21.10.04 Prof. Farinetti CHIRURGIA VIDEOLAPAROSCOPICA (VL) E MININVASIVA Indicazioni all’uso di questa tecnica chirurgica: Ridurre l’impatto e le conseguenze dell’atto chirurgico ridurre l’aggressività dell’atto chirurgico Ridurre il rischio di aderenze la chirurgia conduce ad una chirurgia iterativa Un “ dogma “ della chirurgia é sicuramente quello di BANDIRE LE INDICAZIONI DI UTILITA’ DISCUTIBILI E, SE LA CHIRURGIA NON PORTA AD UN VANTAGGIO EVIDENTE, PORTERÀ SEMPRE UN MALE NASCOSTO Cioè se non esiste un’indicazione certa alla chirurgia si corre il rischio di provocare forse più danni che non effettivo vantaggio. Il male nascosto per definizione, sempre celato, é appunto il rischio di aderenze: la sindrome aderenziale in un paziente trattato chirurgicamente deve sempre essere sospettata qualora si presenti una sintomatologia dolorosa addominale, quindi, quando si raccoglie l’anamnesi di un paziente con addome acuto, si deve sempre esplorare la parete addominale alla ricerca di una pregressa laparotomia, qualunque siano le dimensioni della laparotomia . Le aderenze sono l’esito del processo di riparazione della ferita e comunque dell’insulto chirurgico, anche se eseguito nelle migliori condizioni di sterilità, in sala operatoria, anche se l’intervento è stato eseguito in elezione (non in urgenza) - cioè la persona é stata adeguatamente preparata anche a livello intestinale, riducendo al minimo il rischio di eventuali contaminazioni da parte di germi intestinali-. La flogosi dei tessuti comunque avviene, anche se non era precedentemente presente, perché l’intervento chirurgico di per se è un traumatismo, e il trauma rientra tra le cause di infiammazione, per cui nel processo riparativo si vengono a creare delle aderenze. Queste aderenze possono essere: - viscero - viscerali - viscero – parietali, Possono esseredi qualunque natura ed entità: ci sono persone che hanno subito 10 interventi chirurgici e non sono complicati da un occlusione intestinale da sindrome aderenziale, persone che invece hanno subito solo un intervento di appendicectomia e sviluppano un occlusione da sindrome aderenziale. Non esiste nessun tipo di regola o di previsione, e, da un punto di vista anatomopatologico, la possibilità di riscontro di aderenze post- chirurgiche è una costante. Vale la pena ribadire il concetto che ogni indicazione non certa deve trovare una esatta conferma, salvo ovviamente i casi di urgenza ed emergenza. 1 Vantaggi della videolaparoscopia: Rispetto dell’estetica: è l’aspetto più evidente, soprattutto agli occhi del paziente, anche se questo non deve rappresentare l’obiettivo principale, è comunque un dettaglio rilevante per colui che subisce l’intervento Rispetto della parete addominale: nelle laparotomie, si deve procedere ad una dissezione, di tutte le fibre muscolari, soprattutto della parete e del retto addominale, per poter avere accesso al piano peritoneale. Questo non avviene nella laparoscopia, c‘è da ricordare che la metodica laparotomica produce degli effetti dolorosi nel postoperatorio, anche se dominati da una terapia antalgica, e non bisogna dimenticarsi dei ritardi di mobilizzazione dovuti alla sintomatologia dolorosa della parete addominale. Riduzione delle sequele aderenziali: il significato clinico, la validità di questa metodica, si vedranno tra un decennio o due. Il grande sviluppo, l’esplosione della videolaparoscopia si sta vedendo adesso, e i benefici per quello che riguarda le sindromi aderenziali, si vedranno tra qualche anno. Soppressione dei rischi di esposizione di tutta la cavità addominale all’ambiente esterno: con questa metodica l’esposizione non avviene assolutamente. Le conseguenze di una esposizione possono essere una disidratazione della mucosa peritoneale, aspetto che deve essere ben chiaro agli anestesisti che devono valutare la