GUARDA, IO FACCIO NUOVE TUTTE LE COSE!
Itinerario formativo mensile – L’Apocalisse
Tutto questo io vidi nel giorno del Signore!
1. ASCOLTO
La Parola
(Ap 1, 1- 20)
1Rivelazione
di Gesù Cristo che Dio gli diede per render noto ai suoi servi le cose che
devono presto accadere, e che egli manifestò inviando il suo angelo al suo servo
Giovanni. 2Questi attesta la parola di Dio e la testimonianza di Gesù Cristo, riferendo ciò
che ha visto. 3Beato chi legge e beati coloro che ascoltano le parole di questa profezia e
mettono in pratica le cose che vi sono scritte. Perché il tempo è vicino.
4Giovanni alle sette Chiese che sono in Asia: grazia a voi e pace da Colui che è, che
era e che viene, dai sette spiriti che stanno davanti al suo trono, 5e da Gesù Cristo, il
testimone fedele, il primogenito dei morti e il principe dei re della terra.
A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, 6che ha fatto di
noi un regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei
secoli. Amen.
7Ecco,
viene sulle nubi e ognuno lo vedrà;
anche quelli che lo trafissero
e tutte le nazioni della terra si batteranno per lui il petto.
Sì, Amen!
8Io sono l'Alfa e l'Omega, dice il Signore Dio, Colui che è, che era e che viene,
l'Onnipotente!
9Io, Giovanni, vostro fratello e vostro compagno nella tribolazione, nel regno e nella
costanza in Gesù, mi trovavo nell'isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e
della testimonianza resa a Gesù. 10Rapito in estasi, nel giorno del Signore, udii dietro di
me una voce potente, come di tromba, che diceva: 11Quello che vedi, scrivilo in un libro e
mandalo alle sette Chiese: a Èfeso, a Smirne, a Pèrgamo, a Tiàtira, a Sardi, a Filadèlfia e
a Laodicèa. 12Ora, come mi voltai per vedere chi fosse colui che mi parlava, vidi sette
candelabri d'oro 13e in mezzo ai candelabri c'era uno simile a figlio di uomo, con un abito
lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d'oro. 14I capelli della testa erano candidi,
simili a lana candida, come neve. Aveva gli occhi fiammeggianti come fuoco, 15i piedi
avevano l'aspetto del bronzo splendente purificato nel crogiuolo. La voce era simile al
fragore di grandi acque. 16Nella destra teneva sette stelle, dalla bocca gli usciva una
spada affilata a doppio taglio e il suo volto somigliava al sole quando splende in tutta la
sua forza.
17Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la destra,
mi disse: Non temere! Io sono il Primo e l'Ultimo 18e il Vivente. Io ero morto, ma ora vivo
per sempre e ho potere sopra la morte e sopra gli inferi. 19Scrivi dunque le cose che hai
visto, quelle che sono e quelle che accadranno dopo. 20Questo è il senso recondito delle
sette stelle che hai visto nella mia destra e dei sette candelabri d'oro, eccolo: le sette stelle
sono gli angeli delle sette Chiese e le sette lampade sono le sette Chiese.
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Itinerario formativo mensile – L’Apocalisse
Per la lectio
L’Apocalisse è un messaggio di consolazione indirizzato a credenti messi alla prova, a
qualcuno che sta male, perché sia aiutato a discernere la sua vicenda, scoprendo che la potenza
gloriosa di Dio viene, si rivela vittoriosa. Proprio qui sta il contenuto essenziale del messaggio
apocalittico: il Signore si rivela, l’Apocalisse è svelamento di lui, Signore vittorioso della storia
umana; tutta la creazione a lui appartiene, a lui ritorna. I credenti hanno bisogno di essere
interpellati attraverso immagini, ricordi, richiami che in qualche modo toccano la sensibilità.
Giovanni scrive l’Apocalisse nel tempo di persecuzione. Egli vede. La storia è determinata
dalla signoria di Colui che è disceso e risalito. L’Apocalisse in questo senso indica un futuro già
iniziato e realizzato. Per questo è un libro da fare, sempre di nuovo da ciascuna generazione. Oggi
può diventare il nostro compito.
L’Apocalisse si apre con una visione, seguita da molte altre: è il libro di chi vede dentro la
storia l’ “oltre”, quel futuro che già lo definisce e lo illumina.
