CONSIDERAZIONI SUL CONTESTO ENTRO IL QUALE SI GENERA LA VIOLENZA A SCUOLA Gaetana Rossi 19.4.2005 E’ da poco tempo che l’uomo si è posto il problema di educare se stesso per imparare meglio a vivere con se stesso e con gli altri. Da ancora meno tempo si è accorto dell’importanza dello sviluppo emotivo infantile e adolescenziale. Forse non è il caso di raddrizzare il “legno storto” che c’è in ogni bambino o adolescente (la metafora è di Kant: da un legno storto come quello di cui è fatto l’uomo, non si può costruire nulla di perfettamente diritto), perché il legno può diventare storto a causa di una cattiva educazione o per mancanza di essa. Bisogna piuttosto lasciare che cresca in modo naturale: come direbbe Donald Winnicott, “basterebbe fosse sufficientemente diritto”, istintivamente diritto, anche grazie a quella buona dose di disillusione che necessita in ogni fase della sua crescita. Il problema della violenza in ambito scolastico, chiamato anche “bullismo” in relazione alla sociologia della devianza, è stato preso in considerazione quando, in alcuni Paesi, i ragazzi hanno incominciato ad aggredire gli insegnanti. Quando si vuole cercare di affrontare un determinato disagio sociale andiamo alla ricerca delle cause che lo generano. Non si può negare che per la violenza ci possono essere anche delle cause genetiche, ma conviene individuare altre spiegazioni per cercare di comprendere il problema. Il bullismo può essere generato da: - dinamiche socio-culturali - fattori prossimi all’individuo: famiglia, gruppo, realtà sociale - funzionamento della scuola, clima scolastico - insieme di elementi di quotidianità che possono scatenare particolari tipi di comportamenti - personalità diverse dei singoli individui. Quali sono le dinamiche che stanno alla base di certi comportamenti? Forse l'origine della devianza sta nei modelli che vengono proposti, nel conformarsi a ciò che la società post moderna alimenta e promuove. Dai modelli sociali oggi dominanti viene proposto come "individuo libero" un individuo privo di ogni freno. L’individuo post moderno deve consumare beni, non deve poter mettere tempo fra l’espressione del suo desiderio e la sua soddisfazione. In relazione a tali modelli proposti da un'ossessiva propaganda mediatica, ci troviamo di fronte individui inappagati e insoddisfatti, oltre che sempre più soli (anche per la rottura di legami sociali e familiari). Tutto questo si trasferisce anche sul piano delle relazioni: per conformarsi ai modelli di consumo dominanti si frequentano ambienti pericolosi, persone che agiscono fuori dai limiti della legalità. Ne derivano comportamenti puniti dalla legge e chi sbaglia (generalmente il più debole) paga. Certamente ci troviamo di fronte a una crisi della legalità: le regole, le leggi sono percepite sempre più come un ostacolo alla realizzazione di bisogni individuali. Si genera così la violenza, che spesso è frutto della rabbia verso la fonte che genera l'insofferenza e che è vissuta come mezzo per sciogliere nodi e complessi. La violenza nella scuola ha più significati. Molte volte è voce che vuole farsi sentire al di là della conoscenza che la scuola offre, spesso è reazione al disagio provocato dall’inadeguatezza alle regole. Anche l’uso di droga può essere una devianza che esprime l’incapacità di dire no all’offerta fatta dai compagni. Nella scuola esiste anche l’affermazione dell’identità di gruppo (contro l’Islam, il chador, gli extracomunitari, ecc.). La violenza nella scuola può nascere anche dalla percezione di un trattamento ingiusto. Spesso c’è violenza perché non c’è intesa fra gli insegnanti e la famiglia. Molti comportamenti sono un riflesso della mentalità degli adulti. Quali sono le nostre riflessioni su questi scenari? Qual è il ruolo della scuola, che - al di là dei suoi limiti - rimane uno dei pochi luoghi di resistenza al dilagare di certi comportamenti? I figli portano in famiglie distratte tanti input che provengono dalla scuola (pace, solidarietà, legalità, difesa di determinati valori, ecc.). Non sempre i docenti riescono ad arginare da soli il problema della violenza a scuola: occorre operare in sinergia con le altre istituzioni (USL, Regione, Provincia, Comune, famiglia…) per aiutare il ragazzo a crescere, a colloquiare con i genitori, a stare con i compagni, ad avere delle relazioni, ad acquisire la capacità di autodeterminarsi. Occorre creare le strutture perché ai ragazzi venga offerto un clima educante con progettualità mirate. Un progetto educativo ha successo se, una volta concluso, è entrato a far parte della quotidianità. -------------------------------------------------------------------------nelle pagine seguenti vengono riprodotti gli schemi proiettati, preparati utilizzando il testo della prof.ssa Ada Fonzi Il bullismo a scuola: un gioco crudele nell’interazione fra pari, in Violenza giovanile e conflitti: il fenomeno del bullismo. Atti del Convegno di Studi organizzato dalla Regione Toscana e dalla Provincia di Prato il 21 novembre 2003 presso l'I.P. "Francesco Datini" di Prato Violenza giovanile: “bullismo” Spesso leggiamo storie terribili di bambini sottoposti a violenze, le più brutte, sia da parte degli adulti che da parte di altri ragazzi della stessa età o di età maggiore. Se ci allontaniamo un poco da questi episodi, che per l’atrocità con la quale sono stati commessi, suscitano in noi orrore, ci accorgiamo che il fenomeno delle prepotenze anche in età scolare esiste da sempre. Chi sono, nella scuola, i protagonisti di questo gioco, che la prof.ssa Fonzi chiama “crudele” e che si crea fra chi aggredisce, fa prepotenze e chi subisce, a volte in modo provocatorio e a volte in modo passivo. Chi sono gli aggressori e chi sono le vittime e se esiste questo fenomeno nelle nostre scuole. Per capire meglio questo tipo di ”interazione deviata”, la prof.ssa Fonzi si avvale dell’esempio letterario e analizza e confronta due personaggi vissuti in secoli diversi e appartenenti ad ambienti culturali dissimili attraverso l’analisi che ne fanno i due autori. Edmondo De Amicis nel 1886 descrive Franti (lo possiamo definire bullo) e Jan Mc Ewan che nel 1994 descrive il bullo Barry Tamarlane. Descrizione di Franti “ E’ malvagio. Quando viene un padre nella scuola a fare una partaccia al figliolo, egli ne gode; quando uno piange, egli ride… Provoca tutti i più deboli di lui, e quando fa a pugni, s’ inferocisce e tira a far male. Ci ha qualcosa che mette ribrezzo su quella fronte bassa, in quegli occhi torbidi che tiene quasi nascosti sotto la visiera del suo berrettino di tela… ha cartella, quaderni, libri, tutto sgualcito, stracciato, sporco, la riga dentellata, la penna mangiata, le unghie rose, i vestiti pieni di frittelle e di strappi che si fa nelle risse”. Descrizione di Barry Tamarlane “ C’era un prepotente nella classe di Peter, si chiamava Barry Tamarlane. Non aveva l’aria da prepotente. Non era di quelli sempre tutti sporchi; non aveva una faccia brutta, e neppure lo sguardo da far paura o le croste sopra le dita, e non girava armato… Aveva genitori gentili ma fermi, che non sospettavano nulla. La voce non ce l’aveva né acuta né rauca, gli occhi, non particolarmente piccoli e cattivi, e non era neppure troppo cretino. Anzi, a guardarlo era bello morbido e tondo, pur senza essere grasso; portava gli occhiali e, sulla sua faccia soffice e rosa luccicava l’apparecchio dei denti… Come si spiega allora che Barry Tamarlane riuscisse tanto bene a fare il prepotente? …Peter era giunto alla conclusione che il successo di Barry avesse due spiegazioni. La prima era che Barry sembrava capace di ridurre i tempi tra il volere una cosa e l’ottenerla…La seconda ragione del successo di Tamarlane era che di lui avevano tutti paura. Non si sapeva bene perché…Uno aveva paura perché ce l’avevano gli altri.Barry metteva paura perché aveva la reputazione di uno che mette paura…Noi abbiamo fatto di lui quello che è”. Il bullismo a scuola: “un gioco crudele nell’interazione fra pari” (A. Fonzi) PROTAGONISTI ATTORI: - AGGRESSORI - VITTIME PROFILO DEI PERSONAGGI IMPLICATI IN QUESTO TIPO DI INTERAZIONE DEVIATA: 1886 EDMONDO DE AMICIS LIBRO “CUORE” IL BULLO FRANTI 1994 JAN Mc EWAN RACCONTO “IL PREPOTENTE” IL BULLO BARRY TAMARLANE Due tipi diversi, quasi opposti, perché i tempi sono cambiati ed anche le rappresentazioni sociali, ma la sostanza è la stessa: un disequilibrio di forza e di potere fra i due che, almeno nella scuola, dovrebbero avere le stesse opportunità. CI PONIAMO 4 INERROGATIVI 1) 2) 3) 4) CHE COS’E’ IL BULLISMO QUALI SONO LE CAUSE QUALI GLI EFFETTI A BREVE E A LUNGO TERMINE LE STRATEGIE DI INTERVENTO BULLISMO ELEMENTI CARATTERIZZANTI DEL FENOMENO 1) INTENZIONALITA’: IL BULLO, INTENZIONALMENTE VUOLE PROVOCARE DANNO ALLA VITTIMA 2) PERSISTENZA: GLI EPISODI NON SONO ISOLATI, MA RIPETUTI DAL BULLO NEI CONFRONTI DI UN PARTICOLARE COMPAGNO 3) DISEQUILIBRIO: FRA IL BULLO E LA VITTIMA C’E’ UN DISEQUILIBRIO DI POTERE E DI PRESTIGIO TIPOLOGIA DEL BULLISMO DIVERSE FORME: 1) PREVARICAZIONE DI TIPO FISICO: 2) CANZONATURA: SCHIAFFI, PUGNI, SPINTE SBERLEFFO, INGIURIA 3) MODO DIRETTO 4) MODO INDIRETTO IL MODO INDIRETTO E’ PIU’ SUBDOLO PERCHE’ CONSISTE NELL’ISOLARE LA VITTIMA, ESCLUDERLA DALLE ATTIVITA’ COMUNI, SPARGERE DICERIE SUL SUO CONTO LE CAUSE DEL BULLISMO SONO DIVERSE: 1) ETA’ 2) CLASSE SOCIALE 3) FAMIGLIA 4) DINAMICA DELLA CLASSE 5) CULTURA 6) PERSONALITA’ EFFETTI A BREVE E LUNGO TERMINE E’ALLARMANTE CONSTATARE CHE, OLTRE ALLA DIFFUSA PRESENZA DEL FENOMENO, CI SIA LA SUA PERSISTENZA NEL TEMPO. IL BULLO E LA VITTIMA RESTANO IMPRIGIONATI NEI LORO RUOLI, CONTINUANO AD ESSERE PORTATORI DI QUELLE CARATTERISTICHE CHE SONO STATE ALLA BASE DEL LORO COMPORTAMENTO; ANCHE PERCHE’ LA REPUTAZIONE CHE LI CIRCONDA FA SI’ CHE NON POSSANO FARE A MENO DI COMPORTARSI COME GLI ALTRI SI ASPETTANO DA LORO. SONO AMPIAMENTE PROVATE LE CONNESSIONI FRA LA PRESENZA DEL BULLISMO IN ETA’ SCOLARE E IL DISADATTAMENTO IN ETA’ SUCCESSIVA. MENTRE IL BULLO PERSISTENTE POTRA’ DIVENTARE UN ADOLESCENTE E UN ADULTO ASOCIALE, LA VITTIMA POTRA’ TENDERE ALL’ABBANDONO SCOLASTICO, ALLA DEPRESSIONE E, IN CASI ESTREMI, AL SUICIDIO. INTERVENTI CI SONO STATE DELLE SPERIMENTAZIONI IN VARI PAESI DEL MONDO CON INTERVENTI A LIVELLO DEL GRUPPO CLASSE: -APPROCCIO CURRICOLARE -POTENZIAMENTO DELLE ABILITA’ SOCIALI -PROMOZIONE DELLA COOPERAZIONE -OPERATORE AMICO -CONSULENZA DEI PARI -INDIVIDUALE (CI SI DEVE CHIEDERE: COSA FARE PER IL BULLO E PER LA VITTIMA) IN QUESTO SENSO CI POTREBBE AIUTARE UNA PUBBLICAZIONE DI E. MENESINI “BULLISMO: CHE FARE?” ED. GIUNTI, FIRENZE, 2000 Il risultato delle ricerche sugli interventi fatti fino ad ora non è univoco, ma una sola cosa è stata capita: le sperimentazioni fatte per poco tempo hanno scarso successo, non riducono il fenomeno. Qualsiasi intervento deve mirare a formare una cultura che metta in primo piano l’ideale universale di una convivenza civile e democratica. Se non c’è questa cultura si possono moltiplicare e prosperare gli incentivi della sopraffazione. Possiamo concludere con un’affermazione di Norberto Bobbio: “Nulla educa alla democrazia più dell’esercizio della democrazia”.