I FATTORI DI CONFONDIMENTO NEL TEST ALCOLIMETRICO Bellia Marcello1, Bellia Salvatore1, Costanzo Valentina1, Bellofiore Giuseppe2 1) 2) Dipartimento di Medicina Interna e Patologie Sistemiche – Sezione di Medicina del Lavoro. Università di Catania INAIL - Sede di Catania ABSTRACT INTRODUZIONE: Prodotto dalla fermentazione degli zuccheri, l’alcol etilico, che rappresenta una delle più antiche e diffuse sostanze voluttuarie, è l’unico alcol adatto al consumo alimentare. Il suo utilizzo eccessivo è causa di pericolosità sociale e per tale motivo l’OMS lo ha inserito nella lista delle sostanze d’abuso. Il rapporto tra alcol e lavoro, già affrontato con il DPR 303/56, è stato ulteriormente approfondito con la Legge 125/2001 che vieta la somministrazione di bevande alcoliche nei luoghi di lavoro. La verifica di assenza di alcoldipendenza nei lavoratori viene affidata al Medico Competente e lo strumento per i “controlli alcolimetrici nei luoghi di lavoro” viene identificato dal D.M. 196/90 nell’etilometro. METABOLISMO DELL’ETANOLO: L'etanolo viene assorbito dallo stomaco e dall’intestino tenue per diffusione passiva e quindi trasportato al fegato. Dopo 15-40 minuti dalla sua assunzione passa in circolo e viene distribuito in tutto l’organismo; il picco di assorbimento si ha entro 30-90 min. La maggior parte (circa il 90%) dell’etanolo viene metabolizzato nell'organismo, mentre una piccola parte viene eliminato nelle urine, nel sudore e nell’aria espirata: il rapporto di alcol ematico e aria alveolare è sempre proporzionale e relativamente costante: è pari, infatti, a 2300 a 1. Per questo motivo analizzando l’alcol espirato si può calcolare il livello di alcolemia. GLI ETILOMETRI E LA VALUTAZIONE DELL’ALCOLEMIA: Esistono diversi tipi di sensori utilizzati nella valutazione dell’alcolemia, sensori a combustione catalitica, sensori a semiconduttore specifico, sensori elettrochimici, sensori a raggi infrarossi. Vengono descritti i vari etilometri indicando i vantaggi e gli svantaggi dei vari rilevatori. FATTORI DI CONFONDIMENTO: Alcuni fattori, esterni ed interni all’organismo, possono interferire sul metabolismo dell’etanolo modificandone i livelli effettivi; altri fattori possono dare indicazioni non reali, specie falsi positivi, interferendo con la strumentazione. La conoscenza di tali problematiche deve essere bagaglio del Medico Competente per evitare errori che possano comportare ingiuste penalizzazioni per i lavoratori. Vengono esaminati quindi i vari fattori di interferenza sulla farmacinetica dell’alcol nelle fasi di assorbimento, metabolizzazione ed eliminazione dell’alcol. Vengono infine descritti i fattori che possono interferire con le misure, quali esposizione a solventi industriali e a sostanze con spettri di assorbimento nell’infrarosso simili a quelli dell’alcol etilico. INTRODUZIONE Ogni anno in Italia sono attribuibili, direttamente o indirettamente, al consumo di alcol il 10% di tutte le malattie, il 10% di tutti i tumori, il 63% di cirrosi epatiche, il 41% degli omicidi, il 45% di tutti gli incidenti ed il 9% delle invalidità e delle malattie croniche(1). Secondo dati ISTAT del 2003, l’83% della popolazione italiana di età superiore ai 14 anni si considera bevitore e circa l’11% con problemi alcol-correlati o evidente sindrome da alcoldipendenza(2). Il consumo eccessivo di alcol è aggravato da notevole morbilità e mortalità; nel 1993 l’alcol ha causato circa 44000 decessi, di cui 32000 nei soli uomini (11,3% di tutti i decessi). (3) In Italia almeno 30000 persone ogni anno muoiono a causa dell’alcol per malattie, suicidi, omicidi, incidenti stradali e domestici, infortuni in ambito lavorativo. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità 1 (OMS) i costi annuali, sociali e sanitari sono pari al 2-5% del prodotto interno lordo di ogni Paese(4). In Italia il consumo di alcol pro capite ha subito una notevole riduzione nel corso degli anni. Infatti dai 13,9 l/anno del 1980 si è passati ai 7,6 l/anno del 2003, anche se sembra diminuire l’età di avvio al bere. (5) È importante osservare che di tutti i decessi attribuibili all’alcol, una quota pari al 74% è dovuta a bassi (<50 g/die) o medi (50-100 g/die) consumi. Non bisogna quindi rivolgere la nostra attenzione solo su coloro che consumano elevate quantità di alcol, ma anche su coloro che consumano quantità considerate a basso rischio o innocue. Per combattere gli effetti deleteri dell’abuso di alcol sono state emanate