Questa visione sorprende Giovanni nel giorno del Kyrios, durante il quale si celebra
l’Eucaristia, memoriale della Pasqua del Signore. La comunità cristiana radunata per l’Eucaristia è
il luogo dell’ascolto, del discernimento e della visione: frequentandola i cristiani possono diventare
uomini e donne capaci di visioni nelle contraddizioni della storia. E’ quello che poi avviene quasi
ininterrottamente nel corso della storia per il popolo dei credenti; gli uomini nella varietà delle loro
situazioni sono schiacciati, oppressi, tentati, condizionati in tanti e tanti modi, eppure: io vidi il
Signore.
"Scrivi per le chiese". Il Signore vivente si muove attraverso la Chiesa, ha in mano la Chiesa, è
il suo luogo sacramentale, è il sacramento della sua Pasqua di morte e di resurrezione. La signoria
del Figlio dell’uomo, che riguarda tutta la creazione, che coinvolge tutto lo svolgimento della storia
umana, si manifesta mediante il luogo sacramentale che è la Chiesa. Nei capp. 2-3 troviamo una
serie di sette lettere, tante quante sono le chiese destinatarie di questo messaggio. Il Signore vivente
scrive alla Chiesa, parla alla sua Chiesa, conversa con la sua Chiesa. Sono sette lettere perché sono
sette chiese, ciascuna in situazione diversa.
Le sette lettere colgono le chiese nel loro impegno d’evangelizzazione e nello stesso tempo
costituiscono un richiamo, interpellano, mettono in discussione. Di questo parla il Signore con la
sua Chiesa. L'impegno dell'annuncio del Vangelo non è impostato in rapporto ad un modo d’essere
o di operare della Chiesa nel mondo, ma è in rapporto alla relazione diretta, d’intimità, di
comunione, d’amore, intenso, appassionato tra il Signore e la sua Chiesa.
2. DISCERNIMENTO
- Dinanzi al male radicale che sembra prendere il sopravvento, si pensi per tutti al terrorismo
e alla mentalità di guerra, prevalgono letture pessimistiche e senza speranza. Possiamo
discernere questa tendenza anche nella comunità cristiana e vocazionale.
- Registriamo intorno a noi e in noi un gran deficit di speranza: pensiamo alla politica e al
sociale. Il credente che vede il Signore nella sua azione nella storia, alimenta la speranza
attraverso uno sguardo contemplativo. La vita secondo il Vangelo di chi si consacra al
Regno è chiamata ad irradiare questa visione in una vita e in una carne trasformate. La
speranza cristiana non è chiamata a valorizzare il sacro, ma a tenere desta un’attesa certa, la
destinazione d’ogni frammento di vita all’intero dei cieli nuovi e terra nuova.
- Quello che giudica la Chiesa e la comunità vocazionale non è “un modo di essere o di
operare nel mondo”, ma la relazione diretta, di intimità, di comunione, di amore, intenso,
appassionato tra il Signore e la sua Chiesa. La radicalità della secolarità è possibile se è
radicale il rapporto con il Signore dentro la storia.
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Itinerario formativo mensile – L’Apocalisse
3. VISIONE
Il giorno del Signore è il tempo della visione, dell’interpretazione nuova della nostra storia
dall’interno dell’Eucaristia. La liturgia è, infatti, lo spazio in cui l’ascolto, il discernimento e la
visione dispongono ad accogliere il Mistero. Lì non sei tu che agisci, la speranza non dipende
dai tuoi sforzi, ma dalla presenza del Mistero, che si dà sempre come assente, perché lo
cerchiamo senza sosta.
L’ascolto è indispensabile perché l’Eucaristia porti frutto.
«La nostra parola, spesso, si accontenta di ripetere delle lezioni imparate: ci nascondiamo
dietro le parole che bisogna dire, ci diffondiamo in discorsi credendo che così esisteremo davanti a
Dio e agli altri… I nostri discorsi stancano, le nostre parole s’incrociano senza raggiungere nessuno
perché nessuno le dice veramente. Siamo divisi interiormente e abbiamo paura di esporci: la
comunicazione non è facile.
Essa suppone che noi siamo qualcuno e che accettiamo d’essere quello che siamo, con umiltà
e verità, con semplicità. Senza questo siamo condannati alla doppiezza…: noi trascorriamo la nostra
vita a scoprire ciò che siamo e a passare dalla doppiezza alla semplicità. Ed è per questo che la
nostra parola si arricchisce del peso della nostra esperienza e si semplifica, prendendo il peso della
carne e del sangue»
(Pierre Claverie, Dare la propria vita, Bologna 2005, 38-39).