via. Chi contesterebbe che per una intelligenza avvertita, una tale rappresentazione immaginifica, sensibile, visiva possegga una potenza di evocazione molto più forte che una semplice enumerazione di qualità astratte? Che tipo di visione abbiamo di fronte? Senza negare la realtà della visione, gli elementi sono simboli che interpretano e allo stesso tempo sono da interpretare alla luce dell’Antico Testamento. Alla base sta soprattutto la visione dell’angelo Gabriele in Dan 10,4-6.8ss. In Apocalisse la visione riguarda il Cristo glorificato che è l’onnipotente maestà divina personificata. Non temere! Io sono il Vivente Ap 1,1-20 Il contesto liturgico/ la presenza del Signore fase di appropriazione Se uno prende la sequenza rituale, vede che l’eucaristia è un gioco comunicativo che ha lo scopo di condurre alla visione e poi di generare il percorso inverso, dalla visione alla comunicazione. La comunicazione attraverso parole ha lo scopo di aguzzare la capacità di leggere i segni che vengono proposti. Ma i segni aprono su una presenza e provocano una visione. L’eucaristia è quindi una comunicazione che porta alla visione, ma la visione è tale che rimette in grado di comunicare, ci riconsegna messaggi e parole da comunicare. In riferimento anche alla lettera pastorale del Vescovo Un solo pane, un unico corpo, proviamo a descrivere cosa avviene in una liturgia eucaristica Cosa manca alle nostre celebrazioni perché siano “apocalittiche” Che cosa nelle nostre celebrazioni ricorda questo contesto dell’apocalisse Guida: 1 Rivelazione di Gesù Cristo: Dio gliela diede in dono per far vedere ai suoi servitori il senso dei fatti che devono accadere presto. 2 Espresse tutto questo in simboli inviando il suo messaggio, attraverso il suo angelo, al suo servitore Giovanni, che testimoniò la parola rivoltagli da Dio e la testimonianza già resa da Gesù Cristo in tutto quello che vide. 3Beato colui che legge e coloro che ascoltano le parole di. questa profezia e mantengono vive le cose che sono scritte in essa: il tempo infatti arriva presto 4 Giovanni alle sette chiese che sono nell'Asia Lettore: Grazia a voi e pace da parte di Colui che è ed era e viene e da parte dei sette spiriti che stanno davanti al suo trono 5 e da parte di Gesù Cristo il testimone fedele, il primogenito dei morti, il dominatore dei re della terra. Assemblea: A colui che ci ama e ci sciolse dai nostri peccati per mezzo del suo sangue 6e ci diede una responsabilità regale, ci fece sacerdoti a Dio e Padre suo, a lui la gloria e la forza per i secoli dei secoli. Amen. Lettore: 7 Ecco: verrà con le nubi e ogni occhio lo vedrà, anche coloro che lo avranno trafitto e piangeranno su di lui tutte le tribù della terra. Assemblea: Sì, Amen! Lettore: 8 Io sono l’a e la zeta – dice il Signore Dio – Colui che è e che era e che viene, l’onnipotente. Guida: preghiamo insieme: Gesù, manifestati a noi! Noi siamo certi, Gesù, che tu ti manifesti alla tua chiesa: che ti manifesti a questa tua chiesa perché noi non siamo i primi discepoli. La manifestazione tua a loro è molto utile per noi che la riceviamo attraverso la tradizione e il magistero: tuttavia noi stessi abbiamo bisogno di una qualche tua manifestazione. Signore, non basta che ti manifesti a me, che tu ti manifesti solo a me, ma a noi come comunità, come discepoli che ti cercano in questo mare, in queste burrasche e tempeste, che non ci permettono mai di assestarci perché dopo un'onda ne viene un'altra, dopo un colpo ecco subito un altro. A questa tua chiesa che ti cerca con insistenza e ti vuole vedere nelle ombre della notte, noi ti preghiamo: manifestati, Signore. A questa tua chiesa che ti vuole testimoniare nella forza dell'oggi e che sente di mancare del coraggio e della luce necessari: manifestati, Signore. Ap. 1,9-20 Io, Giovanni, vostro fratello e compagno nella tribolazione, nel regno e nella perseveranza in Gesù, mi trovavo nell'isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza di Gesù. 1OFui preso dallo Spirito nel giorno del Signore e udii dietro di me una voce potente, come di tromba, che diceva: 11 “Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette chiese: a Èfeso, a Smirne, a Pèrgamo, a Tiàtira, a Sardi, a Filadèlfia e a Laodicèa". 