RISULTATI INDAGINE SUL RISUSO DEGLI EDIFICI IN REGIONE FRIULI 6.0 - RISULTATI 6.1 Analisi della struttura dimensionale, produttiva e commerciale Il campione di aziende analizzato copre nel suo totale una superficie di circa un migliaio di ettari di terreno, con una media aziendale di 46,86 ha, una S.A.U. di 33,66 ha e una superficie media investita a vigneto di 19,37 ha che occupa il 57,5% del totale della superficie agraria utile aziendale. Questo dato indica un elevato grado di specializzazione e di investimenti nell'indirizzo vitivinicolo, confermato da un elevato grado di meccanizzazione, mediamente 12 CV/ha, che, in due dei casi esaminati, prevede una vendemmiatrice. Tale investimento è effettuato con il duplice scopo di una maggiore tempestività durante la raccolta del prodotto e di diminuire l'incidenza sui costi evitando richieste di manodopera avventizia a parte in quei vigneti non meccanizzabili o per varietà di particolare pregio. Infatti molte delle aziende intervistate preferiscono ancora sobbarcarsi maggiori oneri in fase di racconta manuale delle uve, magari in cassetta, per una scelta di maggior qualità del prodotto finale, ritenendo le vendemmiatrici non idonee ad ottenere il risultato desiderato. TAB.1 - Caratteristiche delle aziende per zone DOC zone DOC aziende campione superficie totale (ha) superficie media (ha) SAU (ha) SAU media (ha) Colli Orientali Friuli Grave 15 526,2 35,08 392,7 26,18 2 94 47 73 36,5 Friuli Friuli Friuli Carso Latisana Annia Isonzo 2 1 1 1 162 20 25 110 81 20 25 110 129 15 22,5 41 64,5 15 22,5 41 45 sup. totale vigneto (ha) sup. media vigneto (ha) 251,3 16,7 19,8 9,9 43,2 21,6 15 15 18 18 40 40 Per quanto riguarda le zone DOC regionali di appartenenza del campione, si registra che (TAB.1): il 75% è compreso nella DOC Colli Orientali del Friuli, con una superficie media aziendale di 35,08 ha, di cui 16,7 ha investiti mediamente a vigneto; il 10% è compreso nella DOC Friuli Grave, con una superficie media aziendale di 47 ha, dei quali 9,9 ha investiti mediamente a vigneto; il 10% è compreso nella DOC Friuli Latisana, con una superficie media aziendale di 81 ha, dei quali 21,6 investiti mediamente a vigneto; il 10% è compreso nella DOC Friuli Annia, con una superficie media aziendale di 20 ha, dei quali 15 investiti mediamente a vigneto; il 10% è compreso nella DOC Friuli Isonzo, con una superficie media aziendale di 25 ha, dei quali 18 investiti mediamente a vigneto; il 5% è compreso nella DOC Carso, con una superficie media aziendale di 110 ha, dei quali 40 investiti mediamente a vigneto. La media degli occupati nelle 20 aziende campione è di 4,75 unità lavorative per azienda, di cui i familiari corrispondono mediamente a 2,3 unità sul totale. La ripartizione nelle tre classi del campione esaminato, a seconda della superficie agraria utile aziendale, ha fatto registrare i risultati riportati in TAB.2. Le classi si suddividono come segue: classe 1: aziende con una superficie agraria utile minore o uguale a 20 ha; classe 2: aziende con una superficie agraria utile compresa fra 20,1 ha e 40 ha; classe 3: aziende con una superficie agraria utile maggiore di 40,1 ha. TAB. 2 - Divisione in classi 46 Classe (per S.A.U. aziendale, aziende (n.) Superficie media in ha) totale (ha) S.A.U.≤20 ha 9 13,9 S.A.U. media (ha) 11,2 Superficie media a vigneto (ha) 20<S.A.U.≤40 S.A.U.> 40 ha 6 31,2 27,8 20,7 5 125 81,2 34,9 9,9 Grafico 1 - Composizione percentuale delle aziende in relatizione alla S.A.U. per classi di S.A.U. 50 45 Aziende (%) S.A.U. media (ha) 40 35 30 25 20 15 10 5 0 0 - 20 20,1 - 40 > 40 Classi di S.A.U. (ha) La superficie media investita a vigneto (TAB2) risulta molto diversa fra le tre classi, dai 9,9 ha nelle aziende di più ridotte dimensioni, ai 34,9 ha nelle maggiori. Prevale la conduzione diretta dell'azienda da parte dei proprietari, presente nell'80% dei casi con un'età media di poco superiore ai 40 anni. Questi dati indicano che le aziende esaminate sono guidate da persone di un'età sufficiente a dimostrare una buona esperienza, considerato che nei casi a conduzione diretta i responsabili sono ''cresciuti in azienda'', ma allo stesso tempo sinonimo di intraprendenza negli investimenti e disposti all'innovazione produttiva. TAB. 3 - Addetti occupati e grado di scolarizzazione dei conduttori media addetti totali(n.) di cui fissi(n.) Classe Classe 2 Classe 3 1 2,7 4,7 8,6 0,8 1,2 7 47 avventizi (n.) titolo di studio: diploma (%) laurea (%) 7 77,8 0 8,8 83,3 16,7 10,2 40 60 Per quanto riguarda la forza lavoro rilevata, si passa dalla prevalenza (TAB. 3) di lavoratori familiari nelle aziende della classe 1 (media di 2,7 addetti totali di cui 0,8 fissi) ad una quasi totalità di lavoratori dipendenti nelle aziende dalla classe 3 (media di 8,6 addetti totali di cui 7 fissi). Grafico 2 - Percentuale di manodopera familiare ed extrafamiliare per classi di S.A.U. manodopera extrafamiliare (%) 100 manodopera familiare (%) 80 60 40 20 0 0 - 20 20,1 - 40 > 40 Classi di S.A.U. (ha) I responsabili aziendali sono in possesso di un diploma nel 70% dei casi, di una laurea nel 20% e si evidenzia (TAB.3) una scolarizzazione crescente passando a dimensioni aziendali maggiori. Infatti, nelle aziende di più ridotta estensione il diploma è presente nel 77,8% dei casi, arrivando all'83,3% di diplomi e al 16,7% di laureati nelle aziende a dimensione intermedia, per concludere con un 60% di laureati nella conduzione delle aziende più grandi. La tipologia dei vigneti riferisce su un sostanziale impostazione improntata all'aumento di qualità del prodotto finito, il cui punto di partenza rimane necessariamente il vigneto, nei sui vari aspetti: da quelli legati alla produzione di qualità, con basse rese per pianta, a quelli estetici legati al 48 livello di integrazione nell'ambiente circostante. Su quest'ultimo aspetto si rileva la tendenza, ma solamente nelle zone collinari, ad usare per i nuovi impianti pali in legno, che sono giunti a quota 44,1% (TAB.4) in media sull'intero campione ma che raggiungono il 48,9% mediamente nelle zone collinari (collina e media collina), che ben si conciliano con le aspettative visive del visitatore, o turista che dir si voglia. TAB. 4 - Caratteristiche dei vigneti vigneti con meno di 5 anni (%) vigneti con età compresa fra 5 e 15 anni (%) vigneti con più di 15 anni (%) tipi di palificazioni usate: legno cemento acciaio densità impianti: elevata (%) media (%) bassa (%) forme di allevamento: guyot(%) casarsa o sylvoz (%) capovolti (%) vigneti con misure agroambientali (%) 28,9 35,1 35,6 44,1 45,8 10,1 36 33,4 30,65 55,1 14,1 30,8 100 Sempre perseguendo obiettivi di alta qualità, le aziende esaminate hanno attuato una politica di aumento della densità degli impianti, sia acquistando diritti di reimpianto sia nella sostituzione di vecchi vigneti obsoleti con nuovi rispondenti alle attuali esigenze produttive. Nel loro complesso, i vigneti con meno di 15 anni di vita rappresentano (TAB.4) la percentuale predominante con il 64% sul totale degli impianti, mentre quelli antecedenti al 1990 Grafico 3 - Età media percentuale dei vigneti per classe di S.A.U. 50 40 30 % 20 10 0 <5 anni 5<anni<15 >15 anni Classe 1 Classe 2 Classe3 Classi di S.A.U. (ha) 49 sono il 35,6 del totale. Dal grafico si evidenzia la suddivisione del campione esaminato nelle classi dimensionali viste. Come si può visualizzare, gli investimenti maggiori per ammodernare gli impianti viticoli sono stati fatti (TAB.5) dalle aziende di dimensione intermedia e da quelle più estese, mentre quelle rientranti nella classe 1 preferiscono investire sul processo di lavorazione e vendita del prodotto, come si vedrà in seguito. TAB. 5 - Caratteristiche vigneti per classe dimensionale Tipologia vigneto densità elevata Media Bassa Classe 1 Classe 2 Classe 3 