quant`altro, può avere più di un effetto negativo

65
quant’altro, può avere più di un effetto negativo sull’organismo dei nostri amici. Uno di questi sarebbe proprio
la stipsi, in questo caso indotta dal cattivo funzionamento dei processi digestivi che, mancando di ridurre il volume delle ingesta, favorirebbero la produzione di feci
malamente digerite, ingombranti, che transitano con difficoltà verso la loro destinazione finale.
OLTRE L’EVIDENZA. Se ne siamo testimoni, riconoscere
la stipsi nel nostro cane è facile. Meno facile, invece, è per il
veterinario attribuire alla stessa una serie di altri sintomi generici, ma a volte tutt’altro che trascurabili, specie nei soggetti
che soffrono abitualmente di questo problema. Nei casi cronici il soggetto è abbattuto, saltuariamente vomita, a volte ha la
febbre. L’addome è sempre dolente. Se il proprietario non fornisce indicazioni sicure, la diagnosi può essere un problema.
Una bella radiografia, tuttavia, è sufficiente a togliere ogni
dubbio e salvare la reputazione del veterinario.
PROSTATA, LINFONODI & C. Non possiamo abbandonare
l’argomento senza accennare brevemente a quando il
problema stipsi è causato da fattori che non risiedono,
come nei casi che abbiamo visto, all’interno del tubo
gastroenterico, detti tecnicamente intraluminali, ma al di fuori di esso, e cioè extraluminali. Tutto ciò che dall’esterno
restringe la sezione dell’intestino è potenzialmente in grado di ostacolare e quindi rallentare il percorso delle ingesta. Un
esempio eclatante e relativamente frequente è rappresentato nei soggetti maschi da tutte quelle malattie che comportano un aumento di volume della prostata. Nel cane, questa ghiandola avvolge l’uretere nel suo primo tratto, che è
posto giusto al di sotto dell’intestino retto: quando la ghiandola aumenta di volume, come nel caso dell’ipertrofia benigna o degli ascessi prostatici, comprime la parete ventrale del retto, diminuendone la sezione. Ed ecco, tra gli altri sintomi, anche una certa difficoltà nell’evacuare.
Seguendo quasi lo stesso meccanismo, anche i linfonodi intraddominali, sempre se aumentati di volume, possono
interferire con il colon, producendo risultati analoghi. Tutto qui? Non proprio. A complicarci la vita, o meglio, a complicarla ai nostri quattrozampe, ci sono pure i fattori chiamati intrinseci, cioè che risiedono nell’alterata funzionalità neuromuscolare dell’intestino. Qui il discorso sembrerebbe farsi complicato, ma non lo è. In poche parole: quando l’intestino
funziona male “di suo”, e non esistono motivi anatomici che ne giustifichino il malfunzionamento, siamo davanti a una
causa intrinseca. I danni a diverso livello dell’innervazione delle pareti intestinali, la disautonomia e l’ipotiroidismo sono
frequentemente responsabili della diminuita efficienza della motilità intestinale.
Come abbiamo visto, il problema stipsi è, il più delle volte, evitabile. Fondamentale è un’alimentazione corretta in termini qualitativi e quantitativi, una giusta dose di movimento e la rimozione di quanti più elementi stressanti possibile. Ma
tutto questo lo avevamo già capito, no?