Dal cap. 9 Uno studio Di Sonia Giberna Tiziano Crestani 2 Cap. 9 Il libro viene scritto ai credenti gentili romani e ai credenti ebrei viventi a Roma. Molti studiosi ritengono che i capitoli da 9 a 11 costituiscano una parentesi, in quanto sembrano interrompere un discorso (vedi introduzione). Paolo aveva appena finito di descrivere il piano di grazia di Dio, e pertanto ora ci si aspettava l’esortazione ad aderirvi. Lo scritto re invece parla ora di Israele, affinché accetti la realtà di una salvezza offerta da Dio anche ai gentili. Egli stesso per lungo tempo ha ritenuto di essere membro del popolo eletto e si è vantato di questo fatto. Tuttavia Cristo lungo la via di Damasco lo ha fermato ed ha aperto i suoi occhi. Probabilmente Paolo tratta questo argomento perché la situazione della chiesa di Roma lo richiedeva, essendo composta sia da giudei che da gentili. Questo capitolo parla di Israele e delle benedizioni temporanee da vivere sulla terra, non della sorte eterna dell’essere umano. Il cap. 9 di Romani è difficilmente comprensibile. Egli sembra sottolineare il calvinismo, secondo il quale siamo totalmente soggiogati da Dio, che agisce in noi come desidera, senza tener conto della nostra personalità; quindi, anche quando pecchiamo, agiamo per volontà di Dio. Ma se questo capitolo insegna tali cose, si dimostra in netta contraddizione con il resto della parola di Dio, la quale sottolinea la libertà ed il libero arbitrio dell’uomo. Un aspetto fondamentale da tener sempre presente durante la lettura di questo capitolo è il fatto che in esso non viene mai messo in discussione il destino eterno di una persona. Ad es. i vs. 16-23: Non dipende dunque né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia. 17 Dice infatti la Scrittura al Faraone: "Proprio per questo ti ho suscitato, per mostrare in te la mia potenza e affinché il mio nome sia proclamato in tutta la terra". 18 Così egli fa misericordia a chi vuole e indurisce chi vuole. 19 Tu mi dirai dunque: "Perché trova ancora egli da ridire? Chi può infatti resistere alla sua volontà?". 20 Piuttosto chi sei tu, o uomo, che disputi con Dio? La cosa formata dirà a colui che la formò: "Perché mi hai fatto così?". 21 Non ha il vasaio autorità sull’argilla, per fare di una stessa pasta un vaso ad onore e un altro a disonore? 22 E che dire se Dio, volendo mostrare la sua ira e far conoscere la sua potenza, ha sopportato con molta pazienza i vasi d’ira preparati per la perdizione? 23 E questo per far conoscere le ricchezze della sua gloria verso dei vasi di misericordia, che lui ha già preparato per la gloria, In questi versetti sembra che Dio abbia destinato alcuni alla perdizione eterna ed altri alla vita eterna; per questo è bene ricordare che il cap. 9 non parla mai del destino eterno dell’uomo, mentre tratta, invece, delle benedizioni temporanee da vivere qui, sulla terra. Già i primi 5 versetti parlano delle benedizioni di cui era soggetto Israele sulla terra, non di quelle eterne. Dio stabilisce il luogo in cui farci nascere, la famiglia che ci allevi, la nostra condizione economica, la città in cui vivere. Ma il destino eterno viene deciso dalla 2 3 persona stessa, dal momento che il volere di Dio è quello di dare la salvezza a tutte le persone.Chi vuole venga a me, chi ha sete venga a me; chiunque crederà sarà salvato: tutti possono avere la salvezza, basta che lo desiderino. Quindi, se fossimo dei robot al servizio di Dio, manipolati dal Padre, avremmo certamente la salvezza, perché questo è quello che Dio vuole: che facciamo la sua volontà e che crediamo nel suo figlio. E’ evidente che nell’uomo ci sia la libertà di scelta, dal momento che non tutti agiscono verso il bene, secondo il volere di Dio. Dio sceglie alcune cose per noi, e noi non ne conosciamo il motivo; ma, se crediamo che Egli ci ama al punto di aver sacrificato il suo unico figlio per darci la vita eterna, allora dobbiamo avere la certezza che ogni azione che svolge per noi è buona e giusta per la nostra vita. Israele. Vs. 1-5. Io dico la verità in Cristo, non mento, perché me lo attesta la mia coscienza nello Spirito Santo; 2 ho grande tristezza e continuo dolore nel mio cuore. 3 Infatti desidererei essere io stesso anatema (=maledetto) e separato da Cristo per i miei fratelli, miei parenti secondo la carne, 4 che sono Israeliti, dei quali sono l’adozione, la gloria (=la shekhinah di Dio, segno della sua dimora tra loro, per esempio nel tabernacolo di Mosè – vedi Esodo 40:34- o nel tempio di Salomone – vedi 1 Re 8:10-11), i patti (= i patti stipulati tra Dio e Israele sono quelli sul monte Sinai con Mosè, quello con Abramo, con Davide, col popolo di Israele al tempo di Mosè e Giosuè. Vi è poi il nuovo patto, promesso alla casa di Israele e alla casa di Giuda- vedi Geremia 31:31), la promulgazione della legge (di Mosè), il servizio divino (vedi Levitino) e le promesse; 5 dei quali sono i padri (=i patriarchi) e dai quali proviene secondo la carne il Cristo (discendenza di Davide) che è sopra tutte le cose Dio, benedetto in eterno. Amen. Questo versetto smentisce le teorie dei testimoni di Geova, affermando che Gesù, fatto di carne e sangue, è Dio onnipotente oggi, come lo era in principio. L’amore soprannaturale. Paolo dichiara di desiderare la separazione eterna da Cristo pur di ottenere la salvezza per suoi fratelli di Israele. Questa affermazione così forte gli viene dettata dallo Spirito santo ed è certamente il frutto di un sentimento soprannaturale. In Esodo 32 Mosè intercede per il popolo di Israele, infedele al Signore: Dio aveva stabilito un patto con loro, ed essi avevano giurato di obbedirgli; ma già poco tempo dopo avevano infranto tale patto. Mosè scende dal monte Sinai e, di fronte all’abominazione che vede, rompe le tavole con i 10 comandamenti. Allora Dio gli comanda di separarsi da loro, affinché egli possa distruggerli e creare un nuovo popolo per Mosè. Ma egli chiede al Padre di perdonarli, oppure di cancellare anche lui stesso dal libro della salvezza. Anche questo amore è stato soprannaturale. Paolo scrive la lettera ai Romani dopo molti anni di ministero. Il libro di Atti racconta di come egli sia stato sempre accolto con violenza e persecuzione in ogni città in cui ha predicato(sassi, carcere, catene,…). Egli, infatti, si recava sempre nelle sinagoghe, scatenando usualmente l’ira di molte persone, le quali cercavano anche di ucciderlo. Tuttavia egli desiderava di essere separato da Cristo, pur di non permettere la 3 4 dannazione dei suoi fratelli israeliti. L’amore soprannaturale, quindi, è qualcosa che Dio stesso radica nel nostro cuore, in quanto contrario alla carne umana. In Romani 10:1 Paolo dichiara che l’unico desiderio del suo cuore è quello di vedere le persone salvate. Qual è il desiderio del nostro cuore in questo momento? Qual è lo scopo della nostra vita sulla terra? Generalmente desideriamo cose molto legate alla materialità (casa, lavoro, un compagno, agiatezza economica…), ma Paolo dimostra di avere dei desideri molto più spirituali e legati al suo amore per Gesù. I fatti ci dimostrano che stiamo vivendo gli ultimi tempi prima del ritorno del Signore: Israele ha problemi quotidiani con i palestinesi. Zaccaria afferma che negli ultimi tempi Israele sarà una coppa di stordimento per tutto il mondo, e questo sta accadendo. Non è una terra ricca, tutt’altro, ma in essa c’è il luogo in cui sorgeva il tempio di Dio e la moschea, sacra per i musulmani. Gesù ha detto che, prima del suo ritorno, tutto il mondo sarebbe stato rivolto verso Israele, e sta accadendo così. I tempi in cui viviamo sono molto incerti: si parla di guerra, di armi nucleari e le persone hanno paura. La Bibbia ci invita ad essere consacrati al Signore e ad essere attenti, dediti alla preghiera, perché i tempi parlano chiaro. Chiediamoci perché siamo in questo luogo specifico: Romani 8 dice che ogni cosa coopera al bene per coloro che amano il Signore; nei Salmi è scritto che i passi dell’uomo giusto sono guidati dall’Eterno; quindi, il Signore guida la nostra vita e i nostri passi affinché siamo strumenti nelle sue mani per proclamare la sua parola alle persone. Matteo 5:43-48. Voi avete udito che fu detto: "Ama il tuo prossimo e odia il tuo nemico". 44 Ma io vi dico: Amate i vostri nemici, benedite coloro che vi maledicono, fate del bene a coloro che vi odiano, e pregate per coloro che vi maltrattano e vi perseguitano, 45 affinché siate figli del Padre vostro, che è nei cieli, poiché egli fa sorgere il suo sole sopra i buoni e sopra i malvagi e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. 46 Perché, se amate coloro che vi amano, che premio ne avrete? Non fanno altrettanto anche i pubblicani? 47 E se salutate soltanto i vostri fratelli, che fate di straordinario? Non fanno altrettanto anche i pubblicani? 48 Voi dunque siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro, che è nei cieli". Gesù dice di amare tutti coloro che ci fanno del male, e per noi questo non è facile; inoltre, dobbiamo pregare per coloro che ci perseguitano. Non puntiamo il dito contro i fratelli ma preghiamo per loro e adoperiamoci per chiarire le situazioni che ci fanno soffrire: questo è ciò che Gesù ci chiede di fare. Sforziamoci di seguire la parola di Dio, anche quando è difficile. Siamo lenti alle critiche e maggiormente veloci nel pregare. Il Signore vuole che maturiamo in noi il medesimo sentimento che Egli nutre per le persone, ossia l’amore. Come Dio ci ha perdonato, anche noi dobbiamo essere benevoli verso gli altri; se il nostro rapporto con gli altri non è buono, neanche quello con Dio può esserlo. Vs.6. Però non è che la parola di Dio sia caduta a terra; infatti non tutti i discendenti d’Israele sono Israele; Il nome Israele è stato attribuito a Giacobbe. Egli era un imbroglione e un usurpatore; poi una notte ha lottato con l’angelo dell’Eterno ed ha vinto. Per questo Dio ha cambiato il suo nome in Israele, che vuol dire “principe con Dio”, uno soggetto a Dio. Quindi qui Paolo vuol dire, con un gioco di parole, che non tutti quelli che sembrano sottomessi a Dio lo siano in realtà. Già in Romani 2:28-29 aveva affermato che il vero giudeo è colui che loda Dio e che la circoncisione o l’essere discendenti di giudei non sono elementi importanti. 4 5 Pertanto, non tutti i discendenti d’Israele lo sono realmente nel cuore, e non tutti i discendenti di Abramo sono veramente suoi figli spirituali. Vs. 7-10. né per il fatto di essere stirpe d’Abraamo, sono tutti figli d’Abraamo; anzi: «É in Isacco che ti sarà riconosciuta una discendenza». 8 Cioè, non i figli della carne sono figli di Dio; ma i figli della promessa sono considerati come discendenza. 9 Infatti, questa è la parola della promessa: «In questo tempo verrò, e Sara avrà un figlio». 10 Ma c’è di più! Anche a Rebecca avvenne la medesima cosa quand’ebbe concepito figli da un solo uomo, da Isacco nostro padre; I veri figli di Israele, i veri sottomessi a Dio, sono quelli nati secondo il principio della promessa della fede e vivono secondo le promesse di Dio. In Galati 4:21-28 Paolo racconta la storia di Sara e Aggar e spiega che cosa esse rappresentano. I fratelli della Galazia hanno creduto al vangelo predicato da Paolo, hanno ricevuto lo Spirito santo ed hanno visto miracoli e potenti operazioni. Dopo un po’ di tempo alcuni Giudei hanno cercato di far loro credere che la salvezza viene attraverso la circoncisione e l’adesione alla legge; non basta, quindi, il sacrificio di Cristo e per questo ad esso l’uomo deve aggiungere qualcosa di suo. Paolo scrive a questi fratelli, ispirato dallo Spirito santo, proprio per correggere questi errori. 21 Ditemi, voi che volete essere sotto la legge, non date ascolto alla legge? 22 Infatti sta scritto che Abrahamo ebbe due figli: uno dalla serva e uno dalla libera. 23 Or quello che nacque dalla serva fu generato secondo la carne, ma quello che nacque dalla libera fu generato in virtù della promessa. 24 Tali cose hanno un senso allegorico, perché queste due donne sono due patti: uno dal monte Sinai che genera a schiavitù, ed è Agar. 25 Or Agar è il monte Sinai in Arabia e corrisponde alla Gerusalemme del tempo presente; ed essa è schiava con i suoi figli. 26 Invece la Gerusalemme di sopra è libera ed è la madre di noi tutti. 27 Infatti sta scritto: "Rallegrati, o sterile che non partorisci! Prorompi e grida, tu che non senti doglie di parto, perché i figli dell’abbandonata saranno più numerosi di quelli di colei che aveva marito". 28 Ora noi, fratelli, alla maniera di Isacco, siamo figli della promessa. Dio promette ad Abramo una discendenza numerosa quanto le stelle attraverso Sara. Da lui è disceso Gesù. Da Aggar, invece, è nato Ishmaele, i cui discendenti sono i musulmani. Nella nostra vita ci sono i frutti della promessa, alla quale noi dobbiamo solo credere per essere liberi e salvati. La legge, invece, rende l’uomo schiavo e scaduto dalla grazia. Anche in Romani Paolo ci insegna che possiamo entrare a far parte della famiglia di Dio solo attraverso le Sue promesse, non grazie alla legge. Per questo dobbiamo fare attenzione a non essere come Abramo e Sara, i quali volevano adempiere alle promesse di Dio attraverso l’intervento umano; in questo modo, infatti, cadiamo nella religiosità e nel legalismo. Chi vuole far parte della famiglia di Dio deve essere come Isacco, ossia un frutto della promessa, perché tutto quello che Dio vuole da noi è la fede nella sua parola. Quando i discepoli hanno chiesto a Gesù come potevano fare la volontà di Dio, egli ha risposto di credere in lui, mandato da Dio. Mentre sulla terra la religione è piramidale, nel regno di Dio tale piramide è capovolta, in quanto Gesù è colui che sorregge tutti. Isacco è stato un miracolo di Dio, Ishmaele è nato carnalmente. Anche le opere della nostra carne portano la rovina nella vita di ognuno di noi. Per questo l’unica cosa saggia da fare è quella di affidarci a Dio e credere in Lui. 5 6 Galati 4:29-31. Ma, come allora colui che era generato secondo la carne perseguitava colui che era generato secondo lo Spirito, così avviene al presente. 30 Ma che dice la Scrittura? "Caccia via la schiava e suo figlio, perché il figlio della schiava non sarà erede col figlio della libera". 31 Così dunque, fratelli, noi non siamo figli della schiava ma della libera. A quel tempo i legalisti volevano imporre le proprie regole ai gentili; anche oggi accade che coloro che sono liberi da regole vengono oppressi da coloro che vivono sotto la legge (uso di alcuni indumenti, posizioni durante il culto…). Ma la salvezza umana non dipende dalle opere, bensì da ciò che Cristo ha compiuto per l’umanità. Galati 4:31-5:1. Così dunque, fratelli, noi non siamo figli della schiava ma della libera. 1 State dunque saldi nella libertà con la quale Cristo ci ha liberati, e non siate di nuovo ridotti sotto il giogo della schiavitù. Chi è nato da Aggar genera schiavitù: non possiamo essere salvati dalle opere della legge. La religione cattolica dice di vivere una vita buona e onesta, compiere alcune azioni (andare in chiesa, adempiere i sacramenti, confessarsi..) e poi forse ci sarà la salvezza oppure il purgatorio. Ed il sacrificio di Cristo? Egli è morto per noi ma è necessario compiere anche delle opere. Tuttavia Paolo dice che la strada delle opere è faticosa e infinita, inutile per portare la salvezza, ed inoltre crea in noi un occhio critico verso coloro che si comportano in modo difforme dal nostro. Galati 5:2. Ecco, io, Paolo, vi dico che se vi fate circoncidere, Cristo non vi gioverà nulla. Queste cose venivano predicate dagli ebrei ai gentili, asserendo che al sacrificio di Cristo bisogna aggiungere anche la circoncisione. Ma, così facendo, si rende vana l’opera di Cristo. Galati 5:3. E daccapo attesto ad ogni uomo che si fa circoncidere che egli è obbligato ad osservare tutta la legge. E’ impossibile adempiere ad ogni punto della legge perché è un giogo troppo pesante da sopportare. Anche per questo dobbiamo stare attenti a puntare il dito contro gli altri, perché con la stessa misura potremmo essere giudicati noi. Galati 5:4. Voi, che cercate di essere giustificati mediante la legge, vi siete separati da Cristo; siete scaduti dalla grazia. Chi cammina nel legalismo, grazie alle proprie forze, è fuori dalla grazia di Dio, separato da Cristo. Seguire ogni punto della legge, ogni attimo della propria vita, è impossibile, e per questo è un tentativo inutile. Non possiamo fare nulla per ottenere la salvezza, e per questo dobbiamo rendere continuamente grazie a Dio per quanto ha fatto per noi. Quindi: i veri figli di Dio sono coloro che credono alle sue promesse. Questo concetto per gli ebrei era incomprensibile, in quanto essi credevano fermamente al fatto di dover rispettare la legge di Mosè: essi credevano di essere il popolo eletto, di avere la legge e i profeti ed attendevano ancora il Messia. Tuttavia Paolo dice che le loro convinzioni non sono esatte perché tutte le persone possono essere figli di Dio se credono in lui. Entrando a Gerusalemme, Gesù è stato accolto dai fanciulli, i quali gridavano: “Osanna, Osanna al figlio di Davide”, ma i farisei cercavano di farli tacere. Allora Gesù disse loro che se i bambini non lo avessero accolto così, lo avrebbero fatto le pietre. In un altro passo la Bibbia dice che non bisogna gloriarsi per il fatto di essere figli di Abramo, perché Dio potrebbe far nascere figli di Abramo dalle pietre. 6 7 Quindi la salvezza è un fatto personale e non è legata ad un gruppo di appartenenza; Dio ha solo figli, ossia tutti coloro che credono in lui hanno uguale dignità ai suoi occhi. Ora Paolo parla di Giacobbe ed Esaù, per spiegare che Dio ha stabilito la sorte di alcune persone in virtù della sua sovranità, anche se noi non ne comprendiamo il motivo. Il cap. 9 di Romani parla delle promesse di Dio sulla terra e non della vita eterna; può sembrare, infatti, che venga spiegato che alcune persone sono condannate all’inferno, mentre altre hanno il premio della vita eterna. Vs. 10-12. E non solo questo, ma anche Rebecca concepì da un solo uomo, Isacco nostro padre. 11 poiché, prima che i gemelli fossero nati e che avessero fatto del bene o del male (affinché rimanesse fermo il proponimento di Dio, secondo elezione, 12 che dipende non da opere, ma da colui che chiama) le fu detto: «Il maggiore servirà il minore»; Il versetto 13 non va incluso in questi passi, perché altrimenti si potrebbe intendere che Dio ha amato Giacobbe ed odiato Esaù prima ancora della loro nascita; Paolo, invece, qui sta solamente affermando che la scelta di Dio a favore di Giacobbe, prima ancora della sua nascita, era giusta, dal momento che Esaù ha dimostrato di essere una persona molto carnale. Dio conosce i fatti prima del loro verificarsi, in quanto egli vive fuori dal tempo, ed è in grado di vedere in un momento l’intera storia dell’umanità. Vs. 13. com’è scritto: «Ho amato Giacobbe e ho odiato Esaù». Questo passo non è riportato in Genesi, ma in Malachia, ed è stato scritto 1000 anni dopo la vita di questi due fratelli; quindi non è una profezia, ma la dimostrazione della lungimiranza di Dio, il quale compie le proprie scelte in modo giusto. Inoltre, il contesto indica che si riferiva alle nazioni di Israele e di Edom, non ai loro predecessori. Israele era la nazione eletta, mentre Edom aveva scatenato l’ira di Dio a causa della sua condotta tutt’altro che fraterna nei confronti di Israele, quando quest’ultima era in disgrazia. Dio desidera la salvezza per tutti gli uomini. Ebrei 12:15-17. badando bene che nessuno rimanga privo della grazia di Dio e che non spunti alcuna radice di amarezza, che vi dia molestia e attraverso la quale molti vengano contaminati; 16 e non vi sia alcun fornicatore o profano, come Esaù, che per una vivanda vendette il suo diritto di primogenitura. 17 Voi infatti sapete che in seguito, quando egli volle ereditare la benedizione, fu respinto, benché la richiedesse con lacrime, perché non trovò luogo a pentimento. Anche qui si parla delle benedizioni che Esaù e Giacobbe ebbero sulla terra e non del loro destino eterno. Dio conosceva la carnalità di Esaù, prima ancora della sua nascita; egli, infatti, rinunciò alla primogenitura, ossia alle benedizioni di Dio, in cambio di una zuppa, quindi per soddisfare la propria carne. Anche oggi molte persone non si convertono al Signore, nonostante le sue offerte siano meravigliose: la comunione intima con Dio, la vita eterna, la guida dello Spirito Santo…; ma tutto ciò è contro la carne; chi segue la carne non alimenta lo Spirito. Quindi: da Giacobbe è nato il Messia, perché più spirituale di suo fratello. Il cap. 9 parla della sorte terrena delle persone. Dio, infatti, vuole che tutti gli uomini abbiano la salvezza. 7 8 Di’ loro: Com’è vero che io vivo", dice il Signore, l’Eterno, "io non mi compiaccio della morte dell’empio, ma che l’empio si converta dalla sua via e viva; convertitevi, convertitevi dalle vostre vie malvagie. Perché mai dovreste morire, o casa d’Israele? Ezechiele 33:11. Dio desidera che gli uomini si convertano, affinché abbiano la vita eterna. Giovanni 3:16-18. Poiché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. 