Dal cap. 9
Uno studio
Di
Sonia Giberna
Tiziano Crestani
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Cap. 9
Il libro viene scritto ai credenti gentili romani e ai credenti ebrei viventi a Roma.
Molti studiosi ritengono che i capitoli da 9 a 11 costituiscano una parentesi, in quanto
sembrano interrompere un discorso (vedi introduzione). Paolo aveva appena finito di
descrivere il piano di grazia di Dio, e pertanto ora ci si aspettava l’esortazione ad aderirvi.
Lo scritto re invece parla ora di Israele, affinché accetti la realtà di una salvezza offerta da
Dio anche ai gentili. Egli stesso per lungo tempo ha ritenuto di essere membro del popolo
eletto e si è vantato di questo fatto. Tuttavia Cristo lungo la via di Damasco lo ha fermato
ed ha aperto i suoi occhi. Probabilmente Paolo tratta questo argomento perché la
situazione della chiesa di Roma lo richiedeva, essendo composta sia da giudei che da
gentili.
Questo capitolo parla di Israele e delle benedizioni temporanee da vivere sulla terra, non
della sorte eterna dell’essere umano.
Il cap. 9 di Romani è difficilmente comprensibile. Egli sembra sottolineare il calvinismo,
secondo il quale siamo totalmente soggiogati da Dio, che agisce in noi come desidera,
senza tener conto della nostra personalità; quindi, anche quando pecchiamo, agiamo per
volontà di Dio. Ma se questo capitolo insegna tali cose, si dimostra in netta contraddizione
con il resto della parola di Dio, la quale sottolinea la libertà ed il libero arbitrio dell’uomo.
Un aspetto fondamentale da tener sempre presente durante la lettura di questo capitolo è il
fatto che in esso non viene mai messo in discussione il destino eterno di una persona.
Ad es. i vs. 16-23: Non dipende dunque né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che
fa misericordia. 17 Dice infatti la Scrittura al Faraone: "Proprio per questo ti ho
suscitato, per mostrare in te la mia potenza e affinché il mio nome sia proclamato in
tutta la terra". 18 Così egli fa misericordia a chi vuole e indurisce chi vuole. 19 Tu
mi dirai dunque: "Perché trova ancora egli da ridire? Chi può infatti resistere alla
sua volontà?". 20 Piuttosto chi sei tu, o uomo, che disputi con Dio? La cosa formata
dirà a colui che la formò: "Perché mi hai fatto così?". 21 Non ha il vasaio autorità
sull’argilla, per fare di una stessa pasta un vaso ad onore e un altro a disonore? 22 E
che dire se Dio, volendo mostrare la sua ira e far conoscere la sua potenza, ha
sopportato con molta pazienza i vasi d’ira preparati per la perdizione? 23 E questo
per far conoscere le ricchezze della sua gloria verso dei vasi di misericordia, che lui
ha già preparato per la gloria,
In questi versetti sembra che Dio abbia destinato alcuni alla perdizione eterna ed altri alla
vita eterna; per questo è bene ricordare che il cap. 9 non parla mai del destino eterno
dell’uomo, mentre tratta, invece, delle benedizioni temporanee da vivere qui, sulla terra.
Già i primi 5 versetti parlano delle benedizioni di cui era soggetto Israele sulla terra, non
di quelle eterne. Dio stabilisce il luogo in cui farci nascere, la famiglia che ci allevi, la
nostra condizione economica, la città in cui vivere. Ma il destino eterno viene deciso dalla
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persona stessa, dal momento che il volere di Dio è quello di dare la salvezza a tutte le
persone.Chi vuole venga a me, chi ha sete venga a me; chiunque crederà sarà salvato:
tutti possono avere la salvezza, basta che lo desiderino. Quindi, se fossimo dei robot al
servizio di Dio, manipolati dal Padre, avremmo certamente la salvezza, perché questo è
quello che Dio vuole: che facciamo la sua volontà e che crediamo nel suo figlio. E’
evidente che nell’uomo ci sia la libertà di scelta, dal momento che non tutti agiscono verso
il bene, secondo il volere di Dio.
Dio sceglie alcune cose per noi, e noi non ne conosciamo il motivo; ma, se crediamo che
Egli ci ama al punto di aver sacrificato il suo unico figlio per darci la vita eterna, allora
dobbiamo avere la certezza che ogni azione che svolge per noi è buona e giusta per la
nostra vita.
Israele.
Vs. 1-5. Io dico la verità in Cristo, non mento, perché me lo attesta la mia coscienza
nello Spirito Santo; 2 ho grande tristezza e continuo dolore nel mio cuore. 3 Infatti
desidererei essere io stesso anatema (=maledetto) e separato da Cristo per i miei
fratelli, miei parenti secondo la carne, 4 che sono Israeliti, dei quali sono l’adozione,
la gloria (=la shekhinah di Dio, segno della sua dimora tra loro, per esempio nel
tabernacolo di Mosè – vedi Esodo 40:34- o nel tempio di Salomone – vedi 1 Re 8:10-11), i
patti (= i patti stipulati tra Dio e Israele sono quelli sul monte Sinai con Mosè, quello con
Abramo, con Davide, col popolo di Israele al tempo di Mosè e Giosuè. Vi è poi il nuovo
patto, promesso alla casa di Israele e alla casa di Giuda- vedi Geremia 31:31), la
promulgazione della legge (di Mosè), il servizio divino (vedi Levitino) e le promesse; 5
dei quali sono i padri (=i patriarchi) e dai quali proviene secondo la carne il Cristo
(discendenza di Davide) che è sopra tutte le cose Dio, benedetto in eterno. Amen.
Questo versetto smentisce le teorie dei testimoni di Geova, affermando che Gesù, fatto di
carne e sangue, è Dio onnipotente oggi, come lo era in principio.
L’amore soprannaturale.
Paolo dichiara di desiderare la separazione eterna da Cristo pur di ottenere la salvezza per
suoi fratelli di Israele. Questa affermazione così forte gli viene dettata dallo Spirito santo
ed è certamente il frutto di un sentimento soprannaturale.
In Esodo 32 Mosè intercede per il popolo di Israele, infedele al Signore: Dio aveva
stabilito un patto con loro, ed essi avevano giurato di obbedirgli; ma già poco tempo dopo
avevano infranto tale patto. Mosè scende dal monte Sinai e, di fronte all’abominazione che
vede, rompe le tavole con i 10 comandamenti. Allora Dio gli comanda di separarsi da loro,
affinché egli possa distruggerli e creare un nuovo popolo per Mosè. Ma egli chiede al
Padre di perdonarli, oppure di cancellare anche lui stesso dal libro della salvezza. Anche
questo amore è stato soprannaturale.
Paolo scrive la lettera ai Romani dopo molti anni di ministero.
Il libro di Atti racconta di come egli sia stato sempre accolto con violenza e persecuzione
in ogni città in cui ha predicato(sassi, carcere, catene,…). Egli, infatti, si recava sempre
nelle sinagoghe, scatenando usualmente l’ira di molte persone, le quali cercavano anche di
ucciderlo. Tuttavia egli desiderava di essere separato da Cristo, pur di non permettere la
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dannazione dei suoi fratelli israeliti. L’amore soprannaturale, quindi, è qualcosa che Dio
stesso radica nel nostro cuore, in quanto contrario alla carne umana.
In Romani 10:1 Paolo dichiara che l’unico desiderio del suo cuore è quello di vedere le
persone salvate. Qual è il desiderio del nostro cuore in questo momento? Qual è lo scopo
della nostra vita sulla terra? Generalmente desideriamo cose molto legate alla materialità
(casa, lavoro, un compagno, agiatezza economica…), ma Paolo dimostra di avere dei
desideri molto più spirituali e legati al suo amore per Gesù.
I fatti ci dimostrano che stiamo vivendo gli ultimi tempi prima del ritorno del Signore:
Israele ha problemi quotidiani con i palestinesi. Zaccaria afferma che negli ultimi tempi
Israele sarà una coppa di stordimento per tutto il mondo, e questo sta accadendo. Non è
una terra ricca, tutt’altro, ma in essa c’è il luogo in cui sorgeva il tempio di Dio e la
moschea, sacra per i musulmani. Gesù ha detto che, prima del suo ritorno, tutto il mondo
sarebbe stato rivolto verso Israele, e sta accadendo così. I tempi in cui viviamo sono molto
incerti: si parla di guerra, di armi nucleari e le persone hanno paura.
La Bibbia ci invita ad essere consacrati al Signore e ad essere attenti, dediti alla preghiera,
perché i tempi parlano chiaro.
Chiediamoci perché siamo in questo luogo specifico: Romani 8 dice che ogni cosa coopera
al bene per coloro che amano il Signore; nei Salmi è scritto che i passi dell’uomo giusto
sono guidati dall’Eterno; quindi, il Signore guida la nostra vita e i nostri passi affinché
siamo strumenti nelle sue mani per proclamare la sua parola alle persone.
Matteo 5:43-48.
Voi avete udito che fu detto: "Ama il tuo prossimo e odia il tuo nemico". 44
Ma io vi dico: Amate i vostri nemici, benedite coloro che vi maledicono, fate del bene a coloro
che vi odiano, e pregate per coloro che vi maltrattano e vi perseguitano, 45 affinché siate figli del
Padre vostro, che è nei cieli, poiché egli fa sorgere il suo sole sopra i buoni e sopra i malvagi e fa
piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. 46 Perché, se amate coloro che vi amano, che premio
ne avrete? Non fanno altrettanto anche i pubblicani? 47 E se salutate soltanto i vostri fratelli, che
fate di straordinario? Non fanno altrettanto anche i pubblicani? 48 Voi dunque siate perfetti,
come è perfetto il Padre vostro, che è nei cieli".
Gesù dice di amare tutti coloro che ci fanno del male, e per noi questo non è facile; inoltre,
dobbiamo pregare per coloro che ci perseguitano. Non puntiamo il dito contro i fratelli ma
preghiamo per loro e adoperiamoci per chiarire le situazioni che ci fanno soffrire: questo è
ciò che Gesù ci chiede di fare. Sforziamoci di seguire la parola di Dio, anche quando è
difficile. Siamo lenti alle critiche e maggiormente veloci nel pregare. Il Signore vuole che
maturiamo in noi il medesimo sentimento che Egli nutre per le persone, ossia l’amore.
Come Dio ci ha perdonato, anche noi dobbiamo essere benevoli verso gli altri; se il nostro
rapporto con gli altri non è buono, neanche quello con Dio può esserlo.
Vs.6. Però non è che la parola di Dio sia caduta a terra; infatti non tutti i discendenti
d’Israele sono Israele;
Il nome Israele è stato attribuito a Giacobbe. Egli era un imbroglione e un usurpatore; poi
una notte ha lottato con l’angelo dell’Eterno ed ha vinto. Per questo Dio ha cambiato il suo
nome in Israele, che vuol dire “principe con Dio”, uno soggetto a Dio. Quindi qui Paolo
vuol dire, con un gioco di parole, che non tutti quelli che sembrano sottomessi a Dio lo
siano in realtà. Già in Romani 2:28-29 aveva affermato che il vero giudeo è colui che loda
Dio e che la circoncisione o l’essere discendenti di giudei non sono elementi importanti.
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Pertanto, non tutti i discendenti d’Israele lo sono realmente nel cuore, e non tutti i
discendenti di Abramo sono veramente suoi figli spirituali.
Vs. 7-10. né per il fatto di essere stirpe d’Abraamo, sono tutti figli d’Abraamo; anzi:
«É in Isacco che ti sarà riconosciuta una discendenza». 8 Cioè, non i figli della carne
sono figli di Dio; ma i figli della promessa sono considerati come discendenza.
9 Infatti, questa è la parola della promessa: «In questo tempo verrò, e Sara avrà un
figlio». 10 Ma c’è di più! Anche a Rebecca avvenne la medesima cosa quand’ebbe
concepito figli da un solo uomo, da Isacco nostro padre;
I veri figli di Israele, i veri sottomessi a Dio, sono quelli nati secondo il principio della
promessa della fede e vivono secondo le promesse di Dio.
In Galati 4:21-28 Paolo racconta la storia di Sara e Aggar e spiega che cosa esse
rappresentano. I fratelli della Galazia hanno creduto al vangelo predicato da Paolo, hanno
ricevuto lo Spirito santo ed hanno visto miracoli e potenti operazioni. Dopo un po’ di
tempo alcuni Giudei hanno cercato di far loro credere che la salvezza viene attraverso la
circoncisione e l’adesione alla legge; non basta, quindi, il sacrificio di Cristo e per questo
ad esso l’uomo deve aggiungere qualcosa di suo. Paolo scrive a questi fratelli, ispirato
dallo Spirito santo, proprio per correggere questi errori.
21 Ditemi, voi che volete essere sotto la legge, non date ascolto alla legge? 22 Infatti sta scritto
che Abrahamo ebbe due figli: uno dalla serva e uno dalla libera. 23 Or quello che nacque dalla
serva fu generato secondo la carne, ma quello che nacque dalla libera fu generato in virtù della
promessa. 24 Tali cose hanno un senso allegorico, perché queste due donne sono due patti:
uno dal monte Sinai che genera a schiavitù, ed è Agar. 25 Or Agar è il monte Sinai in Arabia e
corrisponde alla Gerusalemme del tempo presente; ed essa è schiava con i suoi figli. 26 Invece
la Gerusalemme di sopra è libera ed è la madre di noi tutti. 27 Infatti sta scritto: "Rallegrati, o
sterile che non partorisci! Prorompi e grida, tu che non senti doglie di parto, perché i figli
dell’abbandonata saranno più numerosi di quelli di colei che aveva marito". 28 Ora noi, fratelli,
alla maniera di Isacco, siamo figli della promessa.
Dio promette ad Abramo una discendenza numerosa quanto le stelle attraverso Sara. Da
lui è disceso Gesù. Da Aggar, invece, è nato Ishmaele, i cui discendenti sono i musulmani.
Nella nostra vita ci sono i frutti della promessa, alla quale noi dobbiamo solo credere per
essere liberi e salvati. La legge, invece, rende l’uomo schiavo e scaduto dalla grazia.
Anche in Romani Paolo ci insegna che possiamo entrare a far parte della famiglia di Dio
solo attraverso le Sue promesse, non grazie alla legge. Per questo dobbiamo fare
attenzione a non essere come Abramo e Sara, i quali volevano adempiere alle promesse di
Dio attraverso l’intervento umano; in questo modo, infatti, cadiamo nella religiosità e nel
legalismo. Chi vuole far parte della famiglia di Dio deve essere come Isacco, ossia un
frutto della promessa, perché tutto quello che Dio vuole da noi è la fede nella sua parola.
Quando i discepoli hanno chiesto a Gesù come potevano fare la volontà di Dio, egli ha
risposto di credere in lui, mandato da Dio.
Mentre sulla terra la religione è piramidale, nel regno di Dio tale piramide è capovolta, in
quanto Gesù è colui che sorregge tutti.
Isacco è stato un miracolo di Dio, Ishmaele è nato carnalmente. Anche le opere della
nostra carne portano la rovina nella vita di ognuno di noi. Per questo l’unica cosa saggia
da fare è quella di affidarci a Dio e credere in Lui.
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Galati 4:29-31.
Ma, come allora colui che era generato secondo la carne perseguitava colui
che era generato secondo lo Spirito, così avviene al presente. 30 Ma che dice la Scrittura?
"Caccia via la schiava e suo figlio, perché il figlio della schiava non sarà erede col figlio della
libera". 31 Così dunque, fratelli, noi non siamo figli della schiava ma della libera.
A quel tempo i legalisti volevano imporre le proprie regole ai gentili; anche oggi accade
che coloro che sono liberi da regole vengono oppressi da coloro che vivono sotto la legge
(uso di alcuni indumenti, posizioni durante il culto…). Ma la salvezza umana non dipende
dalle opere, bensì da ciò che Cristo ha compiuto per l’umanità.
Galati 4:31-5:1.
Così dunque, fratelli, noi non siamo figli della schiava ma della libera. 1 State
dunque saldi nella libertà con la quale Cristo ci ha liberati, e non siate di nuovo ridotti sotto il
giogo della schiavitù.
Chi è nato da Aggar genera schiavitù: non possiamo essere salvati dalle opere della legge.
La religione cattolica dice di vivere una vita buona e onesta, compiere alcune azioni
(andare in chiesa, adempiere i sacramenti, confessarsi..) e poi forse ci sarà la salvezza
oppure il purgatorio. Ed il sacrificio di Cristo? Egli è morto per noi ma è necessario
compiere anche delle opere. Tuttavia Paolo dice che la strada delle opere è faticosa e
infinita, inutile per portare la salvezza, ed inoltre crea in noi un occhio critico verso coloro
che si comportano in modo difforme dal nostro.
Galati 5:2. Ecco, io, Paolo, vi dico che se vi fate circoncidere, Cristo non vi gioverà nulla.
Queste cose venivano predicate dagli ebrei ai gentili, asserendo che al sacrificio di Cristo
bisogna aggiungere anche la circoncisione. Ma, così facendo, si rende vana l’opera di
Cristo.
Galati 5:3.
E daccapo attesto ad ogni uomo che si fa circoncidere che egli è obbligato ad
osservare tutta la legge.
E’ impossibile adempiere ad ogni punto della legge perché è un giogo troppo pesante da
sopportare. Anche per questo dobbiamo stare attenti a puntare il dito contro gli altri,
perché con la stessa misura potremmo essere giudicati noi.
Galati 5:4.
Voi, che cercate di essere giustificati mediante la legge, vi siete separati da Cristo;
siete scaduti dalla grazia.
Chi cammina nel legalismo, grazie alle proprie forze, è fuori dalla grazia di Dio, separato
da Cristo. Seguire ogni punto della legge, ogni attimo della propria vita, è impossibile, e
per questo è un tentativo inutile. Non possiamo fare nulla per ottenere la salvezza, e per
questo dobbiamo rendere continuamente grazie a Dio per quanto ha fatto per noi.
Quindi: i veri figli di Dio sono coloro che credono alle sue promesse. Questo concetto per
gli ebrei era incomprensibile, in quanto essi credevano fermamente al fatto di dover
rispettare la legge di Mosè: essi credevano di essere il popolo eletto, di avere la legge e i
profeti ed attendevano ancora il Messia. Tuttavia Paolo dice che le loro convinzioni non
sono esatte perché tutte le persone possono essere figli di Dio se credono in lui.
Entrando a Gerusalemme, Gesù è stato accolto dai fanciulli, i quali gridavano: “Osanna,
Osanna al figlio di Davide”, ma i farisei cercavano di farli tacere. Allora Gesù disse loro
che se i bambini non lo avessero accolto così, lo avrebbero fatto le pietre. In un altro passo
la Bibbia dice che non bisogna gloriarsi per il fatto di essere figli di Abramo, perché Dio
potrebbe far nascere figli di Abramo dalle pietre.
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Quindi la salvezza è un fatto personale e non è legata ad un gruppo di appartenenza; Dio
ha solo figli, ossia tutti coloro che credono in lui hanno uguale dignità ai suoi occhi.
Ora Paolo parla di Giacobbe ed Esaù, per spiegare che Dio ha stabilito la sorte di alcune
persone in virtù della sua sovranità, anche se noi non ne comprendiamo il motivo.
Il cap. 9 di Romani parla delle promesse di Dio sulla terra e non della vita eterna; può
sembrare, infatti, che venga spiegato che alcune persone sono condannate all’inferno,
mentre altre hanno il premio della vita eterna.
Vs. 10-12. E non solo questo, ma anche Rebecca concepì da un solo uomo, Isacco
nostro padre. 11 poiché, prima che i gemelli fossero nati e che avessero fatto del bene
o del male (affinché rimanesse fermo il proponimento di Dio, secondo elezione,
12 che dipende non da opere, ma da colui che chiama) le fu detto: «Il maggiore
servirà il minore»;
Il versetto 13 non va incluso in questi passi, perché altrimenti si potrebbe intendere che
Dio ha amato Giacobbe ed odiato Esaù prima ancora della loro nascita; Paolo, invece, qui
sta solamente affermando che la scelta di Dio a favore di Giacobbe, prima ancora della sua
nascita, era giusta, dal momento che Esaù ha dimostrato di essere una persona molto
carnale. Dio conosce i fatti prima del loro verificarsi, in quanto egli vive fuori dal tempo,
ed è in grado di vedere in un momento l’intera storia dell’umanità.
Vs. 13. com’è scritto: «Ho amato Giacobbe e ho odiato Esaù».
Questo passo non è riportato in Genesi, ma in Malachia, ed è stato scritto 1000 anni dopo
la vita di questi due fratelli; quindi non è una profezia, ma la dimostrazione della
lungimiranza di Dio, il quale compie le proprie scelte in modo giusto. Inoltre, il contesto
indica che si riferiva alle nazioni di Israele e di Edom, non ai loro predecessori. Israele era
la nazione eletta, mentre Edom aveva scatenato l’ira di Dio a causa della sua condotta
tutt’altro che fraterna nei confronti di Israele, quando quest’ultima era in disgrazia.
Dio desidera la salvezza per tutti gli uomini.
Ebrei 12:15-17. badando bene che nessuno rimanga privo della grazia di Dio e che non spunti
alcuna radice di amarezza, che vi dia molestia e attraverso la quale molti vengano contaminati;
16 e non vi sia alcun fornicatore o profano, come Esaù, che per una vivanda vendette il suo
diritto di primogenitura. 17 Voi infatti sapete che in seguito, quando egli volle ereditare la
benedizione, fu respinto, benché la richiedesse con lacrime, perché non trovò luogo a
pentimento.
Anche qui si parla delle benedizioni che Esaù e Giacobbe ebbero sulla terra e non del loro
destino eterno. Dio conosceva la carnalità di Esaù, prima ancora della sua nascita; egli,
infatti, rinunciò alla primogenitura, ossia alle benedizioni di Dio, in cambio di una zuppa,
quindi per soddisfare la propria carne.
Anche oggi molte persone non si convertono al Signore, nonostante le sue offerte siano
meravigliose: la comunione intima con Dio, la vita eterna, la guida dello Spirito Santo…;
ma tutto ciò è contro la carne; chi segue la carne non alimenta lo Spirito.
Quindi: da Giacobbe è nato il Messia, perché più spirituale di suo fratello.
Il cap. 9 parla della sorte terrena delle persone. Dio, infatti, vuole che tutti gli uomini
abbiano la salvezza.
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Di’ loro: Com’è vero che io vivo", dice il Signore, l’Eterno, "io non mi
compiaccio della morte dell’empio, ma che l’empio si converta dalla sua via e viva; convertitevi,
convertitevi dalle vostre vie malvagie. Perché mai dovreste morire, o casa d’Israele?
Ezechiele 33:11.
Dio desidera che gli uomini si convertano, affinché abbiano la vita eterna.
Giovanni 3:16-18.
Poiché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio,
affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.
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Dio infatti non ha mandato il proprio Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma
affinché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18 Chi crede in lui non è condannato ma chi non
crede è già condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
Giovanni 5:24. In verità,
in verità vi dico: Chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha
mandato, ha vita eterna, e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita.
