MODELLI DI COMPORTAMENTO ORIENTATI ALLA SALUTE MASSIMO BOLOGNESI MEDICO CHIRUGO DOTTORE IN PSICOLOGIA MEDICO DI MEDICINA GENERALE SPECIALISTA IN MEDICINA INTERNA SPECIALISTA IN MEDICINA DELLO SPORT AZIENDA UNITÀ SANITARIA LOCALE - DISTRETTO DI CESENA REGIONE EMILIA ROMAGNA Via Lambruschini, 307 47023 Cesena (FC) Telefax: 0547/303240 E.Mail: [email protected] 1 Modelli di comportamento orientati alla salute In questo articolo vengono presi in considerazione i quattro modelli più utilizzati di cambiamento comportamentale rivolti alla salute e cioè, il modello chiamato Health Belief Model (Modello delle credenze sulla salute), la Teoria dell’Azione Ragionata/Comportamento Programmato, la Teoria Sociale Cognitiva, il concetto di Auto-efficacia, e il Modello Transteoretico.18,24 Ogni modello o teoria fornisce una sua “mappa” del territorio “Comportamento volto alla salute”, che dovrebbe essere specifica e diversa dalle altre. La mappa evidenzia i “luoghi” rilevanti (costrutti), come sono collegati l’uno all’altro e, a volte, quanto distano l’uno dall’altro. Esistono dunque diverse mappe dello stesso territorio che, nel loro evolversi e confrontarsi l’una con l’altra, riescono a dar vita a mappe migliori, che magari integrano gli elementi più chiari di ognuna.9 In pratica, le varie teorie esistenti sono molto simili e le differenze consistono principalmente nel fatto che ciascuna dà maggior enfasi ad un certo costrutto piuttosto che ad un altro. Ad ogni modo, le teorie migliori risultano essere quelle che integrano concetti provenienti da altri modelli perché, in tal modo, risultano più esaurienti.10 Parole chiave: Health Belief Model, Teoria dell’Azione Ragionata, Teoria Sociale Cognitiva, Auto-efficacia, Modello Transteoretico. 2 Health Belief Model (Modello delle credenze sulla salute) Questo modello è stato formulato originariamente dagli psicologi sociali dell’ US Public Health Service nel tentativo di comprendere il motivo per cui le persone non adottavano comportamenti preventivi o non si sottoponevano a esami di screening per l’individuazione precoce delle malattie non associate, perlomeno nelle prime fasi, a sintomi evidenti.23 Successivamente, il modello è stato applicato anche alle risposte dei pazienti ai propri sintomi e alla compliance o all’adesione al regime terapeutico prescritto. L’HBM nasce quindi come strumento volto a predire quali persone si avvalessero dei test di controllo e/o dei vaccini.4,8,20 Secondo questo modello le probabilità che una persona agisca in modo da prevenire l’insorgere di malattie sono maggiori se un individuo ha le seguenti convinzioni: - di essere vulnerabile alle malattie - che le conseguenze della malattia sarebbero gravi - che il fatto di adottare delle precauzioni preverrebbe l’insorgenza di una certa malattia - che i benefici ottenuti nel ridurre la minaccia della malattia sono maggiori delle spese a cui uno va incontro nell’adottare misure preventive.20 L’HBM è composto da 4 costrutti principali:19,21 - percezione della vulnerabilità: in quale misura un individuo è convinto di poter contrarre una malattia. Più una persona ritiene di essere vulnerabile, più adotterà un comportamento volto alla prevenzione. In generale, è stato osservato che si tende a sottovalutare la propria vulnerabilità alle malattie. - percezione della gravità: se un individuo crede che le conseguenze di una determinata malattia sarebbero gravi, è maggiormente portato alla prevenzione - percezione dell’efficacia: si riferisce ai benefici che deriverebbero dall’assumere un comportamento teso alla prevenzione. Le motivazioni che spingono una persona a cambiare il proprio comportamento devono essere sostenute dalla certezza che l’adozione di misure preventive sicuramente previene l’insorgere della malattia. Ad esempio, se un individuo non crede che esista un rapporto causale tra fumo e cancro, allora non smetterà di fumare, perché è convinto che pur facendolo egli non sarà protetto dalla malattia. 