perspiratio per riequilibrare il consumo di liquidi; altro aspetto importante è quello del raffreddamento corporeo, a causa dell’aumento della superficie di contatto con l’esterno; rischio di contaminazione batterica del peritoneo da parte di agenti esterni Un importante vantaggio per il chirurgo è quello di avere una visione ingrandita, magnificata, si riesce ad effettuare un’emostasi molto precisa, ad esempio una perdita ematica, anche piccola, potrebbe sembrare un copioso sanguinamento, per questo è molto importante l’esperienza in questo campo, per valutare la gravità della situazione. Da qui ne deriva una precisione sia nell’emostasi, ed una precisione quasi meticolosa nella dissezione. Tenete presente che ogni atto chirurgico prevede 2 tempi: ciascuno di essi prevede tanti altri “sottotempi” che sono rappresentati: il primo dalla fase demolitiva, il secondo dalla fase ricostruttiva. È nella fase demolitiva, in cui bisogna procedere all’isolamento della struttura o della patologia che deve essere isolata, che è molto più precisi nella VL, proprio in virtù di questa grande immagine. L’ileo post-operatorio è praticamente assente per l’assenza dei rischi di esposizione che si hanno con la VL. 2 Il dolore post-operatorio è ridotto proprio grazie alle ridotte dimensioni dei 4 fori rispetto ad una cicatrice che può essere anche molto lunga (la xifo-pubica può arrivare ai 25-30cm). Da qui la riduzione dei tempi di degenza, l’accelerazione nella ripresa anche psicologica dei pazienti. SVANTAGGI DELLA VL L’utilizzo della CO2 : l’anidride carbonica è il primum movens dell’atto chirurgico in VL: si introduce un trocar (strumento di ferro) in sede periombelicale, ed in questa sede si insuffla della CO2 , che ha lo scopo di distendere la parete addominale e impedire agli strumenti che si inseriscono in seguito di provocare lesioni viscerali. Aumentata la capacità della cavità addominale, gli strumenti hanno una maggior possibilità di movimento senza produrre lesioni sulle anse intestinali o sui visceri. Proprio la CO2 è forse causa di effetti irritanti non ben definiti. Il gradiente pressorio che si produce all’interno della cavità addominale fino a 10-12 mmHg, da un lato favorisce una baro-emostasi,dovuta alla pressione che si esercita sui piccoli vasi, dall’altro potrebbe indurre complicanze cardiorespiratorie, proprio perché questo aumento di pressione agisce sul diaframma e ne limita i movimenti. CHIRURGIA VL VERSUS CHIRURGIA LAPAROTOMICA Elementi che caratterizzano l’intervento chirurgico: Via di accesso: è variabile, che siano 3 o 4 le modalità attraverso le quali introdurre gli elementi, che siano da un lato o dall’altro a seconda della scuola francese o anglosassone, la via di accesso è l’elemento dal quale più si trae vantaggio nella chirurgia VL, infatti non c’è una cicatrice invalidante. Dissezione ed emostasi :questo è un aspetto che non ha vantaggi peculiari sia in una metodica che nell’altra, anche se, da un lato, la baro- emostasi agisce vantaggiosamente ma sui capillari, che nella grande chirurgia non preoccupano particolarmente. Il traumatismo tissutale è certamente minore nelle VL. C’è da considerare che un sanguinamento importante non è tollerato in VL perché la fonte luminosa (attraverso la quale riusciamo a vedere l’interno della cavità addominale sul monitor) se viene sporcata di sangue non svolge più la sua funzione e non si vede più nulla, si annulla il controllo visivo. Se ciò si verifica, si è costretti ad effettuare una laparotomia d’urgenza per poter dominare il sanguinamento. Tuttavia grazie a dissezioni più fini è difficile che questo si verifichi. Durata dell’intervento : dipende dalla curva di apprendimento, ciò significa che ora i tempi sono molto più dilatati. L’effetto dell’esposizione viscerale ad agenti esterni: è ridotto nella VL 3 Imperfezioni