La distanza interpupillare nella pratica oftalmica Distanza Interpupillare (DP) Determina la posizione nel quale centrare il centro ottico-oftalmico orizzontale delle lenti, cioè nominalmente la distanza tra i centri pupillari. Purtroppo non è precisamente così, e nel centrare le lenti si deve tener conto dei possibili errori e imprecisioni che si possono compiere, al fine di rendere l’occhiale il più possibile conforme alla persona che lo dovrà indossare. Esistono vari metodi per misurare la DP, ma quelli sicuramente più utilizzati sono: l’interpupillometro a riflessione, e il metodo Eye to Eye (detto di Viktorin). Per quello che riguarda il metodo strumentale, con l’interpupillometro, si deve puntare l’attenzione sul fatto che troppo spesso viene rilevata la distanza totale tra i centri pupillari, invece che le due semi-distanze. Questo metodo introduce ovviamente degli errori e delle approssimazioni, che, se da un lato non sono spesso rilevabili sulla maggior parte delle correzioni, dall’altra sono comunque sicuramente presenti, e concorrono ad aumentare le difficoltà di adattamento all’occhiale, introducendo anche effetti prismatici non voluti, e disturbanti per la persona, anche in maniera permanente. Il consiglio migliore è quindi quello di misurare e montare le lenti sempre rilevando le semi-distanze. Questo modo diventa invece assolutamente obbligatorio quando si realizzano correzioni per alte ametropie, anisometropie, correzioni prismatiche. Unica eccezione a questa regola, per le lenti bifocali, dove per motivi estetici si montano le lenti in posizione simmetrica, e quindi con una distanza interpupillare uguale per i due occhi, anche se risultano diverse. Solo in casi particolari di asimmetria facciale o forti poteri ( dalle 6 diottrie in su) si può, previo consenso del cliente, montare asimmetricamente le lunette per migliorare la resa ottica e il confort. Uso dell’interpupillometro La misura della DP dovrebbe essere eseguita appoggiando lo strumento con l’apposito alloggiamento nasale, alla radice del naso del soggetto, quindi in posizione più vicina possibile agli occhi. Prima di fare questo si deve regolare il selettore della distanza, per decidere quale simulazione deve fare lo strumento, regoleremo su infinito per occhiali da lontano, a permanenza, progressivi e bifocali, e invece a distanza breve, 40 cm di solito, per occhiali da lettura. Cerchiamo di allineare il riflesso che la lampada interna allo strumento produce sulla cornea del nostro soggetto, chiedendogli di guardare la luce che vede all’interno. Risulta spesso utile per aiutare il cliente a capire dove guardare, chiudere il setto divisorio dello strumento, che gli permette di osservare la luce solamente con un occhio. Questa procedura non ha controindicazioni, ed è da preferire nel caso di soggetti che dicono di vedere due luci, strabici, persone nervose e timorose di sbagliare la procedura. Una volta trovato l’allineamento, si deve andare a leggere la misura trovata per i singoli occhi, cioè la semidistanza, e andare a ripetere la misura, per una maggiore attendibilità, o quando viene richiesta una alta precisione di prescrizione. Centraggio in Soggetti Astigmatici Si consideri come più approssimativo invece, il centraggio di lenti a totale o quasi, valore cilindrico ad assi orizzontali (180° +/- 20°). In questo caso infatti il centraggio orizzontale risulta essere più impreciso e difficoltoso, a causa della totale o quasi mancanza di potere delle lenti sull’asse orizzontale. Questo fa si che si possano rilevare una volta montate le lenti delle centrature diverse da quelle richieste, senza aver commesso reali errori, e avere i tipici problemi di un cattivo centraggio . In questo caso infatti riveste sicuramente un ruolo più importante la rilevazione del centro ottico verticale, sia reale cioè con la correzione abituale ad occhiale calzato, che con la nuova eventuale montatura scelta. Se infatti si va a modificare il centraggio verticale, in un soggetto abituato a portare la correzione con centri molto alti o molto bassi, si rischia di modificare drasticamente le abitudini percettive del soggetto, cioè la sua capacità nel percepire come “naturale” lo spazio che lo circonda, e quindi non deformato, dilatato, o traslato verso l’alto o il basso. Oltre a questo si consideri che in soggetti mediamente o fortemente astigmatici, la modifica del potere o dell’asse correttivo, sono eventi spesso altamente disturbanti, e che quindi devono essere ben ponderati per non cadere nel tipico problema di visione nitida ma fastidiosa. Consideriamo infatti che in caso di soggetti con forti poteri cilindrici o comunque