Antisettici PRATICHE ANTIBATTERICHE

Antisettici
PRATICHE ANTIBATTERICHE
- PULIZIA
Rimozione meccanica dello sporco da superfici, oggetti, cute e mucose
- DISINFEZIONE
Uccisione dei germi su cute integra (es. Eseguita prima dell'intervento)
Puo’ essere: continua, periodica, occasionale, terminale
- STERILIZZAZIONE
Processo tendente a distruggere con mezzi fisici o chimici, i microrganismi patogeni e non,
comprese le spore, presenti su un determinato substrato
- ASEPSI
Serie di tecniche e provvedimenti per evitare che dei germi giungano a contatto con una
ferita. Ottenibile non solo in ambienti sterili come la sala operatoria ma anche in sale di
medicazione, stanze di ospedale o a domicilio.
Per asepsi si intende anche procedimenti intesi ad impedire la contaminazione di un
substrato sterile.
*ASEPSI CHIRURGICA: Facilitare i processi di guarigione delle ferite impedendo l’immissione
nell’organismo di microrganismi.
*ASEPSI MEDICA: Eliminazione microbica associata alle malattie infettive.
- ANTISEPSI
Uccisione dei germi su una ferita, necessaria in caso di segni clinicamente evidenti di
infezione.
Procedimenti intesi ad impedire la moltiplicazione batterica in un determinato substrato,
detta anche batteriostasi. Si ottiene con la disinfezione chimica della cute e delle mucose
TECNICHE ASETTICHE
Atti che limitano i microrganismi nell’ambiente, sullo strumentario, sulle apparecchiature o
che impediscono alla normale flora batterica di contaminare una ferita chirurgica.
DETERGENTI
Il detergente è una sostanza impiegata per allontanare lo sporco da una superficie solida e,
di conseguenza, anche parte dei microrganismi.
TIPI DI UTILIZZAZIONE
- Igiene della cute
i detergenti utilizzati per la cute devono essere efficaci, ipoallergici, idratanti, non
eccessivamente aggressivi né troppo profumati.
- Pulizia degli ambienti e delle superfici
I detergenti utilizzati sono generalmente più aggressivi e, se usati su substrati viventi,
possono provocare fenomeni irritativi o allergici.
DISINFETTANTI
Il disinfettante è una sostanza che riduce il rischio di infezione operando una distruzione sui
microrganismi patogeni e potenzialmente tali.
ANTISETTICO
L’antisettico è una sostanza con proprietà disinfettante utilizzata su substrati viventi quali
la cute e le mucose.
CRITERI DI SCELTA
L’antisettico ideale:
- ha ampio spettro microbico
- non viene inattivato da materiale organico o batterico
- non induce a resistenza
- non è tossico
- non provoca allergie
- non provoca dolore
- è velocemente eliminabile se assorbito
- non contrasta la rigenerazione tessutale
- efficace nella lesione
- è economico
FATTORI CHE NE INFLUENZANO L’ATTIVITA’
Tempo di contatto
PH
Temperatura
Tipo solvente
Carica batterica
Resistenza batteriche
Presenza di sostanze inattivanti
Conformazione e natura del materiale
Contaminazione
Impiego della sostanza oltre la data di scadenza
Utilizzo per scopo diverso.
PRINCIPI ATTIVI
ALCOLI
Di questo gruppo vengono utilizzati come disinfettanti solo l’alcol etilico e l’isopropilico.
- Agiscono rapidamente uccidendo batteri sia Gram – e Gram + e virus lipofili.
- Sono poco irritanti
- Viene diminuita la loro efficacia se sono messi a contatto con le sostanze organiche.
Indicazioni:
- Disinfezione della cute
- Disinfezione del diaframma dei flaconi dei farmaci
- Disinfezione dei termometri.
COMPOSTI DELL’ARGENTO
- Nitrato d’ argento
in soluzione acquosa allo 0,5 % è ampiamente usato nella prevenzione delle infezioni nelle
gravi ustioni. In forma solida può essere applicato per la cauterizzazioni delle ferite.
- Argento sulfadiazina
ha una buona attività antibatterica su Gram + e Gram – e viene utilizzato sottoforma di
pomata per le profilassi delle infezioni nelle ustioni di 2 °e 3 ° grado.
FENOLI
Sono attivi sui Gram + e Gram - , sui miceti e su alcuni virus, non sono efficaci sulle spore,
sono irritanti e addirittura tossici.
Indicazioni:
Sono adatti per la disinfezione di superfici e di materiale sanitario che non debbano essere
posti a stretto contatto con cute e mucose.
COMPOSTI DEL CLORO
Sono attivi in breve tempo su batteri, sui virus, miceti e protozoi.
L’azione delle sostanze a base di cloro è influenzata da alcuni fattori: concentrazione, ph,
temperatura, presenza di materiale organico ed ammoniaca.
Si distinguono in:
- ipoclorito di sodio
è il principio di tutte le candeggine e della soluzione MILTON. Essendo irritante per le
mucose e la cute , non può essere usato per l’antisepsi.
- cloro elettrolitico
è impiegato per l’antisepsi di cute e ferite in quanto risulta essere il composto di cloro meno
irritante. A concentrazioni maggiori può essere usato come disinfettante (ad es. AMUCHINA)
- cloramine
hanno una azione lenta e prolungata e il loro impiego è per la potabilizzazione dell’acqua.
Non sono irritanti se oppurtunatamente diluite possono essere utilizzate come antisettico su
cute e mucose. ( ad es. EUCLORINA)
CLOREXIDINA
Battericida ad ampio spettro d’azione nei confronti di batteri Gram + e gram -. Inibisce i
bacilli acidi – resistenti e, in alcuni casi e in particolari condizioni, risulta efficace anche su
miceti e virus.
Esercita un’azione rapida e persistente che può essere batteriostatica oppure battericida.
Il principio attivo è neurotossico e ne è quindi proscritto l’utilizzo per l’antisepsi cutanea
negli interventi sull’encefalo, sulle meningi e sull’orecchio medio.
FORMALDEIDE
È un disinfettante a largo spettro d’azione e, a concentrazioni e tempi opportuni diventa
sporicida. L’uso in ambito ospedaliero è limitato vista l’alta tossicità per i tessuti, l’azione
irritante dei vapori e la possibile cancerogenicità.
Indicazioni:
In soluzione acquosa al 37 – 40 % è utilizzata per il fissaggio di campioni istologici (formalina)
GLUTARALDEIDE
Ha una efficace azione antibatterica; è attiva su miceti, virus e miobatterio tubercolare ed
è sporicida ad alto livello. La soluzione è molto irritante per le mucose, per le vie
respiratorie e per la congiuntiva; è più tollerata dalla cute, anche se può dare irritazioni.
Indicazioni:
Per la disinfezione e la sterilizzazione ( ad opportune concentrazioni e tempi di esposizione)
di strumenti endoscopici a fibre ottiche, strumentario chirurgico ed attrezzature in plastica
e gomma.
COMPOSTI DELLO IODIO
Agiscono nei confronti dei gram + e gram – e virus.
Le soluzioni contenenti Iodio sono poco irritanti e tossiche anche se, raramente, possono
causare fenomeni di sensibilizzazione
Le soluzioni sono fotosensibili
Lo Iodio in soluzioni differenti può servire sia come disinfettante che come antisettico.
Le soluzioni a base di iodio si distinguono in:
- soluzioni acquose (es.: LUGOL)
vengono utilizzati per la sepsi di piccole ferite o escoriazioni e sono poco irritanti
- soluzioni idroalcoliche (es.: TINTURA di IODIO)
sono adatte per l’antisepsi della cute integra e possono essere estremamente irritanti.
- Idofori (es.:Povidone di Iodio)
sono attualmente i preparati d’elezione per l’antisepsi della cute integra o lesionata.
Sono molto poco irritanti e, con l’aggiunta di tensioattivi, gi iodofori possono essere
utilizzati per la disinfezione di presidi medico- chirurgici e per l’igiene di ambienti e
superfici (BETADINE)
PEROSSIDO DI IDROGENO (ACQUA OSSIGENATA)
L’applicazione del perossido di idrogeno sui tessuti fa liberare ossigeno attivo che provoca
nei confronti di diverse componenti cellulari dei microrganismi. Questa azione è soprattutto
efficace nei confronti degli anaerobi.
La concentrazione può essere espressa in percentuale o in volumi.
È utilizzata al 3% come antisettico e, a concentrazioni dal 3 al 6% come disinfettante.
L’acqua ossigenata è fotosensibile e quindi deve essere conservata in contenitori non solo
ben chiusi, ma anche sicuri.
Indicazioni:
Vivamente consigliato su ferite contaminate da materiale estraneo, per potenziale presenza
di batteri anaerobi, il cui sviluppo viene ostacolato dall’azione dell’ossigeno.
Disinfettante per presidi medico – chirurgici.
SALI D’AMMNIO QUATERNARIO
Il numero dei composti dell’ammonio quaternario chimicamente sintetizzati è praticamente
illimitato ed ognuno di essi esercita le proprietà disinfettanti in maniera diversa.
Sono attivi su gram – e gram +. Hanno una debole azione fungicida.
I Sali d’ammonio quaternario sono solubili sia in acqua che in alcol, ma le soluzioni hanno un
potere disinfettante maggiore.
Sono dei buoni tensioattivi.
L’utilizzo dei Sali dell’ammonio quaternario in ambiente sanitario è abbastanza limitato.
Indicazioni:
Atisepsi della cute prima di terapia iniettive e prelievi venosi.
Pulizia di ambienti e superfici.
Lavaggio delle Mani
FLORA BATTERICA DELLE MANI
La pelle è la prima linea di difesa del corpo ma favorisce la crescita di alcuni microbi
(Propionibacterium e Stafilococchi).
La flora più resistente nelle mani è composta da:
- stafilococchi
- propionibacteri
- corynebacterium o bacilli difteroidi
- pitysporum ovale (malassezia)
Le mani degli operatori santari entrano in contatto costantemente con una flora passeggera
che non si moltiplica sulla pelle e viene facilmente rimossa (clostridium welchii,
enterobacter, staphylococcus aureus).
Anche i virus possono essere presenti in forma transitoria.
SOLUZIONI PER IL LAVAGGIO DELLE MANI
1) Saponi semplici e acqua per rimozione fisica di contaminanti passeggeri
I saponi (delicati e antisettici) vanno scelti in base a tipo di sporco. I più efficaci sono quelli
usati con acqua corrente.
2) Agenti antibatterici
3) Spazzole chirurgiche antisettiche
La scelta di un metodo e del prodotto di detersione delle mani deve valutare:
- a quale reparto ospedaliero e a quale attività è destinato un prodotto
- efficacia e durata attesa dal prodotto
- spettro di azione antibatterica atteso
- validità comprovata della soluzione
- gradimento dell'utilizzatore
- costo e differenze con prodotti concorrenti
- impatto ambientale
- fattori che influenzano l'azione
- caratteristiche di conservazione
Prodotti a base di:
- Clorexidina gluconato (CHG)
Pregi:
antisettico ad ampio spettro molto usato.
conserva attività sulla pelle.
ideale in chirurgia.
non ostacola la cicatrizzazione.
Difetti:
facile compromissione dell'attività.
- Alcoli (alcool etilico 70% e isopropanolo 70-90%)
La combinazione con clorexidina offre azione rapida e persistente
Pregi
azione rapida, efficace.
ampia gamma di azione dei microrganismi.
economico.
Difetti
limitata efficacia residua e tende a seccare la pelle
non efficacie in presenza di materia organica
- Iodofori (soluzioni costituite da un complesso labile di iodio che aumenta la solubilità e
ne consente la lenta liberazione).
