ARTE – 07/01/2015 Il Rinascimento Il termine Rinascimento fu coniato a posteriori (già Giorgio Vasari, alla fine del Cinquecento, parla di rinascita, anche se lo intende in modo diverso da come il termine verrà utilizzato) da Jacob Burkart, che nella seconda metà dell’Ottocento (1860) pubblica un saggio dal titolo “Rinascimento e Barocco”, nel quale compie uno studio approfondito sull’epoca, usando tale etichetta storiografica esattamente come la usiamo oggi. I protagonisti del Rinascimento (Brunelleschi, Donatello e Masaccio) hanno dato origine ad un profondo cambiamento artistico, hanno rivoluzionato l’arte nei suoi diversi aspetti, per cui sono chiamati “padri del Rinascimento” e sono consapevoli che ciò che stanno facendo è un cambiamento radicale rispetto a come si operava fino a quel momento (si supera con loro il linguaggio gotico). Il Rinascimento inizia nel Quattrocento, più precisamente nei primi decenni del 1400, a Firenze. Il termine deriva da “rinascita”, che indica la riscoperta dell’arte classica, in particolare dell’arte romana (architettura e scultura, non la pittura perché gli affreschi di Pompei verranno scoperti successivamente). In seguito, questo fenomeno artistico si espande anche nel resto d’Italia e dura più o meno fino ai primi decenni del 1500 (XVI secolo), anche se l’ultima fase (dalla fine del ‘400 ai primi decenni del ‘500) viene chiamata “Rinascimento maturo”. Le caratteristiche del Rinascimento furono: - l’amore e l’interesse per ogni aspetto culturale del mondo antico; - l’idea che l’uomo fosse al centro del mondo (antropocentrismo), perché capace con la sua intelligenza di creare il proprio destino. Si esaltano, in particolar modo, la dignità dell'uomo, la sua superiorità sugli altri esseri naturali, le sue innumerevoli capacità creative. Le principali innovazioni del nuovo stile rinascimentale furono tre: 1. La formulazione delle regole della prospettiva, che organizzava lo spazio unitariamente; 2. L’attenzione all'uomo come individuo, sia nella fisionomia sia nell'anatomia che nella rappresentazione delle emozioni e del carattere (aspetti psicologici), per cui si prendono come modelli uomini della vita reale; 3. Il rifiuto degli elementi decorativi e un ritorno all'essenzialità. Non c’è la ricerca del bello, ma della dignità umana (capacità di dominare la vita con le proprie qualità). Questo fenomeno si espande principalmente in alcune città italiane, come Urbino, dove troviamo Federico da Montefeltro, signore di Urbino, a Ferrara, dove governano gli Este, a Mantova con i Gonzaga, a Roma… Tanti centri diventeranno poi protagonisti di questo rinnovamento. Il fenomeno del R., però, riguarda anche l’Europa del Nord, l’area dei Paesi Bassi (delle Fiandre, paesi fiamminghi). Le Fiandre oggi non corrispondono a nessuna nazione, ma si trovano in un territorio compreso tra Belgio, Danimarca e Olanda; qui operava Jan Van Eyck. Caratteristiche della pittura fiamminga sono: l’attenzione estremamente realistica ai dettagli, l’uso della luce come elemento unificante della composizione, una grande novità tecnica destinata a cambiare la pittura: l’invenzione della pittura ad olio, che soppianterà la pittura a tempera. Lo studio dell’arte classica si concentra soprattutto sulle proporzioni, sulla chiarezza compositiva; ma il R. aggiunge l’invenzione della prospettiva, che d’ora in poi verrà qualificata con aggettivi che ne definiscono la scientificità (lineare e scientifica), cioè basata su regole matematiche e geometriche e non più sull’osservazione empirica come accadeva per Giotto, per cui si parlava di prospettiva intuitiva. Inventore della prospettiva scientifica fu Filippo Brunelleschi. Definizione prospettiva lineare scientifica: è l’intersezione piana della piramide visiva. La prospettiva del B. è un sistema di regole matematiche e geometriche, che servono per rappresentare su una superficie piana gli oggetti, le forme, le figure così come i nostri occhi le vedono. Inventa linee ortogonali al piano, che convergono in un punto, chiamato “punto di fuga”, rappresentando gli oggetti nelle loro dimensioni come si scalano a mano a mano che si allontanano dai nostri occhi. B. inventa la prospettiva, ma non la descrive, dandone solo una dimostrazione pratica, realizzando due tavolette dipinte, con scorci del Battistero di Firenze e della facciata di Santa Maria Novella, che sono andate perdute; di esse però ci parla Giorgio Vasari. Il primo ad indicare il procedimento matematico che consente di applicare la prospettiva sarà Leon Battista Alberti, uomo colto, sapiente, che conosce il latino (si era laureato a Bologna in giurisprudenza) e scrive numerosissimi trattati, non solo di arte. Affronta l’arte con una preparazione approfondita e realmente classica; nel campo dell’arte scrive tre trattati: il De pictura (in latino e poi anche in volgare), il De statua (dedicato alla scultura) e il De re aedificatoria (trattato sull’architettura). Sono tutti e tre importantissimi: nel De pictura, che dedica proprio a Filippo Brunelleschi, si trovano codificati in maniera chiara tutti i passaggi su come si realizza la prospettiva, in modo che tutti gli artisti potessero poi applicare questo strumento; il De aedificatoria è un trattato sull’architettura e sulla sua storia importante perché dopo secoli (dopo il trattato di Vitruvio) parla di come è stata l’architettura nel passato, ma anche di come dovrà essere, riprendendo un paragone di Vitruvio dove l’architettura è paragonata alle parti del corpo umano. Applicare la prospettiva però non è così semplice, un artista pittore-matematico, che sarà Piero della Francesca, che aveva interessi nel campo della matematica, della geometria e che scrive trattati su questo argomento, scrive il De prospectiva pingendi (seconda metà del ‘400), dove accompagna alle parole dei disegni che semplificano il metodo prospettico, per renderne più facile l’applicazione.