La Caritas in Veritate (CV) è la terza enciclica di Papa Benedetto XVI, dopo la Deus Caritas Est e la Spe Salvi, ed è una enciclica sociale che si colloca temporalmente dopo 18 anni dall’ultima enciclica sociale ovvero la Centesimus Annus di Giovanni Paolo II. In questi 18 anni la Dottrina Sociale della Chiesa (DSC) non è certo rimasta ferma. Tappa fondamentale è stata la pubblicazione del Compendio della DSC oltre ad altri interventi, messaggi e discorsi da parte del Papa e non solo. La DSC è sempre frutto dell’incontro del Vangelo con i problemi nuovi che l’umanità vive e deve affrontare. E la DSC è sempre conseguenza di esperienza vissuta e apertura al futuro e al trascendente; cerca di leggere l’oggi partendo dall’esperienza di ieri e protesa al domani. La CV inizialmente era pensata per uscire a 40 anni dalla Paopolorum Progressio (PP - enciclica di Papa Paolo VI del 1967). La sua uscita è stata rimandata e ha preso più tempo per la sua composizione anche a causa di una lettura dell’attuale crisi economico-finanziaria (si parla della crisi al n. 21). Il tema principale della CV non è lo “sviluppo dei popoli” (che fu della PP) ma lo “sviluppo umano integrale”. Si allarga quindi la prospettiva rispetto alla enciclica di Paolo VI ma in stretta continuità come insegnamento (infatti, tutto il primo capitolo della CV è dedicato alla rilettura del messaggio della PP). Tre sono le principali dinamiche che si ritrovano nella CV e nella PP: 1. il mondo soffre per mancanza di pensiero 2. non vi è un umanesimo vero se non aperto all’Assoluto 3. la mancanza di fraternità tra gli uomini e i popoli è causa del sottosviluppo Nel titolo di questa enciclica sono contenuti i temi più cari a Papa Benedetto XVI, che si ritrovano nel suo magistero: la Carità e l’Amore che sono essenza stessa di tutta la rivelazione cristiana. La visione della CV si ispira ad un passo della Lettera di San Paolo Apostolo agli Efesini dove l’apostolo parla dell’agire secondo verità nella carità: “Agendo secondo verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa tendendo a Lui, che è il Capo, Cristo” (Ef. 4, 15). Parlare di “Caritas in Veritate” è tornare al riassunto delle Legge e dei Profeti: amare Dio totalmente e amare il prossimo come noi stessi. La Carità nella Verità ci mostra il vero volto della Caritas (dell’Amore). Caritas è pensiero, una visione intelligente della società e degli avvenimenti, non solo il gesto umanamente buono e solidale. Caritas è incontrare il volto del Cristo in quello dei nostri fratelli, soprattutto in quelli più poveri e in quanti soffrono per la mancanza di diritti e del necessario per vivere. Lo sviluppo (dei popoli) va a braccetto con l’educazione (questo concetto è esplicitato ad es. nel n. 61 come condizione essenziale per l’efficacia della cooperazione internazionale). La CV si comprende correttamente a fondo solamente tenendo conto della visione generale e non fermandosi ai singoli capitoli (che alla lettura appaiono anche disomogenei, scritti da mani diverse e anche complessi e a tratti difficili se non si hanno conoscenze di base di teologia, di economia e di filosofia). E’ un documento lungo, non facile da leggere e difficile da riassumere perché affronta tantissimi argomenti. Necessita sicuramente di più letture e di tempo per comprenderne lo sguardo generale e per cercare di cogliere tutte le indicazioni e suggerimenti proposti. Nella CV si può rilevare la sottolineatura del primato dell’essere sul fare, cioè il primato di Dio rispetto alle risposte concrete di fronte ai problemi. Se non ci si pone in questa prospettiva si snatura ogni intervento umano e ogni azione concreta perde il proprio valore più vero, cioè lo sviluppo integrale dell’uomo. La grandezza di questa enciclica sta nel suo grande respiro: senza Dio l’uomo non sa dove andare e non sa nemmeno chi sia (cfr. Conclusione dell’enciclica). Il modo di pensare del Papa, in questa enciclica, è centrato sulla relazionalità come categoria centrale per leggere la condizione umana e le vie da percorrere per un autentico sviluppo integrale della persona e dell’umanità. La CV non è una enciclica anticapitalista e non si può definire di destra o di sinistra (e quanti sono i commenti a questo riguardo!) perché ha uno sguardo che va oltre queste distinzioni. Ispira ma non fa politica e si pone come terza via, una via di fede e di Amore all’uomo, a tutti gli uomini, a tutto l’uomo, alla persona nella sua integrità. Nella CV la “questione antropologica” diventa a pieno titolo “questione sociale”. Il Papa ci dice che non ha alcun senso esprimere solo condanne e indica invece di sfidare le persone a impegnarsi spiritualmente e intellettualmente con una fede veramente adulta e ricorda che bisogna partire dal rendere più etica e virtuosa la nostra vita quotidiana. La CV sostiene che “la società ha bisogno di verità e di amore” ed “il Cristianesimo è la religione della Verità e dell’Amore”, per questo “il più grande aiuto che la Chiesa può dare allo sviluppo è l’annuncio di Cristo”. Due sono le riflessioni ricorrenti e centrali in questo testo: la giustizia e il bene comune (richiamate già nell’Introduzione e riprese più volte). Da qui, la nuova visione che Benedetto XVI offre dell’economia, della politica e della società su un dovere condiviso di prendersi cura dell’umanità e dell’ambiente. La CV (così come tutta la DSC) non mira ad offrire soluzioni tecniche alle diverse problematiche del mondo odierno. Essa ricorda però i grandi principi che si rivelano indispensabili per costruire lo sviluppo umano dei prossimi anni. Tra questi principi troviamo l’attenzione alla vita dell’uomo, il rispetto del diritto alla libertà religiosa, il rigetto di una visione dell’essere umano che lo ritenga assoluto artefice del proprio destino. La CV contiene una seria riflessione sul senso dell’economia e sulle sue finalità. Viene affermato che l’economia ha bisogno dell’etica per il suo corretto funzionamento e deve recuperare il principio della gratuità e della “logica del dono” (al n. 34 si parla di “stupefacente esperienza del dono”) necessarie per una seria e giusta economia perché non sia solo tesa al profitto. Come criteri per una economia diversa e una società più fraterna, la CV indica i principi di sussidiarietà e di solidarietà e si invoca un’Autorità politica mondiale regolata dal diritto e riconosciuta da tutti. Una economia che deve rispettare la vita di ogni persona. Lo sviluppo integrale è un programma di sviluppo che deve tenere conto della prospettiva materiale ma anche della crescita spirituale della persona umana perché dotata di corpo e di anima. Si parla ampiamente di solidarietà ma di più di fraternità. Anzi, si dice che la fraternità è un passo in avanti, è di più della solidarietà che corre il rischio del solidarismo e quindi di una visione orizzontale dell’etica. La fraternità cristiana purifica la solidarietà umana perché richiede il riconoscimento di un unico Padre e non può che essere dono. Due temi trattai in questa enciclica risultano “nuovi”: la riflessione sull’ambiente: l’impegno per l’ambiente sarà fruttuoso se sistematicamente associato al diritto alla vita della persona umana, primo elemento per una ecologia umana che dia senso alla ecologia ambientale; la riflessione sulla tecnica: la mentalità estremamente tecnicistica è pericolosa e può sostituirsi alle ideologie, riducendo la possibilità della tecnica a tutto e puro fare e a idolo che risolve e dà risposta a tutto. Il Papa sottolinea che non c’è società nuova senza uomini nuovi e per questo conclude la sua enciclica indicando l’importanza della preghiera in una vita plasmata dalla carità, con il necessario impegno da parte di tutti gli uomini. Infatti, la CV è destinata (si legge in apertura) a tutti i cattolici e a tutti gli uomini di buona volontà. Non è un insegnamento ridotto al suo contenuto o a indicazioni formali o astratte. Non bisogna cedere al rischio di ritenere l’insegnamento contenuto nella CV come rivolto agli altri e non ad ognuno di noi, a me stesso per primo. La responsabilità personale e istituzionale sono necessarie entrambe. Gianmarco Marzocchini Direttore Caritas diocesana