AIOM NEWS
NEWSLETTER DIGITALE DELL’AIOM – ASSOCIAZIONE ITALIANA DI ONCOLOGIA MEDICA
Anno 2 – Numero 5 – 3 Febbraio 2004
Ricerca
01. DAGLI USA UN NUOVO ALLARME PER LE TINTURE DEI CAPELLI
02. L’UNIONE EUROPEA APPROVA TERAPIA CONTRO LINFOMI NON HODGKIN
03. FARMACO BEVACIZUMAB ‘AFFAMA’ I TUMORI DEL RETTO
04. ESPERTI GB, DA ESAMI RADIOLOGICI CENTINAIA DI CASI
News
01. TUMORI IN AUMENTO TRA I SIEROPOSITIVI
02. SPERANZE DA FARMACO ANTI-AIDS, CONGELA IL CANCRO AL POLMONE
03. NASCE ISTITUTO VIRTUALE PER LA RICERCA SUI FARMACI INTELLIGENTI
04. IL 50% DEI PAZIENTI ITALIANI CHIEDE STRUTTURE PIÙ CONFORTEVOLI
05. AIOM, 3.000 ACCESSI DA MAGGIO A NUMERO VERDE
Dalle Regioni
01. SOLE A RISCHIO SUL LAVORO? STUDIO FRA 500 VITICOLTORI
02. IN SICILIA SI STUDIANO LE ‘VIRTU” PROTETTIVE DELLA DIETA MEDITERRANEA
Curiosità
PICCOLI DI BELLA CRESCONO
AGENDA: I PROSSIMI APPUNTAMENTI AIOM
Ricerca
01. DAGLI USA UN NUOVO ALLARME PER LE TINTURE DEI CAPELLI
Nuovo allarme dagli Usa per alcune tinture per capelli: secondo uno studio condotto da ricercatori di Yale
e pubblicato sull’American Journal of Epidemiology, aumenterebbero il rischio di contrarre il linfoma non
Hodgkin. Lo studio, che ha coinvolto 1300 donne del Connecticut, ha mostrato che quelle che hanno
cominciato a tingersi i capelli prima del 1980 corrono un rischio di contrarre il linfoma non Hodgkin del 40
per cento superiore alle altre. Il rischio raddoppierebbe per le donne che hanno usato tinture permanenti,
che hanno scelto colori scuri, (nero, rossi e castano) e che si sono colorate i capelli con frequenza
superiore alle otto volte all’anno per almeno 25 anni. “L’aumento del rischio non si verificherebbe nel caso
di uso di tinture non permanenti o per i colori chiari”, ha detto Tongzhang Zheng, lo scienziato di Yale che
ha curato la ricerca. Lo studio non ha mostrato una maggiore incidenza di cancro tra le donne che hanno
cominciato a colorarsi i capelli dopo il 1980. Alla fine degli anni Settanta si scoprì che alcuni ingredienti
delle tinture erano cancerogeni nei topi e i produttori smisero di utilizzarli. Ma il dottor Zheng sostiene che
è troppo presto per giudicare se i nuovi prodotti siano davvero sicuri: i ricercatori non hanno avuto
abbastanza tempo per accertare che non ci saranno davvero effetti collaterali.
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02. L’UNIONE EUROPEA APPROVA TERAPIA CONTRO LINFOMI NON HODGKIN
La Commissione Europea ha concesso l’autorizzazione all’immissione in commercio di ‘Ibritumomab
Tiuxetan’, un anticorpo monoclonale per la radioimmunoterapia dei linfomi non-Hodgkin (LNH), con cui
trattare individui adulti risultati refrattari al rituximab, un altro anticorpo monoclonale. Lo annuncia in una
nota l’azienda tedesca produttrice del nuovo trattamento basato sull’anticorpo monoclonale anti-CD20 e
sul potere citotossico della radiazione beta emessa dall’isotopo radioattivo ittrio-90 e che offre una nuova
prospettiva terapeutica e migliora la qualità di vita di questi pazienti. Il farmaco posto in uno studio clinico
a confronto con rituximab avrebbe dato ottimi risultati, sostiene Joachim-Friedrich Kapp, Direttore della
Business Unit Specialized Therapeutics del gruppo farmaceutico che prevede di lanciare il prodotto in
Europa nei prossimi mesi.
