Omar Ibrahim Khayyam (o Al-Khayami) (1044 ca. –1123) Questo poeta e matematico persiano proseguì il lavoro compiuto da AlKhuwarizmi nell’ambito delle equazioni algebriche. Nella sua Algebra trattò le equazioni cubiche, classificandone 13 tipi diversi; per esse propose risoluzioni geometriche effettuate intersecando coniche. Egli ricorse a questo particolare metodo, già utilizzato dal greco Menecmo, poiché aveva intuito ciò che solo in tempi moderni sarebbe stato dimostrato rigorosamente, con gli strumenti della teoria di Galois: l’equazione generale di terzo grado non può essere risolta con riga e compasso. Le radici di un’equazione sono per Omar Khayyam le lunghezze di segmenti i cui estremi sono punti d’intersezione di parabole ed iperboli. Egli respingeva le radici negative, per le quali non poteva trovare un’adeguata visualizzazione. Per una ragione analoga non provò mai a trattare equazioni di grado superiore al terzo, che andavano oltre le tre dimensioni dello spazio. A proposito dei problemi biquadratici egli così si esprime: “Quello che viene chiamato dagli algebristi quadrato-quadrato è, in termini di grandezza continua, un fatto puramente teorico. Esso non esiste nella realtà in alcun modo.” Il rifiuto di affrontare questioni algebriche prive di significato geometrico va forse letto alla luce della sua visione unitaria della matematica, che precorre di secoli la filosofia di Descartes. Impossibile non pensare alla geometria analitica quando leggiamo, in Omar Khayyam, frasi come questa: “Chiunque pensi che l’algebra sia uno stratagemma per conoscere ciò che non si sa, ha un’idea sbagliata di essa. Non si dovrebbe fare alcuna attenzione al fatto che l’algebra e la geometria presentano un aspetto così diverso. L’algebra non è altro che la dimostrazione di fatti geometrici.” Ci è pervenuto un frammento di un trattato sulle Difficoltà in Euclide, in cui Omar Khayyam analizza il quinto postulato. Curiosità Khayyam fu il primo a formulare la congettura secondo cui l’equazione diofantea x3 + y3 + z3 = 0 non avrebbe soluzioni intere non nulle. L’enunciato per esponenti maggiori o uguali a 3 sarà formulato nel Seicento dal matematico francese Pierre de Fermat, e passerà alla storia come l’Ultimo Teorema di Fermat. Esso attenderà per più di tre secoli prima di essere dimostrato. Khayyam fu anche poeta. I suoi versi, inneggianti ai piaceri della vita, come il vino e l’amore, furono giudicati licenziosi dalle autorità musulmane, e messi all’indice. La rivoluzione khomeinista del 1979 li condannò nuovamente: solo di recente il governo iraniano li ha riabilitati. Le persecuzioni religiose di cui Khayyam fu vittima sono narrate nel romanzo “Il manoscritto di Samarcanda”, dello scrittore libanese Amin Maalouf.