in Italia diverse normative operanti sia in ambito sociale che lavorativo. In campo lavorativo bisogna aspettare il D.P.R. 303/56 perché venga vietata la somministrazione di alcolici in azienda e il 1970 (legge 300) perché fosse introdotta l’inidoneità in caso di alcolismo, anche se solo per alcune professioni. Il 1988 è l’anno in cui vengono fissati un tasso alcolemico massimo per la guida (D.M. del 10 agosto) e l’obbligo di indicazione della gradazione sull’etichetta (D.M. 438). Due anni dopo viene introdotto l’etilometro per l’accertamento dello stato di ebbrezza (Legge 190), viene istituito il Servizio Centrale per le Tossicodipendenze (Legge 162) e il primo regolamento per la pubblicità di superalcolici su radio e Tv (Legge 223). Il 2001 è l’anno più importante in tema legislativo, con l’emanazione della Legge numero 125 (Legge quadro su alcool e problemi alcool correlati)(6), in cui vengono perfezionate le norme precedenti, con un’impostazione volta a proteggere la società dalle conseguenze dell’abuso di bevande alcoliche, con interventi mirati in tema di salute, prevenzione e terapia e una particolare attenzione al mondo del lavoro. Esistono, inoltre, in ambito lavorativo, interazioni tra alcol ed altri fattori di rischio lavorativi e voluttuari che aggravano gli effetti nocivi di entrambi(7). L’ultima normativa in ordine di tempo è il D.Lgs 81/2008 che all’articolo 41, comma 4, specifica che le visite mediche preventive e periodiche “...sono altresì finalizzate alla verifica di assenza di condizioni di alcol dipendenza e di assunzione di sostanze psicotrope e stupefacenti”(8), coinvolgendo il Medico Competente nella valutazione della diffusione di alcoldipendenza nel mondo del lavoro. Il nostro lavoro vuole essere un contributo per una maggiore comprensione della problematica e sulle possibili interferenze di fattori lavorativi ex extralavorativi sulle correttezza e adeguatezza di un accertamento sanzionabile. METABOLISMO L'etanolo è un alcol a catena corta, la cui formula bruta è CH3CH2OH. A temperatura ambiente si presenta come un liquido incolore dall'odore caratteristico. È tendenzialmente volatile ed estremamente infiammabile e completamente solubile in solventi polari e apolari ed in acqua la cui molecola mostra una buona affinità per le strutture lipidiche; è in grado, infatti di attraversare le membrane cellulari, la placenta e la barriera ematoencefalica, qualità che gli conferisce la capacità di espletare effetti a livello del SNC. L’assorbimento dell’alcol avviene esclusivamente per via orale, per assunzione volontaria o accidentale. L'etanolo, dopo essere stato ingerito, viene rapidamente assorbito dallo stomaco e dall’intestino tenue per diffusione passiva e quindi trasportato al fegato attraverso la vena porta e la mesenterica superiore. Dopo 15-40 minuti dalla sua assunzione passa in circolo e viene quindi distribuito in tutto l’organismo; il picco di assorbimento si ha entro 30-90 min. (9) Una piccola quota (3-10%) sarà eliminata tramite i polmoni e i reni, la restante (circa il 90%) viene metabolizzata dalla mucosa gastrica e dal fegato in acetaldeide, una sostanza molto tossica che, se non completamente smaltita, qui si accumula, determinando i danni maggiori. (9-10-11) Le principali vie di metabolizzazione sono rappresentate dalla mucosa del primo tratto dell’apparato digerente dove è presente, particolarmente a livello gastrico, una alcol deidrogenasi del tutto simile a quella epatica, e successivamente dal fegato, principale organo deputato al suo metabolismo; l’effetto di primo passaggio che avviene mediante l’ADH, sia gastrica che epatica, rende ragione del fatto che i livelli ematici di etanolo assunto per via orale siano significativamente più bassi di quelli osservati dopo infusione endovenosa. (12) 2 La quota di alcol assorbita arriva al fegato dove viene metabolizzata da tre sistemi enzimatici diversi: alcol deidrogenasi (ADH), aldeide deidrogenasi (ALDH) e catalasi. Il prodotto intermedio dell’ADH, l’acetaldeide, è un composto altamente reattivo che forma complessi con proteine tissutali, causando una compromissione delle funzioni associate alle proteine stesse. Questa acetaldeide persiste per giorni, dopo l'eliminazione di etanolo e può essere sperimentalmente utilizzato per determinare il consumo. (13) Le principali vie di eliminazione dell’alcol etilico sono la via renale e polmonare. Il 5-10% viene infatti eliminato come etanolo da reni e