Emanuela Garimberti Spatiosa ad habitandum loca. Luoghi e identità nella Historia Langobardorum di Paolo Diacono Tesi di dottorato in Storia medievale (XV ciclo) Università degli Studi di Bologna, 2004 Indice SOMMARIO PREMESSA I. PERCEZIONE E RAPPRESENTAZIONE DELLO SPAZIO NEL MEDIOEVO. IL PROBLEMA STORIOGRAFICO 1. Lo spazio come oggetto d’indagine 1.1 La nascita della questione storiografica 1.2 L’apporto della ricerca antropologica: spazio e identità collettive, spazio e linguaggio 1.3 Uomo e spazio nell’alto Medioevo: storiografia e scienze umane a confronto 2. Lo spazio: definizioni e terminologie 2.1 La storia del concetto 2.2 L’uso altomedievale del lemma spatium II. LA FONTE: LO SPAZIO NELLA HISTORIA LANGOBARDORUM 1. L’uso di spatium e spatiosus nel vocabolario di Paolo 2. Sistemi di misurazione dello spazio nella Historia 3. I luoghi e la narrazione, fra migrazione e dominazione longobarda III. SPAZIO GEOGRAFICO E NARRAZIONE STORICA 1. Il mondo al di là delle Alpi 1.1 La Germania, ovvero le ragioni della partenza 1.2 Dall’esodo scandinavo alle terre pannoniche: un cammino di civilizzazione 1.3 ‘Paupertina rura’: lo stanziamento in Pannonia e il miraggio dell’Italia 2. Dopo il valico alpino: l’Italia 2.1 L’Italia “romana” e la divisione in province 2.2 Il ‘Catalogus provinciarum Italiae’ e le fonti tardo-antiche 2.3 La lista di Paolo: l’Italia da spazio geografico a spazio politico 2.4 Urbanocentrismo italico: fra orizzonte ideologico e pratica di governo 2.5 I Longobardi e la complementarietà tra Nord e Sud IV. SPAZIO, IDENTITÀ, MEMORIA 1. I luoghi di Paolo Diacono, fra biografia e narrazione 1.1. I luoghi della tradizione familiare 1.2. I luoghi della cultura e della fede 2. I Longobardi e i luoghi del potere 2.1 2.2 2.3 2.4 2.5 2.6 La Historia senza centralità territoriale L’interregno ducale e l’Italia “oscurata” Le città fra disquisizioni terminologiche e consistenza materiale L’edilizia religiosa: fondazioni regie e conservazione della memoria L’edilizia pubblica: i palatia e il passato italico Lo spazio naturale: antitesi della città o sua continuazione? 3. Longobardi e Romani: spazi d’incontro e di scontro 3.1 Tra passato romano e presente bizantino CONCLUSIONI BIBLIOGRAFIA Abstract Marc Bloch prima e Aron Gurevič poi indicarono nel corso della loro riflessione storiografica la necessità di storicizzare le categorie di spazio e tempo, fino ai loro studi considerate una sorta di cornice immutabile degli avvenimenti. Da allora in avanti se numerose sono state le riflessioni e gli studi condotti in merito al concetto di tempo nell'ambito di diverse culture e società, non sono state fatte invece indagini specifiche in merito alla categoria "spazio". La sensibilità storiografica più recente, grazie anche al fecondo incontro tra antropologia e storia, ha recuperato questa tematica. La tesi dal titolo Spatiosa ad habitandum loca. Luoghi e identità nella Historia Langobardorum di Paolo Diacono s’inserisce in questo filone di studi che ha conosciuto nella settimana spoletina del 2002 un primo, significativo, bilancio delle conoscenze. Preliminarmente al lavoro d’interpretazione sulla fonte oggetto d’indagine, sono stati affrontati problemi di ordine generale. Si è sottolineata la necessità di storicizzare categorie percettive, quali spazio e tempo, all’interno di un preciso contesto culturale e di verificare l’esistenza o meno di un’astratta categoria di spazio anche nell’alto Medioevo, per quanto diversa dall’attuale: il concetto di spazio nell’alto Medioevo non è di fatto distinguibile da quello di luogo e, poiché esso è rappresentato dalla qualità posizionale degli oggetti materiali nel mondo, di fatto lo spazio non è mai vuoto né omogeneo, ma qualitativamente differente a seconda della vicinanza o meno del soggetto che lo percepisce o degli oggetti che lo delimitano. Lo spazio, però, non è solo percepito ma anche rappresentato e gli studi più recenti hanno mostrato come sia possibile una lettura in chiave sociale e politica delle relazioni che intercorrono tra luoghi, memoria e identità; tra atti memorativi, fondazioni religiose o laiche e autolegittimazione del potere (capitolo I). Da questo inquadramento generale si è passati poi ad analizzare un caso singolo, ovvero la Historia Langobardorum di Paolo Diacono. L’opera è particolarmente indicata per questo tipo di ricerca: articolata intorno a due grandi momenti della storia longobarda – il lungo spostamento del popolo dalle originarie sedi scandinave fino ai confini dell’Italia, le tappe successive della conquista e del definitivo stanziamento - si è prestata dunque a una lettura approfondita degli spazi, profondamente diversi, della migrazione e della dominazione. La fonte è stata pertanto analizzata in quanto opera etnogenetica, geografica e, in qualche misura, anche autobiografica. Partendo da queste linee interpretative e ponendo una forte attenzione al linguaggio, all’uso del lessico specifico e, non ultimo, alla costruzione del testo narrativo, la tesi dimostra la presenza del concetto astratto di “spazio” fra le categorie della cultura medievale, mostra l’utilizzo specifico dei luoghi come segni identitari per il