Epifania del Signore 6 gennaio 2005 La Parola Prima lettura Dal libro del profeta Isaia (Is 60, 1-6) 1 Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te. 2 Poiché, ecco, le tenebre ricoprono la terra, nebbia fitta avvolge le nazioni; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te. 3 Cammineranno i popoli alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere. 4 Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te. I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio. 5 A quella vista sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore, perché le ricchezze del mare si riverseranno su di te, verranno a te i beni dei popoli. 6 Uno stuolo di cammelli ti invaderà, dromedari di Madian e di Efa, tutti verranno da Saba, portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore. Parola di Dio. Dal Salmo 71 Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra. Dio, dá al re il tuo giudizio, al figlio del re la tua giustizia; 2 regga con giustizia il tuo popolo e i tuoi poveri con rettitudine. 7 Nei suoi giorni fiorirà la giustizia e abbonderà la pace, finché non si spenga la luna. 8 E dominerà da mare a mare, dal fiume sino ai confini della terra. 10 Il re di Tarsis e delle isole porteranno offerte, i re degli Arabi e di Saba offriranno tributi. 11 A lui tutti i re si prostreranno, lo serviranno tutte le nazioni. 12 Egli libererà il povero che grida e il misero che non trova aiuto, 13 avrà pietà del debole e del povero e salverà la vita dei suoi miseri. e il misero che non trova aiuto, avrà pietà del debole e del povero e salverà la vita dei suoi miseri. Seconda lettura Dalla lettera di Paolo apostolo agli Efesini (Ef 3, 2-3.5-6) Fratelli, 2 penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro beneficio: 3 come per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero di cui sopra vi ho scritto brevemente. 5 Questo mistero non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come al presente è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: 6 che i Gentili cioè sono chiamati, in Cristo Gesù, a partecipare alla stessa eredità, a formare lo stesso corpo, e ad essere partecipi della promessa per mezzo del vangelo. Parola di Dio. Alleluia, alleluia. (cfr. Mt 2,2) Abbiamo visto la sua stella in oriente e siamo venuti per adorare il Signore. Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 2, 1-12) 1 Nato Gesù a BetlemmeA di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da orienteB a Gerusalemme e domandavano: “Dov’è il re dei GiudeiC che è natoD? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo E”. 3 All’udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. 4 Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s’informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. 5 Gli risposero: “A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: 6 E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele”. 7 Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella 8 e li inviò a Betlemme esortandoli: “Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo”. 9 Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. 10 Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. 11 Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirraF. 12 Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un’altra stradaG fecero ritorno al loro paese. Parola del Signore. 2 Note del testo Oggi è grandissima festa; mai ne penetreremo a sufficienza lo splendore. L’Epifania è la manifestazione del Signore Gesù, del Cristo di Dio ancora bambino nelle braccia della madre, che si rivela a pagani i quali, avendo conosciuto l’evento della sua nascita, sono giunti da terre lontane per adorarlo. La chiesa oggi ci dice che questo giorno è ornato di tre miracoli, cioè concentra in questo giorno anche miracoli che celebreremo nei giorni successivi. Oggi dunque la stella ha guidato i magi a riconoscere il nostro Salvatore al presepio; oggi alle nozze di Cana l’acqua è stata mutata in vino; oggi Cristo è stato battezzato nel Giordano e quindi ha lavato i peccati di tutta l’umanità. La chiesa di occidente, nel giorno dell’Epifania, celebra principalmente la rivelazione del Dio bambino alle genti; tuttavia un’antichissima tradizione vuole che essa ricordi anche altri due momenti epifanici del Signore: il battesimo nel fiume Giordano, nel quale il Padre riconosce in Gesù il suo Figlio, e le nozze di Cana, il primo miracolo che rivela Gesù-Dio. La chiesa d’Oriente, in questa festa, celebra piuttosto il battesimo del Signore, mistero inteso come le nozze mistiche di Cristo con la chiesa, per le quali essa acquista la fecondità di generare da acqua e da Spirito Santo; a queste nozze accorrono gli stessi magi. Questa intuizione delle nozze sacre ha fatto entrare le nozze di Cana nell’oggetto della festa dell’Epifania. Nella prima lettura nazioni e popoli immersi nelle tenebre si mettono in cammino verso Gerusalemme per diventare partecipi della luce che risplende nella città santa. Naturalmente questa luce non si identifica con una particolare struttura politica e nemmeno con una particolare cultura; la luce è Dio solo, la sua gloria, il suo splendore. (A): Ci sono nella vita di Gesù due momenti fondamentali in cui domina soprattutto la sua umanità in quanto tale, e sono il momento dell’infanzia e il momento della morte. Il momento dell’infanzia. “Vengono i Magi da oriente e vengono a vedere un bambino”, è un bambino ebreo. Ma i bambini sono tutti uguali, hanno ancora quella disponibilità ad essere plasmati che è propria del bambino appena nato, poi pian piano prenderanno le loro abitudini e tradizioni, ma lì quel bambino è innanzitutto semplicemente un bambino. Lo stesso vale per la passione. Il Cristo che muore sulla croce è ancora ebreo, ma in realtà l’esperienza della morte non è un’esperienza ebraica, è esperienza umana. Allora la vita di Gesù è inserita in questi due momenti fondamentali nei quali Gesù è essenzialmente la creatura umana, la realtà umana: il Gesù bambino e il Gesù della passione. (B): Spesso siamo invitati a interrogarci sulla identità di Gesù da coloro che vengono da lontano. Spesso non riusciamo a cogliere nelle Scritture il tempo in cui siamo chiamati alla salvezza. È per la domanda di coloro che vengono da lontano che siamo rimandati alla Parola di Dio. Se la presenza di tante persone straniere, anche di diverse etnie, è una presenza che ci interroga e ci interpella sulla identità di Gesù, basterebbe questo per non averne paura e per accostarsi maggiormente alle Scritture. (C): Dunque Gesù è re. Matteo ha però cura di collocare questo titolo in un contesto di opposizione. Accanto al re Messia c’è il re Erode. E il secondo ha paura del primo. In che senso Gesù può dirsi re? Un cenno alla regalità era già presente nella genealogia: Davide è il re, e Gesù discende da lui. Però fra Davide e Gesù c’è l’esilio, la fine del regno di Davide, la perdita di ogni prestigio politico: Gesù è re, ma senza corona. Il seguito del vangelo chiarirà meglio questo: il titolo di re è attribuito a Gesù solo nel contesto della Passione, dove ricorre con una certa insistenza. È la passione il luogo dove si coglie il vero significato della regalità di Gesù, una regalità diversa da quella a cui gli uomini sono abituati. (D): In queste persone che vengono dall’Oriente c’è la rottura con un mondo che si era adagiato nei suoi re, nella sua vicenda politica e religiosa, come una condizione data per acquisita. C’è una presenza che destabilizza, perché è una presenza che inquieta per la domanda che pone: “dov’è il re dei Giudei che è nato?”. Da parte di queste persone non ci sono mire egemoniche; c’è semplicemente, nascosto nella loro domanda, l’invito che ci viene rivolto di chiederci chi è questo bambino. (E): La pagina dei Magi è missionaria, una solenne dichiarazione di universalismo. Il popolo di Dio ha sempre vissuto una difficile tensione tra universalismo ed elezione. La soluzione non sta nel negare l’elezione, ma nel comprenderla come servizio. Il nostro episodio richiama la conclusione dell’intero vangelo: “Andate dunque, istruite tutte le genti..” (28,18). Due pagine missionarie che aprono e chiudono la storia di Cristo, ma si direbbe che la seconda rovescia lo schema della prima. Nell’episodio dei Magi sono le genti che arrivano a Gerusalemme; alla fine del vangelo è la Chiesa inviata al mondo. Il secondo schema esprime più profondamente la concezione della missione come servizio, come un uscire da sé per andare alla ricerca degli altri. (F): I magi offrono doni significativi, che ci permettono di cogliere il mistero in tutta la sua profondità. Prima di tutto offrono oro, come si conviene a un re. Poi offrono incenso. L’incenso deve bruciare, deve salire in alto: significa le nostre preghiere al Dio vivo e vero. L’incenso è considerato sacro da tutti i popoli; rappresenta sempre un omaggio, un’offerta che vuole essere data a Dio. Questo incenso che i magi offrono è rivolto al Dio vivo e vero. Offrendolo, dunque, riconoscono in quell’infante Dio, con una fede penetrante e misteriosa suscitata da Dio stesso nel loro cuore, lo riconoscono e lo identificano con quel bambino appena nato. La mirra è un balsamo che, offerto a Cristo, significa il riconoscimento della sua umanità e della sua umanità sacrificale, è l’anticipo della morte. Al momento delle morte il suo corpo sarà unto, avvolto in bende e oli balsamici. Quindi re, Dio, e uomo destinato a morire. Una grande contraddizione! Tutto è contraddizione. Re di cosa? Non c’è nessuno che sia disposto a riconoscere la sua regalità. È Dio. Ma come si fa ad adorare come Dio un bambino appena nato? Qui è tutta la contraddizione del cristianesimo, il mistero della fede, la prova fondamentale a cui noi siamo chiamati. Essere cristiani significa riconoscere come Dio quel bimbo che insieme riconosciamo come uomo e che sappiamo essere uomo mortale, destinato a morire. (G): Mentre adoriamo il Dio che è in lui, lo sappiamo destinato alla morte di croce. Questo è tutto il dramma e la contraddizione del cristianesimo; è la contraddizione che l’uomo deve portare dentro di sé, accettando di essere guidato per una via di oscurità, per poter giungere alla luce; accettando di contraddire le sue apparenti ragioni; accettando di rovesciarsi completamente e di annientarsi di fronte al Dio della vita, al Dio della gloria. Questo è l’itinerario di ogni cristiano, non di qualcuno soltanto: è l’itinerario di tutti. Se vogliamo giungere alla vita dobbiamo fare questo capovolgimento e inserirci in questa logica totalmente rovesciata di Dio che si è fatto uomo per la nostra salvezza, senza appoggiarci a nessuna sicurezza evidente, credendo soltanto alla forza della fede. La strada è ardua. Ma dobbiamo accettare anche questo perché siamo uomini destinati alla contraddizione e alla difficoltà, per raggiungere quella luce che Dio ci fa intravedere. Prefazio suggerito: “In Cristo luce del mondo tu hai rivelato ai popoli il mistero della salvezza, e in lui, apparso nella nostra carne mortale ci hai rinnovati con la gloria dell’immortalità divina” (prefazio proprio dell’Epifania). Padri della chiesa Il nome stesso di Betlemme, luogo dove è nato il Signore, aveva in sé una significazione profetica molto antica. La traduzione di Betlemme vuol dire ‘casa del pane’, poiché proprio lì bisognava che nascesse il Figlio di Dio, lui che è pane della vita, secondo l’attestazione dell’Evangelo, dove il Signore di sé dice: io sono il pane vivo disceso dal cielo (Gv 6,35) (Cromazio, Commento a Mt 4.3). Quanto grande è il mistero della condiscendenza divina!… Accetta di venir posto in una mangiatoia colui che racchiude dentro sé i cieli! È dentro una culla colui che il mondo intero non può contenere! Si percepisce la voce di un neonato che sa solo gemere, ed è colui al cui grido, al tempo della Passione, il mondo intero è stato scosso. I magi dunque vedono questo innocente e lo riconoscono: è il dio della gloria e il Signore della maestà. Anche Isaia l’aveva vaticinato come bimbo, e come Dio, e come Re eterno, quando scrive: perché un bambino è nato per voi, vi è stato dato un figlio; sulle sue spalle è il segno della sovranità (Is 9,6) (Cromazio, Commento a Mt 5,1). L’oro designa la sapienza, come attesta Salomone: un tesoro prezioso sta sulla bocca del sapiente (Pv 21,20). Con l’incenso che viene bruciato in onore di Dio, si esprime la virtù dell’orazione, come attesta il salmista: la mia preghiera si diriga al tuo cospetto, come incenso (Sl 141,2). Con la mirra è simboleggiata la mortificazione della nostra carne, e per questo la santa Chiesa dice dei suoi fedeli che lottano sino alla morte: le mie mani stillarono mirra (Ct 5,5). Noi dunque offriamo oro al re che è nato, se brilliamo al suo cospetto per lo splendore della soprannaturale sapienza. Offriamo incenso se bruciamo sull’altare del cuore i pensieri terreni attraverso il sacro anelito della preghiera… Offriamo la mirra se reprimiamo i vizi della carne in forza dell’astinenza (Gregorio