L’UNIONE EUROPEA APPROVA UN TEST IMPORTANTE NELLA DEFINIZIONE DEL DOSAGGIO DI FARMACI AD ELEVATA TOSSICITÀ UTILIZZATI NELLA CHEMIOTERAPIA ANTINEOPLASTICA. Augusto Pessina, Dipartimento di Sanità Pubblica, Microbiologia, Virologia ,Facoltà di Medicina e Chirurgia Università Statale di Milano La notizia Il 21 marzo 2006 il comitato scientifico consultivo del Centro europeo per la convalida dei metodi alternativi (ECVAM) ha approvato sei nuovi metodi di prova alternativi che consentiranno di ridurre il ricorso alla sperimentazione animale per alcuni farmaci e sostanze chimiche . I nuovi tests, effettuati su colture cellulari anziché su animali, permettono di determinare la tossicità dei farmaci antitumorali e identificare i farmaci contaminati. Oltre a ridurre il numero di animali necessari ai fini della sperimentazione, i metodi approvati oggi miglioreranno l’accuratezza dei test e contribuiranno così a rendere i prodotti più sicuri. Uno dei test approvati è noto come Colony Forming Unit-Granulocytes-Macrophages (CFU-GM) ed è volto a render più preciso il dosaggio di alcuni farmaci ad elevata tossicità utilizzati nella chemioterapia per la cura dei tumori. Il gruppo di ricerca Il lavoro di ottimizzazione , prevalidazione (1) e validazione (2) di questo test nella sua applicazione nel campo della ematotossicologia è stato eseguito da un gruppo di ricerca internazionale costituitosi nel 1996 e coordinato dal Dr Augusto Pessina ( Responsabile del Laboratorio di Colture Cellulari della Sezione di Microbiologia del Dipartimento di Sanità Pubblica, Microbiologia, Virologia della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’ Università Statale di Milano ) . Il gruppo di ricercatori dell’Università di Milano , con il supporto del Consorzio Milano Ricerche in collaborazione con ECVAM, JRC( Ispra), ha coordinando lo studio coinvolgendo quattro centri di ricerca in : Spagna (Cell Biology, Environment Institute, CIEMAT, Madrid); Francia (Ecole Superieure de Microbiologie et Sècurité Alimentaire (ESMISAB), Universitè de Bretagne Occidentale, Plouzanè ); Belgio ( Department of Environmental Toxicology, VITO-Flemish Institute for Technological Research, Mol ) e Stati Uniti ( Laboratory of Pharmacology, Cancer Centre, Wayne State University, Detroit (MI)). La fase di validazione del test è stata rigorosamente eseguita in “doppio cieco” avvalendosi di agenti esterni: BIBRA International, Carshalton (UK) ed Oncology Research and Regulatory Consulting Associates, Grosse Pointe Woods (USA) che hanno fornito le molecole da studiare codificate secondo criteri di GLP e sicurezza. Il test GM-CFU Il test validato è un test clonogenico in coltura semisolida ( agar o metilcellulosa) in cui la proliferazione/differenziazione di progenitori emopoietici è ottenuta per stimolazione “ in vitro” con specifiche citochine (3). Diversi protocolli sperimentali sono stati suggeriti ed utilizzati in ematologia ma pochi di questi sono stati sviluppati fino ad ottenere uno procedura operativa standardizzata atta a valutare la tossicità in vitro di molecole sul sistema emopoietico (4). Lo studio in questione ha riguardato il test clonogenico che prevede la stimolazione dei progenitori granulocitico-macrofagici (GM-CFU) del quale è stata messa a punto una procedura standard successivamente analizzata per la sua riproducibilità in condizioni sperimentali diverse per specie animale (murina verso umana ) , sorgente di progenitori ( midollo osseo verso sangue di cordone ombelicale), attività stimolante e composizione del terreno colturale (citochina singola verso coktail di citochine ) ecc. In questo modo è il test è stato adattato ed applicato a studi di ematotossicologia in vitro dove è richiesto che l’attività tossica del composto sia influenzata il meno possibile dalle condizioni colturali. La validazione ha quindi prodotto un modello predittivo che permette di aggiustare i dati di tossicità ottenuti nell’animale cosi da applicarli all’uomo con maggiore affidabilità e sicurezza. L'ematotossicità Per comprendere adeguatamente la portata di questo test è necessario avere presente alcuni aspetti essenziali riguardanti l'ematotossicità. Il rapido turnover delle cellule del sistema emopoietico (deputato a mantenere l’omeostasi di tutto il sangue compresa buona parte della componente immunitaria) lo rende un bersaglio molto sensibile ai fenomeni di tossicità che si esplicano con diversi meccanismi sia verso cellule mature , che verso progenitori in rapida proliferazione e differenziazione . Questi particolari effetti avversi sono conseguenza diretta della assunzione di farmaci oppure secondari alla tossicità espressa verso altri organi o sistemi. Se per certe terapie ed entro certi limiti un tale effetto tossico è inevitabile per ottenere benefici , in altri casi è assolutamente intollerabile ed è quindi importante disporre di strumenti adeguati per predire fenomeni gravi di ematotossicità come certe forme di mielosoppressione o granulocitopenia . Anche dopo l’avvento dei bersagli molecolari nello sviluppo di nuovi approcci terapeutici , per oltre il 50 % dei farmaci antineoplastici la mielotossicità è ancora una delle maggiori limitazioni all’uso di dosaggi pieni. Le agenzie regolatrici richiedono, per tutti i farmaci , studi di tossicologia in vivo in almeno due specie animali (una delle quali non-roditore, di solito il cane) e la loro potenziale ematotossicità è dedotta dai parametri di ematologia clinica monitorati nell’animale (come la severità della citopenia, tempi di esposizione necessari, grado di reversibilità, ecc) sulla base dei quali si tenta di predire la tossicità nella specie umana. Ancora oggi, i dati sperimentali costituiscono il principale criterio usato per calcolare la più alta dose da amministrare nella cosiddetta fase I di sperimentazione clinica fatta nell’uomo e gli aspetti regolatori sottolineano l’importanza di stabilire due fondamentali livelli di esposizione: la più elevata dose che non causa effetti avversi e quella che causa la massima perturbazione tollerata nella conta del sangue periferico (definita come MTD)(5). Quasi il 30% dei farmaci fallisce durante i trials clinici su pazienti a causa degli effetti tossici, nonostante siano stati eseguiti preventivamente tutti i tests tossicologici in animale . Proprio per prevedere se un nuovo composto sarà clinicamente tossico sul midollo osseo umano, i tests in vitro possono ridurre l’incertezza insita nella estrapolazione dall’animale di laboratorio alla specie umana e contribuire ad una più precisa previsione. Importanza predittiva del test GM-CFU Il test GM-CFU è stato validato come strumento predittivo della neutropenia acuta in pazienti esposti a farmaci antitumorali. La procedura standard utilizza cellule da midollo osseo di topo e cellule da sangue di cordone ombelicale umano(che contiene cellule staminali e progenitori ematici che rispondono in modo simile a quelli del midollo osseo) sulle quali viene determinata la tossicità diretta dei composti. Rispetto alla sola sperimentazione animale , questo test offre un maggior grado di precisione, poichè affina i margini di sicurezza riducendo l’incertezza dovuta alla estrapolazione animale/uomo e fornisce una base più razionale per determinare le dosi cliniche e valutare i limiti di esposizione umane definiti come massima dose tollerata (MDT). In pratica quindi il test GM-CFU contribuisce a ridurre il rischio di sovradosaggio letale che può verificarsi nel primo gruppo di pazienti trattati con nuovi farmaci. Infatti, la prima fase della sperimentazione farmacologia clinica ( cosiddetta di fase I ) ha come obiettivo quello di valutare la MDT nell’uomo mediante somministrazione di quantità crescenti di farmaco in volontari sani e maschi e nell’intraprendere questa fase clinica è importante che meno pazienti possibile siano trattati con dosi di farmaco ad elevato rischio tossico. Va anche sottolineato che per i nuovi tipi di farmaci ( proteine ricombinanti, anticorpi, ecc) che rappresentano oltre il 50 % nelle nuove notifiche , la tossicologia tradizionale non funziona bene o non funziona affatto e questo test potrebbe offrire un ulteriore strumento di indagine tossicologica. Conclusione I risultati già ottenuti con questo tests sono quindi molto importanti per almeno due fondamentali aspetti: Uno, più diretto, che i tests in vitro come quello validato contribuiscono a migliorare il livello di sicurezza nei trials clinici di fase I. Ciò è di importanza critica soprattutto alla luce di quanto recentemente riportato nel marzo 2006 circa il drammatico esito che ha avuto il trattamento di alcuni giovani con un nuovo farmaco (TGN1412) in sperimentazione a Londra L’altro, più generale, sottolinea che le tecniche di colture cellulari in vitro possono essere utili nel valutare differenze di specie così che con diversi modelli cellulari (per esempio murino e umano ) si possa tentare di estrapolare dati su possibili effetti “in vivo” nella specie umana. Poiché recenti pubblicazioni (6,7) hanno anche mostrato che la procedura standard validata può essere miniaturizzato in piastre da 96 pozzetti essa può quindi essere applicata ad un elevato numero di molecole di grande interesse per l’industria farmaceutica proprio nelle prime fasi di sviluppo di una nuova molecola. Infatti, il test nella sua versione miniaturizzata è stato recentemente applicato per valutare la sensibilità in vitro di precursori mieloidi umani e di topo verso dieci nuove molecole antitumorali della Cancer Research UK ed ha confermato che le curve dose-risposta predittive come nel test originale validato tanto da suggerire che possa esser usato in high-throughput screening. Bibliografia 1 Pessina, A., Albella, B., Bueren, J., Brantom, P., Casati, S., Gribaldo, L., Croera, C., Gagliardi, G., Foti, P., Parchment, R., Parent-Massin, D., Sibiril, Y., Schoeters, G. and Van Den Heuvel, R (2001) Prevalidation of a model for predicting acute neutropenia by Colony Forming Unit-Granulocyte/Macrophage (CFU-GM) assay. Toxicology in Vitro 15, 729-740. 2 Pessina A, Albella B, Bayo M, Bueren J, Brantom P, Casati S, Croera C, Gagliardi G, Foti P, Parchment R, Parent-Massin D, Schoeters G, Sibiril Y, Van Den Heuvel R, Gribaldo L. (2003) Application of the CFU-GM assay to predict acute drug-induced neutropenia: an international blind trial to validate a prediction model for the maximum tolerated dose (MTD) of myelosuppressive xenobiotics. Toxicological Sciences 75, 355-367. 3 Bradley TR, Metcalf D. (1966) The growth of mouse bone marrow cells in vitro. Austr J Exp Biol Med 44, 287-298. 4 Pessina A, Malerba I, Gribaldo L.(2005) Haematotoxicity testing by cell clonogenic assay in drug development and preclinical trials. Curr.Pharmaceut.Design 11,1055-1065. 5 Parchment RE, Huang M, Erickson-Miller CL.(1993) Roles for “In vitro” Myelotoxicity Tests in Preclinical Drug Development and Clinical Trial Planning. Toxicologic Pathology 21, 241-250. 6 Pessina A, Croera C, Bayo M, Malerba I, Passardi L, Cavicchini L,Neri MG, Gribaldo L.(2004) A methylcellulose microculture assay for the in vitro assessment of drug toxicity on granulocyte- macrophage progenitors (CFU-GM). ATLA 32,7-23. 7 Malerba I, Ferrario D,Farmer H,Gribaldo L,Casati S. (2006). Inhibition of GM-CFU colony growth by ten anticancer drugs assessed by a high-throughput clonogenic microtest. Comm. To 46th ETCS Meeting , March 26-29, Verona, Italy.