17 Dio infatti non ha mandato il proprio Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma affinché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18 Chi crede in lui non è condannato ma chi non crede è già condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. Giovanni 5:24. In verità, in verità vi dico: Chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha vita eterna, e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. Or nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù si alzò in piedi ed esclamò dicendo: "Se qualcuno ha sete, venga a me e beva. Chi crede in me, come ha detto la Scrittura, da dentro di lui sgorgheranno fiumi d’acqua viva". Giovanni 7:37-38. Giovanni 6:37. Tutto quello che il Padre mi dà verrà a me; e colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, Il Signore non ritarda l’adempimento della sua promessa, come alcuni credono che egli faccia, ma è paziente verso di noi, non volendo che alcuno perisca, ma che tutti vengano a ravvedimento. 2 Pietro 3:9. Romani 10:13. Paolo cita Gioele: Infatti: "Chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato". Da tutti questi versetti comprendiamo come la salvezza sia a disposizione di tutti. Però Dio ha scelto determinati uomini per svolgere alcuni compiti, in base alle attitudini personali ed al volere di Dio, che ci conosce da sempre. Oltre all’esempio di Esaù e Giacobbe, Paolo fa quello su Mosè e il faraone: vs. 14-15. Che diremo dunque? Vi è forse ingiustizia in Dio? No di certo!15.Poiché egli dice a Mosè: «Io avrò misericordia di chi avrò misericordia e avrò compassione di chi avrò compassione». Ancora una volta non parla del destino eterno, in quanto Dio ha dimostrato misericordia verso tutti noi, peccatori e condannati, avendo inviato suo figlio Gesù a salvarci. Al tempo di Mosè, ad esempio, Dio aveva fatto un patto col popolo di Israele: egli sarebbe stato il loro Dio e si sarebbe preso cura di loro, ed in cambio quegli uomini sarebbero stati il suo popolo, obbedendo a lui e seguendo le sue vie. Ma poco dopo, quando Mosè era sul monte Sinai, il popolo ha costruito un vitello d’oro e lo hanno adorato. Dio, in base al patto stipulato, avrebbe dovuto sterminarli, invece ebbe pietà. Vs. 16. Non dipende dunque né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia. Questo versetto non esclude il volere umano, in quanto tutti siamo dotati del libero arbitrio. Paolo qui afferma che non esiste persona che, grazie ai propri sforzi fisici o mentali, possa salvarsi senza passare per il sangue di Gesù. 8 9 Vs. 17-20. Dice infatti la Scrittura al Faraone: "Proprio per questo ti ho suscitato, per mostrare in te la mia potenza e affinché il mio nome sia proclamato in tutta la terra". 18 Così egli fa misericordia a chi vuole e indurisce chi vuole. 19 Tu mi dirai dunque: "Perché trova ancora egli da ridire? Chi può infatti resistere alla sua volontà?". 20 Piuttosto chi sei tu, o uomo, che disputi con Dio? La cosa formata dirà a colui che la formò: "Perché mi hai fatto così?". I critici affermano che allora, in base a quanto detto, chi si comporta secondo il male fa precisamente la volontà di Dio. Ma in Esodo 5:2 Ma il Faraone rispose: "Chi è l’Eterno che io debba ubbidire alla sua voce e lasciar andare Israele Io non conosco l’Eterno e non lascerò andare Israele". Il faraone sfida Dio, non riconoscendone l’autorità; per questo Dio vuole raccogliere la sfida e dimostrargli la propria potenza. Chiunque sfida l’Eterno vedrà la sua potenza. Non possiamo chiedere a Dio perché ci ha creati in questo modo, perché egli è il creatore onnisciente e onnipotente, e a lui spettano tutte le decisioni. Anche se non comprendo la motivazione delle sue decisioni, il solo fatto di sapere che egli mi ha amato al punto di dare il suo figlio per me, mi induce ad essere certa che ogni sua decisione è la migliore. I vasi di gloria sono quelli che sono malleabili nelle mani di Dio, mentre gli altri finiranno all’inferno; non per volere di Dio, però, perché egli desidera che ogni uomo arrivi alla salvezza, bensì per volontà umana. Vs.21-23. Non ha il vasaio autorità sull’argilla, per fare di una stessa pasta un vaso ad onore e un altro a disonore? 22 E che dire se Dio, volendo mostrare la sua ira e far conoscere la sua potenza, ha sopportato con molta pazienza i vasi d’ira preparati per la perdizione? 23 E questo per far conoscere le ricchezze della sua gloria verso dei vasi di misericordia, che lui ha già preparato per la gloria, Nel cap. 8 Paolo dice che Dio fin dalla creazione del mondo ha conosciuto tutte le persone che sarebbero nate sulla terra nei secoli; ha anche saputo da sempre chi sono coloro che avrebbero accettato Gesù come salvatore e chi, invece, lo avrebbero rifiutato. Il piano salvifico di Dio, comunque, riguarda tutto il mondo. Ha avuto inizio con Israele, ma poi si è esteso all’intera umanità. Il cap. 9 è dedicato agli israeliti. vs. 24-26. cioè noi che egli ha chiamato, non solo fra i Giudei ma anche fra i gentili? 25 Come ancora egli dice in Osea: "Io chiamerò il mio popolo quello che non è mio popolo, e amata quella che non è amata. 26 E avverrà che là dove fu loro detto "Voi non siete mio popolo", saranno chiamati figli del Dio vivente". Questo concetto non era facilmente comprensibile per i giudei di allora perché, ritenendosi il popolo eletto, consideravano impuri tutti gli altri e assolutamente separati dalla grazia del Signore. Avvicinare i gentili rendeva impuro ogni israelita. Ma grazie al volere di Dio anche noi oggi siamo figli del Dio vivente ed eredi secondo la promessa. Vs. 27-33. Ma Isaia esclama riguardo a Israele: "Anche se il numero dei figli d’Israele fosse come la sabbia del mare, solo il residuo sarà salvato". 28 Infatti egli manda ad effetto la decisione con giustizia, perché il Signore manderà ad effetto e accelererà la decisione sopra la terra. 29 E come Isaia aveva predetto: "Se il Signore 9 10 degli eserciti non ci avesse lasciato un seme, saremmo diventati come Sodoma e saremmo stati simili a Gomorra". 30 Che diremo dunque? Che i gentili, che non cercavano la giustizia, hanno ottenuta la giustizia, quella giustizia però che deriva dalla fede, 31 mentre Israele, che cercava la legge della giustizia, non è arrivato alla legge della giustizia. 32 Perché? Perché la cercava non mediante la fede ma mediante le opere della legge; essi infatti hanno urtato nella pietra d’inciampo. 33 come sta scritto "Ecco, io pongo in Sion una pietra d’inciampo e una roccia di scandalo, ma chiunque crede in lui non sarà svergognato". Gesù è la pietra di inciampo, colui che è stato rigettato ma che è divenuto pietra angolare, il figlio del Dio vivente; su di lui è stata edificata la chiesa perché è l’agnello, colui che è stato sacrificato per i nostri peccati. Israele cercava la giustificazione attraverso le opere e per questo non riusciva a capire che, invece, bastava credere in Gesù. Solo così possiamo essere lavati dai peccati e giustificati: solo per fede. Non esiste azione umana che possa farci guadagnare la vita eterna: per questo Dio ha mandato suo figlio tra di noi, allo scopo di regalarci ciò che con i nostri meriti non potremmo mai ottenere. Ancora oggi Israele attende la venuta del Messia, un uomo potente che regnerà da Gerusalemme e sottometterà tutte le altre nazioni; egli avrà uno scettro di ferro. Per questo motivo essi accetteranno l’anticristo, un uomo politico potente che organizzerà tutti i governi del mondo e che verrà adorato perché considerato il Messia. Cap. 10 10 11 Vs. 1-2. Fratelli, il desiderio del mio cuore e la preghiera che rivolgo a Dio per Israele è per la sua salvezza. 2 Rendo loro testimonianza infatti che hanno lo zelo per Dio, ma non secondo conoscenza. Gli ebrei erano molto zelanti, ma questo non bastava per ottenere la salvezza. Oggi molti pensano che la vita eterna sia ottenibile attraverso qualunque religione, l’importante è la sincerità del cuore umano. Ma Paolo dice che la sincerità non è sufficiente, perché ciò che salva è solo la fede nel figlio di Dio. Per questo prega per la salvezza di Israele, in quanto, pur essendo molto zelanti, non hanno la conoscenza. Egli può comprenderli totalmente, essendo stato esattamente uguali a loro. Del proprio zelo egli parla più volte: essendo stato strettamente legato alle tradizioni del suo popolo, era devoto allo studio e alla pratica della religione ebraica. In virtù del proprio zelo, egli tormentò per lungo tempo e con tenacia la chiesa primitiva appena nata (v. Galati 1:13-14; Filippesi 3:6). Galati 1:13-14. Avete infatti udito quale fu un tempo la mia condotta nel giudaismo, come perseguitavo con grande ferocia la chiesa di Dio e la devastavo, 14 E progredivo nel giudaismo più di molti coetanei tra i miei connazionali, essendo estremamente zelante nelle tradizioni dei miei padri. Filippesi 3:6. quanto allo zelo, persecutore della chiesa; quanto alla giustizia che è nella legge, irreprensibile, La pietra angolare posta da Dio, per lui era realmente “una pietra d’inciampo”, fino a quando non gli si sono aperti gli occhi ed egli, convertito a Cristo, ha cambiato orientamento alla propria vita. Da allora il suo zelo è servito per magnificare Cristo nella sua predicazione e con la sua vita, e lo ha spinto a parlare agli altri di Gesù perché Lo conoscano. Vs. 3. Poiché ignorando la giustizia di Dio e cercando di stabilire la propria giustizia non si sono sottoposti alla giustizia di Dio Tramite la legge gli israeliti cercavano di stabilire la giustizia di Dio, ma tale fatto è impossibile. Dio ha stabilito qual’è l’unico modo che ci permette la giustificazione, e non passa attraverso le nostre opere: è Gesù, la via, la verità e la vita, l’unica via che conduce al Padre. Quando l’uomo cerca una via attraverso le proprie forze è destinato al fallimento; ad es. la costruzione della torre di Babele, la quale doveva essere talmente alta da raggiungere il Dio altissimo. Ma Dio l’ha distrutta. Vs. 4. perché il fine (= lo scopo) della legge è Cristo, per la giustificazione di ognuno che crede. I salvati non sono più sotto la legge. Galati 3:21-25. La legge è dunque contraria alle promesse di Dio? Così non sia; perché se fosse stata data una legge capace di dare la vita, allora veramente la giustizia sarebbe venuta dalla legge. 22 Ma la Scrittura ha rinchiuso ogni cosa sotto il peccato, affinché fosse data ai credenti la promessa mediante la fede di Gesù Cristo. 23 Ora, prima che venisse la fede noi eravamo custoditi sotto la legge, come rinchiusi, in attesa della fede che doveva essere rivelata. 24 Così la legge è stata nostro precettore per portarci a Cristo, affinché fossimo giustificati per mezzo della fede. 25 Ma, venuta la fede, non siamo più sotto un precettore. Lo scopo della legge era quello di portarci a Cristo, perché attraverso di essa non potremmo mai raggiungere lo standard di Dio. Per questo, inchinandoci alla croce di Cristo avremo la vita eterna. 11 12 2 Corinzi 5:20-21. Noi dunque facciamo da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro, e noi vi esortiamo per amore di Cristo: Siate riconciliati con Dio. Poiché egli ha fatto essere peccato per noi colui che non ha conosciuto peccato, affinché noi potessimo diventare giustizia di Dio in lui. Gesù è l’agnello purissimo, senza peccato, ha adempiuto la legge in ogni momento della sua vita. Ha preso su di sé i nostri peccati, affinché noi potessimo diventare la giustizia di Dio. Cristo non è venuto ad abolire la legge, bensì a portarla a compimento, in quanto incarnava la giustizia perfetta richiesta dalla legge. Matteo 5:17. "Non pensate che io sia venuto ad abrogare la legge o i profeti; io non sono venuto per abrogare, ma per portare a compimento. Grazie a Gesù tutti coloro che sono “in Cristo” sono ritenuti “giusti” da Dio padre, come se fossero stati in grado di adempiere ad ogni punto della legge. Quindi: se la legge ci ha portato a Cristo, nella nostra vita non esistono più regole a cui sottometterci, perché lo scopo della legge ha trovato il suo compimento. Paolo dimostra che fin dai tempi di Mosè era impossibile adempiere ad ogni punto della legge, secondo le possibilità umane. Vs. 5. Mosé infatti descrive così la giustizia che proviene dalla legge: "L’uomo che fa quelle cose, vivrà per esse". (Levitico 18:5) Infatti, l’unico uomo che è stato in grado di osservare la legge punto per punto è Cristo. Giacomo 2:10-11. Chiunque infatti osserva tutta la legge, ma la trasgredisce in un punto solo, si rende colpevole su tutti i punti. 11 Poiché colui che ha detto: «Non commettere adulterio», ha detto anche: «Non uccidere». Quindi, se tu non commetti adulterio ma uccidi, sei trasgressore della legge. Giacomo sembra un po’ legalista perché, ad esempio, dice che senza le opere la fede è vana. Tuttavia egli non intende insegnare che la salvezza viene dalle opere, bensì afferma che da una fede genuina derivano determinate azioni a conferma della conversione. Paolo in Galati dichiara che se potessimo essere giustificati per le nostre opere, tramite la legge, la morte di Cristo sarebbe vana. Ma la sua venuta sulla terra dimostra proprio la necessità del suo sacrificio, al fine di dare alle persone una via per giungere alla vita eterna. Vs.6-8. Ma la giustizia che proviene dalla fede dice così: "Non dire in cuor tuo: Chi salirà in Cielo?". Questo significa farne discendere Cristo. 7 Ovvero: "Chi scenderà nell’abisso?". Questo significa far risalire Cristo dai morti. 8 Ma che dice essa? "La parola è presso di te, nella tua bocca e nel tuo cuore". Questa è la parola della fede, che noi predichiamo; Paolo vuol dire che non possiamo salire in paradiso e portare Cristo al nostro livello, e neanche scendere nell’abisso; chi vuole arrivare alla salvezza attraverso le proprie opere vuole agire in modo da avere la salvezza come salario (andare in pellegrinaggio, fare determinate azioni…). Ma non possiamo fare nulla per salvarci: se vogliamo arrivare a Dio dobbiamo solamente credere in Gesù. 12 13 Giovanni 6:28-29. Essi dunque gli dissero: «Che dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?» 29 Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». La salvezza viene unicamente per la fede in Gesù. Vs.9-13. poiché se confessi con la tua bocca il Signore Gesù, e credi nel tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato. 10 Col cuore infatti si crede per ottenere giustizia e con la bocca si fa confessione, per ottenere salvezza, 11 perché la Scrittura dice: "Chiunque crede in lui non sarà svergognato". 12 Poiché non c’è distinzione fra il Giudeo e il Greco, perché uno stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. 13 Infatti: "Chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato". (Gioele 2:32) Paolo non dice di credere solo con la mente, ma di dichiarare con la bocca e di credere con il cuore, sede delle emozioni più intime. Gesù è il figlio del Dio vivente, la via per la salvezza. Non dobbiamo tornare alla legge mosaica anche perché non siamo ebrei e non abbiamo gli obblighi che loro avevano nel vecchio patto. Israele è speciale nel piano di Dio ed è stata scelta dal Padre per essere il mezzo per portare la Sua Parola in tutto il mondo. In questo compito ha fallito ed ora per Dio tutti gli uomini sono speciali e fanno parte del suo piano salvifico. La salvezza, infatti, è aperta a tutti coloro che lo desiderano. Vs. 14. Come dunque invocheranno colui nel quale non hanno creduto? E come crederanno in colui del quale non hanno udito parlare? E come udiranno, se non c’è chi predichi? La fede in Gesù viene dalla predicazione di un altro credente; per questo chi crede è ambasciatore di Dio, annunciatore della buona notizia alle genti. All’interno di una chiesa si impara, per poi andare a diffondere la Parola. E’ necessario proclamare la buona notizia in tutto il mondo perché la gente si converta e invochi il nome del Signore per essere salvata. Tuttavia, nessuno invocherà il nome di Dio se non avrà ricevuto l’insegnamento necessario. Vs.15. E come predicheranno, se non sono mandati? Come sta scritto: "Quanto sono belli i piedi di coloro che annunziano la pace, che annunziano buone novelle!". Il predicatore è un apostolo, ossia un messaggero incaricato di portare il messaggio di Dio. Infatti, il Padre si compiace della proclamazione della Parola e benedice coloro che la ricevono. Tutti sono chiamati a collaborare. 1Samuele 30:21-25. Poi Davide giunse dai duecento uomini che erano troppo stanchi per seguire Davide, e che egli aveva fatto rimanere al torrente Besor. Questi andarono incontro a Davide e alla gente che era con lui. Così Davide si avvicinò loro e li salutò. 22 Allora tutti i malvagi e gli spregevoli fra gli uomini che erano andati con Davide presero a dire: "Poiché costoro non sono venuti con noi, non daremo loro nulla del bottino che abbiamo ricuperato, eccetto la moglie e i figli di ciascuno; li conducano via e se ne vadano!". 23 Ma Davide disse: "Non fate così, fratelli miei con quello che l’Eterno ci ha dato proteggendoci e mettendo nelle nostre mani la banda che era venuta contro di noi. 24 Chi vi darà retta in questa proposta? Ma quale la parte di chi scende a combattere, tale sarà la parte di chi rimane presso i bagagli; faranno le parti insieme". 25 Da quel giorno in poi si fece così; Davide ne fece uno statuto e una norma per Israele fino al giorno d’oggi. 13 14 Nelle chiese, alcuni vanno a predicare in prima persona, altri li sostengono con soldi o preghiere; un giorno in cielo avranno tutti una parte della ricompensa per il lavoro svolto. Vs. 16-17. Ma non tutti hanno ubbidito all’evangelo, perché Isaia dice: "Signore, chi ha creduto alla nostra predicazione?". 17 La fede dunque viene dall’udire, e l’udire viene dalla parola di Dio. E’ facile incrementare la nostra fede: basta ascoltare la parola di Dio e meditare su di essa. Giovanni 15:7. Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quel che volete e vi sarà fatto, In Cristo si dimora con la preghiera e le sue parole dimorano in noi con lo studio. Bisogna desiderare ardentemente la parola di Dio, come i neonati bramano il latte. Vs.18. Ma io dico: Non hanno essi udito? Anzi, "La loro voce è corsa per tutta la terra, e le loro parole fino agli estremi confini del mondo". Anche se i pagani non hanno udito parlare di Gesù, Dio ha predicato se stesso attraverso il creato; per questo gli uomini non hanno scusante alcuna se non credono. Vs.19.Ma io dico: Non ha Israele compreso? Mosé dice per primo: "Io vi muoverò a gelosia per una nazione che non è nazione; vi provocherò a sdegno per una nazione stolta". (Deut. 32:21) Nel corso della storia Dio usò come strumenti per il suo giudizio su Israele questa o quella nazione gentile, ossia quelle genti che Israele considerava non-popolo, ossia fuori dal disegno di Dio. Inoltre, i giudei consideravano stolti i gentili, in quanto non avevano ricevuto la conoscenza di Dio. Vs. 20. E Isaia arditamente dice: "Io sono stato trovato da quelli che non mi cercavano, mi sono manifestato a quelli che non chiedevano di me". Questo è riferito alla situazione dei gentili del tempo. Infatti oggi, dopo tanti secoli, Dio è cercato anche dai gentili. Vs. 21. Ma riguardo ad Israele dice: "Tutto il giorno ho steso le mani verso un popolo disubbidiente, e contraddicente". (Isaia 65: 2) Si riferisce ai giudei. Il vangelo viene proclamato a tutto il mondo. Come dobbiamo evangelizzare? Raccontando alle persone le meraviglie che Dio compie nella vita di ognuno; in questo modo nasce negli altri il desiderio di avere quello che i credenti hanno. Giovanni 12:32 Ed io, quando sarò innalzato dalla terra, attirerò tutti a me" Se con il nostro parlare innalziamo Gesù, le persone saranno attirate a lui. Tante volte viene spontaneo evangelizzare utilizzando la Parola di Dio, creando un dibattito; forse è più efficace la testimonianza di una vita cambiata attraverso Gesù. E’ bello essere come un fiume, che riceve l’acqua della parola di Dio e la lascia scorrere verso gli altri. Giovanni 7:37-38. Or nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù si alzò in piedi ed esclamò dicendo: "Se qualcuno ha sete, venga a me e beva. 38 Chi crede in me, come ha detto la Scrittura, da dentro di lui sgorgheranno fiumi d’acqua viva". 14 15 Cap. 11 Anche in questo capitolo Paolo parla del piano di Dio circa Israele: nel cap. 9 parla del comportamento di Dio nel passato, nel 10 nel presente (età della chiesa), nell’11 nel futuro. La salvezza è per tutti gli uomini, ma Dio ha un piano per Israele anche circa il futuro. Infatti, non ha dimenticato il suo popolo, anche se ha espanso la salvezza a tutta la gente. In tutto il cap. 10 Paolo ha parlato della grazia. Ora, invece, desidera comunicare ai fratelli romani i propri sentimenti per il popolo di Israele. Paolo era un ebreo, un rabbino, un 15 16 uomo fariseo e molto religioso; aveva studiato con Gamaliele, era molto zelante ed in passato anche orgoglioso quando aveva visto la persecuzione colpire i cristiani. Oggi che è un apostolo, è orgoglioso del fatto di essere ebreo, anche perché, proprio per questo motivo, è stato usato da Dio per la conversione dei gentili. Vs.1-3. Dico dunque: Dio ha forse ripudiato il suo popolo? No di certo! Perché anch’io sono Israelita, della discendenza d’Abraamo, della tribù di Beniamino. Quando Paolo scrive, sono trascorsi circa 50 anni dalla crocifissione di Cristo; forse, pensa Paolo, i gentili si sentivano migliori degli ebrei, in quanto questi ultimi avevano rifiutato Cristo. Per questo l’apostolo vuole smorzare il sentimento anti-semita. 