magno, Omelie sui Vangeli 10.6). La nostra dimora è il Paradiso, e ad essa, dopo aver conosciuto Gesù, , non è possibile ritornare rifacendo la via attraverso la quale ci siamo allontanati. Dalla nostra patria ci siamo infatti trovati lontani a motivo della superbia, della disobbedienza, inseguendo le cose che appaiono…, ed è perciò necessario che vi facciamo ritorno nel pianto, praticando l’obbedienza, disprezzando le cose visibili e frenando i desideri della carne. Ritorniamo dunque alla nostra patria attraverso un’altra via: finiti lontano dai gaudi del Paradiso a motivo dei piaceri terreni, possiamo far ritorno attraverso la penitenza (Gregorio Magno, Omelie sui Vangeli 10,7). Altri autori cristiani (I Magi) partirono all’avventura, come un tempo Abramo, senza sapere dove andare. E ciò che doveva accadere accadde: la stella, la piccola stella, si nascose e i Magi, i tre Magi restarono soli, per strada, lontani dalla loro patria, lontani dalla meta del loro viaggio. Altri sarebbero ritornati indietro, ma la fede che ardeva nel loro cuore non lo permetteva. Questo cammino non conosceva che un’unica direzione: in avanti. Appartenevano a quei credenti di cui parla la lettera agli Ebrei, quei credenti che, lasciata la loro patria per rispondere all’appello di Dio, non saprebbero ritornarvi, perché aspirano oscuramente a una patria migliore (cfr. Eb 11.15-16). (...) I Magi possono scomparire dalla scena della storia come dalla scena dell’Evangelo; il mondo potrà dimenticarli, la Chiesa conserva per sempre il loro ricordo e venera in essi il lungo pellegrinaggio dell’umanità verso il suo Dio. La loro storia è la nostra storia; è la storia del credente che risponde alla chiamata di Dio che gli giunge in mezzo alla confusione di questo mondo, e che, nonostante le notti dello Spirito che deve attraversare, persevera nel suo cammino. Dio spesso si nasconde e raramente si svela a quelli che vuole chiamare al suo servizio, giusto quel tanto per spingerli a un primo passo che dovranno proseguire, come i Magi, nell’oscurità, nella fedeltà e nella fede, fino all’incontro faccia a faccia (J. Goldstain, Harmoniques évangéliques pp. 68-74). Dov’è il re dei Giudei? L’Epifani, manifestazione alle genti, ribadisce e non annulla la primogenitura di Israele: essi sono israeliti, loro è l’adozione a figli, la gloria, le alleanze, a loro è stata data la Legge, il culto, le promesse, i patriarchi, da loro proviene il Cristo secondo la carne (Rm 9,4-5). Eppure, come dimenticare quell’altro ‘Re dei Giudei’ scritto in ebraico, greco, latino, (le tre lingue che nel loro intrecciarsi, rappresentano quasi l’origine stessa della nostra civiltà occidentale) appeso sul legno della croce? Esso ammonisce a non dimenticare che la stella di Betlemme è passata attraverso una lunga eclissi… Quelle parole scritte sulla croce indicano che i versetti della lettera agli Efesini (2,14-15) secondo cui proprio la croce unisce i due popoli annullando il muro di divisione posto tra loro, sono stati, a propria volta, crocifissi dal peso della storia, anche se neppure questo smisurato peso può estinguere dal cuore di Dio il desiderio di usare misericordia verso tutti (cfr Rm 11.32) (P. Stefani, Sia santificato il tuo nome A p. 50). Numerosi sono coloro che si stupiscono sentendo che dei preti, dei religiosi, delle religiose, dei laici hanno scelto di vivere in Algeria, quando le vicissitudini della storia hanno portato quasi tutti i cristiani del paese a lasciarlo. Stupirsi significa dimenticare che l’Epifania del mistero di Dio e dell’uomo non è riservata al solo gruppo dei battezzati. Ogni uomo è chiamato da Dio all’interno della propria cultura, come testimonia il gesto simbolico di quei magi d’oriente. I cristiani sono storditi di felicità a causa del dono che è stato loro fatto in Gesù Cristo. Ma la loro gioia è immensa anche quando scoprono che i semi del Verbo di Dio sono presenti in ogni esistenza umana e in ogni tradizione culturale, per preparare quella messe dal Padre alla quale ogni popolo deve portare il proprio contributo (H. Teissier, Accanto a un amico p. 35). Passi biblici paralleli v. 1 Gen 35,19: Così Rachele morì e fu sepolta lungo la strada verso Èfrata, cioè Betlemme. Gs 19,15: Esso includeva inoltre: Kattat, Naalal, Simron, Ideala e Betlemme: dodici città e i loro villaggi. 