con poteri cilindrici rilevanti rispetto alla ametropia sferica, l’astigmatismo è spesso totalmente corneale, quindi un eventuale aumento di potere deve tener conto della toricità corneale, da cui probabilmente il cilindro deriva direttamente. Centraggio in soggetti fortemente ametropi Vale la regola del centraggio con semi-distanze. In questi casi bisogna tenere conto del fatto che la distanza interpupillare con lo strumento andrebbe presa occludendo con il setto separatore dello strumento prima in un occhio poi nell’altro. Questa condizione non viene spesso utilizzata, e si va a prendere una misura di semidistanza senza dividere la visione binoculare durante la misurazione. Modifica della centratura in soggetti con distanza pupillare diversa da quella rilevata sull'occhiale precedente Attenzione, si deve sempre rilevare il centraggio del vecchio occhiale dell’ametrope e valutare eventualmente la differenza tra la propria misura rilevata e la precedente, caso tipico, quando si deve sostituire le lenti su l’occhiale già portato dal cliente. Se si trova una distanza diversa da quella da noi trovata fare molta attenzione. Per decidere se modificare o mantenere la precedente centratura, basta basarsi su semplici regole di buonsenso; se con la correzione precedente il cliente era soddisfatto, ossia si sentiva a suo agio, non aveva avuto problemi di adattamento, e non cambia occhiale per motivi visivi, ripetere la centratura precedente. Se invece è presente uno a più motivi di interferenza, allora centrare il nuovo occhiale in modo esatto. Quando queste risultano diverse, ci si deve porre alcune domande: perché? Prima era sbagliata o sto sbagliando io? Il soggetto era abituato a questo centraggio, o manifestava problemi attinenti a questo errore? Come centrare ora? Consideriamo alcuni semplice regole di buon senso. 1 Se prima il soggetto stava molto bene questo è un ostacolo relativo a cambiare la distanza di centraggio abituale. 2 L’occhiale precedente per quale distanza era stato centrato? Vicino , lontano… 3 Se il soggetto ha una ametropia elevata potrebbe essere stato volutamente indotto un decentramento al fine di creare un decentramento prismatico. 4 Sarebbe utile conoscere lo stato fusionale e forico del soggetto per decidere come comportarsi. 5 Centrare oggettivamente bene mette al riparo da recriminazioni formali, ma non da quelle informali, il cliente si lamenterà anche se la correzione è tecnicamente perfetta. nota esistono casi in cui volutamente si centrano le lenti in modo diverso dalla DP; strabismo, disordini binoculari, forie ecc.. .quando questo viene fatto solitamente il cliente è a conoscenza di questo particolare accorgimento adottato o del proprio problema visivo, è necessario domandare all'interessato! Metodo Eye to Eye Prendere la misura direttamente sulle lenti con l’occhiale calzato in posizione d’uso. E’ un metodo facile da imparare, e che con un po di manualità consente misure precise ed accurate. Può essere usato parzialmente per misurare la sola altezza del centro ottico verticale, se abbinata a una misura strumentale, ma mostra i suoi pregi se utilizzata in maniera completa per entrambe le coordinate del centro ottico. La misura migliore consiste nel rilevare direttamente il centro pupilla, anche se esiste la possibilità di misurare la distanza tra i margini pupillari omolaterali (tutti e due destri o sinistri) o tra i margini lombari omolaterali. In questi ultimi modi però si rileva solo la DP totale e non le semi-DP. Inoltre in questo rileva una misura maggiore di quella classica, di circa 1,5-2,0 mm. Il riflesso pupillare infatti è spesso nasale rispetto al foro pupillare, di circa 5°, questa differenza crea numericamente una misura così differente. La presa della misura può essere fatta con un righello o sulla lente di presentazione. L’importante è occludere l’occhio del paziente che non di sta osservando, e chiudere il proprio occhio controlaterale, in modo da non incorrere in errori di parallasse. Si effettua quindi la misura del secondo occhio segnando anche in questo caso altezza e distanza del centro pupillare sempre usando il proprio occhio omolaterale alla misura che si effettua. pennarello pennarello Fig.ra 1 Metodo Eye to Eye per la rilevazione del centraggio delle lenti. Per facilità si usa segnare con un pennarello indelebile, un punto o una croce sottile sul centro pupillare trovato con l’occhiale regolato in posizione d’uso, possibilmente senza lenti oftalmiche già montate, specialmente di potere elevato, ma con filtri demo di presentazione. Si procede alla misura utilizzando a fasi alterne, l’OD paziente con OS operatore e viceversa.