REX/260 - Relazione Hanževački

7a riunione - Bruxelles, 8 aprile 2010
Diritti economici e sociali
di Marija HANŽEVAČKI (gruppo Lavoratori)
Ripercussioni della crisi globale sui diritti economici e sociali
Il settore dei diritti economici e sociali è molto complesso e articolato: è, quindi, impossibile illustrare
brevemente l'intera situazione nella Repubblica di Croazia. Pertanto, nella presente relazione non
vengono trattati tutti i settori, ma si pone l'accento sui principali (nella misura in cui è possibile
stabilire una graduatoria di diritti economici o sociali).
Nel mese di dicembre 2009 è stato temporaneamente chiuso il Capitolo 19: Politica sociale e
occupazione, in base al quale la legislazione che regola i rapporti di lavoro è stata armonizzata con il
diritto dell'UE. L'armonizzazione della legislazione in sé non garantisce automaticamente anche il
rispetto e l'assicurazione del diritto al lavoro, la retribuzione per il lavoro svolto ed eque condizioni di
lavoro. Nella presente relazione non vengono elencate tutte le norme giuridiche armonizzate con il
diritto dell'UE che riguardano i diritti economici e sociali, ma viene posto l'accento sulla situazione di
fatto.
Diritto al lavoro
La crisi economica che ha così duramente colpito la Croazia, che già da molti anni era in crisi, ha
ulteriormente peggiorato i diritti economici e sociali, tanto da mettere in pericolo perfino uno dei
diritti fondamentali dei cittadini, ovvero il diritto al lavoro, a una retribuzione equa e a condizioni di
lavoro accettabili. Sebbene tale diritto sia previsto e garantito per legge a tutti i cittadini, l'attuale
situazione in Croazia dimostra il contrario.
Nella tabella allegata si vede un marcato aumento del numero di disoccupati, ma quello che non si
vede è che quasi 70.000 lavoratori in Croazia lavorano, ma non percepiscono lo stipendio (nella
maggior parte dei casi si tratta della paga minima); inoltre, non è indicato nemmeno come è distribuita
la disoccupazione.
Se consideriamo l'età, i giovani fino ai 29 anni rappresentano il 32,5% del totale dei disoccupati
registrati (pari a 103.127 unità), le persone nella fascia di età lavorativa media dai 30 ai 49 anni il
41,6% (pari a 132.082 unità) e le persone oltre i 50 anni il 25,9% (pari a 82.416 unità). Rispetto allo
stesso periodo dell'anno precedente, la disoccupazione è aumentata in tutti i gruppi di età lavorativa,
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-2ma soprattutto nei gruppi di lavoratori dai 25 ai 29 anni (31,9%) e dai 30 ai 34 anni (29,8%), il che è
particolarmente preoccupante, dato che si tratta proprio della parte più produttiva della popolazione in
età lavorativa.
Nel mese di febbraio 2010, 88.594 disoccupati, ovvero il 27,9% del totale dei disoccupati, hanno
usufruito del sussidio di disoccupazione. Il numero di coloro che hanno usufruito del sussidio di
disoccupazione è aumentato rispetto al mese precedente di 1.100 unità, ovvero dell'1,3%, mentre
rispetto allo stesso mese dell'anno precedente di 18.664 unità, ovvero del 26,7%.
Una ricerca della Banca mondiale ha evidenziato che in Croazia è cambiato il "profilo" dei
disoccupati, ovvero si sono verificate determinate variazioni nella struttura dei disoccupati: le donne e
gli uomini vi sono rappresentati in modo paritario (nel mese di febbraio 2010 le donne disoccupate
rappresentavano il 55,1%, mentre nel mese di febbraio 2009 le donne erano il 61% del totale dei
disoccupati); è aumentata la percentuale dei lavoratori appartenenti alla fascia d'età lavorativa
maggiormente rappresentata (25-54 anni); i "nuovi" disoccupati hanno un grado d'istruzione più
elevato e sono più qualificati di quelli "vecchi" (un maggior numero di professionisti, tecnici, operai
specializzati ed un numero inferiore di operai non specializzati). Gli interventi attivi per l'occupazione
non possono sortire risultati più rilevanti, dato che raramente si creano nuovi posti di lavoro, per cui
attualmente l'istituto croato per l'occupazione attua per lo più interventi passivi, che consistono nel
consentire ai disoccupati di usufruire del sussidio di disoccupazione, se ne hanno diritto ai sensi della
legge sull'intermediazione nel collocamento e sui diritti nel periodo di disoccupazione.
Una maggiore disoccupazione sarà anche la causa diretta di un aumento del numero di poveri e di
senzatetto.
A causa della mancanza di interventi validi per uscire dalla crisi da parte del governo della
Repubblica di Croazia, è in aumento il numero di artigiani e piccoli e medi imprenditori che si vedono
costretti a chiudere l'attività e di conseguenza è in aumento anche il numero di disoccupati e di
persone che dipendono dagli aiuti statali sotto forma sia di sussidio di disoccupazione sia di assistenza
sociale; tali sussidi sono, tuttavia, insufficienti a coprire i bisogni fondamentali della persona, tanto
più di una famiglia, se entrambi i genitori hanno perso il lavoro.
Politica economica in condizioni di crisi
Alla metà dello scorso anno, una delle misure anticrisi presa dal Parlamento croato è stata la
promulgazione della legge sulla tassa speciale su paghe, pensioni e altri redditi, in base alla quale tutti
i lavoratori che ricevono uno stipendio netto da 3.000,00 a 6.000,00 kune pagano la tassa speciale del
2% sullo stipendio netto, mentre tutti i lavoratori che ricevono uno stipendio netto superiore a
6.000,00 kune pagano la tassa speciale del 4%. Inoltre, anche l'imposta sul valore aggiunto è stata
portata dal 22% al 23%. Proprio questa tassa speciale ha influito sul potere d'acquisto dei cittadini,
che si è ridotto, e gli effetti psicologici della crisi hanno ulteriormente contribuito a ridurre i loro
consumi di tutte le merci e i servizi non strettamente necessari, per cui la vendita delle merci e dei
servizi ha avuto un'ulteriore contrazione. Tutto questo si è riflesso sulla produzione, determinando la
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-3riduzione degli stipendi dei lavoratori del settore produttivo, la chiusura degli stabilimenti e i
licenziamenti. Anche se i sindacati, le organizzazioni non governative e un gran numero di cittadini
hanno chiesto di verificare la costituzionalità di questa legge, la Corte costituzionale della Repubblica
di Croazia si è espressa positivamente. In corso di redazione della presente relazione, il governo della
Repubblica di Croazia ha deciso di eliminare la tassa speciale sulle paghe del 2% a partire dal
1° luglio 2010.
Inoltre, a causa del calo degli ordini e delle vendite, alcune aziende hanno deciso di ridurre la
settimana lavorativa, introducendo il venerdì libero, soprattutto nei settori più esposti quali il tessile,
la lavorazione del legno e l'edilizia. Su iniziativa dei datori di lavoro e dei sindacati, il governo della
Repubblica di Croazia ha cercato di aiutare tali aziende promulgando la legge sugli incentivi per la
conservazione dei posti di lavoro, con la quale lo Stato avrebbe dovuto contribuire al finanziamento di
parte degli obblighi del datore di lavoro nei confronti del lavoratore, ma i criteri che i datori di lavoro
devono soddisfare per poter richiedere tali incentivi sono troppo rigidi, per cui solo pochissimi datori
di lavoro li hanno richiesti. Tuttavia, per finanziare questa legge è stata emendata la legge
sull'intermediazione nel collocamento e sui diritti nel periodo di disoccupazione, nel senso che sono
stati ridotti i sussidi di disoccupazione (alla fine del 2009 il sussidio più elevato ammontava al 100%
dello stipendio minimo meno i contributi obbligatori per i primi tre mesi e all'80% per i successivi
9 mesi, mentre il sussidio permanente fino all'assunzione o alla pensione ammontava al 60%).
Tuttavia, anche se gli incentivi per la conservazione dei posti di lavoro in pratica non hanno
funzionato, il governo non ha riportato gli importi dei sussidi di disoccupazione al livello dell'inizio
2009. Tutti gli indicatori economici per il 2009 indicano che la crisi si è abbattuta sui lavoratori e a
causa della mancanza di interventi validi da parte del governo della Repubblica di Croazia, ma anche
a causa dell'insufficiente preparazione e capacità di una parte degli imprenditori nell'affrontare la crisi,
si è arrivati a congelare gli stipendi, a non pagare gli stipendi, a ridurre gli stipendi e a licenziare i
lavoratori.
Nel frattempo è aumentata la mancanza di liquidità interna e alla fine di gennaio 2010 sono state
registrate complessivamente 27.343 persone giuridiche insolventi che impiegano 44.344 lavoratori,
con impegni non onorati per 22,2 miliardi di kune. Anche nel settore artigianale è proseguito
l'andamento crescente degli obblighi non onorati e del numero di persone insolventi. Alla fine di
gennaio sono stati registrati 37.227 artigiani insolventi, il 16,0% in più rispetto allo stesso mese del
2009, che davano lavoro a 23.592 persone (pari a un aumento del 15,9%). L'importo complessivo
degli obblighi non onorati degli artigiani alla fine di gennaio ammontava a circa 5,2 miliardi di kune.
