XIV domenica del tempo ordinario 4 luglio 2004 La Parola Prima lettura Dal libro del profeta Isaia (Is 66, 10-14c) Rallegratevi con Gerusalemme, esultate per essa quanti la amate. Sfavillate digioia con essa voi tutti che avete partecipato al suo lutto.11Così succhierete al suo petto e vi sazierete delle sue consolazioni; succhierete, deliziandovi, all’abbondanza del suo seno. 12Poiché così dice il Signore: «Ecco io farò scorrere verso di essa, come un fiume, la prosperità; come un torrente in piena la ricchezza dei popoli; i suoi bimbi saranno portati in braccio, sulle ginocchia saranno accarezzati. 13Come una madre consola un figlio così io vi consolerò; in Gerusalemme sareteconsolati. 14cVoi lo vedrete e gioire ilvostro cuore, le vostre ossa saran rigogliose come erba fresca. La mano del Signore si farà manifesta ai suoi servi». Parola di Dio. 10 Dal Salmo 65 Grandi sono le opere del Signore. Acclamate a Dio da tutta la terra, cantate alla gloria del suo nome, date a lui splendida lode. Dite a Dio: «Stupende sono le tue opere! A te si prostri tutta al terra, a te canti inni, canti al tuo nome». Venite e vedete le opere di Dio, mirabile nel suo agire sugli uomini. Egli cambiò il mare in terra ferma, passarono a piedi il fiume; per questo in lui esultiamo di gioia. Con la sua forza domina in eterno. Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio, e narrerò quanto per me ha fatto. Sia benedetto Dio: non ha respinto la mia preghiera, non mi ha negato la sua misericordia. Seconda lettura Dalla lettera di Paolo apostolo ai galati (Gal 6, 14-18) Fratelli, 14quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo. 15Non è infatti la circoncisione che conta, né la non circoncisione, ma l’essere nuova creatura. 16E su quanti seguiranno questa norma sia pace e misericordia, come su tutto l’Israele di Dio. 17D’ora innanzi nessuno mi procuri fastidi: difatti io porto le stigmate di Gesù nel mio corpo. 18La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con il vostro spirito, fratelli. Amen. Parola di Dio. Alleluia, alleluia. (cf. 2Cor 5, 19) Dio ha riconciliato il mondo in Cristo, affidando a noi la parola della riconciliazione. Dal Vangelo secondo Luca (Lc 10, 1-12.17-20 ) In quel tempo,1il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviòA a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. 2Diceva loro: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi. PregateB dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messeC. 3Andate: ecco io vi mando come agnelliD in mezzo a lupi; 4non portateE borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada.5In qualunque casa entriate, prima dite: PaceF a questa casa. 6Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7Restate in quella casa, mangiandoG e bevendo di quello che hanno, perché l’operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa. 8Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi, 9curate i malati che vi si trovano, e dite loro: Si è avvicinato a voi il regno di Dio. 10Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle piazze e dite: 11Anche la polvere della vostra città che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino. 12Io vi dico che in quel giorno Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città».17I settantadue tornarono pieni di gioia dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome».18Egli disse: «Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore. 19Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico; nulla vi potrà danneggiare. 20 Non rallegrateviH però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei cieli». Parola del Signore. Note del testo Vengono inviati in missione settantadue discepoli: tanti quante sono le nazioni pagane secondo Genesi al cap. 10. Viene dunque prefigurata la missione post-pasquale, quando la vicinanza del Regno sarà proclamata a tutti i popoli, senza eccezione. E di questa missione vengono indicate le caratteristiche fondamentali. Anzitutto è una missione apportatrice di bene: entrando in una casa i discepoli devono augurare la pace e cioè la pienezza dei beni messianici; entrando in una città essi devono annunciare il regno di Dio con le opere (guarendo i malati) e con le parole. Viene offerta a tutti gli uomini la salvezza di Dio; è necessario però rendersi conto della gravità che un eventuale rifiuto riveste. Nella prima lettura, al momento in cui il profeta parla, Gerusalemme versa in condizioni pietose. Ma la città non deve temere l’ironia dei nemici, perché Dio la renderà ricca di figli e le darà una