598014 - Università degli Studi di Palermo

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Epimenide e la κάθαρσις ad Atene
Epimenide secondo il mito e le fonti
Nell’ambito dei riti di purificazione un ruolo peculiare detiene la figura di Epimenide, personaggio
vissuto nell’arco del VII - VI sec. a. C. e proveniente da una terra assai rinomata proprio per l’arte
catartica, Creta per l’appunto.
Diogene Laerzio ci offre un ampio ritratto del καθαρτής: non a caso nella sola opera
biografica “Vite dei filosofi”, il nome del nostro personaggio ricorre ben 12 volte 1. L’autore ci
parla del lungo sonno presso l’antro di Zeus Ditteo durato ben 57 anni e dell’arte divinatoria in
merito alle cose passate da lui posseduta2; proprio in virtù di tale sua dote i Greci lo ritenevano
essere “carissimo agli dei”, θεοφιλήστατος, era difatti un mediatore in grado di comunicare con le
divinità per favorire gli uomini; esemplare è il fatto che si nutriva di un cibo insolito donatogli dalle
Ninfe e custodito nello zoccolo di un bue, la malva e l’asfodelo (e, secondo alcuni, anche la
cipolla): alimenti vegetariani che tolgono fame e sete e che rimandano a pratiche ascetiche, in realtà
una sorta di φάρμακον più che un alimento3. Un cibo che gli consentiva di non evacuare e che lo
poneva in un piano diverso rispetto ai mortali (i quali sono contraddistinti, per l’appunto, dal
consumo della carne); le fonti ci dicono fosse composto da miele e formaggio barbarico.
Egli era annoverato tra i sette sapienti4 e, per molti versi, richiama l’ideale figura dello
sciamano. Molti sono i parallelismi: era in grado di far uscire la sua anima dal corpo e singolare
risulta il fatto che, dopo la sua morte, la sua pelle fu trovata tatuata, come apprendiamo dal lessico
Suda5. Inoltre lo stesso elemento del lungo sonno è facilmente demandabile allo stato di trance dal
quale proprio lo sciamano ottiene le visioni oniriche. Occorre poi sottolineare, come detto, l’origine
cretese del personaggio in questione, ovvero la sua “alterità” rispetto al mondo greco (su cui
approfondirò di seguito). Ed infine è da ricordare che Epimenide svolse addirittura l’attività di
poeta: anche questo può essere un tratto che conferma la sua natura sciamanica: i versi poetici sono
stati interpretati come ἐπῳδαί, ovvero formule magiche, quindi come un ulteriore mezzo di
purificazione.
1
In realtà sono valide ed inerenti le seguenti occorrenze: Diogenes Laertius, Vitae philosophorum, 1, 13, 4; 1,
41, 7; 1, 42, 4; 1, 64, 10 t; 1, t 109-115, 1; 1, 110, 4; 1, 113, 1 t; 1, 115, 3; 3, 62, 11; 8 ,3, 5; 9, 18, 12. La ricerca del
lemma “Ἐπιμενίδης” è stata effettuata sul database TLG su Cd-rom versione "E", tramite il programma di lettura
Diogenes 3.1.6. Ho creato un sub-corpus contenente la sola opera di Diogene Laerzio su citata.
2
Diogenes Laertius, Vitae philosophorum, I, 109 ss. Cfr. Colli 1978, pp. 54-5.
3
Scarpi 2001, pp. 33-5.
4
Gigante 2001, p. 9.
5
Idem. Cfr. Dodds 1973, p. 175.
1
Ritornando alla prima qualitas del nostro personaggio, ovvero quella di purificatore, ancora
Diogene ci narra che Epimenide, per primo, purificò case e campi ed eresse templi. Si presenta ai
nostri occhi, dunque, la figura di un μάντις che attua prodigi di ogni sorta. Quello più degno di nota
è la κάθαρσις di Atene. A parlarcene, oltre a Diogene, sono principalmente Platone, Aristotele e
Plutarco6. Questo è l’episodio che ha conferito al nostro personaggio una significativa connotazione
storica: l’evento è legato ad un fatto politico decisivo, l’eccidio ciloniano7.
Di seguito l’antefatto8: tra il 640-30 a. C. Cilone tenta di instaurare la tirannide ad Atene e,
fallitovi, fugge; i suoi seguaci vengono assassinati in modo empio nonostante si siano rifugiati
presso il tempio delle Dee Venerande. I responsabili, gli Alcmeonidi, sono quindi oggetto di
contaminazione e mettono a rischio l’intera polis. Scoppia una terribile pestilenza, timori (φόβοι) e
terribili apparizioni (φάσματα) affliggono la città e gli indovini (μάντεις) dichiarano la presenza di
sacrilegi (ἄγη) e contaminazioni (μιασμοὺς) che necessitano di purificazione; ecco che viene
convocato Epimenide9. Egli arriva dopo che c’era già stata, in seguito alla decisione di un tribunale
di 300 giudici e per volere di Mirone, un’espulsione dei cadaveri del γένος maledetto dalle loro
tombe e una condanna all’esilio dei vivi sacrileghi; ciò non era quindi bastato, occorreva
un’ulteriore purificazione. Epimenide provvede allora ad eseguire due riti: il sacrificio umano di
due giovani, Cratino e Ctesibio, e l’innalzamento di altari presso l’Aeropago a degli sconosciuti
laddove le pecore bianche e nere mandate a pascolare si fossero adagiate, ovviamente dopo il
sacrificio di queste.
Quindi, nel momento in cui Epimenide arriva, gli Alcmeonidi sono tutti già stati espulsi,
cosicché il rito di Epimenide ha una valenza altra, precisamente politica: egli è arrivato ad Atene
per attuare una politica di concordia, per permettere il reinserimento di quel γένος colpevole e di
riabilitarlo nella vita politica della πόλις: non a caso Plutarco allude esplicitamente all’amicizia del
purificatore con Solone, che quasi viene aiutato nel suo compito legislativo da Epimenide. Plutarco
Plato, Leges, 642 d e – 643 a; Aristoteles, Rhetorica, 1418 a 21-25; Plutarchus, Solon, 12; Plutharcus, Septem
sapientium convivium, 157 d-e. Cfr. Federico 2001 passim; Colli 1978 passim. Nel corso della mia relazione ho inoltre
analizzato passi di altri autori a supporto della tradizione appena citata, ovvero: Strabo, Geographica, 10, 4, 14;
Pausanias, Graeciae descriptio, I, 14, 4; Maximus Tyrius, Dialexeis, 10, 1 a-b, 38, 3. Difatti, per le ricerche lessicali
che effettuerò d’ora in avanti, ho appositamente creato un sub-corpus contenente le 7 opere testé citate più quella di
Diogene Laerzio, (Vitae philosophorum, appunto), dal momento che esse ci forniscono le versioni più significative,
dettagliate e conformi tra di loro.
7
Non dimentichiamoci che fu proprio Epimenide, nelle sue vesti di profeta del passato, a capire che questo era
stato l’αἴτιον scatenante: sul modello hittita egli attua un’indagine sul passato per risalire alle ragioni del male, della
peste.
8
Colli 1978, p. 265.
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Occorre fare attenzione però perché, nonostante dalle fonti qui analizzate e citate si parli del purificatore, il
personaggio non viene neppure menzionato da fonti prettamente storiche quali sono Erodoto e Tucidide: questi ultimi,
pur fornendo attestazioni per la purificazione di Atene, non parlano in nessun luogo di Epimenide. Egli è quindi più una
figura dalla valenza mitica che storica.
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dice “… avendo santificato la città con sacrifici espiatori, purificazioni e fondazioni di culti, la rese
sottomessa alla giustizia e più incline alla concordia”10: da queste parole emerge un Epimenide
legislatore quasi e, cosa ancor più significativa, una chiave di lettura della sua κάθαρσις in senso
filo – alcmeonideo poiché egli promuove proprio gli impuri Alcmeonidi.
Dalla vicenda narrata affiora un Epimenide che, chiamato in soccorso, si sposta con una
nave e si reca ad offrire il suo aiuto: è il modello del δημιουργὸς omerico: lo sciamano itinerante che
si sposta ove v’è bisogno, senza godere di alcuna stabilitas e senza accettare alcun compenso (si
narra che ritornò con il solo ramoscello d’ulivo in mano) nonostante la sua professionalità sia
ricercata da tutti. È una figura marginale, appartenente ad un mondo altro (Cnosso, Creta), un
apolide che però ha l’alto compito di far superare la crisi ad una città.
Gli attributi lessicali di Ἐπιμενίδης: l’Epimenide σοφός, θεοφιλής e καθαρτής
Grazie ad una dettagliata analisi delle fonti, emerge dunque la figura di Epimenide; essa ci appare
assimilabile a quella di un sapiente, mediatore fra dei ed uomini e purificatore.
Spinta da interesse maggiore, mi sono soffermata più a fondo sui 3 appellativi che
definiscono a tutto tondo il nostro personaggio: quindi, dapprima, ho analizzato, rispettivamente, gli
aggettivi σοφός e θεοφιλής11; in un secondo ed ultimo momento, ho osservato il ruolo di Epimenide
come “καθαρτής”12. Così, avendo ottenuto diversi riscontri in più fonti antiche, è possibile
effettivamente fornire conferma dell’attività svolta dal nostro personaggio, il quale ha certamente
parvenze mitiche, ma lo si può definitivamente considerare, nel contempo, una figura storica,
seppur dai contorni non del tutto delineati.