In una tale situazione, in cui la mancanza di liquidità aumenta, chi ne risente maggiormente è il
lavoratore e il suo diritto a una retribuzione equa e dignitosa, poiché il suo stipendio arriverà in ritardo
o forse non arriverà affatto o magari verrà licenziato. Così, si stimano complessivamente obblighi non
onorati per 27,4 miliardi di kune e quasi 70.00 disoccupati, i cui posti di lavoro sono messi
direttamente in pericolo a causa del possibile fallimento del datore di lavoro. Tali obblighi non onorati
di 27,4 miliardi di kune avvicinano la Croazia pericolosamente, in modo allarmante, al catastrofico
1999, quando gli obblighi non onorati in Croazia ammontavano complessivamente a 28,7 miliardi di
kune. Allora come adesso, gran parte di tali obblighi non onorati è generata da aziende statali. Siamo
ancora in attesa degli interventi del governo della Repubblica di Croazia volti a fermare l'andamento
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-4dei mancati pagamenti e ad avviare il pagamento degli obblighi non onorati, quale una delle misure
per uscire dalla crisi.
Visto che il governo non ha assorbito il colpo della crisi economica globale a causa dell'esistente crisi
interna che gli ha ridotto lo spazio di manovra, l'economia è in pratica lasciata al suo destino. Ne
hanno sofferto in modo particolare il settore dell'esportazione, l'intera industria di trasformazione,
l'edilizia e l'artigianato.
All'inizio del 2010, senza averne discusso al Consiglio economico e sociale, il governo ha elaborato i
modelli di finanziamento degli interventi per la ripresa e lo sviluppo economico. La finalità di tali
interventi è la creazione delle condizioni per una crescita economica sostenibile a lungo termine,
ovvero il mantenimento dei posti di lavoro esistenti e la creazione di nuovi, l'aumento degli
investimenti, la garanzia di un livello soddisfacente di liquidità dei soggetti economici, ecc. Vi sono
due modelli fondamentali di finanziamento: il primo, in cui lo Stato cofinanzia attivamente i prestiti
bancari per progetti economici sostenibili (tramite la Banca croata per la ricostruzione e lo sviluppo Hrvatska banka za obnovu i razvitak "HBOR"). I prestiti erogati in base a questo modello sono
destinati al finanziamento di capitali circolanti, mentre i mezzi necessari saranno assicurati mediante
un'azione coordinata della Banca nazionale croata (Hrvatska narodna banka), delle banche
commerciali e del governo. In base al secondo modello, lo Stato si accolla una parte del rischio dei
prestiti bancari tramite il fondo di garanzia, principalmente per l'avviamento di progetti
d'investimento, che dovrebbero influire positivamente sull'economia, ma in parte anche per prestiti
bancari destinati al finanziamento di capitali circolanti e alla riprogrammazione dei prestiti contratti
dopo il 1° giugno 2008. Le garanzie verranno rilasciate tramite la Banca croata per la ricostruzione e
lo sviluppo.
Per aiutare i cittadini che desiderano comprare casa e per aiutare anche il settore edile, all'inizio del
2010 il governo ha proposto al Parlamento croato la legge di stimolo alla vendita di immobili. Questa
legge di stimolo alla vendita di immobili, finalizzata al superamento della difficile situazione nel
settore edile entro il 31 dicembre 2011, regola la concessione dei mutui, nonché la stipula e
l'esecuzione dei contratti di mutuo, che vengono erogati con fondi statali per l'acquisto della prima
casa (da €100 a €300 al metro quadro, a seconda del relativo prezzo d'acquisto). In questo modo, lo
Stato consente ai costruttori (appaltatori) di iniziare un nuovo ciclo di costruzione con i fondi ricavati
dalla vendita degli immobili, impiegando le proprie risorse e salvando così numerosi posti di lavoro.
Tuttavia, il pubblico di esperti è diviso sugli effetti di questa legge: contribuirà alla riduzione dei
prezzi delle case o, molto probabilmente, demotiverà i costruttori dal ridurre i prezzi delle nuove case
per permettere ai cittadini di acquistarle?
Previdenza sociale
Un particolare problema in Croazia è rappresentato anche dal rapporto sempre più negativo tra il
numero di contribuenti e il numero di pensionati. Nel mese di febbraio (per gennaio 2010) l'Istituto
croato per la previdenza sociale (Hrvatski zavod za mirovinsko osiguranje) contava 1.507.067 iscritti
e 1.178.449 beneficiari di pensione. Pertanto, il rapporto tra i beneficiari di pensione e il numero di
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-5contribuenti è sceso da 1:1,32 alla fine del 2009 al 1:1,28, cosa più che preoccupante. Ancora alla fine
del 2007 tale rapporto era di 1:1,41, mentre nel 1990 era di 1:3, più precisamente i beneficiari di
pensione erano 655.788 e i contribuenti 1.968.737. Questo è un segnale d'allarme da una parte per la
sostenibilità del sistema previdenziale e dall'altra per il numero eccessivamente esiguo di occupati
rispetto alla popolazione attiva, con il contemporaneo aumento del numero di disoccupati, cosa che
esercita una forte pressione sul bilancio statale. Nel corso del 2009 e all'inizio del 2010, il numero dei
pensionati è aumentato anche a seguito dei licenziamenti, poiché tutti gli aventi diritto al
prepensionamento sono andati in pensione; si noti che questa pensione sarà permanentemente ridotta,
cosa che aumenterà la loro dipendenza da altri.
