II domenica di pasqua
27 aprile 2003
Prima lettura
Dagli Atti degli apostoliAt 4,32-35
La moltitudine di coloro che eran venuti alla fede aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno
diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune. 33Con grande forza
gli apostoli rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti essi godevano di grande
simpatia. 34Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li
vendevano, portavano l’importo di ciò che era stato venduto 35e lo deponevano ai piedi degli apostoli; e
poi veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno. Parola di Dio.
32
Dal Salmo 117
Rit. Abbiamo contemplato, o Dio,
le meraviglie del tuo amore.
Celebrate il Signore, perché è buono;
perché eterna è la sua misericordia.
Dica Israele che il Signore è buono:
eterna è la sua misericordia.
Lo dica la casa di Aronne:
eterna è la sua misericordia.
Lo dica chi teme Dio:
eterna è la sua misericordia.
La destra del Signore si è alzata,
la destra del Signore ha fatto meraviglie.
Non morirò, resterò in vita
e annunzierò le opere del Signore.
Il Signore mi ha provato duramente,
ma non mi ha consegnato alla morte.
La pietra scartata dai costruttori
è divenuta testata d’angolo;
ecco l’opera del Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
Questo è il giorno fatto dal Signore:
rallegriamoci ed esultiamo in esso.
Seconda lettura
Dalla prima lettera di Giovanni apostolo
1Gv 5,1-6
Carissimi, 1chiunque crede che Gesù è il Cristo, è nato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama
anche chi da lui è stato generato. 2Da questo conosciamo di amare i figli di Dio: se amiamo Dio e ne
osserviamo i comandamenti, 3perché in questo consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi
comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi. 4Tutto ciò che è nato da Dio vince il mondo; e
questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede. 5E chi è che vince il mondo se non chi
crede che Gesù è il Figlio di Dio? 6Questi è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non
con acqua soltanto, ma con l’acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che rende testimonianza, perché lo
Spirito è la verità. Parola di Dio.
Alleluia, alleluia.
Gv 20,29
Perché mi hai veduto, Tommaso, tu hai creduto:
beati quelli che, pur non avendo visto, crederanno!
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 20, 19-31
La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si
trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a
voiA!». 20Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
21
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi». 22Dopo
aver detto questo, alitòB su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; 23a chi rimetterete i peccati
saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi». 24Tommaso, uno dei Dodici,
chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25Gli dissero allora gli altri discepoli:
«Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non
metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò». 26Otto giorni
dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse,
si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!C». 27Poi disse a TommasoD: «Metti qua il tuo dito e
guarda le mie mani; stendi la tua manoE, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma
credente!». 28Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!F». 29Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto,
hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!». 30Molti altri segni fece Gesù in
presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. 31Questi sono stati scritti, perché
crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome. Parola
del Signore.
19
Note del testo
Il vangelo di Giovanni narra l’apparizione del risorto ai suoi discepoli il giorno stesso di Pasqua. I
discepoli si trovano nel cenacolo, con le porte sbarrate “per timore dei giudei”. Viene Gesù in modo
misterioso e la paura dei discepoli si trasforma in gioia. Paura e gioia ci fanno pensare subito ad alcune
emozioni, a stati d’animo, ma il linguaggio di Giovanni non è psicologico, bensì teologico, non indica
stati d’animo ma diverse collocazioni dell’uomo davanti alla realtà. La paura è l’atteggiamento di chi
percepisce la realtà e gli altri come ostili; la gioia è piuttosto la fiducia e la pace con cui il credente
guarda il mondo intorno a lui.
La liturgia di queste domeniche di Pasqua ci fa leggere come prima lettura alcuni brani degli Atti degli
apostoli che presentano la storia ideale della Chiesa nei primi tempi dopo la Pasqua, storia di una
comunità cristiana che cresce raccogliendo il frutto del mistero pasquale di Cristo. Elementi qualificanti
la vita della comunità sono rappresentati dalla perseveranza degli apostoli nell’insegnamento, nella
preghiera e nella frazione del pane e dalla condivisione dei beni.