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03. FARMACO BEVACIZUMAB ‘AFFAMA’ I TUMORI DEL RETTO
Test clinici dimostrano, per la prima volta, che un farmaco a base di bevacizumab (un agente
antiangiogenetico) bloccherebbe la crescita di nuovi vasi sanguigni in pazienti affetti da cancro al retto.
Inoltre, il farmaco, che inattiva il fattore di crescita vascolare-endoteliale (VEGF), diminuisce la capacità
del tumore di assorbire il sangue dai tessuti circostanti. Quindi, secondo lo studio statunitense pubblicato
sulla rivista Nature Medicine, può essere utilizzato per sottrarre nutrienti ai tumori ed indebolirli. L’autore
della ricerca, Christopher G. Willett del Massachusetts General Hospital (Harvard University, Boston),
suggerisce che il bevacizumab potrebbe essere associato alle chemioterapie per facilitare la distruzione dei
tessuti cancerosi anche perché la sua ‘aggiunta’ non aumenta molto gli effetti collaterali della
chemioterapia. Infatti, ai bassi dosaggi scelti per lo studio, il bevacizumab è risultato molto meno tossico
di quanto riportato da precedenti studi che impiegavano dosaggi più alti. Nell’ambito del Cancer Therapy
Evaluation Program del National Cancer Institute (Bethesda), il bevacizumab è stato somministrato a sei
pazienti con cancro rettale non invasivo, che stavano seguendo dei cicli di chemio e radioterapia prima di
sottoporsi all’intervento chirurgico. Successivamente, le osservazioni sul tessuto tumorale hanno
evidenziato che il trattamento aveva ridotto con diversi meccanismi l’afflusso del sangue. Infatti, aveva
annullato la capacità del tumore di assorbire il sangue dai tessuti e diminuito il numero di vasi sanguigni
intorno alla massa cancerosa, sia ‘chiudendo’ vasi già formati sia impedendo la crescita di nuovi capillari.
Diversi ‘indizi’ cellulari e molecolari suggeriscono che, a bassi dosaggi, il bevacizumab abbia una generale
azione ‘normalizzante’, rispetto alle alterazioni della funzionalità vascolare indotte dal cancro, diminuisca il
rischio di metastasi e faciliti l’azione dei farmaci chemioterapici sul tessuto tumorale.
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04. ESPERTI GB, DA ESAMI RADIOLOGICI CENTINAIA DI CASI
Centinaia di casi di tumore ogni anno in Inghilterra sarebbero provocati da esami radiologici. A lanciare
l’allarme sono i ricercatori dell’Università di Oxford e del Cancer Research inglese che in uno studio
pubblicato sulla rivista The Lancet, stimano che circa 700 dei 124 mila casi di tumore diagnosticati ogni
anno in Gran Bretagna (0,6%) siano da attribuire all’esposizione ai raggi X per scopi diagnostici. Per
questo motivo, gli esperti inglesi chiedono ai medici di evitare di prescrivere radiografie o tac “non
necessarie”. Resta inteso però, sottolineano gli esperti, che i benefici di questo tipo di esami superano
largamente i rischi, perché permettono di individuare e monitorare gravi problemi medici. In tutto il
mondo, i raggi X rappresentano circa il 14% dell’esposizione a radiazioni, da fonte naturale e artificiale,
nella popolazione generale. Il rischio di cancro da esposizione alle radiazioni, spiegano gli esperti, può
essere quantificato usando i dati ottenuti studiando individui giapponesi esposti alle radiazioni dopo lo
scoppio delle bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki. La percentuale di tumori attribuibile ai raggi X
varia da Paese a Paese. Secondo il rapporto, negli Stati Uniti, circa lo 0,9% dei tumori è addebitabile ad
esami radiologici, l’1,3% in Germania, e il più alto, 2,9% in Giappone dove i raggi X per uso diagnostico
provocano 7500 casi all’anno. Recenti studi hanno suggerito che in Gran Bretagna circa il 30% delle
radiografie del torace non hanno indicazione medica precisa, così come un buon numero di esami Tac.
Nell’editoriale che accompagna lo studio, Peter Herzog della Ludwig Maximilians University di Monaco di
Baviera scrive: “L’obiettivo è di evitare gli esami radiologici inutili che, oltre a rappresentare un pericolo,
possono notevolmente far allungare la permanenza in ospedale. Nella pratica clinica quotidiana, i medici
quando prescrivono un esame radiologico devono valutare attentamente rischi e benefici per i loro
pazienti. Tutte queste considerazioni - conclude l’esperto - nulla tolgono alla immensa importanza delle
tecniche diagnostiche che sfruttano i raggi X: se si seguono le regole e le procedure corrette, i vantaggi
superano decisamente i rischi”.
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News
01. TUMORI IN AUMENTO TRA I SIEROPOSITIVI
Tumori in aumento tra i sieropositivi. È l’altra faccia della medaglia dell’allungamento della sopravvivenza
ottenuto grazie alle terapie antiretrovirali: i pazienti con HIV invecchiano e si ammalano delle forme di
cancro diffuse fra il resto della popolazione. Non solo. Per i sieropositivi tra i 20 e i 59 anni il rischio di
tumore è tre volte maggiore, addirittura 6-7 volte superiore per il tumore del polmone. Sono i dati diffusi
al convegno ‘Tumori in HIV’, in corso al Centro di Riferimento Oncologico di Aviano, dove gli esperti
invitano i sieropositivi a fare prevenzione e diagnosi precoce.
“Se negli anni ‘90 in Italia l’età media della diagnosi di HIV era intorno ai 30 anni - afferma Diego
Serraino, epidemiologo dell’Istituto Spallanzani di Roma - nel 2002 si è alzata a 40 per gli uomini e 36 per
le donne. Parallelamente i morti per Aids sono passati dai 4.500 del ‘96 ai 1.000 del 2001, con un
aumento dei pazienti ‘lungosopravviventi’, oggi circa 20 mila. Così - spiega Serraino - sempre più vediamo
tra i sieropositivi tumori come quello del polmone, del fegato, della prostata, dello stomaco”.
Una nuova emergenza che va affrontata “raccomandando anche a questi pazienti gli screening per la
diagnosi precoce e l’importanza della prevenzione”. Al CRO di Aviano, annuncia l’oncologo Umberto Tirelli,
“partirà a breve uno studio sulla diagnosi precoce con Tac spirale e Pet, su sieropositivi con oltre 40 anni
di età e forti fumatori”. A sorpresa, invece, fra le donne con HIV sembrano meno frequenti i tumori del
seno rispetto al resto della popolazione.
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02. SPERANZE DA FARMACO ANTI-AIDS, CONGELA IL CANCRO AL POLMONE
Contro il cancro del polmone, speranze da un farmaco anti-Aids. L’Indinavir, inibitore della proteasi,
sarebbe in grado di ‘congelare’ il tumore: lo “affamerebbe”, impedendo la formazione di nuovi vasi
sanguigni e ne blocca la progressione. Al Centro di Riferimento Oncologico di Aviano è in corso, da due
mesi, la sperimentazione su 11 pazienti non sieropositivi con cancro del polmone metastatico non
operabile. Lo ha annunciato Umberto Tirelli, direttore del Dipartimento di Oncologia Medica del CRO, al VI
congresso su ‘Tumori in HIV’. Il trial fa seguito ai risultati positivi ottenuti con studi sui topi. “L’Indinavir,
un farmaco basilare per la terapia dell’Aids - spiega l’oncologo - ha dimostrato una importante attività
anti-angiogenica. La sopravvivenza a un anno dei pazienti con questa neoplasia, difficile da trattare, è del
30%. L’obiettivo del nostro studio non è far sparire il tumore, ma congelarlo”. I primi risultati saranno
disponibili tra un paio di mesi. Intanto, afferma, “non si sono verificati casi di tossicità e non si è registrata
progressione della malattia”. Contemporaneamente proseguono gli studi sui topi nei laboratori dell’Istituto
Superiore di Sanità, a cura della ricercatrice Barbara Ensoli, per incrociare i dati clinici con quelli biologici
sull’attività anti-angiogenetica dell’Indinavir. “La ricerca sui farmaci antiretrovirali contro i tumori è un
filone molto promettente”, commenta Tirelli. È in corso, in tutta Italia, uno studio su 20 pazienti con
sarcoma di Kaposi, annunciato lo scorso anno dalla Ensoli proprio al convegno di Aviano. E al CRO si sta
testando l’Indinavir come trattamento anche per il cancro naso-faringeo.
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03. NASCE ISTITUTO VIRTUALE PER LA RICERCA SUI FARMACI INTELLIGENTI
Danno la caccia alle proteine killer che scatenano tumori aggressivi, ma poco diffusi e poco interessanti
per le grandi aziende farmaceutiche, e poi cercano di progettare nuovi farmaci capaci di neutralizzarle.
Sono i 25 esperti del primo istituto virtuale al mondo specializzato in questo campo. Lavorano da quattro
città diverse, tra Italia e Svizzera, incontrandosi su Internet. Il loro primo incontro ufficiale, faccia a
faccia, si è tenuto in settimana a Bressanone (Bolzano). L’istituto, finanziato dall’Associazione Italiana per
la Ricerca sul Cancro (AIRC), si chiama Oncogenic Fusion Protein Targeting Group e lo coordina Carlo
Gambacorti, direttore dell’Unità operativa geni e proteine dell’Istituto Tumori di Milano e uno dei
protagonisti della ricerca sul primo farmaco intelligente contro la leucemia mieloide cronica, l’Imatinib.
Oltre a un gruppo dell’Istituto Nazionale Tumori di Milano, ne fanno parte l’Università di Padova (con Enzo
Pinna e Giuseppe Zanotti), quella di Venezia (Alfonso Zambon) e il Politecnico di Zurigo (Leonardo
Scapozza). Tutto è cominciato come una semplice collaborazione, tre anni fa, e il lavoro on-line condotto
finora ha già dato i primi frutti. Si stanno studiando i punti deboli di due nuove proteine bersaglio: si
chiamano ALK e RET, scatenano due forme di tumore poco diffuse ma molto aggressive. ALK è
responsabile di un linfoma non-Hodgkin e RET di un tumore della tiroide. “Senza Internet questo lavoro
sarebbe stato impossibile”, ha osservato Gambacorti. “Non sostituiamo il lavoro delle aziende
farmaceutiche, ma integriamo alcune aree nelle quale i numeri delle aziende non trovano un corrispettivo
nella portata sociale reale”, ha aggiunto. Ad esempio, la stessa leucemia mieloide cronica, contro la quale
è stato messo appunto l’Imatinib, “era considerata una malattia numericamente al limite dell’interesse
delle aziende”. La novità, ha rilevato, è che “affrontiamo il tumore con un approccio razionale”. A fare il
primo passo è il gruppo di Zurigo, che ricostruisce al computer la struttura della proteina-killer, a caccia
dei suoi punti deboli. Parallelamente il gruppo di Padova sintetizza la stessa proteina e ne studia
direttamente la struttura. Scoperto il tallone di Achille, il gruppo di Venezia comincia a individuare un
insieme di sostanze capaci di legarsi alla proteina e di neutralizzarla. Quindi il gruppo di Milano verifica
sperimentalmente quale delle sostanze individuate funzioni meglio. Se più sostanze sono efficaci, si
cercano gli elementi comuni fino a mettere a punto la sostanza che sarà poi sperimentata prima sulle
cellule, poi sugli animali e infine in laboratorio. “È una corsa a ostacoli”, ha detto Gambacorti, e con le
prime due proteine killer sulle quali il gruppo sta lavorando sono stati superati i primi due, con lo studio
della struttura e l’identificazione delle sostanze attive.
