Il battesimo, II meditazione - Parrocchia San Giorgio

ESERCIZI SPIRITUALI 2006
IL BATTESIMO
SECONDA MEDITAZIONE
L’ACCOGLIENZA
Siamo ormai tutti esperti di celebrazioni Battesimali.
Per grazia di Dio nella nostra comunità esse hanno l’importanza che loro compete.
Il Battesimo è il primo sacramento della Chiesa. E’ il sacramento sul quale si innestano gli altri,
senza il primo gli altri non ci raggiungono.
1.
Sappiamo che il rito inizia alle porte della Chiesa.
Questo perché l’uomo che desidera diventare cristiano è l’uomo della strada, e ogni uomo della
strada può diventare cristiano. Non ci sono esclusioni di nessun tipo.
Interessanti sono le parole del rito: “CHE COSA CHIEDETE ALLA CHIESA DI DIO?”
Il battesimo viene chiesto alla Chiesa ed è la Chiesa che lo amministra.
Questa sottolineatura è importante perché si è soliti ricordare la Chiesa per i suoi limiti, per i suoi
errori del presente e del passato, così che ci si domanda: ma perché mai deve esistere una Chiesa
che è solo un ostacolo, è solo un inciampo nel cammino dell’uomo verso Dio?
Ma prima ancora questa Chiesa aveva mantenuto vivo il ricordo di Gesù e di quello che Gesù ha
detto e fatto. Senza il tramite della Chiesa Cattolica chi potrebbe ricordare il Signore?
E prima prima ancora aveva raccolto le testimonianze e le memorie dei testimoni oculari e le ha
scritte, riordinate, usate nella liturgia, e riconosciute come parola di Dio.
Io oggi posso giudicare la Chiesa o gli uomini di Chiesa a partire da quel Vangelo che è stata la
Chiesa e sono stati gli uomini di chiesa a scrivere, a riconoscere come ispirato, e a trascriverlo per
secoli.
E’ la Chiesa che ci ha generati come cristiani.
Non una persona, non alcune persone, ma l’intero popolo di Dio, quello che c’è oggi e quello che è
vissuto in questi 20 secoli.
La Chiesa è, dunque, nostra Madre. Una volta si diceva “Santa Madre Chiesa” (Sainte mère
Elise)come il villaggio spesso ricordato nel film “il giorno più lungo”. Oggi anche il più sciocco dei
suoi figli si permette di offenderla, di denigrarla, di sputargli addosso.
Ma se essa oltre che nostra Madre è la sposa di Cristo, non so come ce la caveremo quando
dovremo essere da, lui giudicati.
Se confrontiamo quello che da nostra Madre Chiesa abbiamo ricevuto con i limiti di cui siamo
consapevoli non c’è proporzione.
Per quanto riguarda me io devo solo essere grato alla Chiesa che mi ha donato Gesù, la fede, la vita
eterna e che mi accompagna giorno dopo giorno sostenendomi nei momenti difficili.
2.
Con l’accoglienza ci è stato dato un nome.
Per la cultura occidentale moderna il nome ha solo un’utilità pratica: identifica una persona e la
distingue dalle altre.
Non così era nella mentalità biblica, per la quale nome e persona coincidevano.
Per questo glie ebrei erano così rispettosi del nome di Dio, e preferivano una “circonlocuzione” che
lo facesse intendere senza nominarlo.
Dio conosceva il nostro nome (ci conosceva) dall’eternità.
“Dal seno materno il Signore mi ha chiamato,
fin dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome” (Isaia 49,1)
“Mosè disse al Signore: … tu mi hai detto: Ti ho conosciuto per nome.. ora se ho trovato
grazia ai tuoi occhi indicami la via …” Esodo 33,12
Ciascuno di noi davanti a Dio non è mai né un numero né uno della “massa”.
Noi siamo una “persona” che Dio conosce per nome, rispetta nella sua dignità e libertà ed ama nel
desiderio di salvarla.
E’ da questa impostazione che nasce il “personalismo cristiano” che ha portato la nostra civiltà
occidentale al rispetto della persona, alla proclamazione dei suoi diritti inalienabili, alla creazione di
strutture politiche e sociali coerenti.
E’ da questa radice che viene la convinzione che l’uomo non può mai diventare un “mezzo”, uno
strumento che si può usare, sacrificare, dimenticare per un altro scopo, ma che l’uomo è sempre un
“fine” (non il fine ultimo che è solo Dio, ma un fine che ha un legame strettissimo con il creatore di
cui è immagine perché gli è somigliante), e cioè un “valore” assoluto.
La Costituzione Europea che passava dal mondo Greco/Romano all’Illuminismo dimenticando (o
meglio rigettando) il Cristianesimo si tagliava le gambe da sola: negava le sue radici.
3.
A questo “essere” che ora viene chiamato per nome viene detto: “Con grande gioia la nostra
Comunità Cristiana oggi ti accoglie”
E il battezzando entra nella Chiesa (di pietre) e cioè nella Comunità Cattolica (fatta di persone).
