SE SEI RICCO....TI TIRANO LE PIETRE (24/3/003) Il tema della ricchezza ci propone alcune "polarità" contraddistinte da forti contrapposizioni, anche all'interno della Chiesa, che hanno spesso portato i cristiani a comportamenti di radicale negazione da una parte o di ostentata neutralità dall'altra a motivo di "aut-aut" ritenuti inconciliabili: • ricchezza - povertà (Vangelo) • produzione dei beni - distribuzione dei beni • sviluppo economico - eguaglianza sociale • globalizzazione - localismo .....VINCERE LA DIFFIDENZA Il tema economico non può più vederci spettatori estranei e distaccati, quasi la cosa non ci riguardasse, o arroccati su posizioni del tipo: "l'economia la lasciamo fare agli esperti.." oppure "'compito della Chiesa è l'evangelizzazione..; il momento storico che stiamo vivendo e l'evoluzione della Pastorale e della Dottrina Sociale della Chiesa non ci autorizzano neppure a considerare l'economia come realtà negativa, da guardare con sospetto in quanto ritenuta incline a generare ingiustizie. C'è oggi una diffusa presa di coscienza, anche all'interno della Chiesa, sulla centralità del fattore economico, delle sue logiche e dei suoi meccanismi, ed è cresciuta la convinzione che, anche grazie alle tecnologie dell'informazione di cui essa dispone, influenza sempre di più il livello antropologico (la nuova "questione sociale"). Questa presa di coscienza credo rimandi, fra l'altro, agli orientamenti pastorali della Chiesa italiana all'inizio del nuovo millennio: "comunicare il Vangelo in un modo che cambia" e quindi alla consapevolezza che comunicare non comporta solo "trasmettere" il messaggio, ma preoccuparsi anche di "chi" riceve. Nelle società occidentali dei "due terzi" (cioè a casa nostra) la grande maggioranza dei credenti e non (padri e madri di famiglia, imprenditori, dipendenti, professionisti, operai, piccoli investitori ecc.. ) è approdata al benessere ( Rosoli); la ricchezza (che è la prima "misura" dell'economia) non è più solo cosa di pochi "paperoni presenti nelle classifiche di Fortune", ma tocca tutti noi (in altre parole non possiamo "chiamarci fuori" né come cittadini né come cristiani). Lo storico Emile Poulat ha affermato che finalmente la "Chiesa è entrata in economia" e Papini commenta che questa conversione non poteva essere ulteriormente rinviata. Cresce infatti la consapevolezza che: "grazie ai beni gli uomini possono uscire dalla loro condizione di miseria e transitare così dall'area della povertà subita all'area della povertà scelta ed abbracciata per amore del Regno "(Campanini) "Chi muore di fame non conosce la politica, non ha più una religione.. .non possiede nulla oltre alla sua sofferenza.. ."(Venturini) .....AFFRONTARE E ANALIZZARE LA REALTA ' La tendenza più recente della Dottrina Sociale della Chiesa e dei documenti episcopali (vedi articolo di Papini) è per un approccio, sul tema economico, non solo deduttivo o di enunciazione dei principi, ma anche di analisi della realtà e dei suoi meccanismi, che agevoli la strada della "umanizzazione della economia" ("dottrina alla prova dei fatti"), "confrontandosi con la dura realtà dell'economia"...; "alla critica delle ideologie e dei sistemi, si preferisce l'analisi concreta e competente delle situazioni e dei meccanismi che producono la povertà.." Sul problema della mondializzazione o globalizzazione dell'economia è ormai scontro aperto sul piano politico e culturale, e anche la drammatica contrapposizione che si sta purtroppo consumando sullo scacchiere internazionale è frutto, a mio avviso, di modi estremi di concepire e interpretare il "fatto" della globalizzazione ed il suo controllo....In questo scenario la Chiesa può e deve giocare un suo ruolo in quanto" solo la Chiesa oggi sembra avere la credibilità necessaria per riaffermare con solennità ed efficacia valori unificanti ispirati al diritto naturale ed ai diritti umani..."(De Rita) L'interrogativo e la sfida che si pone oggi la Chiesa è : "Come fare emergere, accettare, rispettare e promuovere i valori umani, specialmente la giustizia e la solidarietà, non in opposizione, e neppure in giustapposizione, ma in correlazione, in simbiosi con i valori economici di massimizzazione razionale, di crescita ottimale" (Finto De Oliveira ) .....NUOVO APPROCCIO ETICO: produzione e condivisione Il rapporto con la ricchezza non può non avere una connotazione etica: Campanini dice: "non vi è nessuna ricchezza acquisita che possa sottrarsi a un criterio di valutazione morale in ordine alla modalità della sua formazione" La sfida per il cristiano è "passare dall'etica della distribuzione all'etica della produzione...la chiave di volta per superare la dialettica ricchezza/povertà non è la rinunzia, ma la condivisione... fondata sulla spiritualità del radicamento......"beati i costruttori di ricchezza distaccati dai loro beni...