Or nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù si alzò in piedi ed
esclamò dicendo: "Se qualcuno ha sete, venga a me e beva. Chi crede in me, come ha detto la
Scrittura, da dentro di lui sgorgheranno fiumi d’acqua viva".
Giovanni 7:37-38.
Giovanni 6:37.
Tutto quello che il Padre mi dà verrà a me; e colui che viene a me, io non lo
caccerò fuori,
Il Signore non ritarda l’adempimento della sua promessa, come alcuni credono
che egli faccia, ma è paziente verso di noi, non volendo che alcuno perisca, ma che tutti vengano
a ravvedimento.
2 Pietro 3:9.
Romani 10:13. Paolo cita Gioele:
Infatti: "Chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà
salvato".
Da tutti questi versetti comprendiamo come la salvezza sia a disposizione di tutti. Però Dio
ha scelto determinati uomini per svolgere alcuni compiti, in base alle attitudini personali
ed al volere di Dio, che ci conosce da sempre.
Oltre all’esempio di Esaù e Giacobbe, Paolo fa quello su Mosè e il faraone:
vs. 14-15. Che diremo dunque? Vi è forse ingiustizia in Dio? No di certo!15.Poiché
egli dice a Mosè: «Io avrò misericordia di chi avrò misericordia e avrò compassione
di chi avrò compassione».
Ancora una volta non parla del destino eterno, in quanto Dio ha dimostrato misericordia
verso tutti noi, peccatori e condannati, avendo inviato suo figlio Gesù a salvarci. Al tempo
di Mosè, ad esempio, Dio aveva fatto un patto col popolo di Israele: egli sarebbe stato il
loro Dio e si sarebbe preso cura di loro, ed in cambio quegli uomini sarebbero stati il suo
popolo, obbedendo a lui e seguendo le sue vie. Ma poco dopo, quando Mosè era sul monte
Sinai, il popolo ha costruito un vitello d’oro e lo hanno adorato. Dio, in base al patto
stipulato, avrebbe dovuto sterminarli, invece ebbe pietà.
Vs. 16. Non dipende dunque né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa
misericordia.
Questo versetto non esclude il volere umano, in quanto tutti siamo dotati del libero
arbitrio. Paolo qui afferma che non esiste persona che, grazie ai propri sforzi fisici o
mentali, possa salvarsi senza passare per il sangue di Gesù.
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Vs. 17-20. Dice infatti la Scrittura al Faraone: "Proprio per questo ti ho suscitato,
per mostrare in te la mia potenza e affinché il mio nome sia proclamato in tutta la
terra". 18 Così egli fa misericordia a chi vuole e indurisce chi vuole. 19 Tu mi dirai
dunque: "Perché trova ancora egli da ridire? Chi può infatti resistere alla sua
volontà?". 20 Piuttosto chi sei tu, o uomo, che disputi con Dio? La cosa formata dirà
a colui che la formò: "Perché mi hai fatto così?".
I critici affermano che allora, in base a quanto detto, chi si comporta secondo il male fa
precisamente la volontà di Dio. Ma in Esodo 5:2 Ma il Faraone rispose: "Chi è l’Eterno che
io debba ubbidire alla sua voce e lasciar andare Israele Io non conosco l’Eterno e non lascerò
andare Israele". Il faraone sfida Dio, non riconoscendone l’autorità; per questo Dio vuole
raccogliere la sfida e dimostrargli la propria potenza.
Chiunque sfida l’Eterno vedrà la sua potenza.
Non possiamo chiedere a Dio perché ci ha creati in questo modo, perché egli è il creatore
onnisciente e onnipotente, e a lui spettano tutte le decisioni. Anche se non comprendo la
motivazione delle sue decisioni, il solo fatto di sapere che egli mi ha amato al punto di
dare il suo figlio per me, mi induce ad essere certa che ogni sua decisione è la migliore.
I vasi di gloria sono quelli che sono malleabili nelle mani di Dio, mentre gli altri finiranno
all’inferno; non per volere di Dio, però, perché egli desidera che ogni uomo arrivi alla
salvezza, bensì per volontà umana.
Vs.21-23. Non ha il vasaio autorità sull’argilla, per fare di una stessa pasta un vaso
ad onore e un altro a disonore? 22 E che dire se Dio, volendo mostrare la sua ira e
far conoscere la sua potenza, ha sopportato con molta pazienza i vasi d’ira preparati
per la perdizione? 23 E questo per far conoscere le ricchezze della sua gloria verso
dei vasi di misericordia, che lui ha già preparato per la gloria,
Nel cap. 8 Paolo dice che Dio fin dalla creazione del mondo ha conosciuto tutte le persone
che sarebbero nate sulla terra nei secoli; ha anche saputo da sempre chi sono coloro che
avrebbero accettato Gesù come salvatore e chi, invece, lo avrebbero rifiutato.
Il piano salvifico di Dio, comunque, riguarda tutto il mondo. Ha avuto inizio con Israele,
ma poi si è esteso all’intera umanità.
Il cap. 9 è dedicato agli israeliti.
vs. 24-26. cioè noi che egli ha chiamato, non solo fra i Giudei ma anche fra i gentili?
25 Come ancora egli dice in Osea: "Io chiamerò il mio popolo quello che non è mio
popolo, e amata quella che non è amata. 26 E avverrà che là dove fu loro detto "Voi
non siete mio popolo", saranno chiamati figli del Dio vivente".
Questo concetto non era facilmente comprensibile per i giudei di allora perché, ritenendosi
il popolo eletto, consideravano impuri tutti gli altri e assolutamente separati dalla grazia
del Signore. Avvicinare i gentili rendeva impuro ogni israelita. Ma grazie al volere di Dio
anche noi oggi siamo figli del Dio vivente ed eredi secondo la promessa.
Vs. 27-33. Ma Isaia esclama riguardo a Israele: "Anche se il numero dei figli
d’Israele fosse come la sabbia del mare, solo il residuo sarà salvato". 28 Infatti egli
manda ad effetto la decisione con giustizia, perché il Signore manderà ad effetto e
accelererà la decisione sopra la terra. 29 E come Isaia aveva predetto: "Se il Signore
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degli eserciti non ci avesse lasciato un seme, saremmo diventati come Sodoma e
saremmo stati simili a Gomorra". 30 Che diremo dunque? Che i gentili, che non
cercavano la giustizia, hanno ottenuta la giustizia, quella giustizia però che deriva
dalla fede, 31 mentre Israele, che cercava la legge della giustizia, non è arrivato alla
legge della giustizia. 32 Perché? Perché la cercava non mediante la fede ma mediante
le opere della legge; essi infatti hanno urtato nella pietra d’inciampo. 33 come sta
scritto "Ecco, io pongo in Sion una pietra d’inciampo e una roccia di scandalo, ma
chiunque crede in lui non sarà svergognato".
Gesù è la pietra di inciampo, colui che è stato rigettato ma che è divenuto pietra angolare,
il figlio del Dio vivente; su di lui è stata edificata la chiesa perché è l’agnello, colui che è
stato sacrificato per i nostri peccati. Israele cercava la giustificazione attraverso le opere e
per questo non riusciva a capire che, invece, bastava credere in Gesù. Solo così possiamo
essere lavati dai peccati e giustificati: solo per fede. Non esiste azione umana che possa
farci guadagnare la vita eterna: per questo Dio ha mandato suo figlio tra di noi, allo scopo
di regalarci ciò che con i nostri meriti non potremmo mai ottenere.
Ancora oggi Israele attende la venuta del Messia, un uomo potente che regnerà da
Gerusalemme e sottometterà tutte le altre nazioni; egli avrà uno scettro di ferro. Per questo
motivo essi accetteranno l’anticristo, un uomo politico potente che organizzerà tutti i
governi del mondo e che verrà adorato perché considerato il Messia.
Cap. 10
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Vs. 1-2. Fratelli, il desiderio del mio cuore e la preghiera che rivolgo a Dio per
Israele è per la sua salvezza. 2 Rendo loro testimonianza infatti che hanno lo zelo per
Dio, ma non secondo conoscenza.
Gli ebrei erano molto zelanti, ma questo non bastava per ottenere la salvezza. Oggi molti
pensano che la vita eterna sia ottenibile attraverso qualunque religione, l’importante è la
sincerità del cuore umano. Ma Paolo dice che la sincerità non è sufficiente, perché ciò che
salva è solo la fede nel figlio di Dio. Per questo prega per la salvezza di Israele, in quanto,
pur essendo molto zelanti, non hanno la conoscenza. Egli può comprenderli totalmente,
essendo stato esattamente uguali a loro.
Del proprio zelo egli parla più volte: essendo stato strettamente legato alle tradizioni del
suo popolo, era devoto allo studio e alla pratica della religione ebraica. In virtù del proprio
zelo, egli tormentò per lungo tempo e con tenacia la chiesa primitiva appena nata (v.
Galati 1:13-14; Filippesi 3:6).
Galati 1:13-14. Avete infatti udito quale fu un tempo la mia condotta nel giudaismo, come
perseguitavo con grande ferocia la chiesa di Dio e la devastavo, 14 E progredivo nel giudaismo
più di molti coetanei tra i miei connazionali, essendo estremamente zelante nelle tradizioni dei
miei padri.
Filippesi 3:6. quanto allo zelo, persecutore della chiesa; quanto alla giustizia che è nella
legge, irreprensibile,
La pietra angolare posta da Dio, per lui era realmente “una pietra d’inciampo”, fino a
quando non gli si sono aperti gli occhi ed egli, convertito a Cristo, ha cambiato
orientamento alla propria vita. Da allora il suo zelo è servito per magnificare Cristo nella
sua predicazione e con la sua vita, e lo ha spinto a parlare agli altri di Gesù perché Lo
conoscano.
Vs. 3. Poiché ignorando la giustizia di Dio e cercando di stabilire la propria giustizia
non si sono sottoposti alla giustizia di Dio
Tramite la legge gli israeliti cercavano di stabilire la giustizia di Dio, ma tale fatto è
impossibile. Dio ha stabilito qual’è l’unico modo che ci permette la giustificazione, e non
passa attraverso le nostre opere: è Gesù, la via, la verità e la vita, l’unica via che conduce
al Padre.
Quando l’uomo cerca una via attraverso le proprie forze è destinato al fallimento; ad es. la
costruzione della torre di Babele, la quale doveva essere talmente alta da raggiungere il
Dio altissimo. Ma Dio l’ha distrutta.
Vs. 4. perché il fine (= lo scopo) della legge è Cristo, per la giustificazione di ognuno
che crede.
I salvati non sono più sotto la legge.
Galati 3:21-25. La legge è dunque contraria alle promesse di Dio? Così non sia; perché se
fosse stata data una legge capace di dare la vita, allora veramente la giustizia sarebbe venuta
dalla legge. 22 Ma la Scrittura ha rinchiuso ogni cosa sotto il peccato, affinché fosse data ai
credenti la promessa mediante la fede di Gesù Cristo. 23 Ora, prima che venisse la fede noi
eravamo custoditi sotto la legge, come rinchiusi, in attesa della fede che doveva essere rivelata.
24 Così la legge è stata nostro precettore per portarci a Cristo, affinché fossimo giustificati per
mezzo della fede. 25 Ma, venuta la fede, non siamo più sotto un precettore.
Lo scopo della legge era quello di portarci a Cristo, perché attraverso di essa non
potremmo mai raggiungere lo standard di Dio. Per questo, inchinandoci alla croce di
Cristo avremo la vita eterna.
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2 Corinzi 5:20-21.
Noi dunque facciamo da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse
per mezzo nostro, e noi vi esortiamo per amore di Cristo: Siate riconciliati con Dio. Poiché egli ha
fatto essere peccato per noi colui che non ha conosciuto peccato, affinché noi potessimo
diventare giustizia di Dio in lui.
Gesù è l’agnello purissimo, senza peccato, ha adempiuto la legge in ogni momento della
sua vita. Ha preso su di sé i nostri peccati, affinché noi potessimo diventare la giustizia di
Dio.
Cristo non è venuto ad abolire la legge, bensì a portarla a compimento, in quanto
incarnava la giustizia perfetta richiesta dalla legge.
Matteo 5:17. "Non pensate che io sia venuto ad abrogare la legge o i profeti; io non sono
venuto per abrogare, ma per portare a compimento.
Grazie a Gesù tutti coloro che sono “in Cristo” sono ritenuti “giusti” da Dio padre, come
se fossero stati in grado di adempiere ad ogni punto della legge.
Quindi: se la legge ci ha portato a Cristo, nella nostra vita non esistono più regole a cui
sottometterci, perché lo scopo della legge ha trovato il suo compimento.
Paolo dimostra che fin dai tempi di Mosè era impossibile adempiere ad ogni punto della
legge, secondo le possibilità umane.
Vs. 5. Mosé infatti descrive così la giustizia che proviene dalla legge: "L’uomo che fa
quelle cose, vivrà per esse". (Levitico 18:5)
Infatti, l’unico uomo che è stato in grado di osservare la legge punto per punto è Cristo.
Giacomo 2:10-11.
Chiunque infatti osserva tutta la legge, ma la trasgredisce in un punto solo,
si rende colpevole su tutti i punti. 11 Poiché colui che ha detto: «Non commettere adulterio», ha
detto anche: «Non uccidere». Quindi, se tu non commetti adulterio ma uccidi, sei trasgressore
della legge.
Giacomo sembra un po’ legalista perché, ad esempio, dice che senza le opere la fede è
vana. Tuttavia egli non intende insegnare che la salvezza viene dalle opere, bensì afferma
che da una fede genuina derivano determinate azioni a conferma della conversione.
Paolo in Galati dichiara che se potessimo essere giustificati per le nostre opere, tramite la
legge, la morte di Cristo sarebbe vana. Ma la sua venuta sulla terra dimostra proprio la
necessità del suo sacrificio, al fine di dare alle persone una via per giungere alla vita
eterna.
Vs.6-8. Ma la giustizia che proviene dalla fede dice così: "Non dire in cuor tuo: Chi
salirà in Cielo?". Questo significa farne discendere Cristo. 7 Ovvero: "Chi scenderà
nell’abisso?". Questo significa far risalire Cristo dai morti. 8 Ma che dice essa? "La
parola è presso di te, nella tua bocca e nel tuo cuore". Questa è la parola della fede,
che noi predichiamo;
Paolo vuol dire che non possiamo salire in paradiso e portare Cristo al nostro livello, e
neanche scendere nell’abisso; chi vuole arrivare alla salvezza attraverso le proprie opere
vuole agire in modo da avere la salvezza come salario (andare in pellegrinaggio, fare
determinate azioni…). Ma non possiamo fare nulla per salvarci: se vogliamo arrivare a
Dio dobbiamo solamente credere in Gesù.
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Giovanni 6:28-29.
Essi dunque gli dissero: «Che dobbiamo fare per compiere le opere di
Dio?» 29 Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».
La salvezza viene unicamente per la fede in Gesù.
Vs.9-13. poiché se confessi con la tua bocca il Signore Gesù, e credi nel tuo cuore che
Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato. 10 Col cuore infatti si crede per
ottenere giustizia e con la bocca si fa confessione, per ottenere salvezza, 11 perché la
Scrittura dice: "Chiunque crede in lui non sarà svergognato". 12 Poiché non c’è
distinzione fra il Giudeo e il Greco, perché uno stesso è il Signore di tutti, ricco verso
tutti quelli che lo invocano. 13 Infatti: "Chiunque avrà invocato il nome del Signore
sarà salvato". (Gioele 2:32)
Paolo non dice di credere solo con la mente, ma di dichiarare con la bocca e di credere con
il cuore, sede delle emozioni più intime. Gesù è il figlio del Dio vivente, la via per la
salvezza.
Non dobbiamo tornare alla legge mosaica anche perché non siamo ebrei e non abbiamo gli
obblighi che loro avevano nel vecchio patto. Israele è speciale nel piano di Dio ed è stata
scelta dal Padre per essere il mezzo per portare la Sua Parola in tutto il mondo. In questo
compito ha fallito ed ora per Dio tutti gli uomini sono speciali e fanno parte del suo piano
salvifico. La salvezza, infatti, è aperta a tutti coloro che lo desiderano.
Vs. 14. Come dunque invocheranno colui nel quale non hanno creduto? E come
crederanno in colui del quale non hanno udito parlare? E come udiranno, se non c’è
chi predichi?
La fede in Gesù viene dalla predicazione di un altro credente; per questo chi crede è
ambasciatore di Dio, annunciatore della buona notizia alle genti. All’interno di una chiesa
si impara, per poi andare a diffondere la Parola. E’ necessario proclamare la buona notizia
in tutto il mondo perché la gente si converta e invochi il nome del Signore per essere
salvata. Tuttavia, nessuno invocherà il nome di Dio se non avrà ricevuto l’insegnamento
necessario.
Vs.15. E come predicheranno, se non sono mandati? Come sta scritto: "Quanto sono
belli i piedi di coloro che annunziano la pace, che annunziano buone novelle!".
Il predicatore è un apostolo, ossia un messaggero incaricato di portare il messaggio di Dio.
Infatti, il Padre si compiace della proclamazione della Parola e benedice coloro che la
ricevono. Tutti sono chiamati a collaborare.
1Samuele 30:21-25.
Poi Davide giunse dai duecento uomini che erano troppo stanchi per
seguire Davide, e che egli aveva fatto rimanere al torrente Besor. Questi andarono incontro a
Davide e alla gente che era con lui. Così Davide si avvicinò loro e li salutò. 22 Allora tutti i
malvagi e gli spregevoli fra gli uomini che erano andati con Davide presero a dire: "Poiché
costoro non sono venuti con noi, non daremo loro nulla del bottino che abbiamo ricuperato,
eccetto la moglie e i figli di ciascuno; li conducano via e se ne vadano!". 23 Ma Davide disse:
"Non fate così, fratelli miei con quello che l’Eterno ci ha dato proteggendoci e mettendo nelle
nostre mani la banda che era venuta contro di noi. 24 Chi vi darà retta in questa proposta? Ma
quale la parte di chi scende a combattere, tale sarà la parte di chi rimane presso i bagagli;
faranno le parti insieme". 25 Da quel giorno in poi si fece così; Davide ne fece uno statuto e una
norma per Israele fino al giorno d’oggi.
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Nelle chiese, alcuni vanno a predicare in prima persona, altri li sostengono con soldi o
preghiere; un giorno in cielo avranno tutti una parte della ricompensa per il lavoro svolto.
Vs. 16-17. Ma non tutti hanno ubbidito all’evangelo, perché Isaia dice: "Signore, chi
ha creduto alla nostra predicazione?". 17 La fede dunque viene dall’udire, e l’udire
viene dalla parola di Dio.
E’ facile incrementare la nostra fede: basta ascoltare la parola di Dio e meditare su di essa.
Giovanni 15:7. Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quel che volete
e vi sarà fatto,
In Cristo si dimora con la preghiera e le sue parole dimorano in noi con lo studio. Bisogna
desiderare ardentemente la parola di Dio, come i neonati bramano il latte.
Vs.18. Ma io dico: Non hanno essi udito? Anzi, "La loro voce è corsa per tutta la
terra, e le loro parole fino agli estremi confini del mondo".
Anche se i pagani non hanno udito parlare di Gesù, Dio ha predicato se stesso attraverso il
creato; per questo gli uomini non hanno scusante alcuna se non credono.
Vs.19.Ma io dico: Non ha Israele compreso? Mosé dice per primo: "Io vi muoverò a
gelosia per una nazione che non è nazione; vi provocherò a sdegno per una nazione
stolta". (Deut. 32:21)
Nel corso della storia Dio usò come strumenti per il suo giudizio su Israele questa o quella
nazione gentile, ossia quelle genti che Israele considerava non-popolo, ossia fuori dal
disegno di Dio. Inoltre, i giudei consideravano stolti i gentili, in quanto non avevano
ricevuto la conoscenza di Dio.
Vs. 20. E Isaia arditamente dice: "Io sono stato trovato da quelli che non mi
cercavano, mi sono manifestato a quelli che non chiedevano di me".
Questo è riferito alla situazione dei gentili del tempo. Infatti oggi, dopo tanti secoli, Dio è
cercato anche dai gentili.
Vs. 21. Ma riguardo ad Israele dice: "Tutto il giorno ho steso le mani verso un
popolo disubbidiente, e contraddicente". (Isaia 65: 2) Si riferisce ai giudei.
Il vangelo viene proclamato a tutto il mondo. Come dobbiamo evangelizzare?
Raccontando alle persone le meraviglie che Dio compie nella vita di ognuno; in questo
modo nasce negli altri il desiderio di avere quello che i credenti hanno.
Giovanni 12:32 Ed io, quando sarò innalzato dalla terra, attirerò tutti a me"
Se con il nostro parlare innalziamo Gesù, le persone saranno attirate a lui. Tante volte
viene spontaneo evangelizzare utilizzando la Parola di Dio, creando un dibattito; forse è
più efficace la testimonianza di una vita cambiata attraverso Gesù. E’ bello essere come un
fiume, che riceve l’acqua della parola di Dio e la lascia scorrere verso gli altri.
Giovanni 7:37-38. Or nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù si alzò in piedi ed
esclamò dicendo: "Se qualcuno ha sete, venga a me e beva. 38 Chi crede in me, come ha detto la
Scrittura, da dentro di lui sgorgheranno fiumi d’acqua viva".
14
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Cap. 11
Anche in questo capitolo Paolo parla del piano di Dio circa Israele:
nel cap. 9 parla del comportamento di Dio nel passato, nel 10 nel presente (età della
chiesa), nell’11 nel futuro.
La salvezza è per tutti gli uomini, ma Dio ha un piano per Israele anche circa il futuro.
Infatti, non ha dimenticato il suo popolo, anche se ha espanso la salvezza a tutta la gente.
In tutto il cap. 10 Paolo ha parlato della grazia. Ora, invece, desidera comunicare ai fratelli
romani i propri sentimenti per il popolo di Israele. Paolo era un ebreo, un rabbino, un
15
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uomo fariseo e molto religioso; aveva studiato con Gamaliele, era molto zelante ed in
passato anche orgoglioso quando aveva visto la persecuzione colpire i cristiani. Oggi che è
un apostolo, è orgoglioso del fatto di essere ebreo, anche perché, proprio per questo
motivo, è stato usato da Dio per la conversione dei gentili.
Vs.1-3. Dico dunque: Dio ha forse ripudiato il suo popolo? No di certo! Perché
anch’io sono Israelita, della discendenza d’Abraamo, della tribù di Beniamino.
Quando Paolo scrive, sono trascorsi circa 50 anni dalla crocifissione di Cristo; forse, pensa
Paolo, i gentili si sentivano migliori degli ebrei, in quanto questi ultimi avevano rifiutato
Cristo. Per questo l’apostolo vuole smorzare il sentimento anti-semita. 2 Dio non ha
ripudiato il suo popolo, che ha riconosciuto già da prima. Non sapete ciò che la
Scrittura dice a proposito di Elia? Come si rivolse a Dio contro Israele, dicendo:
3«Signore, hanno ucciso i tuoi profeti, hanno demolito i tuoi altari, io sono rimasto
solo e vogliono la mia vita»?