(A): Sulle labbra del Risorto fiorisce il saluto abituale: ‘Pace a voi’. Pace sarà anche l’annuncio dei
messaggeri del vangelo. La pace non è, come normalmente noi la rappresentiamo, il risultato di un
rapporto etico ordinato secondo ragione ed equità; e non è neppure il frutto di un corretto rapporto
metafisico con Dio: la pace è una Persona, il Messia, servo amante e fedele in cui Dio si compiace in
eterno, l’Emmanuele, cioè presenza personale di Dio fra gli uomini, in cui la pace sarà personalmente
realizzata ed effusa per partecipazione del suo Spirito, su tutti gli uomini. Dalla Genesi fino
all’Apocalisse, tutta la Bibbia non è altro che questa unica affermazione: non esiste pace per l’umanità
se non in quanto essa accoglie lo Spirito di Cristo e adotta i mezzi e i metodi di Cristo, cioè, non i
metodi della violenza, ma della mitezza, non della potenza umana, ma della debolezza; non
dell’orgoglio, ma dell’umiltà; non dell’autoaffermazione, ma dell’abnegazione e della croce. Per questo
Gesù si preoccupa con insistenza di distinguere la pace vera da quella falsa, la Sua pace da quella del
mondo. Cioè, il mondo è capace di realizzare un certo ordine, una certa tranquillità, ma questo celerà
ancora peccato e lontananza da Dio. Invece, la pace di Cristo non lascia posto per illusioni. Non è
banale tranquillità, benessere terreno, facile consenso, conformismo, ma adesione radicale a Dio
mediante la scelta del Cristo sconfitto e crocifisso. Gesù, infatti, per mezzo della sua croce, ha ucciso
nella sua carne l’odio e, nella gloria della sua risurrezione, ha diffuso lo Spirito di amore nel cuore
degli uomini. Come credenti, siamo convinti che la pace nel mondo, tra gli uomini, ha la sua origine
nella pace che viene da Dio, come suo dono. Dio, in Gesù Cristo, ci ha donato la pace e questa pace
donata da Dio è in grado di sostenere, dirigere, rafforzare, indirizzare tutti gli sforzi degli uomini verso
rapporti di pace. La radice della guerra sta dentro di noi, nel nostro cuore, in quel bisogno insaziabile di
cose, di vittorie, di primati che rischia di diventare incontrollato e di condurre ad azioni violente contro
chi ci sta davanti. Se desideriamo davvero la pace, dobbiamo distruggere dentro di noi tutte le radici di
cattiveria e di aggressività verso le persone; dobbiamo imparare a rinunciare a frammenti di benessere
pur di rispettare la vita degli altri; dobbiamo accettare anche di ‘perdere’! Se non passiamo di qui, tutto
il resto rischia di diventare ipocrita. Tutti vogliamo la pace, ma ciascuno vuole quella pace che difende
i suoi diritti e che non chiede a lui soverchi sacrifici. Dio solo, come riposo del cuore umano, può
mettere in noi un autentico ed efficace desiderio di pace.
La chiesa e i cristiani, oggi, non devono solo parlare di pace, pregare per la pace, esortare alla pace, ma
devono farsi essi stessi facitori di pace: per le vie non umane e tutte spirituali che sono loro proprie ed
essi solo possono dare al mondo la pace che è Cristo stesso, per mezzo del sangue della sua croce.
(B): Il soffio sui discepoli da parte di Gesù evoca sicuramente il gesto creativo di Dio. Nel libro della
Genesi c’è questo soffiare, l’alitare di Dio sull’uomo per cui l’uomo divenne un essere vivente. Qui c’è
questo gesto, questo soffio di Gesù che dichiara la sua divinità, indicando, nel dono dello Spirito, la
vera vita a cui la chiesa deve attingere, una vita che spinge la chiesa alla remissione dei peccati, che è il
gesto stesso di Dio. Non dobbiamo mai dimenticare, da questo punto di vista, che ogni azione della
chiesa, che è in fondo l’azione sanante stessa di Cristo, non nasce dall’autorità della chiesa, ma nasce
dall’autorità che alla chiesa è stata data da questa gesto creativo di Cristo. La risurrezione di Gesù
rappresenta per tutti noi quello che ha rappresentato la creazione per l’uomo: dalla risurrezione
dobbiamo essere ricreati. Si vive la Pasqua nella misura in cui dalla Pasqua noi veniamo ricreati,
rigenerati.
