il risuso degli edifici rurali a fini strumentali

RISULTATI INDAGINE SUL RISUSO DEGLI EDIFICI IN
REGIONE FRIULI
6.0 - RISULTATI
6.1 Analisi della struttura dimensionale, produttiva e commerciale
Il campione di aziende analizzato copre nel suo totale una superficie di circa un
migliaio di ettari di terreno, con una media aziendale di 46,86 ha, una S.A.U. di 33,66 ha e
una superficie media investita a vigneto di 19,37 ha che occupa il 57,5% del totale della
superficie agraria utile aziendale. Questo dato indica un elevato grado di specializzazione e
di investimenti nell'indirizzo vitivinicolo, confermato da un elevato grado di
meccanizzazione, mediamente 12 CV/ha, che, in due dei casi esaminati, prevede una
vendemmiatrice. Tale investimento è effettuato con il duplice scopo di una maggiore
tempestività durante la raccolta del prodotto e di diminuire l'incidenza sui costi evitando
richieste di manodopera avventizia a parte in quei vigneti non meccanizzabili o per varietà
di particolare pregio. Infatti molte delle aziende intervistate preferiscono ancora sobbarcarsi
maggiori oneri in fase di racconta manuale delle uve, magari in cassetta, per una scelta di
maggior qualità del prodotto finale, ritenendo le vendemmiatrici non idonee ad ottenere il
risultato desiderato.
TAB.1 - Caratteristiche delle aziende per zone DOC
zone DOC
aziende campione
superficie totale (ha)
superficie media (ha)
SAU (ha)
SAU media (ha)
Colli Orientali Friuli Grave
15
526,2
35,08
392,7
26,18
2
94
47
73
36,5
Friuli
Friuli Friuli Carso
Latisana Annia Isonzo
2
1
1
1
162
20
25
110
81
20
25
110
129
15
22,5
41
64,5
15
22,5
41
45
sup. totale vigneto (ha)
sup. media vigneto (ha)
251,3
16,7
19,8
9,9
43,2
21,6
15
15
18
18
40
40
Per quanto riguarda le zone DOC regionali di appartenenza del campione, si registra che (TAB.1):

il 75% è compreso nella DOC Colli Orientali del Friuli, con una superficie media
aziendale di 35,08 ha, di cui 16,7 ha investiti mediamente a vigneto;

il 10% è compreso nella DOC Friuli Grave, con una superficie media aziendale di 47
ha, dei quali 9,9 ha investiti mediamente a vigneto;

il 10% è compreso nella DOC Friuli Latisana, con una superficie media aziendale di 81
ha, dei quali 21,6 investiti mediamente a vigneto;

il 10% è compreso nella DOC Friuli Annia, con una superficie media aziendale di 20
ha, dei quali 15 investiti mediamente a vigneto;

il 10% è compreso nella DOC Friuli Isonzo, con una superficie media aziendale di 25
ha, dei quali 18 investiti mediamente a vigneto;

il 5% è compreso nella DOC Carso, con una superficie media aziendale di 110 ha, dei
quali 40 investiti mediamente a vigneto.
La media degli occupati nelle 20 aziende campione è di 4,75 unità lavorative per azienda, di
cui i familiari corrispondono mediamente a 2,3 unità sul totale. La ripartizione nelle tre classi del
campione esaminato, a seconda della superficie agraria utile aziendale, ha fatto registrare i risultati
riportati in TAB.2. Le classi si suddividono come segue:

classe 1: aziende con una superficie agraria utile minore o uguale a 20 ha;

classe 2: aziende con una superficie agraria utile compresa fra 20,1 ha e 40 ha;

classe 3: aziende con una superficie agraria utile maggiore di 40,1 ha.
TAB. 2 - Divisione in classi
46
Classe (per S.A.U. aziendale, aziende (n.) Superficie media
in ha)
totale (ha)
S.A.U.≤20 ha
9
13,9
S.A.U.
media
(ha)
11,2
Superficie media
a vigneto (ha)
20<S.A.U.≤40
S.A.U.> 40 ha
6
31,2
27,8
20,7
5
125
81,2
34,9
9,9
Grafico 1 - Composizione percentuale delle aziende in
relatizione alla S.A.U. per classi di S.A.U.
50
45
Aziende (%)
S.A.U. media (ha)
40
35
30
25
20
15
10
5
0
0 - 20
20,1 - 40
> 40
Classi di S.A.U. (ha)
La superficie media investita a vigneto (TAB2) risulta molto diversa fra le tre classi, dai 9,9
ha nelle aziende di più ridotte dimensioni, ai 34,9 ha nelle maggiori.
Prevale la conduzione diretta dell'azienda da parte dei proprietari, presente nell'80% dei casi
con un'età media di poco superiore ai 40 anni. Questi dati indicano che le aziende esaminate sono
guidate da persone di un'età sufficiente a dimostrare una buona esperienza, considerato che nei casi
a conduzione diretta i responsabili sono ''cresciuti in azienda'', ma allo stesso tempo sinonimo di
intraprendenza negli investimenti e disposti all'innovazione produttiva.
TAB. 3 - Addetti occupati e grado di scolarizzazione dei conduttori
media addetti totali(n.)
di cui fissi(n.)
Classe Classe 2 Classe 3
1
2,7
4,7
8,6
0,8
1,2
7
47
avventizi (n.)
titolo di studio: diploma (%)
laurea (%)
7
77,8
0
8,8
83,3
16,7
10,2
40
60
Per quanto riguarda la forza lavoro rilevata, si passa dalla prevalenza (TAB. 3) di lavoratori
familiari nelle aziende della classe 1 (media di 2,7 addetti totali di cui 0,8 fissi) ad una quasi totalità
di lavoratori dipendenti nelle aziende dalla classe 3 (media di 8,6 addetti totali di cui 7 fissi).
Grafico 2 - Percentuale di manodopera familiare ed extrafamiliare
per classi di S.A.U.
manodopera extrafamiliare
(%)
100
manodopera familiare (%)
80
60
40
20
0
0 - 20
20,1 - 40
> 40
Classi di S.A.U. (ha)
I responsabili aziendali sono in possesso di un diploma nel 70% dei casi, di una laurea nel
20% e si evidenzia (TAB.3) una scolarizzazione crescente passando a dimensioni aziendali
maggiori. Infatti, nelle aziende di più ridotta estensione il diploma è presente nel 77,8% dei casi,
arrivando all'83,3% di diplomi e al 16,7% di laureati nelle aziende a dimensione intermedia, per
concludere con un 60% di laureati nella conduzione delle aziende più grandi.
La tipologia dei vigneti riferisce su un sostanziale impostazione improntata all'aumento di
qualità del prodotto finito, il cui punto di partenza rimane necessariamente il vigneto, nei sui vari
aspetti: da quelli legati alla produzione di qualità, con basse rese per pianta, a quelli estetici legati al
48
livello di integrazione nell'ambiente circostante. Su quest'ultimo aspetto si rileva la tendenza, ma
solamente nelle zone collinari, ad usare per i nuovi impianti pali in legno, che sono giunti a quota
44,1% (TAB.4) in media sull'intero campione ma che raggiungono il 48,9% mediamente nelle zone
collinari (collina e media collina), che ben si conciliano con le aspettative visive del visitatore, o
turista che dir si voglia.
TAB. 4 - Caratteristiche dei vigneti
vigneti con meno di 5 anni (%)
vigneti con età compresa fra 5 e 15 anni (%)
vigneti con più di 15 anni (%)
tipi di palificazioni usate: legno
cemento
acciaio
densità impianti: elevata (%)
media (%)
bassa (%)
forme di allevamento: guyot(%)
casarsa o sylvoz (%)
capovolti (%)
vigneti con misure agroambientali (%)
28,9
35,1
35,6
44,1
45,8
10,1
36
33,4
30,65
55,1
14,1
30,8
100
Sempre perseguendo obiettivi di alta qualità, le aziende esaminate hanno attuato una
politica di aumento della densità degli impianti, sia acquistando diritti di reimpianto sia nella
sostituzione di vecchi vigneti obsoleti con nuovi rispondenti alle attuali esigenze produttive.
Nel loro complesso, i vigneti con meno di 15 anni di vita rappresentano (TAB.4) la
percentuale predominante con il 64% sul totale degli impianti, mentre quelli antecedenti al 1990
Grafico 3 - Età media percentuale dei vigneti per classe di S.A.U.