Per quanto Israele sia stato disobbediente, Dio non ha mai cancellato il proprio disegno di
salvezza.
Paolo è la prova vivente del fatto che Dio vuole la salvezza degli Israeliti, i quali erano
presenti anche nelle chiese primitive. La porta è aperta per qualunque ebreo che accetta
Gesù quale proprio salvatore.
Al tempo di Elia, i popolo ebraico ha seguito Baal, sotto re Acab e la regina Jezebel; essi
hanno istigato i fedeli a lasciare il proprio Dio per seguirne uno pagano. Allora il profeta
Elia ha sfidato 450 profeti di Baal in una competizione: entrambe le parti hanno edificato
un altare al proprio Dio, loro a Baal, lui all’Eterno, per vedere quale Dio avrebbe risposto.
Erano 450 persone contro una. I profeti di Baal pregano il loro dio, ma nulla accade.
Allora Elia si prende gioco di loro, dicendo che forse Baal era impegnato, sordo o
distratto. I seguaci di Baal arrivano al punto di tagliarsi per versare il proprio sangue
sull’altare, ma nulla accade. L’altare a Baal viene distrutto.
Elia ricostruisce l’altare, vi mette un sacrificio e fa costruire un canale, ove vengono
versate 4 botti d’acqua. Elia comincia a pregare e chiede a Dio di mostrarsi. Un fuoco
scende dal cielo e consuma l’altare, le pietre e l’acqua: di fronte a tale visione, la gente si
spaventa e accetta Dio. I 450 falsi profeti vengono uccisi.
Questa è la storia che Paolo racconta ai romani. Elia credeva di essere l’unico a seguire
Dio, ma, quando lo dice al Signore, Egli risponde che altre 7000 persone non si erano
inchinate a Baal.
Vs.4-5. Ma che cosa gli rispose la voce divina? «Mi sono riservato settemila uomini
che non hanno piegato il ginocchio davanti a Baal». (I Re 19:18) 5 Così anche al
presente, c’è un residuo eletto per grazia.
Anche al tempo di Paolo c’erano degli ebrei che avevano creduto in Cristo e che
costituivano un residuo che il Signore aveva tenuto per sé. Essi non sono salvati mediante
la legge, come credenza ebraica, ma per la grazia.
Anche oggi esiste un residuo che segue il Signore e per questo è salvato.
Paolo desidera che i gentili comprendano questo piano di salvezza destinato ad Israele e
che amino i propri fratelli. Tale messaggio riguarda i gentili di allora e anche noi oggi.
Infatti, dal 1948 Israele si è ricomposta come nazione e nel 1967 Gerusalemme è divenuta
di nuovo capitale.
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Vs.6. Ma se è per grazia, non è più per opere; altrimenti, la grazia non è più grazia.
La grazia e le opere sono qualcosa di antitetico: una esclude l’altra. Non è possibile essere
salvati per grazia e per opere. Questo è quanto Paolo dice anche ai Galati, ai quali un
gruppo di ebrei predicava anche la circoncisione e l’adesione ad altri canoni della legge,
allo scopo di ottenere la salvezza.
Galati 5: 1-6.State dunque saldi nella libertà con la quale Cristo ci ha liberati, e non siate di
nuovo ridotti sotto il giogo della schiavitù. (la legge) Ecco, io, Paolo, vi dico che se vi fate
circoncidere, Cristo non vi gioverà nulla. 3 E daccapo attesto ad ogni uomo che si fa
circoncidere che egli è obbligato ad osservare tutta la legge. 4 Voi, che cercate di essere
giustificati mediante la legge, vi siete separati da Cristo; siete scaduti dalla grazia. 5 Noi infatti in
Spirito, mediante la fede, aspettiamo la speranza della giustizia, 6 poiché in Cristo Gesù né la
circoncisione, né l’incirconcisione hanno alcun valore, ma la fede che opera mediante l’amore.
Molti giudei hanno creduto in Cristo, e fra questi vi è Paolo. L’indurimento del cuore
giudaico ha fatto sì che le benedizioni del Vangelo fossero estese con maggiore celerità ai
gentili. In Atti si vede come il rifiuto sistematico dell’offerta di salvezza da parte dei
giudei abbia fornito agli apostoli l’occasione di presentare la medesima offerta ai gentili.
Vs.7-12. Che dunque? Quello che Israele cerca, non lo ha ottenuto; mentre lo hanno
ottenuto gli eletti; e gli altri sono stati induriti, 8 com’è scritto: «Dio ha dato loro uno
spirito di torpore, occhi per non vedere e orecchie per non udire, fino a questo
giorno». 9 E Davide dice: «La loro mensa sia per loro una trappola, una rete, un
inciampo e una retribuzione. 10 Siano gli occhi loro oscurati perché non vedano e
rendi curva la loro schiena per sempre». 11 Ora io dico: sono forse inciampati
perché cadessero? No di certo! Ma a causa della loro caduta la salvezza è giunta agli
stranieri per provocare la loro gelosia. 12 Ora, se la loro caduta è una ricchezza per
il mondo e la loro diminuzione è una ricchezza per gli stranieri, quanto più lo sarà la
loro piena partecipazione!
Questi versetti sono molto importanti perché qui Paolo ci spiega il motivo per il quale gli
ebrei hanno rigettato Gesù, il Messia, il figlio di Dio, atteso fin dai tempi di Mosè. Al vs. 7
è detto che Gerusalemme non ha ottenuto ciò che cercava: chi ha accettato ha avuto, gli
altri sono stati induriti. Dio ha compiuto questo, colpendo con la cecità gli ebrei. Dio li ha
resi ciechi perché la grazia di Dio potesse essere versata sui gentili; ha sacrificato il suo
popolo per dare la vita ai gentili.
Dio aveva già profetizzato la caduta degli israeliti, quando hanno rigettato il Messia.
Quindi ha aperto il proprio piano salvifico a tutti. Ora Dio chiama tutti gli uomini al
ravvedimento e gli ebrei saranno gelosi. Il tempio di Dio è stato distrutto ed è nata una
chiesa che ha una viva relazione col Signore; ogni cristiano è il tempio di Dio, la sua
dimora e una pietra vivente.
In noi c’è la certezza della vita eterna perché sappiamo che chi crede in Gesù la ottiene per
grazia; è una certezza e non una mera speranza.
1Giovanni 1:8-9. Se diciamo di essere senza peccato inganniamo noi stessi e la verità non è in
noi. 9 Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto, da perdonarci i peccati e purificarci
da ogni iniquità.
Non solo per quanto riguarda la vita eterna, ma anche nel nostro quotidiano cammino
cristiano sappiamo con certezza di essere perdonati da Dio; non solo questo, ma anche
purificati.
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Giovanni 14:1-3.
"Il vostro cuore non sia turbato; credete in Dio e credete anche in me. 2
Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, ve lo avrei detto; io vado a prepararvi un
posto. 3 E quando sarò andato e vi avrò preparato il posto, ritornerò e vi accoglierò presso di
me, affinché dove sono io siate anche voi.
Questa è una promessa fattaci da Gesù e per questo motivo ne dobbiamo essere certi.
Romani 8:32. Certamente colui che non ha risparmiato il suo proprio Figlio, ma lo ha dato per
tutti noi, come non ci donerà anche tutte le cose con lui?
Dio ha confermato le sue promesse mediante il sangue di suo figlio, per questo non
dobbiamo dubitare di nessuna parola.
Il ritorno di Gesù.
Israele è l’orologio profetico di Dio perché è sufficiente guardare la storia di questo stato
per comprendere a che punto siamo nella storia dell’umanità.
Dio sta usando la chiesa per suscitare la gelosia nel popolo israelita, nel vedere che il
Signore ha stabilito con “i gentili” un rapporto personale e profondo, migliore di quello
che gli stessi israeliti hanno.
Vs.11-18. Io dico dunque: Hanno inciampato perché cadessero? Così non sia; ma per
la loro caduta la salvezza è giunta ai gentili per provocarli a gelosia. 12 Ora, se la
loro caduta è la ricchezza del mondo e la loro diminuzione la ricchezza dei gentili,
quanto più lo sarà la loro pienezza? 13 Infatti io parlo a voi gentili, in quanto sono
apostolo dei gentili; io onoro il mio ministero, 14 per provare se in qualche maniera
posso provocare a gelosia quelli della mia carne e salvarne alcuni. 15 Infatti, se il
loro rigetto è la riconciliazione del mondo, che sarà la loro riammissione, se non la
vita dai morti? 16 Ora, se le primizie sono sante, anche la massa è santa; e se la
radice è santa, anche i rami sono santi. 17 E se pure alcuni rami sono stati troncati, e
tu che sei olivastro sei stato innestato al loro posto e fatto partecipe della radice e
della grassezza dell’olivo, 18 non vantarti contro i rami, ma se ti vanti contro di loro
ricordati che non sei tu a portare la radice, ma è la radice che porta te.
Alla fine dei tempi, tutto Israele si unirà al Messia, la cecità sarà rimossa da loro e una
pioggia di benedizioni cadrà su tutto il popolo scelto da Dio: l’adempimento di ciò è
previsto dal piano di Dio, il quale ha consacrato Israele quale popolo eletto, radice di un
albero santo. I gentili sono stati innestati nel popolo di Dio e incorporati a Dio stesso.
Paolo paragona Israele ad un olivo, un albero dalle grandi radici e dal tronco poderoso. Da
esso Cristo ha troncato alcuni rami, li ha messi da parte, e ad al posto di essi ha innestato i
gentili. Essi prima erano rami selvatici, ma ora possono ricevere la ricchezza di Dio perché
divenuti a pieno titolo parti dell’olivo. Per questo i gentili non devono guardare con
alterigia i rami tolti, pensando che essi siano dei rifiuti, rigettati da Dio; infatti devono
ricordare che l’albero che ci ospita ci da la vita e la salvezza di Dio in eterno.
Paolo ricorda ai gentili di essere stati innestati nella pianta “Israele” e che il cristianesimo
non ha abolito il giudaismo, anzi ne è la completezza. Infatti, i giudei credono solamente
nel vecchio testamento ed attendono ancora la prima venuta del Messia.
Paolo ricorda ai gentili di far parte di una pianta che ha le radici in Abramo, padre della
fede, il cui tronco è Israele e nella quale siamo stati innestati. Per questo non siamo noi
Israele, ma il perfezionamento del piano di Dio; in base alla teoria della nuova Israele
molte persone sono state uccise durante il medioevo (periodo dell’inquisizione),
musulmani, gentili, ebrei, in quanto non volevano convertirsi al cattolicesimo. Ancora
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oggi al Vaticano c’è una stanza simile al luogo santissimo, contenente un modellino che
riproduce la basilica di S. Pietro protetta dalle ali dei cherubini, poste in modo simile
all’arca di Dio.
Ma Paolo ci dice di non ritenerci gli eletti, i perfetti, i detentori della sana dottrina, perché
chiunque possiede dentro di sé la parola di Dio ha la salvezza. Siamo solo stati innestati in
una pianta già esistente, la quale possedeva in esclusiva la benedizione di Dio. A quel
tempo chi si convertiva (es. Ruth) diveniva Israelita; ma oggi, grazie a questo innesto,
anche i gentili possono godere della benedizione data alla stirpe di Abramo. Di questo non
bisogna vantarsi, perché è un dono di Dio e qualcosa che egli può ritrarre da noi a proprio
giudizio. E Dio taglierà in modo netto chi non segue Gesù.
Galati 5:2-4. Ecco, io, Paolo, vi dico che se vi fate circoncidere, Cristo non vi gioverà nulla. 3
E daccapo attesto ad ogni uomo che si fa circoncidere che egli è obbligato ad osservare tutta la
legge. 4 Voi, che cercate di essere giustificati mediante la legge, vi siete separati da Cristo; siete
scaduti dalla grazia.
Chi crede di essere salvato per le proprie opere è scaduto dalla grazia e reciso dalla pianta
di Dio. Solo per grazia possiamo essere salvati e per questo non possiamo vantarci di
nulla.
Dio è la nostra radice e ci dà la vita: non abbiamo alcun merito e di nulla possiamo
vantarci.
Ancora oggi Israele è per Dio un popolo speciale e negli ultimi tempi volgerà nuovamente
verso di lei il suo sguardo. Siamo alla porta di questa profezia.
Vs.19-32. Forse dunque dirai: "I rami sono stati troncati, affinché io fossi innestato".
20 Bene; essi sono stati troncati per l’incredulità e tu stai ritto per la fede; non
insuperbirti, ma temi. 21 Se Dio infatti non ha risparmiato i rami naturali, guarda
che talora non risparmi neanche te. 22 Vedi dunque la bontà e la severità di Dio: la
severità su quelli che sono caduti, e la bontà verso di te, se pure perseveri nella bontà,
altrimenti anche tu sarai reciso. 23 E anche essi, se non perseverano nell’incredulità,
saranno innestati, perché Dio è potente da innestarli di nuovo. 24 Infatti, se tu sei
stato tagliato dall’olivo per natura selvatico e innestato contro natura nell’olivo
domestico, quanto più costoro, che sono rami naturali, saranno innestati nel proprio
olivo. 25 Perché non voglio, fratelli, che ignoriate questo mistero, affinché non siate
presuntuosi in voi stessi, che ad Israele è avvenuto un indurimento parziale finché
sarà entrata la pienezza dei gentili, 26 e così tutto Israele sarà salvato come sta
scritto: "Il liberatore verrà da Sion, e rimuoverà l’empietà da Giacobbe. 27 E questo
sarà il mio patto con loro quando io avrò tolto via i loro peccati". 28 Quanto
all’evangelo, essi sono nemici per causa vostra, ma quanto all’elezione, sono amati a
causa dei padri 29 perché i doni e la vocazione di Dio sono senza pentimento. 30
Come infatti pure voi una volta foste disubbidienti a Dio, ma ora avete ottenuta
misericordia per la disubbidienza di costoro, 31 così anche costoro al presente sono
stati disubbidienti affinché, per la misericordia a voi fatta, anch’essi ottengano
misericordia. 32 Poiché Dio ha rinchiuso tutti nella disubbidienza, per far
misericordia a tutti. 33 O profondità di ricchezze, di sapienza e di conoscenza di Dio!
Quanto imperscrutabili sono i suoi giudizi e inesplorabili le sue vie! 34 "Chi infatti
ha conosciuto la mente del Signore? O chi è stato suo consigliere? 35 O chi gli ha
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dato per primo, sì che ne abbia a ricevere la ricompensa?". 36 Poiché da lui, per
mezzo di lui e in vista di lui sono tutte le cose. A lui sia la gloria in eterno. Amen.
Non vantiamoci della nostra posizione nei confronti di Dio, perché essa è un dono
immeritato; non pensiamo che Dio abbia dimenticato il suo popolo eletto perché per lui ha
ancora un piano ben preciso. Quando la pienezza dei gentili sarà arrivata alla salvezza, Dio
tornerà ad occuparsi degli israeliti.
La pienezza dei gentili non va confusa con i tempi dei gentili, di cui parla Luca:
Luca 21:20-24. "Ora, quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, sappiate che allora
la sua desolazione è vicina. 21 Allora, coloro che sono nella Giudea fuggano sui monti; e coloro
che sono in città se ne allontanino; e coloro che sono nei campi non entrino in essa. 22 Poiché
questi sono giorni di vendetta, affinché tutte le cose che sono scritte siano adempiute. 23 Guai
alle donne incinte e a quelle che allatteranno in quei giorni, perché vi sarà grande avversità nel
paese e ira su questo popolo. 24 Ed essi cadranno sotto il taglio della spada, e saranno condotti
prigionieri fra tutte le nazioni; e Gerusalemme sarà calpestata dai gentili, finché i tempi dei gentili
siano compiuti".
Alcune di queste cose si sono già adempiute nel 70 d.C., mentre altre ancora devono
avvenire.
Gli eserciti si sono già scagliati contro Israele usando la spada: a Roma l’arco di Tito
racconta l’asportazione del tesoro del tempio e la distruzione di Israele.
Il vs. 24 parla della prigionia degli israeliti e la loro dispersione in tutto il mondo: fatti
accaduti. Perfino in India e in Cina ci sono le sinagoghe, perché il popolo di Israele è
andato ovunque.
Nel 48 è nato nuovamente lo stato di Israele: Dio aveva detto che negli ultimi tempi
avrebbe raccolto nuovamente il suo popolo e lo avrebbe riportato nella sua terra. Tale fatto
storico ha provocato guerre infinite con i palestinesi, i quali rivendicano tale territorio. Il
fatto è stupefacente in quanto tale terra è un deserto e non possiede nulla di accattivante;
ma in essa c’era il tempio di Dio.
Nessun popolo della terra si è ricomposto una volta che è stato disperso (babilonesi,
persiani,… non esistono più). Ma Israele, pur essendo scomparso, si è ricostruito ed è
tornato in vita nel ’48.
Nel 1967 Ben Gurion, generale dell’esercito israeliano, ha conquistato Gerusalemme e
davanti al muro del pianto ha citato un versetto del vecchio testamento che dice che negli
ultimi tempi il popolo di Israele sarebbe tornato a Gerusalemme.
Biblicamente dal ‘67 i tempi dei gentili sono finiti, in quanto essi hanno perso il controllo
su Gerusalemme.
Luca 21:25-28. "E vi saranno dei segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia
di popoli, nello smarrimento al fragore del mare e dei flutti; 26 gli uomini verranno meno dalla
paura e dall’attesa delle cose che si abbatteranno sul mondo, perché le potenze dei cieli saranno
scrollate. 27 Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nuvola con potenza e grande
gloria. 28 Ora, quando queste cose cominceranno ad accadere, guardate in alto e alzate le vostre
teste, perché la vostra redenzione è vicina".
Gesù ha predetto queste cose: quando non vedrete più Gerusalemme calpestata dai gentili,
i quali avevano il controllo su di lei, guardate in alto perché il Signore sta per tornare. Ora,
infatti, la terra di Israele non è più in mano ai gentili, ma al popolo eletto. Quindi, i tempi
dei gentili sono finiti. Per questo motivo è bene guardare in alto, verso le cose celesti,
staccandoci dalla nostra realtà quotidiana, perché Gesù sta per tornare.
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Luca 17:26-36.
E, come avvenne ai giorni di Noè, così avverrà anche nei giorni del Figlio
dell’uomo. 27 Le persone mangiavano, bevevano, si ammogliavano e si maritavano, fino al
giorno in cui Noè entrò nell’arca, e venne il diluvio e li fece perire tutti. 28 Lo stesso avvenne
anche ai giorni di Lot: la gente mangiava, beveva, comperava, vendeva, piantava ed edificava; 29
ma nel giorno in cui Lot uscì da Sodoma, piovve dal cielo fuoco e zolfo e li fece perire tutti. 30
Così sarà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo sarà manifestato. 31 In quel giorno chi si troverà
sul tetto della casa, non scenda in casa a prendere le sue cose; così pure chi si troverà nei
campi, non torni indietro. 32 Ricordatevi della moglie di Lot, 33 Chi cercherà di salvare la
propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la salverà. 34 Io Vi dico: In quella notte due saranno in
un letto; l’uno sarà preso e l’altro lasciato, 35 Due donne macineranno insieme; l’una sarà presa
e l’altra lasciata. 36 Due uomini saranno nei campi; l’uno sarà preso e l’altro lasciato".
Gesù parla del suo ritorno e delle cose che si verificheranno.
Nei giorni di Noè e di Lot c’era l’omosessualità: anche oggi è così e gli omosessuali fanno
dei cortei, a dispetto del cristianesimo. Siamo tornati nei tempi di Lot e impera la
perversione. Gesù ci ha detto che quando tornerà troverà la terra come ai tempi di Lot.
Una cosa positiva che deriva da questi esempi è il fatto che sia Lot che Noè sono stati
portati in salvo prima della distruzione; infatti crediamo che anche la chiesa verrà rapita
prima che l’ira di Dio si riversi sulla terra.
Forse soffriremo la persecuzione, come Noè e Lot, ma Dio ci risparmierà il suo giudizio.
Gesù parla dei segni degli ultimi tempi. In Romani Paolo parla dei tempi di Dio: prima
c’era Israele, poi la chiesa è stata innestata in essa, poi negli ultimi tempi, quando anche
l’ultimo sarà salvato, tutta l’attenzione di Dio tornerà su Israele.
2 Tessalonicesi 2:1-4.
Or vi preghiamo, fratelli, riguardo alla venuta del Signor nostro Gesù
Cristo e al nostro adunamento con lui, 2 di non lasciarvi subito sconvolgere nella mente nè
turbare o da spirito, o da parola, o da qualche epistola come se venisse da parte nostra, quasi
che il giorno di Cristo sia già venuto. 3 Nessuno v’inganni in alcuna maniera, perché quel giorno
non verrà se prima non sia venuta l’apostasia e prima che sia manifestato l’uomo del peccato, il
figlio della perdizione, 4 l’avversario, colui che s’innalza sopra tutto ciò che è chiamato dio o
oggetto di adorazione, tanto da porsi a sedere nel tempio di Dio come Dio, mettendo in mostra se
stesso e proclamando di essere Dio.
Alcune persone asserivano che il rapimento della chiesa era già avvenuto, e che la chiesa
di Tessalonica non era stata presa. Questa openione sconvolgeva i fratelli del luogo.
Allora Paolo afferma che prima del rapimento della chiesa devono avvenire tre cose:
1. l’apostasia della chiesa (questo è già accaduto: molte chiese evangeliche si uniscono con
persone che non rispettano la parola di Dio; pertanto cercano contatti con i buddisti, con i
cattolici, fanno pellegrinaggi…è la new age. Si è formato un grande movimento
ecumenico che non guarda alle dottrine discostanti e cerca solo la fratellanza; ma non
siamo tutti fratelli: solo chi ha la sana dottrina lo è, gli altri sono apostati, ossia sviati dalla
verità. La chiesa evangelica riconosce i matrimoni omosessuali: ciò va contro gli
insegnamenti di Dio; se siamo il sale di Dio dobbiamo bruciare nelle ferite e gridare dove
si vedono gli errori: guai a noi se non bruciamo e se non diamo fastidio al mondo, perché
questo è il compito che lo spirito ci fa compiere. Non vanno bene i compromessi perché
essi non portano al regno di Dio; omosessuali, adulteri, fornicatori non erediteranno il
regno di Dio.
2. L’anticristo sarà manifestato al ritorno di Cristo; ci sarà un governo mondiale: oggi si
parla del governo dell’ONU, il quale deve prendere le decisioni per tutti. L’anticristo sarà
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nella scena politica mondiale e avrà un gran potere. Il mondo oggi sta andando verso
queste cose, per avere la pace.
3. Il tempio di Dio sarà riedificato a Gerusalemme; oggi a Israele stanno pensando come
riedificarlo e stanno studiando la genealogia per capire chi appartiene alla tribù di Levi, al
fine di prepararli per il sacerdozio. Per gli ebrei questi 2000 anni hanno visto dei culti
incompleti perché mancanti del tempio, nel quale offrire i sacrifici. Per questo non offrono
più i sacrifici. Essi vogliono il loro tempio più di ogni altra cosa. Quindi quando lo
vedremo in costruzione sapremo che il ritorno di Cristo è alle porte.
