Materiale Flaborea La formazione Febbraio 2001 Autore: Paola Flaborea Materiale Flaborea Biografia breve dell’autore Insegnante di scuola elementare, si occupa di formazione e coordina il progetto ‘Insieme per Educare’, iniziativa formativa del Movimento di Cooperazione Educativa rivolta ad insegnanti ed educatori INDICE Scuola come contesto educativo L’insegnante e la formazione Identità professionale e società multietnica Insegnanti come 'operatori pedagogici' La costruzione di un'identità del gruppo docente Contesti formativi extrascolastici Materiale Flaborea Scuola come contesto educativo La formazione dell'insegnante è finalizzata a pensare e a realizzare contesti educativi [rif. 1] utili alla crescita dei bambini e delle bambine, dei ragazzi e delle ragazze e a predisporre azioni didattiche congruenti. La ricerca allora si incentrerà sul cambiamento e sull'innovazione che non si possono dare solo attraverso l'innovazione delle condizioni giuridiche ed organizzative della scuola o l'aggiornamento consapevoli comunque che il cambiamento degli scenari istituzionali comporta necessariamente una ricaduta sui soggetti. Il cambiamento della scuola è legato al cambiamento degli insegnanti (Migranti e native. Un laboratorio di formazione adulta, di T. Roda): se gli adulti responsabili del processo formativo si pongono nuove domande ed assumono nuovi atteggiamenti verso il loro lavoro anche la relazione educativa può cambiare. L'altro dato è che il CAMBIAMENTO1 avviene dentro un contesto. Le esperienze di tempo pieno, tempo prolungato, il modulo, l'istituto comprensivo, le classi aperte, ci mostrano come ci sia bisogno di uno sfondo educativo in cui le singole esperienze vengano collocate per integrarsi. Il 'bravo' insegnante allora non è più solo quello che sa creare un buon clima e che sa allestire condizioni favorevoli all'apprendimento in aula, ma è quello che sa anche costruire, assieme agli altri adulti, un ambiente che dà senso alle singole azioni educative. In ogni grado di scuola ormai da anni gli insegnanti sono 'obbligati' a confrontarsi con i colleghi e, spesso, questo viene vissuto come un intralcio al proprio lavoro, alla propria ricerca. Crediamo invece alla prospettiva della cooperazione educativa, intesa come RICERCA-AZIONE2 che tiene insieme sia lo scambio e il confronto fra pari che le diverse competenze e asimmetrie di funzioni. Anche l'insegnante allora ha bisogno di trovare il significato del proprio agire all'interno di una scuola riconosciuta come contesto educativo, come luogo di relazioni in cui sia possibile, a partire dalla specificità di ciascuna persona, costruire un clima favorevole allo scambio, premessa di un ambiente 1 CAMBIAMENTO Il cambiamento è legato all’apprendimento, perché l’apprendimento conduce a nuove e diverse strutturazioni, aiuta a ridefinire i propri comportamenti ed atteggiamenti. Si avviano modalità di riflessione e di comprensione delle proprie dinamiche interiori. E’ opportuno distinguere fra cambiamento del singolo soggetto, o del soggetto collettivo, o del contesto. Il rapporto fra adulto e cambiamento spesso ha a che fare con crisi e resistenze che si possono attraversare se si rispetta l’individualità della persona, se si valorizzano le sue competenze. Il rapporto fra adulto e formazione invece implica definire il valore del cambiamento a livello organizzativo, non solo individuale. Per la persona adulta La crisi dipende dal fatto che il cambiamento è cambiare modo di percepirsi, di modificare atteggiamenti, comportamenti, è assumere nuovi punti di vista. Un ruolo fondamentale viene svolto da alcuni strumenti: la comprensione e riflessione sulla propria esperienza, la possibilità di scegliere direzioni adeguate che possano innestarsi nelle azioni quotidiane. E’ importante che l’ambiente riconosca ed accolga la soggettività e l’unicità di ciascuna persona e renda possibile l’elaborazione di risposte soggettive. Il confronto fra diverse soggettività fa compartecipare alla costruzione di una ‘oggettività’ di gruppo, collettiva, attraverso gli strumenti dell’ascolto e della riflessione sul come leggere i processi, come si impara, come si evolve. Un contesto, un’organizzazione aperta e flessibile può consentire questa costruzione collettiva perché permette di considerare i suoi obiettivi come punti cardine mobili, cioè ridefiniti nel tempo, rimessi a fuoco volta per volta. Questo avviene se gli operatori si appropriano del significato degli obiettivi attraverso una reinterpretazione soggettiva: il possesso del senso del lavoro rende l’educatore autore e coautore dei processi di lavoro. L’inserimento in un circuito di interessi e di ricerche ‘obbliga’ a una costante revisione critica dell’azione, all’acquisizione di un atteggiamento formativo. 