Ma ci entra passando attraverso il segno della Croce: “Io ti segno con il segno della Croce”.
Perché?
Perché è il segno del Cristiano.
Perché è la sorgente del perdono di Dio di cui il Battesimo è un segno efficace.
Perché colui che vuol seguire Gesù Cristo deve guardarlo bene in faccia: è Gesù Cristo si presenta
a lui Crocifisso. Come per dirgli: se ti devi scandalizzare di me, fallo subito. Meglio che tu non
cominci nemmeno a camminare con me piuttosto che poi tu abbandoni lungo la strada la strada.
Perché:
Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso,
prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi
perderà la propria vita per causa mia, la troverà. (Mt. 16,20)
«Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di
Dio». (Luca 9,62)
Ma è arrivato il momento di entrare in chiesa, o meglio nella Chiesa (C maiuscola).
Ce lo dice San Paolo con un’immagine efficace:
1 Corinti 12,12-28
Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo
molte, sono un corpo solo, così anche Cristo. E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un
solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo
abbeverati a un solo Spirito. Ora il corpo non risulta di un membro solo, ma di molte
membra. Se il piede dicesse: «Poiché io non sono mano, non appartengo al corpo», non per
questo non farebbe più parte del corpo. E se l'orecchio dicesse: «Poiché io non sono occhio,
non appartengo al corpo», non per questo non farebbe più parte del corpo. Se il corpo fosse
tutto occhio, dove sarebbe l'udito? Se fosse tutto udito, dove l'odorato?
Ora, invece, Dio ha disposto le membra in modo distinto nel corpo, come egli ha voluto.
Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo?
Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. Non può l'occhio dire alla mano: «Non
ho bisogno di te»; né la testa ai piedi: «Non ho bisogno di voi». Anzi quelle membra del
corpo che sembrano più deboli sono più necessarie; e quelle parti del corpo che riteniamo
meno onorevoli le circondiamo di maggior rispetto, e quelle indecorose sono trattate con
maggior decenza, mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha composto il corpo,
conferendo maggior onore a ciò che ne mancava, perché non vi fosse disunione nel corpo, ma
anzi le varie membra avessero cura le une delle altre. Quindi se un membro soffre, tutte le
membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui. Ora
voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte.
Emerge, su tutto, un’affermazione che è anche un’informazione:
Che a far parte di questo corpo siamo stati chiamati e che Dio ci ha messo accanto dei fratelli a
partire dalla sua infinita sapienza e per la nostra santificazione.
La pensa così anche Bonhoeffer in questa sua pagina:
E’ Dio ad aver già posto l'unico fondamento della nostra comunione, è Dio ad averci unito
con altri cristiani in un solo corpo, in Gesù Cristo, ben prima che iniziassimo una vita
comune con alcuni di loro: per questo la nostra funzione nel vivere insieme ad altri cristiani
non è quella di avanzare esigenze, ma di ringraziare e di ricevere. Ringraziamo Dio per ciò
che egli ha operato in noi. Ringraziamo Dio perché ci dà dei fratelli che vivono della sua
vocazione, della sua remissione, della sua promessa. Non reclamiamo per ciò che da Dio
non ci vien dato, ma lo ringraziamo per ciò che ci dà quotidianamente. Forse non è abbastanza quanto ci viene dato: quei fratelli che con noi vanno avanti e vivono nel peccato e
nella miseria, e ai quali è data tuttavia la benedizione della grazia? Forse il dono di Dio
ogni giorno, anche nel più difficile e tribolato di una fraternità cristiana, risulta inferiore a
questa realtà incomprensibile? Anche dove la vita comune è appesantita dal peccato e
dall'equivoco, il fratello che pecca non è pur sempre il fratello, insieme al quale accolgo la
parola di Cristo? Il suo peccato non è sempre nuova occasione di gratitudine, per il fatto
che entrambi possiamo vivere della remissione che viene dall'amore di Dio in Gesù Cristo?
Non è forse in tal modo che proprio il momento della grande delusione nei confronti del
fratello diventa per me un impareggiabile momento di salvezza, che mi fa capire fino in
fondo che sia lui che io non possiamo vivere in nessun modo delle nostre parole e azioni, ma
solo dell'unica parola e azione che ci unisce nella verità, cioè la remissione dei peccati in
Gesù Cristo?
…Un pastore non deve lamentarsi della sua comunità, tanto meno davanti agli uomini, ma
neppure davanti a Dio; essa non gli è affidata perché se ne faccia accusatore davanti a Dio
e agli uomini. Chi perde la fiducia nella comunità cristiana in cui si trova, e si lamenta di
essa, prima di tutto esamini se stesso, e si chieda se Dio non voglia semplicemente
distruggere il suo ideale; se è così, ringrazi Dio di averlo posto in questa situazione di
disagio. Se invece le cose stanno diversamente, si guardi comunque dal farsi accusatore
della comunità di Dio; accusi piuttosto se stesso per la propria incredulità, chieda a Dio di
fargli conoscere la propria mancanza e il proprio peccato specifico, preghi di non rendersi
colpevole nei confronti dei fratelli, nella conoscenza della propria colpa interceda per i
fratelli, faccia ciò che gli è stato assegnato e ringrazi Dio.