(C): Il modo di presentarsi del Risorto è il ‘Pace a voi’. Occorre elaborare una nuova cultura di pace ed
è compito di molti. Ecco alcuni punti da cui partire:
1. La risurrezione vanifica ogni violenza. È nel mattino di Pasqua che viene coniugato il
comandamento: non uccidere. La parola biblica assume tutta la sua portata profetica. Si spezza davvero
il circolo della violenza quando si decide di dare la vita per i nemici. Il non uccidere i nemici ha il suo
punto di arrivo nel dare la vita per essi. Solo così la violenza non diventa più padrona della nostra vita.
2. Il mattino di Pasqua dice la capacità, da parte del risorto, di superare ogni difesa. Le porte chiuse
dicono la paura, la volontà di difendersi, dicono la necessità per questa prima chiesa di darsi strumenti
di difesa. Però, una chiesa pasquale, anche per le modalità con cui il Signore si manifesta, dice la
necessità di rinunciare a questa difesa. La pace non può essere costruita con qualunque mezzo:
dev’essere costruita con mezzi coerenti con il suo fine. La legittima difesa suppone un armarsi che non
è proprio del Risorto.
3. Chi si presenta ad annunciare la pace è una vittima. La pace può venire solo dal prendere sul serio
le vittime. La guerra diventa impossibile se siamo capaci di guardare il volto dei bambini, delle donne e
degli anziani minacciati. Il loro volto e la loro sofferenza invocano pace non guerra. Occorre lasciarsi
disarmare dal Signore e dalle vittime. Siamo chiamati a edificarci come chiesa disarmata, armata solo
dalla spada della Parola di Dio. Siamo chiamati a disarmarci nella penitenza, nella conversione, nella
carità condivisa perché discepoli di Gesù, sulla via della sua pace, che è la via della croce e dell’amore.
Tutto questo riguarda ognuno di noi, la vita quotidiana di ciascuno di noi. Ogni battezzato che ama il
Signore confessa la pace come suo nome e i poveri come suo sacramento. Dio chiamerà figli gli
operatori di pace, perché avranno fatto la pace a misura del Figlio, che ha fatto la pace per mezzo del
sangue della croce. Quando la croce sigilla la nostra vita, allora si compie la diaconia della pace e si
può diventare angeli della pace, ben oltre le nostre fragili forze. 4. Solo il perdono e la riconciliazione
possono sanare le ferite dell’inimicizia e dell’odio. A qualunque punto sia la crisi irachena, c’è
comunque una ferita e una lacerazione che implica che la testimonianza dei cristiani vada nella
direzione del perdono e della riconciliazione.
(D): Il Signore risorto si concede a Tommaso e non lascia a Tommaso nessuna replica. Quel Gesù che
ha patito ed è morto è quel medesimo Gesù che è risuscitato. La prova della sua risurrezione è quella di
essere con lui, nel mezzo, a toccare le sue piaghe: quelle piaghe sono la prova della sua risurrezione.
Noi abbiamo la fede nel Risorto per ciò che è accaduto ai nostri fratelli che sono morti: questa è la
nostra fede. Questo è quello che dobbiamo dire al mondo: le piaghe del mondo, la sofferenza del
mondo non sono il segno di un Cristo sconfitto, ma sono il segno di un Cristo glorioso, perché Cristo
ha fatto della sua morte il segno della sua risurrezione.
(E): Stendi la mano.. Queste mani rattrappite… Anche Gesù, nel vangelo, stende la mano. La
risurrezione ti pone nella condizione di stendere la mano. Si stende la mano sui chiodi, si stende la
mano sulle ferite…
(F): Tommaso pone finalmente fine a una fede per sentito dire. Tommaso ha chiesto di mettere le mani
nelle piaghe e dice: “Mio Signore e mio Dio”. Siamo certi del Risorto per questo. Il mondo ha bisogno
di cristiani come Tommaso, di gente che dica: “Proprio perché ho messo il dito nelle piaghe il Signore
è risorto”. E non è facile toccare le piaghe del mondo e dire: “Mio Signore e mio Dio”.