Pregi
eccellente antisettico
Difetti
irrita e tende a macchiare
Le mani vanno lavate prima e dopo di:
- intraprendere le attività lavorative.
- aver assistito ad un intervento.
- il contatto con sangue, liquidi corporei, mucose, superfici organiche e non.
TECNICHE DI LAVAGGIO
1) Sociale
Tempo medio 10 secondi. Frizionando le mani tra loro, avendo cura degli spazi sub ungueali
e risciacquare poi le mani accuratamente sotto getto d'acqua.
Allontana microrganismi transitori e parte dei resistenti.
2) Antisettico
Riduce marcatamente la flora batterica transitoria e residente.
3) Chirurgico, Preoperatorio
Tempo medio 5 minuti. Lavaggio accurato di mani ed avambracci con successivo lavaggio
preliminare mediante spazzolino sterile con antisettico, iniziando dalla punta di ogni dito.
Ripetere il lavaggio e sciacquare. Tra un intervento e l'altro è buona norma ripetere un
rapido lavaggio. Terminato il lavaggio si esegue tamponamento con garza sterile.
USO DEI GUANTI E VESTIZIONE IN SALA OPERATORIA
- Il personale dell'équipe chirurgica indossano il copricapo e la mascherina chirurgica.
- Lavaggio delle mani
- Vestizione
I guanti durante un intervento chirurgico devono essere sostituiti:
- tutte le volte che si danneggiano
- dopo contaminazione settica
- prima di iniziare sutura parietale
- negli interventi lunghi ogni 2 ore
Preparazione
PREPARAZIONE NEL GIORNO PRECEDENTE L'INTERVENTO
1) IGIENE E CURA DEL CORPO
Pulizia del paziente (bagno, doccia, bagno a letto) con particolare cura del zona operatoria.
2) PRENDERE IN CONSIDERAZIONE PARTICOLARI
inizio mestruazioni
rialzi termici
raffreddore
reazioni allergiche
3) ALIMENTAZIONE
Digiuno, il giorno prima, legato all'intervento:
Alle 12.00 pranzo leggero
Alle 18.00 cena dieta liquida
Dalle 24.00 non ingerire nulla (pericolo rigurgiti in intubazione)
4) EVAQUAZIONE INTESTINALE
L'evaquazione forzata non sempre necessaria ma è indispensabile negli interventi
addominali. Può comportare disturbi e dolori addominali. Si esegue (per evitare la perdita di
feci durante l'intervento e le infezioni operatorie) dietro prescrizione medica, mediante:
- Lassativi orali.
- Clistere evaquativo (sera prima eventualmente ripetuto la mattina dell'intervento).
- Farmaci miorilassanti (curari).
- Lavaggio con sondino naso gastrico.
- Supposte di glicerina.
- Solfato di magnesio.
- Limonata rogé.
5) INFORMARE E CHIARIRE AL PAZIENTE
- Il programma operatorio
- Dubbi di pazienti e familiari (anche mediante supporto medico o spirituale)
6) VISITA DELL'ANESTESISTA E CONSENSO INFORMATO
7) RIPOSO NOTTURNO
L'anestesista può prescrivere tranquillanti o psicofarmaci per ridurre ansia e tensione. Il
paziente non deve bere alcolici o fumare.
8) PREPARAZIONE OGGETTI NECESSARI
Verificare documentazione necessaria:
- RX
- ECG
- Anamnesi
- Scheda anestesiologica
- Cartella infermieristica
- Risposte esami di laboratorio
PREPARAZIONE NEL GIORNO DELL'OPERAZIONE
- Tricotomia ampia oltre la zona di incisione.
- Disinfezione della cute.
- Clistere evacuativo (eventuale).
- Esami urgenti preoperatori.
- Controllo parametri vitali
- Rimozione protesi, smalto, trucco, ornamenti di metallo o infiammabili
- Il paziente indossa il camice di cotone ad uso operatorio (in casi particolari si fanno
indossare calze di cotone o elastiche, mutanda di cotone o di carta).
- Svuotamento della vescica (eventuale catetere vescicale)
- Premedicazione (su indicazioni dell'anestesista o di protocolli particolari)
PREPARAZIONE UNITA' DI DEGENZA DELL'OPERATO
Pulizia, areazione ambientale e controllo funzionalità camera, letto e presidi.
Predisposizione oggetti e strumenti necessari all'assistenza del paziente operato (erogatore
di ossigeno, aspiratore, asta porta flebo, ecc.).
Il letto viene controllato nelle sue funzioni e preparato con:
- biancheria pulita, traversa e cerata di protezione, coperte.
- eventuale predisposizione protezioni testa, pesi o materiale per posture particolari.
MISURE PRE OPERATORIE
Il paziente operato d'urgenza, spesso, va direttamente in sala operatoria dal pronto soccorso
(dove sono state eseguite urgentemente le misure preparatorie) mentre il paziente che si
ricovera in condizioni precarie, ha necessità di tempi di preparazione più lunghi.
In base al caso, il paziente viene trattato con:
- terapia infusionale concentrata.
- terapia trasfusionale di sangue o plasma.
- terapia farmacologica (cardiotonici, antibiotici, elettroliti ed altro).
- alimentazione adeguata.
Misure diagnostiche
Dipendono dal tipo di operazione.
1- esami specifici per operandi di organi particolari (es. Tiroide: T3,T4,TSH,FT3,FT4).
2- esami di routine:
- Peso, altezza, pressione arteriosa e temperatura corporea
- Esami ematici (emocromo, profilo coagulativo)
- Esami chimici (es. elettroliti)
- VES
- Determinazione gruppo sanguigno e fattore Rh
- ECG
- Rx torace
- Funzionalità renale (clarence creatina)
- Transaminasi, Antigene Australia, HCV, RW
Trasporto del Paziente in Sala Operatoria
Il trasporto avviene con il letto (in casi particolari) o con una barella, da un ausiliario (in
casi particolari con la presenza di un infermiere o un medico o un genitore per i bambini).
Per sollevare il paziente, l'infermiere deve (legge 626):
- assumere posizione corretta.
- utilizzare sollevatore meccanico.
- aiutarsi con una fascia posizionata sotto il corpo del paziente.
TRASPORTO CON BARELLA
- coprire adeguatamente il paziente
- controllare stato di conoscenza e adottare precauzioni.
- manovrare il mezzo in modo che il paziente possa guardare nel senso di marcia
- spingere la barella e non trainarla
- evitare urti e scossoni
- fare attenzione che nulla esca fuori dal perimetro della barella (parti del paziente,
drenaggi, ecc)
- particolare attenzione in presenza d fleboterapia, trascorrenti, terapia parenterale per via
centrale, drenaggi.
TRASPORTO IN CARROZZELLA
- coprire adeguatamente il paziente
- accertare coscienza e stabilità del paziente
- in percorsi in discesa scende prima il conducente con il paziente di spalle
Assistenza al Paziente in Sala Operatoria
FUNZIONI INFERMIERE IN SALA OPERATORIA
- strumentista
- assistenza in sala (collaborazione con anestesista e strumentista)
- preparazione del paziente all’intervento
- collaborazione con l’anestesista
- assistenza al risveglio
- sterilizzazione del materiale
- conoscenza e utilizzo delle apparecchiature
- controllo, verifica e valutazione delle attività svolte
- attività di formazione ed aggiornamento
- attività di ricerca
COMPORTAMENTI RICHIESTI AL PERSONALE
- assunzione responsabilità civile, penale, disciplinare e contabile
- disponibilità al cambiamento
- atteggiamento positivo e propositivo
CONOSCENZE RICHIESTE A TUTTO IL PERSONALE
Il personale di sala deve riconoscere, distinguere e rispettare le zone sterili da quelle non
sterili.
È sterile:
- Il piano dei tavoli servitori
- Il campo operatorio
- La parte anteriore dei camici operatori
- Tutto il materiale usato sul campo operatorio
AMBIENTI DI UNA SALA OPERATORIA
- zona filtro di materiale non asettico
- zona per preparazione del paziente
- zone operatorie (sale operatorie)
- zona di risveglio del paziente (controllo post operatorio)
- zona per la pulizia ed il confezionamento del materiale (teleria, strumentario, presidi)
- zona per la sterilizzazione del materiale
- zona magazzino del materiale sterilizzato
- spogliatoio (dove trovare divisa, scarpe, cappellino, soprascarpe e mascherina)
ATTREZZATURE DA CONTROLLARE PRIMA DI UN INTERVENTO
- Letto operatorio
- Elettrobisturi
- Bisturi
- Scialitiche
- Respiratore
- Sistema vuoto
- Aria compressa (per scarico di gas e per pulizia, asciugatura e manutenzione materiale)
- Pompe per infusione automatica
- Sistema per il recupero del sangue
- Strumentario chirurgico
MONITORAGGIO FUNZIONI VITALI
- Temperatura
- Frequenza cardiaca
- Pressione arteriosa
- Rilevamento Tracciato ECG
- Anidride carbonica (CO2)
- Concentrazione di ossigeno nel sangue
CONTROLLI BUROCRATICO - AMMINISTRATIVO
Quando un malato entra in sala operatoria si deve controllare:
- Compilazione cartella clinica
- Sottoscrizione consenso informato
- Presenza esami clinici, radiologici ed ECG
- Cartella anestesiologica redatta
- Rilevamento dati necessari per lo scarico degli stupefacenti.
INFERMIERE PROFESSIONALE STRUMENTISTA
Garantisce una tecnica asettica nella preparazione di:
- tavolo madre, servitore, tavolino
- conta le pezze, gnocchetti e tutto ciò che finisce in sala operatoria
- manovra elettrobisturi con il pedale
- controlla e passa gli strumenti
- collabora alla vestizione e nel calzare i guanti chirurgici
INFERMIERE PROFESSIONALE DI SALA
- passano le suture, suturatrici e presidi necessari.
- collaborano con l'anestesista.
- posizionano il malato.
- predispongono e collegano monitor, bisturi, scialitica e strumenti necessari.
- conteggio pezze laparoscopiche.
- controllo infusioni venose, trasfusioni e terapia medica.
- controllo diuresi, parametri vitali, sonde e sondini.
- posizionamento elettrodo neutro (piastra) e isolamento elettrico.
- medicazione a termine dell'intervento.
- prelievi per esami ematici.
- preparazione e invio esami istologici.
- controllo smaltimento rifiuti.
- preparano strumenti, sonde, drenaggi, aspirazione.
- lavaggio, disinfezione, sterilizzazione e riordino materiale usato.
- svolgono educazione e formazione.
- ricerca e pianificazione assistenza infermieristica per mezzo di obiettivi.
Assistenza per l’Anestesia Generale
Intubazione oro e rino - tracheale
Materiale necessario:
- Ambu (collegato al respiratore)
- Maschere
- Tubi tracheali cuffiabili, normali, armati o per intubazione polmorali (Carlens, With)
- Laringoscopio e lame di diversa misura (retta o curva)
- Siringa da 20 ml (per cuffiare)
- Pinza per clampare il tubo
- Tubo di mayo
- Paradenti
- Lubrificante anestetico per mucose
- Mandrino per armare il tubo
- Cerotto per il fissaggio del tubo
- Flacone di xilocaina spray
- Farmaci diversi
- Aspiratore pronto per ristagno o secrezioni
- Pinza di Magill per guidare il tubo tracheale
- Broncoscopio
Intubato il paziente:
- si verifica corretto posizionamento ascoltando con fonendoscopio
- si fissa il tubo con un cerotto.
- si collega il paziente al respiratore automatico
- si collega il paziente al sistema di monitoraggio
APPARECCHI PER ANESTESIA
1. Sorgente dei gas (bombola o impianto centralizzato)
(ossigeno, protossido d'azoto, anidride carbonica, aria compressa, aspirazione o vuoto)
2. Riduttori di pressione
3. Flussometro
4. Vaporizzatori (caricati con farmaci anestetici volatili)
5. Circuiti di anestesia a tenuta
6. Calce sodata (filtro)
7. Tubi corrugati
Assistere l'anestesista
- Assistere nella fleboterapia.
- Controllo, conoscenza, manutenzione, sterilizzazione delle attrezzature di monitoraggio e
per l'anestesia.
- Preparare e predisporre i farmaci necessari:
Ipnotici (barbiturici, benzodiazepine).
Anestetici endovenosi (ketamina, propanide alfadione, diisopropilfenolo).
Anestetici gassosi (protossido d'azoto).
Anestetici volatili (alogenati).
Neuroleptoanalgesia (leptofen).
Miorilassanti (succinilcolina, pancuronio).
FASI ANESTESIA GENERALE
1. Preanestesia (attenuare la sensazione di paura)
2. Induzione
3. Mantenimento (controllo parametri vitali)
4. Risveglio (controllo al risveglio dall'anestesia)
Fasi iniziali per una buona anestesia (per eliminare gli errori)
Controllo identità del paziente
Collegamento ai monitor
Incanulare una vena
Complicanze
Frattura o lussazione denti
Inalazione materiale gastrico
Broncospasmo
Aritmie cardiache
Allergie a farmaci
Condizioni pericolose
Assunzione cibo o liquidi da meno di 6 ore.
Epistassi, emorragie dai denti o in bocca.
Occlusione intestinale, ileo paralitico.
Dolore, stato di ansia
Intossicazione da farmaci, stato di coma
Assistenza
Osservare lo stato del paziente.
Riscontrare e comunicare eventuali anomalie (sudorazione, pallore, ecc.).
Posizionare il tavolo operatorio in base al tipo di anestesia e di intervento.
Garantire la riservatezza del paziente.
Evitare manovre che causino lussazioni o compressioni
In caso di anestesia locale reggere il paziente posizionandolo correttamente
Preparare farmaco richiesto dall'anestesista
Disinfettare la zona di infiltrazione dell'ago
Conoscere i diversi aghi
Avere a disposizione il set per epiturale.
Assistenza nell’immediato post-operatorio
Nella fase post operatoria è necessario un controllo scrupoloso (almeno ogni ora) del
paziente e delle sue funzioni vitali.
Il paziente può essere TRASFERITO IN relazione al tipo di intervento:
- in reparto per cure intensive o osservazione.
- in rianimazione.
- nel reparto di chirurgia.
La DEGENZA varia da alcune ore, a periodi più lunghi.
Il paziente che viene dalla sala operatoria viene PRESO IN CONSEGNA dall'infermiere che
deve:
- Notizie sul decorso dell'operazione.
- Tipo di anestesia praticata.
- Terapia post-operatoria prescritta.
- Tipo e frequenza di controlli.
- Posizioni da far assumere.
- Ubicazione e tipo di drenaggi.
Eseguire CONTROLLI su:
- Stato di coscienza.
- Segni vitali.
- Bilancio idro elettrolitico.
- Temperatura.
Eventuali POSIZIONE obbligate dal tipo di intervento e MOBILIZZAZIONE eseguita con
precauzione ed eseguita la sera stessa dell'intervento (possibilmente almeno seduto per
facilitare la minzione, migliorare la respirazione, circolazione sanguigna e profilassi della
trombosi embolia.
CURA DELLA PELLE E DELLA BOCCA
Inumidendo le mucose e praticando toilette del cavo orale.
PROFILASSI per prevenire:
- polmonite (praticare ginnastica respiratoria e inalazioni)
- trombosi (prescrizione medica di anticoagulante e mobilizzazione)
- infezioni (igiene inima)
- piaghe da decubito (adeguata dieta, materassini antidecubito, mobilizzazione)
VOMITO POST OPERATORIO
Solitamente presente il primo giorno post- operatorio per irritazione del peritoneo. Nel
secondo giorno per interventi addominali. Presente nel trauma cranico per ipertensione
endocranica.
ALIMENTAZIONE
Dipende dal tipo di intervento e dal tipo di anestesia (nella locale anche da subito). Per la
ripresa dell'alimentazione si seguono i protocolli esistenti e si attende la ripresa dell'attività
peristaltica. In caso di digiuno protratto nel tempo si interviene con alimentazione
parenterale.
FUNZIONE VESCICALE
Dopo l'intervento la diuresi va controllata nella quantità e nei caratteri principali e se
necessario mediante esame delle urine.
Il post-operato può incorrere in disturbi di minzione:
-in assenza di catetere
-per scarsa produzione di urina
-per difficoltà di adattamento psichico
La minzione dovrebbe avvenire non oltre 12 ore dopo l'intervento.
L'assenza di minzione o il dolore per globo vescicale vengono trattate con l'introduzione di
un catetere (su prescrizione medica).
FUNZIONE INTESTINALE
Dopo l'intervento operatorio addominale si ha atonia intestinale transitoria. Problematica
che può essere gestita sotto prescrizione medica con:
- eliminazione gas intestinale mediante sonda intestinale
- supposta di glicerina
- lassativi, clismi o enteroclismi
CONTROLLO MEDICAZIONE FERITA
Immediata verifica presenza di emorragia o altri segni patologici.
Dopo 3-5 giorni, cambio della medicazione (salvo presenza di drenaggi).
ASSISTENZA PSICHICA
Dare notizie precise e chiare a paziente e familiari, delegando al medico informazioni più
dettagliate dell'intervento e del decorso post-operatorio.
TERAPIA MEDICA
- apporto di liquidi
Mantenuta per alcune ore nei piccoli interventi.
1 - 5 giorni in base all'operazione e al decorso post operatorio.
- apporto d'elettroliti
In caso di nutrizione parenterale per compensare le perdite.
Prescrizione medica solitamente in rapporto a controlli ematici.
- calmanti analgesici
Prescritti dal medico o dall'anestesista.
Standard in uso: perfusione continua di una miscela di antidolorifici e analgesici (oppiacei)
mediante cronosiringa (elastomero).
- antibiotici
Terapia post-operatoria per via intramuscolare o endovenosa relativa all'intervento (pulito,
settico, infetto).
- terapia anticoagulante
In base al valore ematico degli esami della coagulazione (tempo di protombina e tempo di
coagulazione) si prevede profilassi o terapia anticoagulante mediante eparina (antidoto:
solfato di protamina).
COMPLICANZE POST OPERATORIE
- complicanza cardio polmonare
Embolia polmonare
- complicanza cardiaca
Infarto del miocardio
- emorragia secondaria
Si previene controllando la medicazione, il drenaggio, segni vitali e diuresi. E riconoscendo
in tempo i sintomi di shock (aumento: pressione arteriosa, tachicardia, pallore, sudorazione
algida)
Terapia: emolisi locale, compressione, somministrazione farmaci specifici, emostatici,
plasma, sangue.
- insufficienza cardiaca e circolatoria
Lipotimia. Aritmia e tachicardia.
- insufficienza renale
Prevedibile in pazienti con:
- danni renali
- oliguria o anuria
- sintomi uremici (cefalea, sonnolenza, vertigine)
- disturbi gastrici ed intestinali
Singhiozzo per spasmo del diaframma (terapia: calmanti, bere acqua, bicarbonato di sodio).
Nausea e vomito per: pressione addominale, perdita di liquidi ed elettroliti (terapia:
antiemetici e sondino naso gastrico).
- atonia gastrica acuta
Accumulo nello stomaco di succo gastrico ed intestinale con perdita di acqua e sali (terapia:
sondino naso gastrico per drenaggio nello stomaco dei liquidi).
- costipazione intestinale P.O.
Causata da meteorismo (innocuo) o ileo paralitico (in anziani o dopo interventi importanti).
Terapia: ristabilire le normali abitudini di vita, far camminare il paziente, eventuale terapia
medica (prostigmina).
- polmonite
Causata da respirazione superficiale, ipersecrezioni bronchiali, infezioni cavo oro-faringeo.
Terapia: rimuovere cause o somministrare antibiotici ed espettoranti.
- trombosi ed embolia
Dopo interventi su vasi o in pazienti obesi.
SINTOMI PREMONITORI
Dolore al polpaccio, alla pianta del piede
Tachicardia
Aumento temperatura
Trombosi
SCHEDA CLINICA deve rilevare:
- stato del paziente, segni vitali, pressione arteriosa, polso, respiro, alvo.
- bilancio idro-elettrolitico (apporto - perdite da drenaggio - eliminazione).
- Terapia e osservazioni (registrando ora prescrizione, comportamenti, stato di coscienza,
sonno, dolore).
Applicazione Sondino Naso-Gastrico
L'introduzione di sonde in esofago, stomaco, duodeno, intestino tenue ha finalità
diagnostiche e terapeutiche:
- Decompressione - Aspirazione
rimuove sostanze liquide o far uscire gas dal tratto gastrico-intestinale.
- Compressione di vasi della mucosa sanguigna scopo emostatico
per varici esofagee, sonda Sengstaken - Blakemore
- Lavaggio
trattamento urgente per avvelenamento (sonda Faucher) o per lavaggio intestinale
preintervento.
- Nutrizione
alimentazione artificiale
- Analisi diagnostica
esame di laboratorio sul contenuto (quantitativo, qualitativo e Ph)
PROBLEMI
- malposizionamento
- traumatismi dei tessuti
- stimolazione simpatica, vagale o della tosse
MATERIALE OCCORRENTE
- sonda (più usata LEVIN calibro 9-11 CH lunghezza 120 -150 cm).
- siringhe per: aspirare contenuto, cuffiare, lavaggi
- pomata lubrificante - anesterica
- spray anesterico
- 2 bacinelle reniformi
- abbassalingua
- bicchiere con acqua
- telino di protezione
- cerotto
- farmaci per eventuali terapie
- pinza per clampare
- sfigmomanometro per misurare la pressione del palloncino della sonda
- busta di raccolta, in caso di sondino di decompressione a permanenza
- provette per esami
- sostanze per il lavaggio o la nutrizione.
L'ASSISTENZA comporta:
- conoscenza del motivo della sonda e le complicanze (decubito).
- una corretta informazione al paziente
INTRODUZIONE E RIMOZIONE
- posizionare il paziente seduto o semiseduto incoraggiandolo a collaborare
- misurare la distanza che separa l punta del naso dal processo xifoideo dello sterno
(orientativa porzione di sondino da introdurre)
- posizionare telo protettivo e invitare il paziente a pulire il naso
- togliere eventuali protesi dentarie
- fornire al paziente reniforme
- lubrificare la sonda (pomata anestetica-lubrificante)
- spiegare al paziente la procedura, assicurandosi la sua collaborazione
- fornire bicchiere d'acqua al paziente e farlo bere un pò
- l'acqua rimanente viene tenuta in bocca dal paziente e ingoiata (per facilitare il progredire
della sonda) sotto indicazione dell'infermiere che introduce .la sonda
- controllo della posizione della sonda aspirando il succo gastrico o immettendo aria e
ascoltando il rumore con il fonendoscopio sulla regione epigastrica.
- fissaggio sonda con cerotto (a farfalla) sul naso
- collegare busta per raccolta del succo gastrico
per rimuovere la sonda:
- aspirare residuo gastrico
- effettuare una lavaggio
- clampare la sonda con pinza
- rimuovere delicatamente il cerotto
- estrarre la sonda
INCONVENIENTI POSSIBILI
- polmonite ab ingestis da aspirazione di materiale infetto o succo gastrico
- esofagite
- ulcera delle mucose, da compressione
- tosse o singhiozzo da irritazione
Se nell'introduzione della sonda viene osservata cianosi o forte tosse, la sonda è
probabilmente introdotta fuori sede. In tal caso deve essere subito rimossa.