chirurgiche, rischi di contaminazione e di lesioni accidentali : possono essere ridotte nella VL, dipende anche questo dalla curva di apprendimento. Un po’ di storia: la VL è nata come intervento ginecologico poi si è sviluppata in tutte le branche. Ovviamente si è iniziato dagli interventi più semplici, il primo intervento è stato la colecistectomia. Negli interventi semplici in cui i gesti sono semplici ed acquisiti, risulta sicuramente vantaggiosa la VL. Comunque oggi la VL viene eseguita in tutti i distretti anatomici intraaddominali, per cui se fino a 10 anni fa non era pensabile rimuovere un K del colon con VL, ora è possibile. COMPLICANZE GENERALI DELLA VL Il tasso di mortalità: è molto basso, 0,01- 0,08%, potrebbe avere variabili da intervento a intervento Complicanze da insufflazione di CO2 1. Errato posizionamento dell’ago di Verress ( è il primo ago che si introduce nella cavità addominale prima di insufflare la CO2 ) si introduce alla cieca col rischio di infilarlo in un’ansa intestinale. Ci sono degli accorgimenti, come prendere le pliche dell’addome, sollevarle ed inerire l’ago non perpendicolarmente ma angolato. 2. Rischio di provocare un pneumomediastino o un enfisema sottocutaneo ( spesso scrotale) o sotto i piani fasciali, soprattutto se non è ben introdotto l’ago di Verres. Ci sono in effetti monitor che ci danno un segnale della corretta introduzione di CO2 ossia se nel tempo fatica ad entrare, dobbiamo porci un dubbio. 3. Pneumotorace Lesioni viscerali e vascolari (all’introduzione del trequarti per eccessiva energia) N.B. i trequarti sono strumenti attraverso i quali vengono inserite a loro volta le pinze chirurgiche, cioè sono cavi. Anche durante l’inserzione di questi strumenti si possono provocare lesioni. o Lesioni viscerali (0,16-0,27%) più frequenti se ci sono adesioni del viscere alla parete o pregressa storia di peritonite o Lesioni da inserzione di Verress (aspirazione di contenuto intestinale) o Lesioni da trequarti o Lesioni vascolari Lesioni del tratto urinario (in relazione ad aderenze) Complicanze da difetto di percezione della profondità e da campo visivo limitato ( manca la visione tridimensionale e la percezione tattile) per cui si deve acquisire tramite l’esperienza questa percezione. Lesioni elettrochirurgiche, sono possibili in qualsiasi intervento, VL e laparotomico. 4 Applicazione della VL in determinati interventi. Per ciò che riguarda la colecisti litiasica, è sicuramente un’indicazione corretta, tuttavia si deve sempre ricordare al paziente, quando si propone- al momento del consenso- questo intervento chirurgico, che l’intervento può essere convertito in qualsiasi momento. Le controindicazioni relative,-colecistiti acute, colecistiti pregresse, litiasi della VBP, pancreatiti acute, cirrosi, ipertensione portale, gravidanza - si possono considerare in un certo senso transitorie, in virtù della sopraddetta curva di apprendimento e anche del perfezionamento tecnologico della strumentazione. Le controindicazioni generali come le gravi cardiopatie e pneumopatie, riguardano gli interventi chirurgici in generale. Per ciò che riguarda l’intervento di appendicectomia, le indicazioni sono contrastate, ovvero dipendono dalle scuole. Questo intervento si effettua ormai con un’incisione di 2 cm per cui rispetto a 4 incisioni da 1 cm, non c’è un reale vantaggio, né da un punto di vista della ripresa funzionale, né da un punto di vista estetico. Il grande vantaggio è quello di poter esplorare tutta la parte bassa addominale, che invece non è possibile fare con una laparotomia di 2 cm. Questo diventa vantaggioso nel caso di diagnosi incerte con possibilità terapeutiche per altre patologie come le cisti ovariche, il diverticolo di Meckel, le annessiti e le sindromi aderenziali. Le controindicazioni sono: un piastrone peritonitico, delle