1 Tessalonicesi 5:1-4.
Ora, quanto ai tempi e alle stagioni, fratelli, non avete bisogno che ve
ne scriva, 2 poiché voi stessi sapete molto bene che il giorno del Signore verrà come un ladro di
notte. 3 Quando infatti diranno: "Pace e sicurezza", allora una subitanea rovina cadrà loro
addosso, come le doglie di parto alla donna incinta e non scamperanno affatto. 4 Ma voi, fratelli,
non siete nelle tenebre, così che quel giorno vi sorprenda come un ladro.
Il 2003 ha visto la guerra in Iraq, ma non bisogna temere perché tutto è sotto il controllo di
Dio. Si parla tanto di pace e tantissime bandiere vengono esposte.Molti sperano che
George Bush li liberi da Saddam Ussein, ma l’unica liberazione a cui dobbiamo aspirare è
quella ad opera di Cristo, quando Egli tornerà e regnerà per 1000 anni.
Preghiamo per la pace ad Israele e Dio ci benedirà. Infatti, in Genesi 12 Dio dice ad
Abramo che benedirà coloro che lo benediranno e maledirà coloro che lo malediranno:
amiamo il popolo ebraico e benediciamolo nel nostro cuore.
Capitolo 12.
Il comportamento del cristiano.
Parla di come mettere in pratica la fede nella nostra vita.
Paolo esorta i cristiani ad agire, in risposta a quanto Cristo ha fatto per noi.
Vs.1-2.Vi esorto dunque, fratelli, per le compassioni di Dio, a presentare i vostri
corpi, il che è il vostro ragionevole servizio, quale sacrificio vivente, santo e
accettevole a Dio. 2 E non vi conformate a questo mondo, ma siate trasformati
mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza qual
sia la buona, accettevole e perfetta volontà di Dio.
Due sono i temi che si possono estrapolare:
- Qual’ è il nostro dovere davanti a Dio;
- Come può un credente conoscere quale sia la volontà di Dio.
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Dal capitolo 1 fino all’11 Paolo ha raccontato cos’ha fatto Dio per noi. Ora ci dice come
essere santo e consacrato a Dio, strumento nelle sue mani.
Tutto il mondo è sotto il peccato, siamo salvati solo per la grazia di Dio, attraverso Cristo.
Di conseguenza dobbiamo agire e presentarci davanti a Dio. Egli ci accetta come siamo
per merito di Cristo, morto per noi. Ogni giorno dobbiamo presentare ogni cosa al Signore,
in modo che Egli guidi ogni nostra azione. Se Dio è il Signore della nostra vita, allora essa
sarà guidata da lui ed indirizzata secondo la sua volontà.
Talvolta diamo la nostra vita al Signore, ma poi, a causa della natura umana, la
riprendiamo nelle nostre mani: così svanisce la gioia e la serenità che c’erano prima.
Noi siamo il sacrificio vivente che dobbiamo presentare a Dio ogni giorno. Un tempo
venivano immolati gli animali, ma ora tale offerta è stata superata dal sacrificio di Cristo,
offerto a Dio per espiare i peccati di tutti.
I credenti vivono sulla terra, ma invece di conformarsi all’immoralità umana, devono
mettere Dio al primo posto della propria vita e cercare di trasformarsi in base alla volontà
di Dio e al suo piano per noi.
Ogni insegnamento contenuto nella Bibbia deve essere ben conosciuto dai credenti, ma
anche attualizzato nella vita di ogni giorno.
Luca 9:23-27.
Poi disse a tutti: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso,
prenda ogni giorno la sua croce e mi segua. 24 Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà;
ma chi perderà la sua vita per causa mia, la salverà. 25 Che giova infatti all’uomo guadagnare
tutto il mondo, se poi rovina se stesso e va in perdizione? 26 Perché, se uno ha vergogna di me
e delle mie parole, anche il Figlio dell’uomo avrà vergogna di lui, quando verrà nella gloria sua e
del Padre e dei santi angeli. 27 Or io vi dico in verità che vi sono alcuni qui presenti che non
gusteranno la morte, prima di aver visto il regno di Dio".
Chi vuole essere un vero cristiano deve negare se stesso e prendere la propria croce; essa
non è un lavoro non gradito, una malattia, oppure le azioni che si crede di dover compiere
per guadagnare la salvezza (penitenze, pellegrinaggi…). Al contrario, la nostra croce è la
consapevolezza di essere morti al mondo e chiedere a Cristo di regnare nella nostra vita.
Romani 6:11-14.
Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi a Dio, in Gesù
Cristo, nostro Signore. 12 Non regni quindi il peccato nel vostro corpo mortale, per ubbidirgli
nelle sue concupiscenze. 13 Non prestate le vostre membra al peccato come strumenti
d’iniquità, ma presentate voi stessi a Dio, come dei morti fatti viventi, e le vostre membra a Dio
come strumenti di giustizia. 14 Infatti il peccato non avrà più potere su di voi, poiché non siete
sotto la legge, ma sotto la grazia.
Prendere la croce vuol dire che il nostro vecchio uomo è morto, anche se spesso non
sembra, ed è immune dai vecchi peccati. Ogni giorno bisogna mettere la nostra vita
sull’altare di Dio e chiedergli di regnare nel quotidiano con la sua guida. Siamo morti con
Cristo sulla croce, e con lui risorti.
In Romani 12:2 Paolo dice che questo presentarci ogni giorno a Dio è ragionevole, ossia
che è la cosa giusta da fare e la più logica perché Egli è un buon padre per noi, degno della
nostra fiducia. Inoltre, chi perderà la sua vita la guadagnerà; per questo è buono dare la
nostra vita nelle mani di Dio.
Daniele 3:16-30. Il re Nebukadnestar creò una statua ed impose a tutti l’adorazione della
stessa. Shadrak, Meshak e Abed-nego rifiutarono di compiere tale atto perché servi di Dio.
23
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Allora il re si arrabbiò con loro e decise di gettarli in una fornace di fuoco ardente.
Tuttavia Dio si usa di loro anche in questa circostanza.
Shadrak, Meshak e Abed-nego risposero al re, dicendo: "O Nebukadnetsar, noi non abbiamo
bisogno di darti risposta in merito a questo. 17 Ecco, il nostro Dio, che serviamo, è in grado di
liberarci dalla fornace di fuoco ardente e ci libererà dalla tua mano, o re. 18 Ma anche se non lo
facesse, sappi o re, che non serviremo i tuoi dèi e non adoreremo l’immagine d’oro che tu hai
fatto erigere". 19 Allora Nebukadnetsar fu ripieno di furore e l’espressione del suo volto mutò nei
riguardi di Shadrak, Meshak e Abednego. Riprendendo la parola comandò di riscaldare la fornace
sette volte più di quanto si soleva riscaldarla. 20 Comandò quindi ad alcuni uomini forti e
valorosi del suo esercito di legare Shadrak, Meshak e Abed-nego e di gettarli nella fornace di
fuoco ardente. 21 Allora questi tre uomini furono legati con i loro calzoni, le loro tuniche, i loro
copricapo e tutte le loro vesti e furono gettati in mezzo alla fornace di fuoco ardente. 22 Ma
poiché l’ordine del re era duro e la fornace era estremamente surriscaldata, la fiamma del fuoco
uccise gli uomini che vi avevano gettato Shadrak, Meshak e Abed-nego. 23 E questi tre uomini,
Shadrak, Meshak e Abed-nego, caddero legati in mezzo alla fornace di fuoco ardente. 24 Allora il
re Nebukadnetsar, sbalordito, si alzò in fretta e prese a dire ai suoi consiglieri: "Non abbiamo
gettato tre uomini legati in mezzo al fuoco?". Essi risposero e dissero al re: "Certo, o re". 25 Egli
riprese a dire: "Ecco, io vedo quattro uomini slegati, che camminano in mezzo al fuoco, senza
subire alcun danno; e l’aspetto del quarto è simile a quello di un figlio di Dio". 26 Poi
Nebukadnetsar si avvicinò all’apertura della fornace di fuoco ardente e prese a dire: "Shadrak,
Meshak e Abed-nego, servi del Dio Altissimo, uscite e venite qui". Allora Shadrak, Meshak e
Abed-nego uscirono di mezzo al fuoco. 27 Quindi i satrapi, i prefetti, i governatori e i consiglieri
del re si radunarono per osservare quegli uomini: il fuoco non aveva avuto alcun potere sul loro
corpo, i capelli del loro capo non erano stati bruciati, i loro mantelli non erano stati alterati e
neppure l’odore di fuoco si era posato su di loro. 28 Nebukadnetsar prese a dire: "Benedetto sia
il Dio di Shadrak, Meshak e Abed-nego, che ha mandato il suo angelo e ha liberato i suoi servi,
che hanno confidato in lui; hanno trasgredito l’ordine del re e hanno esposto i loro corpi alla
morte, piuttosto che servire e adorare altro dio all’infuori del loro. 29 Perciò io decreto che
chiunque, a qualsiasi popolo, nazione o lingua appartenga, dirà male del Dio di Shadrak, Meshak
e Abed-nego, sia tagliato a pezzi e la sua casa sia ridotta in un letamaio, perché non c’è nessun
altro dio che possa salvare a questo modo". 30 Allora il re fece prosperare Shadrak, Meshak e
Abed-nego nella provincia di Babilonia.
I tre protagonisti hanno prestato i propri corpi come sacrificio vivente ed il risultato è stato
che Cristo era con loro ed il fuoco non li ha toccati. Analogamente, se noi ci arrendiamo a
Cristo, la condanna non ci toccherà perché Cristo sarà con noi.
Inoltre, il re si converte e prescrive a tutta la nazione di adorare il Dio vivente.
In Romani 12:1 si comprende coma la nostra vita appartenga a Cristo, il quale l’ha pagata
a caro prezzo.
In Romani 12:2 si dice che se ci arrendiamo a Dio, conosciamo la sua volontà e agiamo di
conseguenza. Poi ci separiamo dal mondo nei nostri cuori per non conformarci ai peccati.
Agire come gli altri significa compiere le azioni che Dio non accetta.
Inoltre permettiamo a Dio di trasformarci mediante il rinnovamento della nostra mente. La
volontà di Dio è buona, accettevole e perfetta per la nostra vita. Questa trasformazione
avviene mediante la parola di Dio, la quale va letta quotidianamente, giorno e notte.
Beato l’uomo che non cammina nel consiglio degli empi, non si ferma nella via dei
peccatori e non si siede in compagnia degli schernitori, 2 ma il cui diletto è nella legge
dell’Eterno, e sulla sua legge medita giorno e notte.
Salmi 1:1-3.
Se vogliamo essere trasformati dobbiamo separarci dal mondo e meditare giorno e notte la
parola di Dio.
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3 Egli sarà come un albero piantato lungo i rivi d’acqua, che dà il suo frutto nella sua stagione e
le cui foglie non appassiscono; e tutto quello che fa prospererà, Questa è la conseguenza del
fatto di seguire Dio.
Confida nell’Eterno e fa’ il bene, abita il paese e coltiva la fedeltà. 4 Prendi il
tuo diletto nell’Eterno ed egli ti darà i desideri del tuo cuore.
Salmo 37:3-4.
Se ci dilettiamo nel Signore e lo ringraziamo per tutto ciò che ha fatto per noi e per ciò che
continua a fare, diventeremo simili a Lui, ed egli stillerà nel nostro cuore i desideri giusti
per noi e conformi alle nostre necessità, secondo la Sua Parola.
Or il Signore è lo Spirito, e dov’è lo Spirito del Signore, vi è libertà. E noi
tutti, contemplando a faccia scoperta come in uno specchio la gloria del Signore, siamo
trasformati nella stessa immagine di gloria in gloria, come per lo Spirito del Signore.
2 Corinzi 3:17-18.
Non siamo chiamati a guardare gli altri, ma il Signore, contemplando la sua benignità
verso di noi, il suo affetto e il suo amore per noi. Questo fatto ci trasformerà.
Ebrei 12:1-2.
Anche noi dunque, essendo circondati da un così gran numero di testimoni,
deposto ogni peso e il peccato che ci sta sempre attorno allettandoci, corriamo con
perseveranza la gara che ci è posta davanti, 2 tenendo gli occhi su Gesù, autore e compitore
della nostra fede, il quale, per la gioia che gli era posta davanti, soffrì la croce disprezzando il
vituperio e si è posto a sedere alla destra del trono di Dio.
Teniamo gli occhi fissi su Gesù, colui che ha iniziato un’opera nella nostra vita e la porterà
a compimento. Se siamo occupati col Signore, meditando continuamente la Sua Parola, lo
Spirito di Dio ci trasformerà. Chi ha fondato la casa sulla Parola di Dio, la vedrà resistere
ad ogni intemperie, perché costruita sulla roccia.
Ogni mattina presentiamoci davanti a Dio e mettiamo la nostra vita nelle sue mani; in
questo modo cammineremo in acque sicure. Non seguiamo le mode di questo mondo,
mutevoli e spesso immorali, ma unicamente la parola di Dio.
Vs.2. E non vi conformate a questo mondo, ma siate trasformati mediante il
rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza qual sia la
buona, accettevole e perfetta volontà di Dio.
Questo comportamento non è il mezzo per ottenere la salvezza, non è un obbligo, non il
mezzo per ottenere l’amore di Dio. Infatti, salvezza e amore ci vengono dal sacrificio che
Cristo ha fatto per noi e non è frutto di un nostro merito: è per grazia. Al contrario, i nostri
comportamenti devono nascere dalla gratitudine per un Dio che ci ha già salvati e che ci
ama, anche se non meritiamo tali attenzioni. Leggiamo la Parola di Dio ogni giorno,
mettiamo il Suo regno al primo posto e ogni cosa ci sarà sopraggiunta.
Vs.3. Infatti, per la grazia che mi è stata data, dico a ciascuno che si trovi fra voi di
non avere alcun concetto più alto di quello che conviene avere, ma di avere un
concetto sobrio, secondo la misura della fede che Dio ha distribuito a ciascuno.
Non possiamo vantarci di alcuna cosa verso Dio: qui Paolo dice che anche la fede che è in
noi è un dono che abbiamo ricevuto. Per questo dobbiamo essere sobri nel ragionare e non
avere un concetto troppo elevato di noi stessi perché non siamo superiori a nessun altro.
Siamo servi inutili, salvati per la grazia di Dio.
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Vs.4-5. Infatti, come in uno stesso corpo abbiamo molte membra e tutte le membra
non hanno la medesima funzione, 5 così noi, che siamo molti, siamo un medesimo
corpo in Cristo, e ciascuno siamo membra l’uno dell’altro.
La caratteristica principale della creazione è la diversità degli elementi, non l’uniformità.
Anche nelle chiese cristiane vi sono persone diverse per caratteristiche e capacità, le quali
hanno ricevuto doni spirituali molto vari, al fine di poter cooperare al bene dell’insieme.
Siamo membri di un unico corpo ed è positivo far parte di una chiesa; a sua volta essa è
una parte del corpo di Cristo, composta da tutti i figlioli di Dio. Ognuno ha un compito
all’interno del corpo di Cristo ed un ministero. Gesù è il capo, ma ogni credente è una
parte importante ed ha una sua utilità.
Vs.6-7. Ora, avendo noi doni differenti secondo la grazia che ci è stata data, se
abbiamo profezia, profetizziamo secondo la proporzione della fede (non vuol dire
necessariamente predire il futuro, ma proclamare la parola di Dio); 7 se di ministero,
attendiamo al ministero ( è il servire gli altri); similmente il dottore attenda
all’insegnamento;
Usiamo i doni che Dio ci ha dato per la Sua gloria.
Vs.8. e colui che esorta, attenda all’esortare; colui che distribuisce, lo faccia con
semplicità; colui che presiede, presieda con diligenza; colui che fa opere di pietà le
faccia con gioia.
Ognuno ha un dono o più di uno ed è positivo metterli al servizio di tutti. Moltiplichiamo i
nostri talenti rendendoli utili. Prendiamo con serietà le cose di Dio, ad esempio arrivando
in orario alle riunioni, ossia comportandoci con coscienza e lavorando in modo corretto.
Tutti i doni ci sono stati donati per l’edificazione della chiesa, ossia per farla crescere in
modo stabile e duraturo. Quando Neemia voleva costruire le mura di Gerusalemme, Tobia
e Samballat facevano di tutto per scoraggiarli, in quanto guidati da Satana: questo è il
compito di coloro che distruggono la chiesa.
Chiediamo al Signore di indicarci quale sia il nostro compito all’interno della chiesa, al
fine di essere fruttiferi.
La vita cristiana: amore, fervore, umiltà e beneficenza.
Nella prima parte del capitolo 12 (vs. 1-8) Paolo parla dei nostri doni, dicendo che ognuno
deve scoprire quale sia il proprio; in questo modo saremo un apporto positivo per la
crescita del corpo.
Dal vs. 9 al 21 c’è un’esortazione pratica sul nostro cammino cristiano. Infatti il vero
cristiano si vede nei fatti, nelle sue azioni e nel proprio modo di comportarsi. Il
cristianesimo è vivere con Cristo ogni giorno.
Vs.9. L’amore sia senza ipocrisia, detestate il male e attenetevi fermamente al bene.
Un falso amore è ipocrisia, ed essa è odiata da Dio. Anche tra fratelli deve esserci un
rapporto di amore, perché solo così si è a posto anche davanti a Dio. Se riprendiamo
qualcuno, facciamolo con amore.
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Matteo 15:7-9.
Ipocriti, ben profetizzò di voi Isaia quando disse: 8 "Questo popolo si
accosta a me con la bocca e mi onora con le labbra; ma il loro cuore è lontano da me. 9 E invano
mi rendono un culto, insegnando dottrine che sono comandamenti di uomini".
Dio detestava l’atteggiamento dei farisei, i quali lo onoravano con le labbra, ma mettevano
al primo posto le loro regole religiose, fatte dagli uomini. Guardavano con alterigia i
gentili poiché erano pieni di orgoglio.
Matteo 23:11-15.
E il maggiore di voi sia vostro servo, 12 Or chiunque si innalzerà sarà
abbassato; e chiunque si abbasserà sarà innalzato, 13 Ma guai a voi, scribi e farisei ipocriti!
Perché chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; poiché né entrate voi né lasciate entrare
coloro che stanno per entrarvi. 14 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti! Perché divorate le case
delle vedove e per pretesto fate lunghe preghiere; per questo subirete una condanna più severa.
15 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti! Perché scorrete il mare e la terra, per fare un proselito e,
quando lo è diventato, ne fate un figlio della Geenna il doppio di voi.
Matteo 23:23-33.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti! Perché calcolate la decima della menta
dell’aneto e del comino, e trascurate le cose più importanti della legge: il giudizio, la misericordia
e la fede, queste cose bisogna praticare senza trascurare le altre. 24 Guide cieche, che colate il
moscerino e inghiottite il cammello. 25 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti! Perché pulite l’esterno
della coppa e del piatto, mentre l’interno è pieno di rapina e d’intemperanza. 26 Fariseo cieco!
Pulisci prima l’interno della coppa e del piatto, affinché anche l’esterno sia pulito. 27 Guai a voi,
scribi e farisei ipocriti! Perché rassomigliate a sepolcri imbiancati, i quali di fuori appaiono belli,
ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putredine. 28 Così anche voi di fuori apparite
giusti davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d’ipocrisia e d’iniquità. 29 Guai a voi, scribi e
farisei ipocriti! Perché edificate i sepolcri dei profeti e ornate i monumenti dei giusti 30 e dite:
"se noi fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non ci saremmo associati a loro nell’uccisione
dei profeti 31 Così dicendo, voi testimoniate contro voi stessi, che siete figli di coloro che
uccisero i profeti. 32 Voi superate la misura dei vostri padri! 33 Serpenti, razza di vipere! Come
sfuggirete al giudizio della Geenna?
Gesù li sgrida in modo durissimo.
Matteo 24:48-51. descrive la fine che faranno gli ipocriti.
Ma, se quel malvagio servo dice in cuor suo: "il mio padrone tarda a venire" 49 e comincia a
battere i suoi conservi, e a mangiare e a bere con gli ubriaconi; 50 il padrone di quel servo verrà
nel giorno in cui meno se l’aspetta e nell’ora che egli non sa; 51 lo punirà duramente e gli
riserverà la sorte degli ipocriti. Lì sarà il pianto e lo stridor di denti".
Gesù afferma che gli ipocriti saranno eternamente separati da Dio. Per questo anche i
credenti dovrebbero analizzare la propria vita ed estirpare ogni piccola ipocrisia che regna
nel loro cuore. Talvolta sembriamo apparentemente positivi, ordinati, accettabili, ma cosa
regna realmente nel nostro cuore è conosciuto solo da Dio. Egli odia l’ipocrisia e desidera
che l’amore che esprimiamo agli altri sia sincero, non ipocrita. I sentimenti negativi
impediscono allo Spirito Santo di operare in noi. Se proviamo rancore verso qualcuno, tale
sentimento negativo non tocca l’altra persona, ma divora noi giorno per giorno, mina la
nostra pace ed il rapporto col Signore. Per questo, prima di presentarci davanti a Dio
dobbiamo mettere a posto le cose con gli altri.
Alla fine del vs. 9 Paolo ci esorta di detestare il male e di attenerci fermamente al bene:
detestare il male vuol dire rigettarlo con tutte le nostre forze;
attenersi al bene fermamente vuol dire esserne incollato, al punto di essere un tutt’uno con
esso. Un cristiano deve fuggire il peccato, vivere alla luce di Dio e presentarsi a Lui ogni
mattina, chiedendo al Padre di essere la luce al suo sentiero in ogni momento della vita ed
una guida costante. Questa esortazione di Paolo è rivolta ad ogni singolo credente, ed è un
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lavoro che ognuno deve compiere su se stesso, non sugli altri (es. non guardare il male
nella vita degli altri ma nella propria).
II Samuele 12:1-14
Davide aveva peccato con Bath-Sceba, moglie di Uriah ed ora attendeva un figlio da lei.
Per coprire questo peccato, ha fatto uccidere il marito della donna in battaglia.
Più volte Dio aveva parlato al cuore di Davide, ma egli perseverava nelle sue azioni
sbagliate. Allora gli invia il profeta Nathan, al quale Dio svela il peccato di Davide.
Poi l’Eterno mandò a Davide Nathan; e Nathan andò da lui e gli disse: "Vi erano due uomini nella
stessa città, uno ricco e l’altro povero. 2 Il ricco aveva un gran numero di greggi e mandrie; 3
ma il povero non aveva nulla, se non una piccola agnella che egli aveva comprato e nutrito; essa
era cresciuta insieme a lui e ai suoi figli, mangiando il suo cibo, bevendo alla sua coppa e
dormendo sul suo seno; era per lui come una figlia. 4 Un viandante giunse a casa dell’uomo
ricco; questi rifiutò di prendere dal suo gregge e dalla sua mandria per preparare da mangiare al
viandante giunto da lui, ma prese l’agnella di quel povero e la fece preparare per l’uomo venuto
da lui". 5 Allora l’ira di Davide si accese grandemente contro quell’uomo e disse a Nathan:
"Com’è vero che l’Eterno vive, colui che ha fatto questo merita la morte! 6 Egli pagherà quattro
volte il valore dell’agnella, per aver fatto una tale cosa e non aver avuto pietà". Uriah era amico
di Davide, non uno sconosciuto, eppure a Davide il suo peccato non sembra molto grave.