fecondità che non si aspetta. Lei che appare abbandonata e in lutto avrà in realtà la forza per consolare molti e lo potrà fare perché non è lei la fonte della consolazione, ma essa stessa conoscerà la consolazione di Dio. Non si sa quando Dio realizzerà la promessa di arricchire di figli la sua città, ma sta di fatto che già adesso questa promessa riempie di gioia coloro che la amano. In prospettiva missionaria il brano è suggestivo, perché evoca il mistero delle mani vuote che tuttavia sono capaci di riempire chi cerca nutrimento nella chiesa. Non è lei che nutre, ma quel Dio che essa testimonia, colui che nel brano di Isaia ha i tratti del padre e della madre nello stesso tempo. (A): C’è una Parola di Dio per te, inviata a te da un messaggero. Dobbiamo ritrovare lo stupore dell’ascolto della Parola di Dio che giunge ai nostri orecchi attraverso l’inviato di Dio. C’è una parola di Dio per te! Vuole dire che l’uomo non è gettato nella vita per andare verso la morte, ma l’uomo è chiamato per nome; Dio manda per lui dei messaggeri per portargli la sua parola. Dare all’uomo il vangelo significa dargli il motivo fondamentale per cui vivere, significa dargli la forza e l’energia per superare i tanti momenti di avvilimento, di stanchezza, di fatica che inevitabilmente stanno dentro alla nostra vita. (B): Bisogna pregare, perché la missione non può venire dalla decisione degli uomini. Annunziare il Regno di Dio non significa annunziare una verità che io ho capito, ma vuol dire annunciare qualcosa che Dio compie e questo annuncio è legato a una missione del Signore. La preghiera sta ad indicare che ci troviamo dentro al Regno della grazia e non al regno dell’autoaffermazione umana. È una preghiera che porta a compimento, realizza il desiderio di Gesù, un desiderio legato alla sua compassione. Gesù sente la condizione di povertà e di debolezza degli uomini come qualcosa che lo riguarda; non la vede dal di fuori e da lontano; la sente come una realtà che lo interpella. Questa compassione porta Gesù a mandare i discepoli. Alla radice della missione sta la compassione di Gesù, il suo amore per gli uomini. La missione dei discepoli deve allora avere la fisionomia, la forma della compassione; non può essere diversa perché nasce di lì, quella è la sua origine vera. Così la compassione si esprime in gesti come le guarigioni. La guarigione fa vivere l’uomo. L’uomo che è malato, è in una condizione di vita diminuita e la guarigione lo riconduce all’integrità, cioè lo fa vivere. (C): Il contesto in cui viene posta la missione è quello del viaggio che Gesù compie verso Gerusalemme. Ogni invio nasce da qui. Qualcuno vuole indicare nella messe Gesù, di cui il Padre è padrone. La messe è Gesù. È lui il raccolto. È lui colui che gli operai devono fare proprio. Dobbiamo pregare perché ci siano persone che pongano mano alla messe che è Gesù. Gli operai sono chiamati ad essere mandati alla messe, cioè al Cristo. È giusto pregare per le vocazioni, ma se la messe è Gesù, allora cambia la prospettiva degli operai. È il pregare il padrone della messe, il Padre, perché è lui che attira al Cristo. (D): L’agnello richiama l’Agnello pasquale e il servo sofferente che porta il peccato del mondo: il Crocifisso. Il Vescovo di Orano, Pierre Claverie, dopo il sacrificio dei sette monaci trappisti di NotreDame de l’Atlas e quaranta giorni prima di essere a sua volta assassinato, dichiarava a quanti gli domandavano il perché della sua presenza in terra d’Algeria: “Siamo là a causa di questo Messia crocifisso. A causa di nient’altro e di nessun altro. Non abbiamo interessi da salvaguardare, né influenze da conservare. Non abbiamo alcun potere: restiamo in Algeria come al capezzale di un amico, di un fratello malato, in silenzio. A causa di Gesù perché è lui che soffre, in questa violenza che non risparmia nessuno, nuovamente crocifisso nella carne di migliaia di innocenti. Come Maria, come Giovanni stiamo là, ai piedi della croce su cui Gesù muore, abbandonato dai suoi, schernito dalla folla. Non è forse essenziale per un cristiano essere là, nei luoghi di sofferenza, di abbandono? Dove potrebbe mai essere la chiesa di Gesù Cristo se non fosse innanzitutto là? Per quanto possa essere paradossale, la forza, la vitalità, la speranza, la fecondità della chiesa proviene da lì. Non da altrove né da altrimenti. Tutto il resto è solo fumo negli occhi, illusione mondana. La chiesa inganna se stessa e il mondo quando si pone come potenza in mezzo alle altre, come un’organizzazione, seppur umanitaria, o come un movimento evangelico