IL DISAGIO DELL’UOMO COME CIFRA DELL’UOMO MODERNO. Si tratta di un percorso pluridisciplinare piuttosto vasto e articolato, ma molto affascinante. Occorre una chiave di lettura sintetica per poter abbracciare tale complessità. Vi sono diverse opere che possono offrire un’ipotesi interpretativa unitaria. In primis, suggerirei il libro di don Luigi Giussani, Il senso di Dio e l’uomo moderno, Rizzoli [la seconda parte è significativamente intitolata La coscienza religiosa dell’uomo moderno]. In seconda battuta, il libro di H. Sedlmayr, Perdita del centro, offre una chiave di lettura mostrando lo smarrimento (disagio) dell’uomo moderno attraverso le diverse forme espressive dell’arte figurativa (Futurismo, espressionismo, fauvismo etc.). La breve antologia che segue dà una sufficiente rappresentazione della prospettiva di Sedmayr. I testi e gli autori citati di seguito vanno modulati in chiave sintetica per poter affrontare il colloquio d’esame. E’assolutamente consigliabile presentare il percorso con un supporto audiovisivo (o in Power point). Antologia di citazioni «L’arte è, per la storia delle comunità umane, ciò che il sogno di un uomo è per lo psichiatra» (René Huyghe, 1939). L’arte giunge fino al cuore della vita, ne rivela i misteri ancora sconosciuti. Nella coscienza dei secoli diciannovesimo e ventesimo scompare l’immagine ideale dell’uomo (N. Berdjaew). «Il turbamento è totale. Turbato è il rapporto dell’uomo con Dio. Ciò è soprattutto evidente se si considerano i nuovi temi nei quali si concentrano le forze che prima erano rivolte verso il tempio, la chiesa, l’immagine divina. Le nuove divinità sono la natura, l’arte, la macchina,; l’Universo, il Caos, il Nulla. Turbato è l’uomo con se stesso. Egli si contempla con diffidenza, angoscia e sgomento. Si sente destinato alla morte» (Hans Sedlmayr, Perdita del centro, Borla, p. 219). Letteratura italiana: Svevo; Pirandello; Montale. Filosofia: Nietzsche, Heidegger, Sartre. Una variante ulteriore del percorso contempla gli autori della Scuola di Francoforte. Storia: Tutta la violenza di un secoloi. Scienze sociali: Eugenio Borgna, La malinconiaii. Freud e il disagio della civiltà. i M. Flores, Tutta la violenza di un secolo, Feltrinelli. Le violenze sono tutte uguali? Quanti tipi di violenza ci sono? Ci sono stati violenti e società propense alla violenza? C’è differenza tra guerra e genocidio? Tutte le violenze si possono giustificare? Sono possibili il perdono e la riconciliazione? Tante domande, tante risposte: così diceva Bertolt Brecht. Marcello Flores offre a un pubblico vastissimo (che va dal giovane studente all’educatore, dall’operatore sociale al genitore) la possibilità di avvicinare, senza facili scorciatoie, una materia difficile e urgente. In molti si sono chiesti, al termine del Ventesimo secolo, se si sia trattato di un secolo più violento degli altri, di un secolo “barbaro”, del secolo dei “genocidi”. A partire da questa considerazione, Marcello Flores affronta il tema della violenza nel Novecento sottraendolo tanto a una mera descrizione cronologica quanto a una modellistica interpretativa di tipo disciplinare. Procede soprattutto interrogando e interrogandosi. Pone domande che toccano livelli molto diversi della conoscenza e del sentire. Poiché solo un approccio multidisciplinare (con i contributi della psicologia e dell’antropologia, del diritto e della sociologia) e attraverso una metodologia di comparazione (tra violenze di diversa epoca) è possibile costruire – questa è la ferma convinzione dell’autore – un’analisi della violenza del Novecento. Alcuni interrogativi sono particolarmente cruciali: primo fra tutti quello sul carattere “politico” o “sociale” della violenza, se essa appartenga prevalentemente a élite e gruppi politici che la sfruttano, creano, organizzano, indirizzano, o se sia invece connaturata a un certo tipo di società. ii E. Borgna, Malinconia, Feltrinelli.