50
40
30
%
20
10
0
<5 anni
5<anni<15
>15 anni
Classe 1 Classe 2 Classe3
Classi di S.A.U. (ha)
49
sono il 35,6 del totale. Dal grafico si evidenzia la suddivisione del campione esaminato nelle classi
dimensionali viste.
Come si può visualizzare, gli investimenti maggiori per ammodernare gli impianti viticoli
sono stati fatti (TAB.5) dalle aziende di dimensione intermedia e da quelle più estese, mentre quelle
rientranti nella classe 1 preferiscono investire sul processo di lavorazione e vendita del prodotto,
come si vedrà in seguito.
TAB. 5 - Caratteristiche vigneti per classe dimensionale
Tipologia vigneto
densità elevata
Media
Bassa
Classe 1 Classe 2 Classe 3
27,2
32,8
55,4
30
40,5
31
42,8
26,7
13,6
I nuovi vigneti indicano (TAB.5) un aumento della densità, che supera i 5000 ceppi per
ettaro nel 55,4% della superficie media a vigneto nelle aziende della classe 3, mentre è del 32,8% in
quelle della classe 2 e scende al 27,2% nelle aziende della classe 1. Si riscontra in tutto il campione
che le densità minori appartengono agli impianti più vecchi, superiori ai 15 anni. C'è da dire
comunque che un vigneto viene considerato dai viticoltori intervistati qualitativamente attendibile
solo dopo alcuni anni dall'inizio della produzione, quando le caratteristiche dell'uva raggiungono
una stabilizzazione sufficiente nel corso delle varie annate.
Le forme di allevamento adottate riflettono anch'esse l'esigenza di un miglioramento
qualitativo: i nuovi impianti (TAB.4) vengono allevati a guyot (55,1% sul totale dei vigneti), sono
in via di abbandono i sistemi a casarsa o sylvoz (14,1%) che permettono alte produzioni a scapito
della qualità, mentre resistono ancora i tradizionali capovolti, come la cappuccina.
TAB.6 - Produzione aziendale
Produzione media (hl/azienda)
di cui D.O.C. (%)
monovitigno (%)
1330
70.0
90,7
50
La produzione media (TAB.6) delle 20 aziende considerate supera i 1300 hl, ed è possibile
leggervi i segni di un riconoscimento qualitativo nel 70% del prodotto certificato dalle varie DOC
di appartenenza, mentre rimane bassa la produzione di uvaggi, con appena il 9,3% sul totale
prodotto. Se si esaminano questi dati in relazione alle tre classi di appartenenza, si possono avere
delle sorprese, in quanto le aziende con le migliori performance relativamente alle certificazioni
DOC, alla percentuale di vino invecchiato per oltre un anno e alla produzione di uvaggi sono quelle
della classe 1 e della classe 3.
TAB. 7 - Caratteristiche produttive per classe dimensionale
Tipologia produttiva
Classe 1 Classe 2 Classe 3
prod totale (hl)
650
1741,7
2060
DOC (%)
75
58,3
75
monovitigno (%)
94,7
97
76
invecchiato >1 anno (%)
15
12,3
15,6
Classi S.A.U.
Grafico 4 - Percentuale delle certificazioni DOC e della produzione
di vino invecchiato per classi di S.A.U.
invecchiato
> 40
D.O.C.
20,1 - 40
0 - 20
0
20
40
60
80
%
Dalla tabella che illustra le caratteristiche produttive per classe dimensionale (TAB.7) si
può leggere una generale tendenza ad investire nella lavorazione del prodotto, per aumentarne la
qualità percepita e renderlo maggiormente identificabile. Per le aziende di minori dimensioni
significa creare un mercato di nicchia, che possa reggere in un mercato di grandi numeri grazie alla
sua specificità, per le aziende grandi produttrici significa ottenere una linea di alto livello
qualitativo, a volte solo di rappresentanza a volte come politica generale. Le percentuali relative agli
51
uvaggi e all'invecchiamento rimangono comunque molto modeste, questo nel 90% dei casi
esaminati.
TAB. 8 - Principali tipologie di vitigno coltivate
Vino
superficie
media (ha)
Tocai
2,7
Sauvignon
1,7
Pinot Grigio
2,1
Chardonnay
1,0
Verduzzo Fr.
0,7
Altri bianchi
2,5
Totale bianchi
10,1
Merlot
2,8
Cabernet F. e S.
3,6
Refosco
1,1
Altri rossi
1,2
Totale rossi
8,1
superficie totale
della varietà (ha)
55,0
33,5
42,2
20,5
13,7
50,0
214,9
55,1
72,0
21,9
23,4
172,4
imbottigliato
(%)
52,5
61,0
54,5
36,0
46,5
53,0
50,6
57,5
60,8
42,0
37,0
49,3
Ciò è dovuto probabilmente alla ritrosia dei viticoltori nel lanciare prodotti altamente
personalizzati per una mancanza di una tradizione locale che vada in questa direzione e per una
poco marcata richiesta del mercato, anche a causa di una cultura vinicola che, almeno nel nostro
Paese, predilige vini prodotti a partire da monovitigni.
In effetti l'analisi commerciale indica (TAB.8) la prevalenza di 5 vitigni bianchi (Tocai,
Sauvignon, Pinot Grigio, Chardonnay, Verduzzo) e 3 rossi (Merlot, Cabernet Franc e Sauv.,
Refosco), che da soli occupano l'81% dell'intera superficie investita a vigneto. Mediamente
vengono imbottigliati il 50% (media ponderata fra il totale dei bianchi ed il totale dei rossi) di essi,
il vino più venduto in bottiglia risulta essere il Cabernet con il 60,8%, quello meno lo Chardonnay
con il 36%, a detta dei viticoltori per il suo carattere duro dovuto al clima troppo freddo.
L'invecchiamento è fatto per vini rossi, per oltre un anno e in botti di legno, anche se la
quota percentuale di vino affinato rimane bassa, il 14,4% mediamente (TAB.7), la quasi totalità
dovuta appunto alle varietà rosse. Il dato indica comunque una tendenza in crescita, quella di
52
caratterizzare fortemente i vini, che si è espressa dotando le cantine di appositi locali per uso
barriqueria. Purtroppo in questo la nostra regione paga una mancanza di tradizione, essendo stata
considerata classicamente solo terra di grandi bianchi, generalmente poco interessati ad un lungo
affinamento.
L'aspetto commerciale indica nel suo complesso un sostanziale equilibrio fra le percentuali
di prodotto direttamente vendute in azienda e quelle commerciate a livello regionale, in Italia ed
all'estero.
TAB. 9 - Caratteristiche commerciali
classe 1
classe 2
classe 3
vendite
dirette
38,9
22,2
16,0
vendite
regionali
20,6
32,5
16,0
vendite
nazionali
25,0
29,2
27,0
vendite
internazionali
15,5
16,1
41,0
In realtà se si ricorre alla suddivisione in classi dimensionali si ottiene che, come
prevedibile, nella classe 1 si ha la prevalenza della vendita diretta in azienda (38,9% del totale delle
vendite) e la più bassa percentuale di vendita spetta al mercato estero (15,5% del totale), mentre
nella classe 3 le vendite dirette in azienda raggiungono solamente il 16%, per arrivare al 41% nel
mercato estero. Come sempre, le aziende appartenenti alla classe 2 assumono posizioni intermedie.
6.2 Analisi delle strutture interessate da ristrutturazione
L'analisi che nello specifico valuta le strutture del campione esaminato fa registrare una
significativa quota di stalle e fienili fra gli edifici che sono stati recuperati e ai quali è stata
assegnata una nuova funzione nell'ambito dell'indirizzo vinicolo aziendale. All'interno del campione
delle 20 aziende esaminate, sono stati valutati ben 29 esempi di riuso di singoli fabbricati, tutti
finalizzati alla produzione vinicola nelle sue aumentate necessità strutturali. Mediamente, se
53
vengono considerati nel loro insieme i corpi stalla, fienile, e le tradizionali stalle con fienile posto al
piano superiore, si raggiunge il 75,9% del totale delle funzioni originarie rilevate negli edifici
restaurati, vi è poi un 13,8% rappresentato da deposito attrezzi e un 10,3% riferito ad altre funzioni,
come aia, seminterrati, abitazioni ecc.
