Coordinamento Donne Valeria De Bortoli

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CONTRIBUTO
del
COORDINAMENTO DONNE
L’ASSUNZIONE DI RESPONSABILITA’ POLITICA DELLE DONNE NEL SINDACATO.
Perché impegnarsi politicamente, perché accettare responsabilità; è proprio necessario? E
quali sono le ragioni?
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In un mondo dove prevalgono gli interessi individuali, dove le parole sono svuotate di
significato o usate come armi offensive, in una società dove la becera furbizia prende il
posto dell’onestà, dove l’avidità prende il posto della solidarietà, dove il “chi se ne frega”
prende il posto di “Prendersi cura”, vale la pena mettersi in gioco? E perché anche le
donne?
Tutti siamo responsabili di ciò che accade agli altri, non soltanto nella cerchia familiare o
degli amici, ma anche in ambito sociale e politico, della città umana.
C’è una dimensione politica della vita di ognuno di noi che si colloca nel contesto socio
politico in cui vive, che rende responsabile l’uno della vita degli altri. Qui è la radice di ogni
impegno politico. Ma per noi, sindacato, c’è qualcosa di più, c’è la responsabilità.
Questa responsabilità deve esercitarsi nei confronti di tutti coloro che chiedono a noi
rappresentanza a partire dai più deboli, indifesi, svantaggiati.
Una responsabilità che le donne hanno connaturata col proprio essere e maturata con
l’esperienza di tenere insieme lavoro e casa, progettazione e amministrazione, identità
personale e dedizione familiare, esperienze tali da produrre uno spessore sufficiente per
essere titolate ad assumere ruoli di responsabilità nella Federazione.
Le donne, quindi, stanno nel sindacato a pieno titolo, con tutte le loro prerogative, con tutte
le loro capacità di ascolto, di relazione e di dialogo, di elaborazione e di contrattazione.
Questi valori esercitati all’interno dell’organizzazione sono indispensabili per fare un buon
lavoro di rappresentanza e di confronto democratico.
C’è bisogno di ascolto, non solo per cogliere i bisogni, ma anche per intercettare tutto quel
positivo che rischia di rimanere ai margini ma che costituisce carburante in termini di
motivazione ed azione.
C’è bisogno di relazione umana nella politica quotidiana. C’è bisogno di dialogo. Mai come
in questo momento è deleterio il radicalismo dei principi, ciò crea steccati, muri, divisioni.
La ricerca paziente e determinata di punti di incontro senza svendere i propri riferimenti, è
più che mai indispensabile. C’è bisogno di una concezione inclusiva e partecipativa del
sindacato a partire dalle strutture di base. A volte un incarico rappresenta una tentazione
di potere più che un servizio. Più si sale nelle gerarchie più questo rischio è presente.
Perciò occorre riflettere sui meccanismi, anche inconsci, che portano ad escludere; ne
andrebbe della vitalità dell’organizzazione.
Tutto questo le donne lo sanno fare. Devono solo crederci e spendersi con forza affinché o
ci si emancipi dalla condizione di unico soggetto investito delle responsabilità familiari o si
concretizzi l’idea di un impegno conciliato con tali ruoli ancora incombenti su di loro.
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L’IMPEGNO NELLA “LEGA”
La donna nella lega, si dimostra essere elemento indispensabile in ragione di qualità che
le sono proprie quali ”: sensibilità, accoglienza, capacità di ascolto e di recepimento dei
bisogni, capacità organizzative e di mediazione, facilità relazionale ecc.
L’impegno della donna nella lega può essere considerato sotto vari aspetti, come:

RISORSA: in quanto portatrice di caratteristiche di genere coniugate con maturate
dimensioni sociali e professionali che, oltre a quanto sopra detto, si traducono in
grande capacità di tutela della dignità e della qualità di vita delle persone. Pur in
sinergia e in collaborazione con i colleghi la specificità femminile arricchisce
l’azione sindacale complessiva della Federazione.

