Arthur Avalon, Il potere del serpente
Nell'opera Il Potere del Serpente l'autore, Arthur Avalon, traduce dal sanscrito due testi tantrici: il
primo è il Shat-Chakra-Nirupana che costituisce il sesto capitolo in 55 versetti dello Shri-Tattva
Chintamani, opera del XVI secolo sul rituale tantrico dovuta allo Swami bengalese Purananda; il
secondo è il Panduka Panchaka, inno a Shiva in sette versetti, con il commento di Kalicharana.
Oltre all'esposizione ed al commento di tali testi, Avalon nella prima parte del suo libro, elabora una
panoramica sullo Yoga Tantrico (1), sia sotto l'aspetto dottrinale che sperimentale.
L'ampia letteratura su tale argomento non sempre è servita a chiarire questa via di realizzazione, anzi,
sviluppandone solo alcuni aspetti ed in maniera a volte superficiale, ne ha più spesso travisato
l'essenza dando adito ad interpretazioni tanto poco edificanti quanto poco rispondenti alla tradizione.
L'opera di Avalon, supportata da solidi riferimenti tradizionali, costituisce senz'altro uno tra gli
strumenti più seri e validi per chi intende conoscere il Tantra.
Le basi teoretiche del Tantra si ritrovano in tempi assai lontani ma spesso l'interpretazione delle fonti
è controversa tanto che ciò che per alcuni è da considerarsi l'alba del pensiero tantrico, non sempre lo
è anche per altri.
Questo perché sotto la denominazione di "Yoga Tantrico" vengono raccolte svariate forme di tale
disciplina come, ad esempio, lo "Hatha Yoga", il "Kundalini Yoga", il "Laya Yoga", o il "Mantra
Yoga" (2). In tutte queste varietà di Yoga, nella pratica l'interesse viene posto in una serie di tecniche
che operano prevalentemente sul piano fisico quali le asana, il pranayama (3), le purificazioni, le
indicazioni igieniche ed alimentari.
Tutto questo non ha comunque come scopo finale la perfezione del corpo sul piano grossolano ma,
piuttosto, lo sviluppo delle potenzialità psicofisiche dell'uomo al fine di realizzare la piena espansione
della sua coscienza e, quindi, la reintegrazione col Principio.
In alcune Upanishad, e tra queste ricordiamo la Hamsa Up., la Brahma Up., la Dhyanabindu Up.,
l'Amritananda Up., la Kshurika Up., la Maitri Up., e altre richiamate da Avalon del suo testo, si
ritrovano ripetuti cenni a temi propri del Tantra come i quattro stati di coscienza, i quattro gusci, la
cavità del cuore, le nadi, il passaggio del prana nel brahmarandhra che conferma l'implicita
esistenza della sushumna (4). Vengono citati i chakra con il loro nome, menzionati i suoni (nada) e i
loro effetti sul corpo, la simbologia dei Centri, ecc..
In alcuni Purana (5) si tratta più ampiamente dei sei chakra (6) o Fiori di Loto, della kundalini e del
suo ridestarsi ed elevarsi lungo sushumna; l'Agni Purana descrive i rituali, le magie, i mantra tantrici.
I Tantra sono una sorta di Purana e formano un insieme di scritture la cui essenza è costituita dal
culto della Shakti intesa quale energia manifestante.
Le basi metafisiche di questa disciplina che ne permettono la comprensione sono assai complesse e
nel testo se ne sottende in parte la conoscenza. In esso sono dati tuttavia i necessari elementi per la
comprensione di alcuni concetti basilari come quello di Coscienza e Non-Coscienza e della loro
associazione nello Spirito Incarnato o Jivatma.
Prima della manifestazione dell'Universo vi era solo l'Essere-Coscienza-Beatitudine, cioè
Shiva-Shakti, e ciò costituisce l'esperienza totale (Purna).
Ma in questo Uno è implicito un doppio aspetto di una unica Coscienza: l'aspetto trascendente,
immutabile (Parasamit) e l'aspetto mutevole e creatore detto Shiva-Shakti Tattva. Nella "creazione"
Shakti svolge una azione negativa in quanto nel suo processo di differenziazione si autolimita in una
serie di campi finiti dello spazio e del tempo, per poter attuare quel processo di dualismo che porta
alla creazione.
Shiva non si modifica nel suo aspetto trascendente ma in quello immanente di Shakti, senza perdere
la sua assoluta Unità.
Al sorgere della volontà creativa Shakti palpita come nada, la vibrazione sonora.
A mano a mano che la creazione si dispiega il Principio viene velato dalle forme e denominazioni
proprie della concretizzazione nel tempo e nello spazio e la percezione della Realtà diventa sempre
più difficile.
Il Tutto si differenzia nelle parti, lo Spirito Eterno si limita nel tempo, l'onniscienza cede il posto alla
conoscenza ristretta a cose limitate, la beatitudine e consapevolezza della propria perfezione lasciano
il posto alla insoddisfazione e lo Spirito, persa la consapevolezza del Creatore di tutto, agisce con
potere circoscritto.
Di questo passo si dispiega la manifestazione, grazie a Shakti, la Potenza di Shiva, dagli elementi
più sottili fino alla terra in un processo assai sofisticato che Avalon, con sapiente supporto di citazioni
e riferimenti tradizionali e con dovizia di particolari, riesce a precisare nel capitolo "La Coscienza
non incarnata".
Per l'uomo tantrico non vi è nulla nell'Universo che non vi sia anche nel corpo umano: l'uomo, nella
sua essenza, è Onnipotenza --ossia Shiva-- Pura Coscienza, ma in quanto Mentale e Corpo è una
manifestazione della Potenza di Shiva, cioè di Shakti.
Il Tantra ha come scopo il superamento della coscienza individuale frammentata per riattingere la
sacra pienezza della Coscienza Unica superando i limiti del profano.
Così, la "sperimentazione del sacro", tema assai diffuso nell'antichità e già in parte ripreso
nell'Atharva Veda, diviene per il tantrico una via concreta, quasi "fisiologica" che si organizza attorno
ad un corpo di "sostegni", composto da un complesso materiale simbolico tradizionale, da un
particolare rituale, da precise tecniche e da una serie di meditazioni che portano alla salvezza,
rimanendo in ogni modo una disciplina molto concreta, come lo sono le discipline yoga.
Il risveglio, attraverso opportune tecniche, di Potenze occulte assopite nell'uomo, determina una sua
trasmutazione e divinizzazione che lo porta a trascendere la limitatezza della sua forma umana
attraverso vari processi di reintegrazione, fino alla finale riunificazione col Principio. Ciò che
costituisce assolutamente una cosa straordinaria è che questa perfetta reintegrazione, e quindi la
Liberazione completa dell'uomo, può avvenire anche nel corso della sua vita e non dopo la morte.
Shakti, la cui radice shak significa "avere potenza", "essere capace", è, dunque, la Potenza di Shiva
che, sotto forma di Forza Vitale risiede nel corpo umano e si colloca nel Muladhar Chakra.
Qui ella rivela la sua presenza sotto forma di Kundalini (7) che giace addormentata, simbolo di una
energia allo stato potenziale, in attesa di manifestarsi (…“splende Kundalini dormiente” ) (le citazioni
sono tratte dal testo Shat Chakra Nirupana, vv. 10 e 11)
È lei che origina le forme e le differenziazioni (... “Ella è colei che confonde il mondo”) e conserva la
vita (...“Ed è Lei che conserva tutti gli esseri del mondo per mezzo dell'inspirazione e dell'espirazione
...”).
Qui, avvolta tre volte e mezzo attorno a Shiva emette “il suo dolce sussurro [che] somiglia al confuso
ronzio di sciami di api in amore”: è il suono para che esiste nella indifferenziazione, ossia il suono
immanifesto, la causa del suono.
Ella è la sorgente da cui emanano tutti i suoni ("Ella produce melodiosa poesia, e Bandha, ed ogni
altro genere di componimento in prosa o in versi, in sequenza o non, in Sanscrito, in Pracrito e in
altri linguaggi”).
Opportunamente stimolata kundalini si desta dal suo sonno e intraprende il percorso verso l'alto,
lungo sushumna, passando da un chakra all'altro da modalità caratterizzate da aspetti grossolani ad
altre sempre più sottili, in un percorso inverso a quello della manifestazione, secondo la regola che
ogni cosa viene assorbita da ciò che l'ha generata, fino alla completa reintegrazione al Principio, in
sahasrara chakra dove avviene la ri-unione di Shiva con Shakti.
Arthur Avalon, il cui nome originario è John Woodrofe, oltre a quest'opera, ha curato una serie di
testi tantrici (Inni alla Dea Madre ed. Mediterranee 1984; Shakti e Shakta ed. Mediterranee 1984; Il
mondo come potenza ed. Mediterranee 1988; ecc.) oltre ad altri lavori su temi analoghi.
Egli si è avvalso dell'aiuto e dell'insegnamento di maestri ed eruditi indù con cui venne a contatto nei
trent'anni trascorsi nel luogo ricoprendo un'alta carica dell'aministrazione anglo-indiana.
