Nel mondo a causa dell’amianto muore una persona ogni 5 minuti per un totale di circa
1.000.000 di decessi l’anno. L'Italia è stata uno dei maggiori produttori e utilizzatori di
amianto al mondo, il secondo Paese in Europa, fino alla fine degli anni '80. Dai manufatti
in cemento-amianto, di manufatti tessili contenenti amianto, della cantieristica navale, della
riparazione e demolizione di rotabili ferroviari e dell'edilizia, dal secondo dopoguerra in poi
il nostro Paese ha fatto largo uso dell’asbesto. Secondo stime di CNR e di ISPESL ci sono
circa 32 milioni di tonnellate di amianto disseminate su tutto il territorio nazionale e un
miliardo circa di metri quadrati di coperture di Eternit sui tetti.
Le conseguenze dell’uso della fibra killer, nonostante ne sia stata bandita l’estrazione e la
produzione nel 1992, sono già drammatiche oggi: più di 4.000 i morti e diverse migliaia i
malati e il bilancio è in aumento perché il picco delle malattie asbesto correlate e dei
decessi è atteso non prima del 2015 - 2020, dati i tempi di latenza molto lunghi delle
patologie.
È inaccettabile che ancora oggi, nel 2013, ci sia un limite di soglia delle 100 ff/l (0,1 fibre
per centimetro cubo di aria), e che tutte le proposte di legge per abolirlo, e per imporre la
bonifica dall’amianto, non vengono portare all’esame delle assemblee legislative. In
questo senso, un appello è già stato rivolto al Presidente della Repubblica.
L’ex ministro della Salute Renato Balduzzi ha ammesso, durante il suo intervento alla
seconda Conferenza Nazionale Governativa Amianto
che si è tenuta a Venezia dal 22 al 24 novembre che “come per tutti gli agenti
cancerogeni, non esiste una soglia di sicurezza al di sotto della quale il rischio sia nullo” e
richiamando quanto precisato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità già nel 1986, ha
precisato che
“l’esposizione a qualunque tipo di fibra e a qualunque grado di
concentrazione in aria va pertanto evitata”.
Affermazione che è stata commentata dal presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto
Ezio Bonanni, il quale ha chiesto all’allora ministro di “modificare l’art. 254 del D.Lgs. 81/08
che dispone una soglia di 100 ff/l; di ordinare la bonifica dei siti entro un termine
perentorio, cominciando da scuole ed edifici pubblici e proseguire per i luoghi di lavoro.
Anche perché, come ammesso dallo stesso ministro all’Ambiente Corrado Clini, sono oltre
40mila i siti contaminati dall’amianto, in Italia.
La sentenza Eternit del febbraio 2012 che ha condannato in primo grado a 16 anni
Stephan Schmidheiny e Louis de Cartier, colpevoli di disastro ambientale e omissione di
cautele antinfortunistiche, è stata definita da molti una sentenza storica che avrà,
ripercussioni in tutte le aule giudiziarie, non solo italiane, ha detto il sostituto procuratore di
Torino Raffaele Guariniello che ha condotto l’inchiesta.
Nonostante tutto, però, la nostra politica sembra essere ancora disinteressata allo seppur
scottante argomento. La Conferenza Governativa voluta da Balduzzi sembra indirizzata ad
approfittare proprio della sentenza Eternit per alimentare il suo bacino elettorale, quello di
Alessandria nella cui provincia ricade Casale Monferrato.
Di bonifiche, diritti negati eccetera, neppure a parlarne, dopo l’incontro che l’ONA ha avuto
con l’ex ministro della Salute a Roma, a febbraio dell’anno scorso.
Soldi non ce ne sono. Anzi non ce ne sarebbero, salvo che per uno spot televisivo per una
campagna pubblicitaria denominata “Asbestus free”, rivolta ai cittadini.
Il fatto è che i cittadini non hanno bisogno di conoscere il pericolo dell’amianto, proprio
perché, anche se troppo tardi, è stato bandito già vent’anni fa. Lo sanno ormai a proprie
spese chi ha contratto la malattia, non sanno, invece, i politici che bisogna fare presto per
evitare che questa strage silenziosa diventi una catastrofe. In Parlamento ci sono proposte
di legge in attesa di consenso.
Ad oggi solo tredici regioni hanno approvato il Piano Regionale Amianto, che prevede il
censimento, la bonifica e lo smaltimento di materiali tossici; di queste, solo due hanno
fissato una scadenza per portare a termine la bonifica: la Lombardia, nel 2016, e la
Sardegna, nel 2023. Troppo lontano per tutelare la salute pubblica.