IL BILANCIO DI COMPETENZE NEGLI EE.LL.: una possibile chiave applicativa G GEEENNNEEERRRAAALLLIIITTTÀÀÀ Il bilancio di competenze nasce in Francia come azione finalizzata allo sviluppo delle professionalità in relazione alle mutazioni del mercato del lavoro. Tale strumento consente al lavoratore di formalizzare il grado di competenze acquisite in diversi contesti e situazioni ed in particolare attraverso l’esperienza lavorativa per progettare percorsi finalizzati all’acquisizione di consapevolezza circa le proprie risorse: il bilancio di competenze deve rendere l’individuo cosciente del proprio potenziale per costruire efficaci percorsi di carriera. La coniugazione del bilancio di competenze all’interno degli EE.LL. presuppone la diffusione di una cultura di gestione e sviluppo delle risorse umane che tende a potenziare: 1. il patrimonio professionale dei dipendenti pubblici; 2. la consapevolezza del ruolo che sono chiamati a svolgere; 3. il senso di appartenenza. L’introduzione quindi del bilancio di competenze legittima una politica di gestione delle risorse umane incentrata alla valorizzazione del personale in un’ottica di miglioramento continuo delle proprie prestazioni. Le iniziative di aggiornamento e di riqualificazione professionale previste dalla normativa nazionale e contrattuale devono essere quindi progettate per consolidare il ruolo organizzativo ricoperto da ciascun dipendente in relazione al processo a cui è associato. Al tempo stesso, un tale approccio metodologico consente di attuare una puntuale rilevazione del fabbisogno competenziale contestualizzata ai singoli processi di ciascun centro di responsabilità. L’analisi infatti dei singoli processi di centro favorisce l’individuazione del ruolo organizzativo assegnato a ciascun processo per rilevare: 1. se tale ruolo risulta essere già ricoperto; 2. se si rende utile l’istituzione del ruolo organizzativo; 3. se è possibile valorizzare dipendenti sulla base della rilevazione del potenziale. Un tale approccio richiede quindi per ogni processo analizzato la rilevazione dei ruoli organizzativi attesi in termini di competenze in relazione alle dinamiche strategiche dell’Ente ed in relazione alle responsabilità, alle relazioni e ai risultati associati a ciascun ruolo organizzativo. Per poter adottare un modello gestionale basato sulle competenze si ritiene però necessario dare una definizione che permetta di connotare il significato attribuito in relazione all’approccio adottato; sulla base di questa impostazione si possono individuare quattro connotazioni: 1. La competenza come insieme di attributi connessi alla posizione di lavoro; 2. La competenza come attributo dell’individuo; 3. La competenza come grado di interazione tra individuo e organizzazione di appartenenza; 4. La competenza e le comunità di pratiche. La competenza a sua volta può essere definita attraverso l’analisi di specifiche componenti ovvero: 1. le conoscenze (sapere), intese quale sistema di contenuti, informazioni e concetti acquisiti nelle esperienze di studio e professionali; 2. le capacità (saper fare), intese quale complesso di abilità manuali e/o concettuali che si traducono in comportamenti operativi correlate alla posizione lavoro; 3. gli atteggiamenti (saper essere), ovvero grado di predisposizione a reagire in modo costante nei confronti di determinate situazioni emergenti nell’organizzazione. Inoltre, a seconda della classificazione per tipologia le competenze possono essere distinte in: 1. competenze di base ovvero competenze di tipo generale, trasferibili a differenti compiti, rilevanti per la formazione e la preparazione professionale generala della persona; 2. competenze tecnico-professionali ovvero competenze altamente specifiche e specialistiche; 3. competenze trasversali ovvero competenze che consentono il collegamento dei saperi e delle capacità in relazione al contesto organizzativo; 4. risorse personali ovvero tratti di personalità (perseveranza, precisione e razionalità), qualità psico-sociali (lavorare in gruppo e comunicazione efficace) dinamicità, multidimensionalità, carattere sistemico, contingenza, flessibilità. M O D O O G A D N E R V E N O MEEETTTO OD DO OLLLO OG GIIIA AD DIII IIIN NTTTE ER RV VE EN NTTTO O Introdurre il bilancio delle competenze all’interno degli EE.LL. secondo una logica contestualizzata all’organizzazione significa adottare un percorso strutturato in quattro fasi: 1. RILEVAZIONE DEI PROCESSI. Si ritiene fondamentale un approccio graduale ovvero partendo dall’analisi del modello organizzativo di Ente si procede con la rilevazione per aree di tutti i processi aventi output certi e definiti e possibilmente apprezzabili dall’utenza in termini di diffusione, soddisfazione e adeguatezza. Per ciascuno di essi devono quindi essere individuate le singole attività nonché la correlazione tra le stesse in termini di combinazione delle risorse umane, finanziarie e strumentali coinvolte. Per tale operazione è utile sintetizzare il processo attraverso la costruzione di opportuni diagrammi di flusso dispiegati, evidenziando risorse strumentali e finanziarie impiegate. 