Tamponamento con Sondino Sangstaken-Blakemore
TERAPIA PER VARICI ESOFAGEE SANGUINANTI
Le varici esofagee si formano durante malattie del fegato croniche (Cirrosi epatica) per
l’aumento della pressione venosa nel circolo portale; questa condizione causa un
rigonfiamento della rete venosa del cardias e dell’esofago: vera e propria via di fuga, che
permette al sangue di raggiungere la vena cava superiore evitando il fegato.
Le varici esofagee non danno sintomi, ma possono rompersi dando origine a gravi
sanguinamenti, con ematemesi, melena e shock ipovolemico.
La terapia d’urgenza, in corso di emorragia, si basa sull’uso di un palloncino (detto di
Sengstaken-Blakemore), che gonfiandosi tampona la fonte di sanguinamento (alternativa:
somministrazione per via endovenosa di somatostatina o di glipressina, sostanze che
riducono la pressione sanguigna nel circolo splancnico).
Il sondino Sengstaken-Blakemore è composto da 3 o 4 vie:
1) aspirazione gastrica (centrale, adibita al drenaggio, al lavaggio e all’alimentazione)
2) insufflazione del palloncino gastrico
3) insufflazione del palloncino esofageo
4) aspirazione esofagea (solo nel sondino a 4 vie)
Il sondino è particolarmente voluminoso a causa della presenza (anche se sgonfi) dei
palloncini di ancoraggio. Ciò, insieme alla scarsa collaborazione del paziente, rende
difficoltosa l'introduzione.
Se viene utilizzato un sondino a 3 vie, può essere inserito un sondino nasogastrico per
aspirare le secrezioni dell'esofago e del faringe.
Raccomandata la verifica radiografica del posizionamentento.
Dopo aver introdotto il sondino si provvede all'ancoraggio, mediante insufflazione di aria nel
palloncino nello stomaco (fino a 25-30 mmHg per palloncino).
Il sondino viene tirato delicatamente per esercitare trazione sul cardias.
Il palloncino dell'esofago ha il principale scopo di evitare il sanguinamento. L'insufflazione di
questo palloncino si attua se, con l'irrigazione attraverso il sondino, non si ha il ritorno di
liquido limpido.
Controindicazioni della procedura: lesione o rottura esofago.
Consigliato il controllo frequente anche dopo la rimozione del sondino per rischio elevato di
emorragia ricorrente.
Tamponamento con Sonda di Sengstaken-Blakemore (varici esofagee)
o di Linton (varici gastriche):
interrompe temporaneamente l’emorragia ma è associato ad elevata frequenza di
risanguinamento post tamponamento.
Va impiegato nei pazienti con sanguinamento massivo non controllabile, non deve superare
12-24 ore. È da considerasi come terapia ponte in attesa di poter eseguire un trattamento
definitivo.
COMPITI DELL’INFERMIERE
- Preparazione dell’ambiente;
- Preparazione del paziente;
Posizione del paziente: Semiortopnoica.
- Preparazione del materiale:
Un carrello pulito, lavato e disinfettato;
Sonda di Blakemore monouso;
Un calice con acqua fredda;
Un flacone con olio di vaselina ed un cucchiaio;
Una confezione di pomata lubrificante idrosolubile;
3-4 siringhe da 50cc;
Raccordi metallici di vario calibro;
Raccordo ad Y monouso;
Due tubi di gomma lunghi circa 20cm;
Due sfigmomanometri di cui uno privo di bracciale;
Una doppia palla;
Due pinze di Pean con le branche rivestite di para;
Un pezzetto di gommapiuma;
Un fonendoscopio;
Guanti monouso;
Cerotto;
Forbici;
Garze.
Una traversa;
Fazzoletti di carta;
Una sacca di raccolta graduata, con tubo di collegamento e dispositivo di aggancio;
Vassoio per le cure igieniche parziali;
2-3 bacinelle reniformi grandi;
Un aspiratore di tipo chirurgico, pronto per l’uso.
- Rilievo dei parametri vitali ;
- Collaborazione con il medico;
- Assistenza al paziente;
TECNICA D’ESECUZIONE
Eseguire un lavaggio antisettico delle mani;
Recarsi al letto del paziente con tutto l’occorrente preparato in precedenza;
Rimuovere la sonda dall’involucro e verificarne l’integrità;
Lubrificare la sonda fino all’altezza dei palloncini e porgerla al medico;
Porre il paziente in posizione semiseduta;
Coprirgli il petto con la traversa;
Collaborare con il medico durante l’introduzione della sonda;
Raccordare un siringa alla II via della sonda ed insufflare la quantità necessaria di aria
(60cc);
Clampare con una pinza di Pean al di sotto della spia di controllo;
Deconnettere la siringa;
Bloccare la pinza con un cerotto;
Tirare delicatamente la sonda verso l’alto per ancorarla al cardias;
Innestare sulla III via della sonda il raccordo ad Y già corredato dei due tubi di gomma;
Collegare uno dei due tubi allo sfigmomanometro senza bracciale e l’altro alla doppia
palla;
Insufflare aria con la doppia palla fino a quando lo sfigmomanometro indica sul manometro
la pressione prescritta;
Clampare la III via con l’altra pinza di Pean al di sotto della spia di controllo;
Bloccare la pinza con un giro di cerotto;
Deconnettere il raccordo ad Y dalla via esofagea;
Inserire tra la narice del paziente e la sonda un pezzetto di gommapiuma e fissare il tutto
al naso con una striscia di cerotto posto a mo’ di cravatta;
Collaborare con il medico durante lo svuotamento ed il lavaggio dello stomaco;
Raccordare la I via alla sacca di raccolta che va appesa al telaio del letto mediante apposito
gancio;
Rilevare i parametri vitali del paziente e monitorarli ogni 30 min;
Verificare che le spie di controllo mantengano lo stato di tensione iniziale;
Sgonfiare il palloncino esofageo per 5-10 min ogni 4-6 ore, se prescritto, o attenersi alle
indicazioni mediche. Ciò comunque va fatto per evitare lesioni da decubito;
Aspirare la saliva all’ammalato incosciente ogni 30 min, oppure, se il paziente è cosciente,
invitarlo ad eliminarla utilizzando fazzolettini di carta;
RIMOZIONE DELLA SONDA
Il sondino non può essere mantenuto in situ per più di 3 giorni.
Sgonfiare il palloncino esofageo su prescrizione medica;
Rimuovere il cerotto e la gommapiuma;
Spingere la sonda verso l’antro gastrico per decomprimere il cardias;
Fissare il sondino al naso e lasciarlo in situ per 12-24 ore;
Sgonfiare il palloncino gastrico dopo tale periodo;
Somministrare al paziente 2 cucchiai di olio di vasellina in modo che, rimuovendo la sonda,
non venga compromessa l’emostasi;
Clampare la sonda al di sopra delle diramazioni;
Collaborare con il medico alla completa rimozione della sonda;
Effettuare un’accurata igiene del cavo orale;
Provvedere alla cura della narice interessata alla postura della sonda;
Riordinare il materiale.
Drenaggi
Il drenaggio (o tubo di drenaggio) è un tubo in materiale biocompatibile atto a svolgere
attività di drenaggio.
Sono tubi che fuoriescono dalla ferita chirurgica e connessi con un presidio che funge da
serbatoio di raccolta permettono l’eliminazione di aria, siero, sangue, linfa, secrezioni
intestinali, bile e pus dalla zone operata.
Drenare la cavità operata è indispensabile quando nell'area operata rimangono residui
(liquidi di lavaggio, essudati, enzimi proteolitici, materiale organico) che se non allontanati
velocemente, facilitano il processo infiammatorio con ulteriore produzione:
- di liquidi,
- di processi infettivi,
- di dolore da compressione da liquido.
Ritardando la riparazione dei tessuti e la cicatrizzazione.
1) Sistemi passivi (caduta)
basati sul meccanismo della capillarità (terapeutico).
SISTEMA APERTO
DRENAGGIO PER GRAVITA’ E CAPILLARITA’
2) Sistemi attivi (aspirazione)
basati sul principio della differenza di pressione tra cavità da drenare e sistema di drenaggio
(drenaggio profilattico).
SISTEMA CHIUSO
DRENAGGIO PER ASPIRAZIONE
Il drenaggio (usato in grandi e piccoli interventi) permette:
- di drenare liquidi di lavaggio utilizzati nell'intervento
- individuare emorragie
- evidenziare eventuali deiscenze di anastomosi intestinali
- drenaggio ascessi nella cavità toracica o addominale
- toilette in caso di peritonite diffusa attraverso l'applicazione di drenaggi multipli
- drenaggio d'aria presente nel cavo pleurico nel pneumotorace (spontaneo o post
traumatico).
Il prodotto del drenaggio viene valutato in base a quantità e qualità (volume, densità,
materiale)
Possono essere:
-DRENAGGIO A CADUTA
sfrutta la forza di gravita’ dei liquidi organici.
-DRENAGGIO CAPILLARE
sfrutta la proprieta’ assorbente delle fibre.
-DRENAGGIO MISTO
combinazione tra tubo e sottili strisce di garza all’interno del tubo.
-DRENAGGIO FILIFORME
sfrutta il fenomeno della capillarita’
-DRENAGGIO IN ASPIRAZIONE
Materiale del drenaggio
Deve essere moderatamente rigido, levigato, non irritabile, mantenere le caratteristiche
chimico - fisiche iniziali, biocompatibile con i tessuti.
- PVC
Materiale a basso costo, termo sensibile, particolarmente rigido.
Utilizzato soprattutto in chirurgia ortopedica e chirurgia toracica.
- SILICONE
Costoso, stabile al variare delle temperatura, morbido e autolubrificante.
- TYGON
Caratteristiche a metà tra PVC e SILICONE.
Confezionamento
Singola o doppia in busta sterile. Monouso.
Sterilizzati a raggi gamma o con ossido di etilene con validità per 3 o 5 anni.
MODELLI
DRENAGGIO TD
Materiale: PVC
Sezione:
Lunghezza: 50 cm
Charrier: -Caratteri: Perforazioni a fori contrapposti per 14 cm
Traccia radiopaca: presente
Impiego:
- chirurgia ortopedica (TD 12/47 - TD 12/57)
- chirurgia della mano e del piede (TD 14/22)
- chirurgia plastica e generale (TD 14/32 - TD 12/42)
EASY VIEW
DRENAGGIO A CADUTA
CHIRURGIA, ORTOPEDIA, MANO, PIEDE
Materiale: Silicone di grado medicale
Sezione: circolare
Lunghezza: 50 cm
Charrier: da 9 a 33 Ch
Caratteri: Perforazioni 1 apicale e 5 ad elica per 7 cm
Traccia radiopaca: presente
Impiego: drenaggio post operatorio delle ferite chirurgiche
- chirurgia generale
- laparotomie
- chirurgia toracica
- lunga degenza peritoneale
EASY FLOW
DRENAGGIO AD AZIONE CAPILLARE
CHIRURGIA DELLA MAMMELLA, DELLA MANO
Materiale: Silicone di grado medicale
Sezione: piatto o ovale
Lunghezza: 40-50 cm
Charrier: -Caratteri: piatto o tubo a sezione ovale
Traccia radiopaca: presente
Impiego: drenaggio delicato; rimozione atraumatica- chirurgia mammella
- chirurgia della mano
- chirurgia urologica
- chirurgia ginecologica
- chirurgia addominale
DRENAGGIO A T (KEHR)
Drenaggio capillare - VIE BILIARI
Materiale: Silicone di grado medicale
Sezione: circolare
Lunghezza: 50 cm
Charrier: da 9 a 24 Ch
Caratteri: forma a T; punti di repere a 5, 10, 15 20 cm [?]