In riferimento alla casistica individuata al paragrafo 5.3 dei Materiali e metodi, i 29 riusi
esaminati possono essere suddivisi sulla base del diverso stile architettonico che li contraddistingue
ed in relazione all'epoca di costruzione. Le classi elaborate sono tre:

Classe 1: comprende i fabbricati la cui tipologia è quella tipica locale storica, di
costruzione antecedente al 1900. Si tratta spesso di edifici a più corpi che si sviluppano
attorno a una costruzione principale di più antica origine, costruiti secondo i criteri
classici dell'architettura spontanea, con materiali di provenienza locale e forme tipiche
del luogo;

Classe 2: comprende i fabbricati la cui tipologia è quella tipica locale recente, di
costruzione successiva al 1900. Sono anch'essi frutto della tipicità dell'architettura
locale, seguono le forme degli edifici storici ma da questi a volte si differenziano per
l'uso di materiali di costruzione provenienti non solo dal territorio circostante, ma anche
dal mercato che apporta nuove tecnologie (es.: laterizio);

Classe 3: comprende i fabbricati di tipologia industriale degli anni '60, '70 e '80,
prefabbricati o comunque costruiti con materie prodotte in serie dall'industria. Il loro
utilizzo era relativo all'allevamento standard, industriale di capi bovini, erano costruiti
con pareti in cemento armato, tetto a falda sbalzata ed erano formati da più corpi di
fabbrica.
TAB. 10 - Tipologia originaria delle strutture suddivise per classe storica
% su tot.
campione
stalla
fienile stalla - fienile deposito attrezzi Altro
54
Classe 1
Classe 2
Classe 3
34,5%
37,9%
27,6%
20,0% 20,00%
9,1%
0,0%
25,0% 50,0%
30,0%
54,5%
25,0%
20,0%
18,2%
0,0%
10,0%
18,2%
0,0%
In base a questa suddivisione si può rilevare (TAB.10) che se anche i casi più
frequentemente esaminati appartengono alla classe 2, si ha un sostanziale equilibrio fra le tre
tipologie, essendoci solamente una decina di punti percentuali di scarto fra classe 2 e 3 riguardo la
loro presenza percentuale sul totale dl campione. Nella classe 2 un ulteriore dato da rilevare è che il
54,5% dei casi è di stalla con fienile sovrastante, di molto superiore alle rimanenti due classi, il che
indica appunto una tipologia costruttiva tipica di inizio secolo. Nella classe 3 si rileva invece il dato
del 50% dei fienili costruiti come corpi unici con la tecnologia industriale e la correlata assenza di
depositi attrezzi in questa classe. In questo caso gli ampi capannoni oltre che per
l'immagazzinamento di fieno, paglia e mangimi venivano utilizzati anche per il ricovero delle
macchine agricole.
TAB. 11 - Caratteristiche delle ristrutturazioni
età della ristrutturazione
(anni)
forma in pianta: rettangolare
quadrata
poligonale
11,8
82,8
10,3
6,9
TAB. 12 - Caratteristiche degli edifici recuperati
superficie media occupata (m²)
volume medio edifici (m³)
altezza media edifici (m)
numero medio di piani (n.)
preesistente
146,4
1060,8
7,9
1,8
attuale
133,1
975,2
7,9
1,6
Nel complesso le ristrutturazioni esaminate risalgono (TAB. 11) mediamente ai primi anni
novanta, solitamente si sono svolte rispettando la struttura esterna ed interna degli edifici, come si
può dedurre dalla sostanziale uniformità dei parametri preesistenti ed attuali di volumetria ed area
55
(TAB.12). La tipologia della generalità degli edifici esaminati rivela notevoli dimensioni (volume
medio di 1060 m³) per un'area di 146,2 m²), con pianta rettangolare nell'82,8% dei casi e un numero
medio di piani di 1,8. La struttura tipo che ne emerge è quindi molto ampia, a 2 piani, con un'altezza
al punto di colmo di 7,9 m, ed una forma standard. Il riuso ha reso necessarie nuove funzionalità
agli edifici, in relazione all'indirizzo vinicolo delle aziende, come ad esempio locali per la
vinificazione, lo stoccaggio, l'imbottigliamento, la vendita diretta e la promozione dei vini.
TAB.13 - Tipologia attuale degli edifici recuperati
Tipologia attuale
(%)
Cantina
cantina stoccaggio
cantina vinificazione
cantina vinificazione - stoccaggio
cantina imbottigliamento
Barriqueria
cantina magazzino bottiglie
cantina vendita
Altro
Totali
7,0
24,1
3,4
20,7
6,9
17,2
10,3
7,0
3,4
100,0
numero
casi
2
7
1
6
2
5
3
2
1
29
Generalmente dal recupero (TAB.13) sono state ottenute delle strutture con una funzione
specifica (ad esempio solo vinificazione, o solo cantina per l'imbottigliamento) mentre solamente
nel 7% dei casi è stata ricavata una cantina con molteplici funzioni (di vinificazione, stoccaggio,
imbottigliamento). Da rilevare un 17,2% di fabbricati ristrutturati in barriqueria, e un 7% in locale
per la vendita e la presentazione del prodotto, indicatori questi di una ricerca da parte delle aziende
vinicole friulane di quel valore aggiunto che unisca il concetto di vino alla unicità della tradizione
locale.
La prevalenza dei casi esaminati comunque fa registrare un uso a cantina per la
vinificazione e lo stoccaggio (20,7%) o solamente per lo stoccaggio (24,1%), ma anche per
l'imbottigliamento (6,9%), l'immagazzinamento delle bottiglie (10,3%) e altro. La netta dominanza
56
nel riuso della destinazione a cantina per la lavorazione e lo stoccaggio del vino è un risultato
prevedibile se si considerano le condizioni dei fabbricati originari, con ampi volumi adatti ad
ospitare vasi vinari molto voluminosi e macchine enologiche di dimensioni notevoli (es.: presse
pneumatiche). Naturalmente non mancano gli esempi di un utilizzo maggiormente legato
all'immagine che l'azienda vuole trasmettere al cliente - visitatore, che si sono concretizzati nei riusi
a barriqueria e a sale di accoglienza per la vendita diretta.
6.3 Analisi dei materiali
I materiali usati nelle ristrutturazioni sono stati classificati in materiali visibili all'esterno
dell'edificio e al suo interno. Sono stati esaminate le murature con i loro rivestimenti, la copertura e
la sua struttura, le pavimentazioni e gli infissi. Per meglio visualizzare i dati raccolti viene ripresa la
suddivisione del campione in classi storiche fatta nel precedente paragrafo.
TAB. 14 - Tipologia delle murature per classe storica di appartenza
% sul totale campione
Classe 1
Classe 2
Classe 3
34,5
37,9
27,6
tipo di muratura
pietra o sasso laterizio - laterizio
(%)
alleggerito (%)
85,7
14,3
37,5
62,5
0,0
60,0
cemento armato
(%)
0,0
0,0
40,0
La distribuzione (TAB.14) delle aziende nelle tre classi storiche appare equilibrata, anche se
le aziende esaminate che si ritrovano in una delle tre tipologie con una frequenza maggiore sono
quelle del gruppo storico intermedio, con quasi il 38% sul campione totale.
Grafico 5 - Percentuale dei materiali costituenti le murature per
classe storica
90
80
70
60
50
% 40
30
20
10
0
Pietra o sasso
Laterizio
Cemento armato
Classe 1
Classe 2
Classe storica
Classe 3
57
Come prevedibile e peraltro specificato nelle definizioni delle tre classi, gli edifici di
origine antecedente al 1900 sono costruiti per la quasi totalità (85,7%) da materiali ricavati
localmente, pietra nelle zone collinari e sasso in quelle pianeggianti, mentre nelle costruzioni di
inizio secolo si rileva una consistente diminuzione percentuale nell'uso di prodotti locali , che si
attestano comunque al 37,5%, mentre comincia a farsi predominante (62,5) una nuova generazione
di materiali, i laterizi prodotti da luoghi spesso distanti dal cantiere e con proprietà tecnologiche e
applicative sempre più ricercate. Le strutture in cemento armato compaiono solamente nel terzo
gruppo di aziende, nel quale interessano ben il 40% dei fabbricati, sono caratterizzati da grandi
spazi per l'allevamento di tipo industriale.
TAB.15 - Caratteristiche materiali esterni
ESTERNI
Classe 1
Classe 2
%
colore prev.
%
pittura trasp.
intonaco
mattoni faccia a
vista
sasso faccia a vista
42,8
28,6
14,3
legno
acciaio
alluminio
cemento
71,4
14,3
14,3
0
legno
cemento armato
o prefabbricato
acciaio
isolanti
100,0
0
14,3
0
30,0
coppi
eternit
100
0
cementizie
pietra
57,3
14,3
rivestimento pareti:
rosa
62,5
bianco
37,5
rosa
0
colore
prev.
giallo
bianco
grigio
0
infissi, porte, portoni:
marrone
66,7
marrone
nero
0
verde
22,2
bianco
11,1
grigio
struttura copertura:
marrone
100,0
marrone
bianco
0
0
27,2
copertura:
rosso
100
0
pavimentazioni:
grigio
37,5
grigio
0
Classe 3
%
33,3
33,3
33,3
colore
prev.
rosa
bianco
rosa
0
0
0
100,0
0
0
83,3
bianco
bianco
16,7
16,7
grigio
rosso
83,3
16,7
rosso
grigio
grigio
66,7
0
grigio
58
La struttura esterna (TAB.15) risulta essere caratterizzata, per quanto riguarda le pareti
degli edifici storici, da un 28,6% di casi in pietra, sassi o mattoni locali a faccia a vista, indicatore
della volontà di valorizzare le tipicità locali, anche se è presente un consistente 42,8% di pittura
traspirante, rispondente a esigenze di praticità nel suo impiego e di un elevata gamma di scelte
cromatiche, ma non certo similare al tradizionale intonachino mescolato a sabbie colorate. Nella
classe 2 delle costruzioni recenti si riscontra un aumento della percentuale di pareti dipinte con
pitture traspiranti che arriva al 62,5%. Questo dato, assieme al rimanente 37,5% relativo alle pareti
intonacate, evidenzia una evoluzione verso una standardizzazione delle strutture esterne degli
edifici restaurati appartenenti al secondo gruppo. Infine, l'esatta suddivisione fra pittura traspirante,
intonaco e mattoni industriali tipo ''leca'' faccia a vista negli edifici della classe 3, è indicatrice di
ristrutturazioni anonime, che hanno puntato più alla convenienza economica che ad una reale
integrazione nel paesaggio delle tipologie industriali standard oggetto del recupero. Un elemento
senz'altro positivo riguarda le tonalità cromatiche usate, nell'ambito delle quali prevalgono colori
caldi e tenui, meno impattanti visivamente e coerenti con le blande tonalità tradizionali fatte con
sabbie colorate.
Per quanto riguarda gli infissi, porte e finestre visibili all'esterno dell'edificio, è
predominante l'uso di materiale tradizionale nelle prime due classi, con rispettivamente in 71,4% ed
il 66,7% di infissi in legno trattato con vernici che richiamano la sua colorazione naturale, al quale
si accompagna un interessante 11,1% di casi appartenenti alla classe 2 in cui vengono mantenuti
degli infissi in cemento o in laterizio locale tipici rispettivamente di stalle e fienili. I fabbricati di
origine industriale evidenziano un uso di materiali tecnologicamente nuovi come l'alluminio nella
totalità dei casi esaminati, con una colorazione prevalente bianca. Ancora una volta, la lettura dei
dati indica un maggior interesse a valorizzare nel recupero sotto il profilo stilistico i fabbricati di più
antica origine e quelli tradizionali, mentre non vi è il tentativo di caratterizzare con materiali locali
59
gli edifici della generazione industriale, che mantengono quindi alla vista un aspetto anonimo e
standard.
Passando all'esame delle strutture che interessano la copertura, si ritrovano nella totalità dei
casi i materiali della tradizione per le classi 1 e 2, che possiedono strutture in legno, sia a travi
semplici che lamellari, mentre tale materiale è assente nei fabbricati di epoca industriale. I riusi
relativi a queste ultime utilizzano per l'83,3% cemento armato o prefabbricato, e per il resto acciaio
con copertura in lamiere in eternit, soluzione riscontrata in un solo fabbricato poiché in tutti i
rimanenti edifici esaminati è presente la copertura in coppi tradizionali di colore rosso. Le
percentuali delle diverse strutture tanto nettamente suddivise a seconda delle diverse classi storiche
riflette esattamente le caratteristiche della classe di provenienza dei fabbricati, con un
mantenimento in toto delle tipologie costruttive, è comunque da rilevare che nel caso di edifici di
origine industriale le lamiere di copertura vengono sostituite dal caratteristico coppo, dimostrando
un'attenzione all'immagine dell'azienda legata al territorio.
Le pavimentazioni esterne, intendendo ampi piazzali di movimentazione per clienti, merci o
macchine aziendali, sono presenti soprattutto nella classe 3, in cui il 66,7% degli edifici possiede
una pavimentazione esterna cementizia, in accordo con la tipologia industriale di provenienza.
La lettura dei dati (TAB.16) relativi alla tipologia di rivestimento delle pareti interne indica
una predominanza nell'uso di pitture lavabili nelle classi 2 e 3 (81,8% e 57,2% rispettivamente)
ricoprendo peraltro nella maggioranza dei casi un'altezza non superiore ai 2,5 m dell'intera parete,
completata da pitture traspiranti. La percentuale di pitture lavabili scende al 20% per gli edifici
storici, nei quali si rileva un importante 40% di pareti interne in pietra, sassi o mattoni tradizionali
faccia a vista, importante sinonimo di tipicità costruttiva che viene in questo modo resa visibile e
valorizzata. Una funzione estetica intermedia fra i materiali elencati (pitture e pietra faccia a vista)
viene svolta dalle piastrelle ceramiche, usate soprattutto negli edifici di origine industriale, dove
ricoprono il 42,8% delle pareti. Questo dato indica una volontà di svincolare l'aspetto interno della
60
struttura dalla sua funzione produttiva originaria, con l'uso appunto di materiali di facile pulizia,
igienici ed eleganti, anche se non molto in sintonia con le tradizioni locali.
TAB. 16 - Caratteristiche materiali interni
INTERNI
pittura traspirante
pittura lavabile
mattoni faccia a
vista
piastrelle ceramiche
Classe 1
Classe 2
Classe 3
%
colore prev. %
colore
%
colore
prev.
prev.
rivestimento pareti
20
bianco
9,1
bianco
0
20
giallo
81,8
bianco
57,2
giallo
10
rosa
0
0
20
rosa
9,1
42,8
azzurro
azzurro
pietra faccia a vista
legno
30
grigio
0
infissi, porte, portoni
100
marrone
72,7
0
25 marrone
marrone
acciaio
alluminio
0
0
0
27,3
12,5 marrone
62,5
grigio
bianco
legno
cemento armato
o prefabbricato
lamiera grecata
70
30
piastrelle ceramiche
cementizie
laterizie
60
20
20
0
soffitti
marrone
bianco
63,6 marrone
36,4
bianco
0
87,5
bianco
0
Pavimentazioni
marrone
63,6 marrone
grigio
36,4
grigio
rosa
0
12,5
grigio
62,5
37,5
0
rosa
rosa
I dati riguardanti gli infissi interni agli edifici evidenziano l'uso del legno nelle classi 1 e 2
(100% e 72,7% rispettivamente), mentre vi è una predominanza di alluminio (62,5%) negli edifici
di epoca industriale, analogamente ai risultati visti degli infissi visibili dall'esterno della struttura.
I soffitti ed i solai confermano un uso relativo alla tipologia costruttiva, con predominanza
del cemento armato o prefabbricato (87,5%) nel campione appartenente alla classe 3 e del
tradizionale legno negli edifici storici e tradizionali, (70% classe 1, 63,6% classe 2). Il dato da
rilevare è il 30% di soffitti in cemento armato rilevato negli edifici più antichi, dei quali sono state
mantenute le murature, mentre i soffitti preesistenti, per mancanza della necessaria stabilità
61
strutturale, sono stati sostituiti da soluzioni più definitive come appunto il cemento armato, che
comunque mal si concilia con le caratteristiche dell'edificio originario.
Le pavimentazioni rivelano un sostanziale equilibrio fra le tre classi di edifici, con l'uso di
piastrelle ceramiche in una percentuale attorno al 60%, completata dai pavimenti in cemento
(spesso quarzato) . Unico dato interessante è il 20% di pavimentazioni in cotto o mattonelle
tradizionali negli edifici storici, indice di una ristrutturazione coerente con il perseguimento delle
tipicità locali.