SPAZIO: l’impegno della donna nella lega non si può pensare di espletarlo nel solo
spazio istituzionale rappresentato dalla SEDE ma deve essere pensato come uno
spazio dilatato e aperto ad ogni luogo dove sia importante il bagaglio cognitivo e
operativo che è il senso stesso della Lega.
Rimane però fondamentale la consapevolezza che la Lega rappresenta la casa
dove l’iscritto trova accoglienza e ascolto.
PROPOSTE PER L’ESERCIZIO PIENO DEL RUOLO DI COORDINATRICE
Negli ultimi quattro anni, dal XV Congresso, si è verificata una significativa crescita della
FNP dal punto di vista organizzativo. Diversi i fattori che hanno contribuito a ciò, non
ultimo il Coordinamento Donne che ha manifestato un forte impegno nella realizzazione
della sua “mission” con un apporto di presenze e di disponibilità veramente notevole. A
questo punto però è necessario che le donne siano sempre più motivate e adeguate
all’assunzione di importanti ruoli di responsabilità.
Tale percorso è previsto dallo Statuto e dal Regolamento che danno alle donne il diritto
di rappresentanza, di appartenenza e di partecipazione alla pari.
Il Coordinamento è uno strumento del percorso sindacale delle donne all’interno
dell’organizzazione. Per la realizzazione di un lavoro proficuo la Coordinatrice deve
poter contare anche su risorse certe, stanziate in bilancio, per poter supportare
concretamente le attività nel territorio e del territorio, muovere valide politiche sindacali
e di perseguire un’efficace opera di proselitismo.
Si ritiene oltremodo opportuna la presenza della Coordinatrice anche in altri momenti
partecipativi della vita sindacale come la stesura delle piattaforme rivendicative.
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La costituzione e la visibilità del Coordinamento a partire dalle leghe, avamposto dei
territori, è condizione necessaria per un proselitismo di genere che possa portare
l’impegno delle donne nell’attività sindacale e nei servizi. Ciò richiede incontri frequenti
ai vari livelli del Coordinamento, circolazione delle informazioni in tempo reale, costante
collaborazione con la Segreteria per la necessaria conoscenza delle politiche della
Federazione e la conseguente partecipazione. Le donne del Coordinamento, a loro
volta, devono sollecitare le Coordinatrici ad accogliere e rappresentare bisogni che
altrimenti rischierebbero di restare in ombra. Forte deve essere il collegamento fra
Coordinamento e “Donne in Segreteria”, in un rapporto all’insegna dell’unità d’intenti. Le
donne non hanno dubbi sugli obiettivi da raggiungere: fare del Coordinamento uno
strumento di lavoro, sede di confronto, di scambio di esperienze, di relazione politica,
aderente alla complessiva mission della Federazione. La presenza crescente di donne
dirigenti dimostra la volontà di partecipazione, l’impegno e l’efficacia del lavoro svolto
dalle Coordinatrici dal momento che molte dirigenti provengono dall’esperienza del
Coordinamento, cammino non sempre agevole che necessita di coraggio, tenacia e
passione.
La presenza delle donne nella dirigenza del Sindacato è fondamentale in quanto
portatrici di diversità che è complementarietà e quindi ricchezza.
CONCILIAZIONE TEMPI DI LAVORO E DI IMPEGNO SINDACALE
Per noi pensionate il doverci dedicare, se pur con impegno e passione, ad aiutare la
famiglia nella cura dei nipoti o dei nostri grandi vecchi è un grande limite all’impegno sia
sindacale che sociale.
Insomma la pensionata di oggi è stretta tra piccoli che crescono e vecchi che necessitano
e sovente viene soffocato il desiderio di impegno sociale e sindacale per mancanza di
tempo.
Dal punto di vista organizzativo le Donne chiedono di:

ottimizzare i tempi di lavoro sindacale (la puntualità nelle riunioni è un’utopia?);

di essere poste nelle condizioni di partecipazione attiva ai dibattiti che definiscono
le politiche di Federazione;

di essere costantemente formate ai nuovi strumenti tecnologici e alla nuove
strategie divulgative;

di promuovere cultura e politiche di condivisione tra i generi degli oneri familiari;

