Lo scalabriniano padre Mauro Lazzarato lascia la nostra città dopo

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Lo scalabriniano padre Mauro Lazzarato lascia la nostra città dopo dieci anni
in MISSIONE da piacenza
Alla multietnica CHICAGO
Continuerà ad occuparsi della formazione dei futuri religiosi. “In questo grande
paese plasmato dall’immigrazione la nostra congregazione è più che mai preziosa”
Dalla casa madre di via Torta al continente americano. Piacenza-Chicago, un oceano in mezzo e
tante storie diverse che si uniscono grazie alla lezione del beato Scalabrini.
Una bella veduta di Bassano del Grappa campeggia alle spalle di padre Mauro Lazzarato, da lì è
partito il suo viaggio nella vocazione e nel servizio ai migranti, un percorso che qui a Piacenza ha
conosciuto tappe decisive nell’ambito della formazione dei novizi.
Ci tiene a spiegare i tanti aspetti di un cammino di dono al Signore che nella nostra società sembra
incomprensibile. “Il noviziato è un periodo particolare, si tratta di due anni durante i quali ai giovani
è data l’opportunità di riflettere profondamente sulla propria scelta vocazionale prima di giungere
alla prima professione. Dal 1994 ad oggi ho assistito una ventina di giovani, prevalentemente
italiani ma, negli ultimi anni, anche stranieri, inglesi, polacchi, albanesi, portoghesi.”
Accompagnare
le vocazioni
Quando si parla di giovani e vocazioni i toni si fanno oggi sempre più cupi, ma padre Mauro coltiva
grande speranza nelle nuove generazioni. “Tra i ragazzi si respira ancora un forte desiderio di
bene, una fame di grandi ideali. Certo la crisi di vocazioni è evidente ma bisogna aiutare i giovani
ad ascoltarsi. A volte la vocazione non si riesce a capire subito, va rafforzata, coltivata, meditata nel
tempo”. Come fare allora per aiutare i giovani a ‘sentire’ possibile la scelta radicale di servire Dio e
i fratelli? “Sicuramente ci vuole l’esperienza d’amore, la testimonianza di una vita spesa come
dono in modo gioioso, perché è questa gioia nel donarsi che contagia, che interroga e scuote
profondamente i ragazzi a tutte le latitudini”.
“Per tutti i miei novizi di questi anni alla radice della scelta c’era sempre un’avventura religiosa o di
solidarietà: tanti venivano da esperienze di volontariato, nei campi di lavoro, nei centri di prima
accoglienza dove si è al servizio dei più poveri e degli stranieri. Aiuta toccare con mano queste
sofferenze. Certo a tutto ciò si è dovuta aggiungere anche una dimensione di preghiera e di
spiritualità forte.”
In un passato neanche troppo lontano era motivo di consolazione per le famiglie sapere che un figlio
sceglieva la strada del sacerdozio. Di questi tempi invece i genitori sembrano spaventati dalla
radicalità della vocazione religiosa. “La famiglia deve appoggiare i ragazzi in questa scelta. Il
mondo è cambiato, oggi i figli sono per lo più ‘unici’ e la società offre meno sostegni, a chi sceglie
la via della consacrazione. Ma in fondo non si mette in gioco totalmente anche chi si sposa e crea
una famiglia? In una famiglia che vive con autenticità la dimensione di fede è più facile che
nascano vocazioni, ma non ci sono regole in questo settore, è il Signore che chiama”.
Chicago, crocevia
di immigrazioni
Padre Mauro sarà a fine agosto nella capitale dell’Illinois, metropoli cosmopolita dai mille volti e
dalle tante contraddizioni, con un nuovo incarico e tanta motivazione nel cuore. “Nella comunità
scalabriniana di Chicago mi occuperò del passo successivo a quello del noviziato, la teologia. E lo
farò in un ambiente multietnico, con giovani provenienti in gran parte dai Paesi ispanoamericani. Di
statunitensi purtroppo non ne troverò nella sede locale. Usa e Canada, come la benestante Europa,
vivono una fase di stallo preoccupante delle vocazioni”.
Fra le architetture ardite della città e i bagliori del lago Michigan ci sarà spazio anche per un
abbraccio fraterno con due ‘vecchie’ conoscenze di padre Mauro. “Avrò modo di ritrovare due
novizi che sono passati qui a Piacenza. Sarà un po’ come essere a casa. Nel Paese che più di ogni
altro è stato segnato dal fenomeno dell’immigrazione l’intuizione di Scalabrini è davvero vitale:
aiutare le persone che hanno lasciato la terra d’origine a tenere vivo il patrimonio inestimabile della
loro fede!”
Annalisa Gobbi
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