6.4 Analisi impiantistica
La quarta parte del questionario sottoposto alle aziende del campione ha riguardato la
comparazione fra gli impianti preesistenti e quelli conseguenti al riuso in strutture aderenti
all'indirizzo vinicolo aziendale (TAB.17). Gli impianti oggetto della ricerca sono stati quelli tipici
presenti in cantina, quindi gli impianti idrici, elettrici, telefonici, fognari, il riscaldamento ed il
raffreddamento dell'ambiente. I risultati ottenuti sono riportati nella seguente tabella:
TAB. 17 - Tipologia di impianti preesistenti e successivi al riuso.
impianti
presenza sul totale dei 29 tipologia prevalente
casi esaminati (%)
potenza
media
anno medio
installazione
impianti preesistenti
idrico
elettrico
telefonico
fognario
riscaldamento
raffreddamento
44,8
58,6
0
48,2
3,4
0
idrico
elettrico
telefonico
fognario
riscaldamento
raffreddamento
82,7
100
13,8
79,3
27,6
41,4
acqua fredda
220 V
6 kW
concimaia
focolare
1960
1958
1952
1906
impianti attuali
acqua fredda
lg46
25,2 kW
vasca imhoff
condizionatore
15 kW
impianto frigorifero 19,25 kW
a glicole alimentare
1993
1994
1994
1992
1998
1995
62
Una considerazione generale (TAB.17) riguarda la scarsità di impianti presenti nella
struttura originaria, anche di quelli più comuni come l'impianto idrico ed elettrico, presenti
rispettivamente nel 44,8% e nel 58,6% dei casi ed appartenenti a una tipologia che oggi
consideriamo come primitiva, con la possibilità di avere ad esempio solo una corrente di 220V.
L'impianto fognario era costituito prevalentemente da una concimaia, ma erano utilizzati anche i
sistemi di bioraccolta. Il dato sulle foganture interessa tutte le strutture che avevano la funzione
originaria di stalla o di abitazione, non riguarda invece i locali utilizzati come fienili o deposito
attrezzi. L'anno medio di installazione degli impianti idrico - elettrico - fognario è il 1957, dato
peraltro solamente indicativo considerata la difficoltà dei proprietari attuali di risalire con esattezza
a tale dato, che comunque rimanda al nuovo impulso economico del secondo dopoguerra. Un
discorso a parte merita la presenza del riscaldamento, riscontrato in solamente un caso fra i 29
esaminati, ossia un'abitazione del 1906, con il tradizionale focolare esterno che aveva lo scopo di
diminuire il pericolo di incendi.
Gli impianti attualmente presenti sono stati installati in epoca molto recente, mediamente
nel 1994, sono quindi moderni e funzionali alle esigenze dei riusi attuati. L'impianto elettrico,
presente nella totalità dei casi esaminati, risponde generalmente ai requisiti della legge 46/90, e
porta la potenza utilizzata nell'edificio dai 6 KW iniziali ai 25,2 KW attuali. La maggior potenza
viene richiesta soprattutto in periodo di vendemmia, quando l'impianto frigorifero registra i suoi
massimi consumi per raffreddare l'uva in entrata e successivamente il mosto durante la
fermentazione, inoltre si devono considerare i consumi energetici delle principali macchine
enologiche, come diraspapigiatrici, presse pneumatiche, pompe trasportatrici di varia tipologia e
potenza. L'impianto frigorifero è presente nel 41,4% delle 29 strutture esaminate, con una potenza
media di 19,25 KW ed ha l'età media di 10 anni. Esso viene utilizzato nella maggior parte dei casi
per il solo raffreddamento dei vasi vinari (con ''piastra'' interna o coibentazione esterna, sonde
termiche e pannello di controllo automatizzato), mentre nelle aziende in cui è presente l'impianto di
63
condizionamento (27,6%) diminuisce direttamente anche la temperatura interna dei locali.
Naturalmente se è presente il condizionamento dell'ambiente interno alla struttura c'è la
disponibilità di acqua calda, a differenza di quello che accade nella maggior parte dei casi
esaminati. L'impianto fognario è presente in tutti i riusi a cantina per la vinificazione, lo stoccaggio
e l'imbottigliamento, ed è rispondente nella totalità dei casi alle norme sugli smaltimenti dei reflui
di cantina, che devono subire un processo di degradazione in vasca Imhoff. Concludendo,
l'impianto meno frequentemente riscontrato risulta il telefono, installato solamente nel 13,8% delle
strutture esaminate, soprattutto in corrispondenza di riusi a cantine generiche, di vinificazione stoccaggio e vendita del prodotto.
6.5 Analisi ambiente extra - aziendale
L'esame dell'ambiente circostante alle aziende campione ha riguardato una zona distante
meno di 500 metri dall'azienda e una compresa fra i 500 m ed i 1000 m di distanza. I risultati sono
riportati in tabella 18.
TAB. 18 - Caratteristiche zona circostante
zona
< 500 m
>500 m
agricola urbana produttiva giacitura
giacitura
giacitura
collina media collina piano
85%
15%
0%
55%
25%
20%
65%
20%
15%
70%
10%
20%
Dalla lettura dei dati si rileva che la prevalenza dell'ambiente immediatamente circostante
alle aziende esaminate è agricolo (85%), vanno comunque registrati tre casi (15%) i cui centri
aziendali sono presenti nei centri urbani rispettivamente di Buttrio e di Mariano del Friuli. La zona
più distante (500m - 1000m) mantiene il carattere agricolo per il 70% dei casi, aumentano i centri
urbani (20%) e si riscontra un 15% di presenze produttive, riguardanti in due casi una grande
acciaieria comunque ben integrata nel paesaggio, almeno dal punto di osservazione dalla strada
statale, e in uno una zona artigianale di piccola dimensione per la lavorazione di marmi locali. La
64
giacitura delle aziende esaminate riguarda in prevalenza zone di collina e di media collina, con una
percentuale complessiva dell'80%, se ne deduce una maggiore attenzione delle aziende agli aspetti
territoriali ed ambientali, in conseguenza ai vincoli più rigidi rispetto alle zone pianeggianti imposti
dalle amministrazioni locali. Le colture storiche presenti nel territorio circostante alle aziende negli
anni '50 e '60 riflettono in gran parte la vocazionalità data dalla giacitura: mais in pianura e media
collina e vigneti in collina.
Si rileva (TAB.19) come la coltura della vite abbia registrato un aumento delle superfici,
tanto da farla risultare come coltura prevalente nel 74% dei casi esaminati, indicatore di un mercato
agricolo prevalente che nell'85% dei casi è quello viticolo, mentre rimane a preminenza cerealicola
solamente in tre aziende situate in pianura.
TAB. 19 - Colture storiche ed attuali e mercati prevalenti
%
coltura storica : mais 35
vite 65
coltura prevalente attualmente:mais 26
vite 74
mercato agricolo prevalente: viticolo 85
cerealicolo 15
livello di antropiz. raggiunto : basso 60
medio 25
elevato 15
La presenza delle aziende esaminate in zone prettamente agricole, unitamente ai vincoli
imposti dalle amministrazioni locali, fa registrare generalmente un ambiente poco antropizzato
(60%), a cui fanno eccezione le tre aziende appartenenti ai centri urbani di Buttrio e Mariano, che in
pochi decenni si sono estesi nelle circostanti zone originariamente rurali. I dati specifici riguardanti
le colture attualmente prevalenti a seconda della giacitura del territorio circostante le aziende sono
riportati nella seguente tabella, e vanno nella direzione di una netta rispondenza alla vocazionalità a
cui si è fatto cenno.
65
TAB. 20 - Coltivazioni prevalenti suddivise per giacitura terreni
coltivazioni
prevalenti
collina
media collina
piano
Totale (%)
collina
media collina
piano
Totale (%)
vigneto
vigneto mais
mais
(%)
(%)
(%)
giacitura < 500 m
55
0
0
5
10
0
5
0
10
65
10
10
giacitura > 500 m
45
10
0
10
5
0
5
5
20
60
20
20
nessuna
(amb. urbano)
(%)
0
10
5
15
0
0
0
0
Per quanto concerne infine gli aspetti più strettamente culturali (TAB.21), è stata riscontrata
la presenza diffusa nell'ambiente rurale di ville storiche, rocche difensive e chiese visitabili, oltre
che parchi pubblici nei quali si possono svolgere attività ricreative.
TAB. 21 - Chiese, parchi e ville storiche visitabili
media su totale aziende (%)
Ville storiche Chiese Parchi
85
45
40
8.0 – CONCLUSIONI E DISCUSSIONE
Lo studio del campione di 20 aziende esaminato ha dimostrato un'elevata variabilità
relativamente alle superfici investite a vigneto e in genere all'estensione aziendale totale,
intendendosi con questo termine l'area complessiva dei terreni dell'azienda destinati a colture
erbacee e/o arboree inclusi i boschi, la superficie agraria non utilizzata nonché l'area occupata da
parchi o giardini ornamentali, fabbricati, stagni, canali ecc. situati entro il perimetro dei terreni che
costituiscono l'azienda (ISTAT, 1990). Si è resa quindi necessaria una classificazione delle aziende
su base dimensionale, che è stata poi applicata ai risultati ottenuti dalla presente ricerca. Tale
classificazione ha permesso la costituzione di tre livelli omogenei di aziende, uno di dimensioni
elevate, uno di dimensioni ridotte ed uno intermedio. Di seguito verranno esposte le valutazioni
66
tratte dai dati elaborati relativamente alla prima parte del questionario, che riguarda la tipologia
produttiva e commerciale aziendale, da cui sono state ricavate le motivazioni di ciascuna classe ad
investire sul riuso di vecchi edifici.
Classe 1
Sono aziende di ridotte dimensioni, con una media di 11,2 ha di S.A.U., la cui giacitura
ricade per l'88,9% in zone collinari. La conduzione è svolta direttamente del coltivatore, che si
avvale di manodopera familiare prevalente (70% degli addetti totali), ed investe gran parte delle
proprie risorse nell'indirizzo vitivinicolo come dimostra l'88,2% dei terreni appartenenti alla S.A.U
coltivati a vigneto. Le quantità mediamente prodotte si aggirano sui 650 hl, commercializzati in
percentuale rilevante direttamente in azienda, con un mercato di sbocco prevalentemente regionale.
La quantità di prodotto esportato risulta secondaria, sia per motivi legati all'organizzazione
aziendale sia per le quantità prodotte troppo modeste per puntare su un mercato estero. La politica
generale di queste aziende è il perseguimento di un'elevata qualità, in modo da poter sopravvivere in
un mercato di grandi numeri. Gli sforzi economici maggiori non sono relativi all'aumento delle
densità di impianto dei vigneti, necessario punto di partenza per un prodotto di elevata qualità
intrinseca, e nemmeno all'ammodernamento dei sistemi di allevamento (prevalenti rimangono i
tradizionali friulani casarsa e doppio capovolto). Gli investimenti per raggiungere un alto livello
della qualità percepita sembrano puntare invece su una buona immagine del prodotto massimamente
attraverso la tipicizzazione del vino e dell'azienda attraverso il legame con il territorio. Il primo
obiettivo comporta un diffuso uso delle certificazioni di origine controllata, della produzione di
uvaggi e dell'affinamento in botti di legno che sono mediamente superiori a quanto accade nelle
rimanenti due classi, dimostrando quindi una generale tendenza ad investire nella lavorazione del
prodotto, più che sull'ammodernamento dei vigneti, per aumentarne la qualità percepita e renderlo
maggiormente
identificabile.
Il
secondo obiettivo passa
necessariamente
attraverso la
valorizzazione del patrimonio costruttivo aziendale. Il recupero di edifici vecchi o antichi viene
67
visto come strumento indispensabile alla diffusione di un'immagine aziendale improntata al rispetto
delle tradizioni e al legame con il territorio, sinonimo di unicità del prodotto. Questa è la
motivazione che spinge le aziende della classe 1 ad investire nel riuso, scontrandosi spesso con una
mancanza di adeguati fondi di investimento e con i vincoli ambientali molto ristretti nelle zone
collinari.
Classe 2
Le aziende appartenenti a questa classe sono di media dimensione, mediamente possiedono
27,8 ha di S.A.U., collocate prevalentemente in zone collinari (66,7%) e condotte direttamente dal
proprietario che si avvale di manodopera familiare prevalente (74,5%). Il grado di scolarizzazione
medio è più elevato rispetto alla classe precedente, tutti i conduttori sono in possesso almeno del
diploma. La produzione media è elevata, supera mediamente i 1700 hl, ma non riflette rispetto alle
aziende della classe precedente un grosso cambiamento nell'organizzazione commerciale: viene
prediletta la vendita diretta in azienda ed il mercato di riferimento rimane quello del nord - est, ed il
prodotto esportato continua ad assumere rilevanza secondaria ( 16 % del totale). Le discrete
quantità prodotte da questo gruppo di aziende permettono una buona base di investimenti nel
miglioramento qualitativo e quantitativo del prodotto. Questo si riflette su un elevato rinnovamento
dei vigneti, nei quali viene aumentata la densità di impianto e convertite vecchi forme locali di
allevamento nel più moderno guyot, al fine di ottenere un prodotto di partenza di qualità elevata con
basse rese per ettaro ed una maggiore vita media dei vigneti. Le palificazioni in legno, inoltre, nelle
zone collinari sono diffuse maggiormente, per migliorare l'aspetto relativo all'integrazione
ambientale. Naturalmente i maggiori introiti delle aziende appartenenti alla classe 2 consentono
acquisti degli onerosi diritti di reimpianto in una percentuale maggiore rispetto alla classe 1. Oltre
che al miglioramento qualitativo e quantitativo dei vigneti, si assiste ad un adeguamento delle
strutture aziendali alle aumentate necessità produttive. Molte di queste aziende, più dell'80%, un
paio di decenni fa basavano la loro conduzione prevalentemente sull'allevamento dei bovini e solo
68
successivamente hanno abbandonato questa attività per dedicarsi esclusivamente all'indirizzo
vitivinicolo, reclamando nuovi spazi specifici per la produzione, l'imbottigliamento, la vendita, lo
stoccaggio. Gli edifici utilizzati per il riuso in questa classe di aziende, quindi, sono di fabbricazione
industriale, standard, il loro recupero è finalizzato a risolvere concrete esigenze produttive, a
sfruttare gli ampi spazi presenti dando loro una nuova funzione legata alla produzione vinicola.
Questa condizione, legata ad uno scopo principalmente funzionale piuttosto che di mantenimento e
valorizzazione del patrimonio rurale, è la principale riscontrata nelle aziende della classe 2.
Classe 3
Sono aziende di dimensioni medio - grandi o grandi, con una S.A.U. media di oltre 80 ha,
situate per l'80% in zone collinari e con una conduzione manageriale nel 40% dei casi. Il livello
medio di scolarizzazione del conduttore è il più alto fra le tre classi esaminate, raggiunge infatti il
60% di laureati. Gli addetti fissi, a differenza di quanto non accade nelle rimanenti due classi, sono
in netta maggioranza rispetto ai familiari, superano addirittura l'80% degli addetti totali, si riscontra
inoltre un notevole ricorso anche a consulenze esterne all'azienda, con enologi e professionisti del
settore che seguono stabilmente il processo produttivo. Le elevate quantità prodotte, superiori
mediamente ai 2000 hl, corrispondono ad una moderna tipologia commerciale, con vendite
effettuate direttamente in azienda percentualmente molto ridotte (anche se consistenti come valore
assoluto) e un mercato di sbocco prevalentemente estero, supportato da agenti di vendita, o da
relazioni intraprese direttamente dall'azienda. I notevoli quantitativi prodotti permettono forti
investimenti, sia sul processo produttivo a partire dal vigneto, sia sulle strategie di marketing, con la
creazione ad esempio di nuovi brand. L'immagine aziendale viene molto curata, si vuole fornire al
visitatore - cliente un percorso che sia in grado di contribuire alla formazione di una precisa idea
dell'azienda, che richiami i ''valori'' tradizionali e locali legati alla vinificazione. Gli edifici che
vengono riusati sono nell'80% dei casi costruzioni storiche, antecedenti il 1900, con i caratteri tipici
dell'architettura rurale e con rilevanti aspetti storici - culturali. Le motivazioni che spingono le
69
aziende appartenenti alla classe 3 ad investire sul riuso di queste strutture è, appunto, il recupero di
una tradizione rurale antica, allo scopo di rafforzare una immagine aziendale caratterizzata dal
legame con il territorio e di testimoniare dell'antica origine dell'azienda. Per evidenziare i caratteri
sopra descritti, spesso il riuso prevede una utilizzazione della costruzione antica per l'affinamento
del vino in piccole botti di legno, ottenendo un risultato molto suggestivo.
La seconda parte del questionario ha riguardato le tipologie costruttive interessate dal riuso,
con particolare riferimento alle funzionalità svolte, ai materiali costruttivi e all'evoluzione
impiantistica. Le aziende campione sono state suddivise in tre classi storiche, quella tipica
dell'architettura rurale ante 1900, quella tradizionale di inizio secolo e quella industriale standard
degli anni '60 - '70, raggruppamenti omogenei secondo l'epoca costruttiva ed i materiali usati. Il
campione esaminato dimostra di rappresentare uniformemente le tre tipologie storiche, rispondendo
alle forme ed agli elementi costruttivi caratteristici di ciascuna tipologia. E' stato riscontrato in tutte
le classi esaminate che la maggior parte degli edifici soggetti a riuso aveva come funzione
originaria quella standard a pianta rettangolare di stalla e fienile; quest’ultimo è usato spesso anche
come deposito attrezzi. Il riuso non ha generalmente alterato la morfologia esterna od interna della
struttura, mantenendo la forma della pianta dell'edificio, le sue metrature e le volumetrie originarie.
Tutto questo è avvenuto sfruttando gli ampi volumi offerti da stalle e fienili inutilizzati, rispondenti
alle esigenze di spazio delle moderne cantine, dotate di vasi vinari di grandi dimensioni e
attrezzature enologiche ingombranti, anche se mobili. Il riuso solitamente ha apportato funzionalità
specifiche agli edifici, usati attualmente come sale di accoglienza dei clienti, vendita del prodotto,
cantina per la vinificazione, lo stoccaggio, l'imbottigliamento dei vini. Le ristrutturazioni si sono
svolte nel rispetto della struttura originaria non solo in relazione al mantenimento di aree e volumi,
ma anche per quanto riguarda i materiali usati, rispondenti alla tipologia costruttiva delle tre classi
esaminate. Il tipo di muratura risulta prevalentemente in pietra o sasso negli edifici della classe 1, in
70
laterizio e pietra nella classe 2 ed in laterizio e cemento armato nella classe 3. I dati relativi ai
materiali usati in corrispondenza alle diverse tipologie storiche si ottengono le seguenti valutazioni:
Negli edifici della classe 1, quelli risalenti ad epoca anteriore al 1900 definibili come
storici, sono stati ottenuti i migliori risultati dal punto di vista sia di una corretta ristrutturazione con
materiali originari sia di valorizzazione estetica e di integrazione nel paesaggio. La tradizione
architettonica rurale è stata valorizzata utilizzando murature spesso in pietra, sassi o mattoni locali
faccia a vista, sia all'esterno ma soprattutto nelle pareti interne, per le quali sono state usate anche
pitture traspiranti e lavabili a seconda della destinazione d'uso del locale. Per gli infissi è stato usato
il legno, materiale locale tipico, così come per il tetto ed i solai, mentre i pavimenti interni sono
invece prevalentemente in piastrelle ceramiche. Tutte le coperture dei tetti sono in coppi, anch'esso
rappresentante delle tecniche costruttive tradizionali. I colori predominanti nella ristrutturazione
sono quelli tipici locali, come il bianco ed il rosa nelle colorazioni esterne, il marrone degli infissi in
legno ed il rosso delle coperture in coppi.
Negli edifici appartenenti alla classe 2, ossia quelli costruiti nel corso del secolo appena
trascorso con tecniche tradizionali e materiali spesso innovativi, si riscontrano generalmente
ristrutturazioni di buon livello, con l'uso di materiali coerenti con le strutture originarie sia
all'esterno che all'interno. Le murature non sono mai in cemento armato, ma solamente in pietra o in
laterizio, anche se questi elementi tipici non vengono valorizzati: non sono stati registrati infatti casi
di murature a vista. I rivestimenti delle pareti esterne risultano poco attenti ai metodi tradizionali e
più conformi a esigenze di praticità di messa in opera: non si ritrovano infatti murature con pietra o
mattoni locali a vista, mentre si riscontra una prevalenza di pitture traspiranti al posto del
tradizionale intonachino mescolato a sabbie colorate. Gli infissi ed i solai sono per la maggior parte
in legno, come anche la struttura del tetto con copertura in coppi, tutti questi elementi costruttivi
tradizionali dell'architettura rurale. Sono prevalenti le colorazioni chiare giallo - bianche per le
pareti esterne, rosso della copertura in coppi e marrone degli infissi, che dimostrano una volontà a
71
mantenere i caratteri di tipicità locale della costruzione. All'interno della struttura sono prevalenti i
pavimenti in piastrelle ceramiche su quelle cementizie, mentre i rivestimenti delle pareti risultano
per la quasi totalità in pittura lavabile, segnale che questi specifici riusi sono destinati
prevalentemente a una funzione produttiva e non di vendita o di accoglienza del visitatore. Nel
complesso quindi le ristrutturazioni dei fabbricati appartenenti alla classe 2 rispondono a corretti
criteri di recupero nel rispetto delle forme e degli elementi costruttivi preesistenti. Sono costruzioni
ben inserite nel contesto paesistico locale come implicano i principi dell'architettura rurale da cui
esse derivano.
Le strutture che costituiscono la classe 3 portano le caratteristiche dello standard costruttivo
industriale che ha avuto la sua massima diffusione negli anni '60 e '70, sono quindi edifici molto alti
e spaziosi, costruiti con elementi ricavati in serie dall'industria, anonimi e svincolati dal paesaggio
circostante. Il riuso non ha previsto l'utilizzo di materiali tipici locali o loro succedanei (come
invece si è visto nelle precedenti due classi), ma sono prevalse le strutture delle coperture ed i solai
in cemento armato, gli infissi in alluminio, oltre che elementi appartenenti alla tipologia industriale
come gli ampi piazzali in cemento o le murature esterne dei blocchi di origine industriale lasciati
faccia a vista. Le ristrutturazioni non hanno, quindi, un significato di recupero dei materiali e dei
metodi costruttivi tradizionali, ma possono essere considerati validi esempi di riusi come
adeguamento di spazi in disuso al nuovo orientamento produttivo aziendale. Va comunque
riconosciuta una volontà di integrare l'edificio nel contesto paesaggistico circostante e di renderlo il
più possibile assimilabile ad una prima valutazione visiva al restante contesto rurale. Tale volontà
può essere letta nell'uso delle tradizionali coperture in coppi rossi o nelle colorazioni scelte per le
pareti esterne, chiare e calde seguendo la tendenza delle costruzioni tipiche locali.
Per quanto riguarda gli impianti preesistenti e quelli attuali, devono essere considerati in
relazione alla funzione originaria dell'edificio , a quella datagli dal riuso, oltre che all'epoca di
installazione. La nuova funzionalità influisce sulla tipologia degli impianti presenti che devono
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rispondere alle esigenze di una moderna cantina sotto il profilo tecnologico ed igienico, l'età media
degli stessi riferisce sulla loro obsolescenza. La struttura impiantistica originaria era di basso
livello, trattandosi nella maggior parte dei casi, come si è visto, di stalle e fienili. Erano presenti
soprattutto gli impianti elettrici, idrici e fognari, di una tecnologia poco evoluta appartenendo in
prevalenza agli anni '50. La potenza media consumata era, ad esempio, di soli 6 kW, l'impianto
fognario era costituito da una concimaia, mentre riscaldamento e telefono erano del tutto assenti. I
nuovi impianti sono recenti essendo stati tutti rifatti all'atto della ristrutturazione ed adeguati ai
nuovi requisiti normativi. L'impianto elettrico risponde nella generalità dei casi ai dettami della
legge 46/90, e la sua potenza media si è accresciuta oltre i 25 kW, necessari soprattutto a soddisfare
le richieste energetiche del gruppo frigorifero, presente nel 41% delle strutture esaminate ed
utilizzato oltre che per il raffreddamento dei vasi vinari anche per la climatizzazione del locale.