di promuovere e sostenere la formazione femminile per ruoli di dirigenza sindacale;
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
di riconoscere come di valore il contributo intellettuale e non che tante donne iscritte
alla FNP CISL possono dare.
LE PARI OPPORTUNITA’
Nell’ Unione Europea del Ventunesimo secolo le donne hanno un reddito da lavoro e/o da
pensione sensibilmente inferiore a quello degli uomini. Nonostante quindi l’innalzamento
generale dei livelli di studio femminile la disparità di trattamento si è nei fatti accentuata. In
Europa le persone che vivono sotto la soglia di povertà nonostante abbiano un reddito da
lavoro dipendente e/o da pensione sono in prevalenza donne e ciò si traduce in restrizione
dei diritti fondamentali della persona.
Oggi il problema reale è quello di far emergere e far pesare politicamente l’intreccio fra
lavoro pagato e lavoro non pagato, “per collocare l’intera questione del lavoro di
riproduzione sociale non pagato, di donne e di uomini, all’interno della visione del sistema
economico, esplicitando la relazione tra questo lavoro e gli altri elementi del sistema: forza
lavoro, consumi, ricchezza sociale”.
Le donne, soprattutto in Italia, ma non solo da noi, sono state da sempre la “gamba
nascosta” di un Welfare costruito a misura di uomo adulto capofamiglia percettore di
reddito. Ora quel modello è arrivato al traguardo, sotto il peso delle sue incongruenze
interne ma soprattutto per l’impatto durissimo dei processi della modernizzazione
capitalistica. L’emersione delle complesse risorse sociali cui tali processi attingono,
costituisce uno strumento indispensabile per attivare consapevolezza critica, soggettività
politica, conflitto sociale. L’idea del reddito di cittadinanza trae da questo contesto, così
segnato dalla complessa e complessiva internità della donne alla produzione della
ricchezza, la sua originaria ragion d’essere.
La dimensione della riproduzione sociale in ambito domestico, il cosiddetto lavoro di cura
e di accudimento, il poderoso concorso alle stesse condizioni della produzione che viene
da questa sfera del lavoro, e l’immenso sommerso del lavoro femminile, rivestono un ruolo
di primo piano nell’accumulazione delle risorse primarie per l’accumulazione capitalistica
totale dell’oggi.
I ruoli femminili sono percepiti ancora socialmente e rappresentati simbolicamente come
naturali, tanto che continuano ad essere considerati simbiotici col corpo femminile,
interiorizzati nell’immaginario sociale come un tutt’uno con la funzione della riproduzione
biologica, espansione di quella funzione che copre l’intero arco dell’esistenza di ogni
donna e che si articola nella quotidianità dell’assolvimento di funzioni primarie di
accudimento verso l’intera rete parentale.
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A sessantuno anni dalla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, non hanno ancora trovato
piena applicazione i principi riaffermati nello Statuto delle Nazioni Unite quali diritti
fondamentali dell’uomo: la dignità e il valore della persona umana, l’uguaglianza dei diritti
dell’uomo e della donna, ed il progresso sociale per un migliore tenore di vita in una
maggiore libertà a partire dal suo primo articolo:
Articolo 1.
Tutti gli esseri umani sono liberi ed uguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di
coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.
Non c’è libertà, equità e giustizia sociale se, come continua ad avvenire in Italia, il potere
d’acquisto delle pensioni non trova aggancio al costo della vita , tal ché negli ultimi 15 anni
hanno perso più del 30% del loro valore. Questo ha provocato un impoverimento della
popolazione e in particolare delle donne che nella FNP rappresentano oltre il 50% degli
iscritti. Di queste la maggior parte sono percettrici di pensioni di reversibilità, pensione
quest’ultima fortemente ridotta con la Legge 335 del 1995, che non prevede, tra l’altro,
l’integrazione al minimo per le reversibilità da pensione contributiva. Forte è la nostra
richiesta perché vengano riviste tali norme.
UNA POLITICA DI PROMOZIONE E TUTELA DELLA SALUTE DI GENERE
Le donne, oggi coinvolte nel prestare direttamente o nell’organizzare il lavoro di cura ma,
domani, presumibilmente bisognose esse stesse di riceverlo, sono giustamente
preoccupate per un futuro che le vede più longeve e più esposte a particolari patologie
invalidanti senza avere la certezza di adeguata assistenza.
Le differenze biologiche, fisiologiche, psicologiche e culturali, tra uomo e donna, ci
chiamano ad un approccio alla salute in un ottica di genere.
Le donne dei Coordinamenti FNP hanno posto l’accento su due aspetti riguardanti l’uno le
campagne di prevenzione e l’altro l’organizzazione dei servizi di prevenzione, diagnostica
e cura.
Per quanto riguarda la prevenzione le donne anziane, facendo riferimento allo scrinning
per la prevenzione dei tumori del collo dell’utero, della mammella e dei tumori al colon
retto, hanno posto l’accento sul fatto che il limite alla fruizione dei percorsi di prevenzione
sia fissato al compimento dei 69 anni.
I dati empirici desunti dalle loro esperienze di vita dimostrano che le patologie per cui si fa
lo scrinning colpiscono anche gli ultra sessantanovenni;
Per quanto concerne l’organizzazione dei servizi è stato posto l’accento sull’opportunità, o
meglio sulla necessità, di programmare gli interventi in modo che risulti possibile
concentrare nel tempo e nello spazio più interventi diagnostici, (es. più accertamenti o
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visite nella stessa giornata, ambulatori polispecialistici finalizzati alla prevenzione e alla
cura delle stesse patologie).
E’ utile, inoltre, sottolineare che esistono ancora situazioni dove l’informazione e l’accesso
alla prevenzione non sono ancora un diritto pienamente esigibile; occorre agire, anche in
termini rivendicativi forti, perché tutte le donne, siano esse, lavoratrici, casalinghe o
pensionate, italiane o straniere, indipendentemente dalla regione in cui risiedono, possano
essere raggiunte dai piani di prevenzione ed abbiano il diritto di accedere all’assistenza e
alle cure in ogni momento ed in ogni circostanza della loro vita.
Le donne della FNP CISL, alla luce della loro esperienza, ritengono che :
- occorre porre l’attenzione all’ambiente di lavoro, compreso quello domestico, per
individuare i fattori di rischio e promuovere azioni preventive, diagnostiche e terapeutiche
anche a chi ha già subito danni alla salute;
- si riveda la norma che cessa la sua tutela al lavoro domestico al compimento dei 65 anni
età in cui si inizia ad essere più esposte;
- si tenga presente il diffondersi, tra le donne, di patologie ritenute un tempo prettamente
maschili e che la loro maggiore longevità le espone maggiormente a patologie invalidanti;
- per le donne anziane si debba porre particolare attenzione alla solitudine affettiva e
relazionale a cui la loro longevità le espone;
LAVORO DI CURA
Stiamo vivendo una fase di profonda trasformazione sociale; la società viene definita
“liquida” dagli studiosi, cioè una società dove tutto perde forma e struttura determinata, per
assumerne un’altra, più mobile. In questa situazione, tramontata la famiglia patriarcale,
resta pur sempre alla Donna il prendersi cura degli anziani della famiglia, dei minori, dei
disabili e persone non autonome. La cultura familistica italiana presuppone che la donna,
tout-court, si faccia carico di tali problemi sostenendo il carico della affermazione del diritto
del “grande anziano” di vivere nella propria casa, tra i propri ricordi e gli affetti.
Occorre perciò conciliare il lavoro di cura, assai faticoso e spesso totalizzante, con
un’organizzazione dei servizi sul territorio rispondenti ai bisogni della famiglia e in grado di
garantire alle parti coinvolte il mantenimento delle proprie prerogative di scelta. In questa
ottica diventa fondamentale il riconoscimento del lavoro di cura, strettamente collegato alla
composizione del reddito femminile.
Prendendo, ad esempio , in considerazione che molte donne hanno abbandonato il lavoro
remunerato fuori casa per dedicarsi completamente e gratuitamente al lavoro di cura dei
grandi anziani, minori in difficoltà, adulti (anche malati di mente) pensiamo che tale lavoro
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debba essere riconosciuto, anche soltanto con contributi figurativi pensionistici, da
cumulare ai contributi già versati.
In questo momento di crisi economica e sociale, questa richiesta potrebbe apparire non
sostenibile economicamente; pensiamo però che essa sia da garantirsi comunque
nell’ambito della Legge per la non autosufficienza.
La violenza contro le donne
L’OMS definisce la violenza contro le donne come : ”l’uso intenzionale della forza fisica o
del potere, o della minaccia di tale uso, rivolto contro se stessi, contro un’altra
persona….che produca o sia molto probabile che possa produrre lesioni fisiche, morte,
danni psicologici, danni allo sviluppo, privazioni”.Anche se è molto complicato incasellare
in maniera esauriente le tipologie delle violenze che vengono commesse contro il genere
femminile si possono individuare cinque macroaree:
la violenza sessuale, il maltrattamento fisico, il maltrattamento economico, la violenza
psicologica, lo stalking .
Ancora oggi il tema dei soprusi contro le donne incontra resistenze e conflittualità
nell'essere considerato un reato di estrema gravità contro la persona. Ciò è dovuto a
retaggi culturali che spesso hanno relegato la donna ad avere un ruolo di subordine
rispetto all'uomo. L'attenzione dell'opinione pubblica è spesso concentrata sugli stupri e
sulle violenze più eclatanti fuori dalle mura domestiche, ma il problema della violenza di
genere è da considerarsi più ampio e articolato e quindi ancora più preoccupante.
LE PROPOSTE
1. “La violenza all’interno delle mura domestiche” : il sindacato, deve sostenere la
realizzare dei centri di ascolto e di accoglienza per le donne. E’ indispensabile
promuovere, nelle regioni dove ancora non si affronta compiutamente il problema, la
proposta di legge per la “Istituzione di un fondo di solidarietà per il patrocinio legale alle
donne vittime di violenza e maltrattamenti”
2. “La violenza urbana”: bisogna intervenire sulle amministrazioni comunali per una
maggiore e migliore illuminazione stradale, per trasporti pubblici più frequenti anche di
notte, per la creazione di punti di aggregazione in piazze e parchi, per evitare episodi di
degrado urbano.
3. “Violenza sugli anziani” : sollecitare le istituzioni alla creazione di elenchi di aziende
certificate e cui l’anziano possa rivolgersi in sicurezza e alla diffusione degli stessi con
modalità compatibili alla realtà degli stessi anziani per prevenire e contenere le
situazioni in cui possono risultare vittime di reati come truffe, furti e scippi.
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Importante sarebbe la realizzazione di un call center attraverso il quale gli operatori
possano
raggiungere
quotidianamente
gli anziani non
autosufficienti: avviare
convenzioni con le associazioni di categoria dei taxi per offrire agli anziani (over 65)
carnet di buoni taxi a tariffe scontate.
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