PARKINSON E STATINE: LEGAME A DOPPIO FILO TAGS: MALATTIA DI PARKINSON, MALATTIE NEURO DEGENERATIVE, MALATTIE PARKINSONIANE, ANTIPARKINSONIANI, FARMACI ANTI-DISCINESIA, LOVASTATINA, NAFTALENI, PRAVASTATINA Sospendere le statine predispone al Parkinson? Sembrerebbe proprio di sì, almeno per alcune di esse, a giudicare da uno studio svolto a Taiwan e pubblicato su Neurology. «La malattia di Parkinson è un disturbo neurodegenerativo in cui, per ridurre la perdita di neuroni dopaminergici, possono giocare un ruolo importante i composti che attenuano i processi neuroinfiammatori propri della patologia» esordisce Jou-Wei Lin, ricercatore della National Taiwan University di Taipei e coautore dell’articolo. Le statine, farmaci anticolesterolo che inibiscono la 3-idrossi-3-metilglutaril coenzima A (Hmg-CoA) reduttasi, non solo hanno dimostrato potenti effetti anti-infiammatori, ma in modelli animali di Parkinson riducono le aggregazioni intraneuronali di alfa-sinucleina, una proteina la cui eccessiva produzione danneggia i neuroni dopaminergici. Le statine potrebbero quindi avere un ruolo protettivo per il Parkinson. Tuttavia, dato che Hmg-CoA reduttasi è coinvolta nella sintesi del coenzima Q10 (CoQ10), ai possibili effetti benefici potrebbero contrapporsi quelli nocivi da riduzione del CoQ10 plasmatico. Dati i risultati contrastanti ottenuti dagli studi svolti finora, e vista la recente politica assicurativa di Taiwan che impone ai medici di interrompere la cura con statine quando le lipoproteine a bassa densità, (Ldl) scendono sotto il valore di 100 mg/dL, i ricercatori cinesi hanno valutato i legami tra statine e rischio di Parkinson in 43.810 persone residenti sull’isola. I risultati? La prosecuzione della terapia con statine lipofile, come simvastatina e atorvastatina, si associa ad un ridotto rischio rispetto alla sua sospensione, mentre non c'è alcun legame tra statine idrofile, come pravastatina e rosuvastatina, e Parkinson. «Per dirla in numeri, chi smetteva di prendere le statine liposolubili aveva il 58% più di probabilità di sviluppare il Parkinson rispetto a chi continuava la cura» spiega Lin. E in un editoriale di accompagnamento Eng-King Tan e Louis Tan del National Neuroscience Institute di Singapore, aggiungono: «Gli attuali dati clinici e sperimentali forniscono prove convincenti che i benefici delle statine potrebbero estendersi al di là del loro effetto ipolipemizzante, compreso un minore rischio di Parkinson e forse di altri disturbi neurologici». Neurology 2013;81:410–416