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04. IL 50% DEI PAZIENTI ITALIANI CHIEDE STRUTTURE PIÙ CONFORTEVOLI
Il 50% dei pazienti con un tumore chiede strutture più ‘umane’, con sale d’attesa e ambienti per visite e
terapie più confortevoli. E vorrebbe un medico più attento ad ansia e paure del malato e un maggior
coinvolgimento nelle decisioni su diagnosi e cure. A ‘fotografare’ disagi e bisogni dei pazienti oncologici è
una ricerca condotta dal Collegio Italiano dei Primari Oncologi Medici Ospedalieri (CIPOMO). L’indagine ha
interrogato 1.083 malati in dodici Day Hospital di tutta la penisola. L’80% ha fra i 40 e i 79 anni, il 56,3%
è donna, il 51,3% pensionato, il 20% casalinga. In futuro dovrebbero essere coinvolti tutti i 120 Day
Hospital italiani. Le strutture vengono ‘promosse’ con riserva. Solo alcune raggiungono l’eccellenza, come
il Day Hospital di Montepulciano (Siena). In media, raggiunge appena la sufficienza il confort delle sale
d’attesa e dei locali per prelievi, visite e terapie. Solo un 10% di pazienti si lamenta per i tempi di attesa,
in media accettabili. Promossi anche gli oncologi. I pazienti considerano le loro comunicazioni
generalmente molto chiare e poco contraddittorie. Ma chiedono di essere più coinvolti nelle decisioni
diagnostiche e terapeutiche. Nelle strutture meridionali, gli oncologi si mostrano più attenti alla
comunicazione con i malati. Secondo la ricerca CIPOMO, i pazienti sono soddisfatti della tutela della loro
privacy ed esprimono un giudizio molto positivo sul rispetto ottenuto nei loro confronti durante il
soggiorno in Day Hospital. Soddisfazione è espressa per l’assistenza ricevuta. Il 23% ha dovuto mettere
mano al proprio portafoglio per farsi curare: l’8,3% per esami diagnostici, il 7,4% per farmaci non
rimborsati o viaggi. Il 16,7% ha sostenuto una spesa inferiore ai 500 euro. “Esistono differenze ancora
marcate - spiega il coordinatore della ricerca, l’oncologo Sergio Crispino, della USL 7 di Siena - fra i vari
Day Hospital. Su queste bisogna intervenire per portare tutti i centri a un livello di eccellenza, che solo
alcuni possono vantare, secondo l’indagine”. D’accordo il coordinatore degli assessori regionali alla Sanità,
Fabio Gava, che propone l’istituzione di un gruppo di lavoro Regioni-oncologi per affrontare, inizialmente,
problemi tecnici e organizzativi. “Il livello medio delle strutture oncologiche in tutt’Italia - sottolinea Guido
Tuveri, presidente del CIPOMO - rende inutili i viaggi della speranza per curarsi e i cittadini devono
saperlo”.