3 - percezione dei costi: I benefici devono essere superiori ai costi derivanti dall’ adozione di misure preventive. Esistono poi dei fattori di mediazione (variabili demografiche, strutturali e sociali, ad esempio il livello di cultura) che influenzano il comportamento di un individuo, poiché agiscono sulle sue percezioni individuali.19 Becker e Maiman includono il concetto della motivazione nel modello delle credenze sulla salute5 e questo è stato anche interpretato come fattore di prontezza decisionale al cambiamento del comportamento21. Secondo il modello delle credenze sulla salute, possono esserci molte ragioni per cui le persone non modificano il proprio comportamento rilevante per la salute anche nel caso in cui la loro vulnerabilità effettiva sia elevata. Esistono in effetti prove di una tendenza generale a sottostimare i rischi per la propria salute rispetto a quelli degli altri. 25 Così, anche se si accetta l’idea che una dieta ricca di grassi accresca il rischio di cardiopatia, ci si potrebbe sentire protetti da una costituzione particolarmente solida. Ma anche se si percepisse realisticamente una minaccia, non si avrebbero grandi probabilità di adottare misure di protezione della salute se si dubitasse della loro efficacia o se si ritenesse che l’impegno richiesto sarebbe eccessivo per le proprie capacità. Una applicazione del modello delle credenze sulla salute a due comportamenti rilevanti per la salute come smettere di fumare e perdere peso corporeo in eccesso è il seguente23: Percezione di minaccia alla salute personale: --------------------------------------------- Credenze sulla suscettibilità (“Essendo una persona di mezza età, che fuma ed è in sovrappeso, potrei ammalarmi di cuore) Comportamento rilevante per Credenze sulla gravità della malattia la salute (“Smetterò di fumare (“ Se mi ammalassi di cuore, potrei e dimagrirò”) restare menomato o anche morire”) Credenze sull’efficacia di specifiche misure salutari nella riduzione del rischio: ---------------------------------------------------------------------------4 Teoria dell’Azione Ragionata/Comportamento Programmato La Teoria dell’Azione Ragionata, o Comportamento Programmato, è una teoria molto utilizzata e costituisce un approccio di tipo psico-sociale alla comprensione e predizione dei fattori che determinano il comportamento volto alla tutela della salute1,11. E’ stata applicata per i seguenti aspetti: perdita di peso, fumo, alcolismo, comportamento a rischio per la contrazione dell’HIV e mammografie. Secondo questa teoria l’intenzione di adottare un determinato comportamento è strettamente collegata alla realizzazione vera e propria di quel comportamento. Due sono i principi sottolineati dalla TRA: 1) Il comportamento sottostà al controllo volitivo 2) Gli individui sono esseri razionali. Ciò significa che ci comportiamo in un certo modo per nostra scelta e, nel scegliere e programmare le nostre azioni, usiamo dei procedimenti razionali. In questo senso la TRA afferma che esistono rapporti quasi matematici tra le convinzioni, gli atteggiamenti, le intenzioni e il comportamento. La teoria del Comportamento Programmato è una versione modificata della TRA, poiché aggiunge il costrutto della percezione del controllo sul comportamento8. Il fine ultimo della TRA è quello di predire il comportamento. Secondo questa teoria, il comportamento viene influenzato dall’intenzione di realizzare il comportamento stesso. L’intenzione è a sua volta influenzata da tre variabili principali: norme soggettive (la percezione che ha un individuo di quello che le altre persone pensano riguardo alle sue capacità di realizzare il comportamento, ad es. il fatto di ridurre il consumo di grassi potrebbe essere determinato dall’opinione che avrebbero altre persone riguardo ad una decisione di questo tipo), atteggiamenti (i valori personali riguardo a certi comportamenti, ad es.: mangiare in modo sano è un buon modo per prevenire tumori o disturbi cardiaci) e auto-efficacia (la convinzione di poter realizzare con successo un comportamento, ad es. avere una dieta sana). Queste variabili sono a loro volta influenzate dalle convinzioni, che si suddividono in normative (aspettative sociali basate sulle situazioni. Queste vengono considerate la norma) e comportamentali. Le convinzioni normative influenzano le norme soggettive, mentre le convinzioni comportamentali influenzano gli atteggiamenti. Gli atteggiamenti nei confronti di un comportamento sono determinati dalle aspettative dell’individuo riguardo ai risultati che potrà ottenere assumendo quel comportamento e il modo in cui egli valuta tali risultati. L’adozione di misure preventive dipende 5 dunque dalla convinzione o meno che queste possano prevenire i rischi e che i benefici siano maggiori dei costi 1,2. Teoria Sociale Cognitiva Questa teoria va oltre i fattori individuali implicati nel cambiamento del comportamento per includere anche fattori sociali e ambientali. Infatti tale teoria può essere considerata la più ampia teoria sul modello del comportamento umano creata fino ad ora. La Teoria Sociale Cognitiva di Bandura, anche conosciuta come la teoria dell’apprendimento sociale, considera e spiega il comportamento sull’interazione reciproca tra i tre concetti chiave che operano come determinanti l’uno dell’altro. Il determinismo reciproco forma il principio organizzativo di base della teoria di apprendimento sociale cognitiva. Questo importante concetto afferma che c’è una interazione dinamica e continua tra l’individuo, l’ambiente e il comportamento. Quindi, un cambiamento in uno di questi fattori ha un impatto sugli altri due. La Teoria Sociale Cognitiva implica numerosi concetti chiave che sono stati associati con ognuno dei tre costrutti principali allo scopo di descrivere meglio la teoria. La Tabella seguente descrive in effetti tutti i costrutti chiave utilizzati dalla Teoria Sociale Cognitiva. Costrutti della teoria sociale cognitiva 2 Costrutti Descrizione Ambientale Fattori esterni alla persona Situazione Percezione che uno ha dell’ambiente Capacità comportamentale Le conoscenze dell’individuo e le abilità nel realizzare un comportamento Aspettative Le anticipazioni dei risultati di un comportamento da parte dell’individuo Prospettive Valutazione dei risultati futuri in termini positivi o negativi Auto-controllo Gestione del proprio comportamento. Le strategie utilizzate sono la determinazione degli obiettivi, l’auto-monitoraggio e l’auto-rinforzo. 6 Apprendimento per osservazione Acquisire un nuovo comportamento guardando altre persone che lo realizzano e osservando i risultati. L’apprendimento può avvenire anche tramite la propria esperienza, cioè attraverso vari tentativi o imparando dagli errori Rinforzi Reazioni ad un certo comportamento che influiscono sulle probabilità che tale comportamento torni a ripetersi. Gli individui vengono motivati a ripetere un comportamento tramite premi o incentivi. Auto-efficacia Fiducia che un individuo ha nelle proprie capacità di realizzare un certo comportamento in situazioni di diverso tipo Strategie di adattamento emotivo Strategie impiegate per rapportarsi a esperienze, eventi e pensieri emotivamente conflittuali Interazione dinamica tra l’individuo, il suo Determinismo reciproco comportamento e l’ambiente in cui vive. Auto-efficacia Si tratta di un concetto molto importante; ne è dimostrazione il fatto che sia stato inserito in quasi tutte le teorie principali relative al cambiamento comportamentale3,22. Vi sono parecchi fattori che influenzano l’auto-efficacia di una persona e cioè, la persuasione da parte di altri, il fatto di osservare il comportamento altrui (modellamento), l’esperienza avuta in precedenza e il feedback fisiologico diretto. E’ più probabile che una persona smetta di fumare se: 1) un medico gli suggerisce di farlo, persuadendolo dunque che si tratta di una buona idea, 2) ha osservato altre persone che sono riuscite a smettere o che cercano di smettere ottenendo risultati positivi, 3) ha già avuto esperienze in questo senso, 4) è riuscito a far fronte ai disturbi fisici provocati dall’astinenza da nicotina 2. L’auto-efficacia esercita una influenza così forte al cambiamento del comportamento tanto che la sicurezza è stata correlata in modo predittivo alla capacità individuale di ottenerlo 6. Modello transteoretico 7 E’ un modello che presenta parecchi vantaggi rispetto ad altri modelli. In primo luogo, descrive il cambiamento comportamentale come un processo e non come un risultato 17. Inoltre, suddividendo il processo di cambiamento in stadi e studiando quali variabili siano strettamente associate alla progressione attraverso gli stadi, questo modello fornisce degli strumenti importanti sia per la ricerca che per lo sviluppo degli interventi 17. In secondo luogo, il fatto che diriga la propria attenzione sulla misurazione dei costrutti è un aspetto che ha permesso di fornire al modello delle forti basi. Le basi del modello transteoretico vengono poste nel 197715 quando, nel corso di un’analisi comparativa tra i diversi sistemi di psicoterapia esistenti, James Prochaska elaborò un modello integrato che permetteva di esaminare quali processi di cambiamento venivano presi in considerazione dalle varie scuole. All’interno di quel modello sono stati identificati dieci processi indipendenti di cambiamento13. Il modello mostrò subito un buon potere esplicativo e negli anni seguenti fu applicato da J. Prochaska e C. Di Clemente negli studi sul cambiamento intenzionale nei comportamenti di dipendenza13. Gli obiettivi furono definiti in maniera più precisa e vennero elaborati alcuni strumenti di valutazione. L’elaborazione di questo modello è fondamentalmente derivata dalla necessità di disporre di una teoria “generale” del cambiamento che fosse in grado di comprendere sia il cambiamento spontaneo sia quello conseguente ad una terapia. Nella formulazione degli autori un modello transteoretico deve fondarsi su alcuni presupposti generali: Deve essere applicabile a tutte le diverse modalità di cambiamento delle persone: dalle terapie brevi ai tradizionali interventi su pazienti ospedalizzati, dalle tecniche di auto-aiuto alle lunghe terapie individuali. Deve considerare il fatto che esistano comportamenti (ad es. il fumo) in cui le persone cambiano da sole, senza l’aiuto di alcun programma formalizzato di trattamento16. Deve essere applicabile ad una vasta gamma di comportamenti di dipendenza. Esistono punti in comune nelle strategie di cambiamento applicate in comportamenti diversi quali l’abuso di droghe, quello di alcool, la compulsività nel gioco d’azzardo, la bulimia12. Deve aiutare ad integrare le diverse forme di trattamento disponibili nei vari ambiti di cura delle dipendenze15. Deve occuparsi dell’intero corso del processo di cambiamento, dall’acquisizione della consapevolezza dell’esistenza di un problema fino al momento in cui il problema è risolto. 8 Poiché il cambiamento è un processo dinamico e aperto, un modello generale del cambiamento deve essere abbastanza elastico da poter comprendere le nuove scoperte e includere nuove variabili significative. Per queste ragioni il modello di Prochaska e Di Clemente è stato costruito su tre dimensioni fondamentali: gli stadi del cambiamento, i processi che vengono messi in atto ed i livelli coinvolti dal problema. Il modello Transteoretico utilizza una dimensione temporale ed è rappresentato dagli stadi che si attraversano quando si decide un cambiamento passando per un processo o l’applicazione di principi. Il modello articola e concepisce il cambiamento comportamentale come un processo che comporta una progressione attraverso una serie di stadi17. STADI DEL CAMBIAMENTO LA PRECONTEMPLAZIONE È lo stadio in cui i pazienti non hanno intenzione di intraprendere qualsiasi azione in un futuro relativamente prossimo calcolato nei sei mesi a venire. Questo perché sono disinformati o informati in modo insufficiente riguardo alle conseguenze del proprio comportamento, oppure è possibile che abbiano tentato di cambiare svariate volte senza ottenere alcun risultato, per cui avendo già fallito altri tentativi, si sono demoralizzati. Questi individui vengono definiti da altre teorie come pazienti immotivati e che oppongono resistenza, oppure non ancora pronti per una terapia o per programmi volti a tutelarne la salute. Il problema è che i tradizionali programmi di tutela della salute non sono adatti per questi individui e configurati in modo tale da non soddisfare i loro bisogni. LA CONTEMPLAZIONE È lo stadio in cui i pazienti intendono fare qualcosa e manifestano l’intenzione di cambiare entro i prossimi sei mesi. Sono ben informati dei pro e dei contro, cioè sono consapevoli dei vantaggi che il cambiamento apporterà, ma anche