Con la riforma sanitaria varata nel 2008, i cittadini possono chiedere un'assicurazione sanitaria
integrativa, quale forma volontaria di assicurazione sanitaria, che viene offerta da società di
assicurazione private e dall'Istituto croato per l'assicurazione sanitaria (Hrvatski zavod za zdravstveno
osiguranje - HZZO). La polizza di assicurazione sanitaria integrativa emessa dall'Istituto croato per
l'assicurazione sanitaria copre i ticket per determinate prestazioni sanitarie, che altrimenti sostiene
l'interessato. Quindi, un lavoratore si trova a pagare mensilmente, a seconda dell'importo dello
stipendio, 80,00 o 130,00 kune e il pensionato 50,00 o 80,00 kune, salvo se appartiene a categorie
esenti. Questo è un ulteriore costo che il lavoratore, se desidera sottoscrivere un'assicurazione
integrativa, deve attingere dal proprio stipendio.
Equa retribuzione
Nella Repubblica di Croazia lo stipendio medio netto per il mese di gennaio 2010 è stato di
5.258,00 kune (€720,00 circa), ma su tale importo il lavoratore deve pagare il 2% di tassa speciale.
Secondo il paniere dei consumatori calcolato dai sindacati in Croazia, lo stipendio medio copre
appena l'80% dei costi fondamentali di una famiglia di quattro persone per arrivare a fine mese.
Inoltre, più del 60% di occupati nelle società in Croazia percepisce uno stipendio medio netto
inferiore alla media nazionale. La maggior parte dei cittadini ha contratto dei prestiti, il che significa
che parte dello stipendio viene destinata alla loro restituzione (vedi la tabella per ulteriori dettagli).
Se il lavoratore desidera assicurare ulteriormente anche la sua pensione, parte dello stipendio viene
destinata anche alla pensione integrativa. La maggior parte dei lavoratori non può semplicemente
permetterselo.
Proprio l'impossibilità di far fronte al normale costo della vita spinge una parte dei cittadini a fare un
secondo lavoro, dopo aver terminato il regolare orario di lavoro, nel quale non hanno diritti né tutele,
ma in periodo di crisi anche il sommerso offre meno lavoro.
Nel 2008, a seguito di negoziazioni tripartitiche, è stata approvata la legge sulla paga minima, il cui
importo viene aggiornato nel mese di giugno di ogni anno, ma nel giugno 2009 l'Istituto statale di
statistica (Državni zavod za statistiku - DZS), che è incaricato del calcolo e della pubblicazione
dell'importo della paga minima, ha pubblicato un importo che non è in linea con gli accordi tra i
partner sociali né rispetta la formula per il calcolo della paga minima pubblicata dal governo della
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-6Repubblica di Croazia nel Programma economico di preaccesso per il periodo 2009-2011. Dato che la
legge non è del tutto chiara riguardo al calcolo della paga minima, l'Istituto statale di statistica ha
deciso di applicare il calcolo meno favorevole ai lavoratori, anche se l'accordo sottoscritto con i
partner sociali indica chiaramente le modalità di calcolo della paga minima. Secondo alcune stime,
poiché il dato ufficiale non è disponibile, in Croazia circa 130.000 lavoratori ricevono la paga minima
(€385), mentre gli occupati nelle industrie dei settori tessile, calzaturiero, di lavorazione del legno e di
lavorazione delle pelli percepiscono per legge una paga più bassa. Nella seconda metà del 2009 sono
iniziate le trattative per l'emendamento della legge sulla paga minima, ma sono passati già diversi
mesi senza che si sia tenuto nemmeno un incontro in relazione a questa problematica.
Quasi 260.000 lavoratori sono occupati nei servizi statali e pubblici e nelle unità di autogestione
locale. A questa categoria di lavoratori nel 2009 è stato ridotto lo stipendio del 6% e nel 2010 si
prevedono ulteriori tagli ai loro diritti - tredicesima, rimborsi, spese di trasferta e simili -, ma in questo
settore non si sono registrati licenziamenti. L'attuale situazione, in cui ogni giorno vengono meno dei
posti di lavoro nel settore produttivo, determina inoltre un minor reddito di bilancio e nel 2010 la
sostenibilità del bilancio statale approvato è fortemente a rischio. Nel 2009 il bilancio statale è stato
rivisto per ben tre volte e nel corso di quest'anno possiamo aspettarci una revisione di bilancio.
Diritto all'organizzazione
Come già detto, la Repubblica di Croazia garantisce nella sua Costituzione il diritto alla libera
associazione e alla negoziazione collettiva e la legge sul lavoro regola ulteriormente tali diritti. La
Repubblica di Croazia ha inoltre ratificato la Convenzione dell'Organizzazione internazionale del
lavoro n. 87 sulla libertà di associazione e sulla tutela del diritto all'organizzazione e la Convenzione
n. 98 sul diritto all'organizzazione e alla negoziazione collettiva.
In base alla legge sul lavoro, un sindacato può essere fondato da almeno 10 persone fisiche
maggiorenni abili al lavoro. Un'associazione sindacale di livello superiore (confederazione) può
essere istituita da almeno due sindacati. Un'associazione di datori di lavoro può essere fondata da tre
persone giuridiche, mentre un'associazione di datori di lavoro di livello superiore può essere fondata
da almeno due associazioni di datori di lavoro. La legge sul lavoro regola inoltre le modalità di
registrazione dell'associazione, i principi fondamentali che lo Statuto dell'associazione deve
comprendere, la costituzione del patrimonio e la protezione dello stesso dall'esecuzione forzata, la
suddivisione del patrimonio dell'associazione e la cessazione dell'attività della stessa.
La rappresentatività delle associazioni sindacali di livello superiore è regolata da un'apposita legge,
mentre quella delle associazioni dei datori di lavoro di livello superiore è regolata dalle conclusioni
del Consiglio economico e sociale (Gospodarsko-socijalno vijeće). Attualmente sono in corso le
negoziazioni sulla nuova legge concernente la rappresentatività delle associazioni sindacali di livello
superiore, come pure dei sindacati nella negoziazione collettiva. Le stime indicano che il 30% circa
dei lavoratori sono iscritti a un sindacato.
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-7Dato che il sindacato può essere fondato da almeno 10 lavoratori, in Croazia esistono più di
300 sindacati e 5 associazioni sindacali rappresentative di livello superiore (direzioni sindacali) che
partecipano ai lavori del Consiglio economico e sociale croato, organo tripartitico nazionale.
La legge consente la fondazione del sindacato a livello di azienda, settore e professione, per cui la
maggior parte dei sindacati sono stati istituiti a livello aziendale e anche i contratti collettivi vengono
per lo più stipulati proprio a livello aziendale. È vietata la discriminazione dei lavoratori rispetto
all'iscrizione al sindacato.
Diritto alla negoziazione collettiva
Anche la negoziazione collettiva e la stipula del contratto collettivo sono regolati dalla legge sul
lavoro. Le parti del contratto collettivo sono uno o più datori di lavoro o loro associazioni e uno o più
sindacati o loro associazioni. Quindi, la negoziazione collettiva è possibile solo tra datori di lavoro e
sindacati. La negoziazione collettiva non è obbligatoria. Le stime indicano che il 70% circa dei
lavoratori nella Repubblica di Croazia è coperto da un contratto collettivo, in quanto membri di un
sindacato che ha sottoscritto il contratto collettivo o perché il contratto collettivo è stato allargato
all'intero settore di attività. Dato che la legge sul lavoro non regola la rappresentatività del sindacato
nella negoziazione collettiva, di fatto si verificano dei problemi quando in azienda o nel settore di
negoziazione agiscono più sindacati. Se i sindacati non si accordano sulla costituzione di un comitato
di negoziazione, il numero dei partecipanti e la composizione di tale comitato vengono decisi dal
Consiglio economico e sociale croato in base al numero di iscritti ai sindacati rappresentati nel settore
oggetto di negoziazione del contratto collettivo.
Come già detto, la maggior parte dei contratti collettivi viene stipulata a livello aziendale.
Nei servizi statali e pubblici, come pure nelle aziende a prevalenza di capitale statale, i diritti dei
lavoratori sono regolati da un contratto collettivo. Purtroppo, nel settore privato, soprattutto nelle
aziende di piccole dimensioni, non esistono contratti collettivi, salvo l'allargamento del contratto
collettivo all'intero comparto. In queste aziende, la maggior parte dei lavoratori non sono
sindacalizzati per vari motivi, ma soprattutto perché non osano iscriversi al sindacato e spesso, per
paura di essere licenziati, non si informano nemmeno sui loro diritti e accettano condizioni di lavoro
che non sono conformi alla legge (straordinari non retribuiti, riduzione dello stipendio nei giorni di
ferie, mancato godimento di tutte le ferie, firma al momento dell'assunzione del licenziamento
consensuale, sul quale poi il datore di lavoro mette solo la data, ecc.). Tuttavia, l'impossibilità della
sindacalizzazione non è propria solamente delle aziende di dimensioni ridotte. Esiste una serie di
grandi datori di lavoro (di proprietà croata e straniera) che non consentono l'iscrizione al sindacato,
cosa purtroppo difficile da dimostrare da parte dei sindacati, in quanto il lavoratore ne viene informato
verbalmente e "a quattr'occhi". Recentemente si sono visti anche degli alti esponenti governativi,
come pure alcuni rappresentanti di associazioni dei datori di lavoro, intervenire pubblicamente sulla
libertà di associazione e organizzazione in sindacati o direzioni sindacali.
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-8Nel corso dell'ultimo anno sono stati fatti vari commenti diffamanti su vari media nei confronti di
alcuni leader sindacali e dei sindacati in generale, soprattutto in occasione di contestazioni o scioperi.
Sono frequenti i casi di malversazione di rappresentanti sindacali e anche casi di licenziamento.
Tuttavia, quello che preoccupa maggiormente i sindacati in Croazia sono i diritti riconosciuti nei
contratti collettivi sottoscritti e tuttora vigenti, che non vengono rispettati. Purtroppo, a questo
contribuisce anche il governo della Repubblica di Croazia con le sue raccomandazioni. I dipendenti
dei servizi statali e pubblici alla fine del 2009 hanno ricevuto solo metà dell'importo concordato per le
tredicesime, con la promessa di ricevere l'altra metà nel corso di quest'anno (al momento della
redazione della presente relazione non è ancora stata pagata). Inoltre, con la sua raccomandazione agli
amministratori delle società commerciali a maggioranza di capitale statale, il governo della
Repubblica di Croazia ha proposto di avviare la procedura per modificare i contratti collettivi allo
scopo di ridurre del 10% gran parte degli stipendi lordi e di fissare il tetto massimo per le tredicesime
del 2009 di 1.250,00 kune. Il governo non lo ha imposto a queste aziende, ma ha loro consigliato di
farlo di comune accordo con i sindacati. Se però i sindacati non lo hanno accettato, queste aziende,
senza riguardo agli accordi presi con i contratti collettivi, hanno pagato ai lavoratori l'importo
raccomandato, in alcuni casi con la promessa di corrispondere il resto successivamente. Tutte le
raccomandazioni hanno la stessa motivazione: la crisi. Dato che un mese fa il governo ha chiesto alle
amministrazioni di tali aziende i dati sui diritti particolari di funzionari sindacali, rappresentanti
sindacali, rappresentanti per la sicurezza sul lavoro, membri del comitato aziendale e rappresentanti
dei lavoratori al comitato di sorveglianza, nonché sugli esborsi finanziari dei datori di lavoro,
possiamo aspettarci una nuova raccomandazione del governo della Repubblica di Croazia.
La situazione è molto più complessa nel settore privato, nel quale i sindacati accettano riduzioni di
stipendio, riduzioni di orario settimanale, abolizioni di diritti, al fine di mantenere e tutelare i posti di
lavoro. Purtroppo, di fatto alcuni datori di lavoro ne approfittano.
Infine, i lavoratori possono tutelare i loro diritti ricorrendo alle vie legali, ma a causa del sovraccarico
dei tribunali croati, le cause di lavoro possono durare diversi anni e spesso succede che, quando viene
finalmente emessa la sentenza, il datore di lavoro non esiste nemmeno più.
Conclusioni
Il campo dei diritti economici e sociali è molto ampio e non mi è possibile in questa relazione
affrontarli tutti, ma d'altronde il suo scopo non è mai stato quello di illustrare il quadro legislativo nel
quale questi diritti sono regolati. A causa della crisi economica, che ha colpito duramente la Croazia,
il mantenimento di tutti i diritti garantiti ai cittadini della Croazia è messo seriamente in pericolo. È
evidente che il governo della Repubblica di Croazia non abbia tempestivamente e concretamente
risposto con degli interventi all'impatto della crisi e negli ultimi mesi la situazione è
significativamente peggiorata. Il problema più serio è l'aumento della disoccupazione e della perdita
di posti di lavoro, che incide direttamente sulle entrate di bilancio dello Stato e sul mantenimento
futuro dei diritti sociali, quali l'assicurazione pensionistica, l'assistenza sanitaria e l'assistenza sociale,
nonché gli stipendi dei lavoratori statali e pubblici.
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-9-
Ai sindacati si chiedono comprensione e ulteriori rinunce. I datori di lavoro sostengono che il governo
non li aiuti abbastanza ad ottenere prestiti più favorevoli ed a consentire non solo il mantenimento, ma
anche la creazione di nuovi posti di lavoro, mentre le banche, che sono di proprietà straniera,
registrano importanti utili e non pensano seriamente di ridurre i tassi d'interesse per i prestiti al settore
economico, come pure alla popolazione.
Dal punto di vista del sindacato, poiché io rappresento i sindacati croati, non posso affermare che il
governo della Repubblica di Croazia abbia dimostrato di tenere conto delle posizioni e delle proposte
del sindacato per uscire dalla crisi e aiutare i cittadini croati, dato che le comunicazioni con i
rappresentanti del governo si riducono per lo più alla sua richiesta di comprensione per la situazione
in cui versa l'economia e di accettazione di ulteriori restrizioni.
Tuttavia, la battuta sempre più frequente: "Devi già essere contento che lavori e che prendi lo
stipendio" non riflette di sicuro una situazione di fruizione di tutti i diritti economici e sociali che
dovrebbero essere garantiti ai cittadini dalla Costituzione della Repubblica di Croazia e da molti altri
documenti internazionali.