16 Questo fu il possesso dei figli di Zàbulon, secondo le loro famiglie: queste città e i loro villaggi. Dn 2,12: Allora il re, acceso di furore, ordinò che tutti i saggi di Babilonia fossero messi a morte. Gdc 6,3: Quando Israele aveva seminato, i Madianiti con i figli di Amalek e i figli dell’oriente venivano contro di lui, 1 Re 4,30: La saggezza di Salomone superò la saggezza di tutti gli orientali e tutta la saggezza dell’Egitto. Sal 48,3: Il suo monte santo, altura stupenda, è la gioia di tutta la terra. Il monte Sion, dimora divina, è la città del grande Sovrano. Lc 1,15: Poiché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre Lc 2,4-7: Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo. Lc 2,15: Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: “Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere”. Gv 7,42: Non dice forse la Scrittura che il Cristo verrà dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide? ”. v. 2 Nm 24,15-17: Egli pronunciò il suo poema e disse: “Oracolo di Balaam, figlio di Beor, oracolo dell’uomo dall’occhio penetrante, oracolo di chi ode le parole di Dio e conosce la scienza dell’Altissimo, di chi vede la visione dell’Onnipotente, e cade ed è tolto il velo dai suoi occhi. Io lo vedo, ma non ora, io lo contemplo, ma non da vicino: Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele, spezza le tempie di Moab e il cranio dei figli di Set. 2 Sam 5,2:Già prima, quando regnava Saul su di noi, tu conducevi e riconducevi Israele. Il Signore ti ha detto: Tu pascerai Israele mio popolo, tu sarai capo in Israele”. Ger 23,5: “Ecco, verranno giorni - dice il Signore -nei quali susciterò a Davide un germoglio giusto, che regnerà da vero re e sarà saggio ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra. Ger 30,9: Essi serviranno il Signore loro Dio e Davide loro re, che io susciterò loro. Ez 48,35: Perimetro totale: diciottomila cubiti. La città si chiamerà da quel giorno in poi: Là è il Signore. Zc 9,9: Esulta grandemente figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino,un puledro figlio d’asina. Mt 24,27: Come la folgore viene da oriente e brilla fino a occidente, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Mt 27,11: Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore l’interrogò dicendo: “Sei tu il re dei Giudei? ”. Gesù rispose “Tu lo dici”. Gv 1,49: Gli replicò Natanaèle: “Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele! ”. Ap 22,16: Io, Gesù, ho mandato il mio angelo, per testimoniare a voi queste cose riguardo alle Chiese. Io sono la radice della stirpe di Davide, la stella radiosa del mattino”. Sal 47,6: Ascende Dio tra le acclamazioni, il Signore al suono di tromba. v. 3 Est,1,13: Allora il re interrogò i sapienti, conoscitori dei tempi. - Poiché gli affari del re si trattavano così, alla presenza di quanti conoscevano la legge e il diritto. 2Re 6,11: Molto turbato in cuor suo per questo fatto, il re di Aram convocò i suoi ufficiali e disse loro: “Non mi potreste indicare chi dei nostri è per il re di Israele? ”. Sal 30,8: Nella tua bontà, o Signore, mi hai posto su un monte sicuro; ma quando hai nascosto il tuo volto, io sono stato turbato. v. 4 Es 12,7: Sallu, Amok, Chelkia, Iedaia. Questi erano i capi dei sacerdoti e dei loro fratelli al tempo di Giosuè. Cr 24,3: Davide, insieme con Zadòk dei figli di Eleàzaro e con Achimèlech dei figli di Itamar, li divise in classi secondo il loro servizio. Mt 1,16: Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo. v. 5-6 2 Sam: Già prima, quando regnava Saul su di noi, tu conducevi e riconducevi Israele. Il Signore ti ha detto: Tu pascerai Israele mio popolo, tu sarai capo in Israele”. Ez 34,23: Susciterò per loro un pastore che le pascerà, Davide mio servo. Egli le condurrà al pascolo, sarà il loro pastore. Mic 5,1: E tu, Betlemme di Efrata così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda, da te mi uscirà colui che deve essere il dominatore in Israele; le sue origini sono dall’antichità, dai giorni più remoti. Gv 7,42: Non dice forse la Scrittura che il Cristo verrà dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide? ”. Gv 21,15-17; Ap 7,7. v. 7-8 Gv 4,24. v. 9-10 Gb 38,32; 2Pt 1,19; Ap 22,16. v. 11 Es 30,23; Sal 45,9; Sal 72,10-11.15; Is 49,23; Is 60,6; Lc 2,16:19; Gv 19,39; Ap 18,13. v. 12 Gn 41,12; Nm 12,6; Mt 1,20.