Georg Simmel (1858-1918) Simmel fu un autore estremamente ricco, vario e problematico. La “sociologia formale” è l'etichetta con cui generalmente si presenta Simmel nelle storie della sociologia. Questa sociologia formale implica la ricerca delle forme dei rapporti che rimangono invariate nonostante i loro contenuti storici sempre diversi: questo fa pensare a una sociologia astorica, e questo appunto è stato sostenuto da molti critici. Contesto storico-sociale Il contesto storico è quello dell'industrializzazione e dell'urbanizzazione ad essa connessa. Coser ha scritto che Berlino, da città alquanto provinciale e retrograda, divenne improvvisamente capitale di rilevanza mondiale; nel 1848 aveva quattrocentomila abitanti, nel 1914 quattro milioni. Il movimento liberale era entrato in crisi in questo periodo, sia poiché i suoi ideali di uguaglianza formale erano stati raggiunti e non potevano più fungere da forza propulsiva, sia perché con l'ascesa della classe operaia era sorta una nuova politica che metteva in discussione la naturale funzione di guida della borghesia nella vita pubblica e sociale. Inoltre, il capitalismo concorrenziale era minato dal suo evolversi in imperialismo, e l'idea imperialista costituiva un corpo estraneo in seno alla tradizione ideologica liberale. Influenze e condizionamenti culturali Simmel risentì agli inizi della sua carriera dell'influenza della “psicologia dei popoli” che sosteneva la necessità del superamento della psicologia individuale in quanto l'uomo va compreso come essere sociale; Da Steinthal e Lazarus Simmel apprende che gli individui con la loro attività comune creano la realtà oggettiva delle forme culturali, ma sono pure il prodotto di tali forme; Simmel è stato influenzato anche dal positivismo, nella sua espressione dell'evoluzionismo di Darwin e di Spencer; in particolare, l'idea dell'evoluzione come crescente differenziazione rimarrà per molto tempo nel pensiero simmeliano. L'autore trattato fu anche condizionato dallo storicismo tedesco contemporaneo e dalla filosofia kantiana; Per quanto riguarda il marxismo, Simmel ne risentì una profonda influenza a proposito del problema della reificazione dei rapporti nelle società capitalisticoindustriali, ma in coerenza con lo storicismo tedesco del tempo (Tonnies). Ne ebbe a rifiutare la filosofia deterministica della storia; Infine, fu influenzato da Schopenauer e da Nietzsche, e dalla loro aperture a concezioni vitalistiche ed irrazionalistiche (filosofia della vita). La differenziazione sociale (1890) Nel primo capitolo de La differenziazione sociale, Simmel si dedica a questioni di ordine metodologico. L'autore afferma che la sociologia elabora risultati già raggiunti da altre scienze; quanto per queste scienze costituisce un risultato dell'elaborazione della realtà studiata, per la sociologia costituisce il problema da cui muovere. La sociologia dunque rielabora dati già elaborati. Ma questa è una differenza solo quantitativa, perché nessuna scienza si rifà a fatti oggettivi non previamente interpretati. La realtà appare fin dall'inizio ad ogni scienza come realtà interpretata. Inoltre, la sociologia si trova nell'impossibilità di individuare leggi nel senso della specificazione di cause uniche, in quanto l'uomo è un essere complesso risultato di forze eterogenee. A moltissime domande tipiche della sociologia non si può rispondere in modo esauriente, in quanto sulle interazioni, sugli individui e sulle loro scelte agiscono una pluralità di forze tale che ogni spiegazione la quale metta in luce una o qualunque di queste forze risulterà necessariamente parziale ed unilaterale; non sarà dunque possibile giungere alla formulazione di leggi sociologiche generali. Ogni effetto può essere visto come il risultato di una molteplicità di cause e può essere visto a sua volta come causa di una molteplicità di effetti, per cui quale sarà l'effetto singolo di una singola causa non può essere specificato. La realtà sociale non va intesa né come realtà autonoma rispetto agli individui né come somma di individui. L'individuo è infatti il risultato dinamico, mai definitivo, di un insieme di relazioni, e lo stesso è la società. L'unità della società può essere vista come l'interazione tra le sue parti, e questa interazione porta alla formazione di entità oggettive che hanno una loro autonomia rispetto ai singoli. Oggetto della sociologia sono le forme delle relazioni di influenza reciproca che ci sono tra gli uomini. Società è il nome con cui si indica un gruppo di individui legati da varie forme di reciprocità. Simmel passa poi, dopo queste considerazioni metodologiche, all'analisi della differenziazione sociale, ed in particolare allo studio di alcuni casi specifici di differenziazione nella società. In particolare, studia il problema della responsabilità penale in rapporto con la differenziazione. ◦ Le società primitive saranno caratterizzate da scarsa differenziazioni interna, e quindi dal prevalere del gruppo sull'individuo. L'individuo era legato dalla nascita a un numero limitato di gruppi, ciascuno dei quali comprendeva quello di scala inferiore (clan / gruppo occupazionale / famiglia); viveva, cioè, entro un sistema di cerchie sociali concentriche, ognuna delle quali rimandava all'altra: l'individuo non uscita mai dal proprio “mondo”. In questo contesto, il crimine sarà visto non come opera del singolo ma come opera dello stesso gruppo. ◦ Con l'aumento della differenziazione, il colpevole sarà più facilmente identificato con un individuo singolo. ◦ Con un ulteriore sviluppo della differenziazione e della complessità sociale, queste sfere e gruppi perdono la loro concentricità, e si giustappongono le une alle altre. Ciò significa che l'individuo si troverà a partecipare contemporaneamente a più gruppi che possono avere uno scarso rapporto reciproco. La possibilità di individualizzazione aumenta quanto più la persona è caratterizzata dal fatto di trovarsi al punto di incrocio di più sfere. Si differenzieranno gli individui, ma anche i singoli aspetti presenti nella vita dell'individuo, che appare come una serie di interrelazioni sociali; in questi termini sarà compreso anche il problema delle responsabilità. Dinnanzi a un crimini si risalirà alle specifiche interrelazioni più che all'individualità particolare del colpevole; ritorna pertanto il problema della responsabilità collettiva, nel senso che l'azione individuale specifica è colta in una rete di rapporti sociali. Quanto più ampio si farà il gruppo, tanto meno forti saranno i legami tra di esso ed i suoi membri, così che appare un più alto grado di diversità di tra gli individui. A sua volta, maggiore individualismo renderà possibili rapporti tra membri di gruppi diversi (cosmopolitismo). Per quanto riguarda la differenziazione in senso verticale, Simmel assume un atteggiamento aristocratico secondo cui i livelli più alti sono sempre minoritari. L'evoluzione implica il superamento di ciò che è vecchio, ed è quest'ultimo a dominare nelle maggioranze, mentre l'innovazione è opera di pochi. Ma l'individualismo comporta anche incertezza: mentre le mete del gruppo sono ben precisate, quelle del singolo spesso non lo sono. Problemi della filosofia della storia (1892) In quest'opera, Simmel rifiuta le filosofie della storia proprie di positivisti, idealisti, marxisti. In particolare, il marxismo, come strumento per comprendere l'azione di singoli uomini e gruppi nella società si rivela utilissimo, ma va rifiutato come filosofia onnicomprensiva. La comprensione storica si ha tramite un processo di immedesimazione, “proiezione”, con i soggetti da studiare. Poiché questa immedesimazione e proiezione sono sempre limitate ai singoli studiosi, ne consegue che la conoscenza storica è sempre relativa. La storiografia non giungerà mai a una conoscenza oggettiva. Filosofia del denaro (1900) In quest'opera, l'autore critica l'idea marxiana per cui è il tempo medio di lavoro socialmente necessario per produrre una merce a stabilirne il valore sul mercato. Secondo Simmel, invece, è lo scambio a stabilire il valore della merce: la forza lavoro, infatti, può essere iscritta nella categoria del valore soltanto mediante la possibilità e l'effettività dello scambio. Allo stesso modo, non è la scarsità dei beni a determinare il valore degli oggetti. Secondo Simmel, i rapporti tra gli uomini si estrinsecano attraverso scambi, non necessariamente economici. Le riflessioni sugli scambi portano Simmel ad elaborare una serie di considerazione filosofiche di carattere generale circa il relativismo. Così come ogni oggetto acquista valore e significato in rapporto con altri oggetti, ed è solo quella relazione a creare il valore degli oggetti, le idee acquistano senso in rapporto con idee diverse: idealismo/materialismo. Il mondo degli oggetti ci appare non come caos, ma come insieme di oggetti distinti, proprio in quanto posti in relazione gli uni con gli altri. L'uomo tende a percepire come realtà esterna ed oggettiva quanto si crea invece nel rapporto, e ciò è particolarmente evidente in economia, dove gli oggetti appaiono dotati di valori autonomi, che sono tuttavia solo il risultato della loro scambiabilità in rapporto con i desideri degli uomini: il denaro è l'espressione diventata autonoma di questo rapporto. Simmel ha quindi un rapporto ambiguo con il denaro: lo scambio tra oggetti comporta sempre un senso di privazione in quanto tali oggetti sono percepiti come insostituibili, e quanto più essi sono percepiti come scambiabili e non nella loro insostituibilità, tanto più sono percepiti come entità astratte. L'ambiguità consiste nel sottolineare sia gli aspetti umanamente positivi sia gli aspetti umanamente negativi del denaro. Simmel non si limita ad una trattazione filosofica del denaro, ma tenta un'analisi della sua evoluzione storica, secondo cui si è passati dallo scambio in natura, al denaro costituito come sostanza dotata di valore indipendentemente almeno in parte dalla sua forma (oro), al denaro come puro simbolo rappresentativo (banconote. Questi mutamenti nel denaro vanno di pari passo con i mutamento nelle facoltà intellettuali: al denaro come pura rappresentazione simbolica corrisponde una maggiore capacità di astrazione intellettuale rispetto alle fasi precedenti. Simmel tratta anche a lungo del denaro in rapporto ai fini e dei rapporti tra il denaro e la libertà personale. Spesso ciò che un individuo desidera non è in possesso di colui con cui avviene la contrattazione, e questo inconveniente è superato dal denaro come strumento che consente il raggiungimento, attraverso la sua mediazione, di illimitati fini. Questo porta a una serie di conseguenze, collegate però con la quantità: quando il denaro è poco, le finalità cui esso è destinato sono esse stesse limitate, mentre quando è in grandi quantità, le finalità raggiungibili sono illimitate. ◦ Nel cinismo, i valori considerati come i più alti sono riportati ai più bassi; ◦ nell'atteggiamento blasè, non si avvertono le differenze tra i valori: se nell'intimo dell'uomo si radica la convinzione che si possono ottener tutte le possibili varietà della vita tramite la stessa somma di denaro, egli diverrà blasè. Il blasè vede tutte le cose in una totalità per così dire opaca e grigia e le sente come indegne di suscitare una reazione. L'uomo è il cittadino disincantato, annoiato, che si comporta come se “avesse già visto tutto”. Questo è il risultato, il prodotto emblematico della rapida successione di stimoli nervosi concentrati e contraddittori della città. ◦ Altra possibile conseguenza è che il denaro da mezzo diventi fine (avidità, avarizia, prodigalità); ◦ Simmel tratta anche della povertà ascetica, atteggiamento negativo nei confronti del denaro dal quale tuttavia dipende poiché nella sua esistenza riconosce la fonte del male peggiore. Per quanto riguarda la libertà individuale, essa aumenta quando dalla schiavitù si passa all'obbligo di determinate prestazioni, e anche maggiormente quando si giunge all'obbligazione in denaro, poiché l'individuo è libero di svolgere l'attività che crede per affrancarsi dal vincolo. Mentre nelle società premoderne l'uomo dipendeva da una cerchia relativamente ristretta con un carattere fortemente personale, il moderno cittadino della metropoli ha bisogno di un'infinità di fornitori, operai e collaboratori, senza i quali sarebbe del tutto impotente; e in realtà non dipende dalle loro persone, quanto più dalle loro prestazioni oggettive, valutate in termini monetari, che possono essere fornite da persone sostituibili. Nel caso estremo del rapporto fondato sull'economia monetaria l'uomo può scomparire totalmente (distributore automatico). Questo processo di oggettivazione si ha anche nel mondo dello stile di vita e della cultura. Nell'economia monetaria tutti i rapporti tra uomini tendono a farsi misurabili e calcolabili, al punto che il mondo intero diventa un enorme problema matematico; vi è dunque il prevalere della cultura della razionalità rispetto alla cultura del sentimento, a causa del fatto che l'esattezza del calcolo monetario subentra in qualsiasi rapporto. Vi è uno stretto rapporto tra economia monetaria e divisione del lavoro; quest'ultima comporta la specializzazione delle funzioni e dunque l'impossibilità di ottenere quanto è necessario o si desidera attraverso i prodotti del proprio lavoro. Sarà dunque necessario usare il denaro come strumento, come mediazione dei rapporti economici. La divisione del lavoro comporterà altresì burocratizzazione e meccanizzazione del lavoro. La cultura moderna è diventata ipertrofica e ciò si manifesta nell'oggettivazione crescente della cultura oggettiva. Ma il soggetto che, nel suo sforzo di appagamento psichico, si rivolge ai contenuti della cultura oggettiva, rimane necessariamente frustrato perché non è più in grado di incorporarli e farli propri, non è più' capace di farli diventare cultura soggettiva. La cultura viene dunque a costituirsi come un complesso autonomo, con un suo spirito oggettivo, che si contrappone allo spirito soggettivo, cioè individuale. Questo è dovuto anche alla divisione del lavoro. Questo processo non riguarda solo la cultura in senso stretto, ma anche la cultura della vita quotidiana, gli stili di vita, il mondo dei significati nella vita dell'uomo contemporaneo. Simmel riprende una serie di categorie di Marx per sostenere che il prodotto isolato rimane privo di significato per il produttore, che il produttore è separato dai mezzi di produzione, e che questa separazione, oggettiva e soggettiva, è dovuta al fatto che la forza lavoro è merce e quindi il lavoro perde il suo significato proprio. Quanto al consumo, anch'esso perde il suo carattere originario soggettivo in quanto con la produzione di massa che sostituisce la produzione su ordinazione non più possibile operare una scelta individuale del prodotto. La metropoli e la vita mentale (1900) Mills ha definito quest'opera un'analisi dell'individuo nella società di massa, soverchiato e fuorviato da una massa di sensazioni e ridotto, in tal modo, per difesa, a saturazione. La prima caratteristica dell’esperienza metropolitana è l’intensificazione della vita nervosa dovuta dal rapido e continuo avvicendarsi di impressioni. Nella metropoli si accumulano veloci, con forti contrasti e impressioni inattese. In quest'opera Simmel riprende quindi il problema del mutarsi dei rapporto tra uomini in rapporti puramente quantitativi ed economici, che prevalgono nella metropoli sui rapporti affettivi ed emotivi di ambienti sociali più ristretti. Cioè comporta il trasformarsi dello stesso carattere degli individui, il prevalere in essi dell'elemento quantitativo, dell'esteriorità sui valori più intimi. Si ha così un processo di disindividuazione, ma esso si accompagna al processo opposto perché la metropoli è anche fonte di molteplici stimoli che sviluppano la personalità; ma davanti a tali stimoli l'individuo percepisce la propria personalità come sviluppata in modo insufficiente. La vita della città è più psichica, più intellettualistica. L’intelletto è la più adattabile delle nostre forze interiori, e si adegua più facilmente ai cambiamenti che non la sentimentalità, che ha basi più profonde e una natura conservatrice che difficilmente si adatta ai cambiamenti. L’individuo metropolitano si difende contro lo sradicamento e i contrasti dell’ambiente in cui vive, reagendo ad essi con l’intelletto, che è meno sensibile e non ha radici profonde nella personalità. L’intelletto è orientato essenzialmente al calcolo, ed è diverso dalla ragione, che invece cerca di mettere ordine alle conoscenze, facendosi domande anche profonde e si confronta anche con i sentimenti. L’intelletto tende a non fare differenze qualitative tra le cose e a non dare giudizi sul loro valore. Allo stesso modo funziona l’economia monetaria. Il denaro non tiene conto delle differenze qualitative tra un bene e l’altro, si occupa solo dell’unica cosa in comune a tutti i beni: il valore di scambio. La moda (1905) Nel saggio sulla moda del 1905 Simmel si rende conto che nella densità degli agglomerati urbani, è difficile far valere la propria unicità e la ricerca ossessiva di segni distintivi o di novità per costruirsi una personalità, si riduce spesso in semplice collezioni di segni esteriori. Nella moda si esprime contemporaneamente la voglia di distinzione rispetto agli altri e l'imitazione dall’altro: l’esigenza di differenziarsi dalla massa e quella di esaltare la nostra partecipazione ad un gruppo sociale autorevole. Seguire una moda significa volersi distinguere da chi non la segue, ma voler assomigliare a chi la segue. Nella società moderna, la differenziazione sociale non è più un fatto di nascita, ma di capacità di farsi valere. Imitando i gruppi più prestigiosi, chi è più in basso cerca di scalare la società mostrando di farne parte. Il paradosso della moda però è che sia praticata solo da una parte, mentre la massa cerca di raggiungerla. Quando la moda arriva alla diffusione tra tutti, smette di essere moda. La sociologia formale Simmel cerca di individuare i fondamenti sulla base dei quali sia possibile una sociologia come disciplina indipendente. Muovendo dalla distinzione tra forma e contenuto, non empiricamente ma solo in astrazione constatabile, Simmel afferma che le mentre le scienze sociali particolari si contraddistinguono per i loro specifici contenuti, la sociologia studia le forme pure dello stare insieme, della sociazione. Così la sociologia diviene un nuovo metodo e acquista una sua indipendenza. Essa dovrebbe studiare le forme della sociazione a prescindere dal contenuto, dalla storicità e dalla concretezza. La sociologia dunque studia l'interazione che deriva dalle forze psicologiche che legano gli individui; per non ripetere quanto già scoperto dalle altre discipline, deve individuare le forme microscopiche a fondamento della vita sociale, cioè le forme elementari di interazione senza le quali la realtà macroscopica non potrebbe esistere. Sulla base di questa specificazione, Simmel passa a individuare tre elementi essenziali senza le quali nessuna società potrebbe esistere: ◦ Innanzitutto, noi non cogliamo mai l'altro nella sua totalità, ma sempre in relazione a una qualche categoria sociale nella quale lo collochiamo: l'altro è visto solo in termini generalizzati o come membro delle nostre stesse cerchie sociali o come appartenente ad altre cerchie (civile che conosce l'ufficiale). ◦ In secondo luogo, ogni elemento di un gruppo non è solo parte della società, ma oltre a ciò, è anche qualche altra cosa ancora. La vita non è interamente sociale: lo scarto tra ciò che è sociale e comunicabile e ciò che invece rimane altro in alcuni ambiti è imprescindibile (uomo produttore/compratore/venditore oggettività). ◦ Infine, vi è l'a priori della disuguaglianza, per cui una società può esistere solo come insieme di elementi differenziati, ognuno dei quali occupa una posizione particolare che in una situazione sociale perfetto non potrebbe essere altra da quella che è. Il fattore puramente quantitativo del gruppo comporta conseguenze di grande rilevanza. ◦ Una diade non può esistere senza uno dei suoi due membri, per cui il gruppo non ha realtà autonoma rispetto ai due membri. ◦ Quando la diade si trasforma in triade, diventano possibili diversi modi di essere che prima non avrebbero potuto aver luogo. Il terzo membro può essere un mediatore, o un tertium gaudens, oppure può creare conflitti attraverso la strategia del divide et impera. Nella triade, comunque, i rapporti sono sempre diretti e personali. ◦ Con l'ampliarsi del gruppo si dà invece la possibilità di rapporti più astratti ed impersonali. Simmel definisce lo straniero non come il viandante ma come “colui colui che oggi viene e domani rimane”. Individua nello straniero una figura che non appartiene al territorio fin dalla nascita e che è connotata prevalentemente dalla forma sociale del mercante e/o dell’imprenditore. Lo straniero ha un rapporto con lo spazio sociale caratterizzato da libertà e mobilità. Lo straniero è ambivalente anche perché suscita sentimenti contrastanti nel gruppo integrato con cui entra in contatto, di antinomia: senso di minaccia vs. attrazione, distanza sociale vs. curiosità, fino a giungere a un possibile coinvolgimento emotivo. Grazie a un punto di vista più generale e astratto lo straniero è in grado di elaborare una conoscenza non particolaristica delle situazioni (ad esempio come arbitro nelle dispute politiche delle comunità o nelle contese tra individui). Per questo secondo Simmel lo straniero è potenzialmente portatore di mutamento sociale: le sue caratteristiche sociali e culturali, la tipologia delle sue relazioni economiche e sociali, l’ambivalenza di vicinanza e lontananza sono aspetti che comportano una qualche innovazione dello spazio sociale consolidato. Per il sociologo tedesco, la vita si manifesta come contrasto tra lo spirito e le forme che essa stessa crea e questo è l'elemento necessario per la vita della la vita stessa. La vita crea sempre forme stabili nelle quali rimane vincolata, ma allo stesso tempo tende continuamente a superare queste forme vincolanti. Per usare le parole di Simmel, “la vita è costantemente autolimitazione, e costantemente superamento del limite che essa ha posto a se medesima”. Il contrasto costituisce ciò che Simmel chiama la tragedia della cultura , cioè la tendenza sempre perdente delle forme culturali a conservarsi contro la vita che le ha prima incorporate e poi superate. L'individuo, quindi, per essere libero e creativo, deve opporsi alle forme in cui egli stesso è costretto, ai rapporti prestabiliti, altri altri, alla società, e d'altra parte egli esiste solo nella società ed è creato da essa. Il processo di alienazione, per il quale l'uomo si estrinseca sempre in forme che gli rimangono estranee e vincolanti lega Simmel a Marx, ma è visto fondamentalmente in termini atemporali.