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05. AIOM, 3.000 ACCESSI DA MAGGIO A NUMERO VERDE
È forte il filo che unisce, guidandoli nella lotta al loro male, i malati oncologici ai medici esperti nella cura
dei tumori. Si tratta di un filo telefonico, quello del numero verde 800237303 che, dalla sua attivazione
nel maggio scorso, ha fatto registrare ben 3 mila accessi con punte giornaliere di 30 chiamate. E’ quanto
riferito dal Presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) Roberto Labianca. Il numero,
promosso dalla stessa AIOM, è attivo dal lunedì al venerdì, dalle 13 alle 17, e con lui è nato un punto di
ascolto fondamentale non solo per i pazienti ma anche per i loro parenti. Chi ne ha usufruito nei mesi
trascorsi dalla sua nascita, spiega il dottor Labianca, ha cercato la parola degli esperti sia per un consiglio
di natura medica sulla gestione delle terapie e sul modo di affrontarne gli effetti collaterali, sia più
semplicemente per un conforto psicologico. E’ un servizio usato, aggiunge Labianca, anche dai parenti dei
malati perché è un canale per trovare risposta o chiarimenti sulla qualità delle prestazioni, sull’efficacia
delle terapie, sui servizi disponibili. Che ci siano stati tutti questi accessi, evidenzia il presidente dell’AIOM,
significa che le persone vogliono sapere e partecipare attivamente alle decisioni degli esperti, inoltre
indica che c’è la volontà di verificare le notizie apprese dai media in materia di tumori. I picchi di
telefonate, osserva l’esperto, ci sono stati infatti molto spesso in concomitanza di notizie cui stampa e
televisioni hanno dato molto risalto. Ciò indica, conclude il dottor Labianca, che c’è bisogno di una certa
responsabilità e rigore da parte di coloro che divulgano tali notizie.
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Dalle Regioni
01. SOLE A RISCHIO SUL LAVORO? STUDIO FRA 500 VITICOLTORI
Potrebbe essere pericolosa la bella abbronzatura dei contadini e, in futuro, anche l’esposizione ai raggi
solari potrebbe essere regolamentata come fattore di rischio sul lavoro. Per accertare il legame tra
esposizione al sole e comparsa di alcuni tumori della pelle, 500 viticoltori delle principali fattorie senesi
saranno protagonisti di uno studio pilota della sezione di Medicina del Lavoro e dell’ unità di Dermatologia
del Policlinico delle Scotte. “Effettueremo specifiche visite - spiega il dottor Riccardo Romeo della Medicina
del Lavoro e coordinatore dello studio partito in questi giorni - per diagnosticare precocemente eventuali
tumori alla pelle in tutti gli agricoltori che, soprattutto nel periodo estivo, sono esposti per molte ore ai
raggi solari”. Anche l’ esposizione al sole, dunque, nei prossimi anni potrebbe essere regolata secondo
criteri specifici, come succede oggi - ad esempio - per le sostanze pericolose utilizzate nei processi
industriali. “L’ evidenza di un ruolo causale della luce solare nelle malattie della pelle, aggiunge il dottor
Romei, e’ sostenuta anche dalle osservazioni cliniche effettuate soprattutto su epiteliomi basocellulari e
spinocellulari di cui soffrono persone che per lavoro si espongono molto al sole, quali contadini e marinai”.
Lo studio prevede un questionario per raccogliere informazioni su fototipo, durata, continuità ed inizio dell’
esposizione, abitudini di vita, uso di dispositivi di protezione. I ricercatori cercheranno di individuare con
certezza la dose totale media di raggi assorbita dai viticoltori, per poter determinare i fattori di rischio e
iniziare una prevenzione personalizzata.
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02. IN SICILIA SI STUDIANO LE ‘VIRTÙ’ PROTETTIVE DELLA DIETA MEDITERRANEA
Al via, in Sicilia, una ricerca tutta italiana sulle virtù anti-cancro della dieta mediterranea, analizzandone
gli effetti sul patrimonio genetico. Partirà entro la primavera lo studio condotto dal Centro di Oncologia
Sperimentale dell’Ospedale Maurizio Ascoli di Palermo, su 200 donne sane, per ‘misurare’ il rischio di
sviluppare un tumore del seno e il ruolo protettivo dell’alimentazione, in particolare della cucina
tradizionale dell’isola. “La dieta - spiega l’oncologo Giuseppe Carruba, coordinatore della ricerca - è in
grado di modificare l’attività dei geni coinvolti nel controllo della vita di una cellula, dalla proliferazione al
‘suicidio programmato’, dal ciclo cellulare ai meccanismi di riparazione di eventuali danni genetici”. Un
consorzio di aziende alimentari, allevatori, coltivatori diretti e cuochi metterà a disposizione i prodotti e le
ricette a base della dieta che le donne arruolate nello studio, tutte in menopausa, seguiranno per sei mesi.
