Fondi pensione in cerca del vento in poppa

Fondi pensione in cerca del vento in poppa
Di Stefano Salvadeo*
Diversificazione dei fondi pensione, potenziamento del settore delle rinnovabili, e nel medio periodo, una
crescita sostenibile dell'economia: ecco tre opportunità da cogliere.
Lo sviluppo dei fondi pensione e l'incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili appaiono come due
elementi fondamentali per lo sviluppo della nostra economia. I primi rivestono il ruolo fondamentale di sopperire
alla diminuzione dell'ammontare della pensione erogata dal sistema pubblico. Basti citare la Relazione annuale
2008 dove la Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione (Covip) afferma che la previdenza complementare
può fornire ai lavoratori una copertura tra il 15% e il 20% dell'ultimo salario percepito: un contributo non
trascurabile in una prospettiva in cui, sempre secondo Covip, quello offerto dal sistema pubblico sarà a regime
dell'ordine del 50%. Se lo paragoniamo all'80% che a lungo ha rappresentato la regola, è ben comprensibile
come lo sviluppo dell'industria dei fondi pensione, nonché un diverso approccio dei lavoratori e delle imprese,
diventi fondamentale e non rinviabile.
Contemporaneamente, lo sviluppo della produzione di energie rinnovabili è insieme un obbligo – derivante dal
raggiungimento dei target di Kyoto – e un'opportunità per la creazione di nuovi posti di lavoro, sia ai fini dello
stimolo alla crescita economica che per migliorare la tutela ambientale.
Qual è il punto di collegamento tra fondi pensione ed energie rinnovabili? Come possono essere coniugate
queste due diverse esigenze? Semplicemente chiedendo ai fondi di pensione di utilizzare parte del proprio
patrimonio per finanziare società attive nella green-economy. L'idea di fondo è molto semplice. Riferiamoci ad
esempio al comparto dell'energia solare. Le società che realizzano e gestiscono parchi fotovoltaici hanno
bisogno di risorse finanziarie esterne per un ammontare generalmente compreso tra l'80 e l'85%
dell'investimento programmato, e per un periodo di tempo lungo, pari ad almeno 20 anni (la durata degli
incentivi, di fatto, corrisponde sostanzialmente alla vita tecnico-economica di un parco fotovoltaico). I fondi
pensione, invece, hanno bisogno di investire le proprie risorse per periodi medio - lunghi in cambio di un
rendimento garantito. Coniugando le due esigenze (reperire risorse a lungo termine ad un prezzo costante da un
lato e investire risorse finanziarie a lungo termine con rendimenti garantiti dall'altro) si scopre come i fondi
pensione possano rappresentare un elemento di propulsione fondamentale per lo sviluppo delle energie da fonti
rinnovabili in Italia.
In termini quantitativi, i 650 MW la cui costruzione è stata autorizzata corrispondono ad un'opportunità
d'investimento pari a circa 1.925 milioni di euro, che potrebbe essere reperiti nei 10.879 milioni di contributi
versati annualmente ai fondi pensione.
Rimangono da stabilire le modalità tecniche con le quali dei fondi pensione possono acquistare titoli di debito in
società che spesso presentano una capitalizzazione limitata e non sono, se non indirettamente, quotate in un
mercato regolamentato. Senza prescindere dalla tutela del risparmio – principio fondamentale garantito dalla
stessa Costituzione e che merita un'attenzione sempre maggiore – sarà necessario individuare le più opportune
modalità tecniche per l'impegno di questi fondi quali enti finanziatori nonché, probabilmente, prevedere un
intervento legislativo per regolare, creando un quadro semplice, questa opportunità.
In conclusione, specie in questa fase di restrizione del credito, l'iniezione di risorse dei fondi pensione
nell'industria delle energie rinnovabili può creare un circolo virtuoso di crescita degli investimenti in un comparto
che ha dimostrato di muoversi in controtendenza rispetto all'economia reale. La sfida è creare un quadro
normativo che renda possibile, in modo semplice e trasparente, l'impegno dei fondi pensione nella produzione di
energie rinnovabili. In presenza di questa cornice ci penserà poi il mercato ad allocare le risorse nei progetti più
efficienti. (riproduzione riservata)
* partner Studio Bernoni & Associati