Invece è bravissimo a giudicare il male negli altri e pronto ad emettere giudizi pesanti. Ma
Dio disprezza il male in tutti e ci invita a guardare la nostra vita, non quella degli altri.
7 Allora Nathan disse a Davide: "Tu sei quell’uomo! Così dice l’Eterno, il DIO d’Israele: "Io ti ho
unto re d’Israele e ti ho liberato dalle mani di Saul. 8 Ti ho dato la casa del tuo signore, ho messo
nelle tue braccia le donne del tuo signore e ti ho dato la casa d’Israele e di Giuda; e se questo era
troppo poco, io ti avrei dato molte altre cose. 9 Perché dunque hai disprezzato la parola
dell’Eterno, facendo ciò che è male ai suoi occhi? Tu hai fatto morire con la spada Uriah lo
Hitteo, hai preso per moglie la sua moglie e lo hai ucciso con la spada dei figli di Ammon. 10 Or
dunque la spada non si allontanerà mai dalla tua casa, perché tu mi hai disprezzato e hai preso la
moglie di Uriah lo Hitteo per essere tua moglie". 11 Così dice l’Eterno: "Ecco, io farò venire
contro di te la sciagura dalla tua stessa casa, e prenderò le tue mogli sotto i tuoi occhi per darle
ad un altro, che si unirà con loro in pieno giorno. 12 Poiché tu l’hai fatto in segreto, ma io farò
questo davanti a tutto Israele alla luce del sole"". 13 Allora Davide disse a Nathan: "Ho peccato
contro l’Eterno". Nathan rispose a Davide: "L’Eterno ha rimosso il tuo peccato; tu non morrai. 14
Tuttavia, poiché facendo questo tu hai dato ai nemici dell’Eterno occasione di bestemmiare, il
figlio che ti è nato dovrà morire".
La tentazione vissuta da Davide è stata molto sottile: egli era casualmente sul tetto e ha
visto la donna di Uriah che si faceva il bagno. A questo punto sarebbe dovuto rientrare in
casa per non guardare, ma non l’ha fatto, ed è stato tentato. Per questo un cristiano deve
sapere quando è il momento di non lasciarsi tentare, meditare sulle conseguenze del
peccato nella sua vita e nel rapporto con Dio, il quale viene spezzato. Satana ci prospetta il
peccato e ci sussurra che rimarrà segreto per tutti, ma così non è: Dio vede, e spesso viene
leso il rapporto con gli altri e con Dio stesso.
Non basta detestare il male, è necessario abbracciare il bene e rimanere incollati ad esso.
Filippesi 4:8. Quanto al rimanente, fratelli, tutte le cose che sono veraci, tutte le cose che sono
oneste, tutte le cose che sono giuste, tutte le cose che sono pure, tutte le cose che sono amabili,
tutte le cose che sono di buona fama, se vi è qualche virtù e se vi è qualche lode, pensate a
queste cose.
Se siamo incollati alla Parola di Dio, alla preghiera e alla comunione fraterna saremo
difficilmente attaccabili dal maligno. Perché Davide è caduto nel peccato? Perché non era
andato in battaglia con gli altri. Il Signore ci ha liberato dal peccato, e se noi vogliamo
28
29
rimanerne lontani dobbiamo scegliere la strada dello Spirito. Se camminiamo in esso
saremo difficilmente attaccabili da Satana.
Vs.10. Nell’amore fraterno, amatevi teneramente gli uni gli altri nell’onore usate
riguardo gli uni verso gli altri.
Questo è un versetto pratico, il quale ci esorta ad amare, perché questo sentimento è il più
grande. Amiamo con tenerezza i fratelli e soprattutto il coniuge.
Filippesi 2:3. non facendo nulla per rivalità o vanagloria, ma con umiltà, ciascuno di voi
stimando gli altri più di se stesso.
Efesini 5:21. sottomettetevi gli uni agli altri nel timore di Cristo.
Sul matrimonio.
Efesini 5:22-31.
Mogli, siate sottomesse ai vostri mariti come al Signore, 23 poiché il marito è
capo della moglie, come anche Cristo è capo della chiesa, ed egli stesso è Salvatore del corpo.
24 Parimenti come la chiesa è sottomessa a Cristo, così le mogli devono essere sottomesse ai
loro mariti in ogni cosa. Le esigenze personali molte volte vanno deposte per andare
incontro ai bisogni del marito e dei figli. Cristo non ci impone la sottomissione, la quale
deve essere una scelta. Analogamente accade nel matrimonio, dove gli uni agli altri
dobbiamo essere sottomessi, per rispettare le esigenze di tutti.
25
Mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stesso
per lei, 26 per santificarla, avendola purificata col lavacro dell’acqua per mezzo della parola, 27
per far comparire la chiesa davanti a sé gloriosa, senza macchia o ruga o alcunché di simile, ma
perché sia santa ed irreprensibile. 28 Così i mariti devono amare le loro mogli, come i loro propri
corpi; chi ama la propria moglie ama se stesso. 29 Nessuno infatti ebbe mai in odio la sua carne,
ma la nutre e la cura teneramente, come anche il Signore fa con la chiesa, 30 poiché noi siamo
membra del suo corpo, della sua carne e delle sue ossa. 31 “Perciò l’uomo lascerà suo padre e
sua madre e si unirà a sua moglie, e i due diverranno una sola carne”.
L’uomo ha il compito di curare spiritualmente la famiglia e di amare la moglie come
Cristo ha amato la chiesa, ossia dando la vita per lei.
Il rapporto matrimoniale è reciproco:
se l’uomo ama la moglie, lei si sottometterà a lui,
se la moglie si sottomette, l’uomo l’amerà più facilmente più di se stesso.Ognuno faccia la
sua parte. Se una parte non riesce ad assolvere il compito che Dio ha comandato, il
Signore stesso lo aiuterà ad operare rettamente.
Davanti a Dio siamo una carne sola e non possiamo scinderci l’uno dall’altro.
Dio ha stabilito che il matrimonio sia un’istituzione santa, la figura del rapporto esistente
tra Cristo e la chiesa, visibile per il mondo. Per Dio è un rapporto durevole per tutta la vita,
nato da un insieme scelto da Dio.
Tanti problemi coniugali sorgono perché non c’è stata una separazione con la famiglia di
origine, la quale continua ad interferire. Essa, invece, è un’entità separata, anche se legata
a noi dall’amore. Il matrimonio forma una nuova famiglia, autonoma, la quale deve
gestirsi da sola, sottomessa a Cristo.
Efesini 5:32-33.
Questo mistero è grande; or lo dico in riferimento a Cristo e alla chiesa. 33 Ma
ciascuno di voi così ami la propria moglie come ama se stesso; e similmente la moglie rispetti il
marito.
Dio chiede agli uomini di amare la moglie, e alle donne di rispettare il marito: sono due
comandamenti diversi, dati in base al modo di essere dei due. L’amore e il perdono sono
alla base del matrimonio, perché se vogliamo il perdono da Dio dobbiamo perdonare gli
29
30
altri. Cominciamo una pagina nuova nel nostro rapporto di coppia, seminiamo positività e
questa raccoglieremo.
Galati 6:1-8.
Fratelli, se uno è sorpreso in qualche fallo, voi che siete spirituali, rialzatelo con
spirito di mansuetudine. Ma bada bene a te stesso, affinché non sii tentato anche tu. 2 Portate i
pesi gli uni degli altri, e così adempirete la legge di Cristo. 3 Se infatti qualcuno pensa di essere
qualche cosa, non essendo nulla, inganna se stesso. 4 Ora esamini ciascuno l’opera sua, e
allora avrà ragione di vantarsi solamente di se stesso e non nei confronti degli altri. 5 Ciascuno
infatti porterà il proprio fardello. 6 Ora colui che è istruito nella parola faccia parte di tutti i suoi
beni a colui che lo istruisce. 7 Non v’ingannate, Dio non si può beffare, perché ciò che l’uomo
semina quello pure raccoglierà. Perché colui che semina per la sua carne, dalla carne raccoglierà
corruzione, ma chi semina per lo Spirito. dallo Spirito raccoglierà vita eterna.
Nessuno di noi può illudersi di comportarsi in modo errato e non avere conseguenze,
perché raccoglieremo ciò che avremo seminato. Perciò nel matrimonio cerchiamo si
seminare azioni secondo il volere di Dio e raccoglieremo benedizioni. Siamo figli della
luce, eppure da noi esce acqua inquinata: ma questo non è il volere di Dio. Se il nemico
vuole entrare nella nostra casa noi dobbiamo contrastarlo, perché il nostro combattimento
non è contro carne e sangue, ma contro i demoni: vogliono distruggere il nostro
matrimonio, il rapporto con i figli, la stima reciproca.
Per questo dobbiamo scegliere di seguire gli insegnamenti di Cristo, il quale ci ama con
tenerezza, cura, passione, amore; analogamente dobbiamo fare con il marito o la moglie,
che è parte di noi.
Salmo 133:1-3.
<<Canto dei pellegrinaggi. Di Davide.>> Ecco, quanto è buono e quanto è
piacevole, che i fratelli dimorino assieme nell’Unità! 2 E’ come l’Olio prezioso sparso sul capo,
che scende sulla barba di Aaronne, che scende fino all’Orlo delle sue vesti. 3 E’ come la rugiada
dell’Hermon, che scende sui monti di Sion, perché è là che l’Eterno ha posto la benedizione, la
vita in eterno.
Se è bello e piacevole quando i fratelli dimorano assieme nell’unità, quanto più lo è nella
famiglia: è l’olio dell’unzione dello Spirito Santo.
------Vs.11. Non siate pigri nello zelo, siate ferventi nello spirito, servite il Signore,
Anche questo è un versetto di esortazione.
Per 11 capitoli Paolo ci ha descritto cosa ha fatto Dio per noi;
dal 12 al 15 ci dice come dovremmo comportarci in quanto cristiani, perché se abbiamo
realmente conosciuto Gesù Cristo, dobbiamo distinguerci dagli altri con il nostro
comportamento.
Quindi non dobbiamo essere pigri nello zelo per Dio, bensì essere ferventi nel servire Dio.
Come serviamo noi il Signore? In modo fervente o con pigrizia? Come stiamo utilizzando
i talenti che ci sono stati affidati? Per noi Dio non ha dato gli scarti, ma il suo unico figlio,
ossia la sua primizia; e noi come lo ricambiamo?
Ci ha dato lo Spirito Santo per potenziarci nel fare la Sua volontà. Le esortazioni che
Paolo ci rivolge sono realizzabili solo grazie allo Spirito Santo e all’opera che egli compie
in noi. Grazie a lui dobbiamo essere ferventi e non pigri: Dio ci ha liberati dalle debolezze,
le quali non ci hanno più in pugno. Quando gli uomini di Saul erano di fronte a Golia si
sentivano inferiori a quel gigante; tuttavia Davide non lo ha guardato con occhi umani, ma
attraverso la fede in Dio, per il quale Golia non era nulla. Il diavolo vuole che la nostra
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31
vita sia sempre legata ai nostri vecchi vizi, ma Dio ci ha liberato da essi e ci vuole
veramente liberi. Non siamo più miseri, ma figli del Re.
Spesso siamo zelanti, corretti e perfetti nelle cose umane (ad es. nel lavoro), ma molto
meno lo siamo per Dio, forse perché la salvezza ci viene per grazia e l’abbiamo già.
Dobbiamo fare attenzione a non dare al Signore lo scarto del nostro tempo, del nostro
amore o del nostro zelo. Non dobbiamo comportarci rettamente per ottenere la salvezza, la
quale ci viene da Cristo; al contrario, il nostro comportamento deve essere la risposta
d’amore e di gratitudine a quanto il Signore ha fatto.
1 Corinzi 3:9-15.
Noi siamo infatti collaboratori di Dio; voi siete il campo di Dio, l’edificio di
Dio. 10 Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come savio architetto io ho posto il
fondamento, ed altri vi costruisce sopra; ora ciascuno stia attento come vi costruisce sopra 11
perché nessuno può porre altro fondamento diverso da quello che è stato posto, cioè Gesù
Cristo. 12 Ora, se uno costruisce sopra questo fondamento con oro, argento, pietre preziose,
legno, fieno, stoppia, 13 l’opera di ciascuno sarà manifestata, perché il giorno la paleserà;
poiché sarà manifestata mediante il fuoco, e il fuoco proverà quale sia l’opera di ciascuno. 14 Se
l’opera che uno ha edificato sul fondamento resiste, egli ne riceverà una ricompensa, 15 ma se
la sua opera è arsa, egli ne subirà la perdita, nondimeno sarà salvato, ma come attraverso il
fuoco.
Grazie al sacrificio di Gesù, il giudizio di Dio ci ha oltrepassato, come avvenne per gli
ebrei quando l’angelo della morte risparmiò le case nei cui stipiti vi era il sangue
dell’agnello. Pasqua significa oltrepassare. Per questo non subiremo il giudizio divino;
Cristo, infatti, ha detto che chi lo confesserà davanti agli uomini verrà da lui confessato
davanti a Dio. Però come credenti saremo giudicati per le nostre azioni, e Dio ci chiederà
cosa abbiamo fatto con i talenti che ci ha affidato. Certamente saremo salvati, perché tale
giudizio non tocca l’anima, ma riguarda le opere compiute dal momento della salvezza in
poi. Abbiamo posto Cristo come fondamento della nostra vita? Egli è la pietra angolare
posta da Dio, e nel momento in cui abbiamo creduto in lui la nostra vita è stata innestata in
questo fondamento. Tutte le cose fatte prima della nuova nascita erano errate e senza alcun
significato per Dio. Ma dal momento dell’innesto in poi le nostre azioni devono basarsi su
Cristo.
Paolo sta parlando ai Corinzi, credenti come noi, e chiede loro di esaminare la propria vita
per capire se è fondata su Cristo. Dio ci ha dato la primizia e anche noi dobbiamo fare lo
stesso, cercando prima il regno di Dio e tutte le altre cose ci saranno sopraggiunte. Non
prodighiamoci per le cose effimere del mondo, ma per quelle durature, che resistono al
fuoco, ossia per il regno di Dio. Agli occhi del Signore le anime sono dei tesori
inestimabili ed è morto per la loro salvezza. Mentre Gesù era in croce, quando sul suo
capo vi erano i peccati di tutti e l’ira di Dio era su di lui, egli era felice perché vedeva le
anime che si salvavano grazie al suo sacrificio. Per questo pensiamo al ritorno di Cristo e
non concentriamoci in cose banali; anche se il Signore dovesse tornare tra tanti anni, in
ogni caso la nostra vita ha una fine ed il nostro incontro con Lui è vicino. Non sprechiamo
tempo e chiediamoci su quale fondamento stiamo basando la nostra vita: sul regno di Dio
o su un nostro regno?
Vs.12. allegri nella speranza, costanti nell’afflizione, perseveranti nella preghiera;
La speranza.
Anche ai credenti accadono le calamità e allora, per essere costanti nell’afflizione,
dobbiamo rallegrarci nella speranza. La nostra speranza è Gesù. Grazie a lui è stata
31
32
ristabilita la pace tra il credente e Dio. Un non credente non ha alcuna speranza circa il
futuro della propria anima.
Efesini 2:11-13 Perciò ricordatevi che un tempo voi gentili di nascita, chiamati incirconcisi da
quelli che si dicono circoncisi, perché tali sono stati fatti nella carne per mano d’uomo, 12
eravate in quel tempo senza Cristo, estranei dalla cittadinanza d’Israele e estranei ai patti della
promessa, non avendo speranza ed essendo senza Dio nel mondo. 13 Ma ora, in Cristo Gesù,
voi che un tempo eravate lontani, siete stati avvicinati per mezzo del sangue di Cristo.
Chi non crede ha bisogno di costruirsi delle certezze e per questo si aggrappa ai soldi, alla
pensione, o ad altre cose, ma questi sono aspetti aleatori e privi di fondamento. Si dice che
il sistema finanziario italiano stia andando verso la bancarotta, quindi non può fornire
alcuna certezza alle persone. La nostra speranza si deve fondare sull’opera di Gesù, il
quale si prende cura di noi sotto ogni punto di vista.
1 Timoteo 1:1
Paolo, apostolo di Gesù Cristo, per comando di Dio, nostro Salvatore e del
Signore Gesù Cristo, nostra speranza.
La nostra speranza si basa su una persona, capace di guidarci verso la soluzione di ogni
nostro problema.
Colossesi 1:26-27
il mistero che fu tenuto nascosto per le passate età e generazioni, ma
che ora è stato manifestato ai suoi santi, 27 ai quali Dio ha voluto far conoscere quali siano le
ricchezze della gloria di questo mistero fra i gentili, che è Cristo in voi, speranza di gloria,
Cristo è la speranza anche per il futuro eterno. Egli è in noi e vive dentro di noi. Chi ha il
figlio ha la vita. In Apocalisse 3:20 è scritto “Ecco, io sto alla porta e busso, se qualcuno ode
la mia voce ed apre la porta, io entrerò da lui, e cenerò con lui ed egli con me. “
Per questo solo in Cristo è la nostra speranza di vedere un giorno la gloria di Dio, ed è
l’unica speranza. Egli è una speranza certa, fondata sulla Parola di Dio. Egli ci ha
assicurato circa la nostra vita eterna avendo sacrificato la vita di suo figlio.
Tito 2:11-14.
Infatti la grazia salvifica di Dio è apparsa a tutti gli uomini, 12 e ci insegna a
rinunziare all’empietà e alle mondane concupiscenze, Molti credono che i credenti vadano
posti sotto alla legge affinché abbiano la salvezza, ma Paolo ci insegna che è la bontà di
Dio e il suo amore che ci porta a rinunciare alle cose malvagie di questo mondo perché
viviamo nella presente età saggiamente, giustamente e piamente, 13 aspettando la beata
speranza e l’apparizione della gloria del grande Dio e Salvatore nostro, Gesù Cristo, la nostra
speranza deve basarsi su Gesù, sul fatto che egli un giorno tornerà per trarci fuori da
questo mondo malvagio, prima della fine 14 il quale ha dato se stesso per noi, per riscattarci
da ogni iniquità e purificare per sé un popolo speciale, zelante nelle buone opere.
Gesù ha dato se stesso per darci la certezza che un giorno avremo la vita eterna; il Signore
ce lo ha promesso e non per nostri meriti, ma per il sangue di Gesù. Per questo nelle prove
possiamo essere allegri, sperando in Gesù perché nessuno potrà mai toccare la nostra
anima. Egli è il Cristo, il figlio del Dio vivente e porterà a termine il lavoro che ha
cominciato in noi.
Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Sarà l’afflizione, o la distretta, o la
persecuzione, o la fame, o la nudità, o il pericolo, o la spada? 36 Come sta scritto: "Per amor tuo
siamo tutto il giorno messi a morte; siamo stati reputati come pecore da macello". 37 Ma in tutte
queste cose noi siamo più che vincitori in virtù di colui che ci ha amati.
Romani 8:35-39
32
33
Chi è figlio di Dio è più che vincitore grazie a Gesù.
38 Infatti io sono persuaso che né
morte né vita né angeli né principati né potenze né cose presenti né cose future, 39 né altezze né
profondità, né alcun’altra creatura potrà separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro
Signore. Nulla ci separerà dall’amore di Cristo, se siamo in lui.
Nel mondo molte persone decidono di perdere la vita perché hanno perso ogni speranza.
Ma chi crede in Cristo, anche se vive dei momenti difficili, ha la speranza della vita eterna.
Ebrei 6:13-15.
Quando Dio infatti fece la promessa ad Abrahamo, siccome non poteva giurare
per nessuno maggiore, giurò per se stesso, 14 dicendo "Certo, ti benedirò e ti moltiplicherò
grandemente". 15 E così, Abrahamo, avendo aspettato con pazienza, ottenne la promessa.
Abramo ha avuto un figlio secondo la carne, Ismaele, e questa è la radice di tutti i
problemi che ci sono nel Medio Oriente. Ogni giorno gli esperti cercano di capire come
risolvere tali problemi e quale sia la loro radice; tuttavia Dio 5000 anni fa ha detto quale
ne è il motivo, ossia il fatto che Ismaele, padre di tutti gli arabi, sarà sempre nemico di
Isacco, padre degli Israeliti, perché figlio della carne e, quindi, privo della benedizione di
Dio; al contrario Isacco, figlio della promessa, è erede di Dio e membro della discendenza
di Cristo. Infatti, anche se Abramo è venuto meno nella fede ed ha generato un figlio
secondo la carne, tuttavia Dio non ha rinnegato la propria promessa; Egli, infatti, ha
promesso in base alla Sua natura e non grazie alle qualità di un uomo.
Anche per noi è così: le promesse di Dio sono basate sulla Sua persona, non sulla nostra
fede o sulle nostre azioni (vs. 13); infatti, se Dio si basasse su queste cose, certamente noi
non riusciremmo a perseguire gli standard da lui richiesti.
Ebrei 6:16-20 Gli uomini infatti ben giurano per uno maggiore, e così per loro il giuramento è
la garanzia che pone termine ad ogni contestazione. 17 Così Dio, volendo dimostrare agli eredi
della promessa più chiaramente l’immutabilità del suo consiglio, intervenne con un giuramento
18 affinché per mezzo di due cose immutabili, nelle quali è impossibile che Dio abbia mentito,
avessimo un grande incoraggiamento noi, che abbiamo cercato rifugio nell’afferrare saldamente
la speranza che ci è stata messa davanti. 19 Questa speranza che noi abbiamo è come un’ancora
sicura e ferma della nostra vita, e che penetra fin nell’interno del velo 20 dove Gesù è entrato
come precursore per noi essendo divenuto sommo sacerdote in eterno secondo l’ordine di
Melchisedek.
La salvezza che abbiamo nel Signore è sicura perché frutto di un giuramento di Dio.
Nel tempio, dietro al velo, era il luogo santissimo, la presenza di Dio e il suo trono; il
tempio, infatti, era il modello di quello celeste. Quindi, in paradiso il luogo santissimo è
quello più vicino al trono di Dio.
Paolo ci dice che la nostra speranza è fondata sul giuramento di Dio: come Egli giurò ad
Abramo di portare a termine le sue promesse, analogamente fa anche con noi. Per questo
ciò è un’ancora sicura, che ci tiene saldamente fermi nel porto di Dio, nel luogo
santissimo, davanti al tempio di Dio. Pertanto, quando preghiamo entriamo nel luogo
santissimo, e lì presentiamo le nostre richieste al Creatore. In ciò è la certezza che il Padre
ci stia ascoltando, in quanto nella preghiera ci troviamo direttamente alla Sua presenza.