2 Dio non ha ripudiato il suo popolo, che ha riconosciuto già da prima. Non sapete ciò che la Scrittura dice a proposito di Elia? Come si rivolse a Dio contro Israele, dicendo: 3«Signore, hanno ucciso i tuoi profeti, hanno demolito i tuoi altari, io sono rimasto solo e vogliono la mia vita»? Per quanto Israele sia stato disobbediente, Dio non ha mai cancellato il proprio disegno di salvezza. Paolo è la prova vivente del fatto che Dio vuole la salvezza degli Israeliti, i quali erano presenti anche nelle chiese primitive. La porta è aperta per qualunque ebreo che accetta Gesù quale proprio salvatore. Al tempo di Elia, i popolo ebraico ha seguito Baal, sotto re Acab e la regina Jezebel; essi hanno istigato i fedeli a lasciare il proprio Dio per seguirne uno pagano. Allora il profeta Elia ha sfidato 450 profeti di Baal in una competizione: entrambe le parti hanno edificato un altare al proprio Dio, loro a Baal, lui all’Eterno, per vedere quale Dio avrebbe risposto. Erano 450 persone contro una. I profeti di Baal pregano il loro dio, ma nulla accade. Allora Elia si prende gioco di loro, dicendo che forse Baal era impegnato, sordo o distratto. I seguaci di Baal arrivano al punto di tagliarsi per versare il proprio sangue sull’altare, ma nulla accade. L’altare a Baal viene distrutto. Elia ricostruisce l’altare, vi mette un sacrificio e fa costruire un canale, ove vengono versate 4 botti d’acqua. Elia comincia a pregare e chiede a Dio di mostrarsi. Un fuoco scende dal cielo e consuma l’altare, le pietre e l’acqua: di fronte a tale visione, la gente si spaventa e accetta Dio. I 450 falsi profeti vengono uccisi. Questa è la storia che Paolo racconta ai romani. Elia credeva di essere l’unico a seguire Dio, ma, quando lo dice al Signore, Egli risponde che altre 7000 persone non si erano inchinate a Baal. Vs.4-5. Ma che cosa gli rispose la voce divina? «Mi sono riservato settemila uomini che non hanno piegato il ginocchio davanti a Baal». (I Re 19:18) 5 Così anche al presente, c’è un residuo eletto per grazia. Anche al tempo di Paolo c’erano degli ebrei che avevano creduto in Cristo e che costituivano un residuo che il Signore aveva tenuto per sé. Essi non sono salvati mediante la legge, come credenza ebraica, ma per la grazia. Anche oggi esiste un residuo che segue il Signore e per questo è salvato. Paolo desidera che i gentili comprendano questo piano di salvezza destinato ad Israele e che amino i propri fratelli. Tale messaggio riguarda i gentili di allora e anche noi oggi. Infatti, dal 1948 Israele si è ricomposta come nazione e nel 1967 Gerusalemme è divenuta di nuovo capitale. 16 17 Vs.6. Ma se è per grazia, non è più per opere; altrimenti, la grazia non è più grazia. La grazia e le opere sono qualcosa di antitetico: una esclude l’altra. Non è possibile essere salvati per grazia e per opere. Questo è quanto Paolo dice anche ai Galati, ai quali un gruppo di ebrei predicava anche la circoncisione e l’adesione ad altri canoni della legge, allo scopo di ottenere la salvezza. Galati 5: 1-6.State dunque saldi nella libertà con la quale Cristo ci ha liberati, e non siate di nuovo ridotti sotto il giogo della schiavitù. (la legge) Ecco, io, Paolo, vi dico che se vi fate circoncidere, Cristo non vi gioverà nulla. 3 E daccapo attesto ad ogni uomo che si fa circoncidere che egli è obbligato ad osservare tutta la legge. 4 Voi, che cercate di essere giustificati mediante la legge, vi siete separati da Cristo; siete scaduti dalla grazia. 5 Noi infatti in Spirito, mediante la fede, aspettiamo la speranza della giustizia, 6 poiché in Cristo Gesù né la circoncisione, né l’incirconcisione hanno alcun valore, ma la fede che opera mediante l’amore. Molti giudei hanno creduto in Cristo, e fra questi vi è Paolo. L’indurimento del cuore giudaico ha fatto sì che le benedizioni del Vangelo fossero estese con maggiore celerità ai gentili. In Atti si vede come il rifiuto sistematico dell’offerta di salvezza da parte dei giudei abbia fornito agli apostoli l’occasione di presentare la medesima offerta ai gentili. Vs.7-12. Che dunque? Quello che Israele cerca, non lo ha ottenuto; mentre lo hanno ottenuto gli eletti; e gli altri sono stati induriti, 8 com’è scritto: «Dio ha dato loro uno spirito di torpore, occhi per non vedere e orecchie per non udire, fino a questo giorno». 9 E Davide dice: «La loro mensa sia per loro una trappola, una rete, un inciampo e una retribuzione. 10 Siano gli occhi loro oscurati perché non vedano e rendi curva la loro schiena per sempre». 11 Ora io dico: sono forse inciampati perché cadessero? No di certo! Ma a causa della loro caduta la salvezza è giunta agli stranieri per provocare la loro gelosia. 12 Ora, se la loro caduta è una ricchezza per il mondo e la loro diminuzione è una ricchezza per gli stranieri, quanto più lo sarà la loro piena partecipazione! Questi versetti sono molto importanti perché qui Paolo ci spiega il motivo per il quale gli ebrei hanno rigettato Gesù, il Messia, il figlio di Dio, atteso fin dai tempi di Mosè. Al vs. 7 è detto che Gerusalemme non ha ottenuto ciò che cercava: chi ha accettato ha avuto, gli altri sono stati induriti. Dio ha compiuto questo, colpendo con la cecità gli ebrei. Dio li ha resi ciechi perché la grazia di Dio potesse essere versata sui gentili; ha sacrificato il suo popolo per dare la vita ai gentili. Dio aveva già profetizzato la caduta degli israeliti, quando hanno rigettato il Messia. Quindi ha aperto il proprio piano salvifico a tutti. Ora Dio chiama tutti gli uomini al ravvedimento e gli ebrei saranno gelosi. Il tempio di Dio è stato distrutto ed è nata una chiesa che ha una viva relazione col Signore; ogni cristiano è il tempio di Dio, la sua dimora e una pietra vivente. In noi c’è la certezza della vita eterna perché sappiamo che chi crede in Gesù la ottiene per grazia; è una certezza e non una mera speranza. 1Giovanni 1:8-9. Se diciamo di essere senza peccato inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. 9 Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto, da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità. Non solo per quanto riguarda la vita eterna, ma anche nel nostro quotidiano cammino cristiano sappiamo con certezza di essere perdonati da Dio; non solo questo, ma anche purificati. 17 18 Giovanni 14:1-3. "Il vostro cuore non sia turbato; credete in Dio e credete anche in me. 2 Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, ve lo avrei detto; io vado a prepararvi un posto. 3 E quando sarò andato e vi avrò preparato il posto, ritornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io siate anche voi. Questa è una promessa fattaci da Gesù e per questo motivo ne dobbiamo essere certi. Romani 8:32. Certamente colui che non ha risparmiato il suo proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà anche tutte le cose con lui? Dio ha confermato le sue promesse mediante il sangue di suo figlio, per questo non dobbiamo dubitare di nessuna parola. Il ritorno di Gesù. Israele è l’orologio profetico di Dio perché è sufficiente guardare la storia di questo stato per comprendere a che punto siamo nella storia dell’umanità. Dio sta usando la chiesa per suscitare la gelosia nel popolo israelita, nel vedere che il Signore ha stabilito con “i gentili” un rapporto personale e profondo, migliore di quello che gli stessi israeliti hanno. Vs.11-18. Io dico dunque: Hanno inciampato perché cadessero? Così non sia; ma per la loro caduta la salvezza è giunta ai gentili per provocarli a gelosia. 12 Ora, se la loro caduta è la ricchezza del mondo e la loro diminuzione la ricchezza dei gentili, quanto più lo sarà la loro pienezza? 13 Infatti io parlo a voi gentili, in quanto sono apostolo dei gentili; io onoro il mio ministero, 14 per provare se in qualche maniera posso provocare a gelosia quelli della mia carne e salvarne alcuni. 15 Infatti, se il loro rigetto è la riconciliazione del mondo, che sarà la loro riammissione, se non la vita dai morti? 16 Ora, se le primizie sono sante, anche la massa è santa; e se la radice è santa, anche i rami sono santi. 17 E se pure alcuni rami sono stati troncati, e tu che sei olivastro sei stato innestato al loro posto e fatto partecipe della radice e della grassezza dell’olivo, 18 non vantarti contro i rami, ma se ti vanti contro di loro ricordati che non sei tu a portare la radice, ma è la radice che porta te. Alla fine dei tempi, tutto Israele si unirà al Messia, la cecità sarà rimossa da loro e una pioggia di benedizioni cadrà su tutto il popolo scelto da Dio: l’adempimento di ciò è previsto dal piano di Dio, il quale ha consacrato Israele quale popolo eletto, radice di un albero santo. I gentili sono stati innestati nel popolo di Dio e incorporati a Dio stesso. Paolo paragona Israele ad un olivo, un albero dalle grandi radici e dal tronco poderoso. Da esso Cristo ha troncato alcuni rami, li ha messi da parte, e ad al posto di essi ha innestato i gentili. Essi prima erano rami selvatici, ma ora possono ricevere la ricchezza di Dio perché divenuti a pieno titolo parti dell’olivo. Per questo i gentili non devono guardare con alterigia i rami tolti, pensando che essi siano dei rifiuti, rigettati da Dio; infatti devono ricordare che l’albero che ci ospita ci da la vita e la salvezza di Dio in eterno. Paolo ricorda ai gentili di essere stati innestati nella pianta “Israele” e che il cristianesimo non ha abolito il giudaismo, anzi ne è la completezza. Infatti, i giudei credono solamente nel vecchio testamento ed attendono ancora la prima venuta del Messia. Paolo ricorda ai gentili di far parte di una pianta che ha le radici in Abramo, padre della fede, il cui tronco è Israele e nella quale siamo stati innestati. Per questo non siamo noi Israele, ma il perfezionamento del piano di Dio; in base alla teoria della nuova Israele molte persone sono state uccise durante il medioevo (periodo dell’inquisizione), musulmani, gentili, ebrei, in quanto non volevano convertirsi al cattolicesimo. Ancora 18 19 oggi al Vaticano c’è una stanza simile al luogo santissimo, contenente un modellino che riproduce la basilica di S. Pietro protetta dalle ali dei cherubini, poste in modo simile all’arca di Dio. Ma Paolo ci dice di non ritenerci gli eletti, i perfetti, i detentori della sana dottrina, perché chiunque possiede dentro di sé la parola di Dio ha la salvezza. Siamo solo stati innestati in una pianta già esistente, la quale possedeva in esclusiva la benedizione di Dio. A quel tempo chi si convertiva (es. Ruth) diveniva Israelita; ma oggi, grazie a questo innesto, anche i gentili possono godere della benedizione data alla stirpe di Abramo. Di questo non bisogna vantarsi, perché è un dono di Dio e qualcosa che egli può ritrarre da noi a proprio giudizio. E Dio taglierà in modo netto chi non segue Gesù. Galati 5:2-4. Ecco, io, Paolo, vi dico che se vi fate circoncidere, Cristo non vi gioverà nulla. 3 E daccapo attesto ad ogni uomo che si fa circoncidere che egli è obbligato ad osservare tutta la legge. 4 Voi, che cercate di essere giustificati mediante la legge, vi siete separati da Cristo; siete scaduti dalla grazia. Chi crede di essere salvato per le proprie opere è scaduto dalla grazia e reciso dalla pianta di Dio. Solo per grazia possiamo essere salvati e per questo non possiamo vantarci di nulla. Dio è la nostra radice e ci dà la vita: non abbiamo alcun merito e di nulla possiamo vantarci. Ancora oggi Israele è per Dio un popolo speciale e negli ultimi tempi volgerà nuovamente verso di lei il suo sguardo. Siamo alla porta di questa profezia. Vs.19-32. Forse dunque dirai: "I rami sono stati troncati, affinché io fossi innestato". 20 Bene; essi sono stati troncati per l’incredulità e tu stai ritto per la fede; non insuperbirti, ma temi. 21 Se Dio infatti non ha risparmiato i rami naturali, guarda che talora non risparmi neanche te. 22 Vedi dunque la bontà e la severità di Dio: la severità su quelli che sono caduti, e la bontà verso di te, se pure perseveri nella bontà, altrimenti anche tu sarai reciso. 23 E anche essi, se non perseverano nell’incredulità, saranno innestati, perché Dio è potente da innestarli di nuovo. 24 Infatti, se tu sei stato tagliato dall’olivo per natura selvatico e innestato contro natura nell’olivo domestico, quanto più costoro, che sono rami naturali, saranno innestati nel proprio olivo. 25 Perché non voglio, fratelli, che ignoriate questo mistero, affinché non siate presuntuosi in voi stessi, che ad Israele è avvenuto un indurimento parziale finché sarà entrata la pienezza dei gentili, 26 e così tutto Israele sarà salvato come sta scritto: "Il liberatore verrà da Sion, e rimuoverà l’empietà da Giacobbe. 27 E questo sarà il mio patto con loro quando io avrò tolto via i loro peccati". 28 Quanto all’evangelo, essi sono nemici per causa vostra, ma quanto all’elezione, sono amati a causa dei padri 29 perché i doni e la vocazione di Dio sono senza pentimento. 30 Come infatti pure voi una volta foste disubbidienti a Dio, ma ora avete ottenuta misericordia per la disubbidienza di costoro, 31 così anche costoro al presente sono stati disubbidienti affinché, per la misericordia a voi fatta, anch’essi ottengano misericordia. 32 Poiché Dio ha rinchiuso tutti nella disubbidienza, per far misericordia a tutti. 33 O profondità di ricchezze, di sapienza e di conoscenza di Dio! Quanto imperscrutabili sono i suoi giudizi e inesplorabili le sue vie! 34 "Chi infatti ha conosciuto la mente del Signore? O chi è stato suo consigliere? 35 O chi gli ha 19 20 dato per primo, sì che ne abbia a ricevere la ricompensa?". 36 Poiché da lui, per mezzo di lui e in vista di lui sono tutte le cose. A lui sia la gloria in eterno. Amen. Non vantiamoci della nostra posizione nei confronti di Dio, perché essa è un dono immeritato; non pensiamo che Dio abbia dimenticato il suo popolo eletto perché per lui ha ancora un piano ben preciso. Quando la pienezza dei gentili sarà arrivata alla salvezza, Dio tornerà ad occuparsi degli israeliti. La pienezza dei gentili non va confusa con i tempi dei gentili, di cui parla Luca: Luca 21:20-24. "Ora, quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, sappiate che allora la sua desolazione è vicina. 21 Allora, coloro che sono nella Giudea fuggano sui monti; e coloro che sono in città se ne allontanino; e coloro che sono nei campi non entrino in essa. 22 Poiché questi sono giorni di vendetta, affinché tutte le cose che sono scritte siano adempiute. 23 Guai alle donne incinte e a quelle che allatteranno in quei giorni, perché vi sarà grande avversità nel paese e ira su questo popolo. 24 Ed essi cadranno sotto il taglio della spada, e saranno condotti prigionieri fra tutte le nazioni; e Gerusalemme sarà calpestata dai gentili, finché i tempi dei gentili siano compiuti". Alcune di queste cose si sono già adempiute nel 70 d.C., mentre altre ancora devono avvenire. Gli eserciti si sono già scagliati contro Israele usando la spada: a Roma l’arco di Tito racconta l’asportazione del tesoro del tempio e la distruzione di Israele. Il vs. 24 parla della prigionia degli israeliti e la loro dispersione in tutto il mondo: fatti accaduti. Perfino in India e in Cina ci sono le sinagoghe, perché il popolo di Israele è andato ovunque. Nel 48 è nato nuovamente lo stato di Israele: Dio aveva detto che negli ultimi tempi avrebbe raccolto nuovamente il suo popolo e lo avrebbe riportato nella sua terra. Tale fatto storico ha provocato guerre infinite con i palestinesi, i quali rivendicano tale territorio. Il fatto è stupefacente in quanto tale terra è un deserto e non possiede nulla di accattivante; ma in essa c’era il tempio di Dio. Nessun popolo della terra si è ricomposto una volta che è stato disperso (babilonesi, persiani,… non esistono più). Ma Israele, pur essendo scomparso, si è ricostruito ed è tornato in vita nel ’48. Nel 1967 Ben Gurion, generale dell’esercito israeliano, ha conquistato Gerusalemme e davanti al muro del pianto ha citato un versetto del vecchio testamento che dice che negli ultimi tempi il popolo di Israele sarebbe tornato a Gerusalemme. Biblicamente dal ‘67 i tempi dei gentili sono finiti, in quanto essi hanno perso il controllo su Gerusalemme. Luca 21:25-28. "E vi saranno dei segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli, nello smarrimento al fragore del mare e dei flutti; 26 gli uomini verranno meno dalla paura e dall’attesa delle cose che si abbatteranno sul mondo, perché le potenze dei cieli saranno scrollate. 27 Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nuvola con potenza e grande gloria. 28 Ora, quando queste cose cominceranno ad accadere, guardate in alto e alzate le vostre teste, perché la vostra redenzione è vicina". Gesù ha predetto queste cose: quando non vedrete più Gerusalemme calpestata dai gentili, i quali avevano il controllo su di lei, guardate in alto perché il Signore sta per tornare. Ora, infatti, la terra di Israele non è più in mano ai gentili, ma al popolo eletto. Quindi, i tempi dei gentili sono finiti. Per questo motivo è bene guardare in alto, verso le cose celesti, staccandoci dalla nostra realtà quotidiana, perché Gesù sta per tornare. 20 21 Luca 17:26-36. E, come avvenne ai giorni di Noè, così avverrà anche nei giorni del Figlio dell’uomo. 27 Le persone mangiavano, bevevano, si ammogliavano e si maritavano, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e venne il diluvio e li fece perire tutti. 28 Lo stesso avvenne anche ai giorni di Lot: la gente mangiava, beveva, comperava, vendeva, piantava ed edificava; 29 ma nel giorno in cui Lot uscì da Sodoma, piovve dal cielo fuoco e zolfo e li fece perire tutti. 30 Così sarà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo sarà manifestato. 31 In quel giorno chi si troverà sul tetto della casa, non scenda in casa a prendere le sue cose; così pure chi si troverà nei campi, non torni indietro. 32 Ricordatevi della moglie di Lot, 33 Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la salverà. 34 Io Vi dico: In quella notte due saranno in un letto; l’uno sarà preso e l’altro lasciato, 35 Due donne macineranno insieme; l’una sarà presa e l’altra lasciata. 36 Due uomini saranno nei campi; l’uno sarà preso e l’altro lasciato". Gesù parla del suo ritorno e delle cose che si verificheranno. Nei giorni di Noè e di Lot c’era l’omosessualità: anche oggi è così e gli omosessuali fanno dei cortei, a dispetto del cristianesimo. Siamo tornati nei tempi di Lot e impera la perversione. Gesù ci ha detto che quando tornerà troverà la terra come ai tempi di Lot. Una cosa positiva che deriva da questi esempi è il fatto che sia Lot che Noè sono stati portati in salvo prima della distruzione; infatti crediamo che anche la chiesa verrà rapita prima che l’ira di Dio si riversi sulla terra. Forse soffriremo la persecuzione, come Noè e Lot, ma Dio ci risparmierà il suo giudizio. Gesù parla dei segni degli ultimi tempi. In Romani Paolo parla dei tempi di Dio: prima c’era Israele, poi la chiesa è stata innestata in essa, poi negli ultimi tempi, quando anche l’ultimo sarà salvato, tutta l’attenzione di Dio tornerà su Israele. 2 Tessalonicesi 2:1-4. Or vi preghiamo, fratelli, riguardo alla venuta del Signor nostro Gesù Cristo e al nostro adunamento con lui, 2 di non lasciarvi subito sconvolgere nella mente nè turbare o da spirito, o da parola, o da qualche epistola come se venisse da parte nostra, quasi che il giorno di Cristo sia già venuto. 3 Nessuno v’inganni in alcuna maniera, perché quel giorno non verrà se prima non sia venuta l’apostasia e prima che sia manifestato l’uomo del peccato, il figlio della perdizione, 4 l’avversario, colui che s’innalza sopra tutto ciò che è chiamato dio o oggetto di adorazione, tanto da porsi a sedere nel tempio di Dio come Dio, mettendo in mostra se stesso e proclamando di essere Dio. Alcune persone asserivano che il rapimento della chiesa era già avvenuto, e che la chiesa di Tessalonica non era stata presa. Questa openione sconvolgeva i fratelli del luogo. Allora Paolo afferma che prima del rapimento della chiesa devono avvenire tre cose: 1. l’apostasia della chiesa (questo è già accaduto: molte chiese evangeliche si uniscono con persone che non rispettano la parola di Dio; pertanto cercano contatti con i buddisti, con i cattolici, fanno pellegrinaggi…è la new age. Si è formato un grande movimento ecumenico che non guarda alle dottrine discostanti e cerca solo la fratellanza; ma non siamo tutti fratelli: solo chi ha la sana dottrina lo è, gli altri sono apostati, ossia sviati dalla verità. La chiesa evangelica riconosce i matrimoni omosessuali: ciò va contro gli insegnamenti di Dio; se siamo il sale di Dio dobbiamo bruciare nelle ferite e gridare dove si vedono gli errori: guai a noi se non bruciamo e se non diamo fastidio al mondo, perché questo è il compito che lo spirito ci fa compiere. Non vanno bene i compromessi perché essi non portano al regno di Dio; omosessuali, adulteri, fornicatori non erediteranno il regno di Dio. 2. L’anticristo sarà manifestato al ritorno di Cristo; ci sarà un governo mondiale: oggi si parla del governo dell’ONU, il quale deve prendere le decisioni per tutti. L’anticristo sarà 21 22 nella scena politica mondiale e avrà un gran potere. Il mondo oggi sta andando verso queste cose, per avere la pace. 3. Il tempio di Dio sarà riedificato a Gerusalemme; oggi a Israele stanno pensando come riedificarlo e stanno studiando la genealogia per capire chi appartiene alla tribù di Levi, al fine di prepararli per il sacerdozio. Per gli ebrei questi 2000 anni hanno visto dei culti incompleti perché mancanti del tempio, nel quale offrire i sacrifici. Per questo non offrono più i sacrifici. Essi vogliono il loro tempio più di ogni altra cosa. Quindi quando lo vedremo in costruzione sapremo che il ritorno di Cristo è alle porte. 