Traccia radiopaca: presente
Impiego: drenaggio delle vie biliari
DRENAGGIO MORRIS
Materiale: Silicone di grado medicale
Sezione: circolare
Lunghezza: 50 cm
Charrier: da 18 a 36 Ch
Caratteri: Punta prossimale aperta a becco di flauto e foro laterale
Traccia radiopaca: presente
Impiego:
- chirurgia toracica
- chirurgia addominale
DRENAGGIO PIATTO - JACKSON PRATT
DRENAGGIO IN ASPIRAZIONE
CHIRURGIA DELLA TIROIDE, MAMMELLA, GINECOLOGIA
CHIRURGIA PLASTICA E LAPAROSCOPICA
Materiale: Silicone di grado medicale
Sezione: distale piatta - prossimale circolare
Lunghezza: 50 cm - perforata per 20 cm
Charrier: -Caratteri: distalmente perforata per 20 cm; 3 venature anticollabimento.
Traccia radiopaca: presente nella parte distale - trasparente prossimale
Impiego:
- chirurgia tiroide
- chirurgia mammella
- chirurgia plastica
- chirurgia ginecologica
- chirurgia laparoscopica
DRENAGGIO MULTILUME
Per drenaggio di piccole quantità.
Costituita da 16 lumi di piccolo diametro, separabili.
Completamente radiopaco.
Raccordato a sacca autoadesiva priva di lattice con valvola antireflusso.
DRENAGGIO DI PENROSE
Sistema a tubo sottile di varie misure con parete dello spessore di circa 0,13 mm.
Da sterilizzare in autoclave.
DRENAGGIO ONDULATO
Di materiale piano con superficie ondulata, monouso in:
- Silkomed (30x12,5 cm, radiopaco, privo di lattice, sterile)
- Gomma morbida (30x15 cm, non sterile)
TUBI DI DRENAGGIO A MISURA della RUSCH
- Silkolatex (idrorepellente e resistente ad alte temperature)
- Ruschelit (Malneabile se riscaldato)
- Gomme morbide (caucciù naturale con aggiunta di additivi)
- Silkomed (elastomero in silicone. idrorepellente, non aggredisce i tessuti, sterilizzabile)
SISTEMI DI DRENAGGIO
A caduta (collegati a sacche) e in aspirazione (collegati a: serbatoi, mantici, bottiglie)
SISTEMI A BASSA ASPIRAZIONE (forza di aspirazione 80-90 mmHg)
Serbatoio
recervoire in silicone da 100 ml con valvola da non ritorno interna
raccordo a drenaggi Jackson Pratt e Easy View
Silk 100
Drenaggio a circuito chiuso composto da:
- serbatoio di silicone da 100 ml con valvola antireflusso interna.
- 2 sacche di raccolta liquida da 100 ml con clamp di chiusura.
Impiego:
- chirurgia della mammella.
- tiroidectomia.
- neurochirurgia.
SISTEMI A MEDIA ASPIRAZIONE (forza di aspirazione 115-150 mmHg)
Emodren
Drenaggio in aspirazione continua che impedisce l'ematoma post-operatorio (entro i primi
10-15 minuti aspira buona parte degli ematomi di una ferita chirurgica senza disturbare i
processi di coagulazione).
1) Varianti per impiego:
- chirurgia ortopedica
- chirurgia della mano
- chirurgia plastica
- chirurgia ginecologica
- chirurgia generale.
Mantice
- capacità da 500-700 ml
- forza di aspirazione (molla esterna) di 130-150 mm Hg
- raccordo tramite tubi di drenaggio in PVC di diametro da 3,2 a 5,7 mm.
Soffietti (2 mini matrici)
- capacità da 50-100 ml, senza molla che genera
- forza di aspirazione di 100 mm Hg
- raccordo tramite tubi di drenaggio di diametro 2,4 mm.
2) Variante per impiego:
- chirurgia della mammella
- chirurgia della tiroide
- chirurgia urologica
- chirurgia ortopedica
- chirurgia generale
Emodren circuito chiuso
- capacità di 250 ml
- forza di aspirazione 115 mm Hg
- raccordo luer-lock a sacca di raccolta da 700 ml
SISTEMI AD ALTA ASPIRAZIONE (forza di aspirazione <720>
Altodren
Sistema di drenaggio in aspirazione continua ad alto vuoto costituito da bottiglia in
PVC da 250 a 600 ml, con rubinetto.
Impiego prevalente in chirurgia ortopedica (ginocchio e anca)
TECNICA DI CORRETTO POSIZIONAMENTO
Chirurgia toracica
Pneumotorace spontaneo o post-traumatico con marcata dispnea o collasso polmonare
maggiore del 50% è necessario drenare all'esterno la raccolta aerea.
L'operazione comporta inserimento del drenaggio tubulare in anestesia locale a livello
del secondo o terzo spazio intercostale sulla linea emiclaveare.
Il tubo viene raccordato a una bottiglia con dispositivo che funziona come valvola ad
acqua che permette quindi l'espulsione di aria quando la pressione endopleurica
aumenta nell'espirazione ed impedisce il reflusso aereo nell'ispirazione.
Chirurgia addominale
- posizionato un solo drenaggio (colecistectomia, laparotomica).
Questo può essere fatto uscire attraverso una incisione lateralmente alla ferita
laparotomica.
- posizionati 2 drenaggi (int.erventi sul piccolo o grosso intestino)
Un drenaggio viene fatto uscire dall'incisione laparoscopica e il secondo attraverso una
incisione cutanea laterale alla ferita. (alternativa: entrambi i tubi da due diverse
incisioni cutanee sul fianco del paziente).
I drenaggi devono essere fissati alla cute con punti non riassorbibili.
GESTIONE POST POSIZIONAMENTO
- Controllo giornaliero pervietà
- Medicazione della ferita
- Sostituzione della sacca di raccolta
ESTRAZIONE
La riduzione o l'assenza di materiale drenato indicano generalmente la possibilità di
rimuovere il tubo di drenaggio.
La rimozione può essere totale in un solo tempo o graduale nella misura di pochi
millimetri al giorno.
L'estrazione comporta:
- disinfezione cute
- rimozione punto di sutura per fissaggio
- attenzione nella rimozione.
ASSISTENZA INFERMIERISTICA
Dolore in Chirurgia
Il dolore è uno dei sintomi più precoci di malattia, elemento prezioso per la diagnosi.
La via del dolore nasce nelle fibre nervose (recettori del dolore) a livello della cute o nelle
fibre simpatiche e parasimpatiche delle strutture viscerali profonde.
Caratteristiche del dolore:
- Puntiforme (dolore breve e intenso come una puntura)
- Pulsante (ripetersi di dolore puntiforme)
- Colico (dolore intenso alternato a pause di remissione)
- Continuo (dolore senza pause di remissione)
- Penetrante (o colpo di pugnale)
Sede del dolore:
- Superficiale o cutaneo (dolore avvertito nella zona della sua insorgenza).
- Profondo (percepito in muscoli, articolazioni e visceri come una sofferenza poco
circoscritta. Talvolta si manifesta a distanza dalla zona in causa: Dolore riferito).
DOLORE ADDOMINALE
Gli stimoli dolorosi addominali nascono dal:
- Peritoneo parietale (dolori somatici trasmessi dai nervi intercostali e dal nervo frenico)
- Visceri (vengono percepiti come dolori superficiali localizzati al segmento cutaneo
corrispondente)
Origine dei dolori addominali:
- Parietale
Ernie
Mialgie (strappo di un muscolo addominale)
Fratture delle costole
Infezioni.
- Extra addominale
Apparato respiratorio (es.: polmonite)
Apparato circolatorio (es.: infarto del miocardio)
Apparato urogenitale (es.: pielonefrite)
Lesioni vertebrali
Epilessia addominale
Tumore celebrale
Turbe metaboliche (es.: acidosi)
Turbe endocrine (es.: insufficienza surrenalica acuta)
Intossicazioni
Medicamenti
- Intra addominale
Esofago (es.: cardiospasmo, ulcera)
Stomaco (es.: gastrite, ulcera)
Duodeno e intestino tenue (es. ulcera, occlusione intestinale)
Appendice del colon (es.: appendicite)
Peritoneo (es.: peritoniti)
Pancreas (es.: pancreatite)
Fegato e vie biliari (es.:colica epatica)
Sistema circolatorio (es.:tromboflebiti)
Sistema linfatico (es.: linfoadenopatie addominali)
Apparato genitale femminile (es.: disturbi mestruali)
Milza (es.: splenomegalia)
Malattie allergiche (es.: porpora addominale)
Reumatismo articolare acuto
DESCRIZIONE DEL DOLORE ADDOMINALE
Intensità e qualità dei dolori (elemento soggettivo)
- crampi (di origine muscolare per spasmi e contrazioni del tubo digerente. Tipico
dell’ulcera)
- Bruciori (per irritazione della mucosa gastrica)
- Malessere gastrico (sensazione vaga di pesantezza data da turbe funzionali)
- Colica (sensazione crescente e decrescente, causata da spasmo o distensione tubo
digerente)
- Dolore lacerante (indice di perforazione)
- Dolore continuo (inca estensione profonda di un’ulcera o di un cancro)
- Premiti (forti dolori del colon terminale per coliche precedute o accompagnate da diarrea)
Tempo di insorgenza dei dolori
- Dolori in rapporto con i pasti
Si osservano nelle turbe digestive funzionali, nelle perivisceriti, nelle lesioni terebranti (che
ha carattere penetrante o infiltrante) ulcerose e cancerose. I dolori possono essere: precoci,
semi tardivi e tardivi o in rapporto a ingestione di cibi ricchi di grassi
- Dolori che si succedono con un certo ritmo nell’anno
ulcera gastro duodenale
litiasi (calcoli) della vescichetta biliare
DOLORI TORACICI
Origine: GABBIA TORACICA
- Herpes Zoster intercostale (dolori violenti, superficiali e urenti)
- Affezioni midollari e vertebrali (dolori lancinanti accompagnati da dolori vertebrali
costanti)
- Affezioni costali
- Dolori di origine articolare e muscolare
- Mastodinia (dolori alle mammelle)
Origine: PLEURICA (Dolore vivo, acuto e superficiale, puntorio)
- Pleurite acuta
- Perforazioni pleuro polmonari
Origine: BRONCHIALE
Tracheiti e bronchiti possono causare vaghi dolori toracici retro sternali di tipo urente.
Origine: MEDIASTINO
L’enfisema mediastinico simula i dolori retrosternali dell’infarto del miocardio.
Origine: CARDIOVASCOLARE
- Angina pectoris (dolore lancinante urente retro sternale)
- Infarto del miocardio (simile all’angina ma con inferiore intensità e prolungato nel tempo)
- Pericardite (simili a dolori pleurici)
- Embolia polmonare (dolore pleurico)
Origine: ESOFAGO
Affezioni dell’esofago aggravati da disfagia che danno dolore urente nella parte inferiore
dello sterno che può irradiarsi sul dorso.