2 RICERCA AZIONE In questa ricerca il ricercatore è dentro il processo, è portatore del suo punto di vista, del metodo, degli strumenti scientifici; in quanto tale contribuisce a costruire il processo che studia. In questa situazione sono sempre presenti correzioni ed aggiustamenti in itinere. La continuità viene garantita dalle ipotesi che sostengono il progetto; il cambiamento è reso possibile dagli elementi casuali, non prevedibili che permettono di rivedere, riorganizzare, trasformare le ipotesi. Questo va inteso non in modo lineare, causa-effetto, poiché il contesto è una totalità, è il risultato complesso delle interazioni fra i soggetti. Non c'è separazione fra teoria e pratica in quanto i dispositivi teorici vengono elaborati all'interno del processo. Materiale Flaborea educativo (La pedagogia istituzionale, un'ipotesi di scuola, di Giancarlo Cavinato). Gli elementi di sfondo che modificano le attività e la qualità delle relazioni (regole, attività, mediazione, organizzazione degli spazi, dei tempi, dei materiali della scuola) vanno ripensati al fine di sostenere l'evoluzione di una costruzione comune, sostenere cioè i processi di autoorganizzazione, apprendimento, cambiamento degli insegnanti e degli adulti che lavorano a scuola. L'insegnante e la formazione Se intendiamo la formazione come un processo che promuove capacità di rielaborazione delle esperienze lavorative il punto di partenza di questo processo è la singola persona, che è protagonista del processo formativo. Nel nostro caso il soggetto interessato alla formazione è l'insegnante, un professionista che, come ci suggerisce Franca Olivetti Manoukian [rif.2] condensa in sé una professione forte e una debole. Come insegnanti la dimensione forte è legata al sapere delle discipline che è ben visibile e riconosciuto sia scientificamente che socialmente. La dimensione debole si riferisce all'essere educatori, cioè al fatto di occuparsi dell'infanzia, quindi della cura e della relazione, attività poco visibile e con scarso potere sia sul piano sociale che su quello scientifico. Su questo piano, allora, la parte forte del sé professionale si può definire con un 'impegno soggettivo basso', poiché è abbastanza agevole arrivare ad acquisire le competenze richieste e riconosciute. Tutt'altro è il caso della parte debole della professione insegnante: le competenze adeguate si sviluppano con un impegno soggettivo elevato in quanto la ridefinizione di questa parte implica il mettersi in discussione, la modifica dell'immagine di sé, la scoperta dei propri limiti nel reggere le difficoltà. Il bisogno, esplicito o implicito, dell'insegnante allora è quello di essere accompagnato e sostenuto in questa ricerca dell'identità professionale perché è faticoso cercare l'equilibrio fra le diverse parti. L'attività formativa dovrebbe tener conto di questa complessità e predisporre le condizioni affinché gli insegnanti possano indagare e riflettere sulla relazione educativa e sul rapporto che hanno con il sapere. Nel lavoro educativo l'insegnante non può essere lasciato solo: l'organizzazione di cui fa parte ha il dovere di supportare l'attività quotidiana individuando contenuti e modalità di lavoro, precisando compiti e processi, specificando i risultati attesi: questo assicura un lavoro costruttivo e utile sia nei confronti del sé professionale che rispetto ai bisogni della realtà sociale. Identità professionale e società multietnica La realtà sociale richiede di affrontare anche i problemi nuovi che si aprono con l'incontro quotidiano fra diversità culturali. L'identità culturale (Cultura, etnocentrismo e diversità, di Paola Falteri) e anche la pratica professionale possono nella società multietnica essere messi in crisi in quanto espressioni di modelli e appartenenze culturali. C'è bisogno allora di una formazione che possa: 1. aiutare a costruire consapevolezza per promuovere apertura e stimolare al cambiamento. Sul piano personale: consapevolezza di sé, delle proprie appartenenze, dei propri stereotipi, pregiudizi, chiusure. Sul piano professionale: consapevolezza della connotazione culturale dei funzionamenti istituzionali, della potenza strutturante dell'implicito e dello sfondo, e, a partire da questo, 2. aiutare a costruire mediazione interculturale: dando sostegno ad atteggiamento di apertura nella direzione di un'identità flessibile da un lato, e, dall'altro cercando di promuovere capacità di accoglienza (laboratorio di Brodetti), di riconoscimento reciproco e di valorizzazione delle differenze, di gestione dei conflitti, di lettura e di