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NB:
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Segue allegato.
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- 10 Allegato
La Repubblica di Croazia ha recepito, fin dal momento della sua indipendenza, numerosi documenti
internazionali che si riferiscono a fondamentali diritti umani e che contemplano anche i diritti
economici e sociali:
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Convenzione n. 29 dell'Organizzazione internazionale del lavoro concernente il lavoro forzato o
obbligatorio, 1930 (GU della Repubblica di Croazia - Convenzioni internazionali n. 2/94, 5/00),
Convenzione n. 87 dell'Organizzazione internazionale del lavoro concernente la libertà di
associazione e la protezione del diritto di organizzazione (GU della Repubblica di Croazia Convenzioni internazionali n. 2/94),
Convenzione n. 98 sul diritto di organizzazione e di negoziazione collettiva (GU della Repubblica
di Croazia - Convenzioni internazionali n. 2/94),
Convenzione n. 100 dell'Organizzazione internazionale del lavoro sulla parità di retribuzione fra
lavoratori e lavoratrici per un lavoro di pari valore, 1951 (GU della Repubblica di Croazia Convenzioni internazionali n. 6/96, 3/00),
Convenzione n. 102 dell'Organizzazione internazionale del lavoro concernente le norme minime
della sicurezza sociale, 1952 (GU della Repubblica di Croazia - Convenzioni internazionali
n. 2/94, 1/02),
Convenzione n. 105 sull'abolizione del lavoro forzato, 1957 (GU della Repubblica di Croazia Convenzioni internazionali n. 12/96, 7/97),
Convenzione n. 106 sul riposo settimanale nel commercio e negli uffici, 1957 (GU della
Repubblica di Croazia - Convenzioni internazionali n. 6/95, 3/02),
Convenzione n. 111 dell'Organizzazione internazionale del lavoro sulla discriminazione in
materia di impiego e nelle professioni, 1958 (GU della Repubblica di Croazia - Convenzioni
internazionali n. 2/94, 5/00),
Convenzione n. 122 dell'Organizzazione internazionale del lavoro che riguarda la politica
sull'occupazione, 1964 (GU della Repubblica di Croazia - Convenzioni internazionali n. 6/95,
3/02),
Convenzione n. 132 dell'Organizzazione internazionale del lavoro sulle ferie annuali retribuite
(riveduta), 1970 (GU della Repubblica di Croazia - Convenzioni internazionali n. 2/94, 5/00),
Convenzione n. 135 sulla tutela dei rappresentati dei lavoratori nell'impresa e sulle agevolazioni
da accordare loro (GU della Repubblica di Croazia - Convenzioni internazionali n. 2/94),
Convenzione n. 159 dell'Organizzazione internazionale del lavoro sulla riabilitazione
professionale e l'impiego delle persone handicappate, 1983 (GU della Repubblica di Croazia Convenzioni internazionali n. 2/94, 11/03),
Convenzione n. 182 dell'Organizzazione internazionale del lavoro riguardante il divieto delle
peggiori forme di lavoro minorile e le azioni immediate in vista della loro eliminazione, 1999
(GU della Repubblica di Croazia - Convenzioni internazionali n. 5/01),
Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, New York, 16 dicembre 1966
(GU della Repubblica di Croazia - Convenzioni internazionali n. 12/93),
Fiche CESE 2877/2010 Allegato HR-traduzione esterna non riveduta/cl/cp
…/…
- 11 

Carta sociale europea, 1961 (GU della Repubblica di Croazia - Convenzioni internazionali
n. 15/02),
e altri.
La Costituzione della Repubblica di Croazia regola e garantisce i diritti economici, sociali e culturali
negli artt. 48-69 e la legislazione primaria e secondaria trattano e regolamentano ulteriormente tali
diritti.
Carta sociale europea
Il Consiglio europeo ha approvato una serie di documenti che gli Stati membri sono tenuti ad
applicare previa ratifica. Gli strumenti più significativi per la tutela dei diritti civili, politici,
economici e sociali sono la Convenzione sulla difesa dei diritti umani e delle libertà fondamentali
(1950) e la Carta sociale europea (1961), adottata a Torino nel 1961 ed entrata in vigore nel 1965. La
Convenzione sulla difesa dei diritti umani e delle libertà fondamentali tutela i diritti in campo civile e
politico, mentre la Carta sociale europea la completa, ponendo l'accento sui diritti in campo
economico e sociale. Nel 1996 è stata sottoscritta la Carta sociale europea riveduta, che è entrata in
vigore nel 1999, sostituendo gradualmente il documento iniziale del 1961 e introducendo tre
protocolli aggiuntivi, con i quali sono stati inclusi nuovi diritti ed è stato stabilito il sistema di
applicazione e controllo dello stato di attuazione della Carta - Protocollo aggiuntivo alla Carta sociale
europea (1988), Protocollo di emendamento della Carta sociale europea (1991) e Protocollo
aggiuntivo con il quale si istituisce il sistema di azioni collettive (1995). I diritti fondamentali che la
Carta garantisce sono quelli in merito all'abitazione, alla protezione della salute, all'istruzione, al
lavoro, alla circolazione delle persone, alla non discriminazione e alla tutela giuridica. Ciascuna parte
contraente ovvero Stato deve accettare 6 dei seguenti 9 articoli della Carta:









art. 1
art. 5
art. 6
art. 7
art. 12
art. 13
art. 16
art. 19
art. 20
Diritto al lavoro,
Diritti sindacali,
Diritto di negoziazione collettiva,
Diritto dei bambini e degli adolescenti ad una tutela,
Diritto alla sicurezza sociale,
Diritto all'assistenza sociale e medica,
Diritto della famiglia ad una tutela sociale giuridica ed economica,
Diritto dei lavoratori migranti e delle loro famiglie alla protezione ed all'assistenza,
Diritto alla parità di opportunità e di trattamento in materia di lavoro e di professione
senza discriminazioni basate sul sesso.
In data 8 marzo 1999 la Croazia ha sottoscritto la Carta sociale europea, come pure i suoi tre
protocolli, che sono entrati in vigore, previa ratifica, nel 2003. Con la loro ratifica, la Croazia si è
inserita nel sistema europeo di applicazione e controllo dei diritti sociali.
La Croazia si è impegnata ad applicare le disposizioni di 12 articoli della Carta sociale europea
sottoscritta a Torino nel 1961:
Fiche CESE 2877/2010 Allegato HR-traduzione esterna non riveduta/cl/cp
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- 12 











art. 1
art. 2
art. 5
art. 6
art. 7
art. 8
art. 9
art. 11
art. 13
art. 14
art. 16
art. 17
Diritto al lavoro
Diritto ad eque condizioni di lavoro
Diritti sindacali
Diritto di negoziazione collettiva
Diritto dei bambini e degli adolescenti ad una tutela
Diritto delle lavoratrici madri ad una tutela
Diritto all'orientamento professionale
Diritto alla protezione della salute
Diritto all'assistenza sociale e medica
Diritto ad usufruire di servizi sociali
Diritto della famiglia ad una tutela sociale giuridica ed economica
Diritto dei bambini e degli adolescenti ad una tutela sociale, giuridica ed economica
oltre ai primi tre articoli del Protocollo aggiuntivo alla Carta sociale europea, redatto a Strasburgo nel
1988:

art. 1


art. 2
art. 3
Diritto alla parità di opportunità e di trattamento in materia di lavoro e di professione
senza discriminazioni basate sul sesso,
Diritto all'informazione ed alla consultazione,
Diritto di partecipare alla determinazione ed al miglioramento delle condizioni di
lavoro e dell'ambiente di lavoro.
*
*
*
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- 13 Allegato: Indicatori macroeconomici per la Repubblica di Croazia
Prestiti ai cittadini alla fine di gennaio 2010
Numero di abitanti a metà 2004 (DZS)
Prestiti per abitante
Numero di famiglie nella Repubblica di Croazia
Prestiti per famiglia
Totale occupati nel mese di gennaio 2010
Totale disoccupati nel mese di febbraio 2010
Totale disoccupati nel mese di febbraio 2009
Prestiti per lavoratore occupato
Stipendio medio netto per il mese di gennaio 2010 (DZS)
Stipendi medi netti di indebitamento creditizio per lavoratore occupato
Stipendi medi netti di indebitamento creditizio per abitante
Stipendio minimo lordo
Debito estero in € alla fine di novembre 2009
Debito estero per lavoratore occupato in €
Debito estero per abitante in €
Debito estero per famiglia in €
Prezzo di un appartamento modesto di 50 m2
Anni di lavoro di un operaio medio per l'acquisto di un appartamento di 50 m2
Metri quadri che un operaio può acquistare con un mese di stipendio medio
Numero di stipendi mensili necessari per acquistare un metro quadro di
appartamento
Numero di beneficiari dell'aiuto sociale, gennaio 2010
Numero di pensionati, gennaio 2010
Pensione media di febbraio per il mese di gennaio 2010
Percentuale di poveri nel 2008
Linea della povertà (HRK)
Fonti: DZS, HNB, NHS, HZZ, HZMO, HGK, HOK, IJF
_____________
Fiche CESE 2877/2010 Allegato HR-traduzione esterna non riveduta/cl/cp
123.023.456.978,28
4.439.400
27.711,73
1.252.025
98.259,59
1.436.640
317.625 (18,3%)
262.821 (14,8%)
85.632,77
5.258,00
16,29
5,27
2.814,00
43,6 Mrd
30.348,59
9.821,15
34.823,59
634.200,00
9,81
0,42
2,36
96.119
1.178.449
2.166,44
17,4
24.311,00/anno