Scazzone
Cottus gobio (Linnaeus, 1756)
Codice lista italiana: 206.0.001.0
Priorità: 10
RARITÀ GENERALE: valore = 2: lo scazzone è inserito nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE, tra
le specie per la cui tutela occorre la designazione di zone speciali di conservazione.
COROLOGIA: valore = 2: specie a distribuzione europea, dove manca nella Penisola Iberica, in
Irlanda, in Scozia e nella Penisola Balcanica, il suo areale di distribuzione comprende anche la
Siberia, fino al Fiume Amur. In Italia è presente nelle regioni settentrionali e, in maniera
discontinua, in quelle centrali.
FRAGILITÀ: valore = 2: specie esigente dal punto di vista della qualità ambientale, lo scazzone ha
subito un po’ ovunque nel suo areale di distribuzione italiano un notevole decremento dovuto al
peggioramento della qualità delle acque, e negli ambienti di risorgiva ha fatto registrare anche
l’estinzione di numerose popolazioni dovuta al prosciugamento di questi ambienti.
CONSISTENZA DEL POPOLAMENTO REGIONALE: valore = 2: colonizza i torrenti alpini e subalpini e gli
ambienti di risorgiva.
SELETTIVITÀ AMBIENTALE: valore = 2: specie stenoterma fredda, che vive in acque con temperature
inferiori ai 14-16°C, lo scazzone predilige le acque correnti, limpide e ben ossigenate, dove vive
nascosto tra i sassi del fondo.
CRITICITÀ: valore = 2: il territorio lombardo è piuttosto importante per la salvaguardia della specie
dal momento che molti sono gli ambienti, torrentizi e di risorgiva che scorrono all’interno dei suoi
confini e che sono naturalmente vocati ad ospitarlo.
STRATEGIE DI CONSERVAZIONE: Per la conservazione dello scazzone è auspicabile intervenire in più
campi d’azione: con interventi diretti sulle zoocenosi acquatiche [A]; con miglioramenti dell’habitat
fluviale [B]; con un’adeguata azione di monitoraggio [C]; con azioni opportune sulla componente
sociale [D].
TIPOLOGIE DI INTERVENTO: Le tipologie di intervento da attuare nei vari campi di azione saranno: la
reintroduzione della specie nei luoghi del suo areale originario da cui è scomparsa [A1]; il
ripopolamento o rinforzo delle popolazioni attualmente in forte declino [A2]. Dovranno anche
essere perseguiti: il miglioramento della qualità delle acque [Ba1]; la rinaturalizzazione di alveo e
sponde di corpi d’acqua [Ba2]; gli interventi sul flusso minimo vitale dei corsi d’acqua [Ba3]; la
realizzazione di passaggi di risalita nei corsi d’acqua per consentire la percorribilità [Ba4].
Parallelamente dovranno essere effettuati: il monitoraggio della consistenza, della struttura e dello
stato di salute delle popolazioni [C1]; la definizione delle potenzialità faunistiche dell’ambiente in
cui la specie vive [C4]; il monitoraggio della qualità chimica e biologica delle acque [C10]. Sulla
componente sociale occorrerà intervenire: con azioni di educazione ambientale localizzata [D2] e di
divulgazione a largo raggio [D3].
COSA NON FARE: per la salvaguardia della specie occorrerà evitare in maniera particolare:
l’inquinamento delle acque; la captazione delle acque; l’artificializzazione degli alvei fluviali; lo
sbarramento dei fiumi.
FATTORI CRITICI: fattori critici per il benessere della specie sono in modo particolare: la naturalità
degli ambienti fluviali, intesa sia come qualità delle acque che dell’habitat fluviale, e la
percorribilità dei fiumi.
Pesce di piccola taglia, che al massimo raggiunge i 15 cm di lunghezza, lo scazzone è caratterizzato
da un corpo di forma quasi conica, di colore grigio-brunastro con ampie chiazze irregolari più scure
e ventre bianco, testa grossa con bocca ampia e labbra carnose, pinna caudale a ventaglio e pinne
pettorali con funzione di piedistallo.
Specie a distribuzione europea, dove manca nella Penisola Iberica, in Irlanda, in Scozia e nella
Penisola Balcanica, il suo areale di distribuzione comprende anche la Siberia, fino al Fiume Amur.
In Italia è presente nelle regioni settentrionali e, in maniera discontinua, in quelle centrali.
Tipico dei torrenti montani, dei tratti pedemontani dei fiumi e degli ambienti di risorgiva, lo
scazzone colonizza persino i laghi alpini, purché le acque siano sufficientemente fredde, ossigenate
e limpide. La sua esistenza è strettamente legata al fondo e predilige le zone ciottolose ricche di
interstizi in cui trova rifugio e dove vive tenendo un comportamento piuttosto sedentario e
territoriale: di giorno resta infatti nascosto tra gli anfratti del fondo ed è attivo prevalentemente di
notte. Si nutre di invertebrati acquatici e persino di piccoli pesci, costituendo a sua volta una preda
per la trota fario (Salmo (trutta) trutta), con cui spesso si trova a coabitare in torrente.
La maturità sessuale è raggiunta al secondo anno di età dagli esemplari che popolano i corsi d’acqua
di pianura, al quarto per quelli che vivono nei torrenti di montagna. Il periodo riproduttivo va da
fine febbraio a maggio. Il maschio, costruito un nido sul fondo, vi attrae la femmina corteggiandola.
Qui vengono deposte le uova, in numero di alcune centinaia per femmina, che vengono poi
custodite dal maschio.
Specie un tempo abbondante nei torrenti e nei fiumi alpini e prealpini e nelle risorgive, oggi lo
scazzone presenta una distribuzione frammentata, con popolazioni localmente estremamente
rarefatte (per esempio quella del Fiume Ticino) o addirittura estinte, probabilmente a causa della
diffusa alterazione dei fondali.
Cesare Puzzi & Stefania Trasforini
Bibliografia
Bruno S., Maugeri S., 1992. Pesci d’acqua dolce – Atlante d’Europa. Le Guide di Airone, Editoriale
Giorgio Mondadori.
Gandolfi G., Zerunian S., Torricelli P., Marconato A., 1991. I pesci delle acque interne italiane.
Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato.