OMELIA DEL GIORNO DI PASQUA ____________________________________________________________ [1] Saluto con affetto le autorità, i sacerdoti, i fedeli qui presenti, la nostra splendida città di Firenze e gli ospiti venuti a visitarla. A tutti l’augurio che risuonò sulla bocca del Signore risorto la sera di Pasqua, quando incontrò per la prima volta i discepoli riuniti: “Pace a voi!”. Pace anche a questo nostro mondo lacerato da guerre, guerriglie e terrorismo in Medioriente, in Estremo Oriente, in Africa e in America Latina, afflitto da gravi squilibri economici, culturali, tecnologici tra i paesi ricchi e i paesi poveri. Non si può restare indifferenti davanti a tante sofferenze. Si preghi dunque assiduamente per la pace che è dono di Dio. Si lavori seriamente a costruire la pace che è responsabilità degli uomini. [2] Quando l’apostolo Paolo portò il Vangelo ad Atene, gli Ateniesi lo ascoltarono con interesse finché parlava di cultura e di religione in generale, ma si misero a deriderlo quando cominciò a parlare di un morto risuscitato. «Quando sentirono parlare di risurrezione, alcuni lo deridevano, altri dissero: Ti sentiremo un’altra volta». E lo abbandonarono quasi tutti. Cattedrale – domenica 20 aprile 2003, ore 11 1 Nel nostro tempo a un Gesuita francese missionario in India è capitata la stessa cosa. Parlò dell’insegnamento di Gesù a una riunione di numerosi monaci indiani che per più di un’ora lo ascoltarono con interesse, facendo anche molte domande. Quando però passo a dire che Gesù era morto in croce era realmente risuscitato il terzo giorno, quelli si misero a ridere: “La risurrezione può essere solo un racconto mitologico simbolico come noi lo troviamo nei nostri poemi!”. Eppure la risurrezione di Gesù è un fatto reale e come tale è stata annunziata dalla Chiesa, dalle origini fino ad oggi. Abbiamo ascoltato nella prima lettura il discorso dell’apostolo Pietro in casa del centurione romano a Cesarea. «Lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che apparisse a testimoni prescelti […], a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti». Pietro e gli apostoli si sentono testimoni, per esperienza diretta, di un evento reale e concreto, come reali e concreti erano stati i fatti della precedente attività pubblica e della passione di Gesù. In piena sintonia con Pietro anche l’apostolo Paolo, nella prima lettera ai Corinzi, afferma che Gesù è realmente risorto ed è venuto a incontrare più volte i suoi discepoli, singolarmente e in gruppo, perfino cinquecento persone tutte insieme. «Se Cristo non è risuscitato» - aggiunge l’Apostolo - «allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede» (1Cor 15,14). Cattedrale – domenica 20 aprile 2003, ore 11 2 Se Cristo non fosse realmente risuscitato, il cristianesimo diventerebbe vano, vuoto; perderebbe la sua specificità. Cristo potrebbe rimanere un Maestro di nobili insegnamenti, un modello altissimo di umanità; ma non sarebbe più il Salvatore, a cui affidare il nostro presente e il nostro futuro. «Ora, invece,» - prosegue san Paolo - «Cristo è davvero risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti […] E come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo» (1Cor 15,20.22). Cristo è risorto come capo e salvatore, per introdurre tutti gli uomini che a lui si affidano nella vita eterna presso il Padre. [3] Il Signore risorto accompagna anche i nostri passi nella nostra travagliata storia su questa terra. « Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20). Da allora una fonte di energia divina attraversa l’umanità. L’Arcivescovo di San Salvador Oscar Arnulfo Romero (1980), difensore dei diritti dei poveri, spesso minacciato di morte, diceva: «Come cristiano non separo la morte dalla risurrezione. Se mi uccidono, io risorgerò nel mio popolo». Prima di lui Gesù aveva detto: «Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (Gv 12,24). Gesù, morto e sepolto, è risuscitato sia come persona singola sia come moltitudine di redenti. Cattedrale – domenica 20 aprile 2003, ore 11 3 Con lui sono risorti i suoi primi discepoli, che da dubbiosi sono diventati credenti, da duri a capire sono diventati sapienti, da egoisti e ambiziosi sono diventati servizievoli e uniti nell’amore fraterno, da paurosi sono diventati coraggiosi e pronti a portare il Vangelo ovunque, malgrado le difficoltà, le persecuzioni, i pericoli di morte. Gesù Cristo è risorto anche nel suo popolo; è risorto come Chiesa. La Chiesa, come diceva Bossuet, è il Cristo comunicato ed esteso nel tempo e nello spazio. La Chiesa è il suo corpo e i cristiani sono sue membra, partecipi della sua vita mediante il dono dello Spirito Santo. «Se siete risorti con Cristo» - abbiamo ascoltato nella II lettura - «cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio» (Col 3,1). Nel Battesimo i cristiani risorgono con Cristo e ricevono un germe della vita nuova. Nella misura in cui questo germe si sviluppa e giunge a dispiegare le sue virtualità, diventa un segno sempre più trasparente della presenza del Signore risorto. I santi sono lo splendore del Risorto riflesso nella storia. Nei peccatori che si convertono si compie una risurrezione spirituale: un uomo che da circa quarant’anni non si confessava, tutto commosso piangeva e singhiozzava nel dire i suoi peccati al sacerdote e, all’invito di questi a non farsi sentire dagli altri, rispondeva: “Sono così felice e libero che non mi importa niente se la gente si accorge che piango”. Gli istituti di vita consacrata, le correnti di spiritualità, l’azione missionaria fino ai luoghi più remoti, le innumerevoli opere sociali e culturali, la umanizzazione dei Cattedrale – domenica 20 aprile 2003, ore 11 4 costumi e delle strutture sociali sono espressione dell’inesauribile fecondità dello Spirito Santo, dono del Signore risorto ai cristiani e, in modo diverso, anche ai non cristiani. Per quanto riguarda Firenze e la sua incomparabile tradizione di civiltà, basti ricordare il significativo giudizio di Giorgio La Pira. «La teologia e la cristologia governano dal di dentro, come luce, come lievito, come causa finale, come principio di ordine e di bellezza, l’edificio totale (scientifico, artistico, letterario, filosofico, ecc.) della cultura fiorentina» (Lettere alle claustrali, 253). Si è soliti dire che la passione di Cristo continua, in qualche modo, in tutti i crocifissi della storia, perché nel suo amore universale egli si fa uno con tutti coloro che soffrono. Ma si può aggiungere che anche la sua risurrezione, in un certo senso, è sempre in atto nella storia e sarà completa solo all’ultimo giorno. Egli continua a dispiegare la potenza della vita nuova in tutti coloro che vengono rigenerati come figli di Dio e nei valori di verità, bontà, bellezza, libertà, solidarietà, che crescono nella storia. Si degna anche di venire incontro alla nostra poca fede con molti miracoli di ordine fisico, comprese rianimazioni di morti (se ne registrano circa 400 seriamente attestate e distribuite in tutte le epoche, anche in quelle recenti). Purtroppo siamo impressionati più dal male che dal bene; siamo portati più al pessimismo che alla speranza. «Perdonami Signore» - scrive uno scrittore francese - «non credo abbastanza alla primavera della vita, perché troppo Cattedrale – domenica 20 aprile 2003, ore 11 5 spesso mi sembra un lungo inverno, che non finisce mai di rimpiangere le sue foglie morte, i suoi fiori scomparsi […] E’ pasqua ogni giorno, mille diecimila pasque; ma non sono abbastanza capace, o Signore, di guardarmi intorno, per vedere i fiori della primavera più che le foglie morte» (M. Quoist). [4] La celebrazione della Pasqua, quella annuale e quella settimanale ogni domenica, ci dia la forza e la gioia della fede: una fede convinta, appassionata, missionaria. “Andate e portate a tutti la gioia del Signore risorto. Alleluja. Alleluja”: è il congedo alla fine della messa consigliato dal messale per il tempo pasquale. Anche se si canterà “Ite missa est. Alleluja. Alleluja” il senso è lo stesso e voglio illustrarvelo con la citazione di un bel testo pieno di slancio pasquale e missionario. Voi che lo avete intuito per grazia correte su tutte le piazze a svelare il grande segreto di Dio. Andate a dire che la notte è passata. Andate a dire che tutto ha un senso. Andate a dire che l’inverno è fecondo. […] Voi che lo avete intuito per grazia, correte di porta in porta a svelare il grande segreto di Dio. Cattedrale – domenica 20 aprile 2003, ore 11 6 Andate a dire che il deserto fiorisce. Andate a dire che l’Amore ha ormai vinto. Andate a dire che la gioia non è un sogno. Andate a dire che la festa è già pronta. Andate a dire che il bello è anche vero. […] Voi che lo avete intuito per grazia, correte, correte per tutta la terra a svelare il grande segreto di Dio. Andate a dire che ogni croce è un trono […] Andate a dire che il dolore è salvezza […] Andate a dire che il mondo ha un futuro […] Andate a dire che è possibile l’uomo. […] Andate su tutte le piazze. Andate di porta in porta. Andate in fondo alle strade. Andate per tutta la terra. Andate a dire che la gioia ha un volto. Proprio quello sfigurato dalla morte. Proprio quello trasfigurato nella Pasqua. (S.Palumbieri) Concludo augurandovi di cuore: Buona Pasqua! Cattedrale – domenica 20 aprile 2003, ore 11 7