analisi in termini culturali dei conflitti stessi. di interazione, e in particolare, Materiale Flaborea 3. promuovere la capacità di progettare e gestire la scuola come micro-contesto interculturale (Comunicare con il bambino straniero, di Renzo Zuccherini), come struttura capace di accogliere, riconoscere e connettere diversità per produrre nuova cultura, inter-cultura appunto. Come fare? Insegnanti come"operatori pedagogici" E' importante ripensare la professionalità docente in un'ottica in cui gli insegnanti sono visti e si percepiscono come "operatori pedagogici", riconoscendone la funzione di protagonisti di una particolare forma di ricerca, la RICERCA AZIONE, una ricerca qualitativa, in cui molteplici variabili intervengono, in cui il "distacco" dall'oggetto della ricerca, per la delicatezza del quadro umano in cui si opera, non può mai essere totale, ed il decentramento del punto di vista procede di pari passo con una sospensione del giudizio e un'osservazione partecipante [rif.3]. Pensarsi come operatori pedagogici significa essere disponibili a un dialogo con le altre istituzioni del territorio, a realizzare rapporti di rete. Si tratta, inoltre, di consentire agli insegnanti di organizzare e selezionare propri percorsi di ricerca (Resy Molon, La scuola elementare di Polegge) e di affinamento epistemologico, metodologico-didattico, relazionale. Di non essere, cioè, soggetti subalterni a modelli rigidamente preconfezionati e a scelte esterne ad essi e ai propri bisogni, nella convinzione che chi si accosta alla formazione con tale atteggiamento tenderà a iterarlo con i propri alunni. Il saper attendere fornendo il tempo per riflettere e per rielaborare le proprie esperienze è quanto nella propria specifica dimensione lavorativa i docenti dovrebbero esser messi in condizioni di fare, partendo da: -un'esplicitazione dei propri modelli educativi impliciti -un confronto di questi con le nuove teorie sull'apprendimento, gli stili educativi, l'ecologia delle relazioni, le teorie della complessità e le nuove esigenze sul piano educativo. Una formazione vissuta e agita in prima persona risponde a condizioni che devono poter essere contrattate, definite, istituite insieme fra più operatori, soggetti esperti, amministrazione. Ne va della qualità dei processi innovativi in atto, se è vero che ricerca docente di base e innovazione sono strettamente interdipendenti. Fra tali condizioni vi è la pratica personale, il tatonnement, la pratica laboratorio (Migranti e native. Un laboratoio di formazione adulta, di Teresa Roda) (dall'esperienza alla sua formalizzazione e messa a punto, in un processo che raccorda sapere e saper fare, ipotesi e verifiche, apporti individuali e collettivi, vedere sentire e fare in una sorta di spirale conoscitiva che si viene via via autoalimentando e potenziando), pratica della cooperazione in gruppi simmetrici e asimmetrici senza privilegiare una delle due possibilità rispetto all'altra, metodologia di ricerca e animazione, pedagogia fondata su stimoli e non su modelli rigidi. La costruzione di un'identità dei gruppo docente Occorre incoraggiare le scuole a intraprendere esperienze su cui confrontarsi, a imparare dalla propria pratica, sgombrando il campo da funzioni più formali, mettendo a disposizione risorse coordinate. Questo comporta una valorizzazione di una serie di dimensioni dell'acquisire, del conoscere, dell'educare, del vivere: la necessità di una forte identità docente; le valenze della memoria [rif. 4]; dell'elaborazione e dell'assimilazione del vissuto; i passaggi dall'esperienza alla sua dimensione simbolica e culturale formalizzata; la costruzione di un'identità di gruppo docente, di scuola, attraverso un procedere per progetti; la Materiale Flaborea documentazione [rif. 5] come vitalizzazione di un patrimonio dinamico da far circolare e reintegrare continuamente.Sono questi alcuni punti chiave per un'identità competente di categoria. Il riferimento è, oltre che a Freinet e al M.C.E., in una teoria antropologica della cultura personale e sociale come portato di identità personali plurali [rif. 6], non unidimensionali: identità che si sostanziano di schemi conoscitivi problematici, ma anche di orientamenti e sistemi di valutazione personale nei confronti della realtà, e di sistemi di atteggiamenti aperti al nuovo, all'imprevisto. Formare significa far interagire e modificare i rapporti fra tali aspetti, avvicinando e non sovrapponendo nuovi elementi di conoscenza e di interazione socioculturale agli schemi preesistenti, in un'accorta regia educativa [rif.7]. Contesti formativi extrascolastici Per questo continua, nel Movimento di Cooperazione Educativa, la sperimentazione di contesti extrascolastici per costruire momenti, strumenti, modalità di distanziamento da utilizzare poi nella pratica scolastica quotidiana. Queste esperienze, denominate "scuole", vogliono essere essere vere e proprie scuole con un proprio setting istituzionale, dei propri ritmi e routines, con una sperimentazione aperta sulla differenziazione di ruoli e funzioni che entrano in gioco nell'anno di preparazione e nella settimana di formazione. Lo scopo è duplice: - ricercare modalità attraverso cui sia possibile sostenere e migliorare la condizione professionale degli insegnanti che si occupano di bambine/i e ragazze/i in età evolutiva (3-15 anni); - attuare interventi di formazione e aggiornamento destinati ad insegnanti in servizio e operatori educativi realizzando incontri annuali di più giorni che si articolano lungo un asse tematico. Le "scuole" sono organizzate da un'équipe che si incontra nel corso di un anno e su più anni, e che prevede propri momenti di formazione e autoformazione. Compiti delle équipe nazionali sono la ricerca e la sperimentazione di un modello di formazione e aggiornamento per insegnanti in servizio e operatori nel campo dell'educazione. Gli interventi di formazione e aggiornamento approfondiscono tematiche ed aspetti problematici e attuali (es.: identità, conflitto, comunicazione, mediazione,...). Il modello di formazione, ogni anno verificato e messo a punto, fa riferimento all'esperienza dell'MCE riguardo alle tecniche attraverso le quali è possibile trasmettere l'esperienza ed apprendere da essa. La proposta comprende, fra gli altri, tre momenti: - l'esperienza dell'apprendimento cooperativo in un LABORATORIO3 per adulti; - l'osservazione dell'esperienza e la ricostruzione narrativa, metodologica e relazionale della situazione di apprendimento; - la riflessione sulle tematiche e la ricerca del legame con la professionalità, ovvero la ricaduta della formazione nel versante lavorativo quotidiano. 3 LABORATORIO La pratica del laboratorio adulto è una pratica cooperativa e di ricerca non riservata soltanto agli alunni, in una dimensione in cui la formazione è considerata un processo lungo, non risolvibile con corsi di aggiornamento a scadenza prefissata. In questo contesto l'insegnante può riconoscere le emozioni, analizzare le proprie rappresentazioni mentali in relazione a differenti oggetti conoscitivi, riflettere sulle proprie strategie e sugli stili di elaborazione di dati ed eventi, mettersi alla prova in un'attività di ricerca reale, con tutta la curiosità, la passione, le emozioni suscitate da una ricerca. Materiale Flaborea All'interno del laboratorio, ciascun partecipante è messo in gioco con le proprie conoscenze personali ed esperienze educative. La presenza della funzione osservativa intende favorire la consapevolezza della complessità dei processi di apprendimento, in particolare quando essi avvengono in gruppo, situazione classica della scuola. I momenti di scambio e confronto sulle esperienze educative avvengono all'interno di situazioni seminariali e plenarie, coordinate da insegnanti dell'équipe, con la partecipazione di esperti esterni. Il senso è riscoprire il pregio dell'apprendimento inteso come ricerca e scoperta continui, nonchè l'atto educativo come globalità, insieme di eventi legati alla razionalità, al sentimento, alla percezione corporea. Si tratta dunque di una cornice nella quale avviene un percorso formativo inteso come processo di rielaborazione dell'esperienza il cui punto di partenza sono le persone e le loro esperienze professionali. La proposta aiuta gli educatori e le educatrici a riflettere sulla propria realtà, per poter usare questa riflessione nell'azione educativa. Bibliografia [1] Zanelli, Paolo, Uno 'sfondo' per integrare - progettazione didattica integrazione e strategie di apprendimento, Bologna, Cappelli, 1986, pp.112 [2] Olivetti Manoukian Franca, Dialogo sull'educazione, Cooperazione educativa, n. 3, luglio settembre 1994, pp. 4-8 [3] Vergine Tiziana, "L'osservazione (uno strumento dell'ascolto)" in Per mano: adulti e bambini - Viaggio nella scuola dell'infanzia, Firenze, La Nuova Italia, 1986, pp.241 [4] Gamelli, Ivano, "Apprendere dalla memoria", Cooperazione educativa, n. 4, ottobre dicembre 1994, pp. 14-19 [5] Tonelli, Maria Paola, Noi vogliamo raccontare, Cooperazione educativa, n. 1, gennaio marzo 1999, pp. 29-32 [6] Demetrio, Duccio, Apprendere nelle organizzazioni - Proposte per la crescita cognitiva in età adulta, La Nuova Italia Scientifica, Roma, 1994, pp. 268 [7] Severi, Vittorio e Zanelli, Paolo, Educazione, complessità e autonomia dei bambini, La Nuova Italia, Firenze, 1990, pp. 181