degli svantaggi. Questa situazione può bloccarli a lungo, in quanto questo equilibrio tra i costi e i benefici del cambiamento può creare una profonda ambivalenza che rischia di bloccare le persone in questo stadio per lunghi periodi. Tale fenomeno si definisce contemplazione cronica o dilazione comportamentale. Non si tratta di persone pronte ad applicare un programma di cambiamento. LA PREPARAZIONE ( o DETERMINAZIONE) È lo stadio in cui i pazienti manifestano l’intenzione di agire nel futuro immediato e quindi hanno l’intenzione di fare qualcosa, di solito entro un mese. Sono quelli da reclutare in un programma di cambiamento e di solito queste persone si sono già attivate prima ed hanno un loro piano di azione che può consistere nel partecipare a sedute di educazione sanitaria, consultare un esperto, rivolgersi al proprio medico, comprare un manuale guida, o utilizzare un approccio di auto-cambiamento. Sono 9 individui che intendono cambiare nel futuro prossimo ed hanno avuto preziose esperienze attraverso tentativi ed insuccessi. L’AZIONE È lo stadio in cui i pazienti hanno fatto dei cambiamenti apprezzabili modificando sostanzialmente il loro stile di vita negli ultimi sei mesi. Poiché l’azione è osservabile, spesso il cambiamento comportamentale è stato identificato con l’azione. Nel modello transteoretico è considerato in questo stadio il paziente che ha realizzato azioni quantificabili in una tabella che ne definisce i criteri quantitativi (ad esempio in una dieta se il paziente. introduce meno del 30% delle calorie sotto forma di grassi). In questa fase gli individui devono utilizzare tutte le loro abilità (come controcondizionamento, controllo dello stimolo, e gestione del rinforzo) per interrompere modelli abituali di comportamento ed adottare modelli più adeguati. IL MANTENIMENTO È lo stadio in cui i pazienti si impegnano ad evitare, prevenendole, le ricadute, ma che non agiscono come quelli dello stadio precedente, in quanto i processi di cambiamento non vengono applicati così frequentemente come durante lo stadio di azione. A questo punto le persone sono meno esposte ad una ricaduta e divengono sempre più fiduciose di poter continuare a cambiare. Basandoci su dati riguardanti la tentazione e l’auto-efficacia, ottenuti da molteplici fonti (ad esempio, il Department of Health and Human Services degli Stati Uniti di America, Healthy People 2000, 1991) è lecito concludere che il periodo di mantenimento può durare da sei mesi a cinque anni. In effetti, in base alle tentazioni, gli sforzi per superarli e la possibilità di ricadute, questo stadio va controllato da sei mesi a cinque anni circa. I PROCESSI DEL CAMBIAMENTO Intendiamo per processo le azioni evidenti o nascoste che i pazienti mettono in pratica passando da uno stadio ad un altro12,13. Questo processo richiede una guida importante e un programma d’azione. I diversi processi da considerare sono 10, si basano su interventi di tipo cognitivo, affettivo, comportamentale e ambientale che ritroviamo in tutti i più importanti modelli di terapia16,18. Questi processi possono essere raggruppati in due classi: la prima (1-5) si basa sulla componente cognitivo-sperimentale e la seconda (6-10) sulla componente comportamentale-ambientale. 1. PRESA DI COSCIENZA o AUMENTO DELLA CONSAPEVOLEZZA Per presa di coscienza s’intende la sensibilizzazione del paziente alle cause, conseguenze e cure di un dato problema. Quasi tutti gli interventi terapeutici riconoscono l’importanza di un aumento della consapevolezza e di una maggiore elaborazione delle informazioni, ma differiscono nella determinazione di ciò di cui il paziente deve divenire consapevole per intraprendere il cambiamento. Il paziente diventa più curioso, aperto e disponibile ad ascoltare. Il terapeuta può fornire 10 informazioni, considerazioni, confrontazioni ed interpretazioni e suggerire letture su argomenti significativi. 2. ATTIVAZIONE EMOZIONALE e DRAMMATIZZAZIONE È caratterizzato da una fase carica di emozioni che diminuiscono quando si realizzano delle azioni. Prevede la sperimentazione e l’espressione di sentimenti di fronte ad eventi emotivamente carichi. E’ utilizzata dallo psicodramma, in cui il paziente interagisce con altri o con il terapeuta di fronte al gruppo. 3. RIVALUTAZIONE DI SE’ E’ sostanzialmente una riorganizzazione dell’immagine di sé a livello cognitivo e affettivo in relazione agli aspetti sentiti come problematici. Può anche includere la consapevolezza che una persona può fungere da modello positivo o negativo per gli altri Viene principalmente utilizzata dalla terapia razionale-emotiva e quella della Gestalt, con esperienze emozionali correttive, analisi dei valori e l’utilizzo di situazioni immaginarie. 4. RIVALUTAZIONE DELL’AMBIENTE È la presa di coscienza sia su base cognitiva che affettiva dell’effetto che può avere la propria abitudine (ad es. Il fumo) sulle persone che ci circondano. Include anche la presa di coscienza dell’esempio che si dà, positivo o negativo, nella società. E’ il processo attraverso il quale il paziente coglie i significati del suo comportamento all’interno del suo sistema personale, familiare e sociale. Gli interventi relazionali intervengono in questa direzione. Educazione all’empatia, documentari e interventi della famiglia sono elementi che possono condurre a tali valutazioni 5. LIBERAZIONE PERSONALE o AUTO-LIBERAZIONE A riguardo certi studi hanno evidenziato che aver due scelte e meglio di una e tre meglio di due, però averne quattro non migliora la situazione. Il paziente investe energie, sforzo e denaro per far sì che la terapia proceda. Il terapeuta può aumentare il ventaglio delle possibilità, stabilire delle regole sotto forma di un contratto esplicito o insegnare abilità particolari per migliorare l’impegno del paziente. La liberazione personale si fonda sulla scelta personale, l’impegno e una adeguata fiducia nelle proprie capacità di cambiamento (auto-efficacia) e spinge il paziente a prendersi la responsabilità e il controllo della propria esistenza. 6. AIUTO O LIBERAZIONE SOCIALE Sono quelle situazioni e opportunità che si trovano nello spazio in cui si vive e che possano aiutare il pazienti, soprattutto quelli meno favoriti (ad es. salette in cui non si fuma, posti dove si mangia meno grassi, ecc..). Migliora le opportunità individuali modificando le risorse ambientali e sociali del paziente. 7. ANTICONDIZIONAMENTO o CONTRO-CONDIZIONAMENTO 11 Questo processo richiede l’apprendimento di sane abitudini che possono rimpiazzare quelle malsane. Si occupa del cambiamento della risposta di fronte a stimoli particolari e prevede l’apprendimento di comportamenti alternativi. La desensibilizzazione sistematica e l’addestramento alla assertività sono due procedure comuni per realizzare il contro-condizionamento. 8. CONTROLLO DELLO STIMOLO Consiste nell’eliminare le situazioni che portano a mantenere la cattiva abitudine e a trovare i trucchi per sostituirla con abitudini migliori (andare a parcheggiare lontano dall’ufficio). Prevede l’intervento sullo stimolo che attiva il comportamento problematico, ristrutturando l’ambiente in modo che la probabilità che si presenti sia notevolmente ridotta. Gli interventi più comuni, ad esempio, sono quelli di rimuovere dall’ambiente in cui vive il paziente/cliente cibo, alcol, sigarette o altri stimoli simili che possono costituire una tentazione, incoraggiare nuove attività che prevengano, ad esempio, che il paziente scivoli nella depressione. 9. GESTIONE DELLE RICOMPENSE È avere una determinata attitudine riguardo alle nostre azioni. Può includere la punizione, anche se siamo convinti che il cambiamento si basa più sulla ricompensa che sulla punizione. Prevede un sistema di ricompense gestito dal paziente/cliente o da altre persone a lui vicine. Vengono impiegati rinforzi espliciti ed impliciti, auto-ricompense e contratti per gestire i “premi”. 10. RAPPORTO CON GLI ALTRI o RELAZIONI DI AIUTO Associa la sensibilizzazione, la veridicità, la chiarezza, l’accettazione e il sostegno per il cambiamento. Sono caratterizzate da empatia, apertura, attenzione, fiducia e sincerità. Praticamente in tutti i differenti approcci, queste qualità costituiscono l’atmosfera generale, il contesto emotivo della relazione terapeutica capace di facilitare il cambiamento. I processi sono comuni a tutte le situazioni in cui è necessario un cambiamento, ma assumono una rilevanza diversa all’interno di ciascuna aerea problematica13. Le persone normalmente usano i dieci processi quando intraprendono un cambiamento, mentre la maggior parte delle psicoterapie ne prevedono solo due o tre. L’integrazione tra stadi e processi del cambiamento fornisce una interessante “guida” per la terapia: una volta individuato lo stadio in cui si trova il paziente, o cliente, il terapeuta potrà adottare un’appropriata strategia applicando il processo adeguato per far sì che proceda verso la fase successiva. La terapia procede più rapidamente quando il paziente ed il terapeuta sono focalizzati sullo stesso stadio e privilegiano gli stessi processi. Se il terapeuta applica strategie relative ad uno stadio diverso rispetto a quello in cui si trova il paziente, è molto probabile che si verifichino dei comportamenti di resistenza15. Il concetto di liberazione personale si fonda, in parte, sul senso di auto-efficacia di Bandura3, e cioè la credenza che i propri sforzi giochino un ruolo critico nel riuscire in situazioni difficili. La liberazione personale, tuttavia, non può avere semplicemente una base cognitiva o affettiva: i pazienti/clienti 12 dovrebbero essere sufficientemente efficaci a livello comportamentale da modificare lo stimolo condizionato che li può spingere alla ricaduta. Il terapeuta può avere funzioni di consulente, per aiutare il paziente/cliente nei sui sforzi di modificare il comportamento o l’ambiente in una direzione più libera e salutare, o può provvedere ad una fase di training per aumentare la possibilità che il paziente/cliente abbia successo in processi come il controllo dello stimolo, la gestione del rinforzo e il contro-condizionamento. I LIVELLI DEL CAMBIAMENTO I livelli del cambiamento rappresentano un’organizzazione gerarchica di cinque aree distinte interrelate di problemi psicologici di cui si occupano gli interventi terapeutici17. I livelli sono: Sintomatico/situazionale Cognitivo/disadattivo Interpersonale Familiare/sistemico Intrapsichico Solitamente l’intervento si attua, in primo luogo, al livello sintomatico/situazionale, in quanto il cambiamento si manifesta più rapidamente a questo livello. Spesso inoltre il sintomo rappresenta la causa diretta per cui l’individuo entra in terapia. Quanto più si approfondisce l’analisi all’interno della gerarchia, tanto più ci si allontana dalla consapevolezza di ciò che ha determinato il problema, e il problema mostra sempre più chiaramente le sue connessioni al senso del sé. Il modello transteoretico, in definitiva, è una forma integrata di terapia che applica in maniera differenziale i processi di cambiamento nei vari stadi a seconda del livello del problema sul quale è necessario intervenire. Un paziente potrebbe essere nella fase di Azione al livello sintomatico/situazionale (ad es. in terapia farmacologica), essere in Contemplazione al livello cognitivo/disadattivo e Interpersonale (ad es. percependo che alcune proprie convinzioni e modalità relazionali sono causa di sofferenza, senza avere ancora deciso di affrontarle), essere in Precontemplazione al livello famigliare/sistemico e Intrapsichico (ad es. non avendo nessuna coscienza della problematicità a questi livelli). L’integrazione di stadi, livelli e processi di cambiamento fornisce un modello di intervento gerarchico e sistematico molto ricco in implicazioni terapeuti EQUILIBRIO DECISIONALE Descrive l’importanza o il peso che assumono le ragioni individuali che spingono o meno a cambiare. La decisione di progredire da uno stadio all’altro dipende dall’importanza data ai pro (benefici che si ottengono) e ai contro (aspetti negativi, ragioni per cui non cambiare, barriere) che vengono a prospettarsi al momento di adottare un certo comportamento15. 13 I pro sono scarsi nei primi stadi e aumentano man mano che si avanza; i contro sono numerosi all’inizio e diminuiscono man mano che si progredisce attraverso gli stadi. L’equilibrio decisionale è un eccellente indicatore della decisione di uscire dallo stadio di pre-contemplazione18. Esiste uno stretto rapporto tra stadi del cambiamento ed equilibrio decisionale in almeno 12 comportamenti a rischio: per quanto riguarda questi ultimi, non solo è stato replicato il rapporto tra lo stadio e i pro e i contro, ma anche la portata del cambiamento attraverso i vari stadi. In base ai dati così ottenuti, sono stati formulati i principi forti e quelli deboli del cambiamento comportamentale. Il principio forte stabilisce che, nel progredire dalla pre-contemplazione all’azione, i pro del cambiamento in genere aumentano di circa una deviazione standard, mentre il principio debole asserisce che i contro del cambiamento tendono a diminuire di circa mezza deviazione standard. I costrutti dei pro e i contro del modello transteoretico sono piuttosto simili a quelli proposti sia dal Health Belief Model (benefici/barriere), sia dalla Teoria dell’Azione Ragionata (benefici/costi). Tuttavia, solo il modello transteoretico avanza l’esistenza di un rapporto specifico tra questi costrutti e gli stadi del cambiamento. Un altro aspetto importante è che il modello transteoretico è andato oltre la semplice descrizione dei componenti ipotizzando, in maniera deduttiva, il grado di cambiamento nei pro e i contro che si verifica durante il passaggio dalla Precontemplazione all’Azione attraverso i comportamenti a rischio. Si tratta di un passo avanti importante e innovativo sia per il modello transteoretico, sia per la scienza del cambiamento comportamentale. FIDUCIA SITUAZIONALE E TENTAZIONI Il costrutto dell’auto-efficacia utilizzato nel modello transteoretico18 integra i modelli dell’auto-efficacia proposti da Bandura2,3 e i modelli di ricaduta e mantenimento descritti da Shiffman26. Queste variabili sono state ulteriormente elaborate nel corso degli anni, col risultato che la tentazione situazionale collegata al comportamento a rischio è stata spesso considerata un costrutto importante, quasi alla pari dei criteri valutativi della fiducia situazionale. La fiducia e la tentazione agiscono in senso inverso attraverso gli stadi e la tentazione è in grado di prevedere meglio le ricadute. La ricerca ha dimostrato che entrambi i modelli della fiducia e della tentazione possono essere concettualizzati da un punto di vista psicometrico come unifattoriali e/o multifattoriali. Le analisi dei modelli strutturali hanno ripetutamente rivelato un costrutto globale di ordine più alto (fiducia o tentazioni) il quale include diverse componenti di ordine più basso situazionalmente determinate27. I fattori situazionali di ordine più basso dipendono maggiormente dal comportamento a rischio rispetto al modello di ordine più alto. Un punteggio globale è spesso utile come strumento di selezione, mentre i punteggi della sottogradazione situazionale forniscono 14 informazioni utili ad indirizzare feedback di intervento verso gli individui nei differenti stadi di cambiamento. Fiducia e tentazione variano entrambe attraverso gli stadi di cambiamento e più precisamente attraverso i profili longitudinali dei fumatori la fiducia aumenta e la tentazione diminuisce. È’ stata riscontrata una relazione moderata e reciproca tra la fiducia e la tentazione, sia per quanto riguarda la cessazione della dipendenza dal fumo sia per quanto riguarda la sicurezza nei comportamenti sessuali. La fiducia raggiunge tipicamente i livelli più bassi nello stadio della Pre-contemplazione poiché gli individui hanno un feedback di performance minimo e/o mostrano poco interesse verso il cambiamento. La fiducia raggiunge un livello alto durante la fase della contemplazione e, rispetto alle variabili demografiche, riesce meglio a predire il passaggio verso gli stadi di Preparazione e di Azione. Anche nello stadio del Mantenimento, dove i soggetti hanno modificato con successo il comportamento a rischio per almeno sei mesi, la tentazione è uno dei maggiori indici in grado di prevedere le ricadute ed il riciclaggio verso gli stadi precedenti di cambiamento. BIBLIOGRAFIA 1. Ajzen, I., Fishbein, M. Understanding Attitudes and Predicting Social Behavior. Englewood Cliffs, NJ: Prentice-Hall; 1980 2. Bandura, A. Social Foundations of Thought and Action: A Social Cognitive Theory. Englewood Cliffs, NJ: Prentice-Hall; 1986. 3. Bandura, A. 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