spettacolare. Può brillare, ma non “bruciare” dell’amore di Dio “forte come la morte”. Si tratta, infatti, proprio di amore, innanzitutto di amore e solo di amore. Una passione di cui Gesù ci ha donato il gusto e tracciato il cammino”. (E): Il Signore ci manda come agnelli in mezzo ai lupi, anticipando quello che sarà lui in pienezza, cogliendo di questo soprattutto la impotenza, cioè chiedendo ai discepoli di essere rivestiti solo di lui. Le modalità della missione sono già missione. Non è solo importante il fine: i mezzi sono importanti almeno quanto il fine. C’è un modo di andare che dice che abbiamo raccolto Cristo, nostra messe, che è l’andare come agnelli in mezzo ai lupi, senza che ci sia una garanzia. Le vicende della guerra ci hanno insegnato che siamo poco inclini, in quanto chiesa, ad assumere la condizione degli agnelli. (F): La pace non è, come normalmente noi la rappresentiamo, il risultato di un rapporto etico ordinato e progredito secondo ragione ed equità; non è neppure il frutto di un corretto rapporto metafisico con Dio; essa è un dono di salvezza tale che è la persona stessa dell’unico Salvatore del mondo; la pace è un rapporto, è una Persona, ha un nome personale, è il Messia, è Gesù, ad di fuori del quale non si dà né salvezza né pace. Ed è per questo che la pace non può esistere, qualunque sia l’ordine etico e metafisico, se non all’interno del piano storico di salvezza, determinato dalle libere scelte di Dio. Questo vuol dire che la pace non è primariamente frutto di un’azione umana, ma è opera di redenzione, opera di salvezza, opera cristiana di conversione, di penitenza, di preghiera, di carità evangelica, specialmente verso i più poveri. (G): I tabù alimentari, incentrati sulla categoria discriminante tra puro e impuro, vengono ridimensionati (mangiate quello che vi sarà messo davanti). La comunione di tavola contribuisce alla comunione tra le persone. Così la ritrosia ad entrare in contatto con gente considerata impura, a motivo della non appartenenza al popolo eletto o in seguito a qualche malattia, viene superata dall’esigenza di comunicare l’inaspettata bella notizia che la vita divina pervade definitivamente la realtà umana, trasformandola, tramite Gesù. (H): L’invito prezioso che Gesù rivolge ai discepoli è un invito a non rallegrarsi del potere che possono esercitare. L’orientamento è ai cieli. Il segno di una chiesa orientata al cielo è una chiesa che non gioisce del potere che ha, ma è una chiesa che si sa al servizio. Prefazio suggerito: “Nella tua misericordia hai tanto amato gli uomini da mandare il tuo Figlio come Redentore a condividere in tutto, fuorché nel peccato, la nostra condizione umana. Così hai amato in noi ciò che tu amavi nel Figlio e in lui, servo obbediente, hai ricostruito l’alleanza distrutta dalla disobbedienza e dal peccato” (prefazio VII del tempo ordinario). Padri della chiesa Il buon pastore non ha paura dei lupi per il suo gregge: e perciò i discepoli non sono inviati per divenire preda dei lupi, ma per diffondere la grazia; la sollecitudine del buon pastore fa sì infatti che i lupi non possano osare niente contro gli agnelli. Egli manda gli agnelli tra i lupi affinché si realizzi quanto sta scritto: Allora lupi e agnelli pascoleranno insieme (Is 65.25) (Ambrogio, Comm. a Luca 7.46). Che cos’è una borsa? È denaro racchiuso, cioè sapienza nascosta. Che significa: Non portate la borsa? Non siate sapienti ai vostri occhi. Accogli lo Spirito: dev’essere in te una sorgente, non una borsa; una ricchezza da cui si possa prenderne per farne dono, non per tenerla rinchiusa. (...) Chi saluta per la via, saluta occasionalmente, perché non si dirige verso colui che egli saluta. Stava compiendo una faccenda e si imbatte in un’altra. Era diretto a compiere una faccenda e incidentalmente trovò altro da fare. Che significa dunque ‘salutare occasionalmente’? Annunciare la salvezza occasionalmente. Ma cos’altro significa ‘annunciare la salvezza’, se non ‘predicare il Vangelo’? Se dunque predichi, fallo per amore, e non occasionalmente. Ci sono infatti degli individui che annunciano il vangelo cercando uno scopo diverso; di questi tali l’Apostolo gemendo dice: Tutti infatti cercano il proprio interesse, non quello di Gesù Cristo (Fil 2.21). anche questi tali salutavano, cioè annunciavano la salvezza, predicavano il Vangelo, ma ricercavano altri vantaggi, e perciò salutavano occasionalmente (Agostino, Discorsi 101.6, 9). Altri autori cristiani Comportiamoci sempre come agnelli, secondo l’esempio, a imitazione, in rassomiglianza di Gesù; come lui, lasciamoci non soltanto tosare, ma anche sgozzare, senza lamentarci. Non solamente senza resistenza, ma anche senza lamento: non resistiamo al male, a chi ci percuote porgiamo l’altra guancia, a chi ci toglie il mantello non impediamo che ci prenda anche la tunica... Non stiamo a difendere né i nostri beni né la nostra vita, seguendo l’esempio di Nostro Signore Gesù che si lasciò prendere sia i primi che la seconda senza difenderli né con parole né con atti, muto dinanzi ai suoi giudici e non implorando affatto l’aiuto del Padre contro i suoi aggressori, ma null’altro chiedendogli che il loro perdono e la loro salvezza. (..) E dunque, quale pretesto abbiamo ancora per impedire che ci prendano tutto e che ci mettano a morte senza far resistenza e senza lamento, come Gesù, per non essere sempre e in tutto agnelli innocui, indifesi e muti come Gesù? (C. de Foucauld, Opere Spirituali p. 198-9). ...L’ammonimento di Gesù non può essere che l’invito ad attenersi alla sua Parola. Il discepolo rimanga lì dove è la Parola, questa è vera prudenza e semplicità. Se la Parola deve cedere perché viene evidentemente respinta, il discepolo si allontani insieme alla Parola; se la Parola rimane nel combattimento aperto, anche il discepolo rimanga... Mai un discepolo per ‘prudenza’ si incammini per una via che non può sussistere di fronte alla Parola di Gesù (D. Bonhoeffer, Sequela pp. 188-89). La missione della Chiesa si esplica attraverso un’azione tale per cui essa obbedendo all’ordine di Cristo e mossa dalla grazia e dalla carità dello Spirito Santo, si fa pienamente e attualmente presente a tutti gli uomini e popoli, per condurli con l’esempio della vita, con la predicazione, con i sacramenti e con i mezzi della grazia, alla fede, alla libertà e alla pace di Cristo, rendendo loro facile e sicura la possibilità di partecipare pienamente al mistero di Cristo. Poiché questa missione continua, sviluppando nel corso della storia la missione del Cristo, inviato appunto a portare la buona novella ai poveri, è necessario che la Chiesa, sempre sotto l’influsso dello Spirito di Cristo, segua la stessa strada seguita da Cristo, la strada cioè della povertà, dell’obbedienza, del servizio e del sacrificio di se stesso fino alla morte, da cui poi, risorgendo, uscì vincitore (Conc. Vat. II, Ad Gentes 5). Gesù ci dà un’indicazione piuttosto chiara di cosa voglia dire l’evangelizzazione, l’annuncio della sua “buona notizia”, della sua salvezza. Intanto si può evangelizzare solo da “mandati”: non si parte “da sé”, ma si è destinati ad un compito, in modo tale che nessuno parla “da sé”, ma ciascuno porta il messaggio che un altro – cioè Gesù – gli ha affidato. Poi ci si muove come agnelli, rinunciando all’aggressione, disposti piuttosto a subirla, perché, proprio in quanto agnelli, il Signore non ci lascerà indifesi (Lc 10,19): quasi un paradosso, ma non per Gesù. I veri indifesi saranno quelli che usano violenza; anche con loro l’annuncio ha senso solo se resta su un piano differente dal loro, rifiutando qualsiasi prova di forza, che finirebbe per trasformarsi nell’ennesimo abuso verso i più deboli. Inoltre i mandati dovranno evitare distrazioni: “non salutate”, non interrompetevi, non lasciatevi trattenere da quello che non ha a che fare strettamente con la vostra missione. Infine, quasi a compimento, ai mandati viene chiesto di offrire e distribuire la pace, sottintendendo che la pace di cui si parla sia già nelle loro mani, sia già costitutiva della loro vita, sia già intimamente connaturata alla loro designazione. Sulla capacità di ciascuno di essere degni di questa pace occorre riflettere (Gruppo OPG). Passi biblici paralleli v.1 Es 3,10-12a: Ora và! Io ti mando dal faraone. Fà uscire dall’Egitto il mio popolo, gli Israeliti! ”. Mosè disse a Dio: “Chi sono io per andare dal faraone e per far uscire dall’Egitto gli Israeliti? ”. Rispose: “Io sarò con te. Dt 19,15: Un solo testimonio non avrà valore contro alcuno, per qualsiasi colpa e per qualsiasi peccato; qualunque peccato questi abbia commesso, il fatto dovrà essere stabilito sulla parola di due o di tre testimoni. Qo 4,9: Meglio essere in due che uno solo, perché due hanno un miglior compenso nella fatica. Sal 96,2-3: Cantate al Signore, benedite il suo nome, annunziate di giorno in giorno la sua salvezza. In mezzo ai popoli raccontate la sua gloria, a tutte le nazioni dite i suoi prodigi. Is 6,8: Poi io udii la voce del Signore che diceva: “Chi manderò e chi andrà per noi? ”. E io risposi: “Eccomi, manda me! ”. Is 49,6: mi disse: “È troppo poco che tu sia mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti di Israele. Ma io ti renderò luce delle nazioni perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra”. Mt 10,1: Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse: Mt 28,19: Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo. Mc 6,7: Allora chiamò i Dodici, ed incominciò a mandarli a due a due e diede loro potere sugli spiriti immondi. Lc 9,3: Disse loro: “Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né bisaccia, né pane, né denaro, né due tuniche per ciascuno. Lc 24,47: Nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Gv 13,35: Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri”. 1Tm 2,4: Il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità. 1Gv 1,3: quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo. v.2 Sal 126,6: Nell’andare, se ne va e piange, portando la semente da gettare, ma nel tornare, viene con giubilo, portando i suoi covoni. Mt 9,37: Allora disse ai suoi discepoli: “La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Mt 13,47-48: Il regno dei cieli è simile anche a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi, sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Gv 4,35b: Ecco, io vi dico: Levate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Gv 4,38: Io vi ho mandati a mietere ciò che voi non avete lavorato; altri hanno lavorato e voi siete subentrati nel loro lavoro”. 1Cor 3,9: Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete il campo di Dio, l’edificio di Dio. 1Pt 5,2: Pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non per forza ma volentieri secondo Dio; non per vile interesse, ma di buon animo; v.3-4 Mt 5,39b: Anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra. Mt 10,10: Né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l’operaio ha diritto al suo nutrimento. Lc 12,32: Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno. Lc 22,35: Poi disse: “Quando vi ho mandato senza borsa, né bisaccia, né sandali, vi è forse mancato qualcosa? ”. Risposero: “Nulla”. v.5-6 Gn 6,6.18: E il Signore si pentì di aver fatto l’uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo. Ma con te io stabilisco la mia alleanza. Entrerai nell’arca tu e con te i tuoi figli, tua moglie e le mogli dei tuoi figli. Sal 27,3: Se contro di me si accampa un esercito, il mio cuore non teme; se contro di me divampa la battaglia, anche allora ho fiducia. Sal 133,1. 3b: Canto delle ascensioni. Di Davide. Ecco quanto è buono e quanto è soave i fratelli vivano insieme! Là il Signore dona la benedizione e la vita per sempre. Sap 2,19: Mettiamolo alla prova con insulti e tormenti, per conoscere la mitezza del suo carattere e saggiare la sua rassegnazione. Sir 1,16: Coloro che temono il Signore cercano di piacergli; e coloro che lo amano si saziano della legge. Lc 19,5-6: Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: “Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua”. In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. Gv 15,10-11: Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. At 10,24b-25: Cornelio stava ad aspettarli ed aveva invitato i congiunti e gli amici intimi. Mentre Pietro stava per entrare, Cornelio andandogli incontro si gettò ai suoi piedi per adorarlo. Rm 12,18-19: Se possibile, per quanto questo dipende da voi, vivete in pace con tutti. Non fatevi giustizia da voi stessi, carissimi, ma lasciate fare all’ira divina. Sta scritto infatti: A me la vendetta, sono io che ricambierò, dice il Signore. Ef 4,1-3: Vi esorto dunque io, il prigioniero nel Signore, a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto, con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore, cercando di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. Gc 3,17: La sapienza che viene dall’alto invece è anzitutto pura; poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, senza parzialità, senza ipocrisia. 1Pt 4,14: Beati voi, se venite insultati per il nome di Cristo, perché lo Spirito della gloria e lo Spirito di Dio riposa su di voi. v.7-8 2Re 4,8: Poi entra in casa e chiudi la porta dietro a te e ai tuoi figli; versa olio in tutti quei vasi; i pieni mettili da parte. Lc 1,56a: Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua. Lc 9,48: “Chi accoglie questo fanciullo nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Poiché chi è il più piccolo tra tutti voi, questi è grande”. Lc 19,9; Gv 1,12; At 4,32; 1Cor 10,8. v.9 Mt 10,8. v.10 Es 32,32-33. v.19 Sal 91,13. v.20 Sal 84,11; Sal 87,6-7; Gv 17,23; 1Cor 12,13; Ef 1,13; Col 1,12; Ap 3,5.