polmoni ma lo si può ritrovare in vari liquidi organici (lacrime, sudore, latte, bile, saliva, succhi gastrici,) il rimanente viene metabolizzato a livello gastrico ed epatico. Sembra che un apporto continuo di elevate quantità di alcol possa indurre una tolleranza, definita come una risposta comportamentale o fisiologica ridotta alla stessa dose di etanolo; questo fenomeno, presente nei bevitori cronici, è dovuto alla induzione di quegli enzimi che metabolizzano l’alcol. Alla tolleranza segue ben presto la dipendenza fisica, una condizione caratterizzata dalla comparsa di una sindrome di astinenza. Questo fenomeno è dovuto ad un meccanismo di adattamento recettoriale. (14) FATTORI CONDIZIONANTI IL METABOLISMO ALCOLICO Il metabolismo dell’alcol dipende da diversi fattori quali il tipo di bevanda ingerita e la sua concentrazione alcolica, il sesso, l’età, l’assunzione a meno di cibo. L’alcool si dissolve in tutto il compartimento d’acqua corporeo che rappresenta il suo volume di distribuzione. L’acqua corporea dipende dall’età, dal peso e dal sesso ed è quindi maggiore negli uomini che nelle donne, generalmente le donne hanno una minore concentrazione di acqua corporea rispetto agli uomini a parità di peso corporeo, cosicché le donne, a seguito dell’assunzione della stessa quantità di alcol, hanno una maggiore concentrazione ematica. La presenza di cibo nello stomaco riduce la velocità di svuotamento e quindi riduce anche l’assorbimento di etanolo, considerato che il maggiore assorbimento si verifica a livello intestinale. Al contrario un transito accelerato, provocato sia dall’assunzione di farmaci (ranitidina) che da un bypass gastrico, riduce la quantità di alcol metabolizzato al primo passaggio gastrico, sino al 60 %, con un incremento significativo dell’alcolemia. (15-16-17) Alcuni studi hanno evidenziato le differenze etniche nel metabolismo alcolico e l’influenza dei genotipi ADH e ALDH2, a causa del loro polimorfismo funzionale e della differente prevalenza nelle diverse popolazioni. Gli isoenzimi codificati dagli alleli polimorfici hanno delle proprietà catalitiche differenti e potrebbero essere responsabili di influenzare la farmacocinetica alcolica. (1819-20-21-22) Un altro fattore che influenza il tasso alcolemico è la presenza di tessuto adiposo (grasso). Infatti si è notato che negli individui più grassi, a parità di alcool ingerito e di peso corporeo hanno un livello di alcolemia maggiore rispetto ad uno più magro. Questo perché il grasso occupa spazio e quindi si ha meno acqua in corpo e l’alcol quindi è più concentrato. I fattori che influenzano la velocità di assorbimento, quindi, sono prevalentemente i seguenti: • Tipo di bevanda alcolica: il passaggio nel sangue è tanto più rapido quanto più l’alcol è concentrato (max. tra il 15% e il 30%). • Modalità di assunzione: l’alcolemia è più bassa in dosi frazionate nel tempo. • Presenza di cibo nello stomaco: a stomaco vuoto l’assorbimento è più rapido. • Tipo di cibo consumato: alimenti contenenti grassi, specie il latte e derivati, rallentano l’assorbimento dell’alcol. • Condizioni della mucosa gastrointestinale: processi infiammatori accelerano l’assorbimento dell’etanolo. • Poliformismo genetico. ALCOLEMIA E MARKERS D’ABUSO Il Laboratorio mette oggi a disposizione del clinico vari esami che, se opportunamente valutati, 3 possono consentire di: 1 - individuare con certezza i forti bevitori; 2 - controllare se un alcolista in terapia si mantiene astemio; 3 - riconoscere le epatopatie di origine alcolica (ALD) dalle altre (NALD); 4 - in corso di epatopatia alcolica, valutare lo stadio della malattia. I marcatori storicamente più utilizzati, per le varie finalità, possono essere suddivisi in marcatori di consumo e marcatori di danno. Vengono di seguito indicati alcuni i marcatori più utilizzati nella normale pratica clinica. INDICATORI DI CONSUMO Acetaldeide e suoi addotti L’acetaldeide è il primo prodotto dell’ossidazione dell’etanolo, ma la sua emivita è troppo breve per essere utile come marcatore del consumo di alcol. L’acetaldeide è però capace di formare degli addotti con alcune proteine del sangue, quali emoglobina, albumina, lipoproteine, che persistono per circa due settimane; tali prodotti sono presenti nei consumatori di alcol, ma non negli astemi. Alcolemia L’alcolemia (detta anche tasso alcolico) è la concentrazione di alcool presente nel sangue conseguente alla sua assunzione. Si misura in g/l e la minima quantità dosabile è 0,1 g/l. L’alcolemia è l’unico test diagnostico atto a stabilire se una persona, al momento del prelievo, è sobria o meno. Data la velocità di metabolizzazione ed eliminazione dell’alcol, il riferimento temporale è necessario. Alcoluria L’etanolo urinario non è un buon indicatore per valutare lo stato di ebrezza, data l’estrema variabilità della concentrazione, a parità di assunzione. L’etanolo persiste in circolo per circa 6 ore e si ritrova nelle urine fino a 12 ore dopo l’assunzione. La maggiore permanenza dell’etanolo nelle urine, rispetto al sangue, lo rende utile per monitorare l’astinenza. FAEEs Anche la concentrazione ematica degli esteri etilici degli acidi grassi (FAEEs), restando elevata anche 24 h dopo una forte assunzione di etanolo, può essere considerata un buon marcatore di consumo alcolico recente. Tuttavia anche questo analita presenta a tutt’oggi difficoltà metodologiche per l’utilizzo in routine, vista la necessità di metodi cromatografici (23-24). Transferrina desialata (CDT) In questi ultimi anni, ha suscitato molto interesse l’introduzione nella diagnostica biochimica di un nuovo indicatore che sembra soddisfare i criteri elencati in precedenza più dei marcatori classici. Si tratta della transferrina desialata o CDT (Carbohydrate-Deficient Transferrin) i cui livelli serici risultano aumentati in caso di consumo elevato di alcol. Diversi studi hanno indicato che consumi > 50-80 g Etanolo/die per almeno una settimana inducono un innalzamento dei livelli di CDT nella maggioranza dei pazienti esaminati. Durante l’astinenza alcolica la CDT mostra un t1/2 di circa 15 giorni. È stato riscontrato che il valore di CDT in individui non bevitori è più alto nelle donne (fino a 26 U/L) che negli uomini (fino a 20 U/L). La CDT ha una sensibilità diagnostica dell’82%, ed una specificità del 97%. (25) Nel dosaggio della CDT si riscontrano pochi casi di falsi positivi, soprattutto in pazienti con grave insufficienza epatica (cirrosi da epatite cronica attiva o cirrosi primaria delle vie biliari). Altre cause di falsa positività possono essere i pazienti ed il 25% dei portatori sani della sindrome CDG (carbohydrate - deficient-glycoprotein syndrome), oltre ai pazienti con una variante D, geneticamente rara, della Transferrina. (26) INDICATORI DI DANNO Gamma-glutamil-transpeptidasi (GGT) La GGT è un enzima di membrana presente in moltissimi organi quali rene, pancreas, ghiandole mammarie, fegato, intestino, polmone, milza, tiroide, midollo osseo. Questo enzima è legato soprattutto al fegato piuttosto che ad altri organi o tessuti. Aumenti di attività della GGT serica possono essere dovuti a stasi biliare, a tumori del fegato, all’assunzione di induttori epatici quali farmaci (fenobarbital o difenil-idantoina) e alcol. In mancanza di altri dati diagnostici, una GGT elevata deve far sospettare un caso di alcolismo. Questo enzima è 4 particolarmente utile per seguire l’astinenza di un alcolista in terapia di disintossicazione perché la sua attività sierica torna nell’intervallo di normalità dopo circa 5-6 settimane di non assunzione di alcol. Questo tempo però risulterà molto più lungo se sussiste un danno epatico. Inoltre la GGT aumenta marcatamente nei bevitori che assumono alcol dopo un periodo di astinenza, mentre lo stesso fenomeno non si ripete per gli astemi. Volume corpuscolare medio La dieta degli alcolisti cronici, basata soprattutto sull’alcol e carente di alimenti freschi, porta quasi costantemente ad uno stato di avitaminosi. In particolare la mancanza di folati fa aumentare il volume corpuscolare medio (MCV). Questo marcatore è quindi utile per individuare gli alcolisti cronici, ma a causa della bassa sensibilità (37%) non può essere mai usato da solo, ma sempre associato ad altri indici. Transaminasi Questi due enzimi, asparato amino tansferasi (AST) e alanino amino transferasi (ALT) sono presenti in numerosi organi o tessuti e particolarmente nel cuore, cervello e fegato. L’aumento di questi enzimi è sempre legato alla rottura della membrana cellulare e quindi sono correlabili al danno epatico. Nell’epatopatia di origine non alcolica il rapporto ASL/ALT è solitamente inferiore ad 1 mentre si inverte, fino ad arrivare a 2 in quella di origine alcolica. L’AST degli alcolisti, in assenza di danno epatico permanente (alcolico o non alcolico), torna normale in 1-4 settimane. La sola AST non è però utilizzabile per individuare i forti bevitori dato che