Prefazio suggerito: “Per mezzo di lui rinascono a vita nuova i figli della luce, e si aprono ai credenti le
porte del regno dei cieli. In lui morto è redenta la nostra morte, in lui risorto tutta la vita risorge”
(Prefazio II di Pasqua).
Padri della chiesa
Il Figlio invia gli apostoli che si è scelto; li manda non alle gioie del mondo, bensì verso le sofferenze
di ogni genere, così come egli stesso era stato inviato. Il Figlio è amato dal Padre e nondimeno è
inviato alla Passione; i discepoli, del pari, sono amati da Cristo Signore e nondimeno vengono mandati
da lui nel mondo a soffrire. (…) Perché mai il Signore donò due volte lo Spirito Santo: una mentre era
sulla terra, un’altra quando già era salito al cielo? […] Perché due sono i precetti della carità: l’amore
di Dio e del prossimo. In terra viene dato lo Spirito perché il prossimo sia amato; lo stesso Spirito ci è
poi dato dal cielo, perché sia Dio ad essere amato. E come vi è una sola Carità, ma due sono i precetti,
così c’è un solo Spirito, ma due sono le sue effusioni, […] per ammonirci che nell’amore del prossimo
si apprende come si pervenga all’amore di Dio (Gregorio Magno, Omelie sul vangelo, 26).
Altri autori cristiani
La cristologia deve muovere i suoi passi a partire dalla croce: nello svuotamento assoluto,
nell’indigenza mortale del crocifisso, da cui non può essere dedotta ‘natura divina’ alcuna, regna
tuttavia la piena e perfetta divinità di Dio. Ciò che Paolo intese come parola di Dio per la propria vita:
la forza si manifesta compiutamente nella debolezza (cfr 2Cor 12.9), questo noi nella fede
riconosciamo in Gesù Cristo come una legge della vita divina stessa. In questo riconoscimento viene
certamente a cadere in pezzi la vecchia concezione dell’immutabilità di Dio. (…) La cristologia deve
considerare seriamente il fatto che Dio nel Figlio entra realmente nella sofferenza e proprio allora è e
rimane interamente Dio (P. Althaus, in Anche Dio conosce la sofferenza p. 38).
In ragione dello speciale carattere storico della loro incomunicabile chiamata da parte del Risorto, gli
apostoli sono il fondamento della Chiesa, e non soltanto delle comunità particolari, ma della Chiesa di
tutti i luoghi e di tutti i tempi. Noi non conosciamo Gesù Cristo che attraverso la testimonianza degli
apostoli. La successione apostolica si opera nel confronto vivente e sempre nuovo della Chiesa e di tutti
i suoi membri con la testimonianza apostolica originaria e fondamentale, che è donata alla Chiesa in
maniera storicamente concreta negli scritti del Nuovo Testamento (J. Remmes).
…beati sono detti coloro che credono senza vedere. Un’altra sola volta nel Vangelo di Giovanni,
ricorre l’espressione ‘beato’, quando Gesù, dopo aver lavato i piedi ai sui discepoli, dichiara beato chi
metterà in pratica il suo esempio (Gv 13,17). Una figura (prima della passione e della resurrezione,
cioè prima di aver visto) realizza in se stessa entrambe queste beatitudini. È Maria, che unse i piedi di
Gesù asciugandoli con i suoi capelli. Li unse e li asciugò quando non c’erano piaghe, eppure quel gesto
fu interpretato come preannuncio di sepoltura (cfr Gv 15,7; Mt 26,13; Mc 14,8). È Maria che, pur non
vedendo, realizza per prima in sé la beatitudine di cui parlerà il Risorto, rendendo così compiuta
testimonianza all’asserzione secondo cui la fede (1Cor 13,12; Eb 11,1) e la speranza (Rm 8,24)
implicano, per loro stessa natura, la dimensione di quanto ancora non si vede, mentre la carità, pur
agendo anch’essa all’interno di questo stesso ambito, si rivolge pienamente verso quanto già vede. Ciò
si realizza quando si lavano i piedi al Figlio incarnato, icona del Padre venuta nel mondo, ma ciò si
attua anche quando si lavano i piedi al proprio prossimo, creato anch’esso a immagine e somiglianza
di Dio: chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede (1Gv 4,20)
(P. Stefani, Sia santificato il tuo nome-B pp. 65-6).
I due doni che questa Parola ci suggerisce sono quello della fede e quello della carità. La fede è un
dono difficile da accettare, perché ci richiede di abbandonarci senza “avere visto”, senza esserci stati
quando Gesù è apparso dopo la sua morte. Ma la liturgia di oggi ci offre una chiave per toccare con
mano il costato ferito e sanguinante di Gesù, il segno aperto delle sue sofferenze: è la lacerazione
presente nei nostri fratelli più poveri, dove per povertà si intende estesamente lo stato di bisogno.
Dovrà essere il bisogno altrui a muovere le scelte, il diverso bisogno di ciascuno, perché non ci sia
nessuna generalizzazione o semplificazione. Non sarà beneficenza cieca, filantropia generica, ma sarà
una distribuzione “a ciascuno secondo il bisogno” (At 4,35), in modo che nessuno tra noi sia bisognoso
(At 4,34). Ci sono i bisogni materiali, che incidono pesantemente sull’esistenza stessa dei nostri fratelli,
quelli che richiedono una diversa distribuzione delle ricchezze del pianeta, ma esistono soprattutto
quelli di chi ci è “prossimo” anche fisicamente. Gli aiuti a distanza hanno un enorme valore, ma ce
l’hanno quando non ci riteniamo esonerati dalla condivisione con le necessità vicine, perché la
questione non si riduca a ripulire le nostre coscienze. E nel bisogno dei più vicini, ci sono anche delle
necessità, per così dire, senza fondo, che ci impegnano in modo indefinito, le necessità non più
economiche, quanto piuttosto di tempo, di dedizione, di comprensione, di dialogo, di rapporto costante
e non estemporaneo. Questi bisogni colmabili o incolmabili dei “prossimi” ci invitano a riconoscere
Cristo e a declinare conseguentemente le nostre vite (Gruppo O.P.G.).
Passi paralleli
v.19 (timore dei giudei) Gv 9,22 Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei;
infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso
dalla sinagoga.
Gv 12,42: Tuttavia, anche tra i capi, molti credettero in lui, ma non lo riconoscevano apertamente a
causa dei farisei, per non essere espulsi dalla sinagoga.
Mt 10,28-31: E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere
l’anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna. Due
passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre
vostro lo voglia. Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati; non abbiate dunque
timore: voi valete più di molti passeri!
Gv.14,18-19. Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi
invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete.
(pace) Lv 26,6: Io stabilirò la pace nel paese; nessuno vi incuterà terrore; vi coricherete e farò sparire
dal paese le bestie nocive e la spada non passerà per il vostro paese.
Nm 6,24-26: Ti benedica il Signore e ti protegga. Il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia
propizio. Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace.
Sir 47,13: Salomone regnò in tempo di pace, Dio dispose che tutto fosse tranquillo all’intorno perché
costruisse una casa al suo nome e preparasse un santuario perenne.
Is 9,5-6; Is 11,6; Is 57,19;
Gr 29,11: Io, infatti, conosco i progetti che ho fatto a vostro riguardo - dice il Signore - progetti di pace
e non di sventura, per concedervi un futuro pieno di speranza.
Mi 5,4: Tale sarà la pace: se Assur entrerà nella nostra terra e metterà il piede sul nostro suolo, noi
schiereremo contro di lui sette pastori e otto capi di uomini,
Mt 5,9: Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Lc 1,76-79: E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo perché andrai innanzi al Signore a
preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi
peccati, grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio, per cui verrà a visitarci dall’alto un sole che
sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte e dirigere i nostri passi
sulla via della pace”.
Gv 14,27: Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato
il vostro cuore e non abbia timore.
Gv 16,33: Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete tribolazione nel mondo, ma
abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!”.
Rm 1,7: A quanti sono in Roma diletti da Dio e santi per vocazione, grazia a voi e pace da Dio, Padre
nostro, e dal Signore Gesù Cristo.
Rm 15,32: Il Dio della pace sia con tutti voi. Amen.
1Ts 5,23: Il Dio della pace vi santifichi fino alla perfezione, e tutto quello che è vostro, spirito, anima e
corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo.
2Ts 3,16: Il Signore della pace vi dia egli stesso la pace sempre e in ogni modo. Il Signore sia con tutti
voi.
1Pt 3,11: Chi vuole amare la vita e vedere giorni felici, eviti il male e faccia il bene, cerchi la pace e la
segua.
(gioia che nasce dall’incontro con il Signore) Mt 28,5-8 L’angelo disse alle donne: “Non abbiate
paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. È risorto, come aveva detto; venite a vedere il
luogo dove era deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: È risuscitato dai morti, e ora vi precede
in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l’ho detto”. Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia
grande, le donne corsero a dare l’annunzio ai suoi discepoli.
Lc 1,14: Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita
Lc 1,28: Entrando da lei, disse: “Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te”.
Lc 1,41: Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo.
Lc 1,47: L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore.
Lc 2,10-11: Ma l’angelo disse loro: “Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il
popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore.
Lc 19,5-6: Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: “Zaccheo, scendi subito, perché
oggi devo fermarmi a casa tua”. In fretta scese e lo accolse pieno di gioia
Lc 24,41.50-52: Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: “Avete
qui qualche cosa da mangiare?”.
Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da
loro e fu portato verso il cielo. Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande
gioia;
Gv 8,56: Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò”.
Gv 15,10-11: Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i
comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi
e la vostra gioia sia piena.
Gv 16,22-24: Così anche voi, ora, siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si
rallegrerà e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia. In quel giorno non mi domanderete più nulla. In
verità, in verità vi dico: Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora non
avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena.
Gv 17,13: Ma ora io vengo a te e dico queste cose mentre sono ancora nel mondo, perché abbiano in se
stessi la pienezza della mia gioia.
At 2,46: Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i
pasti con letizia e semplicità di cuore.
Fil 4,4-7: Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi. La vostra affabilità sia
nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino! Non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessità esponete a
Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche e ringraziamenti; e la pace di Dio, che sorpassa ogni
intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù.
Rm 15,13: Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e pace nella fede, perché abbondiate nella
speranza per la virtù dello Spirito Santo.
2Cor 6,10: Siamo ritenuti afflitti, ma sempre lieti; poveri, ma facciamo ricchi molti; gente che non ha
nulla e invece possediamo tutto!
Gal 5,22: Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà,
mitezza, dominio di sé.
v.24 (Tommaso) Gv 14,5-6 Gli disse Tommaso: “Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo
conoscere la via?”. Gli disse Gesù: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per
mezzo di me.
Gv 11,14-16 Gesù disse loro apertamente: “Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere
stato là, perché voi crediate. Orsù, andiamo da lui!”. Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse ai
condiscepoli: “Andiamo anche noi a morire con lui!”.
Gv 21,1-7 Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si
manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di
Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: “Io vado a pescare”. Gli
dissero: “Veniamo anche noi con te”. Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non
presero nulla. Quando già era l’alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che
era Gesù. Gesù disse loro: “Figlioli, non avete nulla da mangiare?”. Gli risposero: “No”. Allora disse
loro: “Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete”. La gettarono e non potevano più tirarla
su per la gran quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: “È il Signore!”
vv.24-25 Gv 20,20: Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il
Signore.
1 Cor 9,1: Non sono forse libero, io? Non sono un apostolo? Non ho veduto Gesù, Signore nostro? E
non siete voi la mia opera nel Signore?
1Gv 1,1: Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i
nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo
della vita (poiché la vita si è fatta visibile, noi l’abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza e vi
annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi), quello che abbiamo veduto
e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi.
v. 27 Gv 19,34: Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma
uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua.
Mc 16,14: Alla fine apparve agli undici, mentre stavano a mensa, e li rimproverò per la loro incredulità
e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato.
Lc 24,25: Ed egli disse loro: “Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti!