1 III /A catechesi parrocchiale per giovani e adulti “La persona umana, creata a immagine e somiglianza di Dio, non può essere definita in modo adeguato con un riduttivo riferimento solo al suo orientamento sessuale” (Catechismo della Chiesa Cattolica) Chiesa e omosessulità La difficoltà dell’argomento in questione è tale che richiederebbe esperti in materia e testimoni di questo vissuto ma, penso, che probabilmente rimarrebbe, per molti, difficile da capire o da accettare senza scandalizzarsi o, peggio, etichettare. Malattia, perversione, vizio, immaturità affettiva, diversità , normalità, …? Se poi la inseriamo all’interno di un discorso religioso tutto diventa ancora più difficile …dove il peccato e i sensi di colpa divengono ulteriori elementi di nevrosi per gli omosessuali credenti e un marchio da chi giudica dal proprio perbenismo o da un certo tipo di religiosità . L’omosessualità osannata nel periodo ellenistico, tollerata o duramente repressa in certi periodi storici (sia nel medio evo che sotto la dittatura nazista, per fare qualche esempio). Omosessuali accettati, tollerati o messi in prigione o condannati a morte ancora oggi in alcuni Paesi. La posizione della Chiesa da prima repressiva, poi limitatasi alla condanna morale e oggi, pur considerandola un disordine morale, si è aperta al dialogo, alla comprensione, al non allontanare o etichettare al cercare di comprendere anche attraverso cammini pastorali appropriati. In questo periodo se ne sta parlando fin troppo,a proposito e a sproposito, si confonde la pedofilia con l’’omosessualità, nella questione dei Di.Co se ne fa una battaglia politicizzata ponendola, sbagliando, solo come una questione per le coppie gay, ma le coppie di fatto sono anche etero e ci sono problematiche a livello legislativo che vanno chiarite per tutti. Nell’opinione pubblica si etichettano gay solo quelli che partecipano ai sempre più discussi, da comunità omosessuali compresse, dai provocatori gay pride. L’omosessulità viene vissuta o non vissuta ( persone che vivono in maniera sofferta la propria vita rifugiandosi in varie forme di autolesionismo per non essere emarginati o non accettando la diversità che è hanno scoperto in loro). Come si può percepire la realtà omosessuale è variegata e complicata. Attraverso questi incontri, partendo dal vostro sentire e conoscere e con l’ausilio di alcune testimonianze cercheremo di fare un passo o un passetto per una migliore conoscenza di questa realtà e della posizione della Chiesa non quale agente che allontana, ma espressione di un cammino, di accoglienza , comprensione e di dialogo. La Chiesa non taglia fuori nessuno dalla comunione col Padre, ma non può esimersi di annunciare la verità. Uno spaccato di storia: Il triangolo rosa: i campi di concentramento (1933-1945) Il triangolo rosa: la persecuzione di omosessuali e transessuali di Giovanni De Martis, presidente dell'Associazione Olokaustos 2 Le porte dei campi di concentramento si aprirono per gli omosessuali molto presto: nel 1933 abbiamo i primi internamenti a Fuhlsbuttel, nel 1934 a Dachau e Sachsenhausen. Molte centinaia furono internati in occasione delle Olimpiadi di Berlino del 1936 per "ripulire le strade". Tuttavia le cifre - se confrontate con l'enormità dello sterminio degli ebrei europei - mostrano un atteggiamento apparentemente contraddittorio da parte delle autorità naziste. Vi è concordanza sulle cifre degli omosessuali morti nei campi di concentramento tra il 1933 ed il 1945: circa 7.000. Si trattava per la quasi totalità di omosessuali di nazionalità tedesca, poiché, a differenza degli Ebrei e degli Zingari, i nazisti non perseguitarono o cercarono di perseguitare gli omosessuali non tedeschi. Sempre tra il 1933 ed il 1945 le persone processate per la violazione del Paragrafo 175 furono circa 60.000, di questi circa 10.000 vennero internati nei campi di concentramento. Gli altri furono condannati a pene detentive. Come si spiega questo apparente trattamento "mite"? I nazisti distinguevano tra "cause ambientali" che avevano condotto alla omosessualità e "omosessualità abituale". Nel primo caso il carcere duro, i lavori forzati, le cure psichiatriche e la castrazione volontaria erano ritenuti provvedimenti utili al reinserimento nella società. Nel secondo caso invece l'omosessualità veniva considerata incurabile. Il tasso di mortalità degli omosessuali nei campi fu del 60% contro il 41% dei prigionieri politici ed il 35% dei Testimoni di Geova. Un altro dato significativo è dato dal fatto che due terzi degli omosessuali internati morirono durante il primo anno di permanenza nei campi. Questi dati portano a due conclusioni ancorché provvisorie. La prima: tra gli omosessuali internati un considerevole numero doveva essere rappresentato dalla fascia di "omosessualità abituale" più evidente e cioËdalle transessuali. La seconda: l'omosessualità "abituale" veniva considerata una malattia degenerativa della "razza ariana" e, per questo motivo, sugli omosessuali vennero condotti con particolare intensità esperimenti pseudoscientifici quasi sempre - come vedremo - mortali. In più, come emerge dalle testimonianze, l'accanimento delle SS contro gli omosessuali era particolarmente violento. A questo si aggiunga che i detenuti omosessuali - a differenza delle altre categorie - secondo numerose testimonianze assumevano un atteggiamento di rinuncia alla sopravvivenza con un tasso di suicidi (gettandosi sul filo spinato elettrificato dei campi o rifiutando il cibo) estremamente elevato. Più di altri prigionieri gli omosessuali subivano un crollo psicologico profondissimo. In un primo tempo gli internati in base al Paragrafo 175 erano costretti ad indossare un bracciale giallo con una "A" al centro. La "A" stava per la parola tedesca "Arschficker", sodomita. Altre varianti furono dei punti neri o il numero "175" in relazione all'articolo di legge. Soltanto successivamente, seguendo la rigida casistica iconografica nazista venne adottato un triangolo rosa cucito all'altezza del petto. La vita nei campi di concentramento per i "triangoli rosa" fu terribile e seconda soltanto ai prigionieri ebrei. La storia di Heinz Heger in questo senso è illuminante. Heinz Heger era uno studente ventiduenne dell'Università di Vienna senza alcun impegno politico, non era membro dell'associazione studentesca nazista né di qualsiasi altra organizzazione. Cresciuto in una famiglia cattolica osservante ciononostante trovò in sua madre comprensione e accettazione per la sua omosessualità. Heinz non fece mistero con nessuno della propria omosessualità e gli effetti non tardarono a manifestarsi. Il padre venne licenziato e intorno alla famiglia si fece il vuoto a causa dell'arresto di Heinz per violazione dell'Articolo 175. A seguito dell'arresto il padre si suicidò lasciando un biglietto per la moglie con queste parole: "E' troppo per me. Perdonami. Dio protegga nostro figlio". Arrestato nel 1939 Heinz venne processato e condannato a 6 mesi di prigione. Il partner di Heinz non venne giudicato per "disordini mentali". Trascorsi i 6 mesi ad Heinz venne notificato che su richiesta del Dipartimento Centrale di Sicurezza non sarebbe stato scarcerato ma trasferito al campo di concentramento di Sachsenhausen. Qui dopo essere stato malmenato come benvenuto e lasciato ore in piedi nel campo in pieno inverno venne sistemato nel blocco 3 degli omosessuali che all'epoca ospitava 180 persone. In omaggio all'idea nazista che attraverso il lavoro duro si otteneva la "purificazione" i prigionieri erano adibiti a lavori pesanti senza senso come spazzare la neve a mani nude trasportandola su un lato della strada per poi essere costretti a portarla tutta sul lato opposto. A maggio del 1940 venne trasferito al campo di concentramento di Flossenburg dove rimase sino alla fine della guerra. Con la liberazione dei campi da parte degli Alleati paradossalmente i triangoli rosa non riacquistarono la libertà. Americani ed Inglesi non considerarono gli omosessuali alla stessa stregua degli altri internati ma criminali comuni. In più non considerarono gli anni passati in campo di concentramento equivalenti agli anni di carcere. Ci fu così chi, condannato a otto anni di prigione, aveva trascorso cinque anni di carcere e tre di campo e per questo venne trasferito in prigione per scontare altri tre anni di carcere. Supporto scientifico: OMOSESSUALITA' L'orientamento sessuale si definisce nel corso dell'adolescenza. A cura del prof. Fausto Manara, presidente della Società Italiana per la Ricerca e la Formazione in Sessuologia Quello eterosessuale, che corrisponde all'attrazione per persone di sesso diverso dal proprio, è il più frequente. Esso segue una finalità biologica: la sopravvivenza della specie attraverso la riproduzione. Tuttavia vi sono molte persone che hanno un orientamento omosessuale, sentendosi attratti emotivamente, fisicamente e sessualmente da individui dello stesso sesso. L'omosessualità è infatti una variante del comportamento umano che si connota con il desiderio di amare, desiderare, costruire e autoidentificarsi con persone dello stesso sesso e non esclusivamente con atti sessuali. E' quindi una condizione esistenziale con contenuti di affettività, progettualità e di relazione. Considerata per molto tempo come una malattia, una perversione, le è stata tolta questa etichetta dalla psichiatria a partire dalla metà degli anni 70. Via via, i codici diagnostici psichiatrici se ne sono occupati, fino all'inizio degli anni 90, per quella sua variante cosiddetta ego-distonica. Veniva cioè considerata meritevole di attenzione clinica e terapeutica quella condizione nella quale l'omosessualità non era in sintonia con il vissuto profondo di un determinato soggetto, creandogli uno stato di disagio e di tensione psichica. Nell'ultima edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-IV) l'omosessualità non occupa più alcuna casella diagnostica. Questa posizione è stata fatta propria anche dall'Organizzazione Mondiale della Sanità nel 1993. Così, sul piano scientifico è stata posta fine alla criminalizzazione, colpevolizzazione e medicalizzazione di questo frequente comportamento umano. Malgrado ciò, permane un atteggiamento discriminatorio e pregiudizievole di rifiuto, condanna e patologizzazione dell'omosessualità. Questo atteggiamento stratificato nella coscienza di figure importanti di riferimento quali genitori, insegnanti, medici e sacerdoti determina sensi di colpa e bassa autostima nelle persone che si scoprono omosessuali, le quali si allontanano dal proprio sentire per paura di essere rifiutate o si condannano a vivere relazioni senza libertà e in sintonia con le richieste di società e cultura con ripercussioni psicologiche talvolta rilevanti. L'omosessualità è una realtà multiforme come l'eterosessualità, in cui si differenziano comportamento, orientamento e identità omosessuale. Il comportamento omosessuale è l'attività, l'esperienza puramente fisica. L'orientamento omosessuale è rappresentato dalla comparsa nella sfera della coscienza di una preponderanza di sentimenti, pensieri erotici e fantasie che riguardano un individuo dello stesso sesso. L'identità consiste invece in un durevole autoriconoscimento del sentire e vivere l'omosessualità. Sull'origine dell'omosessualità molte sono le teorie, ma non si è giunti ad una conclusione certa ed univoca. Negli anni 60 la ricerca del gene dell'omosessualità, della sua determinazione genetica hanno avuto molto vigore, ma non hanno portato a risultati che avvalorassero l'ipotesi. Sono stati chiamati in causa anche fattori biologici, soprattutto ormonali. Molto attiva è stata la ricerca sul livello di androgeni, in particolare del 4 testosterone. Anche in questo caso non si è approdati a risultati convincenti. Ricche di evidenze, anche se non del tutto esaustive, sono le ricerche del background familiare e psicologico associato a questo orientamento sessuale. Nelle famiglie, già nel 1962, Bieber aveva descritto il "Classical triangular pattern" per lo sviluppo dell'omosessualità maschile. Il quadro era composto da una madre iperprotettiva e dominante e da un padre debole od ostile, oppure molto distante fisicamente o psicologicamente dalle questioni di casa. Il figlio è invece un soggetto che predilige giochi tranquilli, non incline agli sport e all'attività fisica e molto legato alla madre, con invece relazioni disturbate con fratelli e sorelle. Anche nello sviluppo dell'omosessualità femminile la famiglia è stata considerata come fattore predisponente. E' di tipo conflittuale, ancora con madri dominanti e padri in grado di giocare solo ruoli subalterni e secondari. Al contrario dei maschi, il loro comportamento da bambine è stato descritto come di "maschiacci". In linea generale, tuttavia, va rilevato che se il comportamento sessuale è molto più determinato dalle esperienze e dall'apprendimento che da questioni biologiche, occorre forse rifarsi a un modello di multideterminazione. In esso, si può vedere come l'identità sessuale discenda da questioni biologiche, dalla percezione dell'immagine di sé, dall'organizzazione del rapporto con il proprio sé psichico e corporeo, da vicende familiare e da modelli educativi ancora familiari, ma anche sociali. Senza dimenticare tutto il bagaglio di esperienze che viene accumulato nello scorrere dell'esistenza, soprattutto nel corso del suoi anni "formativi". L'OMOSESSUALITA' FEMMINILE Non viene descritto un modo univoco del sentire e dell'essere donna lesbica (dall'isola di Lesbo dove risiedeva la poetessa Saffo che decantava in versi l'amore tra donne). Ne vengono quindi descritte tre varianti: 1. lesbiche sepataratiste 2. 3. Per scelta ideologica riducono al minimo le relazioni con uomini o con donne eterosessuali e si impegnano culturalmente e politicamente contro una società patriarcale e maschilista. Lesbiche "butch" Donna omosessuali che apparentemente sembrano possedere caratteristiche fisiche e psichiche maschili e il cui modo di vestire tende a sminuire la loro femminilità Lesbiche "femme" Donne lesbiche più femminili che si curano, si truccano e si ingioiellano. A questa distinzione peraltro non corrispondono necessariamente comportamenti e ruoli sessuali attivo e passivo. A volte una o entrambe le donne di una coppia lesbica possono essere bisessuali. Una ricerca americana sull'identità sessuale lesbica ha rivelato che il 90% delle 323 lesbiche intervistate aveva avuto esperienze eterosessuali ed il 43% anche dopo essersi dichiarate lesbiche. In molti ambienti omosessuali la persona bisessuale non viene accettata di buon grado perché viene vista come incapace ad orientarsi definitivamente verso i reali desideri e tendenze, come traditrice del mondo femminile o come potenziale veicolo di trasmissione di malattie sessualmente trasmesse (AIDS). La gelosia sembra connotare in maniera forte le relazioni lesbiche. Secondo una ricerca americana il 74% delle donne lesbiche si dichiara gelosa contro il 35% dei gay. Il desiderio di maternità nella donna lesbica spesso viene naturalmente soddisfatto. In America infatti un terzo delle lesbiche sono madri e vivono con i loro figli e altre si rivolgono all'inseminazione artificiale, all'adozione o all'affidamento. Di converso le lesbiche separatiste ritengono la maternità ed in particolare accogliere spermatozoi nel proprio corpo, la gravidanza, il parto e l'allattamento atti specificatamete eterosessuali, così che questa scelta di procreazione non viene condivisa. L'OMOSESSUALITA' MASCHILE La nostra cultura di appartenenza ha determinato rigidamente durante i secoli ciò che è maschile e ciò che è femminile, attribuendo maggiore valore alle qualità tradizionalmente maschili e determinando fin dall'infanzia ruoli sessuali ben definiti. Si deve quindi considerare che l'omosessuale maschio abbia dovuto imparare ad accettare emozioni e sensazioni che la società solitamente non connota come maschili, trovandosi a vivere e a sentire quella parte femminile doppiamente osteggiata dalla cultura dominante. Di base l'omosessuale maschio non tende alla promiscuità, come è emerso dall'inchiesta Arcigay/Ispes del 1988. Fu evidenziato infatti che il 90% degli omosessuali considerava il rapporto di coppia come la migliore forma di relazione e il 41,5% al momento della ricerca ne viveva una. Solo il 15,1% degli intervistati nel 1990 in un sondaggio condotto dall'Arcigay in collaborazione con l'Istituto Superiore di Sanità aveva vissuto esperienze sessuali esclusivamente occasionali. 5 L'omosessualità Copyright by THEA 2004 Questo articolo vuol far riflettere non tanto sugli omosessuali, le loro campagne, la loro presenza nella società; vuole invece usare l'omosessualità come una cartina al tornasole per riflettere su se stessi. Un po' di teoria - L'omosessualità è l'attrazione sessuale verso persone dello stesso sesso. Nonostante persista ancora in molte società una riprovazione morale e religiosa dell'omosessualità, nei paesi più evoluti si è fatta strada un'ampia tolleranza del fenomeno; oggi molti ritengono che sia una normale espressione della propria sessualità. Ciò si deve all'azione di gruppi di sensibilizzazione attivi, soprattutto negli Stati Uniti, dal 1960. Il 26 giugno 1969 i proprietari del bar (lo Stonewall Inn) frequentato dalla comunità omosessuale del Greenich Village a New York insorsero contro un raid della polizia locale, dando vita al primo Gay Pride, la giornata dell'orgoglio omosessuale. In Italia il FUORI (fondato nel 1972) e l'ARCIGAY (1980) hanno difeso la causa degli omosessuali, trovando riscontri in una parte non marginale della popolazione. Dal punto di vista scientifico l'omosessualità non è un vizio, non è una perversione, non è una malattia. Già nel 1973 l'APA (American Psychiatric Association) lo aveva stabilito, classificandola nel 1987 fra le varianti non patologiche della sessualità umana. Nel 1991 l'Organizzazione mondiale della sanità l'ha esclusa dalla classificazione delle malattie. Poiché i dati sulla popolazione sono costanti nei vari paesi (4-5% degli uomini e 2-4% delle donne), non si può parlare di circostanze personali, familiari o socioculturali (che farebbero variare la statistica da paese a paese), ma occorre orientarsi verso l'ipotesi costituzionale; oltre alla teoria ormonale, attualmente nell'ambito dell'ipotesi costituzionale si sta studiando la predisposizione genetica (il 25% di fratelli omosessuali è omosessuale e il 50% dei gemelli omozigoti di un omosessuale è pure omosessuale, mentre lo è solo il 22% se si tratta di gemelli dizigoti, cioè con diverso patrimonio genetico). Un po' di pratica - Il Well-being non è di destra né di sinistra, non è laico né clericale, è la filosofia del buon senso, della civiltà, del progresso umano. Come tale attinge idee e spunti da ogni disciplina, da ogni teoria, da ogni filosofia o religione: purché ci sia buon senso e civiltà. L'omosessualità è un buon banco di prova. Molti dei visitatori del sito e dei lettori di questo articolo non sono omosessuali. È proprio a loro che mi rivolgo sollecitandoli a sospendere per un attimo la lettura e a chiedersi che cos'è per loro l'omosessualità? Rispondete con sincerità. Un peccato Un crimine Una malattia Un comportamento sessuale Risposto? E allora vediamo cosa si scopre. La scoperta - L'omosessualità è un concetto eccezionale perché si scopre facilmente che la risposta che viene data alla domanda sul suo significato può essere respinta al mittente. Un peccato - Avete una visione troppo "religiosa" della vita. La religione deve migliorare la nostra esistenza, non renderla una serie di regole senza senso da seguire per avere un premio. 6 Considerate le antiche religioni o la posizione della chiesa nei secoli passati. Quante energie sprecate rincorrendo falsi precetti! La vera religione ci fa vivere meglio, non distrugge gli uomini né ci fa odiare i nostri simili. Il vero peccato è "scagliare la prima pietra". Un crimine - Avete una posizione rigida che tende a fare di voi un giudice. Per voi la legge non è l'espressione degli uomini, ma l'espressione di cosa credete giusto. Con questo atteggiamento è giustificata ogni forma di violenza in nome della morale, della famiglia, della patria ecc. ... fino ad arrivare ai forni crematori. Forse siete voi i criminali. Una malattia - Come avete visto nella parte teorica, ormai le persone di scienza non la reputano più una malattia (anche la scienza evolve...). Non avete sufficiente spirito critico per andare avanti, preferite seguire il gruppo e adagiarsi sui luoghi comuni. La vostra malattia è l'assenza della voglia di conoscere veramente i problemi, di andare al passo con i tempi, di essere figli del terzo millennio: forse è vecchiaia... Un comportamento sessuale - È la risposta da Well-being, da persona civile, moderna. Un comportamento sessuale non è né positivo né negativo, dipende come si manifesta. Se c'è rispetto per sé e per gli altri è lecito, se manca è riprovevole. Cos'è l'omosessualità Prof.ssa Vittoria Airoldi, Presidente del Centro Lombardo Metodo Billings In una società che la esibisce o addirittura la brandisce per la rivendicazione di diritti e libertà, l'omosessualità si è caricata di significati e convinzioni assolutamente estranei alla realtà effettiva e naturale. L'omosessualità infatti, contrariamente a ciò che comunemente si ritiene, non è un "disturbo" sessuale ma un problema di identità di genere: l'omosessualità è il sintomo di un arresto dello sviluppo dell'identità di genere maschile (o femminile, nel lesbismo). Ma non è tutto: ci sono altre "insane" convinzioni che vanno assolutamente chiarite. L'omosessualità non è affatto un problema diffuso: solo l'1-2% della popolazione sviluppa questa tendenza nelle società occidentali, che sono tra l'altro contesti decisamente "favorenti" rispetto ad altri... L'omosessualità non è un fatto genetico: la notizia diffusa nei primi anni '90 in base alla quale esisterebbe un "cervello gay" si è rivelata essere un artificioso tentativo di fornire una giustificazione biologica ad uno stile di vita... L'omosessualità non è nemmeno una condizione irreversibile: oggi sono note tantissime storie di cambiamento che grazie alla loro testimonianza, incoraggiano altri nello stesso percorso. L'ultima insinuazione da sfatare riguardo la condizione omosessuale è la sua presunta normalità: i mass media "politically correct" modificano e gonfiano l'immagine dell'omosessuale, che appare sempre bello, curato, in pace con se stesso, positivo, equilibrato. Nella realtà concreta la stragrande maggioranza delle persone con comportamento omosessuale soffre, anche se maschera, la sofferenza. E la frustrazione di chi patisce questa condizione è accresciuta dal fatalismo che ha addomesticato la nostra capacità di formulare giudizi secondo un discernimento leale, oggettivo, naturale, attento e rispettoso di ciascuno. Se vuoi approfondire la questione e capire meglio per meglio giudicare, ti invitiamo a consultare il sito www.narth.com [in inglese], da cui abbiamo tratto i dati riportati nel nostro articolo. Risposte in confronto 7 Ma andiamo a dare una risposta ad alcune delle domande più frequenti sul tema 1. CHE COS'E' UN OMOSESSUALE? Un omosessuale è una persona che prova attrazione sessuale principalmente per altre persone del suo stesso sesso Lesbismo (o saffismo) Omosessualità femminile. Il termine deriva dall'isola di Lesbo sulla quale anticamente si riteneva fosse particolarmente diffuso tale costume sessuale (vi visse, per es., la poetessa Saffo, autrice di bellissimi versi d'amore dedicati ad amiche e compagne) Bisessuale Individuo (maschio o femmina) che trae soddisfazione sessuale con persone di entrambi i sessi. Pressoché tutti gli individui attraversano durante la loro vita un periodo di bisessualità, prima che si manifesti in modo preciso la propria propensione per l'eterosessualità o l'omosessualità. Più in generale è relativamente alta la percentuale degli individui che nella loro vita hanno avuto esperienze - magari solo occasionali - con persone di entrambi i sessi. 2. CHE COSA DETERMINA L'ORIENTAMENTO SESSUALE DI UNA PERSONA? Non si conosce qual è la causa dell'eterosessualità o dell'omosessualità. Una teoria sostiene che l'orientamento sessuale sia determinato prima della nascita e derivi da fattori genetici. Secondo altre, sono i fattori ambientali a determinarlo, dopo la nascita. In ogni caso, l'orientamento sessuale di ciascuno di noi normalmente si determina molto precocemente 3. PUO' ESSERE CAMBIATO L'ORIENTAMENTO SESSUALE ? Degli studi hanno indicato che coloro che hanno tentato di cambiare il loro orientamento sessuale, solitamente hanno avuto degli insuccessi e spesso sono caduti in una forte depressione, in alcuni casi spingendosi fino al suicidio. Perchè quindi andare contro sè stessi, forzarsi ad un cambiamento innaturale? 4. COSA DICE LA RELIGIONE A PROPOSITO DELL'OMOSESSUALITA' ? Molte religioni mondiali non condannano l'omosessualità. La religione cattolica, invece, ha utilizzato alcuni versetti delle sacre scritture per condannarla, nonostante Gesù non affrontò mai l'argomento Come si espandono le conoscenze, anche le religioni aprono i loro orizzonti. Emblematico è il caso di Galileo che fu imprigionato dalla Chiesa Cattolica a causa delle sue teorie in base alle quali la terra non era al centro dell'universo. Darwin, che sviluppò la teoria dell'evoluzione, fu tacciato di essere blasfemo. Bisogna tener conto, inoltre, del fatto che l'atteggiamento della chiesa di base è fortunatamente assai più benevolo e tollerante di quello delle alte gerarchie, (domande e risposte in parte tratte dal sito Psikopedagogica.it) 8 Scusi professore cos’è l’omosessualità ? L'intervista ad un professore di religione di una scuola media che ha preferito restare anonimo e che ringrazio vivamente per la disponibilità. Omosessualità Se ne parla nelle scuole medie? La prima risposta è no! Ad onor del vero, non è che non se ne parli. A volte si è costretti a parlarne per motivazioni oggettive che sono: le battute di alcuni alunni, l'offesa contro qualcuno, le domande stesse dei ragazzi durante la trattazione di temi che possono essere inerenti alla tematica omosessuale. Se escludiamo questi interventi il tema in oggetto non è volutamente presente nella formazione dell'adolescente dagli 11 ai 14 anni. Tuttavia devo anche ammettere che non solo questo, ma anche altri temi non vengono affrontati, eppure sono temi non così particolari. Prendiamo ad esempio il tempo libero, il rapporto con extracomunitari, lo stesso rapporto maschio-femmina... Come interviene un professore se si accorge che un suo alunno è gay e discriminato dai compagni? La domanda è veramente difficile. Sarebbe forse più giusto chiedersi: "Perché un insegnante non interviene se ne viene a conoscenza?" Io ti posso solo dire che quando ho avuto un presentimento nei confronti di un mio alunno che qualcosa non fosse diciamo pure 'nella norma', ho cercato di parlarne ai miei colleghi durante i consigli di classe restando semplicemente nel vago, cioè chiedendo se anche loro avevano riscontrato un comportamento un po' 'effeminato' in quel tale alunno. E, a parte eventuali battute o sorrisi, ci siamo trovati impreparati ad affrontare un simile problema. Ci siamo chiesti più volte se alcuni atteggiamenti non siano dettati semplicemente dall'età particolare dei ragazzi. Sono in piena fase evolutiva per cui non sempre assumono atteggiamenti consoni alla loro sfera sessuale. E non c'è da sottovalutare anche il rapporto che essi hanno con i genitori, questo è da tenere in forte considerazione. Dove domina la madre forse gli atteggiamenti rasentano la femminilità; dove domina il padre abbiamo un atteggiamento più mascolino. Perché se è pur vero che si notano di più gli atteggiamenti effeminati, non sfuggono neanche gli atteggiamenti troppo mascolini delle ragazze. Anche queste denotano una scelta che non è stata ancora fatta in favore della loro femminilità. Certo, un atteggiamento mascolino in una donna viene etichettato semplicemente come 'malghesa' [termine dialettale, ndr], quello femminile in un ragazzo solo come 'frocio'! La differenza è notevole. E quindi anche l'intervento (quando c'è) dell'insegnante deve essere equilibrato, scientifico e discreto. Si fa educazione sessuale nelle scuole medie? Viene fatto dall'insegnante di scienze in appoggio con quella di lettere. A volte viene anche chiamato un 'esperto' dall'esterno che quasi sempre è un medico dell'ASL [Azienda Sanitaria Locale] che ha proprio il compito di girare nelle scuole per questo tipo di formazione. Io personalmente non ho avuto un'esperienza positiva con questi medici (o psicologi): vengono in classe ed iniziano la loro lezione quasi fosse la recita di un copione ormai sgualcito dalle troppe 'entrate in scena'. Bisognerebbe fare un discorso molto lungo e approfondito su questi interventi in campo evolutivo! In molte scuole è anche l'insegnante di religione che si affianca ai colleghi non tanto per correggere alcune spiegazioni, o per sottolineare alcune azioni che possono cadere nel 9 peccato, ma per una completezza di dati. C'è l'aspetto scientifico dell'educazione sessuale, ma c'è anche la componente morale e spirituale. Mai nessun alunno ti ha raccontato la sua omosessualità? Esplicitamente mai nessuno. Ho tuttavia avuto un presentimento su alcuni miei alunni che facevano dubitare della loro scelta sessuale. Ho poi saputo, attraverso le piccole battute e non, di altri alunni, di qualcuno che provava piacere ad allungare le mani verso i genitali dei compagni. O altri che negli spogliatoi erano particolarmente curiosi del contenuto degli slip di alcuni compagni un po' più evoluti. E per concludere di ragazzi che arrossivano quando altri si permettevano di 'etichettare' come gay dei compagni. Sono tutte realtà presenti nelle classi. COSA DICONO I DOCUMENTI DEL MAGISTERO sulla tendenza, gli atti e le unioni omosessuali Congregazione per la Dottrina della Fede Alcune questioni di etica sessuale (Persona humana). Dichiarazione. 29 dicembre 1975, n° 8 La cura pastorale delle persone omosessuali (Homosexualitatis problema). Lettera. 1 ottobre 1986 Alcune considerazioni concernenti la risposta a proposte di legge sulla non discriminazione delle persone omosessuali. 24 luglio 1992 Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali 3 giugno 2003 Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica sulla Collaborazione dell'uomo e della donna nella Chiesa e nel Mondo, 31 maggio 2004 Pontificio Consiglio per la Famiglia1 Lettera ai Presidenti delle Conferenze Episcopali d'Europa circa la risoluzione del Parlamento Europeo in merito alle coppie omosessuali, 25 marzo 1994 Sessualità umana: verità e significato. Orientamenti educativi in famiglia. 8 dicembre 1995, nn. 104.125 Dichiarazione sulla Risoluzione del Parlamento Europeo del 16 marzo 2000che equipara famiglia e unioni di fatto comprese quelle omosessuali, 17 marzo 2000 Famiglia, matrimonio e “unioni di fatto” 26 luglio 2000, n° 23 1 Meritano di essere prese in considerazione anche alcune voci del Lexicon curato dal Pontificio Consiglio per la Famiglia ed edito nel 2004. Segnaliamo le seguenti voci: “Identità e differenza sessuale” di A. Scola; “Ideologia di genere: pericoli e portata” di O.A. Revoredo; “Omosessualità e omofobia” di T. Anatrella. 10 Congregazione per l'Educazione Cattolica Orientamenti educativi sull'amore umano. Lineamenti di educazione sessuale. 1 novembre 1983, nn. 101-103 Interventi diretti di Giovanni Paolo II Angelus del 20 febbraio 1994 Angelus del 19 giugno 1994 Angelus del 9 luglio 2000 Catechismo della Chiesa Cattolica2 2357-2359. 2396 DEFINIZIONE Definizione. “L'omosessualità designa la relazione tra uomini e donne che provano un'attrattiva sessuale, esclusiva o predominante, verso persone del medesimo sesso” (CCC 2357). Non solo sesso. “La persona umana, creata a immagine e somiglianza di Dio, non può essere definita in modo adeguato con un riduttivo riferimento solo al suo orientamento sessuale. Qualsiasi persona che vive sulla faccia della terra ha problemi e difficoltà personali, ma anche opportunità di crescita, risorse, talenti e doni propri. La Chiesa offre quel contesto del quale oggi si sente una estrema esigenza per la cura della persona umana, proprio quando rifiuta di considerare la persona puramente come un eterosessuale o un omosessuale e sottolinea che ognuno ha la stessa identità fondamentale: essere creatura e, per grazia, figlio di Dio, erede della vita eterna” (Cura 16). Distinguere. Tenere “conto della distinzione comunemente operata fra condizione o tendenza omosessuale e atti omosessuali” (Cura 3). “Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova” (CCC 2358). Libertà fondamentale. “In un caso determinato possono essere esistite nel passato o possono tuttora sussistere circostanze tali da ridurre o addirittura da togliere la colpevolezza del singolo; altre circostanze al contrario possono accrescerla. Deve essere comunque evitata la presunzione infondata e umiliante che il comportamento omosessuale delle persone omosessuali sia sempre e totalmente soggetto a coazione e pertanto senza colpa. In realtà anche nelle persone con tendenza omosessuale deve essere riconosciuto quella libertà fondamentale che caratterizza la persona umana e le conferisce la sua particolare dignità” (Cura 11; cfr. Sessualità 104). Espressione di un disordine. “La particolare inclinazione della persona omosessuale, benché non sia in sé peccato, costituisce tuttavia una tendenza, più o meno forte, verso un comportamento intrinsecamente cattivo dal punto di vista morale. Per questo motivo l'inclinazione stessa deve essere considerata come oggettivamente disordinata” (Cura 3). 2 Si tenga presente che l'edizione tipica del CCC venne promulgata nel 1997 (l'edizione del 1992 fu "ad experimentum" per cinque anni) con la lettera apostolica di Giovanni Paolo II Laetamur magnopere (15 agosto 1997). Rispetto all'edizione francese del 1992 (e a tutte quelle che ne sono derivate nelle altre lingue), l'edizione tipica contiene un centinaio di modifiche a livello di contenuti, tra le quali anche alcune modifiche concernenti il nostro tema. 11 QUALE ATTEGGIAMENTO ADOTTARE? Accogliere e sostenere la persona. “Nell'azione pastorale questi omosessuali devono essere accolti con comprensione e sostenuti nella speranza di superare le loro difficoltà personali e il loro disadattamento sociale. La loro colpevolezza sarà giudicata con prudenza” (Persona 8). Condannare ogni mancanza di rispetto. “Va deplorato con fermezza che le persone omosessuali siano state e siano oggetto di espressioni malevole e di azioni violente. Simili comportamenti meritano la condanna dei pastori della Chiesa, ovunque si verifichino. Essi rivelano una mancanza di rispetto per gli altri, lesiva dei principi elementari su cui si basa la convivenza civile. La dignità propria di ogni persona deve essere sempre rispettata nelle parole, nelle azioni e nelle legislazioni” (Cura 10; cfr. anche Sessualità 104). Rispetto non significa approvazione. “La Chiesa insegna che il rispetto verso le persone omosessuali non può portare in alcun modo all'approvazione del comportamento omosessuale oppure al riconoscimento legale delle unioni omosessuali... Tutti i fedeli sono tenuti a opporsi al riconoscimento legale delle unioni omosessuali... i politici cattolici lo sono in particolare... Il parlamentare cattolico ha il dovere di esprimere chiaramente e pubblicamente il suo disaccordo e votare contro il progetto di legge... deve opporsi nei modi a lui possibili e rendere nota la sua opposizione: si tratta di un doveroso atto di testimonianza della verità” (Riconoscimento 10-11). QUALI I PUNTI DI VIGILANZA? Attenzione all'idea di fondo. “Alcuni sostengono che la tendenza omosessuale, in certi casi, non è il risultato di una scelta deliberata e che la persona omosessuale non ha alternative, ma è costretta a comportarsi in modo omosessuale. Di conseguenza si afferma che essa agirebbe in questi casi senza colpa, non essendo veramente libera” (Cura 11). L'ideologia di genere. “Non deve essere sottovalutata la diffusione di una certa ideologia di gender. L'essere uomo o donna non sarebbe determinato fondamentalmente dal sesso, bensì della cultura. Tale ideologia attacca le fondamenta della famiglia e delle relazioni interpersonali... In questo modo, ogni azione sessuale sarebbe giustificabile, inclusa l'omosessualità, e spetterebbe alla società cambiare per fare posto, oltre a quello maschile e femminile, ad altri generi nella configurazione della vita sociale” (Famiglia 8; cfr. Collaborazione 2). Una falsa concezione di natura. “Non di rado l'insistenza della Chiesa sull'etica del matrimonio e della famiglia viene equivocata, come se la comunità cristiana volesse imporre a tutta la società una prospettiva di fede valida solo per i credenti... In realtà il matrimonio, quale unione stabile di un uomo e una donna che si impegnano al dono reciproco di sé e si aprono alla generazione della vita, non è soltanto un valore cristiano, ma un valore originario della creazione. Smarrire tale verità non è un problema per i soli credenti, ma un pericolo per l'intera umanità. Oggi purtroppo serpeggia un relativismo, che spinge a dubitare dell'esistenza stessa di una verità oggettiva. Riecheggia la ben nota domanda posta da Pilato a Gesù: "che cosa è la verità?" (Gv 18,38). A partire da tale scetticismo, si giunge a una falsa concezione della libertà, che pretende di sottrarsi ad ogni limite etico e di riformulare a proprio arbitrio i dati più evidenti della natura” (Angelus 19.6.1994). La tattica della discriminazione. “Una delle tattiche usate è quella di affermare, con toni di protesta, che qualsiasi critica o riserva nei confronti delle persone omosessuali, delle loro attività e del loro stile di vita, è semplicemente una forma di ingiusta discriminazione”(Cura 9). “Il passaggio dal riconoscimento dell'omosessualità come fattore in base al quale è illegale discriminare può 12 portare facilmente, se non automaticamente, alla protezione legislativa dell'omosessualità” (Risposte 13). La strumentalizzazione della Bibbia. “Tra le cause che hanno portato confusione nei confronti dell'insegnamento della Chiesa, va segnalata una nuova esegesi della Sacra Scrittura 3, secondo cui la Bibbia o non avrebbe niente da dire sul problema dell'omosessualità, o addirittura ne darebbe in qualche modo una tacita approvazione, oppure offrirebbe prescrizioni morali così culturalmente e storicamente condizionate che non potrebbero più essere applicate alla vita contemporanea. Tali opinioni, gravemente erronee e fuorvianti, richiedono speciale vigilanza”(Cura 4). I gruppi di pressione. “Oggi un numero sempre più vasto di persone, anche all'interno della Chiesa, esercitano una fortissima pressione per portarla ad accettare la condizione omosessuale, come se non fosse disordinata e a legittimare gli atti omosessuali. Quelli che, all'interno della comunità di fede, spingono in questa direzione, hanno sovente stretti legami con coloro che agiscono al di fuori di essa” (Cura 8). “Anche all'interno della Chiesa si è formata una tendenza, costituita da gruppi di pressione con diversi nomi e di diversa ampiezza, che tenta di accreditarsi quale rappresentante di tutte le persone omosessuali che sono cattoliche. Di fatto i suoi seguaci sono per lo più persone che o ignorano l'insegnamento della Chiesa o cercano in qualche modo di sovvertirlo. Si tenta di raccogliere sotto l'egida del Cristianesimo persone omosessuali che non hanno alcuna intenzione di abbandonare il loro comportamento omosessuale” (Cura 9). “Alcuni gruppi usano qualificare come cattoliche le loro organizzazioni o le persone a cui intendono rivolgersi, ma in realtà essi non difendono e non promuovono l'insegnamento del Magistero, anzi talvolta lo attaccano apertamente” (Cura 14). Programmi e pubblicazioni. “Questa Congregazione desidera chiedere ai Vescovi di essere particolarmente vigilanti nei confronti di quei programmi che di fatto tentano di esercitare una pressione sulla Chiesa perché essa cambi la sua dottrina, anche se a parole talvolta si nega che sia così. Un attento studio delle dichiarazioni pubbliche in essi contenute e delle attività che promuovono rivela una calcolata ambiguità, attraverso cui cercano di fuorviare i pastori e i fedeli” (Cura 14). Interventi nelle scuole. “Dovrà essere ritirato ogni appoggio a qualunque organizzazione che cerchi di sovvertire l'insegnamento della Chiesa, che sia ambigua nei suoi confronti, o che lo trascuri completamente... Speciale attenzione dovrebbe essere rivolta alla pratica della programmazione di celebrazioni religiose e all'uso di edifici appartenenti alla Chiesa da parte di questi gruppi, compresa la possibilità di disporre delle scuole e degli istituti cattolici di studi superiori” (Cura 17). QUALE APPROCCIO PASTORALE? La passione per la Verità “Una delle dimensioni essenziali di una autentica cura pastorale è l'identificazione delle cause che hanno portato alla confusione nei confronti dell'insegnamento della Chiesa” (Cura 4). “Dai ministri si richiede studio attento, impegno concreto e riflessione onesta, teologicamente equilibrata” (Cura 2). I ministri della Chiesa devono fare in modo che le persone omosessuali affidate alle loro cure non siano fuorviate da queste opinioni, così profondamente opposte 3 Si fa qui riferimento anche al testo del gesuita americano John McNeill, The Church and the Homosexual, 1976 tradotto da Mondadori nel 1979, dichiarato non conforme all'insegnamento morale della Chiesa. La lettura di McNeill, respinta dagli stessi esegeti e biblisti, purtroppo ha fatto e continua a far scuola. 13 all'insegnamento della Chiesa... Essa si preoccupa sinceramente anche dei molti che non si sentono rappresentati dai movimenti pro-omosessuali, e di quelli che potrebbero essere tentati di credere alla loro ingannevole propaganda” (Cura 8-9). “Sarà compito della famiglia e dell'educatore cercare innanzitutto di individuare i fattori che spingono verso l'omosessualità: vedere se si tratti di fattori fisiologici o psicologici, se essa sia il risultato di una falsa educazione o della mancanza di una evoluzione sessuale normale, se provenga da abitudine contratta o da cattivi esempi o da altri fattori... Più in particolare, nel ricercare le cause di questo disordine, la famiglia e l'educatore dovranno tenere conto degli elementi di giudizio proposti dal Magistero e si serviranno del contributo che varie discipline possono offrire. Si dovranno, infatti, valutare elementi di ordine diverso: mancanza di affetto, immaturità, impulsi ossessivi, seduzioni, isolamento sociale, depravazione dei costumi, licenziosità di spettacoli e pubblicazioni. Tuttavia, in profondità, soggiace l'innata debolezza dell'uomo, conseguenza del peccato originale; essa può sfociare nella perdita del senso di Dio e dell'uomo ed avere ripercussioni nella sfera della sessualità (Orientamenti 102) “I Vescovi si premureranno di sostenere con i mezzi a loro disposizione lo sviluppo di forme specializzate di cura pastorale per persone omosessuali. Ciò potrebbe includere la collaborazione delle scienze psicologiche, sociologiche e mediche, sempre mantenendosi in piena fedeltà alla dottrina della Chiesa” (Cura 17). “Sarà conveniente promuovere appropriati programmi di catechesi, fondati sulla verità riguardante la sessualità umana, nella sua relazione con la vita della famiglia... Tali programmi forniscono infatti un ottimo contesto, all'interno del quale può essere trattata la questione dell'omosessualità. Questa catechesi potrà aiutare anche quelle famiglie, in cui si trovano persone omosessuali, nell'affrontare un problema che le tocca così profondamente” (Cura 17). L'indicazione della Via “Cercate e comprese le cause, la famiglia e l'educatore offriranno un aiuto efficace nel processo di crescita integrale: accogliendo con comprensione; creando un clima di fiducia; incoraggiando la liberazione dell'individuo e il suo progresso nel dominio di sé; promovendo un autentico sforzo morale verso la conversione all'amore di Dio e del prossimo; suggerendo, se necessaria, l'assistenza medico-psicologica da parte di persona attenta e rispettosa dell'insegnamento della Chiesa” (Orientamenti 103). “Molti casi, specialmente quando la pratica di atti omosessuali non si è strutturata, possono giovarsi positivamente di un'appropriata terapia... genitori, da parte loro, quando avvertissero nei figli, in età infantile o adolescenziale, l'apparire di tale tendenza o dei relativi comportamenti, si facciano aiutare da persone esperte e qualificate per portare tutto l'aiuto possibile” (Sessualità 104). “Queste persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, unendo ogni sofferenza e difficoltà che possano sperimentare a motivo della loro condizione, al sacrificio della croce del Signore... Come la croce è il centro della manifestazione dell'amore redentivo di Dio per noi in Gesù così la conformità all'autorinnegamento di uomini e donne omosessuali con il sacrificio del Signore costituirà per loro una fonte di autodonazione” (Cura 12). “Le persone omosessuali sono chiamate come gli altri cristiani a vivere nella castità” (Cura 12). La forza della Vita “Un programma pastorale autentico aiuterà le persone omosessuali a tutti i livelli della loro vita spirituale, mediante i sacramenti e in particolare la frequente e sincera confessione sacramentale, mediante la preghiera, la testimonianza, il consiglio e l'aiuto individuale” (Cura 15). 14 Chiesa e omosessualità Intervento di don Giacomo Perego (biblista – Società S. Paolo) nell'ambito dell'incontro "Omosessualità: un nuovo approccio" svoltosi il 5/5/05 presso la parrocchia di S. Rita - Viareggio Inizio con un brano del Nuovo Testamento perché la Parola di Dio è luce ai nostri passi e guiderà la nostra serata. Traggo dalla 2° lettera ai Corinzi: E Dio che disse: rifulga la luce dalle tenebre, rifulse nei nostri cuori per far risplendere la conoscenza della gloria divina che rifulge sul volto di Cristo. Però noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta perché appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi. Siamo tribolati da ogni parte ma non schiacciati, siamo sconvolti ma non disperati, perseguitati ma non abbandonati, colpiti ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo. Ho voluto iniziare con questo brano perché questo brano può essere letto da diversi punti di vista. Chiunque sperimenta una ferita di qualsiasi tipo, compresa la ferita sessuale dell'omosessualità, nel momento in cui la sa consegnare nelle mani di Dio, tutto questo può veramente trasformarsi in una potenza enorme di grazia. Fatta questa premessa, il mio compito è presentare un attimo la riflessione della Chiesa sul tema dell'omosessualità. Svilupperò il mio intervento in quattro punti. Prima di tutto citerò i documenti che trattano dell' omosessualità, la definizione che ne dà la Chiesa, gli elementi di vigilanza cui ci invita la Chiesa nel contesto odierno, e infine le concrete indicazioni pastorali. 1) I documenti della chiesa I diversi documenti della Chiesa vengono da vari organismi ecclesiali, prima di tutto la Congregazione per la Dottrina della Fede che ha fatto 5 interventi, il Pontificio Consiglio per la Famiglia che ne ha fatti 4, la Congregazione per l'Educazione Cattolica che ne ha fatto1 e ben 3 interventi del Santo Padre all'Angelus. E poi chiaramente il Catechismo. Ora solo da queste menzioni voi notate che il tema dell'omosessualità è un tema che tocca tre punti nodali della nostra vita di ogni giorno. Prima di tutto quello della fede, poi quello della famiglia e il terzo è quello dell'educazione cattolica.Quindi questi tre ambiti sono gli ambiti più esposti. Non è solo un dibattito razionale quello che facciamo, c'è di mezzo una battaglia spirituale ed è bene tenerlo presente. 2)Qual'è la definizione che la Chiesa cattolica dà dell'omosessualità? Il primo punto che la Chiesa tende a sottolineare è che la Chiesa si rifiuta di considerare la persona a partire solo dal suo orientamento sessuale. Per la chiesa non c'è l'eterosessuale o l'omosessuale, ma c'è una persona che è figlia di Dio, che è depositaria di un dono di grazia, che ha i suoi talenti e ha le sue ferite, che vanno riconosciute, confessate e affidate a Dio. La Chiesa invita i fedeli a distinguere tra l'orientamento, l'inclinazione, la tendenza omosessuale e gli atti. Se gli atti o il comportamento omosessuale sono oggetto di colpa morale, l'orientamento è segno di un disordine, è una spia che si accende per dire che la persona porta dentro di sè una ferita. Ecco perché nei documenti della Chiesa si dice che lo stesso orientamento, la stessa tendenza è qualcosa di oggettivamente disordinato, nel senso che è una spia oggettiva di un disordine che uno porta dentro. La Chiesa invita sempre a distinguere il grado di colpevolezza, questo non è un campo in cui si può generalizzare e trovare l'etichetta per tutti , ogni persona è un caso a sé, ogni persona porta una storia che può rendere più grave la colpa personale. Ad esempio, una persona che 15 continuamente va a cercare siti pornografici in internet o va a chattare con partner che portano alla deriva......è chiaro che la persona si trova con un orientamento che cresce sempre di più e ha una colpa personale molto grande. Dall'altra parte ci possono essere invece situazioni in cui la colpevolezza è ridotta, pensate al caso di una persona che subisce un abuso o una persona che subisce una violenza o una persona che ha una situazione familiare completamente disgregata, ci possono essere tanti motivi che riducono l'elemento di colpevolezza anche se la Chiesa tende sempre a sottolineare che la persona è sempre libera di scegliere. Una delle ideologie diffuse oggi è quella che sostiene che la persona omosessuale è nata così, è senza colpa, per cui il suo comportamento è in un certo senso condizionato, non è libera. La Chiesa dice no, la persona è libera anche se ci possono essere delle condizioni che riducono o aumentano il grado di colpevolezza. Sempre a livello di definizione, la Chiesa invita ad avere un atteggiamento di grande accoglienza, che non è dare una pacca sulla spalla a qualcuno, ma è aiutare la persona a far emergere quello che ha nel cuore proponendo un percorso propositivo. Il nostro punto di riferimento come cristiani è la piena fioritura della personalità che ci rivela Cristo, per cui anche la persona che porta con sè questa tendenza omosessuale è chiamata a giungere a questa fioritura, anche se il percorso può presentarsi particolarmente difficile, complesso e anche doloroso. 3) La vigilanza La Chiesa ci invita ad essere molto vigilanti perché su questo argomento ci sono degli elementi di corrosione sia all'interno della Chiesa che all'esterno. Cosa intende la Chiesa quando ci chiama a vigilare riguardo la corrosione interna? Cito direttamente dal documento sulla Cura Pastorale delle Persone Omosessuali; al numero 9 si dice: "Anche all'interno della Chiesa si è formata una tendenza costituita da gruppi di pressione con diversi nomi e di diversa ampiezza che tenta di accreditarsi quale rappresentante di tutte le persone omosessuali che sono cattoliche, difatti i suoi seguaci sono perlopiù persone che o ignorano l'insegnamento della Chiesa o cercano in qualche modo di sovvertirlo. Si tenta di raccogliere sotto l'egida del cristianesimo persone omosessuali che non hanno nessuna intenzione di abbandonare il loro comportamento omosessuale." ....e alcuni di questi gruppi usano qualificare come cattoliche le loro organizzazioni, sovente ci sono anche dei sacerdoti a guidarli. Qual'è la modalità con cui viene in genere presentato il tema dell'omosessualità da questi gruppi ? 1) Citazioni imprecise del Magistero, soprattutto del Catechismo della Chiesa Cattolica. Probabilmente voi sapete che il catechismo della Chiesa Cattolica è uscito in due edizioni: una sperimentale nel 1992, in lingua francese se non sbaglio, e dopo 5 anni è uscita l'edizione tipica latina che porta delle correzioni rispetto a quella originale proprio perché la Chiesa non ha voluto dare un catechismo dall'alto, ma ha lasciato questi 5 anni di riflessione in modo che tutte le comunità cristiane potessero intervenire. E uno dei punti su cui la Chiesa è intervenuta è il n° 2358 che tratta dell'omosessualità. Il numero precedente, che è quello citato dai gruppi cattolici, diceva così: "Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali innate, costoro non scelgono la loro condizione omosessuale, essa costituisce per la maggior parte di loro una prova." In 5 anni di riflessione il numero è stato emendato in questo modo: "Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate..." (..quindi c'è il passaggio da innate a profondamente radicate per dire che non c'è niente di innato e gli studi che ci sono in questo senso non hanno portato nessun frutto, non c'è niente di innato, nessuno viene etichettato da Dio in questo modo.)..."...questa inclinazione oggettivamente disordinata costituisce per la maggior parte di loro una prova." 16 Quindi è stato anche tolto "costoro non scelgono la loro condizione omosessuale", nel senso che c'è la libertà, perché la libertà è parte della dignità della persona e Dio non la toglie a nessuno, come non l'ha tolta al primo uomo e alla prima donna. 2) Interpretazioni bibliche balzane. Potrei fare tutta una serie di riferimenti a brani che trattano dell'omosessualità nella Bibbia, ma mi voglio concentrare su due luoghi comuni che stanno circolando proprio in questi mesi. Uno riguarda la questione del famoso Vangelo segreto di Marco che presenterebbe Gesù in atteggiamenti omosessuali. Questo lo trovate in diversa divulgazione nell'ambito gay che si basa sullo studio fatto nel 1958 da un certo Morton Smith che nel monastero di Mar Saba, nel deserto di Giuda, ha trovato un manoscritto risalente a Clemente Alessandrino secondo il quale il Vangelo di Marco si sarebbe ispirato a un Vangelo precedente, il cosiddetto Vangelo segreto, che poi Marco avrebbe epurato perché conteneva delle cose scomode. E allora qual'è questo passaggio trovato in questo manoscritto? E' un passaggio che viene inserito nel momento in cui Gesù incontra il giovane ricco, e in questo vangelo segreto si aggiungono questi versetti: "Essi giunsero a Betania dove abitava una certa donna il cui fratello era morto. Ed ella venne, si prostrò davanti a Gesù e gli disse: Figlio di Davide abbi pietà di me, ma i discepoli la rimproveravano. Gesù incollerito andò con lei nel giardino dove era la tomba e subito dalla tomba si udì giungere un grande grido e avvicinandosi Gesù rimosse la pietra che chiudeva la porta del sepolcro e subito andando dove si trovava il giovane, tese la mano lo fece levare prendendolo per la mano ma il giovane vedendolo lo amò e gli chiese di poter rimanere con lui. Usciti dalla tomba entrarono nella casa del giovane poiché egli era ricco e dopo 6 giorni Gesù gli disse ciò che doveva fare. E la sera il giovane venne a lui vestito solo di un drappo di lino sopra il corpo nudo e quella notte rimase con lui perché Gesù gli insegnò il mistero del Regno di Dio. E lasciato quel luogo ritornò sull'altra sponda del Giordano." A partire da questa aggiunta e a partire da tutta una serie di elucubrazioni mentali, si arriva a dire che Gesù ha un comportamento omosessuale. Ora non si tiene conto che il testo ha origine gnostica e gli gnostici praticavano riti di iniziazione molto simili a quelli del battesimo, il lenzuolo sul corpo nudo non indica un rapporto sessuale , ma indica un atteggiamento di spogliazione legato al cammino iniziatico che uno deve fare. Questo manoscritto del vangelo segreto di Marco è stato fotografato, ma nessuno lo ha avuto fra le mani, per cui gli studiosi, visto che non viene dato loro l'accesso al monastero di Mar Saba sono ben propensi a considerarlo un falso. Qualora anche fosse vero, bisogna tener conto che Clemente Alessandrino sbaglia sovente a citare le fonti, cioé cerca di anticipare a prima dei vangeli quello che effettivamente viene scritto dopo. Non ci sono prove del testo esplicite che parlino esplicitamente dell'omosessualità. Quindi vedete come la bolla di sapone che ha dato origine anche a pubblicazioni (soprattutto nel sud ha creato un grosso dibattito) si spegne in fretta, basta essere un pochino esperti del campo. La seconda questione è quella legata al servo del centurione. Voi sapete che nel Vangelo di Matteo e di Luca si fa riferimento a questo episodio, vale a dire un capo dei soldati romano manda da Gesù un servo facendo dire "vieni a guarire il mio servo che è malato" e Luca precisa che quel centurione lo aveva molto caro, gli voleva molto bene. Gesù non si reca in casa perché il centurione non si ritiene degno di riceverlo in casa, però il miracolo si svolge. Allora cosa dicono gli attivisti gay? Dicono che questo servo di fatto era l'amante efebico del centurione perché succedeva che quando i soldati romani nelle zone di provincia non potevano portarsi dietro la moglie, allora si portavano 17 dietro i servi, in modo da far svolgere loro anche mansioni di carattere sessuale. Ora questo servo sarebbe stato l'amante efebico, ammalatosi Gesù lo guarisce dimostrando così di avere un atteggiamento molto comprensivo nei confronti di chi praticava l'omosessualità. Va subito detto che questo centurione è profondamente amato dalla comunità giudaica locale, quindi non poteva avere un comportamento del genere, considerato aberrante per i giudei del tempo. Il vangelo di Giovanni chiama questo servo figlio del centurione, quindi più che trattarsi di un amante efebico era probabilmente un servo così fedele al suo padrone che non solo è stato riscattato dopo 6 o 7 anni di servizio, ma è stato adottato anche come figlio, pratica molto diffusa a quei tempi. Gli atti omosessuali che a volte si verificavano tra i centurioni e i loro servi, non potevano avere per la mentalità romana dei coinvolgimenti di natura affettiva perché i coinvolgimenti di natura affettiva sarebbero andati contro la virilità a cui i romani tenevano tanto, quindi erano atti di sodomia che effettivamente venivano praticati, ma non avevano niente a che fare con l'omosessualità. Questi e altri motivi ci spingono a dire che questa interpretazione è veramente un'interpretazione balzana. 3) Il terzo motivo di vigilanza, sempre legata a un motivo di riflessione interna alla Chiesa, e questo inviterei proprio a tenerlo ben presente, riguarda gli interventi educativi nelle scuole. Guardate che questi gruppi di omosessuali credenti, soprattutto l'associazione dell'Agedo, Associazione Genitori di Omosessuali, porta del materiale nelle scuole medie superiori, libri, dvd, video da presentare gratuitamente agli studenti allo scopo di educare alle diversità, di evitare che crescano degli atteggiamenti discriminatori nei ragazzi. E siccome da parte nostra sovente manca la preparazione, questo materiale entra, arriva perché gode a volte dei patrocini dei Ministeri della Pubblica Istruzione. I loro volantini a volte riportano "con il sostegno del Capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi" e entrano nelle scuole. A Milano, dove io abito, le Suore Orsoline hanno mostrato questo materiale a classi unificate. E sono Suore Orsoline. Quindi quando ci sono queste proposte, e queste proposte ormai vengono fatte nelle scuole superiori, per favore, come genitori, e i documenti della Chiesa richiamano a questo, verificate sempre il materiale che viene dato. 4) Un quarto elemento è quello legato ai sedicenti gruppo cattolici che tentano di presentare la loro posizione come la posizione della Chiesa di base che si oppone alla Chiesa di vertice. Quindi loro sarebbero i rappresentanti del popolo di Dio, della base, mentre la Chiesa di vertice cammina per suo conto, quindi tendono già a fare un'operazione di divisione. Accanto a questi elementi di vigilanza interna ci sono poi elementi di vigilanza esterna legati alla cultura che ci circonda. E la Chiesa invita soprattutto a vigilare sulla ideologia di genere. Oggi si tende a non parlare più di identità sessuale, ma di identità di genere. Cosa vuol dire identità di genere? Significa che il nostro essere uomo/donna, maschio/femmina non deriverebbe dalla natura, ma dalla cultura, per cui ci sono sì dei dati naturali (chi può negarlo?) però l'identità di genere della persona è la cultura che te la inculca. La Chiesa si oppone a questo. Noi siamo un tutt'uno, corpo, spirito, ragione e questo tutt'uno è chiamato a un cammino armonico, non è che la cultura gli inculca qualcosa che va contro l'elemento naturale, anche se può incidere. Secondo elemento di vigilanza che viene dall'esterno è vedere la famiglia come una costruzione cattolica, per cui la famiglia non sarebbe un equilibrio naturale che si viene a creare, ma qualcosa di costruito. Questi movimenti puntano soprattutto sul tema della discriminazione e dell'omofobia, cioé puntano sul tema che gli omosessuali sono discriminati, cercano di sollevare una certa 18 compassione, il cui obbiettivo non è quello di favorire l'accoglienza ma di far passare certi loro messaggi ( l'accoglienza non va negata a nessuno). Ma laddove la verità non è rispettata bisogna avere il coraggio di intervenire. La Chiesa invita anche a vigilare sul bombardamento mass-mediatico. Teniamo presente che ci troviamo in un contesto in cui siamo esposti a messaggi televisivi, manifestazioni pubbliche..... in cui si cerca di far passare una visione buona del gay attivo. E poi teorie varie come quella legata alla genetica o al comportamento animale, come se nel comportamento animale e in quello umano possano esserci delle somiglianze, oppure i riferimenti storici all'antichità classica. 4) Proposte concrete Passiamo ora a parlare delle proposte concrete, perché la Chiesa non invita solo alla vigilanza ma fa anche delle proposte concrete. 1) Favorire l'informazione affinché l'informazione non sia monopolio di qualcuno e nel favorire l'informazione i documenti della Chiesa invitano al dialogo tra le varie discipline, quindi fra le discipline legate all'ambito teologico, da cui noi riceviamo un'immagine dell'uomo, e le discipline legate all'ambito umano come la psicologia, la genetica, la sociologia, la pedagogia, sono tutti aspetti che si intrecciano e possono aiutare a comprendere il problema. 2) Accompagnare le persone che hanno un problema di identità sessuale. Accompagnare significa prima di tutto accogliere, ascoltare, e aiutare ad andare a fondo di questo problema, soprattutto i più giovani. E' interessante nel documento Orientamenti educativi sull'amore umano l'attenzione che viene posta nei genitori. Si dice ai genitori: quando vedete che nel bambino, anche piccolo, ci sono atteggiamenti di natura effemminata o qualcosa che fa pensare a un disordine di carattere sessuale cercate subito di approfondire il problema con qualcuno che sia esperto in materia, in modo da intervenire subito, prima c'è l'intervento meno la persona si struttura in un'identità sbagliata. 3) Formare gli educatori. Oggi nell'ambito della nostra Chiesa manchiamo di formazione di educatori, di catechisti, di insegnanti, di genitori, e io aggiungerei anche di preti, perché i preti non sono preparati ad affrontare questo argomento. E quindi ci ritroviamo con persone che portano dentro di sé l'orientamento omosessuale, lo vivono come indesiderato, e quando si accostano al sacerdote nel confessionale si trovano davanti a due atteggiamenti: il primo è quello di chi li stigmatizza, li dà già per dannati; immaginate queste persone, sono già ferite nel loro interno ed escono ancora più lacerate da un incontro che dovrebbe essere risanante, illuminante. Oppure, il secondo atteggiamento, è quello della pacca sulla spalla, accettati così come sei, precludendo alla persona un cammino che dovrebbe portarla alla fioritura della personalità. La Chiesa poi cita anche due parole che vengono sovente fraintese, è giusto che vengano citate e spiegate. La Chiesa invita queste persone a portare la croce e a vivere la castità. Queste due paroline vanno bene intese perché la croce, da un punto di vista cristiano, non è qualcosa che noi ci portiamo sulle spalle e ci lasciamo schiacciare sotto, la croce ha un altro lato della medaglia che è la risurrezione. La croce è un invito alla spogliazione di sè, a rinunciare a quella pulsionalità immediata che caratterizza sovente chi ha questo problema e a fare un cammino che costa sacrificio perché in seguito a questo cammino è possibile una fioritura, un equilibrio della persona. E' chiaro però che bisogna passare dalla sofferenza, si tratta di passaggi dolorosi, e anche la castità non è castrazione della persona, altrimenti tutti i religiosi, tutti i preti, tutte le suore sarebbero dei castrati. La castità è una capacità di arrivare ad un amore che sia deconcentrato dal proprio io, che sia aperto, tra l'altro l'elemento della castità non concerne solo i religiosi ma c'è anche una castità matrimoniale a cui si educano il marito e la moglie, e non sempre è facile questo equilibrio nell'ambito delle 19 coppie. Come vedete, quindi, il discorso della Chiesa non è un discorso che stigmatizza, che accusa, ma che apre delle porte luminose, sta a noi nel saperlo ben recepire e ben accogliere. Grande solidarietà contro ogni discriminazione Una lettera di don Luigi Ciotti sul Gay Pride Day Gruppo Abele Torino Torino, 3 luglio 2000 Cari amici, sono, purtroppo, impossibilitato ad esser con voi nel momento in cui ci si interroga insieme sul grande tema dei diritti e delle discriminazioni che ancora oggi subisce chi vive la condizione omosessuale. Non voglio però mancare al momento "alto" che ci è offerto da questa opportunità ed è per questo che provo a consegnarvi poche e disordinate riflessioni. Da sempre, personalmente e come Gruppo Abele, penso che una Democrazia che non tuteli e promuova i Diritti Umani non si presenti come vera democrazia. Quest'ultima significa "governo del popolo", ovvero Uguaglianza dei rapporti sociali, dei diritti civili e delle opportunità di espressione e di partecipazione alla vita sociale di ogni persona che forma quell'eterogenea e multiforme comunità di singoli definita popolo. Detto in altri termini: non è democratico un Paese che non rispetti le minoranze e i loro diritti sociali, culturali, di espressione, di dissenso, di partecipazione alla vita sociale e di organizzazione. Non solo: la Democrazia di una società è tanto più alta e più vera quanto più sono tutelate, riconosciute e valorizzate le minoranze (siano esse tali per ragioni politiche, etniche, culturali, religiose, sessuali od altro ancora). Significa intrecciare così profondamente i nostri diritti con i doveri al punto da riconoscere come preciso dovere delle istituzioni pubbliche o private e di ogni cittadino - il rispetto del diritto dell'altro, di 20 ogni altro. Solo così il "diritto" del singolo cessa di essere rivendicazione individuale o tutela di un privilegio per diventare tassello indispensabile di una giustizia più ampia: capace di tenere insieme i tanti beni comuni che compongono il convivere nella stessa comunità proprio per questo definita "civile". Purtroppo sono ancora tante le timidezze, le prudenze e le tortuosità che si frappongono su questo sentiero. La limpidezza dei ragionamenti e delle affermazioni di principio diventa così - sul piano della pratica - non trasparente, invalidata ed incapace di diventare efficace. Credo che anche rompere questi meccanismi resti preciso dovere della partecipazione democratica. Significa abilitarsi al compito - a volte davvero scomodo e controcorrente della denuncia, del coraggio della parola e della pazienza umile ma tenace che ci è chiesta dal prezioso servizio della "resistenza", perché non si perda quanto già acquisito e perché si possa consegnare ai nostri figli un mondo più umano perché più giusto. Siamo chiamati perciò a "resistere" perché mai nessuna persona venga liquidata con una definizione, con una etichetta o – peggio ancora - identificata con un ''problema". Siamo chiamati a costruire - insieme - quelle condizioni perché i principi morali che guidano le diverse componenti della nostra società non diventino affermazioni "lontane" o "ostili" nei confronti delle persone che cercano reciprocità, rispetto e giustizia. Non dimentichiamolo mai perché è un rischio per tutti: troppo coinvolti dal difendere le nostre tante identità, ci si dimentica di incontrare l'altro, quell' "Altro" che non può mai essere inteso come minaccia per la propria identità (culturale, politica, di fede religiosa...), ma solo e sempre come compagno di viaggio senza il quale il cammino non ha senso, senza il quale - per chi condivide i riferimenti al Dio di Gesù Cristo - il Vangelo non diventa Parola che libera e che salva. Non ci si può abituare alle tante discriminazioni che ogni giorno ci affiancano. L'impegno per superare alcune forme di esclusione sociale non può perdere di vista il più ampio orizzonte di ingiustizie che feriscono le nostre democrazie ed il mondo intero. Proprio perché la verità è sinfonica, siamo chiamati - sempre - ad uno sforzo a 360 gradi; ci è chiesto, in altre parole, di unire le nostre forze e di uscire dai nostri recinti perché l'impegno degli uni tomi a beneficio di tutti e non solo dei diretti interessati. Solo a queste condizioni riusciremo ad aggredire, con l'elemento superficiale che nega democrazia e giustizia, anche le cause sociali, culturali e politiche che mantengono quelle condizioni di non uguaglianza nei diritti e nei doveri. Un'ulteriore riflessione. E’ un dato inevitabile: discriminazioni, diseguaglianza e ingiustizie creano, non poche volte, "rabbia e rancore" in chi subisce queste condizioni. Non confrontarsi con questi dati è certamente miopia, ma anche superficialità colpevole di chi non prova mai a mettersi nei panni dell'altro, di colui che è vittima e che paga sulla propria pelle discriminazioni, giudizi affrettati e negazioni di speranza. Dobbiamo fare in modo, di conseguenza, che l'impegno per una società più attenta ai diritti di ognuno 21 impari anche a confrontarsi con questi sentimenti di "rabbia", di "rancore" e di sofferenza comunicate con le uniche parole che si riescono a trovare. Vuoi dire spendersi concretamente perché l'errore degli uni non legittimi altri nuovi errori; significa rompere quella spirale viziosa che incatena gli uni alle ingiustizie degli altri in una logica vendicativa incapace di generare il nuovo della giustizia. Solo se sapremo affiancare "alla rabbia dell'ingiustizia" la forza della non- violenza paziente, umile, tenace e aperta alla schiettezza di un parlare che sa dire "si, si, no, no", (Matteo 5,37) - saremo in grado di costruire quella casa comune capace di rileggere ogni diversità come ricchezza per fare della convivenza una vera scuola di reciprocità. Con questo spirito scelgo, ancora una volta, di stare dalla parte di chi "ha fame e sete di giustizia" in un percorso che vede credenti e laici impegnati insieme per una società più a misura di uomo e per una chiesa sempre più obbediente al suo Maestro e sempre più capace di saldare l'evangelizzazione alla capacità di ascolto, di accoglienza di ogni persona e di difesa dei diritti di chi è più calpestato. Quando, nel settembre 1983, Ferruccio - insegnante - decise che gli era impossibile continuare a vivere a causa delle umiliazioni e discriminazioni - continue e violente determinate dalla sua condizione omosessuale, decidemmo che l'impegno del Gruppo Abele sulla questione omosessuale doveva crescere e aprirsi a nuovi e più incisivi segni di speranza. Accogliere al nostro interno un gruppo di omosessuali credenti e permettere loro gli spazi necessari per il funzionamento ordinario della loro associazione (Associazione culturale "Davide e Gionata" ), ci apparve come doveroso: un piccolo contributo per costruire amicizia, collaborazione e per rompere separazioni tra impegni diversi accomunati dall'unico desiderio di una società — finalmente - "senza muri", in cui "non c'è più giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna" (Galati, 3,28). Per queste ragioni oggi vogliamo continuare il cammino: per perseverare in quel percorso già intrapreso da alcuni (laici e credenti) e perché crescano ancora quanti desiderano vivere senza prevaricazioni, senza "muri" che separano e che allontanano e senza le violenze che nascono dalle ingiustizie e che a volte si alimentano dalle stesse ingiustizie. Un forte abbraccio Luigi Ciotti 22