Corpus domini 2007 - omilia (liturgia)
CORPUS CHRISTI
Omilia nella festa del Corpus Domini
Novara / Cattedrale, 10 giugno 2007
È la terza volta in pochi giorni che parlo dell’Eucaristia: l’ho fatto giovedì
sera, quando si è tenuta anche la processione eucaristica dalla Cattedrale a
San Gaudenzio; l’ho fatto ieri presiedendo l’ordinazione di tre nuovi sacerdoti; lo
faccio in questa mattina di domenica del Corpus Domini.
Vorrei soffermarmi sulle parole stesse con cui chiamiamo questa festa:
Corpus Domini, il corpo del Signore. Mi sollecita a questa meditazione l’Es. Ap.
“Sacramentum caritatis” là dove dice che “l’antichità cristiana designava con le
stesse parole, «Corpus Christi», il Corpo nato dalla Vergine Maria, il Corpo
eucaristico e il Corpo ecclesiale di Cristo”. Si aggiunge che “questo dato ben
presente nella tradizione cristiana ci aiuta ad accrescere in noi la
consapevolezza dell’inseparabilità tra Cristo e la Chiesa” (n. 15).
Mi soffermo dunque sui tre significati dati alle stesse parole “Corpus
Christi”.
1.
Quanto al primo significato, si tratta del corpo nato dalla Vergine Maria, e
che ora è risorto e nella gloria alla destra del Padre.
Mi viene in mente il bellissimo canto cristologica e mariano dell’«Ave
verum»; cristologica ed eucaristico. Si canta infatti:
“Ave verum corpus natum
de Maria Virgine;
vere datum,
immolatum pro salute hominum”.
Questo primo significato ci riconduce dunque al mistero dell’incarnazione,
a quanto leggiamo nel prologo del Vangelo di Giovanni: “Il Verbo si fece carne e
venne ad abitare in mezzo a noi”. Ci ricorda, nel medesimo tempo, tutta la vita
di Gesù, quella nascosta che egli visse a Nazaret e quella pubblica sulle strade
della Palestina, fino ai giorni finali della passione, morte e risurrezione.
1
2.
Il secondo significato di Corpus Christi è quello eucaristico ed emerge ogni
qual volta la Chiesa celebra la Santa Messa. Come non constatare che, quando
ciascuno di noi si avvicina all’altare per ricevere la santa Comunione si sente
dire dal Sacerdote: “Il corpo di Cristo”? E come non rilevare che la risposta
“Amen” sta a dire che questa è la nostra fede e che riconosciamo, sotto il velo
del pane, la presenza viva del Signore risorto? Prima ancora della distribuzione
dell’Eucaristia ai fedeli, è il Sacerdote a comunicarsi e lo fa con queste
bellissime parole: “Il corpo di Cristo mi custodisca per la vita eterna”.
Questo secondo significato sta a dirci che il corpo glorificato di Cristo, nato
da Maria, ci viene donato nel corpo eucaristico, sotto il segno sacramentale del
pane e del vino.
3.
Il terzo significato del Corpus Christi è quello ecclesiale. Come non
pensare al Concilio Vaticano II, in particolare alla Costituzione Lumen gentium
che, là dove scruta il mistero profondo della Chiesa, adopera diverse immagini.
Tra queste vi è quella di popolo di Dio e vi è anche (ed è la più profonda) quella
del Corpo di Cristo. In questo modo veniamo aiutati a fare una lettura della
Chiesa non ridotta a ciò che può dire la sociologia e che spesso è l’unica
maniera con cui nei mass-media si parla della Chiesa. Ci viene suggerita una
lettura che affonda nel mistero della Chiesa: una realtà non solo umana, ma
anche divina. Meglio, una realtà anzitutto divina: è Dio che fa la sua Chiesa;
essa viene “da” Dio: Cristo è il capo della Chiesa, suo corpo, ed egli edifica ogni
giorno la Chiesa, la fa sua sposa e suo corpo, la mostra indivisibile da sé; Cristo
ama la Chiesa come lo sposo la sposa.
In particolare, la Chiesa è la realtà ultima alla quale tende il mistero
dell’incarnazione e il sacramento dell’Eucaristia: vivendo in Cristo e venendo
alimentati continuamente dal sacramento dell’Eucaristia, noi diventiamo il corpo
di Cristo, sue membra. In questo senso l’Eucaristia è il sacramento della
comunione ecclesiale che ci fa una sola cosa con Cristo e, attraverso Cristo,
una cosa sola tra di noi. Quanto più si realizza questa comunione con il Verbo
incarnato e con il Cristo glorioso presente nell’Eucaristia, noi stesso diventiamo,
in qualche misura, “presenza di Cristo nel mondo”, mentre camminiamo verso
la meta gloriosa che è stata raggiunta dal Cristo risorto: l’unigenito del Padre
che ha aperto un sentiero nuovo reso possibile a tutti i suoi fratelli, e cioè a tutta
l’umanità.
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4.
Ho indicato tre significati del termine Corpo di Cristo. Dire “corpo” di Cristo
non equivale a dire una parte di Cristo, ma la persona stessa di Cristo. Il
“corpus” nato da Maria Vergine è Gesù; il corpo e il sangue di Cristo che
riceviamo sotto le specie sacramentali è Gesù risorto; la Chiesa, chiamata
corpo di Cristo, rimanda a Cristo come colui che continuamente la genera e fa
di noi le sue membra, introducendoci in una comunione di vita che fa di noi una
cosa sola in lui e ci assicura che la sua sorte gloriosa è pure la nostra.
Queste tre maniere di usare i termini Corpo di Cristo ci permettono di
rileggere in unità tutta la storia della salvezza operata per l’umanità intera in
Cristo. Il disegno che il Padre aveva su di noi, già prima della creazione del
mondo, è che noi tutti fossimo benedetti in Cristo e che in lui, figlio unigenito,
noi tutti diventassimo figli adottivi. Il farsi uomo del Figlio eterno di Dio mette in
atto questo disegno.
Perciò mediteremo sempre a lungo il mistero del Verbo di Dio che si è fatto
uomo “per noi e per la nostra salvezza”. Riceveremo sempre con fede il Signore
nell’eucaristia, sacramento del suo sacrificio, perché, mediante lo Spirito Santo,
la grazia della salvezza ottenuta sulla croce, raggiunga ciascuno di noi lungo la
storia e ci custodisca per la vita eterna. Parteciperemo con gratitudine alla vita
della Chiesa, riconosciuta come corpo di Cristo: lui il capo, noi le membra, per
immergerci, di giorno in giorno, nell’unità con lui e per vivere, come membra del
corpo di Cristo, la comunione tra noi.
Sarebbe bello che vivessimo, con tutta questa ricchezza di significati, la
festa del Corpus Domini.
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