ha una sensibilità, rispetto all’abuso di alcol, solo del 35%. Glutammato-deidrogenasi La glutammato deidrogenasi (GLDH) è localizzata soprattutto nel fegato anche se rene, cervello, pancreas, polmoni e cuore ne sono abbondantemente provvisti. Dato che è localizzata nei mitocondri, l’aumento di attività serica della GLDH è correlabile ad un danno cellulare oppure a un processo che la coinvolge. Come indice di danno epatico è poco richiesta perché non dà più informazioni delle attività seriche dell’AST e dell’ALT. Negli alcolisti però ha la caratteristica di restare alta in caso di abuso continuato di alcol e di abbassarsi bruscamente con l’inizio dell’astinenza. A 24 ore di distanza dall’ultima bevuta l’abbassamento medio di attività è del 36%. La riduzione dell’attività di questo enzima in una situazione di astinenza forzata e controllata è indice di alcolismo con sensibilità di circa il 90%. L’ETILOMETRO Tra i metodi di determinazione di assunzione di alcol un posto preminente spetta al Breath Test, cioè al test del respiro mediante etilometro, strumento di misurazione utilizzato per determinare il valore dell'alcool nell’aria espirata con metodi non invasivi. Per poter misurare correttamente il livello di alcol, bisogna tenere in considerazione che il nostro organismo assorbe tutto l’alcol ingerito dopo circa 1 ora e che questo resta in circolo per molte ore. L’alcol, infatti, viene eliminato dal sangue con una velocità di riduzione pari a -0,15 g lˉ¹ hˉ¹. La rimozione attraverso l’apparato respiratorio, invece, avviene con una velocità nettamente inferiore pari a 0,087 mg lˉ¹ hˉ¹ nelle donne e 0,078 mg lˉ¹ hˉ¹ negli uomini, con una riduzione di circa 1015 ml di alcol ogni ora. (27) La proprietà più importante dell’etanolo, per cui può essere rilevato nel respiro, è che quando il sangue contenente l’alcol attraversa l’apparato respiratorio espelle attraverso la respirazione una parte di esso sempre proporzionale alla quantità presente in quel momento nel sangue. Per questo motivo analizzando la quantità di alcool etilico eliminato con la respirazione si può misurare il livello di alcolemia. La concentrazione dell’alcool nell’aria espirata è in rapporto all’equilibrio che si raggiunge con la concentrazione di alcol ematico secondo la legge di Henry: “Un gas che esercita una pressione sulla superficie di un liquido, vi entra in soluzione finché avrà raggiunto in quel liquido la stessa pressione che esercita sopra di esso”. Di conseguenza, il vapore (contenuto nell'aria che espiriamo) è in equilibrio con tale soluzione, e in particolare la percentuale di alcol registrata dall'etilometro in tale vapore è proporzionale a quella contenuta nel sangue, secondo la citata legge di Henry. 5 In pratica, dopo l’assorbimento e la distribuzione dell’alcol nel sistema ematico, il passaggio nella circolazione polmonare determina una sua parziale eliminazione attraverso i meccanismi della respirazione. Questo avviene in modo costante e misurabile, infatti ogni 80 mg di etanolo per 100 ml di sangue vengono emessi 35µg/100ml di etanolo nell'aria espirata. Il rapporto è stato calcolato nella misura di 2300/1, cioè 2,3 l di aria espirata contengono tanto alcol quanto 1 ml di sangue, per cui per determinare il tasso alcolico è sufficiente moltiplicare la quantità di etanolo nel respiro per il fattore 2300. (28) Ci sono molti dispositivi di misurazione dell’alcool nel respiro, che utilizzano diversi metodi di analisi, quali sensori a celle combustibili, sensori a semiconduttori, sensori ad infrarossi (IR), gascromatografia e misurazioni colorimetriche. L’etilometro a celle combustibili utilizza un metodo elettrochimico in cui l’etanolo subisce una reazione di ossidazione in acido acetico attraverso un elettrodo di superficie catalizzatore. La reazione genera una corrente che è proporzionale alla concentrazione dell’etanolo. I vantaggi di tale metodica sono rappresentati dalla alta specificità e dalla elevata affidabilità. Gli svantaggi, invece, sono rappresentati dal costo elevato, da un effetto fatica della risposta con l’uso ripetuto e la necessità di una calibrazione periodica. L’etilometro elettronico ha un funzionamento differente da quello chimico in quanto non utilizza una reazione chimica per la misura, ma si avvale di sensori di gas che rilevano la presenza di alcool. I sensori usati nell’etilometro sono del tipo a semiconduttore, cioè utilizzano un semiconduttore come elemento sensibile per la rilevazione. Il semiconduttore usato di solito negli etilometri è l'Ossido di Stagno che fa parte dell’elemento sensibile costituito da un sottile strato di piccolissimi granuli di biossido di stagno o di altri ossidi di elementi di transizione come zinco, tungsteno, molibdeno. Il sensore viene portato alla temperatura di funzionamento da un elemento riscaldante. Il semiconduttore reagisce con l’aria mettendo causando la formazione di una barriera di potenziale, cioè una tensione che si oppone al passaggio di elettroni. In condizioni normali questa barriera è molto alta, ma con la presenza di un gas riducente, nel nostro caso l’etanolo, si ha una diminuzione della barriera. L’elemento sensibile ha una resistenza inversamente proporzionale alla quantità di gas riducente, cioè più etanolo è presente nel fiato minore sarà la barriera di potenziale. I sensori ad infrarossi operano sul principio che le molecole di etanolo assorbono la luce ad infrarossi a specifiche lunghezze d’onda e la quantità di radiazione infrarossa assorbita dipende dalla concentrazione di etanolo del campione in esame. Viene utilizzata una luce a infrarossi generata da una lampada e da filtri, con lunghezze d'onda di 3,4 m e/o 9,4 m, corrispondenti alla frequenze di vibrazione dei due gruppi chimici dell’alcol etilico, il gruppo metile (CH3) e il gruppo alcolico (C---O). Il rivelatore genera un segnale che viene utilizzato per calcolare la concentrazione di etanolo attraverso il sistema elettronico. Tale metodica utilizzando un analizzatore a flusso continuo consente di monitorare la curva di concentrazione alcoolica continua durante l’espirazione permettendo la lettura elettronica del respiro polmonare profondo eliminando la lettura dell’alcool dalla bocca e dalle vie respiratorie superiori. 6 FATTORI DI CONFONDIMENTO NELL’USO DELL’ETILOMETRO Il passaggio attraverso le vie aeree trasferisce dalla mucosa all’aria inspirata tutte le sostanze volatili solubili in acqua di cui alcuni esempi sono indicati nella Tabella 1. Tabella1: Sostanze solubili in acqua e coefficienti di solubilità (29) Sostanza Etano Ciclopropano Alotano Benzene Tricloroetilene Cloroformio Dietil etere Toluene Xilene Stirene Metilbutilchetone Etilmetilchetone Acetone Butanolo Etanolo Coeff. Sangue λb 0,11 0,6 3,0 7,8 9,0 10,3 13,0 15,6 31,1 51,9 127 202 245 1200 1756 Coeff. Acqua λw Classe uso --0,24 0,86 2,8 --3,8 12,0 2,2 2,6 4,7 111 254 395 --2134 Gas Gas Anestetico Solvente Solvente Solvente Anestetico Solvente Solvente Solvente solvente Solvente Solvente Alcol Alcol Come si può vedere nella tabella l’etanolo ha una solubilità nei liquidi superiore agli altri composti chimici considerati. Durante il respiro l’aria viene riscaldata e umidificata sottraendo calore e acqua alla mucosa delle vie aeree superiori e medie e durante il passaggio viene trasferito anche l’alcol che raggiunge così un equilibrio costante con il tasso ematico. (30) Tuttavia possono esistere numerosi fattori in grado di alterare tale rapporto determinando una non corretta corrispondenza dei due valori. Così come nel respiro possono essere presenti altre sostanze, endogene o esogene in grado di interferire con il risultato del test. Il requisito fondamentale per una corretta effettuazione del test è che il volume di aria espirata non sia inferiore ad 1,5 litri e che l’espirazione sia effettuata per almeno 4 o 5 secondi. Quindi tutte quelle patologie che riducono la compliance polmonare possono determinare l’impossibilità di una corretta esecuzione del test.(31) Un altro fattore che può influenzare la veridicità del test alcolimetrico è rappresentato da alcune condizioni metaboliche quali il diabete e il digiuno protratto che portano alla produzione di corpi chetonici i quali possono essere convertiti dal fegato in isopropanololo che, essendo un alcol, viene rilevato dall’etilometro determinando un falso positivo. L’acetone è generalmente considerato l’unica sostanza endogena volatile in grado di influenzare i valori di etanolo nell’aria espirata misurata tramite etilometro. (32) Sia nell’uomo che nella donna la presenza di cibi salati nello stomaco, rallentando lo svuotamento gastrico, espone per un tempo maggiore l’etanolo all’azione dell’ADH gastrica, riducendo pertanto la concentrazione ematica di alcol (BAC). (33) Analizzando soggetti con storia di consumo di alcolici è stato visto che costoro, sviluppando una sorta di tolleranza e quindi un accelerato metabolismo, presentano, a