SOLENNITA’ DI S. AGNESE ( Omelia , 25 .01.2014) Carissimi tutti! Sono davvero lieto di poter celebrare con voi anche quest’anno la Solennità di S. Agnese, vostra Patrona, e di potere manifestare i sentimenti di affetto e di comunione profonda che mi legano a Don Luigi, a don Binu, a Mons. Vittorino, a tutti voi. Quest’anno siamo impegnati a riflettere sull’importanza non solo di vivere con gioia la nostra fede ma anche di saperla comunicare , trasmettere. La figura di Sant’Agnese, che oggi celebriamo con solennità ci interpella fortemente. Nella sua scelta verginale e nel suo martirio, la giovinetta Agnese ci sta davanti come “vangelo vissuto”: ci da modo, infatti, di tastare il polso della nostra vita di credenti, del nostro cammino di fede, il polso della nostra sequela a Gesù Cristo Con indomita fortezza questa dodicenne non vuole venire meno al suo patto d’amore con Cristo: le tradizioni del suo martirio ci consegnano il suo pudore, la difesa della sua castità, il preciso collegamento tra la sua scelta verginale di offerta al suo Sposo, e il suo sacrificio estremo fino alla morte, che nella Liturgia delle Ore è splendidamente espresso nell’antifona al Benedictus delle Lodi mattutine: “In terra ti ho amato senza misura ed ora sono tua per sempre”. Sant’Agnese ha saputo testimoniare il dono di sé nella castità – “Io sono vergine di Cristo!” (Antifona al salmo nei Vespri) – ed è giunta a testimoniarlo fino al dono di sé nella morte – “Ora vengo a te accoglimi” (Antifona al Magnificat nei Vespri) – . Il suo martirio è l’evidente sviluppo conclusivo della scelta verginale pensata come progetto di vita fin da bambina, appassionatamente amata nella fede sincera, e per questo difesa a prezzo del sangue. Verginità e martirio: sono come i due ramoscelli che si intrecciano della corona di gloria che adorna s. Agnese. La verginità è il segno di una vita pensata , progettata e percepita con profondità fin dalla giovinezza. La verginità , custodita anche a prezzo del martirio, non nasce in questa prova finale, ma matura come decisione irrevocabile nell’intelligenza spirituale di Agnese ancora bambina. Nasce come un progetto mosso dall’amore singolare per Cristo e diventa un impegno e una scelta di vita , tesi a custodire l’amicizia con Lui in una assoluta fedeltà e costanza. Per Agnese il martirio non nasce dal suo cuore di ragazza, anche se nel suo cuore finisce per trovare un’adesione spontanea e , per così dire, connaturale. Agnese aspirava come tutte le ragazze della sua età a vivere e aveva trovato in Cristo la via per vivere in pienezza e con gioia la sua vita. Se arriva al martirio è per non perdere il legame con Colui, senza il quale la vita le sarebbe apparsa priva del suo significato, Gesù Cristo. Ma qual è il segreto della forza che la testimonianza della verginità e del martirio richiede? Qual è il fondamento motivazionale ? Il brano evangelico di questa festa ci ha presentato le parabole “gemelle” del tesoro e della perla: è solo l’aver trovato un “di più” che può metterci in discussione e in movimento, che può farci scommettere tutto per dare senso profondo alla nostra scelta di vita. Il “di più” per Agnese è stato Gesù Cristo. Davanti a questa Parola viene da chiederci: che cosa abbiamo trovato? Chi? Domande che hanno senso per fondare e rifondare ogni giorno la nostra scelta di fede, che ci porta a fare di Gesù Cristo il criterio determinante delle nostre scelte La fede è per noi questo “ di più”, che deve dar senso a tutte le nostre scelte. La fede non è perdita , è un “ di più” . Nulla di serio e di bello sarebbe potuto nascere in noi – né continuerebbe a nascere come l’aurora che illumina in maniera nuova e sorprendente ogni nuovo giorno – se non avessimo fatto l’esperienza di essere stati amati, se su di noi non fosse stata pronunciata la medesima Parola di “compiacimento” che il Padre pronunciò sul Figlio nel Battesimo al fiume Giordano. L’Amore di Dio si è reso visibile nell’esempio della luminosità di vita di Gesù: un Amore alto, nobile, mai svenduto a basso prezzo, sempre esigente e coinvolgente. .Chi ha trovato il tesoro nel campo, chi ha trovato la perla preziosa, “va, vende tutti i suoi averi”… Questo gesto non è tanto una mera rinuncia… No! È una sorta di “sapienza imprenditoriale”! Tutte le mie risorse vengono reinvestite per comperare il campo con il tesoro, per acquistare la perla preziosa…Le mie energie, la mia passione e il mio entusiasmo: tutto viene impiegato, messo a frutto, come talento venduto e trafficato, mai nascosto sotto terra, squalificato o svenduto. È la dimensione della totalità di donazione, che per primo Gesù visse in una dedizione piena nel Regno di Dio. Una perla preziosa va custodita, ma la sua bellezza agisce su chi la possiede quando non rimane chiusa in un cassetto come dimenticata. Così la nostra fede. Essa porta luce a tutte le dimensioni della nostra vita, diventa il criterio che ispira le nostre azioni , i nostri pensieri. C’è un “ di più” che porta la fede nelle nostra vita e che mi viene spontaneo sottolineare, sia pure a conclusione dell’omelia, in questa festa patronale; il “ di più” eè il sentirci parte di una comunità,”la parrocchia di S. Agnese”:è un rapporto affettivo che deve diventare sempre più effettivo, o, se volete un rapporto effettivo che deve diventare sempre più affettivo: