II domenica di pasqua 27 aprile 2003 Prima lettura Dagli Atti degli apostoliAt 4,32-35 La moltitudine di coloro che eran venuti alla fede aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune. 33Con grande forza gli apostoli rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti essi godevano di grande simpatia. 34Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano l’importo di ciò che era stato venduto 35e lo deponevano ai piedi degli apostoli; e poi veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno. Parola di Dio. 32 Dal Salmo 117 Rit. Abbiamo contemplato, o Dio, le meraviglie del tuo amore. Celebrate il Signore, perché è buono; perché eterna è la sua misericordia. Dica Israele che il Signore è buono: eterna è la sua misericordia. Lo dica la casa di Aronne: eterna è la sua misericordia. Lo dica chi teme Dio: eterna è la sua misericordia. La destra del Signore si è alzata, la destra del Signore ha fatto meraviglie. Non morirò, resterò in vita e annunzierò le opere del Signore. Il Signore mi ha provato duramente, ma non mi ha consegnato alla morte. La pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d’angolo; ecco l’opera del Signore: una meraviglia ai nostri occhi. Questo è il giorno fatto dal Signore: rallegriamoci ed esultiamo in esso. Seconda lettura Dalla prima lettera di Giovanni apostolo 1Gv 5,1-6 Carissimi, 1chiunque crede che Gesù è il Cristo, è nato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato. 2Da questo conosciamo di amare i figli di Dio: se amiamo Dio e ne osserviamo i comandamenti, 3perché in questo consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi. 4Tutto ciò che è nato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede. 5E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? 6Questi è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con acqua soltanto, ma con l’acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che rende testimonianza, perché lo Spirito è la verità. Parola di Dio. Alleluia, alleluia. Gv 20,29 Perché mi hai veduto, Tommaso, tu hai creduto: beati quelli che, pur non avendo visto, crederanno! Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 20, 19-31 La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voiA!». 20Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21 Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi». 22Dopo aver detto questo, alitòB su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; 23a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi». 24Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25Gli dissero allora gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò». 26Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!C». 27Poi disse a TommasoD: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua manoE, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!». 28Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!F». 29Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!». 30Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. 31Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome. Parola del Signore. 19 Note del testo Il vangelo di Giovanni narra l’apparizione del risorto ai suoi discepoli il giorno stesso di Pasqua. I discepoli si trovano nel cenacolo, con le porte sbarrate “per timore dei giudei”. Viene Gesù in modo misterioso e la paura dei discepoli si trasforma in gioia. Paura e gioia ci fanno pensare subito ad alcune emozioni, a stati d’animo, ma il linguaggio di Giovanni non è psicologico, bensì teologico, non indica stati d’animo ma diverse collocazioni dell’uomo davanti alla realtà. La paura è l’atteggiamento di chi percepisce la realtà e gli altri come ostili; la gioia è piuttosto la fiducia e la pace con cui il credente guarda il mondo intorno a lui. La liturgia di queste domeniche di Pasqua ci fa leggere come prima lettura alcuni brani degli Atti degli apostoli che presentano la storia ideale della Chiesa nei primi tempi dopo la Pasqua, storia di una comunità cristiana che cresce raccogliendo il frutto del mistero pasquale di Cristo. Elementi qualificanti la vita della comunità sono rappresentati dalla perseveranza degli apostoli nell’insegnamento, nella preghiera e nella frazione del pane e dalla condivisione dei beni. (A): Sulle labbra del Risorto fiorisce il saluto abituale: ‘Pace a voi’. Pace sarà anche l’annuncio dei messaggeri del vangelo. La pace non è, come normalmente noi la rappresentiamo, il risultato di un rapporto etico ordinato secondo ragione ed equità; e non è neppure il frutto di un corretto rapporto metafisico con Dio: la pace è una Persona, il Messia, servo amante e fedele in cui Dio si compiace in eterno, l’Emmanuele, cioè presenza personale di Dio fra gli uomini, in cui la pace sarà personalmente realizzata ed effusa per partecipazione del suo Spirito, su tutti gli uomini. Dalla Genesi fino all’Apocalisse, tutta la Bibbia non è altro che questa unica affermazione: non esiste pace per l’umanità se non in quanto essa accoglie lo Spirito di Cristo e adotta i mezzi e i metodi di Cristo, cioè, non i metodi della violenza, ma della mitezza, non della potenza umana, ma della debolezza; non dell’orgoglio, ma dell’umiltà; non dell’autoaffermazione, ma dell’abnegazione e della croce. Per questo Gesù si preoccupa con insistenza di distinguere la pace vera da quella falsa, la Sua pace da quella del mondo. Cioè, il mondo è capace di realizzare un certo ordine, una certa tranquillità, ma questo celerà ancora peccato e lontananza da Dio. Invece, la pace di Cristo non lascia posto per illusioni. Non è banale tranquillità, benessere terreno, facile consenso, conformismo, ma adesione radicale a Dio mediante la scelta del Cristo sconfitto e crocifisso. Gesù, infatti, per mezzo della sua croce, ha ucciso nella sua carne l’odio e, nella gloria della sua risurrezione, ha diffuso lo Spirito di amore nel cuore degli uomini. Come credenti, siamo convinti che la pace nel mondo, tra gli uomini, ha la sua origine nella pace che viene da Dio, come suo dono. Dio, in Gesù Cristo, ci ha donato la pace e questa pace donata da Dio è in grado di sostenere, dirigere, rafforzare, indirizzare tutti gli sforzi degli uomini verso rapporti di pace. La radice della guerra sta dentro di noi, nel nostro cuore, in quel bisogno insaziabile di cose, di vittorie, di primati che rischia di diventare incontrollato e di condurre ad azioni violente contro chi ci sta davanti. Se desideriamo davvero la pace, dobbiamo distruggere dentro di noi tutte le radici di cattiveria e di aggressività verso le persone; dobbiamo imparare a rinunciare a frammenti di benessere pur di rispettare la vita degli altri; dobbiamo accettare anche di ‘perdere’! Se non passiamo di qui, tutto il resto rischia di diventare ipocrita. Tutti vogliamo la pace, ma ciascuno vuole quella pace che difende i suoi diritti e che non chiede a lui soverchi sacrifici. Dio solo, come riposo del cuore umano, può mettere in noi un autentico ed efficace desiderio di pace. La chiesa e i cristiani, oggi, non devono solo parlare di pace, pregare per la pace, esortare alla pace, ma devono farsi essi stessi facitori di pace: per le vie non umane e tutte spirituali che sono loro proprie ed essi solo possono dare al mondo la pace che è Cristo stesso, per mezzo del sangue della sua croce. (B): Il soffio sui discepoli da parte di Gesù evoca sicuramente il gesto creativo di Dio. Nel libro della Genesi c’è questo soffiare, l’alitare di Dio sull’uomo per cui l’uomo divenne un essere vivente. Qui c’è questo gesto, questo soffio di Gesù che dichiara la sua divinità, indicando, nel dono dello Spirito, la vera vita a cui la chiesa deve attingere, una vita che spinge la chiesa alla remissione dei peccati, che è il gesto stesso di Dio. Non dobbiamo mai dimenticare, da questo punto di vista, che ogni azione della chiesa, che è in fondo l’azione sanante stessa di Cristo, non nasce dall’autorità della chiesa, ma nasce dall’autorità che alla chiesa è stata data da questa gesto creativo di Cristo. La risurrezione di Gesù rappresenta per tutti noi quello che ha rappresentato la creazione per l’uomo: dalla risurrezione dobbiamo essere ricreati. Si vive la Pasqua nella misura in cui dalla Pasqua noi veniamo ricreati, rigenerati. (C): Il modo di presentarsi del Risorto è il ‘Pace a voi’. Occorre elaborare una nuova cultura di pace ed è compito di molti. Ecco alcuni punti da cui partire: 1. La risurrezione vanifica ogni violenza. È nel mattino di Pasqua che viene coniugato il comandamento: non uccidere. La parola biblica assume tutta la sua portata profetica. Si spezza davvero il circolo della violenza quando si decide di dare la vita per i nemici. Il non uccidere i nemici ha il suo punto di arrivo nel dare la vita per essi. Solo così la violenza non diventa più padrona della nostra vita. 2. Il mattino di Pasqua dice la capacità, da parte del risorto, di superare ogni difesa. Le porte chiuse dicono la paura, la volontà di difendersi, dicono la necessità per questa prima chiesa di darsi strumenti di difesa. Però, una chiesa pasquale, anche per le modalità con cui il Signore si manifesta, dice la necessità di rinunciare a questa difesa. La pace non può essere costruita con qualunque mezzo: dev’essere costruita con mezzi coerenti con il suo fine. La legittima difesa suppone un armarsi che non è proprio del Risorto. 3. Chi si presenta ad annunciare la pace è una vittima. La pace può venire solo dal prendere sul serio le vittime. La guerra diventa impossibile se siamo capaci di guardare il volto dei bambini, delle donne e degli anziani minacciati. Il loro volto e la loro sofferenza invocano pace non guerra. Occorre lasciarsi disarmare dal Signore e dalle vittime. Siamo chiamati a edificarci come chiesa disarmata, armata solo dalla spada della Parola di Dio. Siamo chiamati a disarmarci nella penitenza, nella conversione, nella carità condivisa perché discepoli di Gesù, sulla via della sua pace, che è la via della croce e dell’amore. Tutto questo riguarda ognuno di noi, la vita quotidiana di ciascuno di noi. Ogni battezzato che ama il Signore confessa la pace come suo nome e i poveri come suo sacramento. Dio chiamerà figli gli operatori di pace, perché avranno fatto la pace a misura del Figlio, che ha fatto la pace per mezzo del sangue della croce. Quando la croce sigilla la nostra vita, allora si compie la diaconia della pace e si può diventare angeli della pace, ben oltre le nostre fragili forze. 4. Solo il perdono e la riconciliazione possono sanare le ferite dell’inimicizia e dell’odio. A qualunque punto sia la crisi irachena, c’è comunque una ferita e una lacerazione che implica che la testimonianza dei cristiani vada nella direzione del perdono e della riconciliazione. (D): Il Signore risorto si concede a Tommaso e non lascia a Tommaso nessuna replica. Quel Gesù che ha patito ed è morto è quel medesimo Gesù che è risuscitato. La prova della sua risurrezione è quella di essere con lui, nel mezzo, a toccare le sue piaghe: quelle piaghe sono la prova della sua risurrezione. Noi abbiamo la fede nel Risorto per ciò che è accaduto ai nostri fratelli che sono morti: questa è la nostra fede. Questo è quello che dobbiamo dire al mondo: le piaghe del mondo, la sofferenza del mondo non sono il segno di un Cristo sconfitto, ma sono il segno di un Cristo glorioso, perché Cristo ha fatto della sua morte il segno della sua risurrezione. (E): Stendi la mano.. Queste mani rattrappite… Anche Gesù, nel vangelo, stende la mano. La risurrezione ti pone nella condizione di stendere la mano. Si stende la mano sui chiodi, si stende la mano sulle ferite… (F): Tommaso pone finalmente fine a una fede per sentito dire. Tommaso ha chiesto di mettere le mani nelle piaghe e dice: “Mio Signore e mio Dio”. Siamo certi del Risorto per questo. Il mondo ha bisogno di cristiani come Tommaso, di gente che dica: “Proprio perché ho messo il dito nelle piaghe il Signore è risorto”. E non è facile toccare le piaghe del mondo e dire: “Mio Signore e mio Dio”. Prefazio suggerito: “Per mezzo di lui rinascono a vita nuova i figli della luce, e si aprono ai credenti le porte del regno dei cieli. In lui morto è redenta la nostra morte, in lui risorto tutta la vita risorge” (Prefazio II di Pasqua). Padri della chiesa Il Figlio invia gli apostoli che si è scelto; li manda non alle gioie del mondo, bensì verso le sofferenze di ogni genere, così come egli stesso era stato inviato. Il Figlio è amato dal Padre e nondimeno è inviato alla Passione; i discepoli, del pari, sono amati da Cristo Signore e nondimeno vengono mandati da lui nel mondo a soffrire. (…) Perché mai il Signore donò due volte lo Spirito Santo: una mentre era sulla terra, un’altra quando già era salito al cielo? […] Perché due sono i precetti della carità: l’amore di Dio e del prossimo. In terra viene dato lo Spirito perché il prossimo sia amato; lo stesso Spirito ci è poi dato dal cielo, perché sia Dio ad essere amato. E come vi è una sola Carità, ma due sono i precetti, così c’è un solo Spirito, ma due sono le sue effusioni, […] per ammonirci che nell’amore del prossimo si apprende come si pervenga all’amore di Dio (Gregorio Magno, Omelie sul vangelo, 26). Altri autori cristiani La cristologia deve muovere i suoi passi a partire dalla croce: nello svuotamento assoluto, nell’indigenza mortale del crocifisso, da cui non può essere dedotta ‘natura divina’ alcuna, regna tuttavia la piena e perfetta divinità di Dio. Ciò che Paolo intese come parola di Dio per la propria vita: la forza si manifesta compiutamente nella debolezza (cfr 2Cor 12.9), questo noi nella fede riconosciamo in Gesù Cristo come una legge della vita divina stessa. In questo riconoscimento viene certamente a cadere in pezzi la vecchia concezione dell’immutabilità di Dio. (…) La cristologia deve considerare seriamente il fatto che Dio nel Figlio entra realmente nella sofferenza e proprio allora è e rimane interamente Dio (P. Althaus, in Anche Dio conosce la sofferenza p. 38). In ragione dello speciale carattere storico della loro incomunicabile chiamata da parte del Risorto, gli apostoli sono il fondamento della Chiesa, e non soltanto delle comunità particolari, ma della Chiesa di tutti i luoghi e di tutti i tempi. Noi non conosciamo Gesù Cristo che attraverso la testimonianza degli apostoli. La successione apostolica si opera nel confronto vivente e sempre nuovo della Chiesa e di tutti i suoi membri con la testimonianza apostolica originaria e fondamentale, che è donata alla Chiesa in maniera storicamente concreta negli scritti del Nuovo Testamento (J. Remmes). …beati sono detti coloro che credono senza vedere. Un’altra sola volta nel Vangelo di Giovanni, ricorre l’espressione ‘beato’, quando Gesù, dopo aver lavato i piedi ai sui discepoli, dichiara beato chi metterà in pratica il suo esempio (Gv 13,17). Una figura (prima della passione e della resurrezione, cioè prima di aver visto) realizza in se stessa entrambe queste beatitudini. È Maria, che unse i piedi di Gesù asciugandoli con i suoi capelli. Li unse e li asciugò quando non c’erano piaghe, eppure quel gesto fu interpretato come preannuncio di sepoltura (cfr Gv 15,7; Mt 26,13; Mc 14,8). È Maria che, pur non vedendo, realizza per prima in sé la beatitudine di cui parlerà il Risorto, rendendo così compiuta testimonianza all’asserzione secondo cui la fede (1Cor 13,12; Eb 11,1) e la speranza (Rm 8,24) implicano, per loro stessa natura, la dimensione di quanto ancora non si vede, mentre la carità, pur agendo anch’essa all’interno di questo stesso ambito, si rivolge pienamente verso quanto già vede. Ciò si realizza quando si lavano i piedi al Figlio incarnato, icona del Padre venuta nel mondo, ma ciò si attua anche quando si lavano i piedi al proprio prossimo, creato anch’esso a immagine e somiglianza di Dio: chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede (1Gv 4,20) (P. Stefani, Sia santificato il tuo nome-B pp. 65-6). I due doni che questa Parola ci suggerisce sono quello della fede e quello della carità. La fede è un dono difficile da accettare, perché ci richiede di abbandonarci senza “avere visto”, senza esserci stati quando Gesù è apparso dopo la sua morte. Ma la liturgia di oggi ci offre una chiave per toccare con mano il costato ferito e sanguinante di Gesù, il segno aperto delle sue sofferenze: è la lacerazione presente nei nostri fratelli più poveri, dove per povertà si intende estesamente lo stato di bisogno. Dovrà essere il bisogno altrui a muovere le scelte, il diverso bisogno di ciascuno, perché non ci sia nessuna generalizzazione o semplificazione. Non sarà beneficenza cieca, filantropia generica, ma sarà una distribuzione “a ciascuno secondo il bisogno” (At 4,35), in modo che nessuno tra noi sia bisognoso (At 4,34). Ci sono i bisogni materiali, che incidono pesantemente sull’esistenza stessa dei nostri fratelli, quelli che richiedono una diversa distribuzione delle ricchezze del pianeta, ma esistono soprattutto quelli di chi ci è “prossimo” anche fisicamente. Gli aiuti a distanza hanno un enorme valore, ma ce l’hanno quando non ci riteniamo esonerati dalla condivisione con le necessità vicine, perché la questione non si riduca a ripulire le nostre coscienze. E nel bisogno dei più vicini, ci sono anche delle necessità, per così dire, senza fondo, che ci impegnano in modo indefinito, le necessità non più economiche, quanto piuttosto di tempo, di dedizione, di comprensione, di dialogo, di rapporto costante e non estemporaneo. Questi bisogni colmabili o incolmabili dei “prossimi” ci invitano a riconoscere Cristo e a declinare conseguentemente le nostre vite (Gruppo O.P.G.). Passi paralleli v.19 (timore dei giudei) Gv 9,22 Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Gv 12,42: Tuttavia, anche tra i capi, molti credettero in lui, ma non lo riconoscevano apertamente a causa dei farisei, per non essere espulsi dalla sinagoga. Mt 10,28-31: E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia. Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati; non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri! Gv.14,18-19. Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. (pace) Lv 26,6: Io stabilirò la pace nel paese; nessuno vi incuterà terrore; vi coricherete e farò sparire dal paese le bestie nocive e la spada non passerà per il vostro paese. Nm 6,24-26: Ti benedica il Signore e ti protegga. Il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio. Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace. Sir 47,13: Salomone regnò in tempo di pace, Dio dispose che tutto fosse tranquillo all’intorno perché costruisse una casa al suo nome e preparasse un santuario perenne. Is 9,5-6; Is 11,6; Is 57,19; Gr 29,11: Io, infatti, conosco i progetti che ho fatto a vostro riguardo - dice il Signore - progetti di pace e non di sventura, per concedervi un futuro pieno di speranza. Mi 5,4: Tale sarà la pace: se Assur entrerà nella nostra terra e metterà il piede sul nostro suolo, noi schiereremo contro di lui sette pastori e otto capi di uomini, Mt 5,9: Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Lc 1,76-79: E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati, grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio, per cui verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace”. Gv 14,27: Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Gv 16,33: Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!”. Rm 1,7: A quanti sono in Roma diletti da Dio e santi per vocazione, grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo. Rm 15,32: Il Dio della pace sia con tutti voi. Amen. 1Ts 5,23: Il Dio della pace vi santifichi fino alla perfezione, e tutto quello che è vostro, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo. 2Ts 3,16: Il Signore della pace vi dia egli stesso la pace sempre e in ogni modo. Il Signore sia con tutti voi. 1Pt 3,11: Chi vuole amare la vita e vedere giorni felici, eviti il male e faccia il bene, cerchi la pace e la segua. (gioia che nasce dall’incontro con il Signore) Mt 28,5-8 L’angelo disse alle donne: “Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. È risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: È risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l’ho detto”. Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annunzio ai suoi discepoli. Lc 1,14: Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita Lc 1,28: Entrando da lei, disse: “Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te”. Lc 1,41: Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Lc 1,47: L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore. Lc 2,10-11: Ma l’angelo disse loro: “Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Lc 19,5-6: Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: “Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua”. In fretta scese e lo accolse pieno di gioia Lc 24,41.50-52: Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: “Avete qui qualche cosa da mangiare?”. Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo. Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia; Gv 8,56: Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò”. Gv 15,10-11: Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Gv 16,22-24: Così anche voi, ora, siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia. In quel giorno non mi domanderete più nulla. In verità, in verità vi dico: Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena. Gv 17,13: Ma ora io vengo a te e dico queste cose mentre sono ancora nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. At 2,46: Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore. Fil 4,4-7: Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi. La vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino! Non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche e ringraziamenti; e la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù. Rm 15,13: Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e pace nella fede, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo. 2Cor 6,10: Siamo ritenuti afflitti, ma sempre lieti; poveri, ma facciamo ricchi molti; gente che non ha nulla e invece possediamo tutto! Gal 5,22: Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé. v.24 (Tommaso) Gv 14,5-6 Gli disse Tommaso: “Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?”. Gli disse Gesù: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Gv 11,14-16 Gesù disse loro apertamente: “Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, perché voi crediate. Orsù, andiamo da lui!”. Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse ai condiscepoli: “Andiamo anche noi a morire con lui!”. Gv 21,1-7 Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: “Io vado a pescare”. Gli dissero: “Veniamo anche noi con te”. Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: “Figlioli, non avete nulla da mangiare?”. Gli risposero: “No”. Allora disse loro: “Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete”. La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: “È il Signore!” vv.24-25 Gv 20,20: Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 1 Cor 9,1: Non sono forse libero, io? Non sono un apostolo? Non ho veduto Gesù, Signore nostro? E non siete voi la mia opera nel Signore? 1Gv 1,1: Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita (poiché la vita si è fatta visibile, noi l’abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza e vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi), quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. v. 27 Gv 19,34: Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua. Mc 16,14: Alla fine apparve agli undici, mentre stavano a mensa, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato. Lc 24,25: Ed egli disse loro: “Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti!