24-10-2016
500 anni dopo Lutero Brian Farrell: «Oltre la
Riforma, per riscoprire l'essenziale»
Stefania Falasca lunedì 24 ottobre 2016
Il 31 ottobre il Papa sarà a Lund, in Svezia, per un commemorazione ecumenica. Parla il segretario del
Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani.
«La preminenza della grazia è una verità fondamentale necessaria per la vita cristiana, per la vita stessa
della Chiesa. Tornare all’essenziale delle cose è la salvezza della Chiesa». Per monsignor Brian Farrell,
segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, la commemorazione
ecumenica congiunta a Lund con papa Francesco da lunedì prossimo vuole sottolineare il balzo in avanti
nel superamento del conflitto e delle rivalità che ha reso possibile un atteggiamento diverso nel modo di
guardare alla storia. Ma segna anche cinquant’anni di costante dialogo ecumenico tra cattolici e luterani
e i doni di questa collaborazione.
Il 31 ottobre di cinquecento anni fa Lutero fece conoscere le sue critiche e le sue proteste alla
Chiesa sulle indulgenze. È la prima volta che cattolici e luterani vogliono commemorare insieme
questa storia non polemicamente, gli uni contro gli altri. Come è diventato possibile questo
evento?
«Per due motivi principali: il primo è che la storiografia, approfondendo l’esame della vita e delle
intenzioni di Lutero nel contesto storico in cui questi ha lavorato e scritto, ha riconosciuto che andava
rivalutata la sua persona e la sua opera. Molte delle critiche e delle proposte avanzate da Lutero erano
necessarie, in quanto la Chiesa si trovava in uno stato tale che richiedeva una riforma. Lutero ebbe un
ruolo sempre più attivo nel tentativo di contribuire a una riforma di pratiche e dottrine che sembravano
essere basate sulla sola autorità umana ed essere in tensione o addirittura in contraddizione con le
Scritture. Egli non aveva inizialmente alcuna intenzione di fondare una nuova Chiesa, era espressione di
un ampio e sfaccettato desiderio di riforma che appariva necessaria».
Il secondo motivo?
«È che cinquant’anni di dialogo ecumenico tra cattolici e luterani ha reso possibile un atteggiamento
diverso nel modo di guardare alla storia. Siamo capaci adesso di avere una visione comune dei pregi e
dei mali da entrambi le parti e una coscienza che ciò che ci unisce è più importante di ciò che ci divide.
Non possiamo cambiare la storia, ma possiamo cambiare l’atteggiamento con cui la guardiamo e questo
è il presupposto del documento comune Dal conflitto alla comunione frutto del lavoro della Commissione
Internazionale di dialogo cattolico-luterano, affermato ufficialmente nel 2013 dalla Federazione luterana
mondiale e dal Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani e che è alla base di questa commemorazione
per il cinquecentesimo anniversario della Riforma».
Il comunicato congiunto della Federazione luterana mondiale e del Pontificio Consiglio per
l’Unità dei Cristiani parla anche dei “doni” della Riforma, che forse però saranno difficili da
comprendere per quanti ancora vedono in essa solo un periodo di conflitto e divisioni…
«Pensiamo ancora all’inizio: Lutero fu costantemente assillato dalla domanda: “Come posso avere un
Dio misericordioso?”. E trovò quel Dio misericordioso nel Vangelo di Gesù Cristo. Che cosa voleva
Lutero? Voleva che venissero corretti gli abusi che - dobbiamo accettarlo - erano presenti nella vita della
Chiesa. Voleva purificarla. Purtroppo le cose sono andate diversamente e c’è stata la rottura, la
divisione. Però quel cercare una Chiesa più santa, più vitale, più aderente al Vangelo di Cristo è una
spinta positiva che col tempo, attraverso il Concilio di Trento e poi nella vita degli ultimi secoli ed in
particolare negli ultimi anni sotto l’impulso della grazia del Vaticano II, ha reso molti dei richiami di Lutero
parte della vita della Chiesa stessa e oggi i cattolici sono in grado di comprendere le preoccupazioni
riformatrici di Martin Lutero. Noi cristiani non siamo certo stati sempre fedeli al Vangelo; troppo spesso ci
siamo conformati alla mentalità e ai comportamenti del mondo che ci circonda. Ripetute volte abbiamo
ostacolato la buona notizia della misericordia di Dio. Come è scritto nel documento «sia come individui
sia come comunità di credenti, tutti noi abbiamo incessantemente bisogno di penitenza e di riforma,
sotto l’incoraggiamento e la guida dello Spirito Santo».
Perché questa storica commemorazione si svolge in Svezia e non in Germania?
«La Federazione mondiale voleva distinguere questa commemorazione dalle altre che ci saranno nelle
diverse Chiese luterane dei diversi Land della Germania. Ma soprattutto perché è proprio a Lund in
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Svezia che è iniziato il dialogo luterano-cattolico. Il 2017 non segna solo il quinto centenario dell’inizio
della Riforma ma anche cinquant’anni che la Chiesa cattolica e la Federazione luterana mondiale hanno
iniziato il loro dialogo teologico internazionale. L’evento svedese è stato voluto per mettere in luce i
cinquant’anni di costante dialogo ecumenico tra cattolici e luterani e i doni di questa collaborazione. Il
dialogo ufficiale tra il Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani (allora ancora Segretariato) e la
Federazione luterana mondiale ebbe inizio due anni dopo la fine del Concilio, nel 1967. Si trattava della
prima commissione bilaterale di dialogo nella quale si implicava ufficialmente la Chiesa di Roma. Dopo
qualche decennio, si sarebbe anche rivelato uno dei dialoghi più intensi e fecondi».
In questo graduale iter del dialogo luterano-cattolico può considerarsi una pietra miliare la
"Dichiarazione sulla giustificazione" firmata ad Augusta nel 1999, anche nel senso della
rivalutazione di Lutero…
«Si è trattato di una comune sottoscrizione su un aspetto essenziale, fondamentale della fede. Noi,
luterani e cattolici, abbiamo potuto affermare ufficialmente il consenso sulle verità fondamentali della
dottrina della giustificazione. Tale consenso ci ha permesso allo stesso tempo di dichiarare che le
reciproche condanne del XVI secolo relative alla giustificazione non si applicano più. Così, ora non
siamo più distanti, la nostra comunione è diventata più profonda e reale, anche se incompleta. Ma
questo importante accordo raggiunto, che è stato un salto avanti enorme nei rapporti reciproci, mette in
luce anche il valore autentico del cammino ecumenico».
In che senso?
«È il frutto di un cammino che ha aperto la porta al riconoscimento di quanto rimane in loro e in noi della
comune comprensione della fede. Il cammino ecumenico è un cammino di conversione di ciascuna
Chiesa, per le singole Chiese verso l’essenziale della fede, un cammino di purificazione dalle proprie
incrostazioni, di approfondimento e quindi di risalita alle sorgenti. Il cammino ecumenico può avanzare
proprio nell’approfondimento, nel ritornare all’essenziale per riscoprire la natura di ciò che unisce. La
preminenza della grazia è una verità fondamentale necessaria per la vita cristiana, per la vita stessa
della Chiesa, perché senza la fiducia nella grazia di Cristo non possiamo costruire la Chiesa. Non si può
neanche progredire ecumenicamente. Il ritorno all’essenziale può garantire un futuro. Senza questo
ritorno non può esserci uno sviluppo. La grazia è essenziale anche per noi cattolici, ma possiamo
sempre correre il rischio di mettere in ombra questo aspetto essenziale ed è un pericolo per la Chiesa
cattolica perdere, dimenticare questa dinamica. Per questo il cammino ecumenico compiuto per il
consenso raggiunto con i luterani sulla giustificazione è un bene prima di tutto per noi. Questo tornare
all’essenziale delle cose è la salvezza della Chiesa».
Si può dire che si rende attuale anche dall’insistenza di papa Francesco sulla misericordia…
«Papa Francesco ha sempre presentato l’amore di Dio come grazia che sgorga e ci viene dal cuore
misericordioso di Dio. Che non sono le opere che fanno la misericordia ma la misericordia che fa le
opere. Al tempo stesso ha contribuito a far percepire a tutti la ferita della divisione tra cristiani».
Ma tutto l’importo di questo documento era stato immediatamente valutato?
«Ci sono voluti anni perché fosse diffuso e recepito nella teologia e nella vita delle Chiese il significato
importantissimo di questo documento, attuale anche in vista della prossima commemorazione e
dobbiamo riconoscere che la dichiarazione sulla giustificazione è stata recepita positivamente da altre
Chiese protestanti, suscitando una grandissima riflessione. Ha comportato che le Chiese luterane non
vedono più la Chiesa cattolica come ostile e nemica ma avendo una dottrina comune sulla essenza della
salvezza possono avere un rapporto di fiducia e di collaborazione. Papa Francesco ha immediatamente
accettato di andare per sottolineare questo balzo in avanti nel superamento del conflitto e delle rivalità
del passato. La sua presenza sarà un consolidamento del nuovo rapporto riconciliato fra cattolici e
luterani e con altre Chiese protestanti».
Quindi in che maniera l’evento di Lund può contribuire al proseguimento del cammino
ecumenico?
«Parte essenziale di questa commemorazione sarà il rivolgere i nostri sguardi verso il futuro, in vista di
una testimonianza cristiana comune al mondo di oggi. Noi non sappiamo come e quando saranno risolte
le questioni che ancora ci separano dalla piena unità, ma nel frattempo ci riconosciamo uniti nella fede in
Cristo e nella missione di diffondere il Vangelo, nella solidarietà, servendo l’umanità sofferente».
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