dosi leggere o moderate di etanolo, una concentrazione nell’aria espirata superiore rispetto alla concentrazione ematica (forse per un maggiore meccanismo di eliminazione dell’etanolo attraverso l’aria espirata). (14) Studi scientifici dimostrano che alcuni H2-antagonisti quali la Cimetidina e la Ranitidina (ma non la Famotidina), aumentano la BAC in quanto diminuiscono l’effetto di primo passaggio a livello gastrico. In particolare la Cimetidina inibisce l’attività dell’ADH gastrico, mentre la Ranitidina agisce soprattutto aumentando la velocità di svuotamento gastrico. L’inibizione dell’Effetto d Primo Passaggio può raggiungere valori considerevoli (fino al 60%) determinando un aumento della BAC 7 tale da produrre alterazioni psicomotorie sovrapponibili a quelle che si avrebbero con dosi maggiori di alcol in assenza del farmaco. (16) Molte sostanze presenti soprattutto in ambienti di lavoro, lacche, vernici, benzina, celluloide ed alcuni detergenti, possono generare false positività.. L’iperventilazione o l’esercizio fisico svolti subito prima di eseguire un test alcolimetrico, potrebbero invece abbassare i livelli di alcol nell’aria espirata. Alcune ricerche dimostrano infatti che il tasso alcolimetrico dei soggetti sottoposti allo studio diminuiva del 11-14% dopo avere effettuato una rampa di scale, e addirittura dal 22 al 25% dopo averlo fatto per due volte. Un’altro studio ha messo in evidenza una riduzione dei valori registrati dalla macchina del 15% ca. dopo una lunga iperventilazione. (34) Come detto in precedenza il principio di funzionamento degli etilometri a infrarossi si basa sull’assorbimento in specifiche frequenze (3,4 µm e/o 9,4 µm) di risonanza del gruppo metile e alcolico. Tutte le sostanze presenti nel respiro ed in possesso di questi due gruppi possono dunque interferire con una corretta lettura dello strumento. L’assorbimento alla frequenza di 3,4 µm corrisponde ad una vibrazione asimmetrica di stretching del gruppo metile (C-H), (Fig. 1). L’assorbimento alla frequenza di 9,4 µm corrisponde, invece, ad una vibrazione asimmetrica di stretching del gruppo alcolico (C-O-H), (Fig. 2). Ambedue i tipi di legami vengono generati tramite l’uso degli orbitali ibridizzati sp3 del carbonio. (35) Gli etilometri ad infrarossi con lettura a doppia banda di assorbimento hanno minori possibilità di errore in quanto possono interferire nella misura solo quelle sostanze in possesso di ambedue i gruppi funzionali o di gruppi con frequenza di risonanza simile. Tra queste troviamo alcoli, eteri, esteri e alcuni solventi di rilevanza occupazionale. Tra le sostanze in grado di amplificare i risultati dei test alcolimetrici troviamo il Metil-t-butil etere (MTBE), additivo dei carburanti per autoveicoli, presente in alcuni ambienti lavorativi come le raffinerie. Un’ esposizione a valori di MTBE compresi fra 0 e 36 mg/l può determinare un falso positivo per gli etilometri chimici a causa di un aumento del post-lettura dell’etanolo da parte dello strumento. Con gli etilometri ad infrarossi si rileva un falso positivo per valori di MTBE compresi tra 36 e 72 mg/l, sempre in presenza di etanolo. (36) Fig. 1: Gruppo metilico. Fig. 2: Gruppo alcolico. Altra sostanza in grado di determinare un falso positivo è il Dimetilsolfossido (DMSO), solvente usato in chimica organica ed in farmaceutica per le sue capacità di trasporto di farmaci all’interno dei sistemi biologici senza danneggiarli; il DMSO è inoltre un anestetico locale e un antinfiammatorio. In effetti la vibrazione asimmetrica di stretching si verifica a livello del gruppo solfossido, (S=O) e non alcolico (C-O), ma le frequenze vibrazionali coincidono. (Fig. 3) Figura 3: Dimetilsulfossido. 8 Altri composti in grado che possono interferire dando falsi positivi al test alcolimetrico sono gli eteri e gli esteri che posseggono entrambi i gruppi funzionali valutati nel campo dell’infrarosso. (Fig. 4-5) Figura 4: Gruppo funzionale eteri. Figura 5: Gruppo funzionale esteri. Tra questi troviamo diversi aromatizzanti utilizzati nell’industria alimentari e notevolmente diffusi, quali ad esempio: etile formiato (rum), metil butanoato (mela), propil acetato (pera) e pentil acetato (banana). (Fig. 6) Figura 6: Aromatizzanti. Infine va ricordato che anche l’etere dietilico, usato in passato come anestetico in chirurgia umana, in atto utilizzato per tale scopo solo in veterinaria e oggi utilizzato come solvente, interferisce anch’esso con