27,2 32,8 55,4 30 40,5 31 42,8 26,7 13,6 I nuovi vigneti indicano (TAB.5) un aumento della densità, che supera i 5000 ceppi per ettaro nel 55,4% della superficie media a vigneto nelle aziende della classe 3, mentre è del 32,8% in quelle della classe 2 e scende al 27,2% nelle aziende della classe 1. Si riscontra in tutto il campione che le densità minori appartengono agli impianti più vecchi, superiori ai 15 anni. C'è da dire comunque che un vigneto viene considerato dai viticoltori intervistati qualitativamente attendibile solo dopo alcuni anni dall'inizio della produzione, quando le caratteristiche dell'uva raggiungono una stabilizzazione sufficiente nel corso delle varie annate. Le forme di allevamento adottate riflettono anch'esse l'esigenza di un miglioramento qualitativo: i nuovi impianti (TAB.4) vengono allevati a guyot (55,1% sul totale dei vigneti), sono in via di abbandono i sistemi a casarsa o sylvoz (14,1%) che permettono alte produzioni a scapito della qualità, mentre resistono ancora i tradizionali capovolti, come la cappuccina. TAB.6 - Produzione aziendale Produzione media (hl/azienda) di cui D.O.C. (%) monovitigno (%) 1330 70.0 90,7 50 La produzione media (TAB.6) delle 20 aziende considerate supera i 1300 hl, ed è possibile leggervi i segni di un riconoscimento qualitativo nel 70% del prodotto certificato dalle varie DOC di appartenenza, mentre rimane bassa la produzione di uvaggi, con appena il 9,3% sul totale prodotto. Se si esaminano questi dati in relazione alle tre classi di appartenenza, si possono avere delle sorprese, in quanto le aziende con le migliori performance relativamente alle certificazioni DOC, alla percentuale di vino invecchiato per oltre un anno e alla produzione di uvaggi sono quelle della classe 1 e della classe 3. TAB. 7 - Caratteristiche produttive per classe dimensionale Tipologia produttiva Classe 1 Classe 2 Classe 3 prod totale (hl) 650 1741,7 2060 DOC (%) 75 58,3 75 monovitigno (%) 94,7 97 76 invecchiato >1 anno (%) 15 12,3 15,6 Classi S.A.U. Grafico 4 - Percentuale delle certificazioni DOC e della produzione di vino invecchiato per classi di S.A.U. invecchiato > 40 D.O.C. 20,1 - 40 0 - 20 0 20 40 60 80 % Dalla tabella che illustra le caratteristiche produttive per classe dimensionale (TAB.7) si può leggere una generale tendenza ad investire nella lavorazione del prodotto, per aumentarne la qualità percepita e renderlo maggiormente identificabile. Per le aziende di minori dimensioni significa creare un mercato di nicchia, che possa reggere in un mercato di grandi numeri grazie alla sua specificità, per le aziende grandi produttrici significa ottenere una linea di alto livello qualitativo, a volte solo di rappresentanza a volte come politica generale. Le percentuali relative agli 51 uvaggi e all'invecchiamento rimangono comunque molto modeste, questo nel 90% dei casi esaminati. TAB. 8 - Principali tipologie di vitigno coltivate Vino superficie media (ha) Tocai 2,7 Sauvignon 1,7 Pinot Grigio 2,1 Chardonnay 1,0 Verduzzo Fr. 0,7 Altri bianchi 2,5 Totale bianchi 10,1 Merlot 2,8 Cabernet F. e S. 3,6 Refosco 1,1 Altri rossi 1,2 Totale rossi 8,1 superficie totale della varietà (ha) 55,0 33,5 42,2 20,5 13,7 50,0 214,9 55,1 72,0 21,9 23,4 172,4 imbottigliato (%) 52,5 61,0 54,5 36,0 46,5 53,0 50,6 57,5 60,8 42,0 37,0 49,3 Ciò è dovuto probabilmente alla ritrosia dei viticoltori nel lanciare prodotti altamente personalizzati per una mancanza di una tradizione locale che vada in questa direzione e per una poco marcata richiesta del mercato, anche a causa di una cultura vinicola che, almeno nel nostro Paese, predilige vini prodotti a partire da monovitigni. In effetti l'analisi commerciale indica (TAB.8) la prevalenza di 5 vitigni bianchi (Tocai, Sauvignon, Pinot Grigio, Chardonnay, Verduzzo) e 3 rossi (Merlot, Cabernet Franc e Sauv., Refosco), che da soli occupano l'81% dell'intera superficie investita a vigneto. Mediamente vengono imbottigliati il 50% (media ponderata fra il totale dei bianchi ed il totale dei rossi) di essi, il vino più venduto in bottiglia risulta essere il Cabernet con il 60,8%, quello meno lo Chardonnay con il 36%, a detta dei viticoltori per il suo carattere duro dovuto al clima troppo freddo. L'invecchiamento è fatto per vini rossi, per oltre un anno e in botti di legno, anche se la quota percentuale di vino affinato rimane bassa, il 14,4% mediamente (TAB.7), la quasi totalità dovuta appunto alle varietà rosse. Il dato indica comunque una tendenza in crescita, quella di 52 caratterizzare fortemente i vini, che si è espressa dotando le cantine di appositi locali per uso barriqueria. Purtroppo in questo la nostra regione paga una mancanza di tradizione, essendo stata considerata classicamente solo terra di grandi bianchi, generalmente poco interessati ad un lungo affinamento. L'aspetto commerciale indica nel suo complesso un sostanziale equilibrio fra le percentuali di prodotto direttamente vendute in azienda e quelle commerciate a livello regionale, in Italia ed all'estero. TAB. 9 - Caratteristiche commerciali classe 1 classe 2 classe 3 vendite dirette 38,9 22,2 16,0 vendite regionali 20,6 32,5 16,0 vendite nazionali 25,0 29,2 27,0 vendite internazionali 15,5 16,1 41,0 In realtà se si ricorre alla suddivisione in classi dimensionali si ottiene che, come prevedibile, nella classe 1 si ha la prevalenza della vendita diretta in azienda (38,9% del totale delle vendite) e la più bassa percentuale di vendita spetta al mercato estero (15,5% del totale), mentre nella classe 3 le vendite dirette in azienda raggiungono solamente il 16%, per arrivare al 41% nel mercato estero. Come sempre, le aziende appartenenti alla classe 2 assumono posizioni intermedie. 6.2 Analisi delle strutture interessate da ristrutturazione L'analisi che nello specifico valuta le strutture del campione esaminato fa registrare una significativa quota di stalle e fienili fra gli edifici che sono stati recuperati e ai quali è stata assegnata una nuova funzione nell'ambito dell'indirizzo vinicolo aziendale. All'interno del campione delle 20 aziende esaminate, sono stati valutati ben 29 esempi di riuso di singoli fabbricati, tutti finalizzati alla produzione vinicola nelle sue aumentate necessità strutturali. Mediamente, se 53 vengono considerati nel loro insieme i corpi stalla, fienile, e le tradizionali stalle con fienile posto al piano superiore, si raggiunge il 75,9% del totale delle funzioni originarie rilevate negli edifici restaurati, vi è poi un 13,8% rappresentato da deposito attrezzi e un 10,3% riferito ad altre funzioni, come aia, seminterrati, abitazioni ecc. In riferimento alla casistica individuata al paragrafo 5.3 dei Materiali e metodi, i 29 riusi esaminati possono essere suddivisi sulla base del diverso stile architettonico che li contraddistingue ed in relazione all'epoca di costruzione. Le classi elaborate sono tre: Classe 1: comprende i fabbricati la cui tipologia è quella tipica locale storica, di costruzione antecedente al 1900. Si tratta spesso di edifici a più corpi che si sviluppano attorno a una costruzione principale di più antica origine, costruiti secondo i criteri classici dell'architettura spontanea, con materiali di provenienza locale e forme tipiche del luogo; Classe 2: comprende i fabbricati la cui tipologia è quella tipica locale recente, di costruzione successiva al 1900. Sono anch'essi frutto della tipicità dell'architettura locale, seguono le forme degli edifici storici ma da questi a volte si differenziano per l'uso di materiali di costruzione provenienti non solo dal territorio circostante, ma anche dal mercato che apporta nuove tecnologie (es.: laterizio); Classe 3: comprende i fabbricati di tipologia industriale degli anni '60, '70 e '80, prefabbricati o comunque costruiti con materie prodotte in serie dall'industria. Il loro utilizzo era relativo all'allevamento standard, industriale di capi bovini, erano costruiti con pareti in cemento armato, tetto a falda sbalzata ed erano formati da più corpi di fabbrica. TAB. 10 - Tipologia originaria delle strutture suddivise per classe storica % su tot. campione stalla fienile stalla - fienile deposito attrezzi Altro 54 Classe 1 Classe 2 Classe 3 34,5% 37,9% 27,6% 20,0% 20,00% 9,1% 0,0% 25,0% 50,0% 30,0% 54,5% 25,0% 20,0% 18,2% 0,0% 10,0% 18,2% 0,0% In base a questa suddivisione si può rilevare (TAB.10) che se anche i casi più frequentemente esaminati appartengono alla classe 2, si ha un sostanziale equilibrio fra le tre tipologie, essendoci solamente una decina di punti percentuali di scarto fra classe 2 e 3 riguardo la loro presenza percentuale sul totale dl campione. Nella classe 2 un ulteriore dato da rilevare è che il 54,5% dei casi è di stalla con fienile sovrastante, di molto superiore alle rimanenti due classi, il che indica appunto una tipologia costruttiva tipica di inizio secolo. Nella classe 3 si rileva invece il dato del 50% dei fienili costruiti come corpi unici con la tecnologia industriale e la correlata assenza di depositi attrezzi in questa classe. In questo caso gli ampi capannoni oltre che per l'immagazzinamento di fieno, paglia e mangimi venivano utilizzati anche per il ricovero delle macchine agricole. TAB. 11 - Caratteristiche delle ristrutturazioni età della ristrutturazione (anni) forma in pianta: rettangolare quadrata poligonale 11,8 82,8 10,3 6,9 TAB. 12 - Caratteristiche degli edifici recuperati superficie media occupata (m²) volume medio edifici (m³) altezza media edifici (m) numero medio di piani (n.) preesistente 146,4 1060,8 7,9 1,8 attuale 133,1 975,2 7,9 1,6 Nel complesso le ristrutturazioni esaminate risalgono (TAB. 11) mediamente ai primi anni novanta, solitamente si sono svolte rispettando la struttura esterna ed interna degli edifici, come si può dedurre dalla sostanziale uniformità dei parametri preesistenti ed attuali di volumetria ed area 55 (TAB.12). La tipologia della generalità degli edifici esaminati rivela notevoli dimensioni (volume medio di 1060 m³) per un'area di 146,2 m²), con pianta rettangolare nell'82,8% dei casi e un numero medio di piani di 1,8. La struttura tipo che ne emerge è quindi molto ampia, a 2 piani, con un'altezza al punto di colmo di 7,9 m, ed una forma standard. Il riuso ha reso necessarie nuove funzionalità agli edifici, in relazione all'indirizzo vinicolo delle aziende, come ad esempio locali per la vinificazione, lo stoccaggio, l'imbottigliamento, la vendita diretta e la promozione dei vini. TAB.13 - Tipologia attuale degli edifici recuperati Tipologia attuale (%) Cantina cantina stoccaggio cantina vinificazione cantina vinificazione - stoccaggio cantina imbottigliamento Barriqueria cantina magazzino bottiglie cantina vendita Altro Totali 7,0 24,1 3,4 20,7 6,9 17,2 10,3 7,0 3,4 100,0 numero casi 2 7 1 6 2 5 3 2 1 29 Generalmente dal recupero (TAB.13) sono state ottenute delle strutture con una funzione specifica (ad esempio solo vinificazione, o solo cantina per l'imbottigliamento) mentre solamente nel 7% dei casi è stata ricavata una cantina con molteplici funzioni (di vinificazione, stoccaggio, imbottigliamento). Da rilevare un 17,2% di fabbricati ristrutturati in barriqueria, e un 7% in locale per la vendita e la presentazione del prodotto, indicatori questi di una ricerca da parte delle aziende vinicole friulane di quel valore aggiunto che unisca il concetto di vino alla unicità della tradizione locale. La prevalenza dei casi esaminati comunque fa registrare un uso a cantina per la vinificazione e lo stoccaggio (20,7%) o solamente per lo stoccaggio (24,1%), ma anche per l'imbottigliamento (6,9%), l'immagazzinamento delle bottiglie (10,3%) e altro. La netta dominanza 56 nel riuso della destinazione a cantina per la lavorazione e lo stoccaggio del vino è un risultato prevedibile se si considerano le condizioni dei fabbricati originari, con ampi volumi adatti ad ospitare vasi vinari molto voluminosi e macchine enologiche di dimensioni notevoli (es.: presse pneumatiche). Naturalmente non mancano gli esempi di un utilizzo maggiormente legato all'immagine che l'azienda vuole trasmettere al cliente - visitatore, che si sono concretizzati nei riusi a barriqueria e a sale di accoglienza per la vendita diretta. 6.3 Analisi dei materiali I materiali usati nelle ristrutturazioni sono stati classificati in materiali visibili all'esterno dell'edificio e al suo interno. Sono stati esaminate le murature con i loro rivestimenti, la copertura e la sua struttura, le pavimentazioni e gli infissi. Per meglio visualizzare i dati raccolti viene ripresa la suddivisione del campione in classi storiche fatta nel precedente paragrafo. TAB. 14 - Tipologia delle murature per classe storica di appartenza % sul totale campione Classe 1 Classe 2 Classe 3 34,5 37,9 27,6 tipo di muratura pietra o sasso laterizio - laterizio (%) alleggerito (%) 85,7 14,3 37,5 62,5 0,0 60,0 cemento armato (%) 0,0 0,0 40,0 La distribuzione (TAB.14) delle aziende nelle tre classi storiche appare equilibrata, anche se le aziende esaminate che si ritrovano in una delle tre tipologie con una frequenza maggiore sono quelle del gruppo storico intermedio, con quasi il 38% sul campione totale. Grafico 5 - Percentuale dei materiali costituenti le murature per classe storica 90 80 70 60 50 % 40 30 20 10 0 Pietra o sasso Laterizio Cemento armato Classe 1 Classe 2 Classe storica Classe 3 57 Come prevedibile e peraltro specificato nelle definizioni delle tre classi, gli edifici di origine antecedente al 1900 sono costruiti per la quasi totalità (85,7%) da materiali ricavati localmente, pietra nelle zone collinari e sasso in quelle pianeggianti, mentre nelle costruzioni di inizio secolo si rileva una consistente diminuzione percentuale nell'uso di prodotti locali , che si attestano comunque al 37,5%, mentre comincia a farsi predominante (62,5) una nuova generazione di materiali, i laterizi prodotti da luoghi spesso distanti dal cantiere e con proprietà tecnologiche e applicative sempre più ricercate. Le strutture in cemento armato compaiono solamente nel terzo gruppo di aziende, nel quale interessano ben il 40% dei fabbricati, sono caratterizzati da grandi spazi per l'allevamento di tipo industriale. TAB.15 - Caratteristiche materiali esterni ESTERNI Classe 1 Classe 2 % colore prev. % pittura trasp. intonaco mattoni faccia a vista sasso faccia a vista 42,8 28,6 14,3 legno acciaio alluminio cemento 71,4 14,3 14,3 0 legno cemento armato o prefabbricato acciaio isolanti 100,0 0 14,3 0 30,0 coppi eternit 100 0 cementizie pietra 57,3 14,3 rivestimento pareti: rosa 62,5 bianco 37,5 rosa 0 colore prev. giallo bianco grigio 0 infissi, porte, portoni: marrone 66,7 marrone nero 0 verde 22,2 bianco 11,1 grigio struttura copertura: marrone 100,0 marrone bianco 0 0 27,2 copertura: rosso 100 0 pavimentazioni: grigio 37,5 grigio 0 Classe 3 % 33,3 33,3 33,3 colore prev. rosa bianco rosa 0 0 0 100,0 0 0 83,3 bianco bianco 16,7 16,7 grigio rosso 83,3 16,7 rosso grigio grigio 66,7 0 grigio 58 La struttura esterna (TAB.15) risulta essere caratterizzata, per quanto riguarda le pareti degli edifici storici, da un 28,6% di casi in pietra, sassi o mattoni locali a faccia a vista, indicatore della volontà di valorizzare le tipicità locali, anche se è presente un consistente 42,8% di pittura traspirante, rispondente a esigenze di praticità nel suo impiego e di un elevata gamma di scelte cromatiche, ma non certo similare al tradizionale intonachino mescolato a sabbie colorate. Nella classe 2 delle costruzioni recenti si riscontra un aumento della percentuale di pareti dipinte con pitture traspiranti che arriva al 62,5%. Questo dato, assieme al rimanente 37,5% relativo alle pareti intonacate, evidenzia una evoluzione verso una standardizzazione delle strutture esterne degli edifici restaurati appartenenti al secondo gruppo. Infine, l'esatta suddivisione fra pittura traspirante, intonaco e mattoni industriali tipo ''leca'' faccia a vista negli edifici della classe 3, è indicatrice di ristrutturazioni anonime, che hanno puntato più alla convenienza economica che ad una reale integrazione nel paesaggio delle tipologie industriali standard oggetto del recupero. Un elemento senz'altro positivo riguarda le tonalità cromatiche usate, nell'ambito delle quali prevalgono colori caldi e tenui, meno impattanti visivamente e coerenti con le blande tonalità tradizionali fatte con sabbie colorate. Per quanto riguarda gli infissi, porte e finestre visibili all'esterno dell'edificio, è predominante l'uso di materiale tradizionale nelle prime due classi, con rispettivamente in 71,4% ed il 66,7% di infissi in legno trattato con vernici che richiamano la sua colorazione naturale, al quale si accompagna un interessante 11,1% di casi appartenenti alla classe 2 in cui vengono mantenuti degli infissi in cemento o in laterizio locale tipici rispettivamente di stalle e fienili. I fabbricati di origine industriale evidenziano un uso di materiali tecnologicamente nuovi come l'alluminio nella totalità dei casi esaminati, con una colorazione prevalente bianca. Ancora una volta, la lettura dei dati indica un maggior interesse a valorizzare nel recupero sotto il profilo stilistico i fabbricati di più antica origine e quelli tradizionali, mentre non vi è il tentativo di caratterizzare con materiali locali 59 gli edifici della generazione industriale, che mantengono quindi alla vista un aspetto anonimo e standard. Passando all'esame delle strutture che interessano la copertura, si ritrovano nella totalità dei casi i materiali della tradizione per le classi 1 e 2, che possiedono strutture in legno, sia a travi semplici che lamellari, mentre tale materiale è assente nei fabbricati di epoca industriale. I riusi relativi a queste ultime utilizzano per l'83,3% cemento armato o prefabbricato, e per il resto acciaio con copertura in lamiere in eternit, soluzione riscontrata in un solo fabbricato poiché in tutti i rimanenti edifici esaminati è presente la copertura in coppi tradizionali di colore rosso. Le percentuali delle diverse strutture tanto nettamente suddivise a seconda delle diverse classi storiche riflette esattamente le caratteristiche della classe di provenienza dei fabbricati, con un mantenimento in toto delle tipologie costruttive, è comunque da rilevare che nel caso di edifici di origine industriale le lamiere di copertura vengono sostituite dal caratteristico coppo, dimostrando un'attenzione all'immagine dell'azienda legata al territorio. Le pavimentazioni esterne, intendendo ampi piazzali di movimentazione per clienti, merci o macchine aziendali, sono presenti soprattutto nella classe 3, in cui il 66,7% degli edifici possiede una pavimentazione esterna cementizia, in accordo con la tipologia industriale di provenienza. La lettura dei dati (TAB.16) relativi alla tipologia di rivestimento delle pareti interne indica una predominanza nell'uso di pitture lavabili nelle classi 2 e 3 (81,8% e 57,2% rispettivamente) ricoprendo peraltro nella maggioranza dei casi un'altezza non superiore ai 2,5 m dell'intera parete, completata da pitture traspiranti. La percentuale di pitture lavabili scende al 20% per gli edifici storici, nei quali si rileva un importante 40% di pareti interne in pietra, sassi o mattoni tradizionali faccia a vista, importante sinonimo di tipicità costruttiva che viene in questo modo resa visibile e valorizzata. Una funzione estetica intermedia fra i materiali elencati (pitture e pietra faccia a vista) viene svolta dalle piastrelle ceramiche, usate soprattutto negli edifici di origine industriale, dove ricoprono il 42,8% delle pareti. Questo dato indica una volontà di svincolare l'aspetto interno della 60 struttura dalla sua funzione produttiva originaria, con l'uso appunto di materiali di facile pulizia, igienici ed eleganti, anche se non molto in sintonia con le tradizioni locali. TAB. 16 - Caratteristiche materiali interni INTERNI pittura traspirante pittura lavabile mattoni faccia a vista piastrelle ceramiche Classe 1 Classe 2 Classe 3 % colore prev. % colore % colore prev. prev. rivestimento pareti 20 bianco 9,1 bianco 0 20 giallo 81,8 bianco 57,2 giallo 10 rosa 0 0 20 rosa 9,1 42,8 azzurro azzurro pietra faccia a vista legno 30 grigio 0 infissi, porte, portoni 100 marrone 72,7 0 25 marrone marrone acciaio alluminio 0 0 0 27,3 12,5 marrone 62,5 grigio bianco legno cemento armato o prefabbricato lamiera grecata 70 30 piastrelle ceramiche cementizie laterizie 60 20 20 0 soffitti marrone bianco 63,6 marrone 36,4 bianco 0 87,5 bianco 0 Pavimentazioni marrone 63,6 marrone grigio 36,4 grigio rosa 0 12,5 grigio 62,5 37,5 0 rosa rosa I dati riguardanti gli infissi interni agli edifici evidenziano l'uso del legno nelle classi 1 e 2 (100% e 72,7% rispettivamente), mentre vi è una predominanza di alluminio (62,5%) negli edifici di epoca industriale, analogamente ai risultati visti degli infissi visibili dall'esterno della struttura. I soffitti ed i solai confermano un uso relativo alla tipologia costruttiva, con predominanza del cemento armato o prefabbricato (87,5%) nel campione appartenente alla classe 3 e del tradizionale legno negli edifici storici e tradizionali, (70% classe 1, 63,6% classe 2). Il dato da rilevare è il 30% di soffitti in cemento armato rilevato negli edifici più antichi, dei quali sono state mantenute le murature, mentre i soffitti preesistenti, per mancanza della necessaria stabilità 61 strutturale, sono stati sostituiti da soluzioni più definitive come appunto il cemento armato, che comunque mal si concilia con le caratteristiche dell'edificio originario. Le pavimentazioni rivelano un sostanziale equilibrio fra le tre classi di edifici, con l'uso di piastrelle ceramiche in una percentuale attorno al 60%, completata dai pavimenti in cemento (spesso quarzato) . Unico dato interessante è il 20% di pavimentazioni in cotto o mattonelle tradizionali negli edifici storici, indice di una ristrutturazione coerente con il perseguimento delle tipicità locali. 6.4 Analisi impiantistica La quarta parte del questionario sottoposto alle aziende del campione ha riguardato la comparazione fra gli impianti preesistenti e quelli conseguenti al riuso in strutture aderenti all'indirizzo vinicolo aziendale (TAB.17). Gli impianti oggetto della ricerca sono stati quelli tipici presenti in cantina, quindi gli impianti idrici, elettrici, telefonici, fognari, il riscaldamento ed il raffreddamento dell'ambiente. I risultati ottenuti sono riportati nella seguente tabella: TAB. 17 - Tipologia di impianti preesistenti e successivi al riuso. impianti presenza sul totale dei 29 tipologia prevalente casi esaminati (%) potenza media anno medio installazione impianti preesistenti idrico elettrico telefonico fognario riscaldamento raffreddamento 44,8 58,6 0 48,2 3,4 0 idrico elettrico telefonico fognario riscaldamento raffreddamento 82,7 100 13,8 79,3 27,6 41,4 acqua fredda 220 V 6 kW concimaia focolare 1960 1958 1952 1906 impianti attuali acqua fredda lg46 25,2 kW vasca imhoff condizionatore 15 kW impianto frigorifero 19,25 kW a glicole alimentare 1993 1994 1994 1992 1998 1995 62 Una considerazione generale (TAB.17) riguarda la scarsità di impianti presenti nella struttura originaria, anche di quelli più comuni come l'impianto idrico ed elettrico, presenti rispettivamente nel 44,8% e nel 58,6% dei casi ed appartenenti a una tipologia che oggi consideriamo come primitiva, con la possibilità di avere ad esempio solo una corrente di 220V. L'impianto fognario era costituito prevalentemente da una concimaia, ma erano utilizzati anche i sistemi di bioraccolta. Il dato sulle foganture interessa tutte le strutture che avevano la funzione originaria di stalla o di abitazione, non riguarda invece i locali utilizzati come fienili o deposito attrezzi. L'anno medio di installazione degli impianti idrico - elettrico - fognario è il 1957, dato peraltro solamente indicativo considerata la difficoltà dei proprietari attuali di risalire con esattezza a tale dato, che comunque rimanda al nuovo impulso economico del secondo dopoguerra. Un discorso a parte merita la presenza del riscaldamento, riscontrato in solamente un caso fra i 29 esaminati, ossia un'abitazione del 1906, con il tradizionale focolare esterno che aveva lo scopo di diminuire il pericolo di incendi. Gli impianti attualmente presenti sono stati installati in epoca molto recente, mediamente nel 1994, sono quindi moderni e funzionali alle esigenze dei riusi attuati. L'impianto elettrico, presente nella totalità dei casi esaminati, risponde generalmente ai requisiti della legge 46/90, e porta la potenza utilizzata nell'edificio dai 6 KW iniziali ai 25,2 KW attuali. La maggior potenza viene richiesta soprattutto in periodo di vendemmia, quando l'impianto frigorifero registra i suoi massimi consumi per raffreddare l'uva in entrata e successivamente il mosto durante la fermentazione, inoltre si devono considerare i consumi energetici delle principali macchine enologiche, come diraspapigiatrici, presse pneumatiche, pompe trasportatrici di varia tipologia e potenza. L'impianto frigorifero è presente nel 41,4% delle 29 strutture esaminate, con una potenza media di 19,25 KW ed ha l'età media di 10 anni. Esso viene utilizzato nella maggior parte dei casi per il solo raffreddamento dei vasi vinari (con ''piastra'' interna o coibentazione esterna, sonde termiche e pannello di controllo automatizzato), mentre nelle aziende in cui è presente l'impianto di 63 condizionamento (27,6%) diminuisce direttamente anche la temperatura interna dei locali. Naturalmente se è presente il condizionamento dell'ambiente interno alla struttura c'è la disponibilità di acqua calda, a differenza di quello che accade nella maggior parte dei casi esaminati. L'impianto fognario è presente in tutti i riusi a cantina per la vinificazione, lo stoccaggio e l'imbottigliamento, ed è rispondente nella totalità dei casi alle norme sugli smaltimenti dei reflui di cantina, che devono subire un processo di degradazione in vasca Imhoff. Concludendo, l'impianto meno frequentemente riscontrato risulta il telefono, installato solamente nel 13,8% delle strutture esaminate, soprattutto in corrispondenza di riusi a cantine generiche, di vinificazione stoccaggio e vendita del prodotto. 6.5 Analisi ambiente extra - aziendale L'esame dell'ambiente circostante alle aziende campione ha riguardato una zona distante meno di 500 metri dall'azienda e una compresa fra i 500 m ed i 1000 m di distanza. I risultati sono riportati in tabella 18. TAB. 18 - Caratteristiche zona circostante zona < 500 m >500 m agricola urbana produttiva giacitura giacitura giacitura collina media collina piano 85% 15% 0% 55% 25% 20% 65% 20% 15% 70% 10% 20% Dalla lettura dei dati si rileva che la prevalenza dell'ambiente immediatamente circostante alle aziende esaminate è agricolo (85%), vanno comunque registrati tre casi (15%) i cui centri aziendali sono presenti nei centri urbani rispettivamente di Buttrio e di Mariano del Friuli. La zona più distante (500m - 1000m) mantiene il carattere agricolo per il 70% dei casi, aumentano i centri urbani (20%) e si riscontra un 15% di presenze produttive, riguardanti in due casi una grande acciaieria comunque ben integrata nel paesaggio, almeno dal punto di osservazione dalla strada statale, e in uno una zona artigianale di piccola dimensione per la lavorazione di marmi locali. La 64 giacitura delle aziende esaminate riguarda in prevalenza zone di collina e di media collina, con una percentuale complessiva dell'80%, se ne deduce una maggiore attenzione delle aziende agli aspetti territoriali ed ambientali, in conseguenza ai vincoli più rigidi rispetto alle zone pianeggianti imposti dalle amministrazioni locali. Le colture storiche presenti nel territorio circostante alle aziende negli anni '50 e '60 riflettono in gran parte la vocazionalità data dalla giacitura: mais in pianura e media collina e vigneti in collina. Si rileva (TAB.19) come la coltura della vite abbia registrato un aumento delle superfici, tanto da farla risultare come coltura prevalente nel 74% dei casi esaminati, indicatore di un mercato agricolo prevalente che nell'85% dei casi è quello viticolo, mentre rimane a preminenza cerealicola solamente in tre aziende situate in pianura. TAB. 19 - Colture storiche ed attuali e mercati prevalenti % coltura storica : mais 35 vite 65 coltura prevalente attualmente:mais 26 vite 74 mercato agricolo prevalente: viticolo 85 cerealicolo 15 livello di antropiz. raggiunto : basso 60 medio 25 elevato 15 La presenza delle aziende esaminate in zone prettamente agricole, unitamente ai vincoli imposti dalle amministrazioni locali, fa registrare generalmente un ambiente poco antropizzato (60%), a cui fanno eccezione le tre aziende appartenenti ai centri urbani di Buttrio e Mariano, che in pochi decenni si sono estesi nelle circostanti zone originariamente rurali. I dati specifici riguardanti le colture attualmente prevalenti a seconda della giacitura del territorio circostante le aziende sono riportati nella seguente tabella, e vanno nella direzione di una netta rispondenza alla vocazionalità a cui si è fatto cenno. 65 TAB. 20 - Coltivazioni prevalenti suddivise per giacitura terreni coltivazioni prevalenti collina media collina piano Totale (%) collina media collina piano Totale (%) vigneto vigneto mais mais (%) (%) (%) giacitura < 500 m 55 0 0 5 10 0 5 0 10 65 10 10 giacitura > 500 m 45 10 0 10 5 0 5 5 20 60 20 20 nessuna (amb. urbano) (%) 0 10 5 15 0 0 0 0 Per quanto concerne infine gli aspetti più strettamente culturali (TAB.21), è stata riscontrata la presenza diffusa nell'ambiente rurale di ville storiche, rocche difensive e chiese visitabili, oltre che parchi pubblici nei quali si possono svolgere attività ricreative. TAB. 21 - Chiese, parchi e ville storiche visitabili media su totale aziende (%) Ville storiche Chiese Parchi 85 45 40 8.0 – CONCLUSIONI E DISCUSSIONE Lo studio del campione di 20 aziende esaminato ha dimostrato un'elevata variabilità relativamente alle superfici investite a vigneto e in genere all'estensione aziendale totale, intendendosi con questo termine l'area complessiva dei terreni dell'azienda destinati a colture erbacee e/o arboree inclusi i boschi, la superficie agraria non utilizzata nonché l'area occupata da parchi o giardini ornamentali, fabbricati, stagni, canali ecc. situati entro il perimetro dei terreni che costituiscono l'azienda (ISTAT, 1990). Si è resa quindi necessaria una classificazione delle aziende su base dimensionale, che è stata poi applicata ai risultati ottenuti dalla presente ricerca. Tale classificazione ha permesso la costituzione di tre livelli omogenei di aziende, uno di dimensioni elevate, uno di dimensioni ridotte ed uno intermedio. Di seguito verranno esposte le valutazioni 66 tratte dai dati elaborati relativamente alla prima parte del questionario, che riguarda la tipologia produttiva e commerciale aziendale, da cui sono state ricavate le motivazioni di ciascuna classe ad investire sul riuso di vecchi edifici. Classe 1 Sono aziende di ridotte dimensioni, con una media di 11,2 ha di S.A.U., la cui giacitura ricade per l'88,9% in zone collinari. La conduzione è svolta direttamente del coltivatore, che si avvale di manodopera familiare prevalente (70% degli addetti totali), ed investe gran parte delle proprie risorse nell'indirizzo vitivinicolo come dimostra l'88,2% dei terreni appartenenti alla S.A.U coltivati a vigneto. Le quantità mediamente prodotte si aggirano sui 650 hl, commercializzati in percentuale rilevante direttamente in azienda, con un mercato di sbocco prevalentemente regionale. La quantità di prodotto esportato risulta secondaria, sia per motivi legati all'organizzazione aziendale sia per le quantità prodotte troppo modeste per puntare su un mercato estero. La politica generale di queste aziende è il perseguimento di un'elevata qualità, in modo da poter sopravvivere in un mercato di grandi numeri. Gli sforzi economici maggiori non sono relativi all'aumento delle densità di impianto dei vigneti, necessario punto di partenza per un prodotto di elevata qualità intrinseca, e nemmeno all'ammodernamento dei sistemi di allevamento (prevalenti rimangono i tradizionali friulani casarsa e doppio capovolto). Gli investimenti per raggiungere un alto livello della qualità percepita sembrano puntare invece su una buona immagine del prodotto massimamente attraverso la tipicizzazione del vino e dell'azienda attraverso il legame con il territorio. Il primo obiettivo comporta un diffuso uso delle certificazioni di origine controllata, della produzione di uvaggi e dell'affinamento in botti di legno che sono mediamente superiori a quanto accade nelle rimanenti due classi, dimostrando quindi una generale tendenza ad investire nella lavorazione del prodotto, più che sull'ammodernamento dei vigneti, per aumentarne la qualità percepita e renderlo maggiormente identificabile. Il secondo obiettivo passa necessariamente attraverso la valorizzazione del patrimonio costruttivo aziendale. Il recupero di edifici vecchi o antichi viene 67 visto come strumento indispensabile alla diffusione di un'immagine aziendale improntata al rispetto delle tradizioni e al legame con il territorio, sinonimo di unicità del prodotto. Questa è la motivazione che spinge le aziende della classe 1 ad investire nel riuso, scontrandosi spesso con una mancanza di adeguati fondi di investimento e con i vincoli ambientali molto ristretti nelle zone collinari. Classe 2 Le aziende appartenenti a questa classe sono di media dimensione, mediamente possiedono 27,8 ha di S.A.U., collocate prevalentemente in zone collinari (66,7%) e condotte direttamente dal proprietario che si avvale di manodopera familiare prevalente (74,5%). Il grado di scolarizzazione medio è più elevato rispetto alla classe precedente, tutti i conduttori sono in possesso almeno del diploma. La produzione media è elevata, supera mediamente i 1700 hl, ma non riflette rispetto alle aziende della classe precedente un grosso cambiamento nell'organizzazione commerciale: viene prediletta la vendita diretta in azienda ed il mercato di riferimento rimane quello del nord - est, ed il prodotto esportato continua ad assumere rilevanza secondaria ( 16 % del totale). Le discrete quantità prodotte da questo gruppo di aziende permettono una buona base di investimenti nel miglioramento qualitativo e quantitativo del prodotto. Questo si riflette su un elevato rinnovamento dei vigneti, nei quali viene aumentata la densità di impianto e convertite vecchi forme locali di allevamento nel più moderno guyot, al fine di ottenere un prodotto di partenza di qualità elevata con basse rese per ettaro ed una maggiore vita media dei vigneti. Le palificazioni in legno, inoltre, nelle zone collinari sono diffuse maggiormente, per migliorare l'aspetto relativo all'integrazione ambientale. Naturalmente i maggiori introiti delle aziende appartenenti alla classe 2 consentono acquisti degli onerosi diritti di reimpianto in una percentuale maggiore rispetto alla classe 1. Oltre che al miglioramento qualitativo e quantitativo dei vigneti, si assiste ad un adeguamento delle strutture aziendali alle aumentate necessità produttive. Molte di queste aziende, più dell'80%, un paio di decenni fa basavano la loro conduzione prevalentemente sull'allevamento dei bovini e solo 68 successivamente hanno abbandonato questa attività per dedicarsi esclusivamente all'indirizzo vitivinicolo, reclamando nuovi spazi specifici per la produzione, l'imbottigliamento, la vendita, lo stoccaggio. Gli edifici utilizzati per il riuso in questa classe di aziende, quindi, sono di fabbricazione industriale, standard, il loro recupero è finalizzato a risolvere concrete esigenze produttive, a sfruttare gli ampi spazi presenti dando loro una nuova funzione legata alla produzione vinicola. Questa condizione, legata ad uno scopo principalmente funzionale piuttosto che di mantenimento e valorizzazione del patrimonio rurale, è la principale riscontrata nelle aziende della classe 2. Classe 3 Sono aziende di dimensioni medio - grandi o grandi, con una S.A.U. media di oltre 80 ha, situate per l'80% in zone collinari e con una conduzione manageriale nel 40% dei casi. Il livello medio di scolarizzazione del conduttore è il più alto fra le tre classi esaminate, raggiunge infatti il 60% di laureati. Gli addetti fissi, a differenza di quanto non accade nelle rimanenti due classi, sono in netta maggioranza rispetto ai familiari, superano addirittura l'80% degli addetti totali, si riscontra inoltre un notevole ricorso anche a consulenze esterne all'azienda, con enologi e professionisti del settore che seguono stabilmente il processo produttivo. Le elevate quantità prodotte, superiori mediamente ai 2000 hl, corrispondono ad una moderna tipologia commerciale, con vendite effettuate direttamente in azienda percentualmente molto ridotte (anche se consistenti come valore assoluto) e un mercato di sbocco prevalentemente estero, supportato da agenti di vendita, o da relazioni intraprese direttamente dall'azienda. I notevoli quantitativi prodotti permettono forti investimenti, sia sul processo produttivo a partire dal vigneto, sia sulle strategie di marketing, con la creazione ad esempio di nuovi brand. L'immagine aziendale viene molto curata, si vuole fornire al visitatore - cliente un percorso che sia in grado di contribuire alla formazione di una precisa idea dell'azienda, che richiami i ''valori'' tradizionali e locali legati alla vinificazione. Gli edifici che vengono riusati sono nell'80% dei casi costruzioni storiche, antecedenti il 1900, con i caratteri tipici dell'architettura rurale e con rilevanti aspetti storici - culturali. Le motivazioni che spingono le 69 aziende appartenenti alla classe 3 ad investire sul riuso di queste strutture è, appunto, il recupero di una tradizione rurale antica, allo scopo di rafforzare una immagine aziendale caratterizzata dal legame con il territorio e di testimoniare dell'antica origine dell'azienda. Per evidenziare i caratteri sopra descritti, spesso il riuso prevede una utilizzazione della costruzione antica per l'affinamento del vino in piccole botti di legno, ottenendo un risultato molto suggestivo. La seconda parte del questionario ha riguardato le tipologie costruttive interessate dal riuso, con particolare riferimento alle funzionalità svolte, ai materiali costruttivi e all'evoluzione impiantistica. Le aziende campione sono state suddivise in tre classi storiche, quella tipica dell'architettura rurale ante 1900, quella tradizionale di inizio secolo e quella industriale standard degli anni '60 - '70, raggruppamenti omogenei secondo l'epoca costruttiva ed i materiali usati. Il campione esaminato dimostra di rappresentare uniformemente le tre tipologie storiche, rispondendo alle forme ed agli elementi costruttivi caratteristici di ciascuna tipologia. E' stato riscontrato in tutte le classi esaminate che la maggior parte degli edifici soggetti a riuso aveva come funzione originaria quella standard a pianta rettangolare di stalla e fienile; quest’ultimo è usato spesso anche come deposito attrezzi. Il riuso non ha generalmente alterato la morfologia esterna od interna della struttura, mantenendo la forma della pianta dell'edificio, le sue metrature e le volumetrie originarie. Tutto questo è avvenuto sfruttando gli ampi volumi offerti da stalle e fienili inutilizzati, rispondenti alle esigenze di spazio delle moderne cantine, dotate di vasi vinari di grandi dimensioni e attrezzature enologiche ingombranti, anche se mobili. Il riuso solitamente ha apportato funzionalità specifiche agli edifici, usati attualmente come sale di accoglienza dei clienti, vendita del prodotto, cantina per la vinificazione, lo stoccaggio, l'imbottigliamento dei vini. Le ristrutturazioni si sono svolte nel rispetto della struttura originaria non solo in relazione al mantenimento di aree e volumi, ma anche per quanto riguarda i materiali usati, rispondenti alla tipologia costruttiva delle tre classi esaminate. Il tipo di muratura risulta prevalentemente in pietra o sasso negli edifici della classe 1, in 70 laterizio e pietra nella classe 2 ed in laterizio e cemento armato nella classe 3. I dati relativi ai materiali usati in corrispondenza alle diverse tipologie storiche si ottengono le seguenti valutazioni: Negli edifici della classe 1, quelli risalenti ad epoca anteriore al 1900 definibili come storici, sono stati ottenuti i migliori risultati dal punto di vista sia di una corretta ristrutturazione con materiali originari sia di valorizzazione estetica e di integrazione nel paesaggio. La tradizione architettonica rurale è stata valorizzata utilizzando murature spesso in pietra, sassi o mattoni locali faccia a vista, sia all'esterno ma soprattutto nelle pareti interne, per le quali sono state usate anche pitture traspiranti e lavabili a seconda della destinazione d'uso del locale. Per gli infissi è stato usato il legno, materiale locale tipico, così come per il tetto ed i solai, mentre i pavimenti interni sono invece prevalentemente in piastrelle ceramiche. Tutte le coperture dei tetti sono in coppi, anch'esso rappresentante delle tecniche costruttive tradizionali. I colori predominanti nella ristrutturazione sono quelli tipici locali, come il bianco ed il rosa nelle colorazioni esterne, il marrone degli infissi in legno ed il rosso delle coperture in coppi. Negli edifici appartenenti alla classe 2, ossia quelli costruiti nel corso del secolo appena trascorso con tecniche tradizionali e materiali spesso innovativi, si riscontrano generalmente ristrutturazioni di buon livello, con l'uso di materiali coerenti con le strutture originarie sia all'esterno che all'interno. Le murature non sono mai in cemento armato, ma solamente in pietra o in laterizio, anche se questi elementi tipici non vengono valorizzati: non sono stati registrati infatti casi di murature a vista. I rivestimenti delle pareti esterne risultano poco attenti ai metodi tradizionali e più conformi a esigenze di praticità di messa in opera: non si ritrovano infatti murature con pietra o mattoni locali a vista, mentre si riscontra una prevalenza di pitture traspiranti al posto del tradizionale intonachino mescolato a sabbie colorate. Gli infissi ed i solai sono per la maggior parte in legno, come anche la struttura del tetto con copertura in coppi, tutti questi elementi costruttivi tradizionali dell'architettura rurale. Sono prevalenti le colorazioni chiare giallo - bianche per le pareti esterne, rosso della copertura in coppi e marrone degli infissi, che dimostrano una volontà a 71 mantenere i caratteri di tipicità locale della costruzione. All'interno della struttura sono prevalenti i pavimenti in piastrelle ceramiche su quelle cementizie, mentre i rivestimenti delle pareti risultano per la quasi totalità in pittura lavabile, segnale che questi specifici riusi sono destinati prevalentemente a una funzione produttiva e non di vendita o di accoglienza del visitatore. Nel complesso quindi le ristrutturazioni dei fabbricati appartenenti alla classe 2 rispondono a corretti criteri di recupero nel rispetto delle forme e degli elementi costruttivi preesistenti. Sono costruzioni ben inserite nel contesto paesistico locale come implicano i principi dell'architettura rurale da cui esse derivano. Le strutture che costituiscono la classe 3 portano le caratteristiche dello standard costruttivo industriale che ha avuto la sua massima diffusione negli anni '60 e '70, sono quindi edifici molto alti e spaziosi, costruiti con elementi ricavati in serie dall'industria, anonimi e svincolati dal paesaggio circostante. Il riuso non ha previsto l'utilizzo di materiali tipici locali o loro succedanei (come invece si è visto nelle precedenti due classi), ma sono prevalse le strutture delle coperture ed i solai in cemento armato, gli infissi in alluminio, oltre che elementi appartenenti alla tipologia industriale come gli ampi piazzali in cemento o le murature esterne dei blocchi di origine industriale lasciati faccia a vista. Le ristrutturazioni non hanno, quindi, un significato di recupero dei materiali e dei metodi costruttivi tradizionali, ma possono essere considerati validi esempi di riusi come adeguamento di spazi in disuso al nuovo orientamento produttivo aziendale. Va comunque riconosciuta una volontà di integrare l'edificio nel contesto paesaggistico circostante e di renderlo il più possibile assimilabile ad una prima valutazione visiva al restante contesto rurale. Tale volontà può essere letta nell'uso delle tradizionali coperture in coppi rossi o nelle colorazioni scelte per le pareti esterne, chiare e calde seguendo la tendenza delle costruzioni tipiche locali. Per quanto riguarda gli impianti preesistenti e quelli attuali, devono essere considerati in relazione alla funzione originaria dell'edificio , a quella datagli dal riuso, oltre che all'epoca di installazione. La nuova funzionalità influisce sulla tipologia degli impianti presenti che devono 72 rispondere alle esigenze di una moderna cantina sotto il profilo tecnologico ed igienico, l'età media degli stessi riferisce sulla loro obsolescenza. La struttura impiantistica originaria era di basso livello, trattandosi nella maggior parte dei casi, come si è visto, di stalle e fienili. Erano presenti soprattutto gli impianti elettrici, idrici e fognari, di una tecnologia poco evoluta appartenendo in prevalenza agli anni '50. La potenza media consumata era, ad esempio, di soli 6 kW, l'impianto fognario era costituito da una concimaia, mentre riscaldamento e telefono erano del tutto assenti. I nuovi impianti sono recenti essendo stati tutti rifatti all'atto della ristrutturazione ed adeguati ai nuovi requisiti normativi. L'impianto elettrico risponde nella generalità dei casi ai dettami della legge 46/90, e la sua potenza media si è accresciuta oltre i 25 kW, necessari soprattutto a soddisfare le richieste energetiche del gruppo frigorifero, presente nel 41% delle strutture esaminate ed utilizzato oltre che per il raffreddamento dei vasi vinari anche per la climatizzazione del locale. Anche l'impianto fognario è stato adeguato alle nuove normative che vogliono la depurazione in vasca imhoff delle acque di scarico. Naturalmente, gli impianti presenti variano secondo la funzionalità dell'edificio, per cui in un riuso a locale per l'accoglienza dei clienti, l'esposizione del prodotto o per l'affinamento non sono presenti nel pavimento canalette di raccolta delle acque di scarico, e a volte nemmeno l'impianto idrico. Le valutazioni riguardanti i dati ricavati nella terza parte del questionario sono relative all'ambiente extra - aziendale, e ne vogliono testare l'attratività nei confronti del cliente - visitatore. I parametri su cui ci si basa sono la vocazionalità del territorio alla viticoltura, l'evoluzione agricola degli ultimi decenni e la presenza di elementi di interesse storico - culturale. L'ambiente immediatamente circostante e quello distante dai centri aziendali visitati è prevalentemente agricolo, anche se aumentano i centri urbani allontanandosi dalle aziende. In tutte le zone esaminate è andata aumentando la diffusione della coltura della vite a scapito di quella del mais e di altre annuali, dato che conferma la crescita del mercato vinicolo rispetto a quello più tradizionale cerealicolo - zootecnico. Di notevole importanza risulta la giacitura collinare (media e alta collina) 73 della maggioranza della aziende esaminate, in quanto indiziaria di una vocazionalità vinicola preesistente ai cambiamenti avvenuti nel mercato negli ultimi decenni ed una maggior attenzione da parte delle autorità locali alla gestione del territorio. La collina viene infatti da molti considerata come un parco naturale da tutelare, ad esempio, con vigneti dotati di palificazioni in legno, imponendo un'altezza massima per gli edifici comunque limitata ed il divieto di nuove costruzioni. In questo modo l'ambiente collinare, che è quello prevalentemente considerato in questa ricerca, risulta avere un basso grado di antropizzazione, un forte livello nella cura del paesaggio rurale, una buona dotazione di parchi, ville storiche e chiese da poter visitare e quindi, in definitiva, possedere una buona rispondenza alle aspettative dell'osservatore, che è, in ultima analisi, il cliente finale. Nelle aziende collocate in pianura la coltura storica è costituita dal mais che rimane la coltura prevalente, anche se, negli ultimi anni, si è verificato un rilevante aumento delle superfici a vigneto. L'ambiente extra - aziendale nella pianura, risulta meno tutelato dalle amministrazioni locali rispetto alla collina, per cui vengono permesse palificazioni in cemento dei vigneti e la costruzione di cantine molto imponenti. L'ambiente circostante alle aziende esaminate rimane comunque poco urbanizzato, raggiungendo al più un medio livello di antropizzazione. Anche nelle zone pianeggianti si ritrovano vari siti di interesse culturale, come chiese e parchi naturali. Sommando questi elementi, anche l'ambiente circostante alle aziende di pianura può essere considerato soddisfacente agli occhi dell'osservatore, che vi ritrova quei ''valori'' rurali dei quali si aspetta la presenza. Fanno eccezione alle considerazioni fatte fino a questo momento tre delle aziende esaminate, che si trovano inglobate in centri urbani sviluppatisi notevolmente negli ultimi decenni sottraendo, per il tipo di contesto urbano, oltre a terre utili all'agricoltura, anche il carattere di ruralità all'ambiente circostante a tali aziende. Un ottimo esempio di riuso è costituito dal recupero di una costruzione storica, sita nel comune di Manzano, in aperta campagna. Si tratta di un edificio a tre piani, risalente alla fine dell’ottocento, una grande casa rurale che in origine ospitava più famiglie ai primi due piani, mentre 74 al terzo si trovava il granaio. Annessa all’abitazione vera e propria si trovava la struttura produttiva a due piani, costituita da stalla con fienile soprastante, aperto ai lati nord e sud, mentre ai lati est ed ovest le grandi finestre alle pareti risultano solamente chiuse da mattoni di piccola dimensione con grandi spazi vuoti al loro interno per contribuire all’aerazione del locale. Tale costruzione è sempre stata abitata ed utilizzata dai suoi utenti, che nei decenni vi hanno intervenuti con lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria, anche se l’intervento legato al riuso Figura 1 - veduta esterna dell’azienda risale al 1992. In seguito alla riconversione, La stalla è stata adibita a sala accoglienza clienti e sala degustazione, mentre l’ex fienile ha assunto la funzione di balsameria, ospitante le botti di legno nelle quali matura per molti anni il mosto cotto prima che possa essere venduto come salsa balsamica. Il piano terreno dell’abitazione originaria è stato adibito a uffici per il personale dell’azienda, mentre il primo piano ed l’ex granaio ospitano l’abitazione di alcuni addetti fissi. La ristrutturazione è avvenuta secondo i criteri del mantenimento non solo della struttura originaria esterna ed interna e dell’utilizzo dei materiali della tradizione, ma anche di una vera e propria valorizzazione delle caratteristiche primitive dell’edificio. 75 Figura 2 - particolari esterni della ristrutturazione Come si può vedere dalla figura 2, la ristrutturazione ha mantenuto i caratteri originari dell’ex stalla, dalla scala a pioli che portava al fienile all’uso di mattoni tradizionali per chiudere le aperture delle pareti del fienile. Inoltre si può notare come i materiali utilizzati corrispondano a quelli originari. Ad esempio per chiudere delle finestre al primo e al secondo piano dell’abitazione sono stati usati i mattoni provenienti dalla vicina fornace (distante meno di cinquecento metri), simili alla muratura originaria, molto probabilmente originata dalla medesima fornace. Anche le finestre dell’ex stalla (figura 3) sono state mantenute in cemento, dipinto poi di bianco. Tutti i caratteri esterni, quindi, dalla muratura in mattoni in laterizio tradizionali a vista, agli infissi, alla presenza della scala esterna all’ex stalla sono stati valorizzati dal recupero. Figura 3 - particolare di una finestra in cemento 76 Figura 4 e 5 - Entrata nord e sud alla sala degustazione Per quanto riguarda invece le porte di ingresso alla sala degustazione è stato usato l’alluminio bianco, come anche per le aperture ai lati nord e sud del fienile, chiuse da una vetrata con intelaiatura in alluminio bianco, che ben si armonizza con la tipologia dell’edificio. Questo rappresenta, per il risultato estetico e funzionale ottenuto, quindi, un uso ammirevole di materiali tecnologicamente nuovi come l’alluminio in una ristrutturazione di un edificio a carattere storico. Anche la struttura interna richiama la funzione originaria dell’edificio, adattata alle nuove esigenze aziendali: ad esempio nella sala degustazione (figura 6) è stata riprodotta una mangiatoia nella quale sono adagiate, per esporle al pubblico, le bottiglie dell’azienda. Oppure nel pavimento della sala di accoglienza clienti (figura 7) la disposizione delle piastrelle richiama il corridoio che percorreva longitudinalmente la stalla. Le pareti interne rimangono a mattoni a vista e anche l’arredamento ha uno stile rustico. 77 Figura 6 – particolare della mangiatoia Figura 7 – sala accoglienza clienti con corridoio centrale in piastrelle Complessivamente si tratta quindi di un buon esempio di recupero, per i motivi di utilizzo di materiali adeguati e di armonizzazione nel contesto ambientale citati in precedenza. L’unico punto su cui ci possono essere delle perplessità risulta il soffitto in cemento armato, che è in contrasto con il carattere generale dell’opera ma che è ampliamente giustificato dalla sua funzionalità., che è quella di sorreggere dei grossi carichi, peraltro molto preziosi, formati da circa 200 batterie di botticelle in legno, ognuna delle quali è composta da dieci elementi di dimensione decrescente da 10 a 75 litri e da diverse tipologie di legname. La lunga durata della maturazione del mosto cotto prima che possa essere venduto come salsa balsamica non è mai inferiore ai 33 – 40 anni. Questo, assieme alla notevole esperienza necessaria all’ottenimento di questo prodotto di altissima qualità, per il quale l’azienda impiega circa il 40% delle proprie uve, ha fatto raggiungere all’azienda il primato nazionale in questo settore. Diventa quindi importante la costruzione di un’immagine aziendale riconoscibile e ben delineata, improntata alla tradizione, concetto che si è tradotto in maniera egregia nel recupero esaminato. 78