Origine: ADDOMINALE
- Affezioni dello stomaco (costrizione retro sternale)
- Affezioni della colecisti (dolore massimo nella regione dell’ipocondrio destro che si irradia
posteriormente alla scapola e alla spalla destra)
- Affezioni della milza (dolori simili a quelli pleurici)
- Pancreatite acuta (dolore nella zona epigastrica)
DOLORE NELLE MALATTIE DEI VASI PERIFERICI
Dolore intermittente (segno di insufficienza della circolazione arteriosa)
Dolore continuo (occlusione arteriosa acuta o cronica)
Dolore da freddo (segno della malattia di Raynaud. Si accompagna a pallore e cianosi delle
estremità)
Dolore da caldo (segno della malattia di Weir Mitchell o eritromelalgia: malattia della pianta
dei piedi e del palmo delle mani consistente in eccessivo afflusso di sangue ai piccoli vasi.)
Dolore da stazione eretta (insufficienza venosa)
Sondaggio Gastrico e Duodenale
SONDAGGIO GASTRICO
Manovra che ha lo scopo di drenare all'esterno le sostanze contenute nella cavità gastrica o
indurvi alimenti o medicamenti mediante un sondino che attraverso le cavità nasali, viene
fatto scendere lungo l'esofago fino allo stomaco.
Drenando il contenuto gastrico si può analizzare la composizione fisico-chimica dei succhi
gastrici e verificare l'eventuale presenza di sangue (emorragia del tratto esofago-gastrico).
A livello terapeutico questa manovra permette:
- L'eliminazione rapida dallo stomaco di sostanze gastrolesive.
- Il manteniomento libero da secrezioni gastriche dello stomaco (nel post operatorio, nel
corso di occlusione intestinale, di emorragia digestiva o pancreatopatia acuta).
- La nutrizione enterale (temporanea o permanente) in casi di impedimento anatomico o
deficit neurologico.
STRUMENTAZIONE
- Sondino naso gastrico (stumento tubulare di propilene o silicone tra 1 m e 1,5 m)
- Sacchetta di drenaggio
- Siringa da 60 ml a becco grande
- Bicchiere per l'acqua
- Lenzuolo
- Recipiente reniforme
- Cerotto
- Gel lubrificante con lidocaina
CONSIGLI METODOLOGICI
Prima di iniziare sarebbe consigliabile tranquillizzare il paziente spiegando la metodica e
invitarlo a soffiarsi il naso. Dopo una ispezione delle cavità nasali e la collocazione del
paziente in posizione possibilmente seduta, si potrà procedere all'inserimento della sonda,
lubrificata nell'estremità, lungo il decorso dei turbinati.
Per ottenere una corretta discesa nell'esofago si sfruttano i movimenti della deglutizione
che il paziente esercita nell'atto di bere l'acqua fornita nel bicchiere, prima
dell'inserimento.
Bisogna inoltre ricordare che il contatto con l'epiglottide e la laringe stimola il riflesso della
tosse e del vomito.
A conferma di aver raggiunto il fondo gastrico, si aspira il materiale gastrico mediante una
siringa collegata al sondino e si può auscultare la regione epigastrica durante l'immissione di
50 ml dia ria nella cavità gastrica mediante una siringa.
Tra i rischi si ricorda:
- La bronco aspirazione (reflusso del contenuto gastrico nei polmoni).
- L'emorragia da trauma al passaggio del sondino.
- La polmonite ab ingestis per passaggio di cibo nelle vie aeree.
- La lesione esofagea o gastrica dovuta al sondino.
Al termine di ogni esame o prelievo:
- pinzare il sondino.
- mettere il paziente a suo agio.
- controllare che il sondino sia ben posizionato.
CON STIMOLI INDOTTI
1- per via oro digestiva
Dopo aver inserito il sondino.
Tecnica:
- aspirazione a digiuno di tutto il succo gastrico
- introduzione soluzione di 180 cc di acqua + 20 cc di alcool etilico a 90-95°
- prelievo di minimo 4 campioni di succo gastrico, consecutivi ogni 30 minuti.
2- per via sottocutanea, prova all'istamina (controindicata negli allergici e effetti collaterali
come arrossamento volto, cefalea, malessere generale)
Dopo aver inserito il sondino.
Tecnica:
- iniezione sottocutanea di istamina (da 0,25 a 1 mg) nel paziente a digiuno
- prelievo succo gastrico dopo 15, 30, 45, 60, 90 120 minuti dall'iniezione.
a) secrezione: primi 10 minuti - 150-250 cc
b) acidità libera: entro 30-60 minuti - 1,5-4 g/litro
c) acidità totale: [?]
3- per via endovenosa prova con l'insulina
L'ipoglicemia stimola la secrezione gastrica attraverso il nervo vago o pneuogastrico.
Per procedere bisogna tener pronta una siringa con soluzione glucosata a 33% per prevenire
episodi di ipoglicemia.
Dopo aver inserito il sondino.
Tecnica:
- si determina l'acidità e la glicemia a digiuno
- si iniettano 15 U. di insulina
- si misura la glicemia ogni 30 minuti per 2 ore e si preleva il succo gastrico ogni 15 minuti.
- se la glicemia si abbassa al di sotto di 50 mg % (metodo Folin) nello stesso tempo che
l'acidità gastrica aumenta, la secrezione del n. vago è incompleta.
SONDAGGIO DUODENALE
L'esame della bile prelevata mediante sondaggio duodenale consente di ottenere notizie
interessanti per la diagnosi delle malattie delle vie biliari.
Questo esame invasivo è stato per anni l’unico in grado di riconoscere le iniziali alterazioni
della funzione pancreatica esocrina, non è più usato se non a scopo di ricerca.
Tipi di bile:
a) proveniente dal coledoco (giallo dorato; fluido; contiene tracce di leucociti)
b) proveniente dalla vescichetta biliare (colore bruno scuro; vischioso; contiene cellule
epiteliali)
c) proveniente dal fegato (colore giallo paglierino; fluido)
Non è raro che il succo gastrico si mescoli con la bile in varia proporzione e le conferisca un
colore verdastro ed un pH acido (la bile pura è alcalina).
Risultati di un sondaggio duodenale:
- Ostruzione del dotto cistico (colecisti esclusa) non si ottiene bile di tipo b.
- Ostruzione parziale (calcoli del coledoco) si ottiene poca bile
- Ostruzione completa del coledoco, assenza totale di bile.
SONDAGGIO DUODENALE FRAZIONATO
Esplorazione funzionale delle vie biliari analizzando le fasi successive del sondaggio
duodenale classico. Permette di scoprire sindromi di motilità come il deflusso discontinuo
della bile vescicolare tipica dell'ipertonia del cistico.
Tempo 1: coledocico
Privo di importanza diagnostica
Tempo 2: dell'Oddi chiuso
Tempo di interruzione del flusso biliare dopo istillazione via sonda di olio d'oliva o solfato di
magnesio. Se i tempi sono maggiori a 6 minuti si parlerà di Ipertonia Oddiana, se inferiori a 3
di Ipotonia Oddiana
Tempo 3: di deflusso della bile A
Se i tempi del deflusso sono maggiori di 6 si parlerà di Atonia Vescicolare.
Tempo 4: colecistico
Tempo 5: epatico
Suture
Le suture sono effettuate per riunire i due labbri di una ferita traumatica o chirurgica, per
mantenere in contatto i frammenti di un osso fratturato oppure le estremità di un tendine o
di un nervo reciso, per ripristinare la continuità delle pareti di un organo cavo come
l’intestino, per riunire fra loro certe parti di organi (stomaco, intestino, vescica, vasi
sanguigni).
Con la sutura il chirurgo non si prefigge di riparare i tessuti, ma si limita a riavvicinarli,
mettendoli in rapporto sufficientemente stretto e prolungato affinché l’organismo possa
realizzare questa riparazione con minima spesa, ottenendo una buona e rapida
cicatrizzazione.
MATERIALI DI SUTURA
Fili di sutura e Aghi
Una combinazione di filo/ago impegata per tenere meccanicamente uniti due lembi di
tessuto per ottenere la migliore cicatrizzazione nel minor tempo possibile.
Sutura chirurgica
- Filo libero (bobina) fili pretagliati
- Suture atraumatiche (combinazione ago filo)
La scelta della sutura si basa su:
- tipo di organo o tessuto
spessore
consistenza
resistenza
forza tensile
- processo di cicatrizzazione
durata
vascolarizzazione
impatto terapia farmacologia
terapia oncologica
- condizioni della ferita
infezioni
ubicazione
spessore
- condizioni generali del paziente
età
peso
patologie associate
condizioni fisiche
SCELTA DELLA SUTURA
Il materiale da sutura, indipendentemente dalle sue caratteristiche, è comunque un “corpo
estraneo” per i tessuti del corpo umano nei quali viene impiantato e viene sempre attaccato
per difesa dall’organismo.
L’attacco e la rimozione del corpo estraneo può aver luogo attraverso:
- un processo enzimatico (enzimi che scompongono e digeriscono il corpo estraneo)
- un processo idrolitico (il corpo estraneo viene scomposto in elemento base che disciolto
nei liquidi organici verrà poi espulso).
I materiali da sutura che subiscono questa scissione sono classificati ASSORBIBILI, mentre
quelli immuni a questo processo (sepolti o incapsulati in un tessuto) sono classificati NON
ASSORBIBILI (indispensabili per impianti di protesi).
In relazione al tipo di punto applicato le suture possono essere a punti staccati (diritti, a U,
a X, ecc.) o continue. Ma anche a borsa di tabacco, a sopraggitto, da pellicciaio, allentabili,
introflettenti o estraflettenti, ecc.
Anche la tecnica usata induce alla scelta tra i vari tipi di di suture classificate anche in:
- NATURALI (di facile impiego)
- SINTETICHE (più affidabili)
- INTRECCIATE (di facile impiego e resistenti; adatte per punti staccati)
- MONOFILO (assenza di capillarità e scorrevoli; adatte per suture continue)
Non esiste una sola sutura che possa rispondere a tutte le necessità ma i requisiti di una
buona sutura dovrebbero essere:
- resistenza tensile
- comportamento vivo
- scorrevolezza
- tenuta del nodo e facilità di annodamento
- inerzia
- riduzione o assenza di capillarità.
Medicazioni
Le ferite sono soluzioni di continuo dei tessuti molli che si estendono in profondità.
Possono essere:
- semplici
minima perdita di sostanza
margini avvicinabili
assenza di infezione
guariscono per prima intenzione.
- complesse (acute e croniche)
perdita di sostanza
difficoltà nell'avvicinamento dei margini
tessuti necrotici e/o segni di infezione
guariscono per seconda intenzione
MATERIALE SU UN CARRELLO PER MEDICAZIONE
1) Carrello lavabile e disinfettabile fornito di:
- piano superiore (munito di supporti per contenere flaconi e utilizzabile come supporto
pulito per le medicazioni)
- piano inferiore (cassetti per campetti sterili, pomate e presidi per medicazioni)
- contenitore per rifiuti ospedalieri
- contenitore per rifiuti taglienti
2) Campetto sterile standard
- garze 10x10 e grocchetti
- pinza anatomica e chirurgica
- pinza di Kocher e Crile
3) Materiale sterile
Fili chirurgici
Garze e pezze laparotomiche
Garze iodoformiche
Zaffi (rotolo di benda o garza)
Cerotti medicati
Aghi monouso
Strumentario chirurgico confezionato in busta singola:
- forbici a punta dritta e curva
- pinze anatomiche e chirurgiche
- pinze di kocher crile, allis
- portaghi corti
- divaricatori a nastro
- manici di bisturi
- spille da balia
- forbici per rimozione punti chirurgici
- pinze speciali per rimozione agraphes (punti grappanti)
4) Materiale non sterile
cerotti
tensoplast (cerotto per medicazione compressiva)
bende elastiche
rete elastica
cotone idrofilo
reniformi
5) Presidi medico - chirurgici
siringhe
tubi di drenaggio
sonde e sondini
guanti
telini
anestetici locali (fiale e spray)
6) Disinfettanti e liquidi
antisettici (base ammonio quaternario e alcolico)
sostanze a base di iodio
acqua ossigenata
acqua sterile e fisiologica
etere o benzina rettificata
disinfettante spray
7) Altro
metro, lampadina portatile
sfigmomanometro e fonendoscopio
provette sterili
Ferite
Soluzione di continuo dei tessuti molli che si estende più o meno in profondità.