Con i nuovi test che permettono l’analisi di migliaia di geni contemporaneamente, i ricercatori valuteranno
quanto l’alimentazione modifica la funzione dei geni, riducendo il rischio di ammalarsi di cancro della
mammella. Lo studio è finanziato, fra gli altri, dalla Regione Sicilia e dall’AIRC. Un altro studio, stavolta
internazionale, valuterà gli effetti dell’alimentazione sull’attività dei geni in circa 2 mila pazienti con
tumore della prostata, a confronto con altrettanti uomini sani. La ricerca, che dovrebbe cominciare a
settembre, coinvolge numerosi centri in Svezia, Regno Unito, Italia, Grecia, Spagna e Stati Uniti.
L’obiettivo è confrontare aree geografiche con una differente incidenza di cancro della prostata e abitudini
alimentari molto diverse. “L’analisi genetica - spiega Carruba - sarà condotta su tessuti prelevati durante
l’intervento chirurgico o la biopsia, per identificare un gruppo di geni che ‘lavorano’ troppo o poco a
seconda del tipo di alimentazione e della progressione della malattia”. L’oncologo ricorda che “secondo
studi di laboratorio ed epidemiologici recenti, il 50-60% di tutti i tumori è legato a fattori nutrizionali e
dietetici”. Nonostante il boom di integratori e cibi funzionali, “che sono diventati un business per le
aziende del settore - afferma Franco Berrino, dell’Istituto Tumori di Milano - non ci sono pillole sostitutive
dell’alimentazione per prevenire il cancro. Dunque, la sola strada è modificare la propria dieta,
arricchendola di cibi protettivi come fibre, verdure e frutta”.
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Curiosità
PICCOLI DI BELLA CRESCONO
L’ azienda ospedaliera Civico di Palermo precisa che il signor Giovanni Puccio, citato da alcuni giornali
come lo scopritore di una nuova terapia antitumorale, non è un dipendente della farmacia del nosocomio
palermitano, e che il dottor Santi Scola, “non è un ematologo, ma un medico di laboratorio, e non svolge
attività terapeutica, né applica, all’ Ospedale Civico, terapie antitumorali”. La smentita segue la
pubblicazione di alcuni articoli secondo i quali l’ ex commerciante di legname Giovanni Puccio, residente a
Palermo, avrebbe messo a punto una inedita terapia antitumorale a base di glutatione e integratori
naturali denominata “terapia complementare riducente Antidegenerativa”. Secondo lo scopritore, la
terapia sarebbe in grado di ristabilire i sistemi difensivi di un organismo sotto stress ossidativo come
quello di un malato di cancro, senza ricorrere alla chemioterapia, e riequilibrare il materiale genetico dopo
l’ asportazione del cancro, con metodi naturali, senza rischi e perfino debellando il dolore. Negli articoli si
spiega che la nuova terapia sarebbe stata somministrata dal medico Santi Scola, ad altri pazienti. Sulla
vicenda il capogruppo di AN all’assemblea regionale siciliana Santi Formica ha presentato un
interrogazione all’ assessore siciliano della Sanità Ettore Cittadini per chiedere “se non ritenga opportuno
prendere tutte le iniziative perché tale terapia sia subito valutata senza pregiudizi e venga sperimentata al
più presto in strutture sanitarie pubbliche della Regione siciliana”
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Ricordiamo che la newsletter è aperta al contributo di tutti gli associati. Invitiamo quindi gli
scritti all’AIOM a segnalarci eventuali lavori clinici pubblicati o in fase di pubblicazione, oppure
iniziative del proprio centro che possano interessare anche la comunità degli oncologi.