2. DEFINIZIONE DEL RUOLO. Dopo aver mappato tutti i processi è utile procedere con la descrizione dei ruoli in termini di competenze. Per tale operazione si ritiene opportuno precisare che una efficace descrizione dei ruoli deve considerare la competenza come insieme di attributi connessi alla posizione di lavoro, come attributo dell’individuo nonché come grado di interazione tra individuo e organizzazione di appartenenza. 3. RILEVAZIONE E BILANCIO DELLE COMPETENZE. Servendosi di una scheda di rilevazione simile a quella impostata per la descrizione dei profili oppure mediante colloqui guidati, con l’aggiunta della sola descrizione delle risorse personali, si procede con la rilevazione per ogni singolo processo delle competenze diffuse. Il modello da utilizzare è sicuramente quello partecipativo ovvero ciascun individuo impiegato sul singolo processo deve essere accompagnato dal servizio preposto alla attuazione del percorso di rilevazione delle competenze, nell’analisi delle proprie competenze 1 (specialistiche, di base e trasversali) in relazione alle competenze attese per giungere a “confezionare” un fascicolo individuale che evidenzi i punti di forza e di criticità del soggetto nonché percorsi di sviluppo e di consolidamento delle competenze per una efficace e produttiva collocazione nel processo. 4. MAPPATURA DELLE COMPETENZE. Una simile impostazione permette infine di costruire il portfolio delle competenze di ciascun Ente e proiettare la politica di gestione delle risorse umane verso la realizzazione di comunità di pratiche per una maggiore capitalizzazione delle competenze diffuse. Tale radiografia risulta essere essenziale soprattutto qualora l’Ente intenda raggiungere obiettivi di natura strategica per i quali competenze sempre più puntuali e cooperanti sono fondamentali per affrontare le sfide a cui gli Enti Pubblici sono chiamati nel processo di rinnovamento del pensare e dell’agire delle PP.AA.. La costituzione delle suddette comunità di pratiche ruota però intorno ad alcune condizioni: definizione dei processi di cooperazione tra le pratiche; individuazione dei canali di diffusione delle competenze accertamento delle competenze di comunità. Una simile impostazione proietta l’Ente verso l’introduzione del knowledge management ovvero la trasformazione del complesso delle competenze in un apprendimento diffuso dell’organizzazione e del capitale intellettuale individuale in patrimonio dell’azienda. Tale politica gestionale pone al centro dell’azione il capitale umano e per esso l’Ente promuove interventi di valorizzazione e di miglioramento finalizzati a processi di fidelizzazione del personale e di innalzamento del grado di appartenenza dello stesso all’organizzazione e ai suoi obiettivi. La gestione e il bilancio delle competenze si prefigura quale strumento adeguato per sostenere i driver sui cui fare leva per una efficace politica innovativa nella gestione del personale. EEFFFFFFEEETTTTTTIIIAAAPPPPPPLLLIIICCCAAATTTIIIVVVIIIEEENNNUUUO O V E C U U R E G E S O N A OV VE EC CU ULLLTTTU UR RE EG GE ES STTTIIIO ON NA ALLLIII Il sistema del bilancio di competenze consente di adottare un approccio metodologico innovativo nella gestione dei processi di pianificazione e di programmazione dell’Ente e nello specifico nelle politiche di gestione del personale. I possibili percorsi applicativi che scaturiscono dall’applicazione di un tale sistema gestionale si possono individuare nei seguenti istituti: la dotazione organica; la progressione di carriera; i processi di reclutamento dall’esterno del personale; la gestione dei meccanismi incentivanti; la gestione della formazione. La dotazione organica La definizione della dotazione organica si pone quale momento fondamentale per le attività gestionali di un Ente logicamente correlata alla programmazione triennale delle assunzioni e al 2 meccanismo di quantificazione economico-finanziaria, secondo una logica di contenimento della