RIFLESSIONI
Umana risurrezione
La Pasqua è più che una festa primaverile
Sappiamo tutti molto bene che la Pasqua, con il suo trionfante annuncio di vita che sconfigge la morte, non è soltanto la celebrazione di un evento storico; ma il memoriale di un evento rivivibile, che si ripete quotidianamente
sugli altari. “Rivivibile quotidianamente” significa che
anche noi possiamo (anzi, probabilmente: dovremmo),
pur nella nostra miseria, renderlo vivo nel nostro cuore,
già nel corso di questa nostra vita.
Ma chi desidera raggiungere la propria quotidiana risurrezione, non può che fare un passo in su, elevarsi: stare nel
mondo ma essere fuori, lontano dal mondo. L’anima tende all’alto, deve essere elevata, e non si eleva se non entra
nello spirito di Gesù Cristo risorto. La Croce è il luogo
dell’elevazione. Proprio sulla Croce, Gesù ha lasciato la
sua parte corruttibile. Occorre accettare di passare attraverso la crocefissione e la morte per giungere alla risurrezione. Come Gesù, occorre saper accogliere ed accettare con serenità: le prove, le croci, la morte… E anche la
sepoltura. Il corpo deve morire ed essere sepolto, per poter risorgere. Fino a quando chi governa dentro di noi è il
nostro “Io”, siamo in un guscio elastico da cui non possiamo uscire; per andare oltre, occorre “morire a sé stessi”, distruggere questo guscio.
La resistenza e il contrasto nascono quando ci opponiamo
alla croce; quando rifiutiamo questa “morte”, così come
rifiutiamo l’altra morte, quella fisica, come fosse un e-
Giovanni Bellini, Cristo risorto benedicente - 1465-1470
Parigi, Louvre - Vedi anche www.parrocchiamilanino.it
alla sezione LA SCOSSA - PREDICHE ARTISTICHE
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vento terribile, irriContinuiamo la riflessione sui temi
mediabile, definitidella morte e della risurrezione.
I precedenti interventi sono sul sito
vo. L’ uomo nuovo
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non potrà nascere
sezione
LA SCOSSA ONLINE:
se non attraverso uCrediamo
davvero
che Cristo è risorto?
na risurrezione; e
(maggio
2006 pagg. 4 e 5)
questo implica, faL’assurda paura della morte
talmente, una mor(ottobre 2006 pag. 14)
te. Una simile trasformazione della vita non può avvenire senza questa accettazione. Per poter rinascere, è indispensabile la
“morte” dell’uomo vecchio che sta dentro di noi.
Quando non vogliamo “morire” significa che non solo
non abbiamo accettato le ferite del passato, ma anche che
non siamo disponibili ad accogliere le difficoltà del presente e le eventuali croci del futuro. Bisogna, invece, saper lasciare nel sepolcro le spoglie disfatte della vita precedente: in pratica saper abbandonare tutto quanto ha formato, riempito ed appassionato la vita sino a quel momento. Un cambio completo di indirizzo mentale, una
“conversione ad U”. La nostra trasformazione, la conversione vera, non sarà la conseguenza di qualcosa che avremo fatto, ma di qualcosa a cui avremo rinunciato.
La morte fisica è il passaggio obbligato attraverso cui
Dio, perfetto terapeuta, ci costringe a rinunciare al nostro
involucro corruttibile, per poi farci risorgere in spirito.
In questo senso la morte, ogni morte, diventa
l’indispensabile Grazia, causa della risurrezione.
La strada da percorrere è intima, interna, verso la luce.
La chiave per entrare in questa luce è l’“Eccomi… o Dio:
si faccia come tu vuoi”. Ogni parola del Vangelo è luce.
Ma se noi non siamo disponibili ad accogliere la Parola,
la luce non viene. Tutta la teologia e le filosofie del mondo non servono; l’unica cosa che serve, per renderci spalancati alla luce è la sottomissione assoluta, volontaria e
gioiosa alla volontà di Dio.
Questo processo di illuminazione può essere dolce (se
siamo aperti) o arduo (se siamo chiusi). Fra questi due estremi ci sono tutte le sfumature della nostra vita.
Il problema, di per sé, è molto semplice (anche se non facile da risolvere): sta tutto nella nostra volontà, nella nostra scelta; volere o non volere. La base è nella Fede: accettazione dello Spirito di Dio. Non servono e non occorrono sforzi umani; lasciamo che ci pensi Lui ad immergersi in noi, se gli daremo spazio e tempo per farlo.
La Risurrezione vera è quella che (e se) avviene dentro di
noi; altrimenti anche la Pasqua rimane soltanto una festosa ricorrenza liturgica primaverile.
Alberto Ripamonti
n. 2 - maggio 2007