leggi articolo - Ospedali riuniti di Trieste

OSPEDALI/ PREVENZIONE
COME SI EVITANO LE CADUTE DEGLI ANZIANI
Un nuovo progetto assistenziale per scongiurare un evento frequente
nella terza età
Con l’avanzare dell’età la frequenza delle cadute aumenta in modo impressionante. Dopo i 65 anni
almeno una persona dichiara infatti di essere caduta almeno una volta l’anno mentre dopo gli 80
l’aumento diventa vertiginoso e coinvolge almeno metà della popolazione. Alla luce di questi
numeri la caduta accidentale si rivela un fenomeno di grande impatto sociale, dagli importanti
risvolti sanitari. Si sa infatti che dopo una certa età le cadute possono avere un effetto devastante
per il soggetto e portare con sé una serie di conseguenze negative per la salute. Per questi motivi
l’Azienda ospedaliero universitaria Ospedali riuniti di Trieste un anno fa ha dato il via a uno
specifico intervento, volto a valutare il fenomeno, a individuare i ricoverati a rischio di cadute e a
prevenirle con una serie di accorgimenti. Ad essere coinvolte, tutte le strutture sanitarie, tecniche e
i servizi insieme ai famigliari e ai caregiver che si fanno carico dell’assistenza alla persona. Le
cadute sono infatti un evento frequente anche fra le pareti domestiche. E anche lì possono essere
sufficienti delle semplici precauzioni a sventarle, come dimostrano i buoni risultati già conseguiti
dal progetto realizzato negli ospedali
I PROTAGONISTI La rilevazione, avviata nel 2006 con una dettagliata scheda, parla di 347 cadute
accidentali avvenute nell’arco dell’anno all’interno delle strutture ospedaliere. Un numero non
particolarmente elevato, se si considera che nel 2006 gli ospedali triestini hanno visto un flusso di
quasi 32 mila ricoveri e che nei primi sei mesi di quest’anno i ricoverati sono stati quasi 15 mila. A
essere protagoniste degli incidenti sono soprattutto le donne (53 per cento) per un’età media che
nel sesso femminile si attesta sui 77 anni e tra gli uomini sui 76. Ma il problema, confermano i
numeri, è appannaggio soprattutto dell’età più anziana. In 60 casi su cento l’incidente riguarda
infatti le persone oltre gli 80 anni.
“L’alta incidenza di cadute dopo una certa età va attribuita a una serie di fattori diversi – spiega
Enrico Cavana, dirigente infermieristico di Ospedali che insieme al suo gruppo segue questa
problematica - Ci sono dei motivi intrinseci, cioè legati alla persona, quali cadute precedenti, deficit
della vista, ictus, ipotensione ortostatica, patologie acute, instabilità della marcia, deficit cognitivo,
incontinenza. Altri fattori sono estrinseci e riguardano l’assunzione di farmaci (lassativi, diuretici,
sonniferi), gli ausili inadeguati, calzature di misura non adeguata”. La maggior parte delle cadute,
circa la metà, avviene quando il paziente si alza o quando è vicino al letto. Altri luoghi in cui
avvengono frequentemente le cadute sono il corridoio, il bagno e la zona vicino al water. In casa,
invece, a propiziare le cadute sono le condizioni dell’ambiente, quali tappeti non stabili, scale non
sicure, vasche da bagno e water senza maniglioni, scarsa illuminazione.
CHI E’ A RISCHIO Il primo passo per prevenire i pericoli è l’identificazione di chi è a rischio. Al
momento del ricovero l’infermiere verifica quindi, su un’apposita scheda, quali degenti sono in
questa condizione e ripete la valutazione se la situazione della persona si modifica. “Nella
valutazione infermieristica iniziale – dice Enrico Cavana - sono particolarmente curati gli aspetti
relativi la capacità di mobilizzazione, di marcia e di equilibrio, le alternative alla contenzione e l’uso
appropriato degli ausili alla mobilizzazione. Se la persona è già caduta in passato si considerano
gli effetti psicologici, la paura di cadere e il suo l’impatto sulla sicurezza di sé nelle attività
quotidiane”. Una volta completata la valutazione ed evidenziato il rischio di caduta, è redatto lo
specifico piano assistenziale per pianificare gli interventi specifici.
COSA SI FA La fase più importante sta nell’individuare i fattori che predispongono alle cadute. In
alcuni casi riconoscerli ha fatto sì che si modificassero alcune consuetudini lavorative o si
ponessero in atto interventi prettamente strutturali. La situazione ambientale, ad esempio,
favorisce la caduta di tutti, inclusi gli operatori. In questo caso le precauzioni coinvolgono dunque
le strutture tecniche degli ospedali e i servizi correlati, ad esempio la ditta delle pulizie per
potenziali rischi di caduta a seguito di liquidi sui pavimenti o pavimenti umidi.
Gli accorgimenti da adottare a tutela del paziente con elevato rischio di caduta generalmente sono
comunque semplici, anche se non sempre di facilissima applicazione. Innanzi tutto si tratta con
priorità l’ipotensione ortostatica, razionalizzando quando possibile la terapia e realizzando
interventi che migliorino l’equilibrio, la capacità di eseguire i passaggi posturali e che migliorino la
marcia. Il paziente e la famiglia vengono poi sensibilizzati rispetto i fattori di rischio, i problemi di
sicurezza e le problematiche legate alla limitazione della mobilità.
L’operatore provvede quindi a rivalutare periodicamente il rischio degli effetti derivanti dall’uso di
farmaci quali lassativi, diuretici, ecc. e ai mezzi contenitivi, ad esempio la cintura di sicurezza sulla
carrozzina o le spondine al letto. La deambulazione e l’equilibrio sono tenuti sotto controllo e si
sviluppa un piano per la mobilizzazione. Si cerca di evitare l’uso dei pannoloni, quando non sono
necessari, per evitare di tenere troppo a letto la persona anziana. S’identificano i bisogni di
sicurezza richiesti dal paziente e si attuano specifici programmi di vigilanza per i pazienti che si
recano ad eseguire pratiche diagnostico-strumentali. Se poi il degente risulta essere a elevato
rischio di cadute si coinvolgono gli operatori della riabilitazione per favorire una migliore capacità di
muoversi. A un anno di distanza questa miriade di gesti e di cure quotidiane, una volta organizzati
in precisi piani assistenziali, sta già dando dei buoni risultati nei reparti ospedalieri. Mentre
aumenta l’attenzione, anche culturale, a questa problematica questo fenomeno mostra infatti i
primi segnali di una tendenza al decremento.