(Campanini) ..Il mercato non va solo inteso come macchina allocativa delle risorse, ma anche come terreno di sperimentazione per le imprese e per le persone che devono misurare le proprie capacità e i ; propri meriti e le proprie capacità attraverso la convalida del mercato..(Salvemini) "..l'economia reale non ha proceduto alla velocità della finanza.. .abbiamo manager manifatturieri che sono meno preparati dei loro coetanei post-industriali....se avessimo puntato di più su una competenza a tutto campo, su una cultura poggiata di più su valori meno opportunistici, su carriere impostate su stadi di sviluppo graduali e continui, non saremmo oggi ft qui a discutere sull'etica necessaria per curare le smagliature del sistema."(Salvemini) .....LA GOVERNANCE DELLA GLOBALIZZAZIONE "...la retta ragione e la fede cristiana non sono contro la globalizzazione, perché è un processo storico inarrestabile (prima di essere un principio è un fatto) e ancor di più perché corrisponde al disegno di Dio creatore e Padre.." "la retta ragione e la fede cristiana non sono per qualsiasi tipo di globalizzazione (senza criteri e senza condizioni), ma per una globalizzazione umana e umanizzante" "Proprio perché ambivalente, la globalizzazione chiede di essere governata..."(Ognibene su Tettamanzi) "...se è vero che la crescita della globalizzazione comporta alcune conseguenze positive, come un aumento della efficienza e della produzione, fattori che possono rafforzare il processo di unificazione dei popoli...tuttavia....comporta ugualmente conseguenze estremamente negative" (Sinodo delle Americhe 1997) "...per far fronte ai rischi temuti occorre organizzare una globalgovernance ...diventa essenziale un accordo globale sui valori fondamentali: dignità umana, responsabilità, solidarietà, sussidiarietà, coerenza, trasparenza, affidabilità"(Commissione degli Episcopati della Comunità Europea) Si tratta di preparare la nascita di quella "autorità pubblica con competenza universale" che Giovanni XXIII invocava fin dal 1963 nell'enciclica Pacem in Terris. "Il nostro Paese., deve fare di più per far partecipare tutti gli uomini, e specialmente i più poveri del mondo, ai benefici di tale globalizzazione....E' necessario avere una concezione molto più ampia e a lungo termine della sicurezza. In un modo in cui un quinto della popolazione sopravvive con un dollaro al giorno...."(i Vescovi americani all'indomani dell'11 settembre) "Non abbiamo alcuna ragione di temere la globalizzazione, abbiamo molte ragioni per emendarla nei suoi difetti...Sì alla mondializzazione perché è apportatrice di un nuovo umanesimo fondato su tutti i popoli.. A noi il compito di contribuire a civilizzarla.." (Vescovi francesi) La globalizzazione è un fenomeno potenzialmente positivo.. .tuttavia il fatto di aver lasciato mano libera agli interessi economico-finanziari senza avere parallelamente sviluppato le regole del diritto e le esigenze della politica a livello transnazionale, provoca i problemi che sappiamo (Papini). .....VIVERE GLOBALMENTE E COMUNITARIAMENTE(De Rita) " Più va avanti la globalizzazione ed il nomos globale(= elaborazione di norme etiche di tipo orizzontale) più le società moderne sono destinate ad un multicomunitarismo, ad un primato delle comunità locali......il mondo moderno si avvia a vivere globalmente e comunitariamente (glolocal). Non c'è dubbio che la Chiesa in questa prospettiva è l'unica struttura mondiale che può sfruttare il suo essere globale e planetaria ed insieme il suo essere radicata in ogni singolo comunità" la Chiesa, che può oggi vivere in un pluralismo delle istituzioni può "sviluppare autonome presenze organizzative e può diventare un soggetto attivo di accoglienti società multiculturali in un libertà che non è concessa agli Stati nazionali" contribuendo alla formazione di un nomos globale nel quale possano trovare applicazione e conciliazione i valori fondamentali della globalizzazione. "In questa prospettiva la Chiesa oggi ha una grande opportunità di ruolo nel processo di globalizzazione perché ha uno spazio più libero di confronto sui problemi del pluralismo culturale e della multiculturalità e sul piano del multicomunitarismo; ...occorre però che le Chiese locali siano comunitarie al più alto grado possibile"