Vincenzo Ramogida da Sant’Andrea Ionio:
un cislino del Centro-Sud.
di Ivo Camerini
Classe 1935, Vincenzo Ramogida è un giovanotto innamorato del sindacato e della grande
famiglia Cisl tanto che è ancora una colonna portante della Fisascat-Cisl di Roma e del Lazio. Ed
è proprio negli uffici di Via Cavour di questa struttura che lo incontro per un’ intervista per
MemoriaOnline.
Vincenzo è alla sua scrivania di Responsabile dell’Ufficio vertenze e dell’Amministrazione. Attivo
ed impegnato come al solito, sta ricevendo lavoratori romani del commercio e, fino a quando non ha
concluso le sue pratiche sindacali, giustamente mi chiede di attendere nonostante che con me sia
presente all’intervista il segretario generale Amedeo Meniconi, accompagnato da altri dirigenti.
Insomma prima il servizio al prossimo e poi le proprie cose. Come tanti altri sindacalisti dell’antica
osservanza, Vincenzo infatti appartiene all’ordine dei cislini fedeli al principio del ciabattino:
andare in giro con le scarpe rotte, perché prima bisogna accomodare quelle degli altri.
Come sei arrivato alla Cisl?
Come molti sindacalisti della mia generazione: attraverso l’Azione Cattolica ed incontri con grandi
personalità che credevano nella strada Cisl per cambiare la società italiana. Nei primi anni
cinquanta a Sant’Andrea Ionio ero delegato rurale di Ac e svolgendo anche attività di assistenza
incontrai subito il Patronato Inas. Successivamente conobbi il grande Nicola Di Napoli. Un incontro
che mi aprì le porte della Cisl. Infatti nel 1956, grazie a Nicola, fui segnalato e poi ammesso al
Corso di Formazione per quadri sindacali della Cisl del Mezzogiorno che si svolse al Centro Studi
di Firenze, sede di via Modena,dall’otto gennaio al 28 febbraio 1956.
Terminato il corso, verso metà marzo, Macario a nome di Pastore, con l’accordo di Giorgino, del
segretario della Cisl di Catanzaro, mi destinò a dirigere la Cisl zonale di Soverato.
Dall’Ac alla Cisl: quale fu la motivazione forte che ti spinse a fare il sindacalista?
La mia è stata una motivazione ambientale e familiare. Ambientale perché ebbi la fortuna
d’incontrare e di formarmi alla scuola di Nicola Di Napoli. Familiare perché mio padre fu il mio
primo esempio di solidarietà e amore verso il prossimo. Egli era un manovale in una ditta edile di
Sant’Andrea e spesso, a fine mese, siccome il padrone non pagava tutti, ridivideva il proprio
stipendio con chi aveva tanto bisogno e non aveva ricevuto la paga.
Una vertenza sindacale di quei tuoi primi anni verso cui hai un particolare ricordo?
Non è una sola. Sono due. La prima è quella per il rispetto dei diritti contrattuali contro l’impresa
Francesca Marasco di Montauro (Catanzaro) , che aveva vessato anche mio padre. La seconda è
quella che mi vide fare il contratto integrativo per i braccianti che lavoravano dal Marchese Falcone
Lucifero, ex ministro della Real Casa. La Cgil, che allora in quella zona era il sindacato
maggioritario, non era mai riuscita a fare un accordo sindacale con il marchese Lucifero.Io , nel
1958,come Cisl, riuscii a fare il primo integrativo. Naturalmente a seguito di un aspro e duro
confronto che passò per un grande sciopero nel corso del quale rimediai anche una denuncia dai
carabinieri. Ma nulla avrebbe potuto fermarmi. Tra i braccianti del marchese c’era, come
raccoglitrice d’olive, anche mia madre Elisabetta, che con le sue compagne fu determinante nella
riuscita dello sciopero.
Veniamo alla tua mobilità sindacale. Ad un certo momento lasci la Fisba di Catanzaro e vai a
Latina?
Sì,anche la vita del sindacalista è un po’ migrante e nel 1963, come documenta la lettera di Scalia
che prima ti ho dato, arrivo a Latina dove mi occupo della Cisl zonale di Aprilia.
E a Roma quando arrivi?
Nel 1967 e mi occupo subito della Fisascat e dell’ufficio vertenze dell’Usp di Roma. Nel 1968 fui
chiamato alla segreteria provinciale della Fisascat e lì sono rimasto fino al duemila. In tutti questi
anni romani la mia attività sindacale è stata davvero intensa e per dettagliarla tutta credo che non sia
questa l’occasione. Dovremo rivederci e trovare uno spazio maggiore rispetto a questo primo
approccio per Memoriaonline.
D’accordo però concludiamo questa nostra breve chiacchierata con la domanda canonica
delle interviste di Memoriaonline: un tuo piccolo consiglio ad un giovane che oggi abbia
l’intenzione di associarsi nella Cisl.
Dopo tanti anni di militanza e attività sono ancora convinto che la Cisl sia il sindacato che possa
dare maggior spazio ed opportunità ad un giovane odierno interessato al sociale. Devo però
ricordare a questo giovane che per fare il sindacalista si deve avere la vocazione.
Mi spiego meglio: egli dovrà cioè volersi dedicare a risolvere i problemi dei più deboli ed insieme
avere chiaro che l’attività sindacale è un servizio verso il prossimo, non una carriera per altri fini,
seppur nobili.
Inoltre mai dimenticare che per servire il prossimo ci vogliono umiltà , fratellanza, solidarietà.
Senza questi valori,che sono a fondamento della cultura cislina, non è possibile fare il sindacalista.
Grazie Vincenzo!
(IC)