Il Potere del Serpente --Ed. Mediterranee-- è stato stampato nel 1968 ed ha avuto numerose ristampe.
Bibliografia essenziale
Per un orientamento di base che predisponga a una comprensione del pensiero indiano, onde evitare
l'errore di "filtrare" tutto nella prospettiva occidentale, consiglio il testo di René Guénon
Introduzione generale allo studio delle dottrine indù edito da Adelphi, Milano 1989.
Inoltre, nello studio concernente la tradizione dell'India, è utile avvalersi dell'aiuto di un glossario:
ritengo ottimo il Glossario sanscrito a cura del Gruppo Kevala, Edizioni Asram Vidya, 1988 -seconda ediz. riveduta e ampliata 1998.
Per approfondimenti sull'argomento in trattazione: di Marilia Albanese Lo Yoga e Il Tantrismo. Il
gioco della Dea, entrambi editi da Xenia; di Andrè Van Lisebeth Tantra, il culto della femminilità,
Mursia, Milano; di Mircea Eliade Tecniche dello Yoga Universale Scientifica Boringhieri 1984, oltre
ai testi di Arthur Avalon citati nella recensione.
Note
1- Yoga tantrico: disciplina di realizzazione che ritiene il piano della manifestazione, e più in
specifico il corpo umano, il luogo privilegiato ove, attraverso opportune e complesse tecniche,
pratiche meditative e rituali, è possibile operare un ampliamento delle proprie potenzialità fisiche e
psichiche fino ad espandere la propria coscienza al fine di reintegrarsi con il Principio.
2- Si tratta di diverse forme di Yoga, ognuna delle quali privilegia l'utilizzo di certe tecniche piuttosto
che di altre; ad esempio, il Mantra Yoga utilizza la pronuncia di sillabe sacre evocatrici di misteriose
potenze, lo Hatha Yoga propone svariate tecniche di purificazione di canali sottili di conduzione
della forza vitale nel corpo, il Laya Yoga si propone la dissoluzione dello spirito individuale nello
Spirito Divino ed il Kundalini Yoga risveglia e incanala l'energia kundalini che, passando attraverso i
centri di energia e i corrispondenti piani coscienziali, si eleva fino a riunirsi con Shiva, il Principio
stesso. È da notare che ogni tipo di questi Yoga, pur avendo proprie caratteristiche e particolarità,
utilizza anche tecniche appartenente agli altri sistemi.
3- Asana, Pranayama: Asana significa 'postura' e, al di là della forma esteriore del corpo, esige un
determinato atteggiamento mentale caratterizzato da attenzione, equilibrio e stabilità. Il termine
Pranayama è l'unione di due parole, prana che significa respiro cosmico, soffio vitale, energia, e
yama che ha vari significati ma che, in questo contesto, significa proibizione, controllo. Quindi,
Pranayama è una serie di tecniche atte al controllo e alla sospensione del respiro finalizzate
all'ottenimento dei risultati propri dello Yoga.
4- Sono qui elencati elementi della "fisiologia sottile" propri della disciplina dello Yoga alla quale si
rimanda per approfondimenti. In particolare, in questo contesto, è indispensabile sapere che per Nadi
si intendono sottili canali conduttori dell'energia vitale, prana; tra essi il privilegiato è Sushumna,
canale centrale che passa all'interno della colonna vertebrale e attraverso il quale sale Kundalini
Shakti. Il brahmarandra è quella fessura del cranio attraverso cui lo spirito incarnato esce per
ricongiungersi a Brahman (Shakti si reintegra con Shiva).
5- Purana: Testi sacri molto popolari in India il cui scopo è di allargare e sviluppare il significato e
contenuto dei Veda.
6- Chakra: il significato letterale è ruota, cerchio, centro. Nella fisiologia indiana e tantrica si
contemplano sette chakra principali, cinque posti lungo la colonna vertebrale e due nel capo,
rappresentanti centri di coscienza che vengono attivati con precise tecniche; essi sono in stretta
relazione con determinate funzioni fisiche, mentali, vitali e spirituali ed esprimono un determinato
stato di coscienza.
7- Kundalini: aggettivo femminile che significa "arrotolata". Simbolo nell'uomo delle sue
potenzialità latenti, è colei che all'alba dell'essere, sotto forma di Potenza creatrice, si distinse da
Shiva per dar origine alla manifestazione. È rappresentata nella forma si un serpente arrotolato e
addormentato nel chakra posto alla base della colonna vertebrale, il muladhara.
A cura di Luciana Busatto