spesa. Il bilancio delle competenze si presta quale strumento puntuale per la determinazione dell’equilibrio dotazionale ottimale. Infatti, partendo dalla definizione dei processi significativi di ciascuna area istituzionale nonché l’accertamento degli obiettivi di medio e lungo termine impone l’individuazione e la descrizione dei ruoli in termini di competenze, coma già accennato in precedenza nel corso di questa trattazione, è possibile descrivere e definire le competenze che attengono a ciascun ruolo e quindi il profilo professionale correlato alla categoria contrattuale, in armonia con le vigenti declaratorie. Il dimensionamento quantitativo è quindi elaborato in coerenza con gli strumenti di programmazione dell’Ente. La gestione quindi della dotazione organica secondo l’approccio del bilancio di competenze favorisce la correlazione tra istanze strategiche, traguardabili nel processo di rilevazione dei processi, e dimensione economico-finanziaria dell’Ente. La progressione di carriera Con riferimento alle procedure selettive l’adozione del bilancio di competenze permette di incentrare la selezione delle candidature sul ruolo e sulle competenze richieste dallo stesso in relazione alla collocazione organizzativa invece che centrare la selezione esclusivamente sulla conoscenza. Tale impostazione permette di avere sempre chiaro qual è il ruolo organizzativo richiesto e atteso dall’organizzazione e pertanto i processi di selezione mirano a valorizzare le qualità prestazionali e gli atteggiamenti organizzativi virtuosi dei diversi dipendenti in relazione al modello di competenze previsto dall’Ente. In tal caso la prestazione dell’individuo è apprezzata in termini potenziali, ipotizzando così percorsi di sviluppo in base alle potenzialità accertate e in relazione all’assetto organizzativo dell’Ente. Tale prospettiva offre nuovi spunti anche nella progettazione delle modalità di selezione, pur garantendo i principi previsti dall’art.35, comma 3 del D. Lgs. n.165/2001. I processi di reclutamento dall’esterno del personale A seguito di eventuale insuccesso nella fase di accertamento delle competenze in relazione al ruolo da ricoprire, il bilancio delle competenze è in grado di orientare la gestione dei processi di reclutamento dall’esterno, consentendo di reperire sul mercato del lavoro soggetti in possesso delle competenze previste dall’organizzazione in relazione al ruolo da ricoprire e quindi potenziare i criteri di selezione sulla base della descrizione di ruolo definita dall’Ente a seguito della rilevazione dei processi. La gestione dei meccanismi incentivanti Il bilancio delle competenze può inoltre coniugarsi all’introduzione di sistemi di valutazione strettamente ancorati al ruolo organizzativo, consentendo l’introduzione di efficaci meccanismi incentivanti volti a premiare i comportamenti virtuosi. La definizione del ruolo atteso ben si presta per un confronto con le prestazioni eccellenti degli individui e pertanto a ciascun ruolo può essere agganciato un adeguato sistema premiante in grado di tradurre in termini monetari il raggiungimento 3 degli obiettivi perseguiti dall’Ente, tenuto conto del valore organizzativo attribuito al processo e al/ai ruolo/i per esso definiti. La gestione della formazione All’introduzione del bilancio delle competenze sono strettamente abbinati i processi formativi dell’Ente: i gaps formativi emergenti nella fase di rilevazione delle competenze devono trovare soddisfazione nei percorsi formativi dell’Ente. Pertanto, anche la formazione in un tale contesto si inserisce tra i fattori strategici dell’Ente in stretta simbiosi con la dimensione organizzativa aziendale per una efficace gestione delle risorse umane, secondo la logica delle valorizzazione delle competenze diffuse. C C O N C U S O N CO ON NC CLLLU US SIIIO ON NIII La scelta delle Amministrazioni pubbliche di investire risorse umane, finanziarie e strumentali in una attività specifica come quella della gestione delle competenze del personale comporta la definizione di nuove e puntuali politiche di gestione del personale, nelle quali la risorsa umana diviene il volano naturale del cambiamento e dei processi di sviluppo organizzativo. Il successo di un modello organizzativo caratterizzato da alta intensità del fattore lavoro è garantito da una nuova attenzione nella definizione delle logiche gestionali del personale: la risorsa umana, considerata il motore del miglioramento socio-organizzativo, è la misura costante per l’apprezzamento del ben-essere organizzativo. 4