A RCIDIOCESI DI F ERRARA - C OMACCHIO
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XXXIII Domenica “per annum”
Omelia di S . E . M ons. P AOLO R ABITTI
S. MESSA IN OCCASIONE DELLA “GIORNATA DEL RINGRAZIAMENTO”
Letture della Messa: Lv 6, 2-6. 9-10; Gc 5,7-9.16-18; Lc 17,11-19
19 – NOVEMBRE – 2006
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O
ggi bisognerebbe avere lo spirito del Pofeta-poeta Davide per riempire la
nostra Cattedrale e la piazza antistante del “Cantico delle creature” racchiuso
nel Salmo 104 definito la “perla del Salterio” (Kittel), oppure “uno schizzo del
mondo” (Von Humboldt). E’ il poema del ringraziamento.
Benedici il Signore anima mia.
Maestà, splendore, luce: i vestiti di Dio;
le nubi, il vento, le acque: lo spazio di Dio;
i monti, le valli, la terra: l’architettura di Dio;
le fiere, i volatili, gli armenti: la prima vita irradiata da Dio
le piante, i frutti, l’erba: il nutrimento procurato da Dio;
il vino, il pane, l’olio: la manna di Dio;
il sole, la luna, le stelle: i segnali di Dio;
l’oceano, i mari, i fiumi: l’immensità di Dio.
Dio guarda, respira, accarezza e le cose sono.
Se Dio ritira il Suo Volto, tutto viene meno.
Se Dio manda il Suo Spirito, tutto si rinnova.
Voglio cantare la Signore finché esisto,
la mia gioia è nel Signore.
Benedici il Signore, anima mia.
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Oggi noi cantiamo a nome di tutta la Provincia il nostro ringraziamento.
Perché noi sappiamo il segreto della natura. Se manterremo l’ordine che il Creatore ha
impresso all’Universo e – per noi uomini – alla Terra, Egli manderà la pioggia; la terra darà i
suoi frutti; le tre grandi stagioni: la trebbiatura/la vendemmia/la semina, saranno le tappe
feconde della nostra vita.
Se noi innalzeremo dai campi il nostro dialogo con Dio, Datore della vita, il cielo si
schiuderà e la terra germoglierà.
Se tutti noi sapremo riconoscere da Chi proviene il cibo in tempo opportuno, Dio
aprirà la sua mano e ci sazierà dei suoi beni.
Noi che abbiamo avuto al Rivelazione di Gesù, se vogliamo riconoscerLo, sappiamo
Chi è il Regista del cosmo ed il Moderatore della natura, la Provvidenza degli esseri, la
Verità e la Bellezza delle cose.
La nostra ecologia, prima di essere una scienza naturale, dovrebbe essere una teologia.
Così dice il predetto Salmo 104: “Tu, o Dio, hai fondato la terra; hai posto un limite
alle acque; dalle tue dimore irrighi i monti; hai piantato i cedri; tutto hai fatto con
saggezza, tu guardi la terra”.
Chi lavora la terra e chi fruisce della terra – cioè tutti – dovremmo essere come i
musici: le note scritte sono il capolavoro prefabbricato, la musica reale esce dalla
mano di chi legge, suona, canta.
La natura senza interpreti è futile. Senza uomo la terra sarebbe muta. Dice il Salmo 65:
“Gli abitanti della terra stupiscono davanti ai tuoi confini, di gioia fai gridare la terra.
Tu visiti la terra, la ricolmi delle sue ricchezze. Il fiume di Dio è gonfio di acque; tu, o
Dio, benedici i suoi germogli; stillano i pascoli del deserto; le valli si ammantano di
gioia; tutto canta e grida di gioia”(Sal 65, 9-14).
Perdendo il senso di Dio si va perdendo il senso della terra. Violentando il capolavoro
di Dio, si stravolge l’ordine del cosmo. Perdendo la teologia della creazione, anche
l’ecologia diventa una parodia. Disgregando la famiglia umana, ci siamo messi a
costruire una casa per l’uomo che ogni giorno diviene, sempre più, paurosa perchè non
ci guida l’equilibrio della vita ma lo sfruttamento dissennato; è da ciò, ad esempio, le
polveri sottili invece che la pura atmosfera; gli uragani invece che le calme stagioni; le
alluvioni invece che le irrigazioni; gli inquinamenti invece che le depurazioni.
E anche quella ordinata strategia che poneva in armonia il lavoro e il riposo;
l’individuo e la famiglia; la natura e la coltura; la religione e l’agricoltura; la creatività
umana e le leggi cosmiche, rischia di sparire, sopraffatta dagli squilibri dell’industria,
o del profitto, o di politiche insane.
Noi, in questa Sede, possiamo solo auspicare un ritorno all’equilibrio e indicare le alte
idealità che dovrebbero guidare e coordinare l’aspetto religioso del lavoro agricolo,
con la giustizia economica, con la saggezza politica.
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Ma Voi, coltivatori della terra e cultori di questi valori, dovreste riprendere, uniti e
concordi, le strategie culturali, sociali e politiche, affinché non avvenga che l’Italia, da
giardino d’Europa, divenga un’espansione del deserto o della steppa.
Oggi con voi, Persone sensibili ai problemi della natura e tuttora capaci di alzare lo
sguardo e il ringraziamento al Creatore, noi pure ringraziamo Iddio per l’anno agricolo
e Vi diciamo che seguiamo i vostri problemi, a cominciare da quello che rende
inquieto il vostro domani.
Il Vangelo ascoltato dice che Iddio è estremamente e infinitamente sensibile al
ringraziamento che sale dall’uomo a Lui, datore di ogni bene.
Tanto che la Santa Scrittura, nella Lettera ai Romani, individua come peccati capitali
dell’uomo nei confronti di Dio il fatto di “non renderGli grazie” (Cfr. Rom 1,21).
Iddio non permetta che anche noi incappiamo nel buio dell’indifferenza religiosa e
diventiamo abusatori della Creazione divina, ma ci aiuti a trasferire alle nuove
generazioni quella splendida teologia del Salmo 104, che abbiamo meditato in questa
festa del Ringraziamento.
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