Questa certezza è un’ancora che ci tiene in salvo anche nelle tempeste: Gesù sarà con noi
fino alla fine del mondo, dentro di noi, per darci forza e per sostenerci. Egli non verrà mai
meno e le sue promesse sono “si e amen”. Se sappiamo che questa ancora ha nelle sue
mani la nostra anima, possiamo gioire anche nelle afflizioni. Pregando il Padre prima di
andare in Croce, Gesù diceva di non aver perso neanche una persona di quelle che avevano
33
34
creduto in lui; questo vale anche per noi oggi: Cristo ha un progetto per noi e lo porterà a
termine, nonostante i nostri comportamenti sbagliati.
1 Giovanni 3:1-3.
Vedete quale amore il Padre ha profuso su di noi, facendoci chiamare figli
di Dio. La ragione per cui il mondo non ci conosce è perché non ha conosciuto lui. 2 Carissimi,
ora siamo figli di Dio, ma non è ancora stato manifestato ciò che saremo; sappiamo però che
quando egli sarà manifestato, saremo simili a lui, perché lo vedremo come egli è. 3 E chiunque
ha questa speranza in lui, purifichi se stesso, come egli è puro.
Un giorno vedremo il Re dei Re in tutta la sua gloria, ci inchineremo alla sua presenza e
sarà meraviglioso. Saremo simili a lui, frutto di un lavoro compiuto solo dal Signore, e
completato alla fine di tutto. Avrà gli occhi di fiamma e le vesti bianche. Chi ha questa
speranza deve purificare se stesso per essere pronto davanti a Dio, per amore suo, per tutto
quello che ha fatto per noi. Bisogna vivere una vita senza peccato o compromesso, al fine
di piacere a Dio.
Vs.11-12. Non siate pigri nello zelo, siate ferventi nello spirito, servite il Signore 12
allegri nella speranza, costanti nell’afflizione, perseveranti nella preghiera;
Questi che abbiamo appena letto sono comandamenti, non consigli. Gesù ha detto che chi
lo ama osserva i suoi comandamenti.
La preghiera.
Anche la preghiera è un comandamento e serve per superare le afflizioni. Essa deve essere
una costante nella nostra vita e, pertanto, deve essere un impegno. Va vissuta ogni giorno,
sia che ci sentiamo portati a farlo, sia che non ne abbiamo voglia, perché essa è un
comandamento di Dio. Se la Bibbia ci dice di pregare, noi dobbiamo farlo,
indipendentemente dalla nostra volontà, altrimenti andiamo contro il volere di Dio.
Bisogna pregare per i nostri parenti, per la chiesa a cui apparteniamo, per la nostra
nazione, per le anime di tutti coloro che nel mondo non conoscono il Signore. In Ezechiele
il Signore dice di aver cercato in tutta la nazione una persona che, con le sue preghiere,
cercasse di intercedere per il suo popolo, che stava per essere giudicato da Dio. Pur avendo
cercato ovunque, Dio non ha trovato alcuno dedito alla preghiera. Facciamo in modo che
questo non accada per la nostra città. Il cristiano è il mezzo usato da Dio per portare la Sua
parola alle persone, anche attraverso le preghiere e per fede.
Tutte le religioni indirizzano le proprie preghiere verso qualcosa: Gerusalemme, la Mecca,
Buddha, statue, ecc. Il vero cristianesimo non prega verso un luogo, ma un Dio invisibile,
senza immagini, ma che agisce nella vita del figlio di Dio.
Per questo motivo la nostra preghiera è un atto di fede verso un Dio che non vediamo, ma
del quale crediamo l’esistenza e l’attenzione per le preghiere dei fedeli
.
Ebrei 11:6 Ora senza fede è impossibile piacergli, perché chi si accosta a Dio deve credere che
egli è, e che egli è il rimuneratore di quelli che lo cercano.
34
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Con la preghiera noi dimostriamo fede in Dio, colui che ci salva per il sangue di Gesù. Chi
prega fa capire a Dio di credere nella sua esistenza, nella sua potenza e nell’amore che egli
nutre per gli uomini. Egli è colui che risolve i nostri problemi e che sa fare segni e prodigi
per il suo popolo.
Senza fede non possiamo piacere a Dio. Questo aspetto non riguarda la salvezza, che
abbiamo per grazia, ma il giudizio, al quale saremo sottoposti in ogni caso, e che
analizzerà tutto ciò che abbiamo fatto sulla terra per il Signore. Anche le preghiere sono un
impegno che dobbiamo prendere di fronte a Dio, per portare a Lui le anime delle persone.
Quando crediamo di potercela fare da soli e ci riteniamo autosufficienti, non bisognosi
dell’aiuto da parte di Dio, generalmente smettiamo di pregare, interrompendo il legame
con Dio e venendo meno nella fede. Al contrario, quando la nostra vita va in frantumi,
corriamo subito da Dio in cerca di aiuto e comprendiamo quanto siamo bisognosi del Suo
aiuto.
Un altro impedimento nella preghiera è il fatto di ritenere che solo alcune persone speciali
debbano pregare (prete, pastore, l’unto…), in quanto fuori dal comune e più degni di
comunicare con Dio; tuttavia questa è una menzogna di Satana. Infatti in 1 Giovanni 2: 27
viene dichiarato che ogni credente è unto dallo Spirito Santo e che tutti siamo uguali agli
occhi di Dio, sia pure con incarichi diversi.
Altri si domandano se hanno il diritto di pregare Dio, visto la nostra condizione di
peccatori. Anche questo ritenersi indegni è un inganno che Satana pone quale ostacolo tra
l’uomo e Dio. Nessun uomo è degno della grazia di Dio, ma essa ci è stata donata dal
sacrificio di Gesù, grazie al quale siamo divenuti figli ed eredi di Dio.
Efesini 2:13-18
Ma ora, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete stati
avvicinati per mezzo del sangue di Cristo. 14 Egli infatti è la nostra pace, colui che ha fatto dei
due popoli uno e ha demolito il muro di separazione, 15 avendo abolito nella sua carne
l’inimicizia, la legge dei comandamenti fatta di prescrizioni, per creare in se stesso dei due un
solo uomo nuovo, facendo la pace, 16 e per riconciliare a ambedue con Dio in un sol corpo per
mezzo della croce, avendo ucciso l’inimicizia in se stesso. 17 Ed egli venne per annunziare la
pace a voi che eravate lontani e a quelli che erano vicini, 18 poiché per mezzo di lui abbiamo
entrambi accesso al Padre in uno stesso Spirito.
Paolo sta parlando del popolo ebraico e descrive il tempio. Esso era diviso in settori: il più
esterno era il cortile dei gentili, i quali non potevano oltrepassarlo, pena la morte.
Poi vi era quello degli ebrei, più interno, suddiviso nel reparto maschile e quello
femminile.
Oltre c’era il luogo santo, dove venivano offerti i sacrifici all’altare, che era accessibile
solo per i sacerdoti.
Infine vi era il luogo santissimo, contenente l’arca del patto e la shechinah di Dio. Qui
entrava solo il sommo sacerdote e solo una volta all’anno, per fare l’espiazione dei propri
peccati e di quelli di tutto il popolo.
Pertanto Paolo sta dicendo che il muro che separava i gentili dagli ebrei all’interno del
tempio, ed impediva loro un diretto contatto con Dio, ora è stato demolito da Cristo; per
questo ora i gentili fanno parte del popolo di Dio e possono accedere addirittura al luogo
santissimo. Dio è vicino a noi, ci ama e ci ha adottati come figli. Egli è il nostro papà e
quando lo preghiamo entriamo nel luogo santissimo, a contatto intimo con Lui. Molte
volte preghiamo a lungo per qualcosa e, non vedendo alcuna risposta, ci stanchiamo di
pregare; tuttavia all’improvviso, quando non ce lo aspettiamo più, ecco arrivare la risposta
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di Dio a quella nostra antica preghiera, che sembrava inascoltata. Probabilmente non era il
tempo previsto da Dio, e noi abbiamo smesso di pregare perché caduti nell’incredulità.
Paolo ci ha detto che con il nuovo patto siamo stati ammessi alla presenza di Dio,
addirittura al luogo santissimo. Infatti, quando Gesù stava morendo ed ha gridato: “E’
compiuto!”, la tenda che separava il luogo santo da quello santissimo si è strappata in due
parti, pur avendo avuto lo spessore di 6 cm..
Ebrei 4:14-16
Avendo dunque un gran sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli,
Gesù, il Figlio di Dio, riteniamo fermamente la nostra confessione di fede. 15 Infatti, noi non
abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con le nostre infermità, ma uno che è
stato tentato in ogni cosa come noi, senza però commettere peccato. 16 Accostiamoci dunque
con piena fiducia al trono della grazia, affinché otteniamo misericordia e troviamo grazia per
ricevere aiuto al tempo opportuno.
Gesù comprende tutti i nostri problemi perché è stato uomo come noi, pur non avendo
ceduto al peccato. Egli ascolta le nostre preghiere nel luogo santissimo, perché fatte in
intimità con lui, davanti al trono della grazia, ma c’è un tempo per ogni risposta.
Nel luogo santissimo il trono della grazia era il propiziatorio, ossia il coperchio dell’arca
di Dio, ove i cherubini stendevano le ali. Per questo possiamo andare a Dio con piena
fiducia, non per i meriti che non abbiamo, ma per il sangue di Gesù Cristo. Quando
preghiamo siamo davanti al trono di Dio, quindi sicuramente veniamo ascoltati da lui. In
Apocalisse la preghiera dei santi è descritta come un incenso che sale davanti a Dio, un
soave profumo per lui.
Il luogo santissimo viene descritto in
Esodo 25: 20-22 E i cherubini avranno
le ali spiegate in alto, in modo da coprire il
propiziatorio con le loro ali; saranno rivolti l’uno verso l’altro, mentre le facce dei cherubini
saranno volte verso il propiziatorio. 21 Metterai quindi il propiziatorio in alto, sopra l’arca; e
nell’arca metterai la Testimonianza che ti darò. 22 Là io ti incontrerò, e da sopra il propiziatorio,
fra i due cherubini che sono sull’arca della testimonianza, ti comunicherò tutti gli ordini che avrò
da darti per i Figli d’Israele.
Dio dà le indicazioni per costruire il tabernacolo e il propiziatorio. Gesù è il nostro
propiziatorio, colui che ci ha permesso di fare la pace con Dio. Quando verrà il giudizio,
l’angelo della morte passerà oltre perché non guarderà i nostri peccati, ma il propiziatorio,
il luogo della misericordia. Quello è il luogo in cui incontriamo Dio e abbiamo comunione
con Lui. Solo lì può accadere questo, perché grazie a Gesù, l’agnello sacrificato, possiamo
ottenere misericordia. Perciò ogni giorno in preghiera possiamo entrare nel luogo
santissimo, avendo la fiducia e la certezza di venir ascoltati da Dio.
Ebrei 10:19-22.
Avendo dunque, fratelli, libertà di entrare nel santuario, in virtù del sangue di
Gesù, 20 che è la via recente e vivente che egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la
sua carne, 21 e avendo un sommo sacerdote sopra la casa di Dio, 22 accostiamoci con cuore
sincero, in piena certezza di fede, avendo i cuori aspersi per purificarli da una cattiva coscienza e
il corpo lavato con acqua pura.
L’acqua pura è la Parola di Dio. Possiamo entrare nel luogo santissimo grazie al sangue di
Gesù, il quale ci permette un rapporto vivo con Dio. Il velo squarciato è simbolo della
carne di Gesù, lacerata per noi, al fine di aprire a tutti l’accesso a Dio. Non dubitiamo del
fatto che il Padre possa ascoltarci o meno quando preghiamo, bensì andiamo a Lui con
piena fede; infatti la Bibbia ci assicura che Dio è lì, che vuole incontrarci ed ascoltarci, e
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non per nostri meriti, ma per il sangue di Gesù. Il nemico vuole farci sentire indegni di
andare a Dio, ma noi sappiamo che se ci purifichiamo, se ci pentiamo di quanto abbiamo
fatto, possiamo essere certi del perdono di Dio e quindi possiamo presentarci al suo
cospetto.
Bisogna perseverare nella preghiera. In Luca 18 è narrata la storia della vedova, la quale
ottiene quanto sperato dal giudice ingiusto grazie alla propria insistenza. La preghiera è
segno di fede e la perseveranza dimostra a Dio che abbiamo fiducia che egli possa
rispondere. Al ritorno di Cristo ci sarà ancora una fede così perseverante? Giacobbe ha
lottato con Dio ed il suo nome, che significava usurpatore e imbroglione, è stato mutato in
Israele, ossia principe con Dio. Egli non ha lasciato Dio finché non è stato benedetto.
Finché non vediamo la risposta da parte di Dio dobbiamo perseverare nella preghiera,
dimostrando che abbiamo fede.
In 2 Corinzi è scritto che le nostre armi non sono carnali, ma potenti in Dio, e sono la
preghiera e la Parola. Se vogliamo risultati spirituali, dobbiamo usare armi spirituali,
indirizzate ai nostri cari e a coloro che conosciamo. La preghiera è un’arma di
intercessione.
Daniele 10:2-14.
In quel tempo, io Daniele feci cordoglio per tre settimane intere. 3 Non
mangiai cibo prelibato, non entrarono nella mia bocca né carne né vino e non mi unsi affatto,
finché non furono passate tre intere settimane. 4 Il ventiquattresimo giorno del primo mese,
mentre ero sulla sponda del gran fiume, che è il Tigri, 5 alzai gli occhi e guardai, ed ecco un
uomo vestito di lino, con ai lombi, una cintura d’oro di Ufaz. 6 Il suo corpo era simile al topazio,
la sua faccia aveva l’aspetto della folgore, i suoi occhi erano come torce fiammeggianti, le sue
braccia e i suoi piedi parevano bronzo lucidato e il suono delle sue parole era come il rumore di
una moltitudine. 7 Soltanto io, Daniele, vidi la visione, mentre gli uomini che erano con me non
videro la visione, ma un gran terrore piombò su di loro e fuggirono a nascondersi. 8 Così rimasi
solo a osservare questa grande visione. In me non rimase più forza; il bel colorito cambiò in un
pallore e le forze mi vennero meno. 9 Tuttavia udii il suono delle sue parole; all’udire però il
suono delle sue parole, caddi in un profondo sonno con la faccia a terra. 10 Ma ecco, una mano
mi toccò e mi fece stare tutto tremante sulle ginocchia e sulle palme delle mani. 11 Poi mi disse:
"Daniele, uomo grandemente amato intendi le parole che ti dico e alzati in piedi, perché ora sono
stato mandato da te". Quando mi ebbe detto questa parola, io mi alzai in piedi tutto tremante. 12
Egli allora mi disse: "Non temere, Daniele, perché dal primo giorno che ti mettesti in cuore di
intendere e di umiliarti davanti al tuo DIO, le tue parole sono state ascoltate e io sono venuto in
risposta alle tue parole. 13 Ma il principe del regno di Persia mi ha resistito ventun giorni, però
ecco, Mikael, uno dei primi principi, mi è venuto in aiuto, perché ero rimasto là con il re di Persia.
14 E ora sono venuto per farti intendere ciò che avverrà al tuo popolo negli ultimi giorni; perché
la visione riguarda un tempo futuro".
Daniele prega per 3 settimane al fine di conoscere gli avvenimenti degli ultimi tempi.
L’angelo dice a Daniele che le sue parole sono state ascoltate già dal primo giorno (vs. 12)
e che Dio ha risposto fin da allora. Tuttavia la potestà demoniaca che comandava la Persia
ha resistito 21 giorni, e per questo Daniele non ha visto subito il risultato.
Quindi, quando noi preghiamo, siamo alla presenza di Dio, ci umiliamo e veniamo
ascoltati. Dio risponde, ma la guerra spirituale impedisce che i risultati avvengano in tempi
brevi. Se perseveriamo nelle preghiere, diamo forza all’angelo di Dio nella sua lotta
spirituale; se Daniele avesse pregato per pochi giorni, sarebbe arrivata ugualmente la
risposta? Oppure senza la forza delle preghiere non sarebbe arrivata mai? Non ci
stanchiamo di pregare, se vogliamo vedere il prosperare dell’opera di Dio.
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Come dobbiamo pregare?
Matteo 6:5-13.
Gesù ha insegnato questa preghiera per mostrare ai credenti come rivolgersi a Dio Padre.
Inoltre dà alcune direttive per tenerci lontano da situazioni spiritualmente pericolose,
consigliandoci i comportamenti da adottare.
5 E quando tu preghi, non essere come gli ipocriti, perché essi amano pregare stando in piedi
nelle sinagoghe, e agli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini; in verità vi dico che essi
hanno già ricevuto il loro premio. Non bisogna pregare per essere visti dagli altri, bensì
viverlo come un atto privato che riguardi noi e Dio. I farisei amavano essere visti dagli
uomini, affinché essi li considerassero persone spirituali. Suscitare l’ammirazione degli
altri è una caratteristica umana molto comune, alimentata da Satana, il quale, quando
preghiamo, digiuniamo o compiamo qualunque azione per Dio, vuole indurci a dare gloria
a noi stessi piuttosto che al Creatore.
6 Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta, chiudi la tua porta e prega il Padre tuo nel
segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà pubblicamente. Gesù ci invita a
ricercare l’approvazione di Dio, piuttosto di quella degli uomini.
Luca e Matteo riportano la preghiera del “Padre Nostro” in modo differente:
In Matteo la preghiera segue le beatitudini. Queste in Luca sono al cap. 6, mentre la
preghiera è al cap. 11. Infatti i due avvenimenti sono accaduti a due anni di distanza e nel
frattempo si sono verificati molti avvenimenti. I discepoli hanno vissuto a lungo con Gesù,
testimoni delle sue azioni straordinarie, eppure sentono il bisogno di chiedergli di
insegnare loro il modo corretto di pregare. Egli, infatti, pregava in privato, come chiede
anche a noi di fare.
7 Ora, nel pregare, non usate inutili ripetizioni come fanno i pagani perché essi pensano di
essere esauditi per il gran numero delle loro parole.
A Dio non bisogna rivolgersi con parole ripetute a memoria, ma con frasi che nascono dal
cuore. E’ vero che Gesù ha ripetuto più volte questa preghiera, in varie occasioni, ma non
in senso ripetitivo, bensì per esprimere a Dio lo stesso pensiero. Ripetere una preghiera in
modo automatico porta a non ragionare sulle parole pronunciate, e rischia di non essere
qualcosa che sgorga dall’anima. E’ biblico pregare il padre nostro, ma bisogna farlo
meditando sulle parole pronunciate e ponendo in esse la mente.
Dio non ama l’abbondanza delle parole, in quanto esamina la sincerità del cuore. Tutte le
religioni hanno in comune questa caratteristica, ma Dio ci insegna a non comportarci in
tale modo. Egli è nostro padre, per cui a Lui possiamo rivolgerci con le semplici parole
che escono dal nostro cuore.
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Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa le cose di cui avete bisogno prima
che gliele chiediate. Dio conosce i nostri bisogni, ma è necessario pregare per essi perché
Egli ci chiede di farlo. Cristo ci insegna come pregare.
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Voi dunque pregate in questa maniera: "Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo
nome.
Padre: Dio è nostro padre, qualcuno vicino a noi. Questo titolo lo diamo a Dio grazie al
sangue di Gesù.
Dio è il creatore di tutti gli uomini, ma non il loro padre; infatti Cristo ha detto ai farisei di
essere figli del diavolo.
Dio è padre di tutti i credenti, e con loro vuole vivere in intimità.
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Padre nostro: ossia non esclusivo di Gesù, ma di tutti i credenti. Per questo la preghiera
deve essere a beneficio degli altri, di tutto il corpo della chiesa, presenti in ogni luogo del
mondo.
Che sei nei cieli: pur se abbiamo comunione con Dio, dobbiamo ricordare che egli è il
creatore e che vive nel cielo, mentre noi siamo sulla terra.
Ecclesiaste 5:2.
Non essere precipitoso con la tua bocca, e il tuo cuore non si affretti a
proferire alcuna parola davanti a DIO, perché DIO è in cielo e tu sulla terra, perciò le tue parole
siano poche.
Sia santificato il tuo nome: rivolgiamoci a Lui con umiltà e proclamiamo la santità del
Suo nome oggi nella nostra vita. Quando Davide ha peccato con la moglie di Uriah, ha
ricevuto il perdono dei propri peccati da parte di Dio, ma le conseguenze del suo agire
sono ricadute sulla sua casa; infatti, il nostro peccare dà ai nemici di Dio la possibilità di
bestemmiare il Suo nome. Per questo il nostro comportamento dobbiamo portare gloria a
Dio sia con il costro comportamento che con le parole. Quando le persone guardano la
nostra vita devono vedere la gloria per Dio nel nostro comportamento.
10 Venga il tuo regno. Sia fatta la tua volontà in terra come in cielo.
Venga il tuo regno: il Signore deve regnare nel nostro cuore ed in ogni aspetto della nostra
esistenza. Di conseguenza egli è invitato a regnare sulla terra, per l’espandersi della Sua
gloria.
Sia fatta la tua volontà in terra come in cielo: se la volontà di Dio si realizzerà nella nostra
vita oggi, vivremo nella giusta via e sotto le ali del Padre. Pregare che la volontà di Dio
sia fatta sulla terra può essere una frase astratta, ma invocarla nella nostra vita in questo
momento la rende molto più concreta. Questo è un requisito per avere risposta alle nostre
preghiere.
I Giovanni 5:14-15. Questa è la sicurezza che abbiamo davanti a lui: se domandiamo qualche
cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. 15 E se sappiamo che egli ci esaudisce in
qualunque cosa gli chiediamo, noi sappiamo di avere le cose che gli abbiamo chiesto.
Se preghiamo secondo la volontà di Dio otterremo quanto abbiamo chiesto. Giacomo dice
che chi non riceve prega secondo le proprie concupiscenze, ossia in modo sbagliato e
lontano dalla volontà di Dio. Chi conosce la Parola di Dio conosce ciò che Egli desidera.
11 Dacci oggi il nostro pane necessario.
Oggi noi non preghiamo più per il pane, perché ne abbiamo in abbondanza. Tuttavia,
essendo Cristo il pane sceso dal cielo, dovremmo pregare ogni giorno Dio di darci Gesù
nella nostra vita. Il Signore fa grandi cose per noi ogni giorno e quotidianamente ci parla
attraverso la Parola che ci nutre, dandoci sapienza e intelligenza per vivere in ogni istante.
12 E perdonaci i nostri debiti, come anche noi perdoniamo ai nostri debitori.
Dobbiamo sperare che Dio non riservi a noi il trattamento che serbiamo per le altre
persone, perché noi nutriamo rancore e amarezza, mentre Dio sa perdonare dal profondo
del cuore. Questi nostri sentimenti negativi sono un inciampo per noi e non permettono
l’esaudirsi delle nostre preghiere.
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Salmi 66:18-20.
Se avessi serbato del male nel mio cuore, il Signore non mi avrebbe dato
ascolto. 19 Ma DIO mi ha ascoltato e ha prestato attenzione alla voce della mia preghiera. 20 Sia
benedetto DIO, che non ha respinto la mia preghiera e non mi ha negato la sua benignità.