12 Mi voltai per vedere la voce che parlava con me, e appena voltato vidi sette candelabri d'oro 13 e, in mezzo ai candelabri, uno simile a un Figlio d'uomo, con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d'oro. 14 I capelli del suo capo erano candidi, simili a lana candida come neve. I suoi occhi erano come fiamma di fuoco. 15 I piedi avevano l'aspetto del bronzo splendente, purificato nel crogiuolo. La sua voce era simile al fragore di grandi acque. 16 Teneva nella sua destra sette stelle e dalla bocca usciva una spada affilata, a doppio taglio, e il suo volto era come il sole quando splende in tutta la sua forza. 17 Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la sua destra, disse: "Non temere! Io sono il Primo e l'Ultimo, 18 e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi. 9 Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle presenti e quelle che devono accadere in seguito. 20 Il senso nascosto delle sette stelle, che hai visto nella mia destra, e dei sette candelabri d'oro è questo: le sette stelle sono gli angeli delle sette chiese, e i sette candelabri sono le sette chiese. 19 COMMENTO 1,9-20. La narrazione si sviluppa in tre momenti: nel primo viene descritta la condizione personale ed ecclesiale di Giovanni come contesto della visione (vv. 9-11); nel secondo si descrive la visione del Signore in termini simbolici (vv. 12-16); nel terzo si riporta il dialogo del Signore con Giovanni (vv. 17-20). L’esperienza della visione è introdotta e conclusa dall’invito a scrivere alle chiese ciò che sarà rivelato (vv. 11.19). Rappresenta quindi la sorgente del ministero profetico di Giovanni. 1,9-11. Incarico di scrivere il libro. Tribolazione: potrebbe indicare una persecuzione in atto. Patmos: in esilio? 1,12-20. Il Dio, Signore della chiesa. Come interpretare le immagini? Bisogna dire che spesso il Veggente suppone che il lettore sia al corrente del valore simbolico che attribuisce alle cose, in virtù di tutto un linguaggio convenzionale che ci sfugge in parte adesso, o che noi dobbiamo ritrovare attraverso uno studio minuzioso; ma tale linguaggio non doveva essere sconosciuto ai circoli dei fedeli ai quali il messaggio apocalittico era indirizzato. Prendiamo la visione del Figlio dell’Uomo in Ap 1,13.16. Oggi per spiegare le prerogative di questo essere misterioso, si procederebbe con l’enumerazione di qualità astratte: riunisce nella sua persona la dignità sacerdotale e il potere regale; è dotato di una scienza perfetta, capace di «sondare i reni e il cuore», ecc. L’autore dell’Apocalisse preferisce dare una descrizione visiva del Figlio dell’Uomo: ogni dettagIio del suo abbigliamento e della sua persona corrispondono a una prerogativa precisa, secondo una simbologia che ci è possibile ritrovare nel confronto con aItri testi dell’Antico Testamento o con apocrifi: la dignità sacerdotale è evocata dalla lunga veste, il potere regale dalla cintura d’oro, i capelli bianchi simbolizzano la sua eternità, l’ardore dei suoi occhi evoca la sua conoscenza perfetta (o anche la sua collera), e i piedi di bronzo la sua stabilità. Le sette stelle, si è visto, rappresentano gli angeli delle chiese, ma se il Figlio dell’Uomo le ha nella mano destra, ciò significa che le tiene nella sua potenza, essendo la mano il simbolo della potenza per tutto il mondo orientale. Infine, la spada affilata che esce dalla sua bocca non è altro che i decreti emessi contro i fedeli che si sono allontanati dalla retta