERIMENTALI

destinare alle iniziative di formazione ed informazione proposte il 3% delle risorse
assegnate al piano della domiciliarità unitamente alla formazione degli operatori,
con l’impegno ad utilizzare:

-
almeno 1% per la formazione operatori
-
al massimo 0,5% per le progettualità sperimentali
-
al massimo 0,5% per le reti solidaristiche;
attivazione entro il triennio delle iniziative informative e formative illustrate secondo
la programmazione che sarà concordata entro il primo semestre del 2007 tra gli enti
interessati;

L’attività di sensibilizzazione sarà a carico degli Enti promotori: Azienda, Comuni,
Case di Riposo.
7.7
TEMPI DELLA VALUTAZIONE E PRESA IN CARICO
a) Servizio Assistenza Domiciliare S.A.D.
Attualmente i tempi per la valutazione della domanda
di assistenza domiciliare e di
attivazione del servizio sono piuttosto differenziati da Comune a Comune.
Appare realistico prospettare che tra gli obiettivi di Piano della Domiciliarità relativamente
a questo punto possa essere considerata la possibilità di uniformare i tempi per tutti i
- 76 -
Comuni del territorio attestando su massimo 15 giorni per la valutazione della domanda
e massimo altri 15 giorni per l’attivazione del servizio.
Per situazioni complesse che richiedano una valutazione multiprofessionale, l’U.V.M.D.
viene convocata entro 15 giorni dalla richiesta del professionista che ha
in carico il caso.
b) Assegni di Cura
Si prevede di applicare la regola dell’attivazione della U.V.M.D. entro 30 giorni dalla
data della domanda
c) Assistenza Domiciliare Integrata A.D.I.
Per l’attivazione dell’ADI è previsto che il primo accesso dell’Operatore sanitario o socio
sanitario, avvenga entro 48 ore dal momento della domanda.
Per situazioni complesse che richiedano una valutazione multiprofessionale, l’U.V.M.D.
viene convocata entro 15 giorni dalla richiesta del professionista che ha
in carico il caso.
d) ADIMED
La valutazione viene eseguita in sede di UVMD entro 5 giorni dalla segnalazione del
richiedente con attivazione immediata del Protocollo ADIMED dal giorno della UVMD
(Delibera n°259 del 23/02/2001).
E) Interventi di Sollievo
Si prevede di applicare la regola dell’attivazione dell’U.V.D.M. entro 30 gg dalla data della
domanda.
- 77 -
7.8
SPORTELLO INTEGRATO
Installazione presso tutte le sedi comunali e di Distretto del nuovo sistema informativo
socio-sanitario sportello integrato.
Rispetto agli indicatori di verifica del raggiungimento degli Obiettivi si ritiene di
procedere come segue:
1. Per gli obiettivi di carattere tecnico viene istituito un gruppo di lavoro misto
Operatori dei Distretti e Assistenti Sociali dei Comuni per monitorare
l’applicazione degli interventi collegati alle azioni previste dal Piano.
2. Per gli obiettivi di carattere economico e di modifica del sistema, sarà cura della
Direzione dei Servizi Sociali e della Conferenza dei Sindaci monitorare
l’andamento e l’utilizzo dei trasferimenti regionali così come indicato nel Piano e
lo stato di adozione ed applicazione dei
Telesoccorso).
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Regolamenti comunali ( S.A.D. e
RIEPILOGO DEL RIPARTO DEL FONDO DELLA DOMICILIARITA’
TRIENNIO 2007 – 2009.
ANNO 2007
20% S.A.D. da erogare direttamente dalla Regione all’Azienda Ulss;
70% ASSEGNI DI CURA da erogare direttamente dalla Regione all’Azienda ULSS;
7% INTERVENTI TEMPORANEI E STRAORDINARI da erogare direttamente dalla
Regione all’Azienda ULSS;
3% FORMAZIONE PERSONALE – PROGETTUALITA’ SPERIMENTALI da erogare
direttamente dalla Regione all’Azienda ULSS, con l’impegno ad utilizzare:
-
almeno 1% per la formazione operatori
-
al massimo 0,5% per le progettualità sperimentali
-
al massimo 0,5% per le reti solidaristiche.
ANNO 2008 - 2009
Riserva di verifica da parte della Conferenza dei Sindaci, per valutare se confermare le
percentuali del 2007 o modificare il rapporto tra S.A.D. e Assegni di cura.
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