Il fatto di serbare amarezza verso le persone impedisce l’esaudirsi delle nostre preghiere,
perché se viviamo nel peccato non possiamo avvicinarci a Dio con fede. Per questo ogni
giorno dobbiamo chiedere perdono a Dio affinché dimentichi le nostre mancanze. Molte
volte troviamo difficile compiere questo atto di fronte a noi stessi e al Padre, preferendo
incolpare altre persone delle nostre azioni sbagliate.
Matteo 5:23.
23 Se tu dunque stai per presentare la tua offerta all’altare, e lì ti ricordi che tuo
fratello ha qualcosa contro di te, 24 lascia lì la tua offerta davanti all’altare e va’ prima a
riconciliarti con tuo fratello; poi torna e presenta la tua offerta.
Gli israeliti pregavano davanti all’altare e, in questo modo, si presentavano davanti a Dio.
Per questo è necessario mettere in ordine il rapporto con gli altri prima di cercare Dio.
1 Pietro 3:7.
Similmente voi, mariti, vivete con le vostre mogli con la comprensione dovuta alla
donna, come al vaso più debole, e onoratele perché sono coeredi con voi della grazia della vita,
affinché le vostre preghiere non siano impedite.
Anche i litigi tra marito e moglie impediscono l’esaudirsi delle preghiere.
Per questo ogni giorno dobbiamo chiedere perdono a Dio per le nostre azioni, in quanto se
non perdoniamo gli altri non verremo perdonati a nostra volta; inoltre, dimostriamo di non
aver capito quanto è stato perdonato a noi da Dio padre.
12 E non esporci alla tentazione, ma liberaci dal maligno,
Certamente non è Dio colui che ci tenta: Giacomo ci insegna che Dio non è tentato da
nulla e non pone ostacoli nella vita delle persone. II Corinzi afferma che Dio ha posto per
noi una via di uscita contro ogni nostra tentazione, Gesù Cristo, colui che ci rende più che
conquistatori. Questa frase della preghiera di Gesù vuole dire che, pur essendo coscienti
delle continue tentazioni che si susseguono nella nostra vita, chiediamo al Signore di
aiutarci nel superarle, dandoci forza. Dio è la fonte della nostra forza, colui che ci libera
dal maligno, che elimina ogni appiglio che ci faccia inciampare, regnando su di noi in
modo che la nostra vita sia santa e consacrata a Lui.
perché tuo è il regno e la potenza e la gloria in eterno. Amen".
---------------------Vs. 13. provvedete ai bisogni dei santi, esercitate l’ospitalità.
I cristiani sono chiamati a donare, al fine di versare sugli altri le benedizioni che Dio ha
dato loro. Questo modo di agire permette di mettere in movimento i talenti che Dio ci ha
donato, ed impedirne la putrefazione. Dobbiamo essere fonte di benedizione spirituale per
coloro che hanno fame di Dio, ma non sanno dove cercarlo.
Primariamente dobbiamo provvedere ai bisogni dei fratelli, poi a quelli di tutti gli altri.
All’interno della chiesa, ogni credente è un ministro agli occhi di Dio, al di là dell’incarico
che riveste o del tempo di conversione. Il ministro è un servo di Dio, ed ha il privilegio di
essere le orecchie, le mani, gli occhi…di Dio stesso.
Nella vita di Gesù, Dio Padre, attraverso il corpo fisico di Cristo, per mezzo dello Spirito
Santo, operava miracoli; ancora oggi Dio Padre, attraverso il corpo di Cristo, ossia la
chiesa, per mezzo dello Spirito Santo vuole raggiungere tutte le persone del mondo.
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Prima di morire Gesù ha avvisato i discepoli che avrebbero fatto prodigi maggiori di quelli
fatti da Lui, in quanto strumenti posti nelle mani di Dio.
Il fatto di donare agli altri arricchisce spiritualmente il donatore; Cristo ci ha detto che il
mondo deve riconoscere i cristiani dall’amore che essi dimostrano l’uno per l’altro, e che
espandono a tutti. L’amore di Cristo è qualcosa di vivo, e per questo dobbiamo essere
missionari nel mondo per servire Dio, ed essere suoi ambasciatori nel luogo in cui viviamo
o lavoriamo.
Galati 6: 9-10.
Or non veniamo meno nell’animo facendo il bene; se infatti non ci
stanchiamo, raccoglieremo a suo tempo. 10 Mentre dunque abbiamo l’opportunità, facciamo del
bene a tutti, ma principalmente a coloro della famiglia della fede.
Siamo chiamati a fare del bene ai fratelli primariamente, incoraggiandoli, aiutandoli. Ogni
membro della chiesa non deve pensare a ciò che otterrà dalla comunità, bensì ai compiti
che può svolgere in essa e a ciò che Dio vuole che compia in quella chiesa (pregare,
aiutare materialmente, spiritualmente…). Così i non credenti, vedendo l’amore l’uno per
l’altro, saranno attirati a Dio e desidereranno conoscere i sentieri che il Padre ha tracciato e
che il mondo non possiede.
L’ospitalità è un mezzo che permette ai credenti di spostarsi, di trovare un lavoro, una casa
e stabilirsi in un luogo. Dio ci chiama ad essere ospitali, rendendoci conto che tutto ciò che
abbiamo non ci appartiene, ma è di Dio. Pertanto, usufruendo già di beni altrui, dobbiamo
condividerli con gli altri, al fine di espandere la benedizione.
Ebrei 13:2.
Non dimenticate l’ospitalità, perché alcuni, praticandola, hanno ospitato senza
saperlo degli angeli.
Le persone ospitate portano la benedizione di Dio nelle famiglie che le ospitano e a volte
sono strumenti del Padre per portare un aiuto, una consolazione o addirittura la svolta della
vita. La chiesa primitiva ospitava facilmente le persone perché era convinta che ogni bene
posseduto fosse in realtà di Dio.
A volte è possibile ospitare degli angeli.
Gli ultimi versetti del cap. 12 vogliono indurci ad amare i nostri nemici e a benedire coloro
che ci maledicono. Umanamente parlando, questo aspetto è impossibile, tuttavia, grazie
allo Spirito Santo, dobbiamo sforzarci di comportarci in questo modo.
Vs. 14. Benedite quelli che vi perseguitano; benedite e non maledite.
Luca 6:28. Benedite coloro che vi maledicono e pregate per coloro che vi maltrattano.
I cristiani sono esortati ad invocare le benedizioni sui persecutori, propri o altrui.
Il Signore ci comanda di essere diversi dai pagani, i quali amano soltanto coloro che li
amano.
Paolo era stato un persecutore dei cristiani, ha torturato i fratelli fino a quando non li ha
visti rinnegare il nome di Dio, molti li ha messi a morte; era presente nel momento in cui
Stefano veniva ucciso ed ha udito la benedizione che egli invocava per i propri
persecutori. Certamente questa esperienza lo avrà colpito e probabilmente la chiesa
primitiva pregava per la sua conversione. Poi Dio lo ha trasformato dall’essere malvagio
che era, nel servo di Dio, al fine di dimostrare quanto è grande la Sua grazia, profondo ed
immenso il Suo perdono. Paolo, quindi, ha vissuto sulla propria pelle il sentimento di odio
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verso i cristiani, ma ha anche visto alcune persone perseguitate benedire i propri
persecutori.
Vs. 15-16. Rallegratevi con quelli che sono allegri, piangete con quelli che piangono.
16 Abbiate gli stessi pensieri gli uni verso gli altri;
Bisogna provare gli stessi sentimenti nei riguardi di tutti i fratelli, senza guardare alla
posizione sociale dei singoli membri.
non aspirate alle cose alte,
Non significa di non fare progetti elevati per quanto riguarda le cose di Dio, perché il
Signore ci chiede di domandargli la realizzazione di eventi strabilianti (es. conversione di
tutta una regione…); tale frase vuole significare che nessun cristiano deve aspirare ad una
posizione elevata nella società, fama o ricchezza.
ma attenetevi alle umili;
Questo è un insegnamento antitetico rispetto a quanto il mondo insegna. Tutti, infatti,
aspirano a conoscere i personaggi famosi o le persone ricche; tuttavia la Bibbia ci insegna
di cercare le persone umili.
non siate savi da voi stessi.
Ci insegna a non porci al di sopra degli altri, al fine di non giudicare. Questo
atteggiamento non piace a Dio, il quale vuole essere l’unico giudice, in quanto solo Lui è
capace di leggere nel cuore umano. Al contrario, dobbiamo vivere nella consapevolezza di
essere dei servi inutili, giunti alla salvezza per la grazia di Dio e per la morte di Cristo.
Vs. 17-19. Non rendete ad alcuno male per male, cercate di fare il bene davanti a
tutti gli uomini. 18 Se è possibile e per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti
gli uomini. 19 Non fate le vostre vendette, cari miei, ma lasciate posto all’ira di Dio,
perché sta scritto: "A me la vendetta, io renderò la retribuzione, dice il Signore".
La Bibbia riconosce che non è sempre possibile vivere in pace con tutte le persone, ma ci
chiede di fare del nostro meglio, secondo le nostre capacità e per la grazia di Dio.
Matteo 18:21-35.
Allora Pietro, accostatosi, gli disse: "Signore, se il mio fratello pecca contro
di me, quante volte gli dovrò perdonare? Fino a sette volte?". 22 Gesù gli disse: "Io non ti dico
fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. 23 Perciò il regno dei cieli è simile ad un re, il
quale volle fare i conti con i suoi servi. 24 Avendo iniziato a fare i conti, gli fu presentato uno che
gli era debitore di diecimila talenti (equivalente di 20.000 di euro). 25 E non avendo questi di che
pagare, il suo padrone comandò che fosse venduto lui con sua moglie, i suoi figli e tutto quanto
aveva, perché il debito fosse saldato. 26 Allora quel servo, gettandosi a terra gli si prostrò
davanti dicendo: "Signore, abbi pazienza con me e ti pagherò tutto" 27 Mosso a compassione, il
padrone di quel servo lo lasciò andare e gli condonò il debito. 28 Ma quel servo, uscito fuori,
incontrò uno dei suoi conservi, che gli doveva cento denari (circa 8 euro); e, afferratolo per la
gola, lo soffocava dicendo: "Pagami ciò che mi devi" 29 Allora il suo conservo, gettandosi ai
suoi piedi, lo supplicava dicendo: "Abbi pazienza con me, e ti pagherò tutto" 30 Ma costui non
volle, anzi andò e lo fece imprigionare, finché non avesse pagato il debito. 31 Ora gli altri servi,
visto quanto era accaduto, ne furono grandemente rattristati e andarono a riferire al loro padrone
tutto ciò che era accaduto. 32 Allora il suo padrone lo chiamò a sé e gli disse: "Servo malvagio,
io ti ho condonato tutto quel debito, perché mi hai supplicato. 33 Non dovevi anche tu aver pietà
del tuo conservo, come io ho avuto pietà di te?" 34 E il suo padrone, adiratosi, lo consegnò agli
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aguzzini finché non avesse pagato tutto quanto gli doveva. 35 Così il mio Padre celeste farà pure
a voi, se ciascuno di voi non perdona di cuore al proprio fratello i suoi falli".
Se comprendiamo fino in fondo quanto ci è stato perdonato da Dio a causa dei nostri
peccati, allo stesso modo dobbiamo dimenticare i torti subiti dagli altri. Per questo Dio ci
comanda di andare da colui che ci ha offeso e chiarire ogni malinteso, al fine di avere pace
con Dio. Ogni persona va guardata con gli occhi di Dio, non con i nostri: chiediamo a Dio
di darci i suoi occhi ed il suo cuore.
Vs.20. "Se dunque il tuo nemico ha fame dagli da mangiare, se ha sete dagli da bere;
perché, facendo questo, radunerai dei carboni accesi sul suo capo". (Da Prov. 25:2122).
Anticamente era molto difficile accendere il fuoco, pertanto, il suo spegnersi sera un
problema rilevante. Per risolverlo era necessario andare da un caro amico e farsi dare parte
dei suoi carboni, al fine di riaccendere il proprio fuoco. Tale dono costituiva un grande
favore. In questo caso Paolo sta dicendo di preparare il carbone anche per chi ci maledice,
perché chi lo fa è una persona che non ha la fiamma di Dio nella propria vita; ricevere
tanto amore può convertire persone tanto lontane da Dio.
Giacomo 1:19-20
Perciò, fratelli miei carissimi, sia ogni uomo pronto ad ascoltare, lento a
parlare e lento all’ira, 20 perché l’ira dell’uomo non promuove la giustizia di Dio.
Normalmente le persone sono solerti nel parlare, ma ascoltano con difficoltà. Infatti, la
nostra ira e il nostro giudizio non promuove la giustizia di Dio. Egli, infatti, l’ha ottenuta
attraverso l’amore, manifestato attraverso il sacrificio di Gesù.
Vs. 21. Non essere vinto dal male, ma vinci il male con il bene.
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Cap. 13
Nel cap. 12 Paolo ha parlato di come possiamo utilizzare i nostri doni per il fabbisogno di
tutti; nel cap. 13 tratta il rapporto tra i credenti e il governo dello stato in cui vivono.
Vs.1. Ogni persona sia sottoposta alle autorità superiori, poiché non c’è autorità se
non da Dio, e le autorità che esistono sono istituite da Dio.
Paolo tratta tale argomento in quanto la chiesa era composta da ebrei e da gentili, ossia da
gruppi aventi mentalità ed usanze differenti. Infatti, la posizione degli ebrei all’interno
dell’Impero romano era regolata dagli editti imperiali. Pur essendo un popolo soggetto a
Roma, godevano di privilegi alquanto eccezionali, primo fra tutti la possibilità di riunirsi
per espletare le pratiche religiose. Il loro credo, ad esempio, stabiliva delle regole riguardo
ai cibi, al sabato o alla proibizione delle immagini sacre, che ai romani sembravano
ideologie superstiziose. Ai governatori che si succedettero in Giudea fu proibito di far
entrare a Gerusalemme gli stendardi che riproducevano l’immagine dell’imperatore. Per la
legge mosaica era proibito ai gentili entrare nei cortili interni del tempio e Roma
riconosceva la condanna della pena di morte per chiunque violasse tale divieto, anche se si
fosse trattato di un cittadino romano.
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I cristiani, siano essi ebrei che gentili, venivano considerati quali un particolare tipo di
Ebrei. Talvolta le loro dispute crearono dei subbugli nelle province romane e nella stessa
Roma e l’imperatore Claudio, ad esempio, li espulse dalla città.
Già Cristo aveva insegnato il rispetto per le leggi dello stato, anche quando le stesse
rivelano di essere molto gravose per i cittadini.
Certamente Dio è apolitico, tuttavia è colui che ha stabilito l’autorità sulla terra, ed ha
anche limitato il potere di Satana. Quest’ultimo, infatti, non conosce il piano di Dio,
perché altrimenti, in caso contrario, non avrebbe permesso la morte di Cristo, dal momento
che essa è ancora oggi l’unica via di salvezza per gli uomini. Satana credeva di colpire Dio
in profondità uccidendone il figlio, l’erede, ed invece ha adempiuto alla sua volontà.
Comprendere queste cose deve donare pace al cuore umano, in quanto ogni cosa viene
gestita da Dio e fa parte del suo piano.
L’autorità sulla terra è indispensabile per garantire a tutti una vita civile; per questo
dobbiamo essere sottomessi ad essa, rispettare le leggi e il codice della strada. Solamente
nel momento in cui i decreti sono in conflitto con i comandamenti di Dio, i cristiani
devono obbedire al Padre piuttosto che agli uomini (Atti 5:29).
I Corinzi 6:1-8 dissuade i cristiani dal ricorrere in giudizio gli uni contro gli altri, non
perché non venga riconosciuta l’autorità dei tribunali civili, quanto perché i figli di Dio
sono chiamati a trovare un accordo di pace tra loro e davanti a Dio. Anche se i magistrati
sono stati ordinati da Dio, essi non rivestono alcuna autorità all’interno della chiesa.
Vs. 2-3. Perciò chi resiste all’autorità, resiste all’ordine di Dio; e quelli che vi
resistono attireranno su di sé la condanna. 3 I magistrati infatti non sono da temere
per le opere buone, ma per le malvagie; ora vuoi non temere l’autorità? Fa’ ciò che è
bene, e tu riceverai lode da essa,
Un esempio di questo concetto è in 1 Samuele 24:1-6. nella vita di Davide e Saul.
Saul era un re malvagio e perseguitava Davide, il quale, al contrario, si era sempre
comportato in modo corretto nei suoi confronti.
1 Quando Saul ritornò dall’inseguimento dei Filistei, gli riferirono: "Ecco, Davide è nel deserto di
En-Ghedi". 2 Allora Saul prese tremila uomini scelti da tutto Israele e andò a cercare Davide e i
suoi uomini di fronte alle rocce delle capre selvatiche. 3 Arrivato ai recinti di pecore lungo la
strada, dove c’era una caverna, Saul vi entrò per fare un bisogno naturale. (Or Davide e i suoi
uomini se ne stavano in fondo alla caverna). 4 Gli uomini di Davide gli dissero: "Questo è il
giorno in cui l’Eterno ti dice: "Ecco, io ti consegno nelle mani il tuo nemico; fa’ di lui quello che ti
piace". Allora Davide si alzò e, senza farsi notare, tagliò il lembo del mantello di Saul. 5 Ma dopo
ciò a Davide batté il cuore, perché aveva tagliato il lembo del mantello di Saul. 6 Così disse ai
suoi uomini: "Mi guardi l’Eterno dal fare questa cosa al mio signore, all’unto dell’Eterno, dallo
stendere la mia mano contro di lui, perché è l’unto dell’Eterno".
Davide ha solamente tagliato un pezzo di stoffa del mantello del suo nemico, eppure si
sente colpevole. Dio, infatti, lo reputava un uomo secondo il suo cuore perché rispettoso
delle autorità preposte da Dio.
Più avanti nel racconto, Davide ha di nuovo l’opportunità di uccidere Saul.
1 Samuele 26:8-11 Allora Abishai disse a Davide: "Oggi DIO ti ha messo nelle mani il tuo
nemico; perciò ti prego, lascia che lo colpisca con la lancia e lo inchiodi a terra con un sol colpo;
non ci sarà bisogno di un secondo". 9 Ma Davide disse ad Abishai: "Non ucciderlo, chi infatti
potrebbe stendere la mano contro l’unto dell’Eterno senza rendersi colpevole?". 10 Poi Davide
aggiunse: "Com’è vero che l’Eterno vive, solo l’Eterno lo colpirà: o perché arriverà il suo giorno e
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morirà, o perché andrà a combattere e verrà ucciso. 11 L’Eterno mi guardi dallo stendere la mia
mano contro l’unto dell’Eterno! Ora, ti prego prendi la lancia che è vicina al suo capo e la brocca
dell’acqua e andiamocene".
Davide era un uomo di fede e lascia a Dio la scelta di vita o di morte su questo
governatore malvagio. Come credenti non siamo chiamati a fare proteste contro le
decisioni del governo, perché non sarà mai questo il modo giusto per salvare l’Italia, bensì
la trasformazione di ogni singolo individuo. Nel Galles, famoso all’inizio del secolo per
essere una nazione di beoni e bestemmiatori, nel 1903 c’è stato un grande risveglio
attraverso la predicazione del Vangelo. Conseguenza di tale fatto è stata una
trasformazione totale delle persone, fino alla chiusura di tutti i saloons.
All’inizio l’America è stata benedetta da Dio perché fondata da alcuni credenti; il
consiglio di chiesa governava il Paese, in base alla parola di Dio.
Quindi: Dio ci dice di essere sottomessi all’autorità, anche se non concordiamo con la sua
linea politica, e di pregare per i capi di governo.
Vs. 4. perché il magistrato è ministro di Dio per te nel bene; ma se tu fai il male,
temi, perché egli non porta la spada invano; poiché egli è ministro di Dio, un
vendicatore con ira contro colui che fa il male.
Il poliziotto porta la pistola al fine di mantenere l’ordine ed intervenire in caso di
necessità. Coloro che compiono il male saranno giudicati, raccogliendo il frutto del loro
agire.
Chiaramente Paolo attribuisce ai tutori dell’ordine delle azioni punitive che Dio non
permette ai cristiani, poiché lo stato viene considerato qualcosa di a sé stante rispetto alla
chiesa di Dio.
Vs.5. Perciò è necessario essergli sottomessi, non solo per timore dell’ira ma anche
per ragione di coscienza.
La sottomissione alle leggi non nasce dalla paura, ma dalla coscienza, ossia
dall’obbedienza alla volontà di Dio.
Vs. 6. Infatti per questo motivo pagate anche i tributi, perché essi sono ministri di
Dio, dediti continuamente a questo servizio.
Bisogna pagare le tasse ed è vietato imbrogliare con i tributi.
Vs. 7. Rendete dunque a ciascuno ciò che gli è dovuto: il tributo a chi dovete il
tributo, l’imposta a chi dovete l’imposta, il timore a chi dovete il timore, l’onore a chi
l’onore.
Se siamo obbedienti ai comandamenti di Dio, saremo benedetti in ogni cosa. Quindi è
necessario pagare le tasse, rispettare le leggi e il codice della strada, perché è giusto.
Vs.8. Non abbiate alcun debito con nessuno, se non di amarvi gli uni gli altri, perché
chi ama il suo simile ha adempiuto la legge.
Il fatto di non avere debiti non vuol dire che non bisogna stipulare un mutuo per acquistare
la casa o la macchina; al contrario significa di pagare i propri debiti, al fine di non
espandere una testimonianza negativa.
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L’unico debito che dobbiamo avere per tutta la vita è l’amore che dobbiamo nutrire per gli
altri. Esso è il reale segno che identifica un cristiano, molto più dei miracoli e dei prodigi, i
quali possono essere compiuti anche in virtù di Satana.
1 Corinzi 12:31- 13:10. Ora voi cercate ardentemente i doni maggiori; Molte persone sono
attratte dai segni e dai prodigi, oppure da persone ritenute inviate dal Signore. Il Padre,
però, ci dice di fare attenzione e di cercare la via eccellente, ossia l’amore.
e vi mostrerò una via ancora più alta. 1 Quand’anche parlassi le lingue degli uomini e degli
angeli, ma non ho amore, divento un bronzo risonante o uno squillante cembalo. 2 E se anche
avessi il dono di profezia, intendessi tutti i misteri e tutta la scienza e avessi tutta la fede da
trasportare i monti, ma non ho amore, non sono nulla. 3 E se spendessi tutte le mie facoltà per
nutrire i poveri e dessi il mio corpo per essere arso, ma non ho amore, tutto questo niente mi
giova. 4 L’amore è paziente, è benigno; l’amore non invidia, non si mette in mostra, non si
gonfia, 5 non si comporta in modo indecoroso, non cerca le cose proprie, non si irrita, non
sospetta il male; 6 non si rallegra dell’ingiustizia, ma gioisce con la verità, 7 tollera ogni cosa,
crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa. 8 L’amore non viene mai meno, ma le
profezie saranno abolite, le lingue cesseranno e la conoscenza sarà abolita 9 perché
conosciamo in parte e profetizziamo in parte. 10 Ma quando sarà venuta la perfezione, allora
quello che è solo parziale sarà abolito.
Molti credenti non credono più all’attualità dei doni pentecostali, in quanto ritengono che,
alla luce di questo versetto, siano stati aboliti. Tuttavia è evidente che nel mondo non
regna la perfezione, la quale diventerà reale quando Gesù regnerà sulla terra, con potenza,
alla fine di ogni cosa.
Paolo dice che chi possiede tutti i doni, ma non prova amore, non ha nulla agli occhi di
Dio.
In questi versetti vengono descritte le caratteristiche di molte chiese attuali:
- parlano in lingue tutte le chiese pentecostali, le quali utilizzano tale mezzo
per pregare Dio. Questa caratteristica può diventare negativa e fastidiosa
per coloro che non hanno questo dono e che non lo comprendono. Questo
dono non basta e deve essere accompagnato da molte altre caratteristiche,
quali l’ordine nella vita, la coerenza con la parola di Dio, l’amore.
- altri enfatizzano le profezie circa gli ultimi tempi, le quali sono solo una
parte del messaggio di Dio.
- altre ancora parlano dei misteri, della vera rivelazione.
- molte studiano mentalmente la Bibbia, hanno il diploma della scuola
biblica e si sentono superiori per questa loro caratteristica.
- Alcune enfatizzano la parola di fede,
- Altre l’aspetto umanitario, materiale,
- Altre ancora ritengono importante la sofferenza
fisica (frustarsi,
camminare in ginocchio…).
Tutte questi aspetti sono vani se le azioni non sono accompagnate dall’amore. Essa è la via
più alta. Il miracolo più grande che Gesù ha compiuto è stata la sua morte sulla croce,
perché in questo modo ha vinto la propria volontà umana, al fine di permettere a tutti gli
uomini di arrivare al regno di Dio. Per tre volte ha pregato Dio affinché allontanasse da
Lui questo enorme sacrificio; nel frattempo è stato abbandonato dai suoi amici, i quali,
invece di vegliare con Lui, si erano addormentati. Se solo lo avesse desiderato, avrebbe
potuto chiamare delle legioni di angeli per farsi soccorrere, ma ha scelto di donarsi per
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tutti gli uomini. In questo modo è stato perdonato anche quel centurione che, dopo aver
partecipato alla crocifissione di Cristo, di fronte al cielo oscurato e allo strapparsi del telo
posto nel luogo santissimo del tempio, ha capito che Gesù era il figlio di Dio.
Il Padre ci chiama a seguire l’esempio di Gesù, a comportarci come Lui ed a seguire le sue
orme. Spinti da un amore vero, dobbiamo consolare il fratello in difficoltà, aiutarlo e
sollevarlo, perché se non amiamo il fratello che è sotto i nostri occhi, difficilmente
potremo amare un Dio invisibile.
Giovanni 13:34-35. Vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi
ho amato, anche voi amatevi gli uni gli altri. 35 Da questo conosceranno tutti che siete miei
discepoli, se avete amore gli uni per gli altri".
Vs. 9-10. Infatti questi comandamenti: "Non commettere adulterio, non uccidere,
non rubare, non dir falsa testimonianza, non desiderare", e se vi è qualche altro
comandamento, si riassumono tutti in questo: "Ama il tuo prossimo come te stesso".
10 L’amore non fa alcun male al prossimo; l’adempimento dunque della legge è
l’amore.
Sul ritorno di Cristo.
Paolo dice di svegliarci, perché attorno a noi sono evidenti i segni dell’imminente ritorno
di Cristo.
Vs. 11. E questo tanto più dobbiamo fare, conoscendo il tempo, perché è ormai ora
che ci svegliamo dal sonno, poiché la salvezza ci è ora più vicina di quando
credemmo.
Questa lettera è stata scritta circa 2000 anni fa, ma le esortazioni e i concetti in essa
contenuti sono attuali ancora oggi, e indirizzati ad ogni singolo credente; anzi, se a quel
tempo Paolo affermava che la salvezza era vicina, tanto più lo è oggi!
Per questo non dobbiamo lasciarci addormentare da Satana e darci da fare per il Signore in
questo momento.
Giacomo 4:13-14.
E ora a voi che dite: "Oggi o domani andremo nella tale città, e vi
dimoreremo un anno, commerceremo e guadagneremo", 14 mentre non sapete ciò che accadrà
l’indomani. Cos’è infatti la vostra vita? In verità essa è un vapore che appare per un po’ di tempo,
e poi svanisce.
Non dobbiamo pensare di avere davanti a noi ancora tanti anni da vivere; la nostra
certezza è l’oggi, e per questo va vissuto pienamente.
E’ vero che grazie alla nuova nascita siamo salvati, tuttavia dovremo rendere conto a Dio
di tutto il tempo che abbiamo sprecato e di tutte le opere che abbiamo compiuto: in base ad
esse riceveremo la ricompensa.
Vs. 12. La notte è avanzata e il giorno è vicino; gettiamo dunque via le opere delle
tenebre e indossiamo le armi della luce.
Se non parliamo di Gesù ai nostri conoscenti, sprechiamo del tempo, il quale svanisce
come un vapore. Dobbiamo scuoterci. Ogni giorno al telegiornale parlano di Israele, di
Gerusalemme, secondo le promesse di Dio circa gli ultimi tempi.
Zaccaria 12:2-3.
"Ecco, io farò di Gerusalemme, una coppa di stordimento per tutti i popoli
circostanti; verranno pure contro Giuda, quando cingeranno d’assedio Gerusalemme. 3 In quel
giorno avverrà che io farò di Gerusalemme una pietra pesante per tutti i popoli; tutti quelli che se
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la caricheranno addosso saranno interamente fatti a pezzi, anche se tutte le nazioni della terra
fossero radunate contro di lei.
Questa profezia è stata scritta migliaia di anni fa, eppure sembra la cronaca quotidiana dei
nostri telegiornali. Americani, palestinesi, israeliti, europei, stanno ideando dei piani di
pace attraverso l’ONU, eppure non è ancora possibile un accordo.
Infatti Dio aveva profetizzato che Gerusalemme sarebbe stata una coppa inebriante per
tutte le nazioni: questo è esattamente ciò che è sotto i nostri occhi. Un terzo di tutte le
deliberazioni dell’ONU, dalla sua costituzione ad oggi, riguarda i problemi di Israele, uno
stato piccolissimo rispetto al mondo, eppure così presente nella scena mondiale in tutto
l’arco della storia.
1 Tessalonicesi 4:13-5:1-11. Ora, fratelli, non vogliamo che siate nell’ignoranza riguardo a
quelli che dormono(è un modo figurato per indicare coloro che sono morti), affinché non
siate contristati come gli altri che non hanno speranza.
Le persone hanno paura di fronte ad avvenimenti che non riescono a spiegarsi:terremoti, la
sars, il tempo meteorologico che sembra impazzito rispetto al passato…I credenti, invece,
sanno di dover guardare a Dio, ossia alla loro speranza per l’eternità. Gesù ha detto che di
fronte a tali fatti inspiegabili è necessario guardare verso l’alto, perché la redenzione del
credente è vicina. Non è tempo di dormire o di scoraggiarsi, bensì è il momento di
guardare a Dio e dirgli di tornare presto.
14 Infatti, se crediamo che Gesù è morto ed è risuscitato, crediamo pure che Dio condurrà con
lui, per mezzo di Gesù, quelli che si sono addormentati. 15 Ora vi diciamo questo per parola del
Signore: noi viventi, che saremo rimasti fino alla venuta del Signore, non precederemo coloro
che si sono addormentati 16 perché il Signore stesso con un potente comando, con voce di
arcangelo e con la tromba di Dio discenderà dal cielo, e quelli che sono morti in Cristo
risusciteranno per primi; 17 poi noi viventi, che saremo rimasti saremo rapiti assieme a loro
sulle nuvole, per incontrare il Signore nell’aria; così saremo sempre col Signore. 18 Consolatevi
dunque gli uni gli altri con queste parole.
La Bibbia insegna chiaramente che il nostro futuro è in cielo con Dio, e questo deve essere
per noi fonte di consolazione.
1 Ora, quanto ai tempi e alle stagioni, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva, 2 poiché voi
stessi sapete molto bene che il giorno del Signore verrà come un ladro di notte. 3 Quando infatti
diranno: "Pace e sicurezza", allora una subitanea rovina cadrà loro addosso, come le doglie di
parto alla donna incinta e non scamperanno affatto. 4 Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre,
così che quel giorno vi sorprenda come un ladro.
Il giorno del Signore arriverà all’improvviso per i non convertiti, mentre i credenti saranno
preparati a tale evento, essendo stati aperti loro gli occhi dalla rivelazione di Dio. Nessuno
conosce il giorno e l’ora del ritorno di Cristo, tuttavia la Bibbia ci rende eruditi circa i
segni che precederanno tale fatto.
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Voi tutti siete figli della luce e figli del giorno; noi non siamo della notte né delle tenebre. 6
Perciò non dormiamo come gli altri, ma vegliamo e siamo sobri. 7 Infatti coloro che dormono,
dormono di notte, e coloro che s’inebriano, s’inebriano di notte. 8 Ma noi, poiché siamo del
giorno, siamo sobri, avendo rivestito la corazza della fede e dell’amore, e preso per elmo la
speranza della salvezza. 9 Poiché Dio non ci ha destinati all’ira, ma ad ottenere salvezza per
mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, 10 il quale è morto per noi perché, sia che vegliamo sia
che dormiamo, viviamo insieme con lui. 11 Perciò consolatevi gli uni gli altri ed edificatevi l’un
l’altro, come già fate.
Paolo ci incita a vegliare, prendendo tale impegno davanti a Dio.
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Il vs 12 può essere inteso metaforicamente come la fine imminente del regno delle tenebre
e del dominio di Satana, soppiantato per l’eternità dall’avvento di quello della giustizia di
Cristo. Per questo siamo esortati a liberarci dai domini della carne, perché il suo tempo è
alla fine, e a consacrare il nostro tempo e la nostra vita a Dio e alla preghiera.
Vs. 13. Camminiamo onestamente, come di giorno, non in gozzoviglie ed ebbrezze,
non in immoralità e sensualità, non in contese ed invidie.
Il mondo di oggi è molto immorale, ma da queste cose dobbiamo difenderci.
Vs. 14. Ma siate rivestiti del Signor Gesù Cristo e non abbiate cura della carne per
soddisfarne le sue concupiscenze.
Questa è la chiave che ci porta ad una vita di santità, di vittoria, di gioia, di pace, a
rivestirci totalmente di Gesù Cristo, al fine di dichiarare come Paolo di non essere più noi
che viviamo, ma Cristo in noi; Egli comanda la nostra vita e la conduce.
Spogliamoci delle opere delle tenebre e della nostra carnalità, in quanto essa è in antitesi
con lo Spirito che vive in noi.
Non prendersi cura della carne vuol dire non darle spazio, ossia evitare tutti quegli
atteggiamenti che possono farci cadere in tentazione. Genesi ci dice di separare anche
nella nostra vita ciò che è delle tenebre e ciò che appartiene a Dio, ponendo una linea di
demarcazione e sforzandoci di rispettarla. Infatti, se diamo a Satana anche un piccolo
spazio in noi, egli cercherà in tutti i modi di espandersi ed invadere aree della nostra vita
sempre più grandi. Prendiamo ogni giorno la nostra croce, ossia dedichiamo a Dio la
nostra esistenza e dichiariamo morta la nostra vecchia vita.
Il dominio della notte è quasi finito, il Signore sta tornando e deve trovarci pronti, svegli,
dediti alla comunione con Lui.
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Cap. 14.
La libertà cristiana.
Paolo godeva pienamente della libertà cristiana, staccato dai tabù e dalle inibizioni
spirituali. Riusciva a conformarsi al vivere giudaico tra gli ebrei, e con altrettanta facilità si
adattava alle usanze gentili quando viveva con loro. Ciò che maggiormente lo interessava
era la diffusione del vangelo e la conseguente salvezza delle anime umane.
Sapeva bene che molti altri cristiani non erano altrettanto emancipati quanto lui e che,
pertanto, andavano trattati con gentilezza. La fede di un cristiano può essere debole,
immatura o disinformata sotto molti aspetti; tuttavia, in quanto cristiano, deve essere
sempre accolto con amore e non spinto a sostenere discussioni su quegli aspetti della sua
vita che ancora non sono pervenuti a maturazione. Paolo tratta due argomenti sui quali i
cristiani contendevano sovente: il cibo e l’osservanza di alcuni giorni particolari. Infatti,
alcuni cristiani non si facevano alcuno scrupolo nel mangiare ogni specie di cibo, altri
rifiutavano di consumarne alcuni; alcuni cristiani consideravano tutti i giorni come
consacrati al Signore e uguali tra loro, altri affermavano che alcuni giorni siano più santi di
altri. Come comportarsi di fronte a persone che si scandalizzano di fronte ad alcuni
comportamenti? Paolo insegna a non disprezzare chi ancora è legato da certe tradizioni ed
invita a non disputare con essi. Infatti, ogni cristiano deve essere libero di fronte al
Signore.
Vs. 1. Or accogliete chi è debole nella fede, ma non per giudicare le sue opinioni.
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Paolo tratta argomenti pratici della vita comunitaria, attuali ancora oggi. Infatti, nelle
chiese affluiscono persone con usi, costumi e opinioni differenti, e per questo Paolo vuole
farci capire che è importante distinguere le cose peccaminose dalle semplici opinioni
umane. Nella chiesa primitiva i problemi erano dovuti essenzialmente alla convivenza tra
giudei e cristiani gentili, e quindi all’amalgamarsi di usanze differenti. Ad esempio, gli
ebrei potevano consumare solo determinati cibi, mentre altri erano proibiti (maiale, frutti
di mare…); i gentili italiani avevano usanze alimentari differenti e si sentivano liberi di
consumare qualunque cibo. Da qui l’insorgere di evidenti attriti.
Oggi accadono fatti analoghi: ci sono differenti modi di intendere il vestirsi, in alcuni
paesi del mondo i credenti non bevono alcolici, eccetera.
Qui Paolo ci dice chiaramente che si tratta solamente di opinioni umane, ma non
prescrizioni da parte di Dio. L’unica regola che Paolo consiglia di adottare è quella di
essere delle persone modeste, al fine di non attirare l’attenzione su noi stessi.
Pietro ha dato dei consigli (es. non intrecciare i capelli con l’oro…), ma non erano
comandamenti; egli, infatti, intendeva solo far comprendere come la bellezza esterna non
corrisponde alla santità, e che Dio non guarda alla nostra esteriorità, bensì al cuore
dell’uomo.
Quando Samuele doveva scegliere il re d’Israele, basava il proprio giudizio sull’aspetto
esteriore, ossia sulla prestanza fisica dei candidati. Al contrario, Dio sceglie Davide, un
fanciullo, il suo cuore era secondo la Sua volontà.
Pertanto non bisogna disprezzare coloro che hanno usanze differenti dalle nostre.
Vs. 2-3. L’uno crede di poter mangiare d’ogni cosa, mentre l’altro, che è debole,
mangia solo legumi. 3 Colui che mangia non disprezzi colui che non mangia, e colui
che non mangia non giudichi colui che mangia, poiché Dio lo ha accettato.
Nessuno è giudice degli altri, in quanto tale compito spetta unicamente a Dio. I cristiani
devono sapere di non essere più sotto la legge e che, pertanto, non esistono cibi puri ed
altri impuri. Coloro che sono ancora ligi al rispetto della legge di Mosè sono deboli, in
quanto soggetti ad una religiosità esteriore, basata sulle opere umane.
Vs. 4. Chi sei tu che giudichi il domestico altrui? Non sta a noi giudicare l’operato degli
altri, in quanto ognuno di noi è sottoposto a Dio, unico padrone e Signore. Siamo tutti
servi di Dio, l’unico che può emettere il giudizio. Il nostro unico compito è quello di
badare su noi stessi e sul nostro comportamento. Stia egli in piedi o cada, ciò riguarda il
suo proprio signore, ma sarà mantenuto saldo, perché Dio è capace di tenerlo in
piedi. Dio mantiene in piedi i propri figli, perché è preoccupato delle anime di ogni uomo.
Questo è il Suo compito ed Egli lo porterà a termine. L’uomo che giudica il fratello si
pone sullo stesso piano di Dio, volendo rivestirne il ruolo, e così facendo commette un
grave peccato. Questo comportamento, comunque, riguarda le opinioni personali e si
differenzia dal riprendere il fratello che pecca, fatto che fa parte della vita della chiesa.
Vs. 5-12. L’uno stima un giorno più dell’altro, e l’altro stima tutti i giorni uguali;
ciascuno sia pienamente convinto nella sua mente. 6 Chi ha riguardo al giorno, lo fa
per il Signore; chi non ha alcun riguardo al giorno lo fa per il Signore; chi mangia lo
fa per il Signore e rende grazie a Dio; e chi non mangia non mangia per il Signore e
rende grazie a Dio. 7 Nessuno di noi infatti vive per se stesso, e neppure muore per se
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stesso, 8 perché, se pure viviamo, viviamo per il Signore; e se moriamo, moriamo per
il Signore, dunque sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore. 9 Poiché a
questo fine Cristo è morto, è risuscitato ed è tornato in vita: per signoreggiare sui
morti e sui vivi. 10 Ora tu, perché giudichi il tuo fratello? O perché disprezzi il tuo
fratello? Poiché tutti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo. 11 Sta
infatti scritto: "Come io vivo, dice il Signore, ogni ginocchio si piegherà davanti a me
e ogni lingua darà gloria a Dio". 12 Così dunque ognuno di noi renderà conto di se
stesso a Dio.
Ogni cristiano deve rendere conto solamente a Cristo circa le proprie azioni.
Questo versetto riguarda il rispetto per il sabato ed è inerente un’opinione. Galati 5
afferma chiaramente che la salvezza viene per la grazia di Dio e non per l’osservanza della
legge.
Gal. 5:1-6. State dunque saldi nella libertà con la quale Cristo ci ha liberati, e non siate di
nuovo ridotti sotto il giogo della schiavitù. 2 Ecco, io, Paolo, vi dico che se vi fate circoncidere,
Cristo non vi gioverà nulla. 3 E daccapo attesto ad ogni uomo che si fa circoncidere che egli è
obbligato ad osservare tutta la legge. Se rispettiamo l’osservanza del sabato, dobbiamo
anche osservare ogni punto della Bibbia. 4 Voi, che cercate di essere giustificati mediante la
legge, vi siete separati da Cristo; siete scaduti dalla grazia. Entrare nel legalismo significa
separarci da Cristo.5 Noi infatti in Spirito, mediante la fede, aspettiamo la speranza della
giustizia, 6 poiché in Cristo Gesù né la circoncisione, né l’incirconcisione hanno alcun valore,
ma la fede che opera mediante l’amore. Il rispetto della legge non ha più alcun valore per
Dio.
Colossesi 2:16-23.
Nessuno dunque vi giudichi per cibi o bevande, o rispetto a feste, a
noviluni o ai sabati; 17 queste cose sono ombra di quelle che devono venire; ma il corpo è di
Cristo. 18 Nessuno vi derubi del premio con un pretesto di umiltà e di culto degli angeli,
fondandosi su cose che non ha visto, essendo temerariamente gonfio a motivo della sua mente
carnale 19 e non attenendosi al capo, da cui tutto il corpo, ben nutrito e tenuto insieme mediante
le giunture e le articolazioni cresce con l’accrescimento che viene da Dio. 20 Se dunque siete
morti con Cristo agli elementi del mondo, perché vi sottoponete a dei precetti come se viveste
nel mondo, quali: 21 "Non toccare, non assaggiare, non maneggiare", 22 tutte cose che
periscono con l’uso, secondo i comandamenti e le dottrine degli uomini? 23 Queste cose hanno
sì qualche apparenza di sapienza nella religiosità volontariamente scelta, nella falsa umiltà e nel
trattamento duro del corpo, ma non hanno alcun valore contro le intemperanze carnali.
Tutte queste cose sembrano spirituali, hanno una facciata, ma non hanno alcun valore per
Dio. L’osservanza della legge comporta una lunga serie di obblighi, mentre l’opera di
Cristo ha portato il riposo per i credenti, stabilendo che le cose vecchie sono passate. Il
segreto della vera santità è quello di riposare giornalmente in Cristo, permettendogli di
agire nella nostra vita.
I limiti della libertà.
Vs. 13-14. Perciò non giudichiamo più gli uni gli altri ma piuttosto giudicate questo:
di non porre intoppo o scandalo al fratello. 14 Io so e sono persuaso nel Signore
Gesù, che nessuna cosa è immonda in se stessa, ma chi stima qualche cosa immonda,
per lui è immonda.
Anche Cristo ha espresso lo stesso concetto, affermando che non è ciò che entra nella
bocca dell’uomo che può contaminarlo, bensì ciò che esce da essa (invidia, omicidio,
sparlare…).
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Vs. 15-19. Ma se tuo fratello è contristato a motivo di un cibo, tu non cammini più
secondo amore; non far perire col tuo cibo colui per il quale Cristo è morto. 16 Perciò
quel che per voi è bene non diventi motivo di biasimo 17 poiché il regno di Dio non è
mangiare e bere, ma giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo. 18 Infatti chi serve
Cristo in queste cose è gradito a Dio e approvato dagli uomini. 19 Perseguiamo
dunque le cose che contribuiscono alla pace e alla edificazione reciproca.
Spesso le chiese perdono tempo in disquisizioni circa delle sciocchezze (uso del velo…),
mentre sarebbe molto più saggio impiegarlo per l’evangelizzazione delle persone che
stanno perendo.
La questione del cibo era molto viva nelle chiese cristiane antiche, in quanto i giudei
asserivano che alcuni cibi fossero proibiti o che, per essere consumati, dovevano essere
sottoposti a determinati trattamenti (es. far scolare tutto il sangue dagli animali uccisi).
Pertanto Paolo suggerisce ai gentili di porre qualche limite alla propria libertà, al fine di
mantenere l’unione con i fratelli giudei.
Vs. 20-21. Non distruggere l’opera di Dio per il cibo; certo, tutte le cose sono pure,
ma è sbagliato quando uno mangia qualcosa che è occasione di peccato. 21 E’ bene
non mangiare carne, né bere vino, né fare cosa alcuna che porti tuo fratello a
inciampare o ad essere scandalizzato o essere indebolito.
L’unico motivo del nostro agire deve essere l’amore per i fratelli.
Vs. 22-23. Hai tu fede? Tienila per te stesso davanti a Dio; beato chi non condanna se
stesso in ciò che approva. 23 Ma colui che sta in dubbio, se mangia è condannato,
perché non mangia con fede; or tutto ciò che non viene da fede è peccato.
Chi compie un’azione per la quale la propria coscienza è a disagio, si sente condannato e
prova un senso di colpa, in quanto non è convinto del suo agire. Colui, invece, che fa
qualcosa che ritiene giusta e positiva, lo fa per fede.
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