1 Tessalonicesi 5:1-4. Ora, quanto ai tempi e alle stagioni, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva, 2 poiché voi stessi sapete molto bene che il giorno del Signore verrà come un ladro di notte. 3 Quando infatti diranno: "Pace e sicurezza", allora una subitanea rovina cadrà loro addosso, come le doglie di parto alla donna incinta e non scamperanno affatto. 4 Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che quel giorno vi sorprenda come un ladro. Il 2003 ha visto la guerra in Iraq, ma non bisogna temere perché tutto è sotto il controllo di Dio. Si parla tanto di pace e tantissime bandiere vengono esposte.Molti sperano che George Bush li liberi da Saddam Ussein, ma l’unica liberazione a cui dobbiamo aspirare è quella ad opera di Cristo, quando Egli tornerà e regnerà per 1000 anni. Preghiamo per la pace ad Israele e Dio ci benedirà. Infatti, in Genesi 12 Dio dice ad Abramo che benedirà coloro che lo benediranno e maledirà coloro che lo malediranno: amiamo il popolo ebraico e benediciamolo nel nostro cuore. Capitolo 12. Il comportamento del cristiano. Parla di come mettere in pratica la fede nella nostra vita. Paolo esorta i cristiani ad agire, in risposta a quanto Cristo ha fatto per noi. Vs.1-2.Vi esorto dunque, fratelli, per le compassioni di Dio, a presentare i vostri corpi, il che è il vostro ragionevole servizio, quale sacrificio vivente, santo e accettevole a Dio. 2 E non vi conformate a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza qual sia la buona, accettevole e perfetta volontà di Dio. Due sono i temi che si possono estrapolare: - Qual’ è il nostro dovere davanti a Dio; - Come può un credente conoscere quale sia la volontà di Dio. 22 23 Dal capitolo 1 fino all’11 Paolo ha raccontato cos’ha fatto Dio per noi. Ora ci dice come essere santo e consacrato a Dio, strumento nelle sue mani. Tutto il mondo è sotto il peccato, siamo salvati solo per la grazia di Dio, attraverso Cristo. Di conseguenza dobbiamo agire e presentarci davanti a Dio. Egli ci accetta come siamo per merito di Cristo, morto per noi. Ogni giorno dobbiamo presentare ogni cosa al Signore, in modo che Egli guidi ogni nostra azione. Se Dio è il Signore della nostra vita, allora essa sarà guidata da lui ed indirizzata secondo la sua volontà. Talvolta diamo la nostra vita al Signore, ma poi, a causa della natura umana, la riprendiamo nelle nostre mani: così svanisce la gioia e la serenità che c’erano prima. Noi siamo il sacrificio vivente che dobbiamo presentare a Dio ogni giorno. Un tempo venivano immolati gli animali, ma ora tale offerta è stata superata dal sacrificio di Cristo, offerto a Dio per espiare i peccati di tutti. I credenti vivono sulla terra, ma invece di conformarsi all’immoralità umana, devono mettere Dio al primo posto della propria vita e cercare di trasformarsi in base alla volontà di Dio e al suo piano per noi. Ogni insegnamento contenuto nella Bibbia deve essere ben conosciuto dai credenti, ma anche attualizzato nella vita di ogni giorno. Luca 9:23-27. Poi disse a tutti: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda ogni giorno la sua croce e mi segua. 24 Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi perderà la sua vita per causa mia, la salverà. 25 Che giova infatti all’uomo guadagnare tutto il mondo, se poi rovina se stesso e va in perdizione? 26 Perché, se uno ha vergogna di me e delle mie parole, anche il Figlio dell’uomo avrà vergogna di lui, quando verrà nella gloria sua e del Padre e dei santi angeli. 27 Or io vi dico in verità che vi sono alcuni qui presenti che non gusteranno la morte, prima di aver visto il regno di Dio". Chi vuole essere un vero cristiano deve negare se stesso e prendere la propria croce; essa non è un lavoro non gradito, una malattia, oppure le azioni che si crede di dover compiere per guadagnare la salvezza (penitenze, pellegrinaggi…). Al contrario, la nostra croce è la consapevolezza di essere morti al mondo e chiedere a Cristo di regnare nella nostra vita. Romani 6:11-14. Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi a Dio, in Gesù Cristo, nostro Signore. 12 Non regni quindi il peccato nel vostro corpo mortale, per ubbidirgli nelle sue concupiscenze. 13 Non prestate le vostre membra al peccato come strumenti d’iniquità, ma presentate voi stessi a Dio, come dei morti fatti viventi, e le vostre membra a Dio come strumenti di giustizia. 14 Infatti il peccato non avrà più potere su di voi, poiché non siete sotto la legge, ma sotto la grazia. Prendere la croce vuol dire che il nostro vecchio uomo è morto, anche se spesso non sembra, ed è immune dai vecchi peccati. Ogni giorno bisogna mettere la nostra vita sull’altare di Dio e chiedergli di regnare nel quotidiano con la sua guida. Siamo morti con Cristo sulla croce, e con lui risorti. In Romani 12:2 Paolo dice che questo presentarci ogni giorno a Dio è ragionevole, ossia che è la cosa giusta da fare e la più logica perché Egli è un buon padre per noi, degno della nostra fiducia. Inoltre, chi perderà la sua vita la guadagnerà; per questo è buono dare la nostra vita nelle mani di Dio. Daniele 3:16-30. Il re Nebukadnestar creò una statua ed impose a tutti l’adorazione della stessa. Shadrak, Meshak e Abed-nego rifiutarono di compiere tale atto perché servi di Dio. 23 24 Allora il re si arrabbiò con loro e decise di gettarli in una fornace di fuoco ardente. Tuttavia Dio si usa di loro anche in questa circostanza. Shadrak, Meshak e Abed-nego risposero al re, dicendo: "O Nebukadnetsar, noi non abbiamo bisogno di darti risposta in merito a questo. 17 Ecco, il nostro Dio, che serviamo, è in grado di liberarci dalla fornace di fuoco ardente e ci libererà dalla tua mano, o re. 18 Ma anche se non lo facesse, sappi o re, che non serviremo i tuoi dèi e non adoreremo l’immagine d’oro che tu hai fatto erigere". 19 Allora Nebukadnetsar fu ripieno di furore e l’espressione del suo volto mutò nei riguardi di Shadrak, Meshak e Abednego. Riprendendo la parola comandò di riscaldare la fornace sette volte più di quanto si soleva riscaldarla. 20 Comandò quindi ad alcuni uomini forti e valorosi del suo esercito di legare Shadrak, Meshak e Abed-nego e di gettarli nella fornace di fuoco ardente. 21 Allora questi tre uomini furono legati con i loro calzoni, le loro tuniche, i loro copricapo e tutte le loro vesti e furono gettati in mezzo alla fornace di fuoco ardente. 22 Ma poiché l’ordine del re era duro e la fornace era estremamente surriscaldata, la fiamma del fuoco uccise gli uomini che vi avevano gettato Shadrak, Meshak e Abed-nego. 23 E questi tre uomini, Shadrak, Meshak e Abed-nego, caddero legati in mezzo alla fornace di fuoco ardente. 24 Allora il re Nebukadnetsar, sbalordito, si alzò in fretta e prese a dire ai suoi consiglieri: "Non abbiamo gettato tre uomini legati in mezzo al fuoco?". Essi risposero e dissero al re: "Certo, o re". 25 Egli riprese a dire: "Ecco, io vedo quattro uomini slegati, che camminano in mezzo al fuoco, senza subire alcun danno; e l’aspetto del quarto è simile a quello di un figlio di Dio". 26 Poi Nebukadnetsar si avvicinò all’apertura della fornace di fuoco ardente e prese a dire: "Shadrak, Meshak e Abed-nego, servi del Dio Altissimo, uscite e venite qui". Allora Shadrak, Meshak e Abed-nego uscirono di mezzo al fuoco. 27 Quindi i satrapi, i prefetti, i governatori e i consiglieri del re si radunarono per osservare quegli uomini: il fuoco non aveva avuto alcun potere sul loro corpo, i capelli del loro capo non erano stati bruciati, i loro mantelli non erano stati alterati e neppure l’odore di fuoco si era posato su di loro. 28 Nebukadnetsar prese a dire: "Benedetto sia il Dio di Shadrak, Meshak e Abed-nego, che ha mandato il suo angelo e ha liberato i suoi servi, che hanno confidato in lui; hanno trasgredito l’ordine del re e hanno esposto i loro corpi alla morte, piuttosto che servire e adorare altro dio all’infuori del loro. 29 Perciò io decreto che chiunque, a qualsiasi popolo, nazione o lingua appartenga, dirà male del Dio di Shadrak, Meshak e Abed-nego, sia tagliato a pezzi e la sua casa sia ridotta in un letamaio, perché non c’è nessun altro dio che possa salvare a questo modo". 30 Allora il re fece prosperare Shadrak, Meshak e Abed-nego nella provincia di Babilonia. I tre protagonisti hanno prestato i propri corpi come sacrificio vivente ed il risultato è stato che Cristo era con loro ed il fuoco non li ha toccati. Analogamente, se noi ci arrendiamo a Cristo, la condanna non ci toccherà perché Cristo sarà con noi. Inoltre, il re si converte e prescrive a tutta la nazione di adorare il Dio vivente. In Romani 12:1 si comprende coma la nostra vita appartenga a Cristo, il quale l’ha pagata a caro prezzo. In Romani 12:2 si dice che se ci arrendiamo a Dio, conosciamo la sua volontà e agiamo di conseguenza. Poi ci separiamo dal mondo nei nostri cuori per non conformarci ai peccati. Agire come gli altri significa compiere le azioni che Dio non accetta. Inoltre permettiamo a Dio di trasformarci mediante il rinnovamento della nostra mente. La volontà di Dio è buona, accettevole e perfetta per la nostra vita. Questa trasformazione avviene mediante la parola di Dio, la quale va letta quotidianamente, giorno e notte. Beato l’uomo che non cammina nel consiglio degli empi, non si ferma nella via dei peccatori e non si siede in compagnia degli schernitori, 2 ma il cui diletto è nella legge dell’Eterno, e sulla sua legge medita giorno e notte. Salmi 1:1-3. Se vogliamo essere trasformati dobbiamo separarci dal mondo e meditare giorno e notte la parola di Dio. 24 25 3 Egli sarà come un albero piantato lungo i rivi d’acqua, che dà il suo frutto nella sua stagione e le cui foglie non appassiscono; e tutto quello che fa prospererà, Questa è la conseguenza del fatto di seguire Dio. Confida nell’Eterno e fa’ il bene, abita il paese e coltiva la fedeltà. 4 Prendi il tuo diletto nell’Eterno ed egli ti darà i desideri del tuo cuore. Salmo 37:3-4. Se ci dilettiamo nel Signore e lo ringraziamo per tutto ciò che ha fatto per noi e per ciò che continua a fare, diventeremo simili a Lui, ed egli stillerà nel nostro cuore i desideri giusti per noi e conformi alle nostre necessità, secondo la Sua Parola. Or il Signore è lo Spirito, e dov’è lo Spirito del Signore, vi è libertà. E noi tutti, contemplando a faccia scoperta come in uno specchio la gloria del Signore, siamo trasformati nella stessa immagine di gloria in gloria, come per lo Spirito del Signore. 2 Corinzi 3:17-18. Non siamo chiamati a guardare gli altri, ma il Signore, contemplando la sua benignità verso di noi, il suo affetto e il suo amore per noi. Questo fatto ci trasformerà. Ebrei 12:1-2. Anche noi dunque, essendo circondati da un così gran numero di testimoni, deposto ogni peso e il peccato che ci sta sempre attorno allettandoci, corriamo con perseveranza la gara che ci è posta davanti, 2 tenendo gli occhi su Gesù, autore e compitore della nostra fede, il quale, per la gioia che gli era posta davanti, soffrì la croce disprezzando il vituperio e si è posto a sedere alla destra del trono di Dio. Teniamo gli occhi fissi su Gesù, colui che ha iniziato un’opera nella nostra vita e la porterà a compimento. Se siamo occupati col Signore, meditando continuamente la Sua Parola, lo Spirito di Dio ci trasformerà. Chi ha fondato la casa sulla Parola di Dio, la vedrà resistere ad ogni intemperie, perché costruita sulla roccia. Ogni mattina presentiamoci davanti a Dio e mettiamo la nostra vita nelle sue mani; in questo modo cammineremo in acque sicure. Non seguiamo le mode di questo mondo, mutevoli e spesso immorali, ma unicamente la parola di Dio. Vs.2. E non vi conformate a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza qual sia la buona, accettevole e perfetta volontà di Dio. Questo comportamento non è il mezzo per ottenere la salvezza, non è un obbligo, non il mezzo per ottenere l’amore di Dio. Infatti, salvezza e amore ci vengono dal sacrificio che Cristo ha fatto per noi e non è frutto di un nostro merito: è per grazia. Al contrario, i nostri comportamenti devono nascere dalla gratitudine per un Dio che ci ha già salvati e che ci ama, anche se non meritiamo tali attenzioni. Leggiamo la Parola di Dio ogni giorno, mettiamo il Suo regno al primo posto e ogni cosa ci sarà sopraggiunta. Vs.3. Infatti, per la grazia che mi è stata data, dico a ciascuno che si trovi fra voi di non avere alcun concetto più alto di quello che conviene avere, ma di avere un concetto sobrio, secondo la misura della fede che Dio ha distribuito a ciascuno. Non possiamo vantarci di alcuna cosa verso Dio: qui Paolo dice che anche la fede che è in noi è un dono che abbiamo ricevuto. Per questo dobbiamo essere sobri nel ragionare e non avere un concetto troppo elevato di noi stessi perché non siamo superiori a nessun altro. Siamo servi inutili, salvati per la grazia di Dio. 25 26 Vs.4-5. Infatti, come in uno stesso corpo abbiamo molte membra e tutte le membra non hanno la medesima funzione, 5 così noi, che siamo molti, siamo un medesimo corpo in Cristo, e ciascuno siamo membra l’uno dell’altro. La caratteristica principale della creazione è la diversità degli elementi, non l’uniformità. Anche nelle chiese cristiane vi sono persone diverse per caratteristiche e capacità, le quali hanno ricevuto doni spirituali molto vari, al fine di poter cooperare al bene dell’insieme. Siamo membri di un unico corpo ed è positivo far parte di una chiesa; a sua volta essa è una parte del corpo di Cristo, composta da tutti i figlioli di Dio. Ognuno ha un compito all’interno del corpo di Cristo ed un ministero. Gesù è il capo, ma ogni credente è una parte importante ed ha una sua utilità. Vs.6-7. Ora, avendo noi doni differenti secondo la grazia che ci è stata data, se abbiamo profezia, profetizziamo secondo la proporzione della fede (non vuol dire necessariamente predire il futuro, ma proclamare la parola di Dio); 7 se di ministero, attendiamo al ministero ( è il servire gli altri); similmente il dottore attenda all’insegnamento; Usiamo i doni che Dio ci ha dato per la Sua gloria. Vs.8. e colui che esorta, attenda all’esortare; colui che distribuisce, lo faccia con semplicità; colui che presiede, presieda con diligenza; colui che fa opere di pietà le faccia con gioia. Ognuno ha un dono o più di uno ed è positivo metterli al servizio di tutti. Moltiplichiamo i nostri talenti rendendoli utili. Prendiamo con serietà le cose di Dio, ad esempio arrivando in orario alle riunioni, ossia comportandoci con coscienza e lavorando in modo corretto. Tutti i doni ci sono stati donati per l’edificazione della chiesa, ossia per farla crescere in modo stabile e duraturo. Quando Neemia voleva costruire le mura di Gerusalemme, Tobia e Samballat facevano di tutto per scoraggiarli, in quanto guidati da Satana: questo è il compito di coloro che distruggono la chiesa. Chiediamo al Signore di indicarci quale sia il nostro compito all’interno della chiesa, al fine di essere fruttiferi. La vita cristiana: amore, fervore, umiltà e beneficenza. Nella prima parte del capitolo 12 (vs. 1-8) Paolo parla dei nostri doni, dicendo che ognuno deve scoprire quale sia il proprio; in questo modo saremo un apporto positivo per la crescita del corpo. Dal vs. 9 al 21 c’è un’esortazione pratica sul nostro cammino cristiano. Infatti il vero cristiano si vede nei fatti, nelle sue azioni e nel proprio modo di comportarsi. Il cristianesimo è vivere con Cristo ogni giorno. Vs.9. L’amore sia senza ipocrisia, detestate il male e attenetevi fermamente al bene. Un falso amore è ipocrisia, ed essa è odiata da Dio. Anche tra fratelli deve esserci un rapporto di amore, perché solo così si è a posto anche davanti a Dio. Se riprendiamo qualcuno, facciamolo con amore. 26 27 Matteo 15:7-9. Ipocriti, ben profetizzò di voi Isaia quando disse: 8 "Questo popolo si accosta a me con la bocca e mi onora con le labbra; ma il loro cuore è lontano da me. 9 E invano mi rendono un culto, insegnando dottrine che sono comandamenti di uomini". Dio detestava l’atteggiamento dei farisei, i quali lo onoravano con le labbra, ma mettevano al primo posto le loro regole religiose, fatte dagli uomini. Guardavano con alterigia i gentili poiché erano pieni di orgoglio. Matteo 23:11-15. E il maggiore di voi sia vostro servo, 12 Or chiunque si innalzerà sarà abbassato; e chiunque si abbasserà sarà innalzato, 13 Ma guai a voi, scribi e farisei ipocriti! Perché chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; poiché né entrate voi né lasciate entrare coloro che stanno per entrarvi. 14 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti! Perché divorate le case delle vedove e per pretesto fate lunghe preghiere; per questo subirete una condanna più severa. 15 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti! Perché scorrete il mare e la terra, per fare un proselito e, quando lo è diventato, ne fate un figlio della Geenna il doppio di voi. Matteo 23:23-33. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti! Perché calcolate la decima della menta dell’aneto e del comino, e trascurate le cose più importanti della legge: il giudizio, la misericordia e la fede, queste cose bisogna praticare senza trascurare le altre. 24 Guide cieche, che colate il moscerino e inghiottite il cammello. 25 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti! Perché pulite l’esterno della coppa e del piatto, mentre l’interno è pieno di rapina e d’intemperanza. 26 Fariseo cieco! Pulisci prima l’interno della coppa e del piatto, affinché anche l’esterno sia pulito. 27 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti! Perché rassomigliate a sepolcri imbiancati, i quali di fuori appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putredine. 28 Così anche voi di fuori apparite giusti davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d’ipocrisia e d’iniquità. 29 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti! Perché edificate i sepolcri dei profeti e ornate i monumenti dei giusti 30 e dite: "se noi fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non ci saremmo associati a loro nell’uccisione dei profeti 31 Così dicendo, voi testimoniate contro voi stessi, che siete figli di coloro che uccisero i profeti. 32 Voi superate la misura dei vostri padri! 33 Serpenti, razza di vipere! Come sfuggirete al giudizio della Geenna? Gesù li sgrida in modo durissimo. Matteo 24:48-51. descrive la fine che faranno gli ipocriti. Ma, se quel malvagio servo dice in cuor suo: "il mio padrone tarda a venire" 49 e comincia a battere i suoi conservi, e a mangiare e a bere con gli ubriaconi; 50 il padrone di quel servo verrà nel giorno in cui meno se l’aspetta e nell’ora che egli non sa; 51 lo punirà duramente e gli riserverà la sorte degli ipocriti. Lì sarà il pianto e lo stridor di denti". Gesù afferma che gli ipocriti saranno eternamente separati da Dio. Per questo anche i credenti dovrebbero analizzare la propria vita ed estirpare ogni piccola ipocrisia che regna nel loro cuore. Talvolta sembriamo apparentemente positivi, ordinati, accettabili, ma cosa regna realmente nel nostro cuore è conosciuto solo da Dio. Egli odia l’ipocrisia e desidera che l’amore che esprimiamo agli altri sia sincero, non ipocrita. I sentimenti negativi impediscono allo Spirito Santo di operare in noi. Se proviamo rancore verso qualcuno, tale sentimento negativo non tocca l’altra persona, ma divora noi giorno per giorno, mina la nostra pace ed il rapporto col Signore. Per questo, prima di presentarci davanti a Dio dobbiamo mettere a posto le cose con gli altri. Alla fine del vs. 9 Paolo ci esorta di detestare il male e di attenerci fermamente al bene: detestare il male vuol dire rigettarlo con tutte le nostre forze; attenersi al bene fermamente vuol dire esserne incollato, al punto di essere un tutt’uno con esso. Un cristiano deve fuggire il peccato, vivere alla luce di Dio e presentarsi a Lui ogni mattina, chiedendo al Padre di essere la luce al suo sentiero in ogni momento della vita ed una guida costante. Questa esortazione di Paolo è rivolta ad ogni singolo credente, ed è un 27 28 lavoro che ognuno deve compiere su se stesso, non sugli altri (es. non guardare il male nella vita degli altri ma nella propria). II Samuele 12:1-14 Davide aveva peccato con Bath-Sceba, moglie di Uriah ed ora attendeva un figlio da lei. Per coprire questo peccato, ha fatto uccidere il marito della donna in battaglia. Più volte Dio aveva parlato al cuore di Davide, ma egli perseverava nelle sue azioni sbagliate. Allora gli invia il profeta Nathan, al quale Dio svela il peccato di Davide. Poi l’Eterno mandò a Davide Nathan; e Nathan andò da lui e gli disse: "Vi erano due uomini nella stessa città, uno ricco e l’altro povero. 2 Il ricco aveva un gran numero di greggi e mandrie; 3 ma il povero non aveva nulla, se non una piccola agnella che egli aveva comprato e nutrito; essa era cresciuta insieme a lui e ai suoi figli, mangiando il suo cibo, bevendo alla sua coppa e dormendo sul suo seno; era per lui come una figlia. 