Ma c’è un’immagine ancora più forte.
La troviamo nella Didachè, uno degli scritti cristiani più antichi.
Dice:
Come questo pane era sparso sui monti ed ora è riunito ed è diventato uno così sia riunita la
tua Chiesa dai confini della terra sotto la tua guida”
I cristiani, che sono entrati a far parte della Chiesa, sono trasformati non solo in un corpo “spirituale
“ (un tempo si diceva: “Mistico”) ma sono trasformati nel corpo reale di Gesù.
Noi siamo il corpo vivente del Signore
Cristo non ha mani,
ha soltanto le nostre mani
per fare il suo lavoro oggi.
Cristo non ha piedi,
ha soltanto i nostri piedi
per guidare gli uomini sui suoi sentieri.
Cristo non ha labbra,
ha soltanto le nostre labbra
per raccontare di sé agli uomini di oggi.
Cristo non ha mezzi,
ha soltanto il nostro aiuto
per condurre gli uomini a sé.
Noi siamo l'unica bibbia
che i popoli leggono ancora.
Siamo l'ultimo messaggio di Dio
scritto in opere e parole.
<da una preghiera del secolo XIV>
Ma lo siamo nel momento che da singoli sparsi siamo diventati “un solo corpo”.
E le parole che il sacerdote pronuncia sul pane e sul vino, le pronuncia sulla comunità riunita, che
viene trasformata nel Corpo e nel Sangue del Signore.
E la genuflessione che il sacerdote rivolge al Corpo di Cristo Eucaristico, la rivolge anche al Corpo
di Cristo che è la Chiesa.
In questo corpo ognuno ha il suo posto.
E deve scoprirlo.
Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma
uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in
tutti. E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune:
a uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza; a un altro invece, per mezzo
dello stesso Spirito, il linguaggio di scienza; uno la fede per mezzo dello stesso Spirito; a
un altro il dono di far guarigioni per mezzo dell'unico Spirito; a uno il potere dei miracoli;
a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di distinguere gli spiriti; a un altro le
varietà delle lingue; a un altro infine l'interpretazione delle lingue. Ma tutte queste cose è
l'unico e il medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come vuole.
Ma qual è il compito più grande?
Quello più necessario?
Quello più urgente?
Ce lo spiega un grande teologo: B. Haring
Se qualcuno ci domanda che cosa stia maggiormente a cuore a noi discepoli e discepole di
Cristo, non possiamo che rivolgere a nostra volta umilmente lo sguardo al nostro Signore e
Maestro, e chiederci: che cosa sta più a cuore a Gesù?
Il discepolo che posò il capo sul suo petto ce lo addita e ci mostra come egli, prima di
tornare al Padre per la via della Croce, abbia concretamente spiegato la cosa che più gli
stava a cuore. Ci stupiamo nel vedere come gli lavi i piedi a noi peccatori e ci inviti a fare
altrettanto.
Egli vuole discepoli che servano con amore
Allora: solo fatica? Solo impegno? Solo servizio? Solo accoglienza ed accettazione dell’altro?
Risposta:
“C’è più gioia nel dare che nel ricevere”
“Guardate come è bello e gioioso che i fratelli siano insieme” (salmo 133)
Ed infatti, se noi guardiamo alla nostra comunità non possiamo non riconoscere quando “bello e
gioioso” sia farne parte.
Le nostre celebrazioni…
Le tante opportunità che ci vengono offerte…
La possibilità che i nostri figli vengano su bene, circondati da un “insieme” che li orienta, li
protegge, li educa agli stessi valori nei quali noi crediamo..
Non diamo nulla per scontato.
E rendiamoci conto che tutto ciò viene da quella fonte che è il Battesimo.
Dal Battesimo viene la Comunità; dalla comunità la possibilità, per noi, di vivere da discepoli di
Gesù, con gioia
SPUNTI PER LA RIFLESSIONE PERSONALE E PER IL LAVORO DI GRUPPO:
1.
Sento di far parte di una Comunità o vivo individualmente il mio cristianesimo? La mia Comunità
mi è di peso o mi è di aiuto nel seguire il Signore?
2.
Ho cercato e trovato il “mio posto” nella Comunità? Vivo questo mio ruolo come un servizio da
compiere “per amore e con amore” o è per me un modo per essere gratificato o un mezzo per
impormi agli altri?
3.
Quale giudizio do della mia Comunità? E’ come la vuole il Signore? E’ unita come “il pane
Eucaristico”? E’ un segno credibile per chi vive nel nostro quartiere e non la frequenta? Come,
dove, in che senso potrebbe essere diversa?
4.
E io, che cosa intendo fare per dare il mio contributo in modo che sia sempre più bella, unita,
accogliente, fedele?