Anche l'impianto fognario è stato adeguato alle nuove normative che vogliono la depurazione in
vasca imhoff delle acque di scarico. Naturalmente, gli impianti presenti variano secondo la
funzionalità dell'edificio, per cui in un riuso a locale per l'accoglienza dei clienti, l'esposizione del
prodotto o per l'affinamento non sono presenti nel pavimento canalette di raccolta delle acque di
scarico, e a volte nemmeno l'impianto idrico.
Le valutazioni riguardanti i dati ricavati nella terza parte del questionario sono relative
all'ambiente extra - aziendale, e ne vogliono testare l'attratività nei confronti del cliente - visitatore.
I parametri su cui ci si basa sono la vocazionalità del territorio alla viticoltura, l'evoluzione agricola
degli ultimi decenni e la presenza di elementi di interesse storico - culturale. L'ambiente
immediatamente circostante e quello distante dai centri aziendali visitati è prevalentemente
agricolo, anche se aumentano i centri urbani allontanandosi dalle aziende. In tutte le zone esaminate
è andata aumentando la diffusione della coltura della vite a scapito di quella del mais e di altre
annuali, dato che conferma la crescita del mercato vinicolo rispetto a quello più tradizionale
cerealicolo - zootecnico. Di notevole importanza risulta la giacitura collinare (media e alta collina)
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della maggioranza della aziende esaminate, in quanto indiziaria di una vocazionalità vinicola
preesistente ai cambiamenti avvenuti nel mercato negli ultimi decenni ed una maggior attenzione da
parte delle autorità locali alla gestione del territorio. La collina viene infatti da molti considerata
come un parco naturale da tutelare, ad esempio, con vigneti dotati di palificazioni in legno,
imponendo un'altezza massima per gli edifici comunque limitata ed il divieto di nuove costruzioni.
In questo modo l'ambiente collinare, che è quello prevalentemente considerato in questa ricerca,
risulta avere un basso grado di antropizzazione, un forte livello nella cura del paesaggio rurale, una
buona dotazione di parchi, ville storiche e chiese da poter visitare e quindi, in definitiva, possedere
una buona rispondenza alle aspettative dell'osservatore, che è, in ultima analisi, il cliente finale.
Nelle aziende collocate in pianura la coltura storica è costituita dal mais che rimane la coltura
prevalente, anche se, negli ultimi anni, si è verificato un rilevante aumento delle superfici a vigneto.
L'ambiente extra - aziendale nella pianura, risulta meno tutelato dalle amministrazioni locali rispetto
alla collina, per cui vengono permesse palificazioni in cemento dei vigneti e la costruzione di
cantine molto imponenti. L'ambiente circostante alle aziende esaminate rimane comunque poco
urbanizzato, raggiungendo al più un medio livello di antropizzazione. Anche nelle zone
pianeggianti si ritrovano vari siti di interesse culturale, come chiese e parchi naturali. Sommando
questi elementi, anche l'ambiente circostante alle aziende di pianura può essere considerato
soddisfacente agli occhi dell'osservatore, che vi ritrova quei ''valori'' rurali dei quali si aspetta la
presenza. Fanno eccezione alle considerazioni fatte fino a questo momento tre delle aziende
esaminate, che si trovano inglobate in centri urbani sviluppatisi notevolmente negli ultimi decenni
sottraendo, per il tipo di contesto urbano, oltre a terre utili all'agricoltura, anche il carattere di
ruralità all'ambiente circostante a tali aziende.
Un ottimo esempio di riuso è costituito dal recupero di una costruzione storica, sita nel
comune di Manzano, in aperta campagna. Si tratta di un edificio a tre piani, risalente alla fine
dell’ottocento, una grande casa rurale che in origine ospitava più famiglie ai primi due piani, mentre
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al terzo si trovava il granaio. Annessa all’abitazione vera e propria si trovava la struttura produttiva
a due piani, costituita da stalla con fienile soprastante, aperto ai lati nord e sud, mentre ai lati est ed
ovest le grandi finestre alle pareti risultano solamente chiuse da mattoni di piccola dimensione con
grandi spazi vuoti al loro interno per contribuire all’aerazione del locale.
Tale costruzione è sempre
stata abitata ed utilizzata
dai suoi utenti, che nei
decenni
vi
hanno
intervenuti con lavori di
manutenzione ordinaria e
straordinaria,
anche
se
l’intervento legato al riuso
Figura 1 - veduta esterna dell’azienda
risale al 1992.
In seguito alla riconversione, La stalla è stata adibita a sala accoglienza clienti e sala
degustazione, mentre l’ex fienile ha assunto la funzione di balsameria, ospitante le botti di legno
nelle quali matura per molti anni il mosto cotto prima che possa essere venduto come salsa
balsamica. Il piano terreno dell’abitazione originaria è stato adibito a uffici per il personale
dell’azienda, mentre il primo piano ed l’ex granaio ospitano l’abitazione di alcuni addetti fissi.
La ristrutturazione è avvenuta secondo i criteri del mantenimento non solo della struttura
originaria esterna ed interna e dell’utilizzo dei materiali della tradizione, ma anche di una vera e
propria valorizzazione delle caratteristiche primitive dell’edificio.
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Figura 2 - particolari esterni della ristrutturazione
Come si può vedere dalla figura 2, la ristrutturazione ha mantenuto i caratteri originari
dell’ex stalla, dalla scala a pioli che portava al fienile all’uso di mattoni tradizionali per chiudere le
aperture delle pareti del fienile. Inoltre si può notare come i materiali utilizzati corrispondano a
quelli originari. Ad esempio per chiudere delle finestre al primo e al secondo piano dell’abitazione
sono stati usati i mattoni provenienti dalla vicina fornace (distante meno di cinquecento metri),
simili alla muratura originaria, molto probabilmente originata dalla medesima fornace.
Anche le finestre dell’ex stalla (figura 3)
sono state mantenute in cemento, dipinto
poi di bianco. Tutti i caratteri esterni,
quindi, dalla muratura in mattoni in
laterizio tradizionali a vista, agli infissi,
alla presenza della scala esterna all’ex
stalla sono stati valorizzati dal recupero.
Figura 3 - particolare di una finestra in cemento
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Figura 4 e 5 - Entrata nord e sud alla sala degustazione
Per quanto riguarda invece le porte di ingresso alla sala degustazione è stato usato
l’alluminio bianco, come anche per le aperture ai lati nord e sud del fienile, chiuse da una vetrata
con intelaiatura in alluminio bianco, che ben si armonizza con la tipologia dell’edificio. Questo
rappresenta, per il risultato estetico e funzionale ottenuto, quindi, un uso ammirevole di materiali
tecnologicamente nuovi come l’alluminio in una ristrutturazione di un edificio a carattere storico.
Anche la struttura interna richiama la funzione originaria dell’edificio, adattata alle nuove
esigenze aziendali: ad esempio nella sala degustazione (figura 6) è stata riprodotta una mangiatoia
nella quale sono adagiate, per esporle al pubblico, le bottiglie dell’azienda. Oppure nel pavimento
della sala di accoglienza clienti (figura 7) la disposizione delle piastrelle richiama il corridoio che
percorreva longitudinalmente la stalla. Le pareti interne rimangono a mattoni a vista e anche
l’arredamento ha uno stile rustico.
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Figura 6 – particolare della mangiatoia
Figura 7 – sala accoglienza clienti con corridoio
centrale in piastrelle
Complessivamente si tratta quindi di un buon esempio di recupero, per i motivi di utilizzo
di materiali adeguati e di armonizzazione nel contesto ambientale citati in precedenza. L’unico
punto su cui ci possono essere delle perplessità risulta il soffitto in cemento armato, che è in
contrasto con il carattere generale dell’opera ma che è ampliamente giustificato dalla sua
funzionalità., che è quella di sorreggere dei grossi carichi, peraltro molto preziosi, formati da circa
200 batterie di botticelle in legno, ognuna delle quali è composta da dieci elementi di dimensione
decrescente da 10 a 75 litri e da diverse tipologie di legname. La lunga durata della maturazione del
mosto cotto prima che possa essere venduto come salsa balsamica non è mai inferiore ai 33 – 40
anni. Questo, assieme alla notevole esperienza necessaria all’ottenimento di questo prodotto di
altissima qualità, per il quale l’azienda impiega circa il 40% delle proprie uve, ha fatto raggiungere
all’azienda il primato nazionale in questo settore. Diventa quindi importante la costruzione di
un’immagine aziendale riconoscibile e ben delineata, improntata alla tradizione, concetto che si è
tradotto in maniera egregia nel recupero esaminato.
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