pregresse laparotomie e la gravidanza. Per gli interventi effettuati in urgenza, in caso di una sintomatologia addominale non diagnosticata, ovvero quando si impone un intervento chirurgico nonostante non ci sia un’indicazione precisa, ma persista un aggravamento tale dello stato generale da rendere necessario un intervento, in questi casi si sono visti i grandi vantaggi della VL, perché si riesce a visualizzare quasi tutta la cavità addominale. In questo senso,la VL sta prendendo piede in tutti gli interventi che riguardano l’addome, nella chirurgia d’urgenza dove non era sempre possibile effettuare una diagnosi , nella chirurgia del peritoneo si pensi all’utilità negli interventi di adesiolisi, nella chirurgia epatica e nella chirurgia del colon e del retto. Una controindicazione è la presenza di emoperitoneo, che impedirebbe alla fibra ottica di permettere la visualizzazione dell’addome. In generale le controindicazioni si presentano quando le condizioni anormali create dalla VL (posizione, decubiti,insufflazione, ipercapnia, iperprssione) possono costituire un aggravamento dei rischi intraoperatori Controindicazioni assolute: 1. occlusione con enorme distensione e squilibrio idroelettrolitico 2. peritonite con anuria e shock settico 3. shock emorragico ipovolemico scompensato in questi casi l’atteggiamento corretto è quello di gestire il paziente in una terapia intensiva, in modo da tentare di ridurre il deterioramento delle condizioni generali. 5 Controindicazioni non assolute (possono avere un’evoluzione) 1. occlusione conclamata (manipolazioni delicate su intestino dilatato e fragile, distensione intestinale + distensione del pneumoperitoneo 2. peritonite conclamata (limiti meno codificati9 3. addome post-traumatico Conversione: in caso di emorragia massiva ad eziologia sconosciuta (visione difficile, necessità di emostasi immediata) LA STIPSI La presentazione di questo sintomo è spesso causa di dubbi, incertezze, male interpretazioni, soprattutto nella fase di raccolta anamnestica dei dati, tuttavia, dalla giusta interpretazione di questo sintomo si arriva ad una diagnosi corretta, ma a volte ci sono dei ritardi tali che il misconoscimento di una patologia, ad esempio tumorale, potrebbe avere gravi conseguenze. Quando giunge un paziente che riferisce un sintomo di questo tipo, associato a dolori addominali, è importante riuscire a cogliere gli aspetti peculiari, per poter indirizzare correttamente il paziente in un reparto di medicina interna, di urgenza in un reparto di chirurgia in elezione o in chirurgia d‘urgenza … oppure rimandarlo a casa. È molto difficile capire cosa intenda una persona per stipsi, per cui dobbiamo avere una definizione il più convenzionata e convenzionale possibile. Sicuramente la terapia richiede una trattazione multidisciplinare. Ognuno di noi possiede un orologio biologico individuale , sicuramente quando chiediamo ad un paziente se va di corpo regolarmente ci riferiamo ad un criterio soggettivo, dovremo invece avere in mente un criterio il più possibile oggettivo. Il range di normalità può essere compreso tra 3 e 21 evacuazioni a settimana, per cui è molto largo, ci sono poi diverse variabili, come appunto il numero delle evacuazioni, la modalità e le caratteristiche delle feci. Si rientra nella definizione di stipsi quando: numero : le evacuazioni sono un numero inferiore di 3 alla settimana, modalità: viene descritto uno sforzo defecatorio nel 25% delle evacuazioni, caratteristiche: consistenza aumentata e un peso inferiore a 35 g (ovviamente nessuno riesce a quantificare, tuttavia queste linee sono scritte sui testi), e la sensazione di difficoltà allo svuotamento nel 25% dei casi ( N.B. questa è differente dallo sforzo, questi sono dei parametri aggiuntivi). Si è giunti, in una consensus internazionale svoltasi a Roma