10
Plutarchus, Solon 12, 8; Colli 1978, p. 49.
Nel concreto, ho provveduto a ricercare, singolarmente, le seguenti iuncturae: il lemma “σοφός” e il lemma
“θεοφιλής”, ognuno di essi (separatamente tra loro) in iunctura rispetto al lemma “Ἐπιμενίδης”. La ricerca delle
iuncturae è stata effettuata sul database TLG su Cd-rom versione "E", tramite il programma di lettura Diogenes 3.1.6, in
seguito alla personale creazione del sub-corpus (cfr. supra n. 6). Per la prima, ho rilevato 24 occorrenze, tra cui, quelle
valide ed effettive sono: Maximus Tyrius, Dialexeis, 38,3, a3-b2 (“σοφὸς… Ἐπιμενίδης”); Diogenes Laertius, Vitae
philosophorum, 1, 13, 1-4 (“Σοφοὶ… Ἐπιμενίδην”) e 1, 42,1-4 (“σοφῶν… Ἐπιμενίδην”); Plutarchus, Solon, 12, 7, 2-3-5
(“Ἐπιμενίδης… σοφοῖς… σοφὸς”). Per la seconda, 4 occorrenze, ovvero 2 passi: Diogenes Laertius, Vitae
philosophorum, 1, 110, 1-4 (“θεοφιλέστατος... Ἐπιμενίδην”) e Plutarchus, Solon,12, 7, 2-4 (“Ἐπιμενίδης… θεοφιλὴς”).
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In realtà, all’interno del sub-corpus (cfr. supra n. 6), non compare mai il sostantivo “καθαρτής” in relazione al
nostro personaggio; compaiono invece il lemma del verbo καθαίρω e quello del sostantivo καθαρμός (purificazione).
Perciò, al fine di recuperare tutti i passi antichi che possano contenere riferimenti a tale ruolo, ho ricercato le occorrenze
della radice “καθαρ-” sempre in relazione ad Epimenide. Nello specifico, ho cercato, rispettivamente, le iuncturae tra la
stringa “καθαρ” e il lemma “Ἐπιμενίδης” e tra la stringa “καθηρ” e il solito lemma “Ἐπιμενίδης”. La ricerca delle
iuncturae è stata effettuata sul database TLG su Cd-rom versione "E", tramite il programma di lettura Diogenes 3.1.6, in
seguito alla personale creazione del sub-corpus (cfr. supra n. 6). Per la prima, ho rilevato 7 occorrenze, tra cui quelle
effettive e più inerenti sono: Maximus Tyrius, Dialexeis, 38,4,1,1 (“καθάρται … Ἐπιμενίδην”); Strabo, Geographica,
10,4, 14, 7-8 (“καθαρμοὺς... Ἐπιμενίδην”); Plutarchus, Solon,12, 6,3-7, 2 (“καθαρμῶν … Ἐπιμενίδης”). Per la seconda,
riscontriamo 8 occorrenze, tra cui, quelle da me selezionate, ci rinviano a 3 passi: Pausanias, Graeciae descriptio, 1, 14,
4, 3-7 (Ἐπιμενίδης … ἐκάθηρεν); Diogenes Laertius, Vitae philosophorum, 1, 64, 10 t-12 (Ἐπιμενίδῃ... καθήρας); 1,
110, 3-4-5 (καθῆραι … Ἐπιμενίδην … ἐκάθηρεν).
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BIBLIOGRAFIA
Colli G. (1978) , La Sapienza Greca, volume II, Milano, Adelphi.
Dodds E. R. (1973), I Greci e l’Irrazionale, Firenze, La Nuova Italia.
Federico E. (2001), La Kátharsis di Epimenide ad Atene. La vicenda, gli usi e gli abusi ateniesi, in
Epimenide Cretese, Quaderni del Dipartimento di Discipline Storiche “Ettore Lepore”,
Università “Federico II”, Napoli, Luciano; pp. 77-128.
Gigante M. (2001), Il Bios laerziano di Epimenide, in Epimenide Cretese, Quaderni del
Dipartimento di Discipline Storiche “Ettore Lepore”, Università “Federico II”, Napoli,
Luciano; pp. 7-24.
Scarpi P. (2001), Il grande sonno di Epimenide ovvero vivere sulla linea di confine, in Epimenide
Cretese, Quaderni del Dipartimento di Discipline Storiche “Ettore Lepore”, Università
“Federico II”, Napoli, Luciano; pp. 25-36.
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