AGENDA: I PROSSIMI APPUNTAMENTI AIOM
Le segnalazioni che ci perverranno delle iniziative locali Aiom verranno pubblicate in questo spazio
VI CONGRESSO NAZIONALE AIOM
BOLOGNA 21-24 SETTEMBRE 2004 – PALAZZO DEI CONGRESSI
Avviso per i congressisti:
Caro Collega,
come ben sai, il prossimo Congresso Nazionale AIOM si terrà a Bologna dal 21 al 24 settembre 2004 e il
Comitato Scientifico sta lavorando per definire il programma. Con la presente Vi vorrei ricordare che la
scadenza per l’invio degli abstracts è stata anticipata rispetto alle precedenti edizioni.
In particolare gli abstracts su supporto cartaceo dovranno pervenire alla Segreteria Organizzativa AISC &
MGR –AIM Group Via A. Ristori, 38 –00197 ROMA, all’attenzione della Sig.ra Silvia Morini) entro il 28
febbraio 2004.
Il modulo è scaricabile dal sito AIOM. In questo caso è obbligatorio allegare al testo anche un floppy-disk
contenente il lavoro in formato Word o RTF. Il floppy-disk deve essere etichettato con il nome del primo
Autore ed il titolo del lavoro.
L’abstract può essere inviato anche per via elettronica e il modulo e le modalità di invio sono disponibili
nel sito www.aiom.it/Congresso2004.
In questi caso, l’invio deve essere fatto entro il 14 marzo 2004.
CORSI AIOM-SIMG SULLA QUALITÀ DI VITA DEL PAZIENTE ONCOLOGICO
Elenchiamo le prossime date dei corsi organizzati dall’Aiom in collaborazione con la Società italiana di
Medicina Generale. Alcune date sono provvisorie e potrebbero subire modifiche.
Ricordiamo che i coordinatori regionali Aiom sono invitati a portare il loro saluto all’apertura dei corsi.
Messina – 7 febbraio (prof. Vincenzo Adamo)
Bari – 13 marzo (prof. Giuseppe Colucci)
Imperia – 24 marzo (prof. Domenico Guarneri)
Treviglio (BG) – 6 aprile (prof. Sandro Barni)
Alzano Lombardo (BG) – 20 aprile (prof. Giuseppe Nastasi)
Sarzana (MS) – 21 aprile (prof. Maurizio Cantore)
PRIMA CONFERENZA ISC (INTERNATIONAL SOCIETY OF CHEMIOTHERAPY)
TERAPIE A BERSAGLIO MOLECOLARE, FARMACOLOGIA E APPLICAZIONI CLINICHE
Firenze, 19-24 febbraio 2004 – Palazzo dei Congressi
L’evento, organizzato dall’International Society of Chemiotherapy e dalla Società Italiana di
Chemioterapia, sarà il primo di una serie di incontri scientifici annuali nel campo delle terapie anticancro.
Il programma è stato sottoposto al vaglio del Ministero della Salute italiano, del European Accreditation
Council for Continuing Medical Education (EACCME) e del European Union of Medical Specialists (UEMS)
per l’accreditamento. Il corso prevede la concessione di crediti formativi ECM.
Info: www.pharm.unifi.it/isc2004.html
LE SPERIMENTAZIONI CLINICHE: OTTIMIZZAZIONE DELLA CONDUZIONE PRATICA
Corsi didattici AIOM
Trieste, 4-5 marzo 2004 – Jolly Hotel
Coordinatore del corso: prof. Guido del Conte – Struttura Complessa di Oncologia Medica – Ospedali
Riuniti di Trieste
Tel. 040.3992375 – Email: [email protected]
Segr. Org. Aim Group – Tel. 06809681 – Email: [email protected]
Il programma e le informazioni sono disponibili sul sito www.aimgroup.it/2004/corsididats
Si invitano gli oncologi a comunicare alla redazione gli appuntamenti del 2004.
Supplemento ad AIOM Notizie – Dir. Resp. Mauro Boldrini – Redazione: Gino Tomasini, Carlo Buffoli
Editore Intermedia - Reg. Trib. di BS n. 35/2001 del 2/7/2001
Intermedia: Via Costantino Morin 44 Roma Tel. 06.3723187- Via Malta 12/b Brescia Tel. 030.226105
Per contattare la redazione e commentare le notizie clicca qui: redazione
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