nel 2001, ad una definizione di stipsi: “la stipsi si intende tale in presenza di almeno 2 di queste affermazioni, che però siano persistenti per almeno 3 mesi senza prendere lassativi” sforzo eccessivo alla defecazione 1 volta su 4 tenesmo rettale 1 volta su 4 6 presenza di feci piccole e/o dure almeno 1 volta a settimana meno di 3 evacuazioni a settimana Per poter acquisire questi dati è importante una buona anamnesi. È importante considerare se si è verificata una manifestazione acuta della stipsi, cioè se è insorta di recente (ultimi 6 mesi) con una diminuzione della frequenza dell’alvo o un aumento della difficoltà a iniziare l’evacuazione (sforzo o tenesmo). N.B. l’apparente contraddizione nella definizione di acuta riferita a sei mesi deve farci ricordare che la stipsi è un sintomo descrittivo di un evento lento nel tempo. L’incidenza di persone colpite da questo sintomo è molto alta – 5 milioni ogni anno negli USA- di cui solo 2,5 milioni consultano il medico, quindi l’altra metà tende a trattare il problema spontaneamente, non preoccupandosi delle eventuali patologie che possono sottendere a questo sintomo. L’aspetto più importante, nella trattazione dell’eziopatogenesi di questo sintomo, è quello legato al ruolo dei fattori ambientali: geograficamente ha sicuramente un aspetto diverso a seconda delle abitudini alimentari e dello stile di vita dei soggetti. Aumenta in modo esponenziale con l’età, soprattutto dopo i 65 anni. Il 15% della popolazione femminile usa lassativi, il 2% degli uomini ne fa uso. In termini di spesa si parla di 700 milioni di dollari all’anno solo per questa sintomatologia. EZIOLOGIA È una patologia complessa determinata da cause multiple: di ordine dietetico di ordine fisiologico di ordine psicosociale Quando ci troviamo davanti a una situazione ad un situazione “acuta” è necessario escludere le cosiddette cause note di stipsi, al fine di destinare correttamente il paziente in una di quelle 5 possibilità che abbiamo detto all’inizio. Le cause sono di 2 tipi: 1. ostruzioni meccaniche 2. malattie metaboliche/endocrine I sintomi Sintomi propri per ciascuna affezione, ad esempio nelle ostruzioni meccaniche ci sono dei sintomi legati alla patologia da cui derivano e dei sintomi legati alla sede Dolore addominale Tenesmo 7 Borborigmi addominali, legati alla incapacità di vuotare completamente il tratto GI Alterata motilità gassosa Diagnosi Anamnesi ed esame obiettivo Rx clisma opaco (esame più specifico per ciò che riguarda il grosso intestino) Endoscopie, sono sempre un passo successivo Studio del transito con indicatori radio-opachi (scintigrafie) in grado di focalizzare malfunzionamenti del tenue, una volta eluse patologie del grosso intestino Esame completo delle feci Ostruzioni meccaniche, sono quelle che riguardano maggiormente il rischio ad una destinazione chirurgica dei pazienti: neoplasie e stenosi, che se producono stipsi sono sicuramente in uno stadio avanzato rettocele, è la formazione di una sacca nel retto che è stata estroflessa e che potrebbe provocare una condizione di stipsi prolasso rettale, endometriosi indotta da farmaci: analgesici oppioidi anticolinergici ( atropina, scopolamina) calcioantagonisti (nifedipina) integratori a base di calcio Queste sono sostanze che interferiscono con la motilità intestinale, fino a produrre dei sintomi riferibili a ostruzioni Immagine di un tumore del grosso intestino: nel referto di un clisma opaco troviamo il termine “a torsolo di mela” per definire appunto il restringimento causato dalla neoplasia. Cause metaboliche: ipotiroidismo (decremento del metabolismo basale) diabete mellito con neuropatia uremia (condizione tossica) ipercalcemia difficoltà all’espulsione transito rallentato sindrome del colon irritabile 8 Come deve essere l’approccio ad un paziente con stipsi Abbiamo già parlato dell’importanza dell’anamnesi, è importante l’esame obiettivo, l’esplorazione rettale. Dobbiamo cercare di capire se si tratta di un’affezione acuta o di qualcos’altro. Se i sintomi sono stati progressivi (indicano uno sviluppo della patologia) o se sono costanti. Se si tratta di un’affezione cronica, l’allarmismo può diminuire rispetto ad una situazione di acuzie. Dobbiamo quindi escludere la presenza di ostruzione meccanica che determina il ricovero in una chirurgia di urgenza o di elezione. In assenza di una diagnosi specifica, il primo provvedimento da suggerire, è la maggior assunzione di fibre nella dieta. È un provvedimento necessario per favorire uno svuotamento regolare e costante. La stipsi si definisce cronica, quando il sintomo si presenta da oltre sei mesi durante i quali i pazienti hanno avuto un numero di evacuazioni inferiori a quel range valido per la stipsi acuta. Le cause possono essere: 1. extracoliche 2. coliche alterazioni della motilità turbe della defecazione Cause di stipsi cronica extracolica: dieta e abitudini alimentari inadeguate o massa ridotta di fibre o introito eccessivo di cibi che induriscono le feci (formaggi) o assenza di esercizio fisico o ignorare l’urgenza di defecare farmacologiche analgesici, anticolinergici, anticonvulsivanti, antidepressivi, antiparkinsoniani, diuretici, bloccanti gangliari, abuso di lassativi. metaboliche e endocrine diabete mellito, ipertiroidismo, ipercalcemia, ipokaliemia psichiatriche depressione, psicosi, anoressia nervosa; la terapia di queste patologie si avvale di molti dei farmaci sopra citati neurologiche 9 neoplasie midollari, traumi spinali, paraplegia, sclerosi multipla, neoplasie cerebrali, M.di Parkinson iatrogene conseguenti ad interventi chirurgici, immobilizzazione, resezione dei nervi erigendi Cause di stipsi cronica di tipo colico alterazioni della motilità del colon o transito rallentato o sindrome del colon irritabile con predominanza di stipsi anismo: è una entità non molto nota e spesso non ben definita, di cui sono portatrici molte persone che soffrono di stipsi. Si tratta di una incapacità dei muscoli striati del pavimento pelvico di rilassarsi quando sono stirati per l’atto della defecazione. Si ha una contrazione paradossa del muscolo pubo-rettale che invece di rilasciarsi rimane contratto. I sintomi dell’anismo sono: incapacità ad iniziare la defecazione, tenesmo rettale, svuotamento manuale, abuso di clismi o lassativi, incontinenza, proctalgia, assunzione di posture contorte per la defecazione. L’approccio terapeutico a queste persone dovrebbe iniziare con una rieducazione al rilassamento attraverso tecniche di bio feed-back, sono infatti persone che convivono con uno stato di ipertensione sfinteriale costante derivante con ogni probabilità da stati di ansia acquisita o congenita. In caso di fallimento di questa metodica, c’è la possibilità di resezione chirurgica del plesso muscolare ano-rettale, per consentire il rilasciamento di questa struttura. Morbo di Hirschsprung: aganglia congenita (sintomi presenti dalla nascita e volta rettale allargata al clisma). Vi è una assenza di reazione inibitoria rettoanale. La terapia presuppone la resezione del segmento agangliare che caratterizza questa malattia. Rettocele: consiste nel cedimento di una parte mucosa del retto, il sistema di ancoraggio anteriore costituito dal setto retto-vaginale, in cui si viene a creare una sorta di deposito del materiale fecale. Il rettocele diviene funzionale se compare riempimento alla defecografia (esame principe che consente di trovare cause a questo livello). I meccanismi causali del rettocele possono essere: l’isterectomia, la lassità del setto retto-vaginale, quando manca il rilascio del muscolo pubo-rettale durante l’evacuazione. Nella fase di riposo le feci sequestrate nel rettocele si ridistribuiscono nel lume ampollare giustificando i sintomi di defecazione in due tempi e di defecazione ostruita. 10 L’incidenza del rettocele varia nelle casistiche dal 30 al 60% e l’associazione col prolasso mucoso è particolarmente elevata (84%). Il rettocele non si manifesta nell’uomo perché la struttura di ancoraggio anteriore rappresentata dalla fascia prostato-peritoneale è supportata, nel ruolo di contenimento, dal complesso vescico-prostatico. Defecografia: inventata nel 1964, è solo dal 1985 che è in uso e solo ultimamente si è perfezionata. Il retto viene riempito con 120 ml di bario iniettato con sonda morbida per clisma; l’iniezione viene continuata durante la rimozione della sonda per opacizzare il canale anale; vengono assunti radiogrammi a riposo, a contrazione massima volontaria, ad evacuazione bloccata e durante l’evacuazione . Le refertazioni di questo esame sono di solito molto precise e consentono una diagnosi esatta. L’angolo ano rettale ha valore, a riposo di 90°, durante l’evacuazione per il rilascio della fionda e la contrazione del serbatoio ampollare, raggiunge 137°. Quando questo angolo è di 92° per alterazioni morfo- funzionali, si innesca la difficoltà a defecare. Il muscolo pubo rettale è parte dell’elevatore dell’ano, chiamato fionda pubo rettale perché avvolge il canale anale provocando flessione del serbatoio ampollare. Al termine di una normale defecazione il serbatoio ampollare risulta totalmente vuoto, con le pareti che collabiscono. Si definisce evacuazione ostruita l’incapacità di evacuare 2/3 di 120 ml di contrasto baritato in 20 sec. Sindrome del perineo discendente: da probabile danno dei nn. sacrali e/o pudendi durante la nascita, o da sforzi cronici durante la defecazione. Prolasso rettale Stipsi nei bambini: è rappresentata da una grande variabilità, a causa delle modificazioni che si hanno con lo sviluppo fisiologico. Le evacuazioni del lattante si riducono col progredire dell’età. La stipsi funzionale è legata a patologie ben definite e ben conosciute, come il megacolon, quando il lume colico è maggiore di 6 cm e si manifesta con il rifiuto di evacuare con o senza soiling (perdite non controllate di materiale fecale). Il trattamento del megacolon è chirurgico e richiede la resezione di questo tratto di colon, emicolectomia con anastomosi ileo rettale. La stipsi acuta nei bambini è una condizione autolimitantesi, spesso legata a variabili transitorie dipendente da modificazioni nel regime alimentare. Stipsi negli anziani: la diagnosi differenziale assume una notevole importanza perché ci possono essere alterazioni come la malattia diverticolare, la patologia neoplastica. 11 La stipsi si manifesta in maniera esponenziale negli anziani quindi ci può essere la sovrapposizione di sintomi e di patologie correlate. È presente nel 25% della popolazione oltre i 65 anni, di questi il 30% usa lassativi senza indicazioni mediche e accertamenti. La stipsi aumenta in anziani che vivono in strutture protette. Ci sono fattori correlati alla stipsi e sottostimati come la ridotta sensibilità per lesione del n. pudendo, l’elevata tolleranza alla distensione, che trovano una conferma negli esami strumentali quali e.r., rx addome a vuoto, d’obbligo in questi casi. Se da un lato le fibre sono sempre indicate, negli anziani trovano una controindicazione quando la modificazione del regime dietetico provoca, nell’immediato, l’insorgenza di vomito alimentare ed una sindrome occlusiva. Questo non fa altro che dar conferma di una patologia organica del soggetto. La malattia emorroidaria, di cui abbiamo già parlato, è un’altra delle condizioni patologiche che troviamo nella stipsi. Importante per fare il punto: definizione di stipsi; differenza tra acuta e cronica; cause derivanti dalla stipsi cronica e acuta di natura colica ed extra colica. 12