il test alcolimetrico alterandone il risultato in quanto anch’esso in possesso dei due gruppi funzionali (Fig. 7). L’etere viene utilizzato anche come droga voluttuaria per i suoi effetti simili all’alcol etilico, con cui viene talvolta mischiato per favorirne l’assunzione orale. (35) Figura 7: Dietiletere 9 CONCLUSIONI Come detto in introduzione ogni anno sono attribuibili, direttamente o indirettamente, al consumo di alcol una notevole percentuale di patologie acute e croniche e di invalidità. (1) Secondo dati ISTAT del 2003, l’83% della popolazione italiana di età superiore ai 14 anni si considera bevitore e circa l’11% con problemi alcol-correlati o evidente sindrome da alcoldipendenza(2). Il consumo eccessivo di alcol è aggravato da notevole morbilità e mortalità; nel 1993 l’alcol ha causato circa 44000 decessi, di cui 32000 nei soli uomini (11,3% di tutti i decessi) (3). In Italia almeno 30000 persone ogni anno muoiono a causa dell’alcol per malattie, suicidi, omicidi, incidenti stradali e domestici, infortuni in ambito lavorativo. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) i costi annuali, sociali e sanitari sono pari al 2-5% del prodotto interno lordo di ogni Paese(4). È importante osservare che di tutti i decessi attribuibili all’alcol, una quota superiore ai due terzi è dovuta a consumi bassi (<50 g/die) o medi (50-100 g/die). Non bisogna quindi rivolgere la nostra attenzione solo su coloro che consumano elevate quantità di alcol, ma anche su coloro che consumano quantità considerate a basso rischio o innocue. L’uso voluttuario dell’alcol etilico è ormai universalmente riconosciuto come causa di infortuni e di rischi professionali. Anche il disadattamento lavorativo può essere correlato all’assunzione di alcool sia come causa che come effetto, anche se spesso si sommano diverse altre cause importanti nel determinare la dipendenza. Esistono, inoltre, in ambito lavorativo, interazioni tra alcol ed altri fattori di rischio lavorativi, agenti chimici e fisici, che aggravano gli effetti nocivi di entrambi(5). L’uso abituale delle bevande alcooliche provoca un aumento notevole dei rischi, diretti ed indiretti, sia di infortuni che di perdita del posto di lavoro per licenziamento. Circa il 10 % degli infortuni sul lavoro sono imputabili a lavoratori in stato si ebbrezza. L’OMS valuta nel 10-30% gli incidenti alcool attribuibili in ambienti di lavoro; con un’alcolemia di 0,5 gr/L il rischio di incidente lavorativo è doppio rispetto al valore 0, mentre a 1 gr/L è sei volte superiore e con 2 gr/l è trenta volte superiore. L’obbligo di verificare l’assenza di alcol-dipendenza nei lavoratori introdotto dal D.Lgs. 81/08 comporta la necessità di ottenere valori di alcolemia affidabili e senza falsi positivi, oltre che la necessità di eseguire il test con metodiche non invasive. Altrettanto importante è la rapidità del test, per avere dati certi in tempi reali, e la possibilità di poterlo eseguire anche presso i normali ambienti di lavoro. Il Breath test, pertanto, è l’esame di elezione, specialmente l’uso di attrezzature con sensori ad infrarossi. Esistono, però, come abbiamo visto, dei fattori di confondi mento per la presenza di patologie che possono alterare la compliance polmonare o per la contemporanea esposizione ad agenti chimici negli ambienti di lavoro che possono dare false positività o incrementare i valori dell’esame alterandone il risultato. La conoscenza di tali fattori è importante e va pertanto considerata al momento del test per non incorrere in errori di valutazione in un esame di verifica che prevede sanzioni per i lavoratori in caso di positività. BIBLIOGRAFIA 1) 2) 3) 4) 5) 6) 7) OMS: World Health Report. 2002 ISTAT: Indagini multiscopo. Dati 2002-2003. Roma 2005 Zambon A., Corrao G. “Epidemiologia dei consumi e dei problemi alcol-correlati in Italia”. Med. Lav. 98: 446-453; 2007 Rapporto del Ministro della Salute al Parlamento – anno 2003. “Lo stato di salute della popolazione in Italia. Ministero della Salute: Piano Nazionale alcol e salute. Roma 2007 LEGGE 30 marzo 2001, n.125. “Legge quadro in materia di alcol e di problemi alcol correlati”. GURI n. 90 del 18-04-2001 Tofoletto F., Crippa M., Torri D. “Interazioni tra consumo di alcol ed esposizione lavorativa ad agenti 10 8) 9) 10) 11) 12) 13) 14) 15) 16) 17) 18) 19) 20) 21) 22) 23) 24) 25) 26) 27) 28) 29) 30) 31) 32) 33) 34) 35) 36) chimici”. Med. 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