Composizione dei tessuti molli:
- Epidermide
epitelio polistratificato,le cellule che si formano dallo strato basale basale progressivamente
si cheratinizzano verso la superficie;la funzione di questo, è quella di impermeabilizzare il
corpo e proteggerlo dagli agenti esterni.
Non è vascolarizzato e fanno capo capo a questo strato gli apparati sudoripari e piliferi.
- Derma
si unisce al'epidermide attraverso la membrana basale, è riccamente provvista di vasi e di
nervi e provvede alla nutrizione dello strato epidermico .inoltre ha la funzionedi
termoregolazione e alla sensibilità tattile,la cui unione di derma e epidemide forma la cute.
- Tessuto sottocutaneo
Strato adiposo interposto tra la cute e i tessuti sottostanti con funzione di scorrimento.si
divide in 2 strati, quello areolare di spessore variabile, e quello lamellare,in cui decorrono i
principali vasi venosi superficiali.ha anche la funzione di scorrimento ,isolamento termico e
di riserva energetica.
- Strato muscolo scheletrico
Lo strato piu' profondo deputato all'ativita' motoria.
Ferite semplici
Caratterizzate da:
- minima perdita di sostanza
- margini ben avvicinabili
- senza infezione,
- guarigione per 1 intezione.
Ferite complesse
hanno una perdita tale di sostanza che non permette l' avvicinamento dei margini,a causa
della presenza di tessuti necrotici e/o segni di infezione.
Si dividono in acute e croniche:
- acute (ustioni),
trovano la causa in un trauma e interessano in genere un' organismo sano.
- croniche (lesioni ulcerative),
hanno diverse cause ed interessano organismi affetti da altre patologie la quale piu'
frequente è quella circolatoria con tendenza all'estensione.
Nelle ferite complesse bisogna valutare diverse caratteristiche:
- l'estensione,
- la presenza di necrosi,
- escare,
- croste,
- fibrina,
- essudato,
- tessuto di granulazione
- eventuale presenza di complicanze.
L'estensione in profondità delle ferite ne condiziona la guarigione fra queste distinguiamo:
- ferite superficiali (epidermide e derma)
dove raramente si trovano tessuti necrotici e la guarigione richiede la semplice
riepitelizzazione.
- ferite profonde (grasso sottocutaneo e/o muscoli e/o osso)
spesso qui troviamo necrosi ed infezioni, la guarigione è lenta.
La presenza di tessuti necrotici è tipica nelle croniche in fase iniziale, dove i tessuti
appaiono di colore scuro, il muscolo ha consistenza flaccida con tendenza allo
sfilacciamento.
Ciò è dovuto alla carenza o assenza di flusso sanguigno locale che determina la morte del
tessuto. Abbiamo diversi tipi di necrosi che si differenziano per l' idratazione sino alla
mummificazione o all' escara, formata da un tessuto necrotico a bassissimo contenuto d'
acqua che appare di consistenza simile al cuoio tenacemente adesa ai tessuti circostanti,
bloccando lo scambio di ossigeno e aumentando cosi l'infezione.
- crosta
Si forma in seguito alla retrazione del coagulo a contatto con l' ambiente esterno.
Un insieme di piastrine, globuli rossi e fattori della coagulazione che hanno provveduto
all'emostasi.
Lo scopo è solo di protezione, ma non va confusa con l' escara, in quanto la crosta è
bruniccia con superficie irregolare e spesso rilevata, la rimozione è spontanea con
riepitelizzazione.
- fibrina
Un polipeptide insolubile.
Si presenta come uno strato di colore giallastro, facilmente asportabile se umido; questo
pero' potrebbe causare sanguinamenti dovute a gettoni vitali del tessuto di granulazione
inglobati al suo interno.
- essudato
Un liquido ad alto contenuto proteico che viene emesso da superfici infiammate.
La quantità è in relazione al grado dell' infiammazione, allo stato generale del paziente
(edemi) e alla posizione dello stesso.
Complicanza più frequente e preoccupante
E' l'infezione, specialmente se seguita ad emmorragie.
E' frequente nelle ferite complesse, in quanto non sono mai sterili e quindi possono
facilmente apparire i segni classici dell' infezione:
- tumefazione,
- arrossamento,
- calore al tatto,
- dolore,
- presenza di essudato purulento
- eventuale febbre.
CICATRIZZAZIONE
Processo biologico di riparazione di una ferita da cui deriva un ripristino funzionale
completo.
Fasi:
1) fase infiammatoria (da 0 a 3 giorni)
La prima fase segue la lesione; comincia con un vasospasmo per chiudere la ferita.
L' emostasi comincia con la formazione del coagulo di fibrina e di piastrine seguito
dall'instaurarsi della reazione infiammatoria con un richiamo di leucociti e monociti, i quali
si trasformano in macrofagi che rilasciano dei fattori di crescita.
2) fase proliferativa (dal 4 giorno ad un mese)
Formazione del tessuto di granulazione, un tessuto molto vascolarizzato dato dalla
neoangiogenesi e la proliferazione dei fibroblasti con formazione di un tessuto di un tessuto
connettivale molto lasso.
3) fase di rimodellamento (da un mese ad un anno)
I fibroblasti si trasformano in miofibroblasti che provocano una retrazione cicatriziale con
inizio della deposizione del collagene iniziando cosi la fase di rimodellamento che porta alla
stabilizzazione.
Successivamente la cicatrice si ritrae diventa rigida; in questa fase che è molto lunga ci
possono essere delle alterazioni formando delle cicatrici patologiche, ipetrofiche o al
cheloide.
La guarigione può avvenire per:
- Prima intenzione
le fasi avvengono come sopra descritte,la cicatrice che ne consegue sarà sottile, di colore
madreperla con contorni non ben riconoscibili.
- Seconda intenzione
perdita di sostanza e la presenza di necrosi.
La reazione infiammatoria si instaura velocemente e si mantiene sino ala detersione della
ferita. In questi casi bisogna aprire la ferita,rimuovere il contenuto necrotico e purulento e
richiudere.
Tipi di ferite:
- Semplice
Lesione dei tessuti molli che puo' essere suturata direttamente; si caratterizza per la minima
perdita di sostanza, l' assenza di infezione e per la rapida guarigione.
- Superficiale
Limitata agli strati cutanei epidermide e derma.
Se permane lo strato germinativo, la riepitelizzazione avviene in 10 giorni, altrimenti è
necesssaria la migrazione dei bordi.
- Iperescente
Ferite deterse o con modesti segni di necrosi, caratterizzate dall'abbondante secrezione di
essudato non purulento.
- Detersa asciutta
Con essudato scarso o secco.
- Escara (tessuti necrotici)
Parte morta di un tessuto leso che viene eliminata e sostituita da una cicatrice.
Indice di lesione profonda. La necrosi si forma quando interessati gli strati del sottocute dei
muscoli per la morte ischemica dei tessuti.
- Tessuti necrotici settici
Si accompagna spesso alla presenza di necrosi e viceversa.
I segni sono fetore, presenza di secrezioni corpuscolate all'interno, infiammazione di cute
circostante con rossore, termotatto positivo e dolore.
- Lesione appianata
La troviamo nelle profonde, il cui tessuto di granulazione ha portato ad appianamento.
Sono ferite con un essudato medio-scarso dove abbiamo una riepitelizzazione a partire dai
bordi.
- Lesione stabilizzata
Tipica di questa categoria è l'ulcera, detersa con un fondo arancione pallido.
Non presenta tendenza alla granulazione nemmeno alla riepitelizzazione e si mantiene
stabile nel tempo.
TERAPIA
La guarigione delle ferite si ottiene mediante terapia locale.
- L'asepsi
Serie di provvedimenti atti ad evitare che i germi giungano a contatto con la ferita.
Manovra importante in qualsiasi tipo di medicazione.
- La detersione
Pulizia della ferita.
Lo scopo è quello di pulire la ferita e ridurre la carica batterica cutanea o della ferita stessa
senza lesionare la cicatrice che si sta formando.
I prodotti sono:
- acqua ossigenata
Ha capacita di sviluppare radicali liberi di O2.
Buona attività detergente ma attività antisettica nulla.
Viene usata per allontanare i batteri e per ridurne la carica infettiva.
Ha discreta capacita' istolesiva.
- Fisiologica
Impiegata per la rimozione di essudati e batteri.
Non è istolesiva e si utilizza per caduta o lavaggi a bassa pressione.
- Ringer
Stesse indicazioni della fisiologica ma contiene molto potassio e quindi una maggiore attività detergente e una
discreta azione batteriostatica.
Dopo aver usato questi prodotti le ferite vanno asciugate per tamponamento con garza
sterile dall' interno verso l'esterno.
- Antisepsi
Si intende l' uccisione dei germi sulla ferita (disinfezione è invece quella che si esegue sulla
cute integra), e la si rende necessaria in caso di segni evidenti di infezione.
Caratteristiche ideali sono:
-ampio spettro antimicrobico
-non indurre resistenze
-concentrazioni efficaci nella lesione
-non inattivato da materiali organici o batterici
-non tossico o allergizzante
-indolore
-rapida eliminazione se assorbito
-non interferire con la rigenerazione tissutale
-basso costo.
I piu' diffusi:
-antibiotici
-l'argento
-mercurocromo
-clorexidrina
-derivati del cloro
-derivati dello iodio
- Toletta chirurgica
Si prefigge l'asportazione di parti necrotiche, fonte di infezione e che possono diventare
settiche.
Indicata quando vi sono lesioni profonde dove vi sia necrosi dei margini o nelle ustioni per
l'escissione di flittene o dei tessuti carbonizzati.
Richiede uno scarso uso di strumentario, l'importante è evitare anestetici perché l'edema
provocherebbe l'estensione della lesione.
Le medicazioni, devono rispettare diversi standard:
-mantere uno microambiente umido
-permettere e favorire la rimozione degli essudati e tessuti necrotici
-permeabili ai gas e al vapore umido
-isolante termico
-protezione dalle infezioni
-maneggevole
-basso costo
Prodotti
- Garze (semplici, medicate, antisettiche, non aderenti).
Impiegate su qualunque tipo di ferita e vengono applicate per fissare o coprire la medicazione.
Le garze semplici ledono il tessuto di granulazione al momento del cambio della medicazione, perche formano dei
ponti di fibrina che creano aderenze.
Per questo è consigliabile usare quelle medicate, antisettiche o antiaderenti direttamente per la medicazione e
ricoperte con garze semplici per poter assorbire eventuali essudati.
Il fissaggio della medicazione si ottiene tramite bende e cerotti.
- Enzimi litici
La loro azione si basa sulla rottura dei ponti presenti fra il tessuto necrotico e la parte sana, accelerando il processo
di demarcazione e favorendo la rimozione.
Sono indicati in tutte quelle ferite che hanno delle aree necrotiche, anche se la loro capacità di penetrazione nelle
escare è limitata.
- Adsorbenti
Agiscono assorbendo l'essudato in eccesso. Si distinguono in:
A) Granulari
Sostanze con micropori che assorbono l'essudato con una capacita 10 volte superiore al loro peso.
B) Sostanze che agiscono sviluppando gel
Assorbono l'essudato e si trasformano in gel evitando il traumatismo all'atto del cambio della medicazione. Vanno
sostituiti a saturazione.
C) Spugne o compresse
Agiscono per assorbimento diretto in strutture capillari, hanno il vantaggio di essere molto maneggevoli impiegabili
nelle sole lesioni capillari.
-Favorenti la granulazione.
Medicazioni che forniscono alla ferita fattori atti allo sviluppo del tessuto di granulazione e della neoangiogenesi
(collagene e alginati).
Applicati su ferite deterse, il collagene ha lo scopo di creare l'impalcatura che verra' utilizzata dalle cellule
infiammatorie per portare appianamento della lesione.
Si scoglie a contatto con l'essudato evitando l'adesione e favorendo cosi la riepitelizzazione perchè mantiene il
microambiente umido.
Deve essere usata su ferite mediamente essudanti, anche cavitarie.
Queste medicazioni hanno delle controindicazioni quali:
-essudato abbondante
-esposizione di ossa o tendini
-ulcere ischemiche/tumorali
-infezione
-tramiti fistolosi
-osteomieliti
-estese aree necrotiche tessuti periulcerosi fragili
Sterilizzazione
Il termine sterilizzazione significa eliminare tutti i microrganismi viventi, patogeni e no, e
delle loro spore, da oggetti (strumenti chirurgici, vetreria, tessuti, ecc.) o da sostanze varie,
attuata con mezzi:
- fisici (come il calore e le radiazioni sterilizzanti)
- chimici (come l'ossido d'etilene, l'ozono)
- chimico -fisici (come la filtrazione)
I prodotti e le preparazioni sterili devono soddisfare il “controllo di sterilità” poiché
l'efficacia dei processi di sterilizzazione è notevolmente influenzata dal grado iniziale di
contaminazione microbica.
I processi di sterilizzazione e le precauzioni prese devono essere tali che il livello di
contaminazione raggiunto nel prodotto finale non sia superiore ad un microrganismo vitale
per 10 elevato a 6 unità di prodotto.
Precauzioni da eseguire (anche prima della sterilizzazione):
- Condizioni di lavoro controllate e sfavorevoli a contaminazione e crescita di microrganismi.
- Assicurare il più basso grado di contaminazione microbica raggiungibile di apparecchiatura
e materiali usati.
- Effettuare controlli microbiologici sulle materie prime.
Ogni metodo deve essere verificato per la sua efficacia e tenere conto dell'eventuale
influenza sulla qualità del prodotto.
METODI E CONDIZIONI DI STERILIZZAZIONE
Si possono adottare diverse combinazioni di temperatura e di durata purchè ne sia dimostrata l'efficacia.
- a vapore saturo sotto pressione (autoclave) - metodo preferibile 121°C per 15 minuti
Indicatore biologico per gli studi di validazione: Bacillus stearothermophilus
- a calore secco
180°C per almeno 30 minuti
170°C per almeno1 ora
160°C per almeno due ore
Indicatore biologico per gli studi di validazione: Bacillus subtilis
- per irradiazione (con raggi gamma o con elettroni)
Con una dose assorbita sufficiente ad ottenere il prescritto grado di sicurezza per il prodotto
da sterilizzare.
Indicatore biologico per gli studi di validazione: Bacillus pumilus
- con gas (ossido d'etilene o formaldeide)
In opportune condizioni di concentrazione, di temperatura e di durata, nonché con
un'umidità ottimale.
Nelle condizioni di sterilizzazione mediante gas si deve assicurare la penetrazione del gas e
dell'umidità nel materiale da sterilizzare e si deve quindi eliminare il gas con un
procedimento che, in esperimenti preliminari, si sia dimostrato in grado di ridurre i residui
di gas, o dei suoi derivati, nel prodotto sterilizzato, al di sotto delle concentrazioni che
potrebbero dare effetti tossici all'uso del prodotto.
Indicatore biologico per gli studi di validazione: Bacillus subtilis, Bacillus
stearothermophilus
INDICATORI
L'efficacia del procedimento di sterilizzazione può essere controllata usando appositi
indicatori biologici.
Sterilizzazione per irradiazione
Durante il processo di sterilizzazione la dose irradiata deve essere controllata.
A tale scopo è indicato l'uso di metodi dosimetrici comprovati, che non siano influenzati
dall'intensità dell'irradiazione e che misurino, quantitativamente, la dose assorbita dal
prodotto.
Sterilizzazione per filtrazione
Le soluzioni possono essere filtrate attraverso membrane filtranti con diametro nominale
dei pori di 0,22 μm, o attraverso altri tipi di filtri che impediscono il passaggio di batteri.
Preparazione asettica
I prodotti e le preparazioni sottoposti al procedimento di sterilizzazione sono prodotti in
condizioni asettiche. Qualora sia giustificato, questi prodotti sono sottoposti ad un
riscaldamento finale compatibile con la stabilità del prodotto.
Indicatori biologici per il controllo dei processi di sterilizzazione
Gli indicatori biologici sono preparazioni di microrganismi, selezionati per la loro nota
elevata resistenza ad uno o più metodi di sterilizzazione.
Possono essere usati per confermare l'efficacia dei processi di sterilizzazione; l'indicatore
biologico deve essere chiaramente distinguibile dal prodotto da sterilizzare per evitare
contaminazioni del prodotto.
La crescita di eventuali microrganismi dopo l'esposizione al processo di sterilizzazione,
indica che il processo stesso è insufficiente.
Indicatori chimici
Il loro principio di funzionamento si basa sul viraggio di colore del gruppo cromoforo
(inchiostri o cere) che reagiscono ai parametri di sterilizzazione, fornendo ad un
accertamento visivo ed istantaneo per ogni pacco o cestello posto a sterilizzare.
PARAMETRI DI STERILIZZAZIONE
Per ottenere la massima sicurezza nella sterilizzazione è indispensabile che ogni singolo
microrganismo sia distrutto. Per fare questo si devono eseguire alcune operazioni per
raggiungere prima e per mantenere poi nel tempo, la sterilità.
- Pulizia
- Confezionamento
- Sterilizzazione
- Conservazione
Pulizia
Con la pulizia di un oggetto abbiamo l'abbassamento della carcia batterica iniziale.
Gli strumenti andrebbero, per quanto possibile, smontati e puliti internamente, in tutte le
zone accessibili ed in tutte le cavità.
Confezionamento
Il tipo di confezionamento incide sul processo di sterilizzazione e sulla durata della sterilità
nel tempo, fino al momento dell'utilizzo.
Le metodiche di confezionamento sono legate al rispetto di alcuni fattori:
- gli oggetti devono mantenere la sterilità il più a lungo possibile;
- il materiale sterilizzato deve essere prtotetto dalla contaminazione ambientale,
specialmente se deve percorrere lunghi tragitti;
- il contenuto deve essere facilmente riconoscibile.
Le metodiche più idonee sono il confezionamento con:
- CONTAINER
a) in acciaio
(Leggeri. Si puliscono con facilità. Resistente ai graffi, agli urti, alle cadute) ,
nickel, cromo.
(dotati di filtri di tessuto o di carta nel coperchio ed eventualmente anche nel fondo).
b) in lega di alluminio anodizzato.
(con filtri di carta o di tessuto nel coperchio, con o senza valvole di carico-scarico del vapore nel coperchio).
c) in ottone cromato.
(con coperchio fissato da cerniere).
- CARTA CRESPATA O MEDICAL GRADE
Caratteristiche principali:
a) Grammatura (spessore) medio alta
Come barriera per i microrganismi
b) Porosità elevata
Per resistere agli sbalzi di pressione che si verificano durante il ciclo di sterilizzazione.
Controlli:
Prima di essere sottoposta ai test di controllo, la carta deve sostare in ambiente condizionato a 23°C ed al 50 % di
umidità relativa.
a) Grammatura
(peso per unità di superficie).
b) Carico di rottura
(forza di trazione necessaria a rompere un provino da 15 mm di larghezza)
c) Resistenza alla lacerazione
d) Resistenza allo scoppio
e) Idrorepellenza
(forza richiesta per strappare la carta)
(resistenza alla rottura da aumento di pressione)
(resistenza alla penetrazione da parte dell'acqua)
f) Assorbimento d'acqua
g) Permeabilità all'aria
(peso dell'acqua assorbita da un'unità di carta in un determinato tempo)
(volume d'aria che passa attraverso la superficie ad una specifica pressione)
h) Penetrazione al blu di metilene
i) Ph dell'acqua d'estrazione
(non deve essere superiore al 20%)
(il più possibile vicino alla neutralità).
Difetti della carta:
a) Microfori
costituiscono una eventuale porta di entrata dei microrganismi;
b) Fish eyes
punti in cui la cellulosa è pressata in quantità eccessiva nel contesto fibroso formando piccole aree le quali
sottoposte a sbalzi di pressione si aprono; il concetto è lo stesso dei microfori.
- BUSTE O ROTOLI O SACCHETTI TUBOLARI
Formati da un film trasparente costituito da due strati plastici in cui i punti di fusione sono:
a) poliestere 260°C
b) polipropilene 160°C
Le saldature dei sacchetti e dei rotoli devono possedere una larghezza minima di 6 mm.
Sterilizzazione
La sterilità di un qualsiasi prodotto si può ottenere con diverse modalità, che non possono
prescindere dalla considerazione di alcuni fattori critici:
- VALUTAZIONE DELL'ATTIVITA' ANTIMICROBICA
Il sistema di sterilizzazione più utilizzato è il calore, sia in forma umida di vapore sotto
pressione che come calore secco.
L'attività germicida della tecnica con vapore è dovuta, oltre alla presenza di acqua, che
facilita la denaturazione proteica, anche e soprattutto alla buona conduzione del calore
che il vapore possiede.
Il calore a secco è idoneo per la vetreria o per altro materiale termoresistente (con
stufette ormai in disuso e sostituite con le centrali di sterilizzazione direttamente
nell'ospedale).
L'agente sterilizzante a freddo più utilizzato negli ospedali è attualmente l'ossido di etilene
(EtO). L'aspetto negativo legato al suo utilizzo riguarda la sua tossicità e la necessità di
osservare lunghi periodi di aerazione dopo la sterilizzazione.
- INTERFERENZA CON I MATERIALI
Il tipo di procedura da applicare è spesso decisa in conseguenza delle limitazioni poste da
alcuni metodi.
- TEMPO NECESSARIO PER DISPORRE DEL MATERIALE TRATTATO
(Rapidità di trattamento)
Importanza di avere tempi di attesa il più brevi possibile.
- SEMPLICE OPERATIVITA' E SICUREZZA GESTIONALE
Cappe aspiranti o sistema di rimozione forzata dell'aria per le sostanze corrosive o
allergizzanti.
- COSTI
Legati all'entità di scorte, velocità nella disponibilità del materiale, efficacia del sistema
con diminuzione delle infezioni ospedaliere.
Conservazione
Tutto il materiale sterilizzato deve essere tenuto in locali possibilmente asettici, per
mantenere la sterilità senza il rischio di contaminazione, rispettando i tempi di
sterilizzazione riportati nei singoli prodotti.
NORMATIVE ITALIANE SULLA STERILIZZAZIONE
UNI EN 554 – Febbraio 1996
Norma che definisce i requisiti per lo sviluppo, la convalida, la regolazione ed il controllo
del processo di sterilizzazione a calore umido dei dispositivi medici.
Il metodo si basa sul controllo dei fattori fisici che conferiscono sterilità al prodotto, a
condizione che, prima della convalida, la sterilizzatrice e la sua installazione siano conformi
a specifiche appropriate.