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STORICA
Anno
10
Mese
mag
Tipol.
sto
AYEN PEREZ ANDRES
Titolo
Geroglifici segni della vita
In molte civiltà la scrittura nacque a scopi contabili e amministrativi, in Egitto invece comparve e si
sviluppò soprattutto come manifestazione del pensiero degli dei. Scrivere era l’attività sociale più
elevata e sacrale poiché la vita si identificava nella parola divina.
In una delle sale egizie del British Museum di Londra, si trova esposto un reperto particolare: un blocco di granito
rettangolare , con un foro centrale da cui partono undici scanalature incise nella pietra intorno alle quali compaiono
decine di geroglifici. Ritrovato nel 1805 dal Lord dell’Ammiragliato britannico George John conte di Spencer, fu donato
da questi al museo, ma il contenuto del blocco poté essere ricostruito soltanto dopo circa un secolo , nel 1901 grazie alla
decifrazione della scrittura geroglifica compiuta intorno al 1821 da Jean-Francois Champollion.
Il foro centrale e le scanalature mostrano chiaramente chela stele venne usata come pietra per un mulino nel periodo
successivo alla sua creazione è avvenuta nell’epoca del Faraone Shabaka (circa 716-702 a.C.), re della XXV dinastia. Fu il
sovrano a ordinare di scrivere quei geroglifici che deteriorati dal tempo e dall’uso, raccontano la creazione del mondo
per opera di Ptah, il grande Dio di Menfi.
La pietra di Shabaka è uno dei documenti più illuminanti sul carattere sacro della scrittura presso gli antichi Egizi.
Possiamo infatti leggervi che “Secondo il pensiero del cuore di Ptah e secondo le parole della lingua di Ptah, gli innocenti
sono liberati e i colpevoli castigati, la vita è concessa ai puri di cuore mentre agli stolti la morte. Seguendo il pensiero
del cuore di Ptah e le parole della lingua di Ptah, sorsero tutte le arti e furono create tutte le professioni”.
La parole, secondo il popolo del Nilo, è pertanto il mezzo di cui la divinità di avvale nella sua attività creatrice. Ptah
concepisce le cose pensandole nel suo cuore, che per gli Egizi era l’organo dell’intelletto e pronunciandole con la bocca.
Il cuore “pensa” il concetto, la forma; la lingua, nell’esprimere i concetti, infonde loro “la vita”.
La pietra di Shabaka