popolo longobardo e ricostruisce la percezione culturale dello spazio geografico della penisola italica alla fine dell’VIII secolo e nella sensibilità personale dell'autore (capitolo. II). In particolare si è notato come quest’opera faccia riferimento a uno spazio tipologicamente diverso a seconda che siano narrati eventi che si collocano prima o dopo la conquista: nella prima parte - in cui si racconta delle originarie sedi longobarde e delle tappe della migrazione la precisione dei luoghi è onomastica ma non di dettaglio; nella seconda invece – quella in cui si descrive la conquista e la dominazione - la conoscenza diretta della geografia italica, nonchè il maggior numero di fonti disponibili, permettono a Paolo una maggiore precisione, che giunge persino alla tassonomia terminologica e all’uso di microtoponimi locali. La differenza è in re, dato che diverso è lo spazio reale che di volta in volta la narrazione si propone di descrivere: al di là delle Alpi lo spazio percorso dai Longobardi è spesso poco antropizzato, non così dopo l'entrata di Alboino in Italia. Si può inoltre supporre che la fondamentalmente diversa qualità delle fonti, cui l'autore attinge per ciascuna delle due parti (larga prevalenza di saghe epiche e tradizioni orali per la prima parte, cui per la seconda si aggiungono fonti scritte di vario tipo), abbia influito sul procedere del racconto e sui modi della descrizione. Ma i risultati di questo lavoro hanno anche messo in luce come questa differenza s’iscriva nella narrazione e abbia direttamente a che fare con l’idea, che Paolo intende sostenere, della vicenda longobarda e della conquista come parte di quella vicenda. Il racconto delle regioni settentrionali è parte di un ragionamento teleologico, che porta a concepire la successiva territorialità italica come, sì opposta, ma anche complementare e dunque provvidenziale rispetto alla povertà endemica di quelle plaghe gelate. A corredo di queste argomentazioni grande importanza ha avuto l’analisi delle fonti tardo-antiche utilizzate da Paolo per redigere la cosiddetta “lista delle province” del secondo libro della Historia. Dalla comparazione è emerso come, lungi dall’operare un mero reimpiego, come la storiografia anche recente sull’argomento ha più volte sostenuto, Paolo Diacono ha sì utilizzato pur se per fini completamente mutati - la geografia tradizionale, ma egli apporta al materiale recepito dalla tradizione tardoantica variazioni significative, funzionali all’inserimento di quel materiale nella sua narrazione e nella vicenda della conquista longobarda della penisola italica. Collocando la descrizione della penisola all’inizio del racconto della conquista ha mostrato di avere avuto vivo il senso di una territorialità longobarda e che pertanto la sua geografia volesse rappresentare la saldatura tra l’antica Italia della sua cultura classica e la nuova della sua cultura germanico-cristiana (capitolo III). Se tutta la prima parte del racconto è costruita sulla menzione di luoghi che, privati di ogni profondità cronologica, costituiscono mere tappe di un itinerario, nella seconda parte il racconto si complica proprio perchè si crea un intreccio tra la dimensione spaziale e quella temporale. Anche in questo caso la narrazione si articola intorno ai luoghi, ma spesso vi ritorna a distanza di tempo, mano a mano che prosegue il racconto della storia longobarda. Ciò permette a Paolo di aggiungere un’altra dimensione al racconto, di mostrare il divenire storico non solo a partire dagli eventi ma anche attraverso gli spazi che quegli eventi hanno visto accadere. Ci sono luoghi che vengono considerati nella loro specifica evoluzione, come mostra bene il caso, preso in analisi, di Cividale. L’ottica antiquaria, tipica del narrare di Paolo e presente peraltro anche in alcune sue descrizioni della Germania, ora è messa in prospettiva, resa vitale dal modo di narrazione. Il racconto della migrazione era un racconto lineare: i luoghi erano mostrati in successione, per come essi entravano nell’itinerario dei Longobardi. Dopo la conquista, la narrazione di Paolo diviene più complessa: la scansione cronologica è costruita sulla successione dei re, ma a questo filone narrativo principale se ne intrecciano altri, incentrati sulle storie regionali dei singoli ducati e di alcune città principali; a questi si aggiungono le digressioni di storia religiosa, incentrate sui luoghi di culto, e le aperture verso l'esterno, su concorrenti e alleati del regno longobardo (capitolo IV). Autore Emanuela Garimberti, diplomata nel 1998 in Archivistica, Paleografia e Diplomatica presso la scuola dell’Archivio di Stato di Modena, si è laureata nell’a. a. 1998/99 in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Bologna con tesi in Storia Medievale dal titolo: Fonti letterarie per la storia di Canossa. Il castello medievale nell’immaginario del secondo millennio (relatore prof. M. Montanari, correlatore prof. T. Lazzari). Nel 2004 ha conseguito il titolo di Dottore di ricerca in Storia Medievale (XV ciclo) presso l’Università degli Studi di Bologna (tutor prof. M. Montanari, Università di Bologna, prof. T. Lazzari, Università di Bologna).