4 Un viandante giunse a casa dell’uomo ricco; questi rifiutò di prendere dal suo gregge e dalla sua mandria per preparare da mangiare al viandante giunto da lui, ma prese l’agnella di quel povero e la fece preparare per l’uomo venuto da lui". 5 Allora l’ira di Davide si accese grandemente contro quell’uomo e disse a Nathan: "Com’è vero che l’Eterno vive, colui che ha fatto questo merita la morte! 6 Egli pagherà quattro volte il valore dell’agnella, per aver fatto una tale cosa e non aver avuto pietà". Uriah era amico di Davide, non uno sconosciuto, eppure a Davide il suo peccato non sembra molto grave. Invece è bravissimo a giudicare il male negli altri e pronto ad emettere giudizi pesanti. Ma Dio disprezza il male in tutti e ci invita a guardare la nostra vita, non quella degli altri. 7 Allora Nathan disse a Davide: "Tu sei quell’uomo! Così dice l’Eterno, il DIO d’Israele: "Io ti ho unto re d’Israele e ti ho liberato dalle mani di Saul. 8 Ti ho dato la casa del tuo signore, ho messo nelle tue braccia le donne del tuo signore e ti ho dato la casa d’Israele e di Giuda; e se questo era troppo poco, io ti avrei dato molte altre cose. 9 Perché dunque hai disprezzato la parola dell’Eterno, facendo ciò che è male ai suoi occhi? Tu hai fatto morire con la spada Uriah lo Hitteo, hai preso per moglie la sua moglie e lo hai ucciso con la spada dei figli di Ammon. 10 Or dunque la spada non si allontanerà mai dalla tua casa, perché tu mi hai disprezzato e hai preso la moglie di Uriah lo Hitteo per essere tua moglie". 11 Così dice l’Eterno: "Ecco, io farò venire contro di te la sciagura dalla tua stessa casa, e prenderò le tue mogli sotto i tuoi occhi per darle ad un altro, che si unirà con loro in pieno giorno. 12 Poiché tu l’hai fatto in segreto, ma io farò questo davanti a tutto Israele alla luce del sole"". 13 Allora Davide disse a Nathan: "Ho peccato contro l’Eterno". Nathan rispose a Davide: "L’Eterno ha rimosso il tuo peccato; tu non morrai. 14 Tuttavia, poiché facendo questo tu hai dato ai nemici dell’Eterno occasione di bestemmiare, il figlio che ti è nato dovrà morire". La tentazione vissuta da Davide è stata molto sottile: egli era casualmente sul tetto e ha visto la donna di Uriah che si faceva il bagno. A questo punto sarebbe dovuto rientrare in casa per non guardare, ma non l’ha fatto, ed è stato tentato. Per questo un cristiano deve sapere quando è il momento di non lasciarsi tentare, meditare sulle conseguenze del peccato nella sua vita e nel rapporto con Dio, il quale viene spezzato. Satana ci prospetta il peccato e ci sussurra che rimarrà segreto per tutti, ma così non è: Dio vede, e spesso viene leso il rapporto con gli altri e con Dio stesso. Non basta detestare il male, è necessario abbracciare il bene e rimanere incollati ad esso. Filippesi 4:8. Quanto al rimanente, fratelli, tutte le cose che sono veraci, tutte le cose che sono oneste, tutte le cose che sono giuste, tutte le cose che sono pure, tutte le cose che sono amabili, tutte le cose che sono di buona fama, se vi è qualche virtù e se vi è qualche lode, pensate a queste cose. Se siamo incollati alla Parola di Dio, alla preghiera e alla comunione fraterna saremo difficilmente attaccabili dal maligno. Perché Davide è caduto nel peccato? Perché non era andato in battaglia con gli altri. Il Signore ci ha liberato dal peccato, e se noi vogliamo 28 29 rimanerne lontani dobbiamo scegliere la strada dello Spirito. Se camminiamo in esso saremo difficilmente attaccabili da Satana. Vs.10. Nell’amore fraterno, amatevi teneramente gli uni gli altri nell’onore usate riguardo gli uni verso gli altri. Questo è un versetto pratico, il quale ci esorta ad amare, perché questo sentimento è il più grande. Amiamo con tenerezza i fratelli e soprattutto il coniuge. Filippesi 2:3. non facendo nulla per rivalità o vanagloria, ma con umiltà, ciascuno di voi stimando gli altri più di se stesso. Efesini 5:21. sottomettetevi gli uni agli altri nel timore di Cristo. Sul matrimonio. Efesini 5:22-31. Mogli, siate sottomesse ai vostri mariti come al Signore, 23 poiché il marito è capo della moglie, come anche Cristo è capo della chiesa, ed egli stesso è Salvatore del corpo. 24 Parimenti come la chiesa è sottomessa a Cristo, così le mogli devono essere sottomesse ai loro mariti in ogni cosa. Le esigenze personali molte volte vanno deposte per andare incontro ai bisogni del marito e dei figli. Cristo non ci impone la sottomissione, la quale deve essere una scelta. Analogamente accade nel matrimonio, dove gli uni agli altri dobbiamo essere sottomessi, per rispettare le esigenze di tutti. 25 Mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei, 26 per santificarla, avendola purificata col lavacro dell’acqua per mezzo della parola, 27 per far comparire la chiesa davanti a sé gloriosa, senza macchia o ruga o alcunché di simile, ma perché sia santa ed irreprensibile. 28 Così i mariti devono amare le loro mogli, come i loro propri corpi; chi ama la propria moglie ama se stesso. 29 Nessuno infatti ebbe mai in odio la sua carne, ma la nutre e la cura teneramente, come anche il Signore fa con la chiesa, 30 poiché noi siamo membra del suo corpo, della sua carne e delle sue ossa. 31 “Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due diverranno una sola carne”. L’uomo ha il compito di curare spiritualmente la famiglia e di amare la moglie come Cristo ha amato la chiesa, ossia dando la vita per lei. Il rapporto matrimoniale è reciproco: se l’uomo ama la moglie, lei si sottometterà a lui, se la moglie si sottomette, l’uomo l’amerà più facilmente più di se stesso.Ognuno faccia la sua parte. Se una parte non riesce ad assolvere il compito che Dio ha comandato, il Signore stesso lo aiuterà ad operare rettamente. Davanti a Dio siamo una carne sola e non possiamo scinderci l’uno dall’altro. Dio ha stabilito che il matrimonio sia un’istituzione santa, la figura del rapporto esistente tra Cristo e la chiesa, visibile per il mondo. Per Dio è un rapporto durevole per tutta la vita, nato da un insieme scelto da Dio. Tanti problemi coniugali sorgono perché non c’è stata una separazione con la famiglia di origine, la quale continua ad interferire. Essa, invece, è un’entità separata, anche se legata a noi dall’amore. Il matrimonio forma una nuova famiglia, autonoma, la quale deve gestirsi da sola, sottomessa a Cristo. Efesini 5:32-33. Questo mistero è grande; or lo dico in riferimento a Cristo e alla chiesa. 33 Ma ciascuno di voi così ami la propria moglie come ama se stesso; e similmente la moglie rispetti il marito. Dio chiede agli uomini di amare la moglie, e alle donne di rispettare il marito: sono due comandamenti diversi, dati in base al modo di essere dei due. L’amore e il perdono sono alla base del matrimonio, perché se vogliamo il perdono da Dio dobbiamo perdonare gli 29 30 altri. Cominciamo una pagina nuova nel nostro rapporto di coppia, seminiamo positività e questa raccoglieremo. Galati 6:1-8. Fratelli, se uno è sorpreso in qualche fallo, voi che siete spirituali, rialzatelo con spirito di mansuetudine. Ma bada bene a te stesso, affinché non sii tentato anche tu. 2 Portate i pesi gli uni degli altri, e così adempirete la legge di Cristo. 3 Se infatti qualcuno pensa di essere qualche cosa, non essendo nulla, inganna se stesso. 4 Ora esamini ciascuno l’opera sua, e allora avrà ragione di vantarsi solamente di se stesso e non nei confronti degli altri. 5 Ciascuno infatti porterà il proprio fardello. 6 Ora colui che è istruito nella parola faccia parte di tutti i suoi beni a colui che lo istruisce. 7 Non v’ingannate, Dio non si può beffare, perché ciò che l’uomo semina quello pure raccoglierà. Perché colui che semina per la sua carne, dalla carne raccoglierà corruzione, ma chi semina per lo Spirito. dallo Spirito raccoglierà vita eterna. Nessuno di noi può illudersi di comportarsi in modo errato e non avere conseguenze, perché raccoglieremo ciò che avremo seminato. Perciò nel matrimonio cerchiamo si seminare azioni secondo il volere di Dio e raccoglieremo benedizioni. Siamo figli della luce, eppure da noi esce acqua inquinata: ma questo non è il volere di Dio. Se il nemico vuole entrare nella nostra casa noi dobbiamo contrastarlo, perché il nostro combattimento non è contro carne e sangue, ma contro i demoni: vogliono distruggere il nostro matrimonio, il rapporto con i figli, la stima reciproca. Per questo dobbiamo scegliere di seguire gli insegnamenti di Cristo, il quale ci ama con tenerezza, cura, passione, amore; analogamente dobbiamo fare con il marito o la moglie, che è parte di noi. Salmo 133:1-3. <<Canto dei pellegrinaggi. Di Davide.>> Ecco, quanto è buono e quanto è piacevole, che i fratelli dimorino assieme nell’Unità! 2 E’ come l’Olio prezioso sparso sul capo, che scende sulla barba di Aaronne, che scende fino all’Orlo delle sue vesti. 3 E’ come la rugiada dell’Hermon, che scende sui monti di Sion, perché è là che l’Eterno ha posto la benedizione, la vita in eterno. Se è bello e piacevole quando i fratelli dimorano assieme nell’unità, quanto più lo è nella famiglia: è l’olio dell’unzione dello Spirito Santo. ------Vs.11. Non siate pigri nello zelo, siate ferventi nello spirito, servite il Signore, Anche questo è un versetto di esortazione. Per 11 capitoli Paolo ci ha descritto cosa ha fatto Dio per noi; dal 12 al 15 ci dice come dovremmo comportarci in quanto cristiani, perché se abbiamo realmente conosciuto Gesù Cristo, dobbiamo distinguerci dagli altri con il nostro comportamento. Quindi non dobbiamo essere pigri nello zelo per Dio, bensì essere ferventi nel servire Dio. Come serviamo noi il Signore? In modo fervente o con pigrizia? Come stiamo utilizzando i talenti che ci sono stati affidati? Per noi Dio non ha dato gli scarti, ma il suo unico figlio, ossia la sua primizia; e noi come lo ricambiamo? Ci ha dato lo Spirito Santo per potenziarci nel fare la Sua volontà. Le esortazioni che Paolo ci rivolge sono realizzabili solo grazie allo Spirito Santo e all’opera che egli compie in noi. Grazie a lui dobbiamo essere ferventi e non pigri: Dio ci ha liberati dalle debolezze, le quali non ci hanno più in pugno. Quando gli uomini di Saul erano di fronte a Golia si sentivano inferiori a quel gigante; tuttavia Davide non lo ha guardato con occhi umani, ma attraverso la fede in Dio, per il quale Golia non era nulla. Il diavolo vuole che la nostra 30 31 vita sia sempre legata ai nostri vecchi vizi, ma Dio ci ha liberato da essi e ci vuole veramente liberi. Non siamo più miseri, ma figli del Re. Spesso siamo zelanti, corretti e perfetti nelle cose umane (ad es. nel lavoro), ma molto meno lo siamo per Dio, forse perché la salvezza ci viene per grazia e l’abbiamo già. Dobbiamo fare attenzione a non dare al Signore lo scarto del nostro tempo, del nostro amore o del nostro zelo. Non dobbiamo comportarci rettamente per ottenere la salvezza, la quale ci viene da Cristo; al contrario, il nostro comportamento deve essere la risposta d’amore e di gratitudine a quanto il Signore ha fatto. 1 Corinzi 3:9-15. Noi siamo infatti collaboratori di Dio; voi siete il campo di Dio, l’edificio di Dio. 10 Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come savio architetto io ho posto il fondamento, ed altri vi costruisce sopra; ora ciascuno stia attento come vi costruisce sopra 11 perché nessuno può porre altro fondamento diverso da quello che è stato posto, cioè Gesù Cristo. 12 Ora, se uno costruisce sopra questo fondamento con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, stoppia, 13 l’opera di ciascuno sarà manifestata, perché il giorno la paleserà; poiché sarà manifestata mediante il fuoco, e il fuoco proverà quale sia l’opera di ciascuno. 14 Se l’opera che uno ha edificato sul fondamento resiste, egli ne riceverà una ricompensa, 15 ma se la sua opera è arsa, egli ne subirà la perdita, nondimeno sarà salvato, ma come attraverso il fuoco. Grazie al sacrificio di Gesù, il giudizio di Dio ci ha oltrepassato, come avvenne per gli ebrei quando l’angelo della morte risparmiò le case nei cui stipiti vi era il sangue dell’agnello. Pasqua significa oltrepassare. Per questo non subiremo il giudizio divino; Cristo, infatti, ha detto che chi lo confesserà davanti agli uomini verrà da lui confessato davanti a Dio. Però come credenti saremo giudicati per le nostre azioni, e Dio ci chiederà cosa abbiamo fatto con i talenti che ci ha affidato. Certamente saremo salvati, perché tale giudizio non tocca l’anima, ma riguarda le opere compiute dal momento della salvezza in poi. Abbiamo posto Cristo come fondamento della nostra vita? Egli è la pietra angolare posta da Dio, e nel momento in cui abbiamo creduto in lui la nostra vita è stata innestata in questo fondamento. Tutte le cose fatte prima della nuova nascita erano errate e senza alcun significato per Dio. Ma dal momento dell’innesto in poi le nostre azioni devono basarsi su Cristo. Paolo sta parlando ai Corinzi, credenti come noi, e chiede loro di esaminare la propria vita per capire se è fondata su Cristo. Dio ci ha dato la primizia e anche noi dobbiamo fare lo stesso, cercando prima il regno di Dio e tutte le altre cose ci saranno sopraggiunte. Non prodighiamoci per le cose effimere del mondo, ma per quelle durature, che resistono al fuoco, ossia per il regno di Dio. Agli occhi del Signore le anime sono dei tesori inestimabili ed è morto per la loro salvezza. Mentre Gesù era in croce, quando sul suo capo vi erano i peccati di tutti e l’ira di Dio era su di lui, egli era felice perché vedeva le anime che si salvavano grazie al suo sacrificio. Per questo pensiamo al ritorno di Cristo e non concentriamoci in cose banali; anche se il Signore dovesse tornare tra tanti anni, in ogni caso la nostra vita ha una fine ed il nostro incontro con Lui è vicino. Non sprechiamo tempo e chiediamoci su quale fondamento stiamo basando la nostra vita: sul regno di Dio o su un nostro regno? Vs.12. allegri nella speranza, costanti nell’afflizione, perseveranti nella preghiera; La speranza. Anche ai credenti accadono le calamità e allora, per essere costanti nell’afflizione, dobbiamo rallegrarci nella speranza. La nostra speranza è Gesù. Grazie a lui è stata 31 32 ristabilita la pace tra il credente e Dio. Un non credente non ha alcuna speranza circa il futuro della propria anima. Efesini 2:11-13 Perciò ricordatevi che un tempo voi gentili di nascita, chiamati incirconcisi da quelli che si dicono circoncisi, perché tali sono stati fatti nella carne per mano d’uomo, 12 eravate in quel tempo senza Cristo, estranei dalla cittadinanza d’Israele e estranei ai patti della promessa, non avendo speranza ed essendo senza Dio nel mondo. 13 Ma ora, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete stati avvicinati per mezzo del sangue di Cristo. Chi non crede ha bisogno di costruirsi delle certezze e per questo si aggrappa ai soldi, alla pensione, o ad altre cose, ma questi sono aspetti aleatori e privi di fondamento. Si dice che il sistema finanziario italiano stia andando verso la bancarotta, quindi non può fornire alcuna certezza alle persone. La nostra speranza si deve fondare sull’opera di Gesù, il quale si prende cura di noi sotto ogni punto di vista. 1 Timoteo 1:1 Paolo, apostolo di Gesù Cristo, per comando di Dio, nostro Salvatore e del Signore Gesù Cristo, nostra speranza. La nostra speranza si basa su una persona, capace di guidarci verso la soluzione di ogni nostro problema. Colossesi 1:26-27 il mistero che fu tenuto nascosto per le passate età e generazioni, ma che ora è stato manifestato ai suoi santi, 27 ai quali Dio ha voluto far conoscere quali siano le ricchezze della gloria di questo mistero fra i gentili, che è Cristo in voi, speranza di gloria, Cristo è la speranza anche per il futuro eterno. Egli è in noi e vive dentro di noi. Chi ha il figlio ha la vita. In Apocalisse 3:20 è scritto “Ecco, io sto alla porta e busso, se qualcuno ode la mia voce ed apre la porta, io entrerò da lui, e cenerò con lui ed egli con me. “ Per questo solo in Cristo è la nostra speranza di vedere un giorno la gloria di Dio, ed è l’unica speranza. Egli è una speranza certa, fondata sulla Parola di Dio. Egli ci ha assicurato circa la nostra vita eterna avendo sacrificato la vita di suo figlio. Tito 2:11-14. Infatti la grazia salvifica di Dio è apparsa a tutti gli uomini, 12 e ci insegna a rinunziare all’empietà e alle mondane concupiscenze, Molti credono che i credenti vadano posti sotto alla legge affinché abbiano la salvezza, ma Paolo ci insegna che è la bontà di Dio e il suo amore che ci porta a rinunciare alle cose malvagie di questo mondo perché viviamo nella presente età saggiamente, giustamente e piamente, 13 aspettando la beata speranza e l’apparizione della gloria del grande Dio e Salvatore nostro, Gesù Cristo, la nostra speranza deve basarsi su Gesù, sul fatto che egli un giorno tornerà per trarci fuori da questo mondo malvagio, prima della fine 14 il quale ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e purificare per sé un popolo speciale, zelante nelle buone opere. Gesù ha dato se stesso per darci la certezza che un giorno avremo la vita eterna; il Signore ce lo ha promesso e non per nostri meriti, ma per il sangue di Gesù. Per questo nelle prove possiamo essere allegri, sperando in Gesù perché nessuno potrà mai toccare la nostra anima. Egli è il Cristo, il figlio del Dio vivente e porterà a termine il lavoro che ha cominciato in noi. Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Sarà l’afflizione, o la distretta, o la persecuzione, o la fame, o la nudità, o il pericolo, o la spada? 36 Come sta scritto: "Per amor tuo siamo tutto il giorno messi a morte; siamo stati reputati come pecore da macello". 37 Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori in virtù di colui che ci ha amati. Romani 8:35-39 32 33 Chi è figlio di Dio è più che vincitore grazie a Gesù. 38 Infatti io sono persuaso che né morte né vita né angeli né principati né potenze né cose presenti né cose future, 39 né altezze né profondità, né alcun’altra creatura potrà separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore. Nulla ci separerà dall’amore di Cristo, se siamo in lui. Nel mondo molte persone decidono di perdere la vita perché hanno perso ogni speranza. Ma chi crede in Cristo, anche se vive dei momenti difficili, ha la speranza della vita eterna. Ebrei 6:13-15. Quando Dio infatti fece la promessa ad Abrahamo, siccome non poteva giurare per nessuno maggiore, giurò per se stesso, 14 dicendo "Certo, ti benedirò e ti moltiplicherò grandemente". 15 E così, Abrahamo, avendo aspettato con pazienza, ottenne la promessa. Abramo ha avuto un figlio secondo la carne, Ismaele, e questa è la radice di tutti i problemi che ci sono nel Medio Oriente. Ogni giorno gli esperti cercano di capire come risolvere tali problemi e quale sia la loro radice; tuttavia Dio 5000 anni fa ha detto quale ne è il motivo, ossia il fatto che Ismaele, padre di tutti gli arabi, sarà sempre nemico di Isacco, padre degli Israeliti, perché figlio della carne e, quindi, privo della benedizione di Dio; al contrario Isacco, figlio della promessa, è erede di Dio e membro della discendenza di Cristo. Infatti, anche se Abramo è venuto meno nella fede ed ha generato un figlio secondo la carne, tuttavia Dio non ha rinnegato la propria promessa; Egli, infatti, ha promesso in base alla Sua natura e non grazie alle qualità di un uomo. Anche per noi è così: le promesse di Dio sono basate sulla Sua persona, non sulla nostra fede o sulle nostre azioni (vs. 13); infatti, se Dio si basasse su queste cose, certamente noi non riusciremmo a perseguire gli standard da lui richiesti. Ebrei 6:16-20 Gli uomini infatti ben giurano per uno maggiore, e così per loro il giuramento è la garanzia che pone termine ad ogni contestazione. 17 Così Dio, volendo dimostrare agli eredi della promessa più chiaramente l’immutabilità del suo consiglio, intervenne con un giuramento 18 affinché per mezzo di due cose immutabili, nelle quali è impossibile che Dio abbia mentito, avessimo un grande incoraggiamento noi, che abbiamo cercato rifugio nell’afferrare saldamente la speranza che ci è stata messa davanti. 19 Questa speranza che noi abbiamo è come un’ancora sicura e ferma della nostra vita, e che penetra fin nell’interno del velo 20 dove Gesù è entrato come precursore per noi essendo divenuto sommo sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedek. La salvezza che abbiamo nel Signore è sicura perché frutto di un giuramento di Dio. Nel tempio, dietro al velo, era il luogo santissimo, la presenza di Dio e il suo trono; il tempio, infatti, era il modello di quello celeste. Quindi, in paradiso il luogo santissimo è quello più vicino al trono di Dio. Paolo ci dice che la nostra speranza è fondata sul giuramento di Dio: come Egli giurò ad Abramo di portare a termine le sue promesse, analogamente fa anche con noi. Per questo ciò è un’ancora sicura, che ci tiene saldamente fermi nel porto di Dio, nel luogo santissimo, davanti al tempio di Dio. Pertanto, quando preghiamo entriamo nel luogo santissimo, e lì presentiamo le nostre richieste al Creatore. In ciò è la certezza che il Padre ci stia ascoltando, in quanto nella preghiera ci troviamo direttamente alla Sua presenza. Questa certezza è un’ancora che ci tiene in salvo anche nelle tempeste: Gesù sarà con noi fino alla fine del mondo, dentro di noi, per darci forza e per sostenerci. Egli non verrà mai meno e le sue promesse sono “si e amen”. Se sappiamo che questa ancora ha nelle sue mani la nostra anima, possiamo gioire anche nelle afflizioni. Pregando il Padre prima di andare in Croce, Gesù diceva di non aver perso neanche una persona di quelle che avevano 33 34 creduto in lui; questo vale anche per noi oggi: Cristo ha un progetto per noi e lo porterà a termine, nonostante i nostri comportamenti sbagliati. 1 Giovanni 3:1-3. Vedete quale amore il Padre ha profuso su di noi, facendoci chiamare figli di Dio. La ragione per cui il mondo non ci conosce è perché non ha conosciuto lui. 2 Carissimi, ora siamo figli di Dio, ma non è ancora stato manifestato ciò che saremo; sappiamo però che quando egli sarà manifestato, saremo simili a lui, perché lo vedremo come egli è. 3 E chiunque ha questa speranza in lui, purifichi se stesso, come egli è puro. Un giorno vedremo il Re dei Re in tutta la sua gloria, ci inchineremo alla sua presenza e sarà meraviglioso. Saremo simili a lui, frutto di un lavoro compiuto solo dal Signore, e completato alla fine di tutto. Avrà gli occhi di fiamma e le vesti bianche. Chi ha questa speranza deve purificare se stesso per essere pronto davanti a Dio, per amore suo, per tutto quello che ha fatto per noi. Bisogna vivere una vita senza peccato o compromesso, al fine di piacere a Dio. Vs.11-12. Non siate pigri nello zelo, siate ferventi nello spirito, servite il Signore 12 allegri nella speranza, costanti nell’afflizione, perseveranti nella preghiera; Questi che abbiamo appena letto sono comandamenti, non consigli. Gesù ha detto che chi lo ama osserva i suoi comandamenti. La preghiera. Anche la preghiera è un comandamento e serve per superare le afflizioni. Essa deve essere una costante nella nostra vita e, pertanto, deve essere un impegno. Va vissuta ogni giorno, sia che ci sentiamo portati a farlo, sia che non ne abbiamo voglia, perché essa è un comandamento di Dio. Se la Bibbia ci dice di pregare, noi dobbiamo farlo, indipendentemente dalla nostra volontà, altrimenti andiamo contro il volere di Dio. Bisogna pregare per i nostri parenti, per la chiesa a cui apparteniamo, per la nostra nazione, per le anime di tutti coloro che nel mondo non conoscono il Signore. In Ezechiele il Signore dice di aver cercato in tutta la nazione una persona che, con le sue preghiere, cercasse di intercedere per il suo popolo, che stava per essere giudicato da Dio. Pur avendo cercato ovunque, Dio non ha trovato alcuno dedito alla preghiera. Facciamo in modo che questo non accada per la nostra città. Il cristiano è il mezzo usato da Dio per portare la Sua parola alle persone, anche attraverso le preghiere e per fede. Tutte le religioni indirizzano le proprie preghiere verso qualcosa: Gerusalemme, la Mecca, Buddha, statue, ecc. Il vero cristianesimo non prega verso un luogo, ma un Dio invisibile, senza immagini, ma che agisce nella vita del figlio di Dio. Per questo motivo la nostra preghiera è un atto di fede verso un Dio che non vediamo, ma del quale crediamo l’esistenza e l’attenzione per le preghiere dei fedeli . Ebrei 11:6 Ora senza fede è impossibile piacergli, perché chi si accosta a Dio deve credere che egli è, e che egli è il rimuneratore di quelli che lo cercano. 34 35 Con la preghiera noi dimostriamo fede in Dio, colui che ci salva per il sangue di Gesù. Chi prega fa capire a Dio di credere nella sua esistenza, nella sua potenza e nell’amore che egli nutre per gli uomini. Egli è colui che risolve i nostri problemi e che sa fare segni e prodigi per il suo popolo. Senza fede non possiamo piacere a Dio. Questo aspetto non riguarda la salvezza, che abbiamo per grazia, ma il giudizio, al quale saremo sottoposti in ogni caso, e che analizzerà tutto ciò che abbiamo fatto sulla terra per il Signore. Anche le preghiere sono un impegno che dobbiamo prendere di fronte a Dio, per portare a Lui le anime delle persone. Quando crediamo di potercela fare da soli e ci riteniamo autosufficienti, non bisognosi dell’aiuto da parte di Dio, generalmente smettiamo di pregare, interrompendo il legame con Dio e venendo meno nella fede. Al contrario, quando la nostra vita va in frantumi, corriamo subito da Dio in cerca di aiuto e comprendiamo quanto siamo bisognosi del Suo aiuto. Un altro impedimento nella preghiera è il fatto di ritenere che solo alcune persone speciali debbano pregare (prete, pastore, l’unto…), in quanto fuori dal comune e più degni di comunicare con Dio; tuttavia questa è una menzogna di Satana. Infatti in 1 Giovanni 2: 27 viene dichiarato che ogni credente è unto dallo Spirito Santo e che tutti siamo uguali agli occhi di Dio, sia pure con incarichi diversi. Altri si domandano se hanno il diritto di pregare Dio, visto la nostra condizione di peccatori. Anche questo ritenersi indegni è un inganno che Satana pone quale ostacolo tra l’uomo e Dio. Nessun uomo è degno della grazia di Dio, ma essa ci è stata donata dal sacrificio di Gesù, grazie al quale siamo divenuti figli ed eredi di Dio. Efesini 2:13-18 Ma ora, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete stati avvicinati per mezzo del sangue di Cristo. 14 Egli infatti è la nostra pace, colui che ha fatto dei due popoli uno e ha demolito il muro di separazione, 15 avendo abolito nella sua carne l’inimicizia, la legge dei comandamenti fatta di prescrizioni, per creare in se stesso dei due un solo uomo nuovo, facendo la pace, 16 e per riconciliare a ambedue con Dio in un sol corpo per mezzo della croce, avendo ucciso l’inimicizia in se stesso. 17 Ed egli venne per annunziare la pace a voi che eravate lontani e a quelli che erano vicini, 18 poiché per mezzo di lui abbiamo entrambi accesso al Padre in uno stesso Spirito. Paolo sta parlando del popolo ebraico e descrive il tempio. Esso era diviso in settori: il più esterno era il cortile dei gentili, i quali non potevano oltrepassarlo, pena la morte. Poi vi era quello degli ebrei, più interno, suddiviso nel reparto maschile e quello femminile. Oltre c’era il luogo santo, dove venivano offerti i sacrifici all’altare, che era accessibile solo per i sacerdoti. Infine vi era il luogo santissimo, contenente l’arca del patto e la shechinah di Dio. Qui entrava solo il sommo sacerdote e solo una volta all’anno, per fare l’espiazione dei propri peccati e di quelli di tutto il popolo. Pertanto Paolo sta dicendo che il muro che separava i gentili dagli ebrei all’interno del tempio, ed impediva loro un diretto contatto con Dio, ora è stato demolito da Cristo; per questo ora i gentili fanno parte del popolo di Dio e possono accedere addirittura al luogo santissimo. Dio è vicino a noi, ci ama e ci ha adottati come figli. Egli è il nostro papà e quando lo preghiamo entriamo nel luogo santissimo, a contatto intimo con Lui. Molte volte preghiamo a lungo per qualcosa e, non vedendo alcuna risposta, ci stanchiamo di pregare; tuttavia all’improvviso, quando non ce lo aspettiamo più, ecco arrivare la risposta 35 36 di Dio a quella nostra antica preghiera, che sembrava inascoltata. Probabilmente non era il tempo previsto da Dio, e noi abbiamo smesso di pregare perché caduti nell’incredulità. Paolo ci ha detto che con il nuovo patto siamo stati ammessi alla presenza di Dio, addirittura al luogo santissimo. Infatti, quando Gesù stava morendo ed ha gridato: “E’ compiuto!”, la tenda che separava il luogo santo da quello santissimo si è strappata in due parti, pur avendo avuto lo spessore di 6 cm.. Ebrei 4:14-16 Avendo dunque un gran sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, riteniamo fermamente la nostra confessione di fede. 15 Infatti, noi non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con le nostre infermità, ma uno che è stato tentato in ogni cosa come noi, senza però commettere peccato. 16 Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, affinché otteniamo misericordia e troviamo grazia per ricevere aiuto al tempo opportuno. Gesù comprende tutti i nostri problemi perché è stato uomo come noi, pur non avendo ceduto al peccato. Egli ascolta le nostre preghiere nel luogo santissimo, perché fatte in intimità con lui, davanti al trono della grazia, ma c’è un tempo per ogni risposta. Nel luogo santissimo il trono della grazia era il propiziatorio, ossia il coperchio dell’arca di Dio, ove i cherubini stendevano le ali. Per questo possiamo andare a Dio con piena fiducia, non per i meriti che non abbiamo, ma per il sangue di Gesù Cristo. Quando preghiamo siamo davanti al trono di Dio, quindi sicuramente veniamo ascoltati da lui. In Apocalisse la preghiera dei santi è descritta come un incenso che sale davanti a Dio, un soave profumo per lui. Il luogo santissimo viene descritto in Esodo 25: 20-22 E i cherubini avranno le ali spiegate in alto, in modo da coprire il propiziatorio con le loro ali; saranno rivolti l’uno verso l’altro, mentre le facce dei cherubini saranno volte verso il propiziatorio. 21 Metterai quindi il propiziatorio in alto, sopra l’arca; e nell’arca metterai la Testimonianza che ti darò. 22 Là io ti incontrerò, e da sopra il propiziatorio, fra i due cherubini che sono sull’arca della testimonianza, ti comunicherò tutti gli ordini che avrò da darti per i Figli d’Israele. Dio dà le indicazioni per costruire il tabernacolo e il propiziatorio. Gesù è il nostro propiziatorio, colui che ci ha permesso di fare la pace con Dio. Quando verrà il giudizio, l’angelo della morte passerà oltre perché non guarderà i nostri peccati, ma il propiziatorio, il luogo della misericordia. Quello è il luogo in cui incontriamo Dio e abbiamo comunione con Lui. Solo lì può accadere questo, perché grazie a Gesù, l’agnello sacrificato, possiamo ottenere misericordia. Perciò ogni giorno in preghiera possiamo entrare nel luogo santissimo, avendo la fiducia e la certezza di venir ascoltati da Dio. Ebrei 10:19-22. Avendo dunque, fratelli, libertà di entrare nel santuario, in virtù del sangue di Gesù, 20 che è la via recente e vivente che egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne, 21 e avendo un sommo sacerdote sopra la casa di Dio, 22 accostiamoci con cuore sincero, in piena certezza di fede, avendo i cuori aspersi per purificarli da una cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura. L’acqua pura è la Parola di Dio. Possiamo entrare nel luogo santissimo grazie al sangue di Gesù, il quale ci permette un rapporto vivo con Dio. Il velo squarciato è simbolo della carne di Gesù, lacerata per noi, al fine di aprire a tutti l’accesso a Dio. Non dubitiamo del fatto che il Padre possa ascoltarci o meno quando preghiamo, bensì andiamo a Lui con piena fede; infatti la Bibbia ci assicura che Dio è lì, che vuole incontrarci ed ascoltarci, e 36 37 non per nostri meriti, ma per il sangue di Gesù. Il nemico vuole farci sentire indegni di andare a Dio, ma noi sappiamo che se ci purifichiamo, se ci pentiamo di quanto abbiamo fatto, possiamo essere certi del perdono di Dio e quindi possiamo presentarci al suo cospetto. Bisogna perseverare nella preghiera. In Luca 18 è narrata la storia della vedova, la quale ottiene quanto sperato dal giudice ingiusto grazie alla propria insistenza. La preghiera è segno di fede e la perseveranza dimostra a Dio che abbiamo fiducia che egli possa rispondere. Al ritorno di Cristo ci sarà ancora una fede così perseverante? Giacobbe ha lottato con Dio ed il suo nome, che significava usurpatore e imbroglione, è stato mutato in Israele, ossia principe con Dio. Egli non ha lasciato Dio finché non è stato benedetto. Finché non vediamo la risposta da parte di Dio dobbiamo perseverare nella preghiera, dimostrando che abbiamo fede. In 2 Corinzi è scritto che le nostre armi non sono carnali, ma potenti in Dio, e sono la preghiera e la Parola. Se vogliamo risultati spirituali, dobbiamo usare armi spirituali, indirizzate ai nostri cari e a coloro che conosciamo. La preghiera è un’arma di intercessione. Daniele 10:2-14. In quel tempo, io Daniele feci cordoglio per tre settimane intere. 3 Non mangiai cibo prelibato, non entrarono nella mia bocca né carne né vino e non mi unsi affatto, finché non furono passate tre intere settimane. 4 Il ventiquattresimo giorno del primo mese, mentre ero sulla sponda del gran fiume, che è il Tigri, 5 alzai gli occhi e guardai, ed ecco un uomo vestito di lino, con ai lombi, una cintura d’oro di Ufaz. 6 Il suo corpo era simile al topazio, la sua faccia aveva l’aspetto della folgore, i suoi occhi erano come torce fiammeggianti, le sue braccia e i suoi piedi parevano bronzo lucidato e il suono delle sue parole era come il rumore di una moltitudine. 7 Soltanto io, Daniele, vidi la visione, mentre gli uomini che erano con me non videro la visione, ma un gran terrore piombò su di loro e fuggirono a nascondersi. 8 Così rimasi solo a osservare questa grande visione. In me non rimase più forza; il bel colorito cambiò in un pallore e le forze mi vennero meno. 9 Tuttavia udii il suono delle sue parole; all’udire però il suono delle sue parole, caddi in un profondo sonno con la faccia a terra. 10 Ma ecco, una mano mi toccò e mi fece stare tutto tremante sulle ginocchia e sulle palme delle mani. 11 Poi mi disse: "Daniele, uomo grandemente amato intendi le parole che ti dico e alzati in piedi, perché ora sono stato mandato da te". Quando mi ebbe detto questa parola, io mi alzai in piedi tutto tremante. 12 Egli allora mi disse: "Non temere, Daniele, perché dal primo giorno che ti mettesti in cuore di intendere e di umiliarti davanti al tuo DIO, le tue parole sono state ascoltate e io sono venuto in risposta alle tue parole. 13 Ma il principe del regno di Persia mi ha resistito ventun giorni, però ecco, Mikael, uno dei primi principi, mi è venuto in aiuto, perché ero rimasto là con il re di Persia. 14 E ora sono venuto per farti intendere ciò che avverrà al tuo popolo negli ultimi giorni; perché la visione riguarda un tempo futuro". Daniele prega per 3 settimane al fine di conoscere gli avvenimenti degli ultimi tempi. L’angelo dice a Daniele che le sue parole sono state ascoltate già dal primo giorno (vs. 12) e che Dio ha risposto fin da allora. Tuttavia la potestà demoniaca che comandava la Persia ha resistito 21 giorni, e per questo Daniele non ha visto subito il risultato. Quindi, quando noi preghiamo, siamo alla presenza di Dio, ci umiliamo e veniamo ascoltati. Dio risponde, ma la guerra spirituale impedisce che i risultati avvengano in tempi brevi. Se perseveriamo nelle preghiere, diamo forza all’angelo di Dio nella sua lotta spirituale; se Daniele avesse pregato per pochi giorni, sarebbe arrivata ugualmente la risposta? Oppure senza la forza delle preghiere non sarebbe arrivata mai? Non ci stanchiamo di pregare, se vogliamo vedere il prosperare dell’opera di Dio. 37 38 Come dobbiamo pregare? Matteo 6:5-13. Gesù ha insegnato questa preghiera per mostrare ai credenti come rivolgersi a Dio Padre. Inoltre dà alcune direttive per tenerci lontano da situazioni spiritualmente pericolose, consigliandoci i comportamenti da adottare. 5 E quando tu preghi, non essere come gli ipocriti, perché essi amano pregare stando in piedi nelle sinagoghe, e agli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini; in verità vi dico che essi hanno già ricevuto il loro premio. Non bisogna pregare per essere visti dagli altri, bensì viverlo come un atto privato che riguardi noi e Dio. I farisei amavano essere visti dagli uomini, affinché essi li considerassero persone spirituali. Suscitare l’ammirazione degli altri è una caratteristica umana molto comune, alimentata da Satana, il quale, quando preghiamo, digiuniamo o compiamo qualunque azione per Dio, vuole indurci a dare gloria a noi stessi piuttosto che al Creatore. 6 Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta, chiudi la tua porta e prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà pubblicamente. Gesù ci invita a ricercare l’approvazione di Dio, piuttosto di quella degli uomini. Luca e Matteo riportano la preghiera del “Padre Nostro” in modo differente: In Matteo la preghiera segue le beatitudini. Queste in Luca sono al cap. 6, mentre la preghiera è al cap. 11. Infatti i due avvenimenti sono accaduti a due anni di distanza e nel frattempo si sono verificati molti avvenimenti. I discepoli hanno vissuto a lungo con Gesù, testimoni delle sue azioni straordinarie, eppure sentono il bisogno di chiedergli di insegnare loro il modo corretto di pregare. Egli, infatti, pregava in privato, come chiede anche a noi di fare. 7 Ora, nel pregare, non usate inutili ripetizioni come fanno i pagani perché essi pensano di essere esauditi per il gran numero delle loro parole. A Dio non bisogna rivolgersi con parole ripetute a memoria, ma con frasi che nascono dal cuore. E’ vero che Gesù ha ripetuto più volte questa preghiera, in varie occasioni, ma non in senso ripetitivo, bensì per esprimere a Dio lo stesso pensiero. Ripetere una preghiera in modo automatico porta a non ragionare sulle parole pronunciate, e rischia di non essere qualcosa che sgorga dall’anima. E’ biblico pregare il padre nostro, ma bisogna farlo meditando sulle parole pronunciate e ponendo in esse la mente. Dio non ama l’abbondanza delle parole, in quanto esamina la sincerità del cuore. Tutte le religioni hanno in comune questa caratteristica, ma Dio ci insegna a non comportarci in tale modo. Egli è nostro padre, per cui a Lui possiamo rivolgerci con le semplici parole che escono dal nostro cuore. 8 Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa le cose di cui avete bisogno prima che gliele chiediate. Dio conosce i nostri bisogni, ma è necessario pregare per essi perché Egli ci chiede di farlo. Cristo ci insegna come pregare. 9 Voi dunque pregate in questa maniera: "Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome. Padre: Dio è nostro padre, qualcuno vicino a noi. Questo titolo lo diamo a Dio grazie al sangue di Gesù. Dio è il creatore di tutti gli uomini, ma non il loro padre; infatti Cristo ha detto ai farisei di essere figli del diavolo. Dio è padre di tutti i credenti, e con loro vuole vivere in intimità. 38 39 Padre nostro: ossia non esclusivo di Gesù, ma di tutti i credenti. Per questo la preghiera deve essere a beneficio degli altri, di tutto il corpo della chiesa, presenti in ogni luogo del mondo. Che sei nei cieli: pur se abbiamo comunione con Dio, dobbiamo ricordare che egli è il creatore e che vive nel cielo, mentre noi siamo sulla terra. Ecclesiaste 5:2. Non essere precipitoso con la tua bocca, e il tuo cuore non si affretti a proferire alcuna parola davanti a DIO, perché DIO è in cielo e tu sulla terra, perciò le tue parole siano poche. Sia santificato il tuo nome: rivolgiamoci a Lui con umiltà e proclamiamo la santità del Suo nome oggi nella nostra vita. Quando Davide ha peccato con la moglie di Uriah, ha ricevuto il perdono dei propri peccati da parte di Dio, ma le conseguenze del suo agire sono ricadute sulla sua casa; infatti, il nostro peccare dà ai nemici di Dio la possibilità di bestemmiare il Suo nome. Per questo il nostro comportamento dobbiamo portare gloria a Dio sia con il costro comportamento che con le parole. Quando le persone guardano la nostra vita devono vedere la gloria per Dio nel nostro comportamento. 10 Venga il tuo regno. Sia fatta la tua volontà in terra come in cielo. Venga il tuo regno: il Signore deve regnare nel nostro cuore ed in ogni aspetto della nostra esistenza. Di conseguenza egli è invitato a regnare sulla terra, per l’espandersi della Sua gloria. Sia fatta la tua volontà in terra come in cielo: se la volontà di Dio si realizzerà nella nostra vita oggi, vivremo nella giusta via e sotto le ali del Padre. Pregare che la volontà di Dio sia fatta sulla terra può essere una frase astratta, ma invocarla nella nostra vita in questo momento la rende molto più concreta. Questo è un requisito per avere risposta alle nostre preghiere. I Giovanni 5:14-15. Questa è la sicurezza che abbiamo davanti a lui: se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. 15 E se sappiamo che egli ci esaudisce in qualunque cosa gli chiediamo, noi sappiamo di avere le cose che gli abbiamo chiesto. Se preghiamo secondo la volontà di Dio otterremo quanto abbiamo chiesto. Giacomo dice che chi non riceve prega secondo le proprie concupiscenze, ossia in modo sbagliato e lontano dalla volontà di Dio. Chi conosce la Parola di Dio conosce ciò che Egli desidera. 11 Dacci oggi il nostro pane necessario. Oggi noi non preghiamo più per il pane, perché ne abbiamo in abbondanza. Tuttavia, essendo Cristo il pane sceso dal cielo, dovremmo pregare ogni giorno Dio di darci Gesù nella nostra vita. Il Signore fa grandi cose per noi ogni giorno e quotidianamente ci parla attraverso la Parola che ci nutre, dandoci sapienza e intelligenza per vivere in ogni istante. 12 E perdonaci i nostri debiti, come anche noi perdoniamo ai nostri debitori. Dobbiamo sperare che Dio non riservi a noi il trattamento che serbiamo per le altre persone, perché noi nutriamo rancore e amarezza, mentre Dio sa perdonare dal profondo del cuore. Questi nostri sentimenti negativi sono un inciampo per noi e non permettono l’esaudirsi delle nostre preghiere. 39 40 Salmi 66:18-20. Se avessi serbato del male nel mio cuore, il Signore non mi avrebbe dato ascolto. 19 Ma DIO mi ha ascoltato e ha prestato attenzione alla voce della mia preghiera. 20 Sia benedetto DIO, che non ha respinto la mia preghiera e non mi ha negato la sua benignità. Il fatto di serbare amarezza verso le persone impedisce l’esaudirsi delle nostre preghiere, perché se viviamo nel peccato non possiamo avvicinarci a Dio con fede. Per questo ogni giorno dobbiamo chiedere perdono a Dio affinché dimentichi le nostre mancanze. Molte volte troviamo difficile compiere questo atto di fronte a noi stessi e al Padre, preferendo incolpare altre persone delle nostre azioni sbagliate. Matteo 5:23. 23 Se tu dunque stai per presentare la tua offerta all’altare, e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, 24 lascia lì la tua offerta davanti all’altare e va’ prima a riconciliarti con tuo fratello; poi torna e presenta la tua offerta. Gli israeliti pregavano davanti all’altare e, in questo modo, si presentavano davanti a Dio. Per questo è necessario mettere in ordine il rapporto con gli altri prima di cercare Dio. 1 Pietro 3:7. Similmente voi, mariti, vivete con le vostre mogli con la comprensione dovuta alla donna, come al vaso più debole, e onoratele perché sono coeredi con voi della grazia della vita, affinché le vostre preghiere non siano impedite. Anche i litigi tra marito e moglie impediscono l’esaudirsi delle preghiere. Per questo ogni giorno dobbiamo chiedere perdono a Dio per le nostre azioni, in quanto se non perdoniamo gli altri non verremo perdonati a nostra volta; inoltre, dimostriamo di non aver capito quanto è stato perdonato a noi da Dio padre. 12 E non esporci alla tentazione, ma liberaci dal maligno, Certamente non è Dio colui che ci tenta: Giacomo ci insegna che Dio non è tentato da nulla e non pone ostacoli nella vita delle persone. II Corinzi afferma che Dio ha posto per noi una via di uscita contro ogni nostra tentazione, Gesù Cristo, colui che ci rende più che conquistatori. Questa frase della preghiera di Gesù vuole dire che, pur essendo coscienti delle continue tentazioni che si susseguono nella nostra vita, chiediamo al Signore di aiutarci nel superarle, dandoci forza. Dio è la fonte della nostra forza, colui che ci libera dal maligno, che elimina ogni appiglio che ci faccia inciampare, regnando su di noi in modo che la nostra vita sia santa e consacrata a Lui. perché tuo è il regno e la potenza e la gloria in eterno. Amen". ---------------------Vs. 13. provvedete ai bisogni dei santi, esercitate l’ospitalità. I cristiani sono chiamati a donare, al fine di versare sugli altri le benedizioni che Dio ha dato loro. Questo modo di agire permette di mettere in movimento i talenti che Dio ci ha donato, ed impedirne la putrefazione. Dobbiamo essere fonte di benedizione spirituale per coloro che hanno fame di Dio, ma non sanno dove cercarlo. Primariamente dobbiamo provvedere ai bisogni dei fratelli, poi a quelli di tutti gli altri. All’interno della chiesa, ogni credente è un ministro agli occhi di Dio, al di là dell’incarico che riveste o del tempo di conversione. Il ministro è un servo di Dio, ed ha il privilegio di essere le orecchie, le mani, gli occhi…di Dio stesso. Nella vita di Gesù, Dio Padre, attraverso il corpo fisico di Cristo, per mezzo dello Spirito Santo, operava miracoli; ancora oggi Dio Padre, attraverso il corpo di Cristo, ossia la chiesa, per mezzo dello Spirito Santo vuole raggiungere tutte le persone del mondo. 40 41 Prima di morire Gesù ha avvisato i discepoli che avrebbero fatto prodigi maggiori di quelli fatti da Lui, in quanto strumenti posti nelle mani di Dio. Il fatto di donare agli altri arricchisce spiritualmente il donatore; Cristo ci ha detto che il mondo deve riconoscere i cristiani dall’amore che essi dimostrano l’uno per l’altro, e che espandono a tutti. L’amore di Cristo è qualcosa di vivo, e per questo dobbiamo essere missionari nel mondo per servire Dio, ed essere suoi ambasciatori nel luogo in cui viviamo o lavoriamo. Galati 6: 9-10. Or non veniamo meno nell’animo facendo il bene; se infatti non ci stanchiamo, raccoglieremo a suo tempo. 10 Mentre dunque abbiamo l’opportunità, facciamo del bene a tutti, ma principalmente a coloro della famiglia della fede. Siamo chiamati a fare del bene ai fratelli primariamente, incoraggiandoli, aiutandoli. Ogni membro della chiesa non deve pensare a ciò che otterrà dalla comunità, bensì ai compiti che può svolgere in essa e a ciò che Dio vuole che compia in quella chiesa (pregare, aiutare materialmente, spiritualmente…). Così i non credenti, vedendo l’amore l’uno per l’altro, saranno attirati a Dio e desidereranno conoscere i sentieri che il Padre ha tracciato e che il mondo non possiede. L’ospitalità è un mezzo che permette ai credenti di spostarsi, di trovare un lavoro, una casa e stabilirsi in un luogo. Dio ci chiama ad essere ospitali, rendendoci conto che tutto ciò che abbiamo non ci appartiene, ma è di Dio. Pertanto, usufruendo già di beni altrui, dobbiamo condividerli con gli altri, al fine di espandere la benedizione. Ebrei 13:2. Non dimenticate l’ospitalità, perché alcuni, praticandola, hanno ospitato senza saperlo degli angeli. Le persone ospitate portano la benedizione di Dio nelle famiglie che le ospitano e a volte sono strumenti del Padre per portare un aiuto, una consolazione o addirittura la svolta della vita. La chiesa primitiva ospitava facilmente le persone perché era convinta che ogni bene posseduto fosse in realtà di Dio. A volte è possibile ospitare degli angeli. Gli ultimi versetti del cap. 12 vogliono indurci ad amare i nostri nemici e a benedire coloro che ci maledicono. Umanamente parlando, questo aspetto è impossibile, tuttavia, grazie allo Spirito Santo, dobbiamo sforzarci di comportarci in questo modo. Vs. 14. Benedite quelli che vi perseguitano; benedite e non maledite. Luca 6:28. Benedite coloro che vi maledicono e pregate per coloro che vi maltrattano. I cristiani sono esortati ad invocare le benedizioni sui persecutori, propri o altrui. Il Signore ci comanda di essere diversi dai pagani, i quali amano soltanto coloro che li amano. Paolo era stato un persecutore dei cristiani, ha torturato i fratelli fino a quando non li ha visti rinnegare il nome di Dio, molti li ha messi a morte; era presente nel momento in cui Stefano veniva ucciso ed ha udito la benedizione che egli invocava per i propri persecutori. Certamente questa esperienza lo avrà colpito e probabilmente la chiesa primitiva pregava per la sua conversione. Poi Dio lo ha trasformato dall’essere malvagio che era, nel servo di Dio, al fine di dimostrare quanto è grande la Sua grazia, profondo ed immenso il Suo perdono. Paolo, quindi, ha vissuto sulla propria pelle il sentimento di odio 41 42 verso i cristiani, ma ha anche visto alcune persone perseguitate benedire i propri persecutori. Vs. 15-16. Rallegratevi con quelli che sono allegri, piangete con quelli che piangono. 16 Abbiate gli stessi pensieri gli uni verso gli altri; Bisogna provare gli stessi sentimenti nei riguardi di tutti i fratelli, senza guardare alla posizione sociale dei singoli membri. non aspirate alle cose alte, Non significa di non fare progetti elevati per quanto riguarda le cose di Dio, perché il Signore ci chiede di domandargli la realizzazione di eventi strabilianti (es. conversione di tutta una regione…); tale frase vuole significare che nessun cristiano deve aspirare ad una posizione elevata nella società, fama o ricchezza. ma attenetevi alle umili; Questo è un insegnamento antitetico rispetto a quanto il mondo insegna. Tutti, infatti, aspirano a conoscere i personaggi famosi o le persone ricche; tuttavia la Bibbia ci insegna di cercare le persone umili. non siate savi da voi stessi. Ci insegna a non porci al di sopra degli altri, al fine di non giudicare. Questo atteggiamento non piace a Dio, il quale vuole essere l’unico giudice, in quanto solo Lui è capace di leggere nel cuore umano. Al contrario, dobbiamo vivere nella consapevolezza di essere dei servi inutili, giunti alla salvezza per la grazia di Dio e per la morte di Cristo. Vs. 17-19. Non rendete ad alcuno male per male, cercate di fare il bene davanti a tutti gli uomini. 18 Se è possibile e per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti gli uomini. 19 Non fate le vostre vendette, cari miei, ma lasciate posto all’ira di Dio, perché sta scritto: "A me la vendetta, io renderò la retribuzione, dice il Signore". La Bibbia riconosce che non è sempre possibile vivere in pace con tutte le persone, ma ci chiede di fare del nostro meglio, secondo le nostre capacità e per la grazia di Dio. Matteo 18:21-35. Allora Pietro, accostatosi, gli disse: "Signore, se il mio fratello pecca contro di me, quante volte gli dovrò perdonare? Fino a sette volte?". 22 Gesù gli disse: "Io non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. 23 Perciò il regno dei cieli è simile ad un re, il quale volle fare i conti con i suoi servi. 24 Avendo iniziato a fare i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti (equivalente di 20.000 di euro). 25 E non avendo questi di che pagare, il suo padrone comandò che fosse venduto lui con sua moglie, i suoi figli e tutto quanto aveva, perché il debito fosse saldato. 26 Allora quel servo, gettandosi a terra gli si prostrò davanti dicendo: "Signore, abbi pazienza con me e ti pagherò tutto" 27 Mosso a compassione, il padrone di quel servo lo lasciò andare e gli condonò il debito. 28 Ma quel servo, uscito fuori, incontrò uno dei suoi conservi, che gli doveva cento denari (circa 8 euro); e, afferratolo per la gola, lo soffocava dicendo: "Pagami ciò che mi devi" 29 Allora il suo conservo, gettandosi ai suoi piedi, lo supplicava dicendo: "Abbi pazienza con me, e ti pagherò tutto" 30 Ma costui non volle, anzi andò e lo fece imprigionare, finché non avesse pagato il debito. 31 Ora gli altri servi, visto quanto era accaduto, ne furono grandemente rattristati e andarono a riferire al loro padrone tutto ciò che era accaduto. 32 Allora il suo padrone lo chiamò a sé e gli disse: "Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito, perché mi hai supplicato. 33 Non dovevi anche tu aver pietà del tuo conservo, come io ho avuto pietà di te?" 34 E il suo padrone, adiratosi, lo consegnò agli 42 43 aguzzini finché non avesse pagato tutto quanto gli doveva. 35 Così il mio Padre celeste farà pure a voi, se ciascuno di voi non perdona di cuore al proprio fratello i suoi falli". Se comprendiamo fino in fondo quanto ci è stato perdonato da Dio a causa dei nostri peccati, allo stesso modo dobbiamo dimenticare i torti subiti dagli altri. Per questo Dio ci comanda di andare da colui che ci ha offeso e chiarire ogni malinteso, al fine di avere pace con Dio. Ogni persona va guardata con gli occhi di Dio, non con i nostri: chiediamo a Dio di darci i suoi occhi ed il suo cuore. Vs.20. "Se dunque il tuo nemico ha fame dagli da mangiare, se ha sete dagli da bere; perché, facendo questo, radunerai dei carboni accesi sul suo capo". (Da Prov. 25:2122). Anticamente era molto difficile accendere il fuoco, pertanto, il suo spegnersi sera un problema rilevante. Per risolverlo era necessario andare da un caro amico e farsi dare parte dei suoi carboni, al fine di riaccendere il proprio fuoco. Tale dono costituiva un grande favore. In questo caso Paolo sta dicendo di preparare il carbone anche per chi ci maledice, perché chi lo fa è una persona che non ha la fiamma di Dio nella propria vita; ricevere tanto amore può convertire persone tanto lontane da Dio. Giacomo 1:19-20 Perciò, fratelli miei carissimi, sia ogni uomo pronto ad ascoltare, lento a parlare e lento all’ira, 20 perché l’ira dell’uomo non promuove la giustizia di Dio. Normalmente le persone sono solerti nel parlare, ma ascoltano con difficoltà. Infatti, la nostra ira e il nostro giudizio non promuove la giustizia di Dio. Egli, infatti, l’ha ottenuta attraverso l’amore, manifestato attraverso il sacrificio di Gesù. Vs. 21. Non essere vinto dal male, ma vinci il male con il bene. 43 44 Cap. 13 Nel cap. 12 Paolo ha parlato di come possiamo utilizzare i nostri doni per il fabbisogno di tutti; nel cap. 13 tratta il rapporto tra i credenti e il governo dello stato in cui vivono. Vs.1. Ogni persona sia sottoposta alle autorità superiori, poiché non c’è autorità se non da Dio, e le autorità che esistono sono istituite da Dio. Paolo tratta tale argomento in quanto la chiesa era composta da ebrei e da gentili, ossia da gruppi aventi mentalità ed usanze differenti. Infatti, la posizione degli ebrei all’interno dell’Impero romano era regolata dagli editti imperiali. Pur essendo un popolo soggetto a Roma, godevano di privilegi alquanto eccezionali, primo fra tutti la possibilità di riunirsi per espletare le pratiche religiose. Il loro credo, ad esempio, stabiliva delle regole riguardo ai cibi, al sabato o alla proibizione delle immagini sacre, che ai romani sembravano ideologie superstiziose. Ai governatori che si succedettero in Giudea fu proibito di far entrare a Gerusalemme gli stendardi che riproducevano l’immagine dell’imperatore. Per la legge mosaica era proibito ai gentili entrare nei cortili interni del tempio e Roma riconosceva la condanna della pena di morte per chiunque violasse tale divieto, anche se si fosse trattato di un cittadino romano. 44 45 I cristiani, siano essi ebrei che gentili, venivano considerati quali un particolare tipo di Ebrei. Talvolta le loro dispute crearono dei subbugli nelle province romane e nella stessa Roma e l’imperatore Claudio, ad esempio, li espulse dalla città. Già Cristo aveva insegnato il rispetto per le leggi dello stato, anche quando le stesse rivelano di essere molto gravose per i cittadini. Certamente Dio è apolitico, tuttavia è colui che ha stabilito l’autorità sulla terra, ed ha anche limitato il potere di Satana. Quest’ultimo, infatti, non conosce il piano di Dio, perché altrimenti, in caso contrario, non avrebbe permesso la morte di Cristo, dal momento che essa è ancora oggi l’unica via di salvezza per gli uomini. Satana credeva di colpire Dio in profondità uccidendone il figlio, l’erede, ed invece ha adempiuto alla sua volontà. Comprendere queste cose deve donare pace al cuore umano, in quanto ogni cosa viene gestita da Dio e fa parte del suo piano. L’autorità sulla terra è indispensabile per garantire a tutti una vita civile; per questo dobbiamo essere sottomessi ad essa, rispettare le leggi e il codice della strada. Solamente nel momento in cui i decreti sono in conflitto con i comandamenti di Dio, i cristiani devono obbedire al Padre piuttosto che agli uomini (Atti 5:29). I Corinzi 6:1-8 dissuade i cristiani dal ricorrere in giudizio gli uni contro gli altri, non perché non venga riconosciuta l’autorità dei tribunali civili, quanto perché i figli di Dio sono chiamati a trovare un accordo di pace tra loro e davanti a Dio. Anche se i magistrati sono stati ordinati da Dio, essi non rivestono alcuna autorità all’interno della chiesa. Vs. 2-3. Perciò chi resiste all’autorità, resiste all’ordine di Dio; e quelli che vi resistono attireranno su di sé la condanna. 3 I magistrati infatti non sono da temere per le opere buone, ma per le malvagie; ora vuoi non temere l’autorità? Fa’ ciò che è bene, e tu riceverai lode da essa, Un esempio di questo concetto è in 1 Samuele 24:1-6. nella vita di Davide e Saul. Saul era un re malvagio e perseguitava Davide, il quale, al contrario, si era sempre comportato in modo corretto nei suoi confronti. 1 Quando Saul ritornò dall’inseguimento dei Filistei, gli riferirono: "Ecco, Davide è nel deserto di En-Ghedi". 2 Allora Saul prese tremila uomini scelti da tutto Israele e andò a cercare Davide e i suoi uomini di fronte alle rocce delle capre selvatiche. 3 Arrivato ai recinti di pecore lungo la strada, dove c’era una caverna, Saul vi entrò per fare un bisogno naturale. (Or Davide e i suoi uomini se ne stavano in fondo alla caverna). 4 Gli uomini di Davide gli dissero: "Questo è il giorno in cui l’Eterno ti dice: "Ecco, io ti consegno nelle mani il tuo nemico; fa’ di lui quello che ti piace". Allora Davide si alzò e, senza farsi notare, tagliò il lembo del mantello di Saul. 5 Ma dopo ciò a Davide batté il cuore, perché aveva tagliato il lembo del mantello di Saul. 6 Così disse ai suoi uomini: "Mi guardi l’Eterno dal fare questa cosa al mio signore, all’unto dell’Eterno, dallo stendere la mia mano contro di lui, perché è l’unto dell’Eterno". Davide ha solamente tagliato un pezzo di stoffa del mantello del suo nemico, eppure si sente colpevole. Dio, infatti, lo reputava un uomo secondo il suo cuore perché rispettoso delle autorità preposte da Dio. Più avanti nel racconto, Davide ha di nuovo l’opportunità di uccidere Saul. 1 Samuele 26:8-11 Allora Abishai disse a Davide: "Oggi DIO ti ha messo nelle mani il tuo nemico; perciò ti prego, lascia che lo colpisca con la lancia e lo inchiodi a terra con un sol colpo; non ci sarà bisogno di un secondo". 9 Ma Davide disse ad Abishai: "Non ucciderlo, chi infatti potrebbe stendere la mano contro l’unto dell’Eterno senza rendersi colpevole?". 10 Poi Davide aggiunse: "Com’è vero che l’Eterno vive, solo l’Eterno lo colpirà: o perché arriverà il suo giorno e 45 46 morirà, o perché andrà a combattere e verrà ucciso. 11 L’Eterno mi guardi dallo stendere la mia mano contro l’unto dell’Eterno! Ora, ti prego prendi la lancia che è vicina al suo capo e la brocca dell’acqua e andiamocene". Davide era un uomo di fede e lascia a Dio la scelta di vita o di morte su questo governatore malvagio. Come credenti non siamo chiamati a fare proteste contro le decisioni del governo, perché non sarà mai questo il modo giusto per salvare l’Italia, bensì la trasformazione di ogni singolo individuo. Nel Galles, famoso all’inizio del secolo per essere una nazione di beoni e bestemmiatori, nel 1903 c’è stato un grande risveglio attraverso la predicazione del Vangelo. Conseguenza di tale fatto è stata una trasformazione totale delle persone, fino alla chiusura di tutti i saloons. All’inizio l’America è stata benedetta da Dio perché fondata da alcuni credenti; il consiglio di chiesa governava il Paese, in base alla parola di Dio. Quindi: Dio ci dice di essere sottomessi all’autorità, anche se non concordiamo con la sua linea politica, e di pregare per i capi di governo. Vs. 4. perché il magistrato è ministro di Dio per te nel bene; ma se tu fai il male, temi, perché egli non porta la spada invano; poiché egli è ministro di Dio, un vendicatore con ira contro colui che fa il male. Il poliziotto porta la pistola al fine di mantenere l’ordine ed intervenire in caso di necessità. Coloro che compiono il male saranno giudicati, raccogliendo il frutto del loro agire. Chiaramente Paolo attribuisce ai tutori dell’ordine delle azioni punitive che Dio non permette ai cristiani, poiché lo stato viene considerato qualcosa di a sé stante rispetto alla chiesa di Dio. Vs.5. Perciò è necessario essergli sottomessi, non solo per timore dell’ira ma anche per ragione di coscienza. La sottomissione alle leggi non nasce dalla paura, ma dalla coscienza, ossia dall’obbedienza alla volontà di Dio. Vs. 6. Infatti per questo motivo pagate anche i tributi, perché essi sono ministri di Dio, dediti continuamente a questo servizio. Bisogna pagare le tasse ed è vietato imbrogliare con i tributi. Vs. 7. Rendete dunque a ciascuno ciò che gli è dovuto: il tributo a chi dovete il tributo, l’imposta a chi dovete l’imposta, il timore a chi dovete il timore, l’onore a chi l’onore. Se siamo obbedienti ai comandamenti di Dio, saremo benedetti in ogni cosa. Quindi è necessario pagare le tasse, rispettare le leggi e il codice della strada, perché è giusto. Vs.8. Non abbiate alcun debito con nessuno, se non di amarvi gli uni gli altri, perché chi ama il suo simile ha adempiuto la legge. Il fatto di non avere debiti non vuol dire che non bisogna stipulare un mutuo per acquistare la casa o la macchina; al contrario significa di pagare i propri debiti, al fine di non espandere una testimonianza negativa. 46 47 L’unico debito che dobbiamo avere per tutta la vita è l’amore che dobbiamo nutrire per gli altri. Esso è il reale segno che identifica un cristiano, molto più dei miracoli e dei prodigi, i quali possono essere compiuti anche in virtù di Satana. 1 Corinzi 12:31- 13:10. Ora voi cercate ardentemente i doni maggiori; Molte persone sono attratte dai segni e dai prodigi, oppure da persone ritenute inviate dal Signore. Il Padre, però, ci dice di fare attenzione e di cercare la via eccellente, ossia l’amore. e vi mostrerò una via ancora più alta. 1 Quand’anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non ho amore, divento un bronzo risonante o uno squillante cembalo. 2 E se anche avessi il dono di profezia, intendessi tutti i misteri e tutta la scienza e avessi tutta la fede da trasportare i monti, ma non ho amore, non sono nulla. 3 E se spendessi tutte le mie facoltà per nutrire i poveri e dessi il mio corpo per essere arso, ma non ho amore, tutto questo niente mi giova. 4 L’amore è paziente, è benigno; l’amore non invidia, non si mette in mostra, non si gonfia, 5 non si comporta in modo indecoroso, non cerca le cose proprie, non si irrita, non sospetta il male; 6 non si rallegra dell’ingiustizia, ma gioisce con la verità, 7 tollera ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa. 8 L’amore non viene mai meno, ma le profezie saranno abolite, le lingue cesseranno e la conoscenza sarà abolita 9 perché conosciamo in parte e profetizziamo in parte. 10 Ma quando sarà venuta la perfezione, allora quello che è solo parziale sarà abolito. Molti credenti non credono più all’attualità dei doni pentecostali, in quanto ritengono che, alla luce di questo versetto, siano stati aboliti. Tuttavia è evidente che nel mondo non regna la perfezione, la quale diventerà reale quando Gesù regnerà sulla terra, con potenza, alla fine di ogni cosa. Paolo dice che chi possiede tutti i doni, ma non prova amore, non ha nulla agli occhi di Dio. In questi versetti vengono descritte le caratteristiche di molte chiese attuali: - parlano in lingue tutte le chiese pentecostali, le quali utilizzano tale mezzo per pregare Dio. Questa caratteristica può diventare negativa e fastidiosa per coloro che non hanno questo dono e che non lo comprendono. Questo dono non basta e deve essere accompagnato da molte altre caratteristiche, quali l’ordine nella vita, la coerenza con la parola di Dio, l’amore. - altri enfatizzano le profezie circa gli ultimi tempi, le quali sono solo una parte del messaggio di Dio. - altre ancora parlano dei misteri, della vera rivelazione. - molte studiano mentalmente la Bibbia, hanno il diploma della scuola biblica e si sentono superiori per questa loro caratteristica. - Alcune enfatizzano la parola di fede, - Altre l’aspetto umanitario, materiale, - Altre ancora ritengono importante la sofferenza fisica (frustarsi, camminare in ginocchio…). Tutte questi aspetti sono vani se le azioni non sono accompagnate dall’amore. Essa è la via più alta. Il miracolo più grande che Gesù ha compiuto è stata la sua morte sulla croce, perché in questo modo ha vinto la propria volontà umana, al fine di permettere a tutti gli uomini di arrivare al regno di Dio. Per tre volte ha pregato Dio affinché allontanasse da Lui questo enorme sacrificio; nel frattempo è stato abbandonato dai suoi amici, i quali, invece di vegliare con Lui, si erano addormentati. Se solo lo avesse desiderato, avrebbe potuto chiamare delle legioni di angeli per farsi soccorrere, ma ha scelto di donarsi per 47 48 tutti gli uomini. In questo modo è stato perdonato anche quel centurione che, dopo aver partecipato alla crocifissione di Cristo, di fronte al cielo oscurato e allo strapparsi del telo posto nel luogo santissimo del tempio, ha capito che Gesù era il figlio di Dio. Il Padre ci chiama a seguire l’esempio di Gesù, a comportarci come Lui ed a seguire le sue orme. Spinti da un amore vero, dobbiamo consolare il fratello in difficoltà, aiutarlo e sollevarlo, perché se non amiamo il fratello che è sotto i nostri occhi, difficilmente potremo amare un Dio invisibile. Giovanni 13:34-35. Vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, anche voi amatevi gli uni gli altri. 35 Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri". Vs. 9-10. Infatti questi comandamenti: "Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non dir falsa testimonianza, non desiderare", e se vi è qualche altro comandamento, si riassumono tutti in questo: "Ama il tuo prossimo come te stesso". 10 L’amore non fa alcun male al prossimo; l’adempimento dunque della legge è l’amore. Sul ritorno di Cristo. Paolo dice di svegliarci, perché attorno a noi sono evidenti i segni dell’imminente ritorno di Cristo. Vs. 11. E questo tanto più dobbiamo fare, conoscendo il tempo, perché è ormai ora che ci svegliamo dal sonno, poiché la salvezza ci è ora più vicina di quando credemmo. Questa lettera è stata scritta circa 2000 anni fa, ma le esortazioni e i concetti in essa contenuti sono attuali ancora oggi, e indirizzati ad ogni singolo credente; anzi, se a quel tempo Paolo affermava che la salvezza era vicina, tanto più lo è oggi! Per questo non dobbiamo lasciarci addormentare da Satana e darci da fare per il Signore in questo momento. Giacomo 4:13-14. E ora a voi che dite: "Oggi o domani andremo nella tale città, e vi dimoreremo un anno, commerceremo e guadagneremo", 14 mentre non sapete ciò che accadrà l’indomani. Cos’è infatti la vostra vita? In verità essa è un vapore che appare per un po’ di tempo, e poi svanisce. Non dobbiamo pensare di avere davanti a noi ancora tanti anni da vivere; la nostra certezza è l’oggi, e per questo va vissuto pienamente. E’ vero che grazie alla nuova nascita siamo salvati, tuttavia dovremo rendere conto a Dio di tutto il tempo che abbiamo sprecato e di tutte le opere che abbiamo compiuto: in base ad esse riceveremo la ricompensa. Vs. 12. La notte è avanzata e il giorno è vicino; gettiamo dunque via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Se non parliamo di Gesù ai nostri conoscenti, sprechiamo del tempo, il quale svanisce come un vapore. Dobbiamo scuoterci. Ogni giorno al telegiornale parlano di Israele, di Gerusalemme, secondo le promesse di Dio circa gli ultimi tempi. Zaccaria 12:2-3. "Ecco, io farò di Gerusalemme, una coppa di stordimento per tutti i popoli circostanti; verranno pure contro Giuda, quando cingeranno d’assedio Gerusalemme. 3 In quel giorno avverrà che io farò di Gerusalemme una pietra pesante per tutti i popoli; tutti quelli che se 48 49 la caricheranno addosso saranno interamente fatti a pezzi, anche se tutte le nazioni della terra fossero radunate contro di lei. Questa profezia è stata scritta migliaia di anni fa, eppure sembra la cronaca quotidiana dei nostri telegiornali. Americani, palestinesi, israeliti, europei, stanno ideando dei piani di pace attraverso l’ONU, eppure non è ancora possibile un accordo. Infatti Dio aveva profetizzato che Gerusalemme sarebbe stata una coppa inebriante per tutte le nazioni: questo è esattamente ciò che è sotto i nostri occhi. Un terzo di tutte le deliberazioni dell’ONU, dalla sua costituzione ad oggi, riguarda i problemi di Israele, uno stato piccolissimo rispetto al mondo, eppure così presente nella scena mondiale in tutto l’arco della storia. 1 Tessalonicesi 4:13-5:1-11. Ora, fratelli, non vogliamo che siate nell’ignoranza riguardo a quelli che dormono(è un modo figurato per indicare coloro che sono morti), affinché non siate contristati come gli altri che non hanno speranza. Le persone hanno paura di fronte ad avvenimenti che non riescono a spiegarsi:terremoti, la sars, il tempo meteorologico che sembra impazzito rispetto al passato…I credenti, invece, sanno di dover guardare a Dio, ossia alla loro speranza per l’eternità. Gesù ha detto che di fronte a tali fatti inspiegabili è necessario guardare verso l’alto, perché la redenzione del credente è vicina. Non è tempo di dormire o di scoraggiarsi, bensì è il momento di guardare a Dio e dirgli di tornare presto. 14 Infatti, se crediamo che Gesù è morto ed è risuscitato, crediamo pure che Dio condurrà con lui, per mezzo di Gesù, quelli che si sono addormentati. 15 Ora vi diciamo questo per parola del Signore: noi viventi, che saremo rimasti fino alla venuta del Signore, non precederemo coloro che si sono addormentati 16 perché il Signore stesso con un potente comando, con voce di arcangelo e con la tromba di Dio discenderà dal cielo, e quelli che sono morti in Cristo risusciteranno per primi; 17 poi noi viventi, che saremo rimasti saremo rapiti assieme a loro sulle nuvole, per incontrare il Signore nell’aria; così saremo sempre col Signore. 18 Consolatevi dunque gli uni gli altri con queste parole. La Bibbia insegna chiaramente che il nostro futuro è in cielo con Dio, e questo deve essere per noi fonte di consolazione. 1 Ora, quanto ai tempi e alle stagioni, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva, 2 poiché voi stessi sapete molto bene che il giorno del Signore verrà come un ladro di notte. 3 Quando infatti diranno: "Pace e sicurezza", allora una subitanea rovina cadrà loro addosso, come le doglie di parto alla donna incinta e non scamperanno affatto. 4 Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che quel giorno vi sorprenda come un ladro. Il giorno del Signore arriverà all’improvviso per i non convertiti, mentre i credenti saranno preparati a tale evento, essendo stati aperti loro gli occhi dalla rivelazione di Dio. Nessuno conosce il giorno e l’ora del ritorno di Cristo, tuttavia la Bibbia ci rende eruditi circa i segni che precederanno tale fatto. 5 Voi tutti siete figli della luce e figli del giorno; noi non siamo della notte né delle tenebre. 6 Perciò non dormiamo come gli altri, ma vegliamo e siamo sobri. 7 Infatti coloro che dormono, dormono di notte, e coloro che s’inebriano, s’inebriano di notte. 8 Ma noi, poiché siamo del giorno, siamo sobri, avendo rivestito la corazza della fede e dell’amore, e preso per elmo la speranza della salvezza. 9 Poiché Dio non ci ha destinati all’ira, ma ad ottenere salvezza per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, 10 il quale è morto per noi perché, sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo insieme con lui. 11 Perciò consolatevi gli uni gli altri ed edificatevi l’un l’altro, come già fate. Paolo ci incita a vegliare, prendendo tale impegno davanti a Dio. 49 50 Il vs 12 può essere inteso metaforicamente come la fine imminente del regno delle tenebre e del dominio di Satana, soppiantato per l’eternità dall’avvento di quello della giustizia di Cristo. Per questo siamo esortati a liberarci dai domini della carne, perché il suo tempo è alla fine, e a consacrare il nostro tempo e la nostra vita a Dio e alla preghiera. Vs. 13. Camminiamo onestamente, come di giorno, non in gozzoviglie ed ebbrezze, non in immoralità e sensualità, non in contese ed invidie. Il mondo di oggi è molto immorale, ma da queste cose dobbiamo difenderci. Vs. 14. Ma siate rivestiti del Signor Gesù Cristo e non abbiate cura della carne per soddisfarne le sue concupiscenze. Questa è la chiave che ci porta ad una vita di santità, di vittoria, di gioia, di pace, a rivestirci totalmente di Gesù Cristo, al fine di dichiarare come Paolo di non essere più noi che viviamo, ma Cristo in noi; Egli comanda la nostra vita e la conduce. Spogliamoci delle opere delle tenebre e della nostra carnalità, in quanto essa è in antitesi con lo Spirito che vive in noi. Non prendersi cura della carne vuol dire non darle spazio, ossia evitare tutti quegli atteggiamenti che possono farci cadere in tentazione. Genesi ci dice di separare anche nella nostra vita ciò che è delle tenebre e ciò che appartiene a Dio, ponendo una linea di demarcazione e sforzandoci di rispettarla. Infatti, se diamo a Satana anche un piccolo spazio in noi, egli cercherà in tutti i modi di espandersi ed invadere aree della nostra vita sempre più grandi. Prendiamo ogni giorno la nostra croce, ossia dedichiamo a Dio la nostra esistenza e dichiariamo morta la nostra vecchia vita. Il dominio della notte è quasi finito, il Signore sta tornando e deve trovarci pronti, svegli, dediti alla comunione con Lui. 50 51 Cap. 14. La libertà cristiana. Paolo godeva pienamente della libertà cristiana, staccato dai tabù e dalle inibizioni spirituali. Riusciva a conformarsi al vivere giudaico tra gli ebrei, e con altrettanta facilità si adattava alle usanze gentili quando viveva con loro. Ciò che maggiormente lo interessava era la diffusione del vangelo e la conseguente salvezza delle anime umane. Sapeva bene che molti altri cristiani non erano altrettanto emancipati quanto lui e che, pertanto, andavano trattati con gentilezza. La fede di un cristiano può essere debole, immatura o disinformata sotto molti aspetti; tuttavia, in quanto cristiano, deve essere sempre accolto con amore e non spinto a sostenere discussioni su quegli aspetti della sua vita che ancora non sono pervenuti a maturazione. Paolo tratta due argomenti sui quali i cristiani contendevano sovente: il cibo e l’osservanza di alcuni giorni particolari. Infatti, alcuni cristiani non si facevano alcuno scrupolo nel mangiare ogni specie di cibo, altri rifiutavano di consumarne alcuni; alcuni cristiani consideravano tutti i giorni come consacrati al Signore e uguali tra loro, altri affermavano che alcuni giorni siano più santi di altri. Come comportarsi di fronte a persone che si scandalizzano di fronte ad alcuni comportamenti? Paolo insegna a non disprezzare chi ancora è legato da certe tradizioni ed invita a non disputare con essi. Infatti, ogni cristiano deve essere libero di fronte al Signore. Vs. 1. Or accogliete chi è debole nella fede, ma non per giudicare le sue opinioni. 51 52 Paolo tratta argomenti pratici della vita comunitaria, attuali ancora oggi. Infatti, nelle chiese affluiscono persone con usi, costumi e opinioni differenti, e per questo Paolo vuole farci capire che è importante distinguere le cose peccaminose dalle semplici opinioni umane. Nella chiesa primitiva i problemi erano dovuti essenzialmente alla convivenza tra giudei e cristiani gentili, e quindi all’amalgamarsi di usanze differenti. Ad esempio, gli ebrei potevano consumare solo determinati cibi, mentre altri erano proibiti (maiale, frutti di mare…); i gentili italiani avevano usanze alimentari differenti e si sentivano liberi di consumare qualunque cibo. Da qui l’insorgere di evidenti attriti. Oggi accadono fatti analoghi: ci sono differenti modi di intendere il vestirsi, in alcuni paesi del mondo i credenti non bevono alcolici, eccetera. Qui Paolo ci dice chiaramente che si tratta solamente di opinioni umane, ma non prescrizioni da parte di Dio. L’unica regola che Paolo consiglia di adottare è quella di essere delle persone modeste, al fine di non attirare l’attenzione su noi stessi. Pietro ha dato dei consigli (es. non intrecciare i capelli con l’oro…), ma non erano comandamenti; egli, infatti, intendeva solo far comprendere come la bellezza esterna non corrisponde alla santità, e che Dio non guarda alla nostra esteriorità, bensì al cuore dell’uomo. Quando Samuele doveva scegliere il re d’Israele, basava il proprio giudizio sull’aspetto esteriore, ossia sulla prestanza fisica dei candidati. Al contrario, Dio sceglie Davide, un fanciullo, il suo cuore era secondo la Sua volontà. Pertanto non bisogna disprezzare coloro che hanno usanze differenti dalle nostre. Vs. 2-3. L’uno crede di poter mangiare d’ogni cosa, mentre l’altro, che è debole, mangia solo legumi. 3 Colui che mangia non disprezzi colui che non mangia, e colui che non mangia non giudichi colui che mangia, poiché Dio lo ha accettato. Nessuno è giudice degli altri, in quanto tale compito spetta unicamente a Dio. I cristiani devono sapere di non essere più sotto la legge e che, pertanto, non esistono cibi puri ed altri impuri. Coloro che sono ancora ligi al rispetto della legge di Mosè sono deboli, in quanto soggetti ad una religiosità esteriore, basata sulle opere umane. Vs. 4. Chi sei tu che giudichi il domestico altrui? Non sta a noi giudicare l’operato degli altri, in quanto ognuno di noi è sottoposto a Dio, unico padrone e Signore. Siamo tutti servi di Dio, l’unico che può emettere il giudizio. Il nostro unico compito è quello di badare su noi stessi e sul nostro comportamento. Stia egli in piedi o cada, ciò riguarda il suo proprio signore, ma sarà mantenuto saldo, perché Dio è capace di tenerlo in piedi. Dio mantiene in piedi i propri figli, perché è preoccupato delle anime di ogni uomo. Questo è il Suo compito ed Egli lo porterà a termine. L’uomo che giudica il fratello si pone sullo stesso piano di Dio, volendo rivestirne il ruolo, e così facendo commette un grave peccato. Questo comportamento, comunque, riguarda le opinioni personali e si differenzia dal riprendere il fratello che pecca, fatto che fa parte della vita della chiesa. Vs. 5-12. L’uno stima un giorno più dell’altro, e l’altro stima tutti i giorni uguali; ciascuno sia pienamente convinto nella sua mente. 6 Chi ha riguardo al giorno, lo fa per il Signore; chi non ha alcun riguardo al giorno lo fa per il Signore; chi mangia lo fa per il Signore e rende grazie a Dio; e chi non mangia non mangia per il Signore e rende grazie a Dio. 7 Nessuno di noi infatti vive per se stesso, e neppure muore per se 52 53 stesso, 8 perché, se pure viviamo, viviamo per il Signore; e se moriamo, moriamo per il Signore, dunque sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore. 9 Poiché a questo fine Cristo è morto, è risuscitato ed è tornato in vita: per signoreggiare sui morti e sui vivi. 10 Ora tu, perché giudichi il tuo fratello? O perché disprezzi il tuo fratello? Poiché tutti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo. 11 Sta infatti scritto: "Come io vivo, dice il Signore, ogni ginocchio si piegherà davanti a me e ogni lingua darà gloria a Dio". 12 Così dunque ognuno di noi renderà conto di se stesso a Dio. Ogni cristiano deve rendere conto solamente a Cristo circa le proprie azioni. Questo versetto riguarda il rispetto per il sabato ed è inerente un’opinione. Galati 5 afferma chiaramente che la salvezza viene per la grazia di Dio e non per l’osservanza della legge. Gal. 5:1-6. State dunque saldi nella libertà con la quale Cristo ci ha liberati, e non siate di nuovo ridotti sotto il giogo della schiavitù. 2 Ecco, io, Paolo, vi dico che se vi fate circoncidere, Cristo non vi gioverà nulla. 3 E daccapo attesto ad ogni uomo che si fa circoncidere che egli è obbligato ad osservare tutta la legge. Se rispettiamo l’osservanza del sabato, dobbiamo anche osservare ogni punto della Bibbia. 4 Voi, che cercate di essere giustificati mediante la legge, vi siete separati da Cristo; siete scaduti dalla grazia. Entrare nel legalismo significa separarci da Cristo.5 Noi infatti in Spirito, mediante la fede, aspettiamo la speranza della giustizia, 6 poiché in Cristo Gesù né la circoncisione, né l’incirconcisione hanno alcun valore, ma la fede che opera mediante l’amore. Il rispetto della legge non ha più alcun valore per Dio. Colossesi 2:16-23. Nessuno dunque vi giudichi per cibi o bevande, o rispetto a feste, a noviluni o ai sabati; 17 queste cose sono ombra di quelle che devono venire; ma il corpo è di Cristo. 18 Nessuno vi derubi del premio con un pretesto di umiltà e di culto degli angeli, fondandosi su cose che non ha visto, essendo temerariamente gonfio a motivo della sua mente carnale 19 e non attenendosi al capo, da cui tutto il corpo, ben nutrito e tenuto insieme mediante le giunture e le articolazioni cresce con l’accrescimento che viene da Dio. 20 Se dunque siete morti con Cristo agli elementi del mondo, perché vi sottoponete a dei precetti come se viveste nel mondo, quali: 21 "Non toccare, non assaggiare, non maneggiare", 22 tutte cose che periscono con l’uso, secondo i comandamenti e le dottrine degli uomini? 23 Queste cose hanno sì qualche apparenza di sapienza nella religiosità volontariamente scelta, nella falsa umiltà e nel trattamento duro del corpo, ma non hanno alcun valore contro le intemperanze carnali. Tutte queste cose sembrano spirituali, hanno una facciata, ma non hanno alcun valore per Dio. L’osservanza della legge comporta una lunga serie di obblighi, mentre l’opera di Cristo ha portato il riposo per i credenti, stabilendo che le cose vecchie sono passate. Il segreto della vera santità è quello di riposare giornalmente in Cristo, permettendogli di agire nella nostra vita. I limiti della libertà. Vs. 13-14. Perciò non giudichiamo più gli uni gli altri ma piuttosto giudicate questo: di non porre intoppo o scandalo al fratello. 14 Io so e sono persuaso nel Signore Gesù, che nessuna cosa è immonda in se stessa, ma chi stima qualche cosa immonda, per lui è immonda. Anche Cristo ha espresso lo stesso concetto, affermando che non è ciò che entra nella bocca dell’uomo che può contaminarlo, bensì ciò che esce da essa (invidia, omicidio, sparlare…). 53 54 Vs. 15-19. Ma se tuo fratello è contristato a motivo di un cibo, tu non cammini più secondo amore; non far perire col tuo cibo colui per il quale Cristo è morto. 16 Perciò quel che per voi è bene non diventi motivo di biasimo 17 poiché il regno di Dio non è mangiare e bere, ma giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo. 18 Infatti chi serve Cristo in queste cose è gradito a Dio e approvato dagli uomini. 19 Perseguiamo dunque le cose che contribuiscono alla pace e alla edificazione reciproca. Spesso le chiese perdono tempo in disquisizioni circa delle sciocchezze (uso del velo…), mentre sarebbe molto più saggio impiegarlo per l’evangelizzazione delle persone che stanno perendo. La questione del cibo era molto viva nelle chiese cristiane antiche, in quanto i giudei asserivano che alcuni cibi fossero proibiti o che, per essere consumati, dovevano essere sottoposti a determinati trattamenti (es. far scolare tutto il sangue dagli animali uccisi). Pertanto Paolo suggerisce ai gentili di porre qualche limite alla propria libertà, al fine di mantenere l’unione con i fratelli giudei. Vs. 20-21. Non distruggere l’opera di Dio per il cibo; certo, tutte le cose sono pure, ma è sbagliato quando uno mangia qualcosa che è occasione di peccato. 21 E’ bene non mangiare carne, né bere vino, né fare cosa alcuna che porti tuo fratello a inciampare o ad essere scandalizzato o essere indebolito. L’unico motivo del nostro agire deve essere l’amore per i fratelli. Vs. 22-23. Hai tu fede? Tienila per te stesso davanti a Dio; beato chi non condanna se stesso in ciò che approva. 23 Ma colui che sta in dubbio, se mangia è condannato, perché non mangia con fede; or tutto ciò che non viene da fede è peccato. Chi compie un’azione per la quale la propria coscienza è a disagio, si sente condannato e prova un senso di colpa, in quanto non è convinto del suo agire. Colui, invece, che fa qualcosa che ritiene giusta e positiva, lo fa per fede. 54 55 55