LA CITTA’ ETRUSCA DI TARQUINIA La città etrusca di Tarquinia (in etrusco Tarch(u)na, in latino Tarquinii), distante da Roma circa 100 km., dominava strategicamente la valle del fiume Marta, emissario del lago di Bolsena, non lontano dalla sua foce. La città era considerata dagli antichi storici greci e romani tra le più importanti del popolo etrusco. Secondo le fonti antiche infatti (Cicerone, Dionigi di Alicarnasso, Livio, Ovidio, Stradone, ecc.) Tarquinia fu fondata dall’eroe Tarconte da cui prese il nome. Tarconte, figlio o fratello del re lidio Tirreno, avrebbe condotto gli etruschi dalla lontana Lidia fino in Italia. Alla città era poi attribuita l’origine dell’aruspicina (a sottolineare il prestigio culturale), la pratica divinatoria basata sull’osservazione delle viscere degli animali sacrificati, a cui per secoli sarebbero stati educati fin da piccoli i figli dei principi etruschi. Originaria di Tarquinia fu infine la dinastia dei Tarquinii che regnò a Roma tra la fine del VII ed il VI sec. a.C. La città fin dalla fase iniziale della formazione (età del ferro IX-VIII sec. a.C.) dimostra la preminenza economica e culturale rispetto ai centri vicini. Nel corso del VII sec. a.C. le aristocrazie locali, ormai definitivamente affermate, si distinguono per la monumentalità dei sepolcri principeschi, sovrastati da tumuli imponenti e colmi di ricchissimi corredi funebri. Nel secolo successivo (VI sec. a.C.) Tarquinia è all’apogeo urbano, testimoniato dal fenomeno delle tombe dipinte nella necropoli dei Monterozzi mentre a Gravisca, uno dei porti cittadini, approdano mercanti stranieri provenienti da tutto il Mediterraneo per offrire le loro preziose mercanzie alle ricche aristocrazie locali. A partire dalla metà del V sec. a.C. difficoltà sociali, politiche ed economiche disegnano per Tarquinia, come per molti altri centri etruschi, un periodo di recessione, seppure di breve durata. Allo scorcio del secolo la città è infatti di nuovo protagonista di un forte processo di rinascita: Tarquinia assume la guida della confederazione delle città etrusche mobilitate in difesa dalla minaccia celtica del Nord e dalla pericolosa crescente potenza romana del Sud. Ne sono testimonianza, sul pianoro dove sorgeva l’antico abitato, i resti monumentali del tempio dell’Ara della Regina, il più grande tempio etrusco ad oggi conosciuto. Alla decorazione del frontone, appartiene il celeberrimo altorilievo fittile con coppia di cavalli alati, diventato ormai simbolo della città moderna. Tarquinia dal 2004 è stata dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità: la straordinaria serie di tombe dipinte della monumentale necropoli dei Monterozzi (la più importante delle necropoli cittadine) costituisce uno dei complessi archeologici più prestigiosi dell’area del Mediterraneo. L’uso di decorare con pitture le camere sepolcrali è documentato in numerosi centri etruschi ma è solo a Tarquinia che il fenomeno assume dimensioni così ampie e continue nel tempo, a partire dal VII fino al III a.C., praticamente per tutta la durata della vita della città. Le tombe dipinte costituiscono una piccola parte dei sepolcri cittadini, circa il 3% delle oltre 6000 tombe ad oggi individuate, espressione della classe aristocratica che poteva permettersi il lusso di affrescare i propri sepolcri. Si tratta di camere ipogeiche scavate nel banco di roccia, accessibili tramite corridoi in discesa (dromoi). La scoperta delle prime tombe dipinte risale al Rinascimento e, a oggi, se ne conoscono circa 200; di molte si è persa l’esatta ubicazione, altre furono reinterrate ritenendo in passato di preservarne così al meglio la decorazione dipinta. Al momento sono accessibili circa 60 sepolcri affrescati. Le pitture delle tombe di Tarquinia sono particolarmente significative non solo perché costituiscono lo specchio fedele della vita e della morte degli Etruschi e della loro concezione dell’aldilà ma in quanto testimonianze uniche della grande pittura greca andata quasi completamente perduta.